#festa paesana
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Ricaldone: Il Borgo del Vino e del Tartufo celebra le eccellenze locali
Il 3 novembre 2024, un'intera giornata dedicata alla degustazione di vini pregiati, piatti a base di tartufo e tanto divertimento con musica dal vivo.
Il 3 novembre 2024, un’intera giornata dedicata alla degustazione di vini pregiati, piatti a base di tartufo e tanto divertimento con musica dal vivo. Il 3 novembre 2024, Ricaldone, un incantevole borgo in provincia di Alessandria, aprirà le sue porte agli amanti del buon vino e del tartufo per una giornata di celebrazione e condivisione. L’evento, intitolato “Ricaldone: Il Borgo del Vino e del…
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Veneziani: In treno verso il nulla, stranieri a casa propria.
di Marcello Veneziani – 13 Agosto 2023
L’altra sera ho preso un treno locale tra Foggia e Bari. Ero nella mia terra, dovevo raggiungere il mio paese natale, ho preso l’ultimo regionale della sera. Non ero in prima classe, non leggevo Proust, non ero tra lanzichenecchi, come era capitato ad Alain Elkann ed ero curioso di chi mi stava intorno. Ero l’unico anziano in un treno zeppo di ragazzi, pendolari della movida, che si spostavano per andare a fare nottata in paesi vicini. Ero su una tratta che un tempo mi era famigliare, ma mi sono sentito straniero a casa mia. No, non c’erano stranieri sul treno, come spesso capita nei locali. Ricordo una volta su un locale, ero l’unico italiano tra extracomunitari, in prevalenza neri, con forte disagio perché ero pure l’unico ad avere il biglietto. Stavolta invece ero tra ragazzi dei paesi della mia infanzia e prima giovinezza, eppure mi sentivo più straniero che in altre occasioni.
Li osservavo quei ragazzi e soprattutto quelle ragazze, erano sciami urlanti che agitavano il loro oggetto sacro, la loro lampada d’Aladino e il loro totem, lo smartphone. Si chiamavano in continuazione, la parola chiave per comunicare era “Amò”, ed era un continuo chiedersi dove siete, dove ci vediamo. Era come parlare tra navigatori che si dicevano la posizione.
Le ragazze erano vestite, anzi svestite, scosciatissime, come se fossero cubiste o giù di lì, con corpi inadeguati. Era il loro dì di festa, il loro sabato del villaggio, ma in epoca assai diversa da quella in cui Leopardi raccontava l’animazione paesana che precede la domenica. Dei loro antenati forse avevano solo la stessa pacchianeria prefestiva, ma nel tempo in cui ciascuno si sente un po’ ferragnez e un po’ rockstar. Parlavano tra loro un linguaggio basic, frasi fatte e modi di dire sincopati. Mai una frase compiuta, solo un petulante chiamarsi, interrotto da qualche selfie, si mandavano la posizione e si apprestavano a incontrarsi e poi a stordirsi di musica, frastuono, qualche beverone, fumo, e non so che altro. Li ho visti in faccia quei ragazzi, erano seriali, intercambiabili, dicevano tutti le stesse cose, ciascuno in contatto col branco di riferimento. Cercavo di trovare in ciascuno di loro una differenza, un’origine, un qualcosa di diverso dal branco; ma forse erano i miei occhi estranei, la mia età ormai remota dalla loro, però non ravvisavo nulla che li distinguesse, che li rendesse veri, non dico genuini. Eppure parlavano solo di sé, si specchiavano nei loro video, si selfavano, un continuo viversi addosso senza minimamente preoccuparsi di chi era a fianco, insieme o di fronte. Sconnessi.
Magari è una fase della loro vita, poi cambieranno; magari in mucchio danno il peggio di sé, da soli sono migliori. Però non c’era nulla che facesse vagamente pensare al loro futuro e al loro piccolo passato, alle loro famiglie, ai loro paesi, al mondo circostante; tantomeno alla storia, figuriamoci ai pensieri, alla vita interiore, alle convinzioni. Traspariva la loro ignoranza abissale, cosmica; di tutto, salvo che dell’uso dello smartphone. Anche i loro antenati, mi sono detto, erano ignoranti; ma quella era ignoranza contadina, arcaica e proletaria, carica di umiltà e di fatica, di miseria e di stupore; la loro no, è un’ignoranza supponente e accessoriata, non dovuta a necessità, con una smodata voglia di piacere e vivere al massimo il piacere, totalmente immersi nel momento. Salvo poi cadere negli abissi della depressione, perché sono fragilissimi.
Mi sono detto che i vecchi si lamentano sempre e da sempre dei più giovani, li vedono sempre peggiori di loro e dei loro nonni. Però, credetemi, la sensazione più forte rispetto a loro, era un’estraneità assoluta, marziana: nulla in comune se non il generico essere mortali, bipedi, parlanti. In comune non avevamo più nulla, eccetto i telefonini. Per confortarmi mi sono ricordato di quei rari ragazzi che mi è capitato di conoscere e che smentiscono il cliché: sono riflessivi, pensanti, leggono, studiano con serietà, sanno distinguere il tempo del divertimento dal tempo della conoscenza, hanno curiosità di vita, capiscono l’esistenza di altri mondi e altre generazioni, capaci di intavolare perfino una discussione con chi non appartiene alla loro anagrafe. Però ho il forte timore che siano davvero eccezioni. E mille prove personali e altrui confermano questa impressione. Raccontava un amico che fa incontri nelle scuole che davanti a una platea di trecento ragazzi, chiese loro se leggessero giornali, o addirittura libri, se vedessero qualche telegiornale, se sapessero di alcuni personaggi, non dico storici o i grandi del passato, ma almeno importanti nella nostra epoca. Uno su cento, e poi il silenzio. Hanno perso la loro ultima piazza, il video, ognuno si vede il suo film e la sua serie su netflix o piattaforme equivalenti, segue il suo idolo, ha vita solo social.
Qualunque cosa in chiave politica e sociale, storica o culturale, non li sfiora, non li tocca, non desta il loro minimo interesse. Certo, sono sempre le minoranze a seguire attivamente la realtà o a coltivare una visione del mondo e condividerla con un popolo, un movimento, una comunità. In ogni caso non è “colpa loro”, se sono così. E’ anche colpa nostra; anzi non è questione di colpe. E l’impossibilità di comunicare con loro dipende pure da noi. Però, mi chiedo: cosa sarà tra pochi decenni di tutto il mondo che si è pazientemente e faticosamente costruito lungo i secoli, attraverso scontri, guerre, sacrifici, fede, conoscenza, lavoro, lavoro, lavoro? Nulla, il Nulla. Sono questi i cittadini, gli italiani, di domani? Sono forse diversi, e più nostrani, rispetto agli stranieri extracomunitari che sbarcano da noi a fiumi?
Tabula rasa, zero assoluto, il postumano si realizza anche senza manipolazioni genetiche, robot sostitutivi, intelligenze artificiali e mostri prodotti in laboratorio. Quel treno della notte non portava da un paese a un altro, portava solo nella notte.
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Islamici prendono d'assalto la festa paesana di Crepol, in Francia, e provocano un bagno di sangue. Non erano appena sbarcati ma di terza generazione in Francia...
Il sedicenne Thomas Perotto è stato tagliato alla gola, si dice che le dita di una guardia di sicurezza siano state mozzate e altre persone siano rimaste ferite, alcune in modo grave!
Questa è l' integrazione dell'islam. Come hanno gridato alla festa paesana: vogliamo sgozzare i bianchi!
Prima che arrivino nelle vostre case, dai vostri cari, dai vostri figli non bussano. Entrano con violenza e usano i finanziamenti che la sinistra gli elargisce togliendoli a noi e ai nostri figli per le armi, hanno arsenali pieni .. lo hanno gridato e lo gridano continuamente nelle piazze.
Rimpatriare è l' unica soluzione. E con loro anche i simpatizzanti comunisti. Non sarebbe una malvagia idea. Anzi: sarebbe giustizia.
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Devi far sedere la tua anima e farla concentrare sulla Vigna per più di trenta secondi, il tempo che ti ruba un Reel inutile su i cosiddetti “Social”. Questo perché la tua anima ha bisogno di far sedimentare quello che i sensi le fanno percepire. È un esercizio che certi monaci o esseri spirituali chiamano “meditazione” ma che è semplicemente dare valore al tuo tempo. Ecco, ad esempio, la Vigna, se tu la guardi semplicemente è un filare continuo e ripetuto di piante della vite. Questa constatazione però non è degna di te che sei, o dovresti essere, un essere vivente, un’anima pensante in un corpo recettivo. Usa gli occhi. Vedi l’azzurro del mare ed il crepuscolo che si avvicina, il cielo perdere forza e dare alle foglie delle viti un colore intenso ed intimo non quello splendente e forte che hanno durante il giorno. Vedi le nuvole, li ad occidente, arrossare ed illuminarsi sempre più intensamente, coperte dall’ondeggiare delle chiome ad ombrello degli antichi pini. Sono gli attimi che portano i ricordi ed in cui la memoria distilla il giorno preparando attori e sceneggiature per i prossimi sogni. Ora ascoltiamo il mondo. Il vento, instancabile maratoneta, sale dal mare o scende precipitoso verso di esso, facendo frusciare le foglie e portandoti la discussione paesana che le Ciaule hanno nel cielo, chiamandosi e rispondendosi fin quando il grido infinito di un Cacciavento, non le zittisce e le porta a nascondersi su rami o sui fili della luce. Aspettano composti che il rapace torni verso l’alto monte, tra gli aerei abissi da dove domina il mondo. Senti le voci della spiaggia, il vociare dei bambini, il metallico e ritmico correre di un treno, il suono della corriera, lo scoppiettio dei motorini. Il suono è parte dell’uomo, per questo le viti in silenzio, ascoltano curiose, scrivendo nei loro acini, le canzoni della gioia per quando sarà festa o per quando vi saranno dolori da combattere. La Vigna vive di santa eternità e prova ne è l’amore che dona agli uomini. Ora i profumi. Profumo di resina dei pini, intenso, liberatorio, quasi una medicina miracolosa. L’odore del vento, odore umido del mare, odore secco del monte, fatto di cardi arsi e di ulivi eterni. Odori caldi d’estate ed odori secchi e taglienti d’inverno che la vigna percepisce e di cui nutre i suoi grappoli, custodendo il sapore della terra nel loro sangue e trasformandolo con il sole in zucchero ed ebrezza perché la Vigna è la magia della natura, il cantastorie delle stagioni. I suoi filari si allungano a vivere nel sole, le sue radici raccolgono l’anima della terra. Per questo la Vigna è come una donna che dona ebrezza, che ci rivela la bellezza e l’essenza della natura: il mutare, il divenire, l’essere. Perché la vigna è una bambina a cui devi dare attenzione, cura, la protezione di un padre, l’amore di una madre. Ogni giorno chiede la tua presenza, ogni notte sogna le tue carezze. Il tuo passo tra quelle zolle grosse e secche, è quello che aveva tuo padre, e tutti padri che ci sono stati prima di lui. Sono i passi del tempo, che va e torna, che viene a potare, ad aggiustare tralci e pali, a raccogliere per creare. Ecco, ora puoi andare a rincorrere Reel e relazionarti con le frasi di un bambino non più lunghe di uno sguardo. Non ti ho fatto perdere tempo, ti mostrato quello che la tua anima non sa dirti.
You have to make your soul sit and focus on the Vineyard for more than thirty seconds, the time that a useless Reel on so-called "Social Media" steals from you. This is because your soul needs to settle what its senses perceive. It is an exercise that certain monks or spiritual beings call "meditation" but which is simply giving value to your time. Here, for example, is the Vineyard, if you look at it simply it is a continuous and repeated row of vine plants. However, this observation is not worthy of you who are, or should be, a living being, a thinking soul in a receptive body. Use your eyes. You see the blue of the sea and the approaching twilight, the sky lose strength and give the leaves of the vines an intense and intimate color, not the bright and strong one they have during the day. You see the clouds, there in the west, reddening and lighting up more and more intensely, covered by the swaying umbrella-shaped crowns of the ancient pine trees. They are the moments that bring memories and in which memory distills the day, preparing actors and scripts for future dreams. Now let's listen to the world. The wind, a tireless marathon runner, rises from the sea or descends hastily towards it, rustling the leaves and bringing you the village discussion that the Ciaule have in the sky, calling and answering each other until the infinite cry of a Cacciavento silences them and brings them to hide on branches or on electricity wires. They wait calmly for the bird of prey to return to the high mountains, among the airy abysses from where it dominates the world. You hear the voices of the beach, the shouting of children, the metallic and rhythmic running of a train, the sound of the bus, the crackling of motorbikes. Sound is part of man, for this reason the vines listen curiously in silence, writing in their grapes the songs of joy for when there will be a celebration or for when there will be pain to fight. The Vineyard lives in holy eternity and proof of this is the love that it gives to men. Now the perfumes. Scent of pine resin, intense, liberating, almost a miracle medicine. The smell of the wind, the humid smell of the sea, the dry smell of the mountain, made of burnt thistles and eternal olive trees. Warm smells in summer and dry, sharp smells in winter that the vineyard perceives and nourishes its bunches of, keeping the flavor of the earth in their blood and transforming it with the sun into sugar and exhilaration because the Vineyard is the magic of nature , the storyteller of the seasons. Its rows stretch out to live in the sun, its roots collect the soul of the earth. For this reason the Vineyard is like a woman who gives exhilaration, who reveals to us the beauty and essence of nature: changing, becoming, being. Because the vineyard is a little girl to whom you must give attention, care, the protection of a father, the love of a mother. Every day she asks for your presence, every night she dreams of your caresses. Your step among those large, dry clods is the one your father had, and all the fathers who were there before him. They are the steps of time, which comes and goes, which comes to prune, to adjust branches and poles, to collect to create. Here, now you can go chasing Reel and relate to a child's sentences no longer than a glance. I didn't waste your time, I showed you what your soul can't tell you.
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Sagra sanctorum
La benedizione delle messi e delle bestie fertili.
Festoni, processione, frittelle e griglia mista maiale, cinquina, musica-musica-musica, vinaccio. Scrofe e porci indistinti sulla graticola e a sudare sulla pista liscia.
Suona l'orchestra "Gelso e i tulipani", tutti col bel vestito della festa, ma Gelso ha la camicia aperta, alla moda paesana, col vello maschio e i fiori sulla camicia. Lui ce l'ha diversa, verde, gli altri rossa. Che fan bandiera cha-cha-cha.
Mazurca ora, saltellano quei due, guardali guardali, che s'incrocian tutti che pare che cadano, ma non cadono mai, e poi mai. Che è come l'amore difficile, quello che l'equilibrio lo trovi solo se ti muovi, come a camminare che vien facile e non si fa fatica solo perchè si impara a mettere avanti il piede e a caderci sopra. Solo che è veloce.
Va' va' come vanno, se scopan così, ciao Pep, chissà che urla quella ecco perchè è tutto asciutto lui, ben drenato.
"51, 72, 64, 37", veloce la tombola, senza i commenti da smorfia, che qui l'unica acqua che si vede è quella del Ticino e quelle cose non sono arrivate su. Veloci a segnare coi fagioli sulle cartelle consunte conservate con cura dalla perpetua, nel cassetto della sagrestia, tra i ritagli d'ostia.
Che la tombola quest'anno è un corredo niente male, che poi era quello della figlia del Santino, che poveri cristiani i genitori, se n'è partita all'avventura con quel poco di buono del Tano, arrivato giusto per portarsela via lasciando il Cecco lì con la sua verginità. Che aveva fatto così fatica pure a farsi fare la sega da quella là, che invece col Tano pareva fosse una giumenta imbizzarrita. Pensa te.
"Va beh, dai, ciao... tombola!", eccola. Fatta dalla Marta, che c'ha un culo porco cane! Che poi quel culo pare sia una figa, da quel che dice il marito, che non manca mai di lodarlo. "Ma te ce l'hai piccolo, ti vien facile così!", e giù tutti a ridere, con la Fagiana che non ce la fa a non guardargli il pacco, più per riflesso incondizionato che per golosità, ma si sa, la Fagiana è la Fagiana.
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San Valentino, un biglietto per due alla mostra su Picasso
Un solo biglietto per due, nel giorno di San Valentino, per visitare la mostra su Picasso a Palazzo Saluzzo Paesana, nel centro di Torino. La promozione per le coppie, valida il 14 febbraio dalle 10 alle 19, è accompagnata dall’immagine di un’opera speciale ispirata al grande artista, realizzata dall’intelligenza artificiale, una tavola grafica dedicata proprio alla festa di San…
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LA GUERRA CONTRO DON FRANCO BIASUZZI - PARTE 12
Ad inizio gennaio 1992, cercando di mettere pace, Denis Bertoni cercò di convocare una riunione dei <vecchi> fabbricieri in canonica a Villanova, ma si ritrovò solo, assieme a don Franco, per cui gli comunicò la sua decisione di ritirarsi a vita privata e di rinunciare a tutte le cariche parrocchiali.
Nel marzo 1992 ci furono le cresime a #Villanova della Cartera con un unico cresimando di #Mussons: Mattia Bianco.
Il vicepresidente del Consiglio Pastorale di Villanova, Gino Biasin (detto Damo) tenne un memorabile discorso, davanti al Vescovo, in chiesa a Villanova, discorso nel quale esaltava le virtù di don Franco Biasuzzi. Questo discorso pubblico, che poi venne pubblicato sul bollettino parrocchiale #LaRosta, fece infuriare dalla rabbia molti abitanti di Mussons.
Una domenica di fine marzo 1992, ci fu una seconda assemblea pubblica paesana con il vescovo, questa volta in Sala Parrocchiale, e con la presenza del Sindaco di Morsano al Tagliamento, Silvano Driussi. In un clima di grande tensione, i rappresentanti dei vari gruppi parrocchiali si alzavano in piedi ed esponevano le loro accuse contro don Franco.
Solo mia cugina Mirella Pizzolitto e la Lucia Mariotti difendevano don Franco ed ad ogni accusa dicevano pubblicamente:< menzogna! Falso!>.
Anche questa riunione si risolse nel nulla ed il vescovo si ritirò senza prendere alcuna decisione.
In quei giorni io scrissi una lettera al vescovo, proponendogli di far venire in canonica a Mussons mio zio don Umberto Pizzolitto (che era molto amato nella DC regionale, anche perché la DC faceva la Festa Regionale dell' Amicizia sul suo Campo sportivo) per mettere pace e per ristabilire l' armonia, ma non ho mai ricevuto risposta.
CONTINUA
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Pisa: torna dopo 4 anni, la X edizione di “A Piedi Nudi Ecofestival”
Pisa: torna dopo 4 anni, la X edizione di “A Piedi Nudi Ecofestival”. Oltre 100 volontari di tutte le età sono pronti a dare il proprio contributo sabato 19 e domenica 20 agosto a Santa Luce per la decima edizione di “A piedi nudi Ecofestival”. Una manifestazione che torna dopo 4 anni di stop forzato, prima per Covid e successivamente per i lavori di ristrutturazione dei locali, con l'intento da sempre dichiarato di approfittare di un momento di festa paesana per invitare a riflettere su messaggi legati alle tematiche ambientali, allo sviluppo del km0 e alla filosofia delle 3R, ossia “riduci, riusa, ricicla”. Tematiche oggi più che mai attuali visto i tanti e recenti fenomeni dovuti al cambiamento climatico. Ad organizzare la due giorni ad ingresso libero è l'Associazione Sport e Cultura Arci di Santa Luce. Dalle ore 18 ci saranno stand di artigiani e produttori locali, e poi un ristorante completamente plastic free con prodotti di qualità e materie prime, privilegiando il km0, un menù ampio e variegato, naturalmente con scelte di piatti vegetariani e vegani, vino locale e birre artigianali. Non mancherà la musica live entrambe le serate, a partire dalle ore 19 nell’area “aperitivo”: sabato sera con Luca Burgalassi mentre domenica sera con Fratres acoustic duo. Dopo cena invece, dalle ore 21.15 nell’area “concerto”, si esibiranno sabato “Francesco Porro e la compagnia Scapestrati” con la loro musica folk e pop ed “Eusebio Martinelli Gipsy Orkestar”, trombettista emiliano classe '76 che ha collaborato, tra gli altri, con i Negramaro, i Modena City Ramblers, la Demo Morselli Big Bande e Vinicio Capossela. Anche domenica sera sono in programma due band locali: da Castiglioncello i “Mrs Lemon" (Matteo Gavarini voce e chitarra acustica, Gabriele Taddei voce e chitarra elettrica, Mattia Salvadori batteria, Gianluca Valentini cori e basso e Tommaso Macchioni tastiere) e da Livorno “Lo Zuccherificio”: un progetto musicale capitanato da 3/4 degli artisti della Gary Baldi Bros. Emiliano Geppetti alla voce e alla chitarra, Carlo Bosco al pianoforte, tastiere e synth, Raffaele Commone alla batteria e Fabrizio Balest al basso pronta a far divertire e ballare. "A Piedi Nudi torna in tutto e per tutto in grande spolvero, non potete farvelo scappare" avvisano gli organizzatori. Per informazioni: [email protected]; pagine facebook e Instagram “apiedinudiecofestival”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Tutti gli UFO sopra Firenze dalla guerra ad oggi: 1977 terza parte
Ci credete? Non ci credete? Poco importa. Il fenomeno ufologico è vecchio quanto il mondo. Gli avvistamenti, reali, finti, "costruiti" nel mondo sono innumerevoli e su Firenze e provincia non mancano. Questa è un piccola rubrica per citare gli avvistamenti registrati su Firenze e provincia dal 1946 al 1980, se poi qualcuno ha a disposizione anche quelli successivi, e ce li fornisce, potremmo pubblicare anche quelli dal 1980 in poi. Questo l'articolo precedente: Tutti gli UFO sopra Firenze dalla guerra ad oggi: 1977 seconda parte Il 2 settembre 1977 a Firenze alle 22:00/22:30 fu vista una palla giallo-rossiccia, lo riporta Il Giornale dei Misteri n. 82, doc. 1934 La signora Mafalda Soderi, residente in via Olivuzzo 70 a Firenze, da una zona periferica della città, osservò una palla di colore giallo-rossiccio muoversi in direzione di monte Morello. L'oggetto aveva le dimensioni approssimative di un cocomero e poteva essere distante dall'osservatrice dai due ai tre chilometri circa. Procedeva piuttosto basso e con moto uniforme. L'osservazione durò una decina di minuti, producendo stupore e timore nella testimone. Il 9 settembre 1977 nei cieli di Polcanto alle 16:15 fu vista un'astronave, lo riporta La Nazione del 10-09-1977 Un camionista telefona al "113" per avvertire della presenza di una strana astronave nei boschi attorno a Polcanto; nel frattempo molte auto si sono fermate per osservarla. E' formata da colori vivaci. Arrivata la polizia, basta pochi minuti per appurare che l'astronave non è che una mongolfiera, formata da un grosso drappo di tela blu, rosso e bianco e partita dalla piazza principale del paese di Scarperia (FI) che si trova nel Mugello, lanciata in occasione della festa paesana del "Diotto". Il 6 ottobre 1977 nei cieli di S. Damiano (Fiesole) alle 22:00 fu visto pulsare una luce rossa, lo riporta Inchiesta del CUN di Prato La signora Concetta Cammarata, casalinga, di anni 28 e residente a Firenze, da una delle finestre del secondo piano (sopra l'ingresso principale) dell'ospedale di S. Antonio (Reparto pediatrico) a Fiesole, notò alcune luci colorate attraverso i vetri della finestra di camera. Esattamente vide, sullo sfondo delle colline lontane ed oltre l'abitato di Firenze, dapprima il pulsare di una luce rossa della grandezza apparente della Luna e dai contorni sfumati. Dopo alcuni secondi, quella luce prese a spostarsi verso la zona dove si trovava la signora, discendendo nella valle, quindi poi, in fila indiana, ne comparvero altre due uguali e molto vicine l'una all'altra. Le tre luci continuarono la loro discesa in linea obliqua di circa 45° rispetto al loro primitivo piano orizzontale, poi continuarono il loro pulsare. La signora si alzò per aprire i vetri della finestra e fu proprio in quell'attimo che due luci scomparvero mentre la terza, invece, si fermò come avesse toccato terra. Nel fermarsi perse luminosità ma aumentò l'intensità del colore, assumendo una tinta più cupa. Il tutto, dalla prima apparizione sulle colline di S. Donato fino all'atterraggio nella zona di S. Domenico (campo di una proprietà privata), durò una trentina di secondi. La signora chiamò altre due persone (due signore ospiti come lei dell'ospedale per assistenza ai bambini li degenti) e pure loro osservarono la luce ferma a terra sul campo senza costruzioni, ma che in quel punto era alberato in modo da formare un piccolo boschetto. La luce da rossa diventò improvvisamente di colore bianco-argento (cambiamento durato pochissimi secondi); la luminosità cessò di pulsare nel momento in cui la cosa si fermò, però dopo aver cambiato colore continuò ad alternare i colori rosso ed argento, con variazioni rapide della durata di 15/20 secondi ciascuna, nel frattempo fu notato che nella zona luminosa (bianco-argento) si muovevano due piccole figure dall'aspetto umanoide, che si spostavano lentamente lungo il bordo del disco lucente. Quando la luce diveniva rossa, le figure non si vedevano più. Tutte e tre le signore, osservarono il fenomeno per circa un quarto d'ora, poi abbandonarono l'osservazione per coricarsi. Verso le 05:00 del mattino del 7 ottobre, la signora Cammarata si alzò e notò che nella stessa zona permaneva una luminosità biancastra, la quale poi continuò ad alternare le sue colorazioni bianche e rosse (sempre ad intervalli brevi di alcuni secondi ciascuno) fino alle 05:45 circa, dopodichè‚ anch'essa si spense del tutto. Il piccolo Fabio, di anni sette, figlio della signora e la degente, poterono osservare le ultime fasi del fenomeno. Furono esperite anche delle indagini sul luogo del presunto atterraggio e furono fatte anche quattro foto senza flash, eseguite nei pressi di un laghetto, le quali avrebbero dato certi risultati; infatti, in esse, si notano delle strane luci che impregnavano ed immergevano tutta la zona. Furono trovate anche delle tracce nei pressi del laghetto: alcune canne pressate verso il basso, come se un animale o qualcosa di pesante le avesse schiacciate, un albero anziano di grosso fusto spezzato in due, a circa un metro dalla base ed un rametto di un albero molto alto, spezzato. Le foto furono scattate con macchina fotografica "Dacora SL 3000", con pellicola "Ilford3" bianco e nero 125 ASA 22 DIN. Il 17 novembre 1977 sul cielo di Firenze alle 17:30 furono viste delle luci bianche intermittenti, lo riporta Il Giornale dei Misteri n. 84, doc. 1963 Lo studente quattordicenne Massimo Torsoli e l'insegnante Aristide Magni di anni 56, mentre si trovavano nell'abitazione di questo ultimo, in via Banti 20/f, notarono dalla finestra due luci bianche intermittenti, in posizione obliqua e ben visibili, più grandi di quelle di un aereo. Dopo qualche istante le luci si mossero in direzione del monte Morello per poi accelerare improvvisamente. Successivamente si fermarono per un secondo, cominciarono a salire zigzagando per due o tre volte, tornarono poi indietro abbassandosi e scomparvero a metà percorso. Le luci, che avevano la forma di un flash, erano distanti dagli osservatori circa due chilometri, e 500 metri dal suolo. Seguirono una linea di volo prima nella direzione ovest-est e, poi, verso est-ovest. L'osservazione durò circa 12 secondi. Il cielo era nuvoloso. Il Torsoli, scomparse le due luci, vide nel posto in cui erano sparite un puntino di colore grigio. Read the full article
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Componenti banda cittadina suonano 'Faccetta nera', scoppia la polemica
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/componenti-banda-cittadina-suonano-faccetta-nera-scoppia-la-polemica/115627?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=115627
Componenti banda cittadina suonano 'Faccetta nera', scoppia la polemica
Un video che ha immortalato alcuni membri della banda musicale di Caprino Veronese che suonavano “Faccetta nera” dopo la festa di carnevale ha scatenato un’ondata di polemiche una volta diventato virale sul web.
L’incidente si è verificato il martedì grasso, ma è stato riportato solo oggi dal giornale L’Arena.
Nel filmato, si può vedere l’area antistante il Municipio della città veronese poco dopo la fine della festa paesana, con la tromba e il tamburo che intonano la canzone fascista.
La banda aveva eseguito durante la parata dei carri allegorici e, alla fine dell’esibizione, alcuni membri avrebbero deciso di fermarsi in piazza per una “performance fuori programma”.
Il presidente della banda, Andrea Testi, ha dichiarato di non aver assistito all’episodio, che è avvenuto “dopo la fine del carnevale, della sfilata e della nostra esibizione. Pertanto, è accaduto in un altro contesto. Tuttavia, ho visto il video e, se fosse stato commesso da un membro della nostra banda, sarei molto rammaricato. Comunque, come gruppo musicale, ci dissociamo completamente da quanto accaduto”. Il sindaco Paola Arduini ha rifiutato di commentare l’accaduto. “
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Festa del Riso 2024: Carpiano (Milano) celebra la tradizione con risotti, esposizioni e musica. Il 5 e 6 ottobre, la Pro Loco Carpiano accoglie cittadini e visitatori con l’edizione numero XVIII della Festa del Riso
La Festa del Riso torna a Carpiano per la sua 18ª edizione, organizzata dalla Pro Loco Carpiano con il supporto di volontari e delle associazioni locali
La Festa del Riso torna a Carpiano per la sua 18ª edizione, organizzata dalla Pro Loco Carpiano con il supporto di volontari e delle associazioni locali. Un appuntamento tradizionale e molto atteso, che si terrà il 5 e 6 ottobre 2024 e offrirà due giornate di gusto, divertimento e tradizione per grandi e piccoli. La festa prenderà il via sabato 5 ottobre alle ore 19:00, con l’apertura dello…
#associazioni locali Carpiano#Auto storiche#bancarelle hobbisti#beneficenza Carpiano#Carpiano eventi#cucina locale Carpiano#cucina lombarda#cultura locale Carpiano#esposizioni Carpiano#eventi di piazza#eventi Lombardia#eventi ottobre Carpiano#evento gastronomico Carpiano#festa autunnale.#Festa del Riso Carpiano#Festa Paesana#festa popolare#feste del riso#iniziative locali Carpiano#moto d&039;epoca#musica dal vivo Carpiano#Parco degli Aironi#Pro Loco Carpiano#Pro Loco eventi#riso lombardo#risotti Carpiano#risotti tradizionali#sagre autunnali Carpiano#stand gastronomico Carpiano#tradizione carpianese
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donne al lavoro per la festa patronale
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È lunedì,
Oscillo tra pensieri romantici e catastrofici.
C'è l'ultima festa paesana questa sera,l'ultima occasione per fare le 7 dì mattina.
Il cuore è diviso a metà,la mia mente è caotica.
Come dice Rino Gaetano,
"non ho soldi ma tanta speranza"
#staserabrinderóaipezzisparsidime
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Raga ma sento troppo i feels della festa paesana, quando se ballava e se magnavano le ciaccine fritte
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LA GUERRA CONTRO DON FRANCO BIASUZZI - PARTE 12
Ad inizio gennaio 1992, cercando di mettere pace, Denis Bertoni cercò di convocare una riunione dei <vecchi> fabbricieri in canonica a Villanova, ma si ritrovò solo, assieme a don Franco, per cui gli comunicò la sua decisione di ritirarsi a vita privata e di rinunciare a tutte le cariche parrocchiali.
Nel marzo 1992 ci furono le cresime a #Villanova della Cartera con un unico cresimando di #Mussons: Mattia Bianco.
Il vicepresidente del Consiglio Pastorale di Villanova, Gino Biasin (detto Damo) tenne un memorabile discorso, davanti al Vescovo, in chiesa a Villanova, discorso nel quale esaltava le virtù di don Franco Biasuzzi. Questo discorso pubblico, che poi venne pubblicato sul bollettino parrocchiale #LaRosta, fece infuriare dalla rabbia molti abitanti di Mussons.
Una domenica di fine marzo 1992, ci fu una seconda assemblea pubblica paesana con il vescovo, questa volta in Sala Parrocchiale, e con la presenza del Sindaco di Morsano al Tagliamento, Silvano Driussi. In un clima di grande tensione, i rappresentanti dei vari gruppi parrocchiali si alzavano in piedi ed esponevano le loro accuse contro don Franco.
Solo mia cugina Mirella Pizzolitto e la Lucia Mariotti difendevano don Franco ed ad ogni accusa dicevano pubblicamente:< menzogna! Falso!>.
Anche questa riunione si risolse nel nulla ed il vescovo si ritirò senza prendere alcuna decisione.
In quei giorni io scrissi una lettera al vescovo, proponendogli di far venire in canonica a Mussons mio zio don Umberto Pizzolitto (che era molto amato nella DC regionale, anche perché la DC faceva la Festa Regionale dell' Amicizia sul suo Campo sportivo) per mettere pace e per ristabilire l' armonia, ma non ho mai ricevuto risposta.
CONTINUA
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