#festa dell’amore
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#14 febbraio#san valentino#amore#amare#festa dell’amore#citazioni#citazioni d'amore#citazioni famose#citazioni canzoni#tiziano ferro#luna
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Il Natale spesso è una festa rumorosa: ci farà bene stare un po’ in silenzio, per sentire la voce dell’Amore.
- Papa Francesco
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Le volontà e i messaggi degli amici e colleghi di Shannen Doherty @theshando Che il mio funerale sia una festa dell’amore e con pochi invitati... Voglio le mie ceneri mescolate con quelle del mio cane e di mio padre...”.
L’attrice aveva confidato, aggiungendo:
“So che sono discorsi che possono sembrare morbosi, ma devo affrontarli, perché so che accadrà e che me ne sto andando.” Shannen Doherty ha chiesto di essere cremata: “Voglio che i miei resti siano mescolati con quelli del mio cane e di mio padre. E poi voglio che le nostre ceneri siano sparse in un posto che io e mio papà amavamo a Malibu, dove abbiamo trascorso del tempo prezioso.”
Riguardo agli invitati al funerale, ha specificato: “Vorrei solo persone che vogliono veramente essere lì. C’è un sacco di gente che penso si presenterebbe e che non voglio ci sia, perché le loro ragioni per presentarsi non sono le migliori. Degli esempi? Sono persone a cui adesso non piaccio davvero, hanno le loro ragioni e va bene. Però vorrei coerenza. Non ti piaccio? Non ti presentare al mio funerale a fingere che ti importi. Ma lo faranno, perché è la cosa politicamente corretta da fare e non vogliono fare brutta figura. Voglio che il mio funerale sia sincero e che sia una festa d’amore. Non voglio che la gente pianga e che poi in privato dica: ‘Grazie a Dio quella è morta’.”
BrendaWalsh
ShannenDoherty
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CHAPEAU
LETTERA DI UN VETERINARIO AL PAPA
Predicare l’amore e seminare l’odio
Mi presento, ho 62 anni, sono un Veterinario ed ho 2 figli di cui uno autistico, sono padre e proprietario di animali, genitore coscienzioso ed a contatto quotidianamente col mondo dell’animalismo e col mondo della disabilità, padre e veterinario contemporaneamente.
Una frase che i miei clienti mi ripetono costantemente è “chi non ha mai avuto un cane/gatto non riesce minimamente ad immaginare il mondo di amore che queste creature sanno donare.
Ecco, lei non ha mai avuto un cane o un gatto, lo si capisce dal modo in cui sottovaluta la questione, non è colpa sua, me ne rendo conto, se avesse provato quel tipo di affetto che il suo predecessore conosceva bene (Papa Ratzinger amava la compagnia dei gatti) non avrebbe detto cose tanto superficiali e fuorvianti.
La cosa grave che, mi permetta, non le fa onore è il creare la contrapposizione “chi ama gli animali non ama i bambini”, è un concetto errato e divisivo, chi ama la vita riconosce il dolore, negli occhi di un bambino o di un animale, amare vuol dire immedesimarsi, capire, ascoltare, quella dell’amore è una ginnastica quotidiana e non è mai divisiva, l’amore per la vita, sotto qualsiasi forma, arricchisce e non impoverisce.
Ma davvero lei crede che quello di Francesco di Assisi, il santo povero, l’uomo che camminava a piedi scalzi e coperto di umili panni, fosse tempo perso?, che non avrebbe dovuto parlare agli uccellini, scrivere il cantico delle creature, ammansire il lupo di Gubbio?
Ma lo sa che il santo d’Assisi diceva: “Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che trattano nello stesso modo i simili”
Ma ha mai visto la benedizione degli animali che si tiene in molte chiese il 17 gennaio nella tradizionale festa di S. Antonio Abate? E’ un tripudio di gioia, vecchietti e bambini ognuno col proprio animaletto domestico, tutti uniti dalla fede e dalla speranza, io stesso ci andai portando Tommasino un gatto reso diversamente abile dall’aggressione di un branco di cani nella speranza di un miracolo
Ma davvero lei crede che la fame nel mondo sia dovuta allo spreco di risorse per acquistare le crocchette? E no, qui divento cattivo io!, ma non è che forse dovrebbe preoccuparsi della ristrutturazioni degli immobili da 700 mq del cardinale Bertone finanziate coi soldi delle elemosine?, non dovrebbe preoccuparsi degli spot a pioggia per l’8 per mille? (nel 2004 sono costati 4.650.000,00 euro, non oso pensare adesso) per accaparrarsi la gestione di fondi che normalmente andrebbero comunque alla beneficenza ma che passando per voi vengono ridotti da spese folli?
Ma lo sa quanti bambini avreste saziato coi 4 milioni dati a Mediaset e Rai?
Gesù diceva “quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”e allora tutti questi spot autocelebrativi per l’8 per mille? Il vangelo lo citate solo quando vi conviene?
Per giudicare bisogna conoscere la gente, non il lusso. Lei non ha la minima idea di quante vite hanno salvato gli animali, di quanto un gatto possa curare la depressione di un anziana vedova e col nido svuotato, di quanto un cane possa essere di aiuto all’autostima di un ragazzo disabile, di quanto un cucciolo possa aiutare un bambino abbandonato dal padre fuggito con un’altra donna, di quanto un cagnolino possa attenuare il dolore di una coppia di anziani che hanno perso il loro unico figlio, tutte storie di vita che non potrebbero sfociare nell’adozione di un bambino, tutte storie di vita che lei dal suo trono dorato non vede.
Le persone, caro Papa, non fanno più figli perché non se lo possono permettere, perché in Italia un fitto costa quanto uno stipendio e quindi si deve lavorare fulltime in due, perché a Milano un asilo nido costa più dello stipendio di un call center, perché ti offrono solo lavoro precario ed orari impossibili… con quale presupposto una persona coscienziosa e non ricca può fare un figlio?
Vuole più accudimento per i bambini? Faccia la guerra al precariato, al lavoro nero, allo sfruttamento e si troverà circondato da persone felici di fare figli ma, la prego, la smetta di far guerra agli animali, sono creature di Dio, sono un dono per l’anima, sono una palestra per imparare la tolleranza, il rispetto, sono una manna dal cielo nell’universo di solitudine ed alienazione che sempre di più attanagliano le nostre metropoli.
L’amore, quello vero, non divide ma aggrega, in ogni cuore ogni sentimento crea lo spazio per uno nuovo.
L’amore per la vita, qualunque vita, è un valore totalizzante e mai riduttivo.
Amare insegna ad amare.
La donna che lei ha pubblicamente scacciato e deriso è una credente ed ha 50 anni, non è propriamente l’età per fare o adottare figli, certamente avrà sbagliato dicendo “mi benedice mio figlio?” ma lei che ha benedetto finanche una lussuosa Lamborghini bianca forse avrebbe potuto perdonarla, in ogni caso quel cagnolino sarà importante per quella donna e lei era venuta fiduciosa ad incontrarla.
Una occasione persa
(Dottor Vincenzo Minuto, Medico Veterinario)
Medita Francesco!
Medita se ne sei capace!!!
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Storia Di Musica #288 - Frank Zappa, Hot Rats, 1969
Nella classifica di chi, facendo musica rock, ha sempre cercato una dimensione tecnica e strumentale da musicista “classico” (mi si perdonino le virgolette) al primo posto non può esserci che lui. Frank Zappa è stato uno dei personaggi più bizzarri e creativi della musica rock. Figlio di Francis, perito industriale originario di Partinico (Palermo), nasce a Baltimore. Per problemi respiratori suoi, la famiglia si trasferisce prima in Florida e poi a Los Angeles. Agli inizi degli anni 60′, bazzica studi di registrazione, con l’idea di fare musica orchestrale. Quello che però riesce ad ottenere sono solo jingle pubblicitari (determinanti comunque nello sviluppo della sua musica), qualche canzoncina da poche copie e due composizioni per gli Animals (il disco di riferimento è Animalism). Non si sa come, verso la fine del 1965 viene ingaggiato dalla Verve, la leggendaria etichetta del Jazz, e Zappa, che aveva fondato nel giorno della festa della mamma il suo gruppo, The Mothers Of Invention (chiamati in un primo momento provocatoriamente The Mothers, un gruppo di strampalati personaggi ma musicisti con i controfiocchi), sperimenta in pochi anni una quantità enorme di stili, musica, provocazioni che sarebbero bastate per intere carriere ad altri. Si inizia subito con il botto. Freak Out! (1966) e Absolutely Free (1967) esprimono al meglio l’ideale musicale zappiano: un miscuglio post apocalittico di generi, con canzoni doo-woop, canzoni politiche, collage musicali, cabaret. Alcuni pezzi sono già inni, come The Duke Of Prunes (1967) e i primi esperimenti orchestrali. Già da subito emerge la sua maestria impareggiabile nella chitarra (Invocation And Ritual Dance Of The Young Pumpkin, da Absolutely Free). Zappa ha il tempo di prendere in giro il sogno della stagione dell’amore facendo il verso ai Beatles con We’re Only In It For The Money (album grandioso, la copia pessimistica e sarcastica di Stg.Pepper’s sin dalla copertina 1968) e di scatenare la sua fantasia in Lumpy Gravy (1968, uno dei suoi dischi preferiti) dove, tra le altre bizzarrie, assembla assurdi discorsi di gente che parla nella coda di un pianoforte. La Verve, che non sa come ha a libro paga un tipo così, gli dà un’ultima possibilità, stanca di zero risultati commerciali. Nell’estremo tentativo di farsi trasmettere dalle radio (parole di Zappa) esce Cruising With Ruben And The Jets (1968), che fa un nostalgico pop anni ‘50, con annessa brillantina a go-go e abiti sgargianti, ma è l’ennesimo fiasco. Con il manager Herb Cohen fonda la sua etichetta, Bizzarre (nomen omen), e finalmente ha la libertà che cerca: Uncle Meat (1969) è il primo grande capolavoro zappiano, un doppio album dalla ricchezza stilistica e compositiva pazzesca, dominato dalla suite in 6 parti King Kong. In pieno furore creativo, scioglie i Mothers e pubblica sempre nel 1969 un album solo a suo nome, il primo della sua carriera solista. Hot Rats è una gemma assoluta.
6 brani manifesto tutti strumentali, eccetto uno, fu registrato con per l’epoca le più avanzate tecniche di registrazione, con i primi banchi mixer a 16 piste, per un suono pienissimo e coinvolgente per la gioia della perfezione zappiana. Peaches En Regalia è il brano più famoso, gioiosa composizione dove l’assolo di chitarra si snoda tra meraviglia tecniche, momenti blues e le solite chicche meravigliose (mi riferisco in particolare all’omaggio ai jingle dei cartoni animati della Looney Tunes), Son of Mr. Green Genes è un arrangiamento nuovo di Mr Green Genes presente in Uncle Meat, e ha una storia curiosa: non si sa perché, ma dopo che Zappa pubblicò la prima edizione della canzone, omaggio dei suoi a Green Jeans, star di una famosa trasmissione televisiva americana famosissima negli anni ’50, su Uncle Meat, si diffuse la notizia che Zappa fosse un figlio segreto di Hugh Brannum, l’attore che lo impersonava nella trasmissione (ovviamente una bufala ma Zappa amava queste cose e ci giocò su con la solita ironia); Little Umbrellas è dominato dai fiati di Ian Underwood, uno dei pochi Mothers che Zappa porta con sè. The Gumbo Variations (il gumbo è una zuppa di riso, pesce verdure e pollo del Sud degli Stati Uniti, soprattutto della Louisiana, fatta con l'ocra, un ortaggio di origini africane portato dalla colonizzazione forzata degli schiavi africani in quelle zone) è il lungo pezzo strumentale, di chiaro stampo jazz rock, dove la chitarra iperbolica di Zappa dialoga con i fiati di Underwood e il violino di Don “Sugarcane�� Harris, il quale diventerà in seguito uno dei suoi musicisti più fidati. Due brani leggenda: l’unico cantato (forse meglio dire sbraitato) è Willie The Pimp (Willie il pappone) con la voce di Don Van Vliet, in arte Captain Beefheart, che sempre nel 1969 pubblica con Zappa il leggendario Trout Mask Replica; l’altro, It Must Be A Camel, che deve il nome alle particolari “gobbe” che l’andamento musicale faceva sullo spartito, vede la partecipazione del violinista francese Jean Luc Ponty, che diverrà grande amico di Zappa, tanto da dedicargli nel 1970 un meraviglioso disco, King Kong, dove riprende parti di precedenti pagine di Zappa e con il maestro compone una Music For Electric Violin And Low Budget Orchestra da mozzafiato. La copertina fu ideata da Cal Schenkel ritrae la groupie Christine Frka mentre fuoriesce da una piscina vuota di una villa a Beverly Hills, e fu scattata all’infrarosso. Da questo disco la parabola zappiana procederà sempre all’insegna della qualità musicale, spessissimo con relativa bassissima fama commerciale della sua musica, e qualche volta persino con qualche caduta di stile, ma rimarrà un percorso unico (e gigantesco, per la quantità di dischi, raccolte, compilation, i leggendari live) che ha avuto uno zoccolo duro di spericolati appassionati. Zappa continuerà per tutta la vita a lavorare al suo concetto di musica, spesso orientata alla massima cura dei dettagli e alla precisione delle esecuzioni strumentali, fin quando un tumore alla prostata non se lo porta via nel 1993, a 53 anni. Vale la pena scoprirlo o riscoprirlo perchè è uno di quegli artisti mito di cui tutti parlano ma pochi davvero hanno mai ascoltato.
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO PRIMO - di Gianpiero Menniti
L'UOMO GRECO E L'UOMO CRISTIANO
La tragedia di Sofocle narra del figlio che in apparenza infrange due tabù: uccide il padre e giace con la madre. Ma Edipo non è colpevole: l'origine della vicenda è nel misfatto di Laio, il re che teme il pronunciamento dell'oracolo e decide di assassinare il figlio. Il padre è l'assassino. Edipo è la vittima. Laio è dunque colui che non accetta la metafora della morte come passaggio del testimone al figlio. Non accetta la decadenza del corpo. Non accetta di trasmettere la sua eredità, l'Io che si scioglie nella figura del figlio. Non accetta la condizione che la natura impone per se stessa, per le sue finalità di vita senza scopo. La vita che necessariamente è morte. Così, Laio si ribella, infrange l'ordine e apre le porte al caos. Edipo è la vittima. Inconsapevole, rifiuta il nuovo ordine imposto dagli eventi, non segue la regola dell'equilibrio, nella scia dell'ignota ma presente e angosciosa eredità paterna. Nella sua sfrontata ricerca di verità si condensa la tragedia indicibile, struggente, insanabile. Egli è il figlio che si affaccia al mondo attratto dal suo disvelamento, dalla fiducia nella conoscenza. Anche lui senza misura. Anche lui epigono del caos. La tradizione cristiana ripensa il ruolo del padre, ma non entro "l'aretè", necessità di natura e accoglimento del destino di mortale. L'uomo cristiano coltiva la speranza della salvezza dalla morte e sposta l'asse della verità dall'ordine di natura all'ordine divino. Il Dio non è caos ma è padre. Il Dio non è solo onnipotenza ma è divenuto amore. E Amore vince sulla Natura fino a sovvertirne il corso, fino a superarne la muta indifferenza attraverso il Verbo che è coscienza e ricerca. Ecco che il padre accetta la sentenza di morte del figlio:
«Il più giovane disse al padre: "Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta."» (Luca, 15,12).
Nel mondo ebraico l'eredità chiesta prima della scomparsa del genitore equivaleva ad un delitto, rappresentava il desiderio di sopprimere il padre stesso. Ed era punibile con la sentenza capitale. Ma il padre divide l'eredità e lascia andare il figlio: riconosce che il desiderio della sua morte è nel figlio anelito di libertà, estrema pulsione di conoscenza, inclinazione naturale alla vita che divora la vita. Non si vendica, non si lascia cadere nell'impulso contrastante e sceglie la speranza, confida nella salvezza. E nel ritorno. Quando la speranza si avvera e l'ordine naturale dei sentimenti ancestrali è sovvertito, vinto, sconfitto, il padre cancella il passato (il passato è peccato, il presente è redenzione, il futuro è salvezza) e riabbraccia il figlio ritrovato. La Natura rimane in agguato: l'altro figlio osserva e recrimina e rimprovera:
«Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato" » (Luca, 15, 28, 29, 30).
Ma è qui che la parabola evangelica tocca il suo culmine, spesso misconosciuto:
«Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato."» (Luca, 15, 31, 32).
Il padre, sublimazione dell'Amore, salva anche lui, anche l'altro figlio incapace fino a quel momento di comprendere l'ordine di Dio, il figlio rimasto entro l'ordine di Natura che reclama la vendetta. Ma lo salva davvero? Rembrandt lo pone nella scena, a destra, solenne e torvo di rancore. In severo contrasto con l'espressione di disperata compassione che sorge nell'abbraccio tra il padre e il figlio ritrovato. Chagall lo esclude, ponendolo di spalle e accostandogli una figura ferina di risentimento, in basso a destra. Mentre lascia al centro del mondo che accorre l'atto d'amore del padre, approdo finale ed ascesa nel superamento dell'impeto.
- Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606 - 1669): "Ritorno del figliol prodigo", 1661/1669, Ermitage, San Pietroburgo
- Marc Chagall (1887 - 1985): "Il ritorno del figliol prodigo", 1975, Museo nazionale messaggio biblico Marc Chagall, Nizza
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
#thegianpieromennitipolis#arte#arte moderna#arte contemporanea#rembrandt#marc chagall#maria casalanguida
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Valentine's Day at the Ghurch
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Name: Valentine's Day/Lupercalia/Dies Februatus/Festa di San Valentino/La Festa degli Innamorati/Day of Desire/Celebratio Desiderii Date: February 14th Celebration: Of love, lust, and fertility
Description: At morning mass, Papa gives a sermon on the Sin of Lust, and its importance in our lives. He urges his flock to indulge in it, especially today, and finishes off with a dedication to Asmodeus as well as succubi and incubi.
In the afternoon, throughout the abbey grounds, there are food and craft markets (selling bacio chocolates, wine, oranges, flowers, and handmade jewellery), as well as mini-plays, mini-concerts, and poetry sessions. People typically buy things at the food and craft markets to gift to their lovers, they also participate in the Locks of Love/Lucchetti dell’Amore tadition (carving their names into padlocks, attaching them somewhere such as a bridge, and tossing away the key). Cards are also exchanged.
For people interested in the fertility side of the day, they congregate in Primo's garden, and eat the figs from the trees, while praying for Satan to bless them with children. They also perform smaller, more personal and individualized rituals over a statue of Lupa, Romulus, and Remus.
In the evening, a party is held, and the people drink a lot of wine, and dance a lot; typical dances are Neapolitan tarantella, furlana, Girometta, Giga, and Pizzica (though all kinds of dancing happens). The ballroom is decorated with heart-shaped lights and other holiday-appropriate decorations.
Late at night, after the party, Papa gives another sermon similar to the one he gave in the morning. Afterward, he and his Prime Mover participate in the sacrifice of a male goat to Satan and Asmodeus, and choose two people to be anointed in its blood. These two, after being anointed, then run around the altar counterclockwise and naked, ingest aphrodisiacs along with everyone else, and engage in ritual sex. This usually ends up turning into an orgy. After the ritual/orgy, everyone goes back to their rooms, tired and hungover.
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LETTERA DI UN VETERINARIO AL PAPA
Predicare l’amore e seminare l’odio
Mi presento, ho 62 anni, sono un Veterinario ed ho 2 figli di cui uno autistico, sono padre e proprietario di animali, genitore coscienzioso ed a contatto quotidianamente col mondo dell’animalismo e col mondo della disabilità, padre e veterinario contemporaneamente.
Una frase che i miei clienti mi ripetono costantemente è “chi non ha mai avuto un cane/gatto non riesce minimamente ad immaginare il mondo di amore che queste creature sanno donare.
Ecco, lei non ha mai avuto un cane o un gatto, lo si capisce dal modo in cui sottovaluta la questione, non è colpa sua, me ne rendo conto, se avesse provato quel tipo di affetto che il suo predecessore conosceva bene (Papa Ratzinger amava la compagnia dei gatti) non avrebbe detto cose tanto superficiali e fuorvianti.
La cosa grave che, mi permetta, non le fa onore è il creare la contrapposizione “chi ama gli animali non ama i bambini”, è un concetto errato e divisivo, chi ama la vita riconosce il dolore, negli occhi di un bambino o di un animale, amare vuol dire immedesimarsi, capire, ascoltare, quella dell’amore è una ginnastica quotidiana e non è mai divisiva, l’amore per la vita, sotto qualsiasi forma, arricchisce e non impoverisce.
Ma davvero lei crede che quello di Francesco di Assisi, il santo povero, l’uomo che camminava a piedi scalzi e coperto di umili panni, fosse tempo perso?, che non avrebbe dovuto parlare agli uccellini, scrivere il cantico delle creature, ammansire il lupo di Gubbio?
Ma lo sa che il santo d’Assisi diceva: “Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che trattano nello stesso modo i simili”
Ma ha mai visto la benedizione degli animali che si tiene in molte chiese il 17 gennaio nella tradizionale festa di S. Antonio Abate? E’ un tripudio di gioia, vecchietti e bambini ognuno col proprio animaletto domestico, tutti uniti dalla fede e dalla speranza, io stesso ci andai portando Tommasino un gatto reso diversamente abile dall’aggressione di un branco di cani nella speranza di un miracolo
Ma davvero lei crede che la fame nel mondo sia dovuta allo spreco di risorse per acquistare le crocchette? E no, qui divento cattivo io!, ma non è che forse dovrebbe preoccuparsi della ristrutturazioni degli immobili da 700 mq del cardinale Bertone finanziate coi soldi delle elemosine?, non dovrebbe preoccuparsi degli spot a pioggia per l’8 per mille? (nel 2004 sono costati 4.650.000,00 euro, non oso pensare adesso) per accaparrarsi la gestione di fondi che normalmente andrebbero comunque alla beneficenza ma che passando per voi vengono ridotti da spese folli?
Ma lo sa quanti bambini avreste saziato coi 4 milioni dati a Mediaset e Rai?
Gesù diceva “quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”e allora tutti questi spot autocelebrativi per l’8 per mille? Il vangelo lo citate solo quando vi conviene?
Per giudicare bisogna conoscere la gente, non il lusso. Lei non ha la minima idea di quante vite hanno salvato gli animali, di quanto un gatto possa curare la depressione di un anziana vedova e col nido svuotato, di quanto un cane possa essere di aiuto all’autostima di un ragazzo disabile, di quanto un cucciolo possa aiutare un bambino abbandonato dal padre fuggito con un’altra donna, di quanto un cagnolino possa attenuare il dolore di una coppia di anziani che hanno perso il loro unico figlio, tutte storie di vita che non potrebbero sfociare nell’adozione di un bambino, tutte storie di vita che lei dal suo trono dorato non vede.
Le persone, caro Papa, non fanno più figli perché non se lo possono permettere, perché in Italia un fitto costa quanto uno stipendio e quindi si deve lavorare fulltime in due, perché a Milano un asilo nido costa più dello stipendio di un call center, perché ti offrono solo lavoro precario ed orari impossibili… con quale presupposto una persona coscienziosa e non ricca può fare un figlio?
Vuole più accudimento per i bambini? Faccia la guerra al precariato, al lavoro nero, allo sfruttamento e si troverà circondato da persone felici di fare figli ma, la prego, la smetta di far guerra agli animali, sono creature di Dio, sono un dono per l’anima, sono una palestra per imparare la tolleranza, il rispetto, sono una manna dal cielo nell’universo di solitudine ed alienazione che sempre di più attanagliano le nostre metropoli.
L’amore, quello vero, non divide ma aggrega, in ogni cuore ogni sentimento crea lo spazio per uno nuovo.
L’amore per la vita, qualunque vita, è un valore totalizzante e mai riduttivo.
Amare insegna ad amare.
La donna che lei ha pubblicamente scacciato e deriso è una credente ed ha 50 anni, non è propriamente l’età per fare o adottare figli, certamente avrà sbagliato dicendo “mi benedice mio figlio?” ma lei che ha benedetto finanche una lussuosa Lamborghini bianca forse avrebbe potuto perdonarla, in ogni caso quel cagnolino sarà importante per quella donna e lei era venuta fiduciosa ad incontrarla.
Una occasione persa
Dottor Vincenzo Minuto
Medico Veterinario
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Se d’improvviso avessi due cuori
saprei certamente cosa farne.
Considerando che l’uno
ha diversi punti di sutura
che gli scossoni sono stati tanti
che è perfino caduto più volte
in un polveroso dirupo
e che a volte mi fanno male le cicatrici
perché anche il dolore
ha i suoi anniversari
mi piacerebbe tenere l’altro
tutto nuovo e indenne
pronto soltanto all’uso raro
della meraviglia e dell’amore
come una volta si teneva nell’armadio
il vestito buono per la festa.
Mi colpisce sempre però
il posto dove tornano i migratori
quel vecchio nido
che ha passato l’inverno
e penso in fondo
non si può amare altro
che la bellezza delle cicatrici
quel fatto che contengono insieme
dolore e speranza.
Anna Spissu
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LETTERA DI UN VETERINARIO AL PAPA
Predicare l’amore e seminare l’odio
Mi presento, ho 62 anni, sono un Veterinario ed ho 2 figli di cui uno autistico, sono padre e proprietario di animali, genitore coscienzioso ed a contatto quotidianamente col mondo dell’animalismo e col mondo della disabilità, padre e veterinario contemporaneamente.
Una frase che i miei clienti mi ripetono costantemente è “chi non ha mai avuto un cane/gatto non riesce minimamente ad immaginare il mondo di amore che queste creature sanno donare.
Ecco, lei non ha mai avuto un cane o un gatto, lo si capisce dal modo in cui sottovaluta la questione, non è colpa sua, me ne rendo conto, se avesse provato quel tipo di affetto che il suo predecessore conosceva bene (Papa Ratzinger amava la compagnia dei gatti) non avrebbe detto cose tanto superficiali e fuorvianti.
La cosa grave che, mi permetta, non le fa onore è il creare la contrapposizione “chi ama gli animali non ama i bambini”, è un concetto errato e divisivo, chi ama la vita riconosce il dolore, negli occhi di un bambino o di un animale, amare vuol dire immedesimarsi, capire, ascoltare, quella dell’amore è una ginnastica quotidiana e non è mai divisiva, l’amore per la vita, sotto qualsiasi forma, arricchisce e non impoverisce.
Ma davvero lei crede che quello di Francesco di Assisi, il santo povero, l’uomo che camminava a piedi scalzi e coperto di umili panni, fosse tempo perso?, che non avrebbe dovuto parlare agli uccellini, scrivere il cantico delle creature, ammansire il lupo di Gubbio?
Ma lo sa che il santo d’Assisi diceva: “Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che trattano nello stesso modo i simili”.
Ma ha mai visto la benedizione degli animali che si tiene in molte chiese il 17 gennaio nella tradizionale festa di S. Antonio Abate? E’ un tripudio di gioia, vecchietti e bambini ognuno col proprio animaletto domestico, tutti uniti dalla fede e dalla speranza, io stesso ci andai portando Tommasino un gatto reso diversamente abile dall’aggressione di un branco di cani nella speranza di un miracolo.
Ma davvero lei crede che la fame nel mondo sia dovuta allo spreco di risorse per acquistare le crocchette? E no, qui divento cattivo io!, ma non è che forse dovrebbe preoccuparsi della ristrutturazioni degli immobili da 700 mq del cardinale Bertone finanziate coi soldi delle elemosine?, non dovrebbe preoccuparsi degli spot a pioggia per l’8 per mille? (nel 2004 sono costati 4.650.000,00 euro, non oso pensare adesso) per accaparrarsi la gestione di fondi che normalmente andrebbero comunque alla beneficenza ma che passando per voi vengono ridotti da spese folli?
Ma lo sa quanti bambini avreste saziato coi 4 milioni dati a Mediaset e Rai?
Gesù diceva “quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” e allora tutti questi spot autocelebrativi per l’8 per mille? Il vangelo lo citate solo quando vi conviene?
Per giudicare bisogna conoscere la gente, non il lusso. Lei non ha la minima idea di quante vite hanno salvato gli animali, di quanto un gatto possa curare la depressione di un anziana vedova e col nido svuotato, di quanto un cane possa essere di aiuto all’autostima di un ragazzo disabile, di quanto un cucciolo possa aiutare un bambino abbandonato dal padre fuggito con un’altra donna, di quanto un cagnolino possa attenuare il dolore di una coppia di anziani che hanno perso il loro unico figlio, tutte storie di vita che non potrebbero sfociare nell’adozione di un bambino, tutte storie di vita che lei dal suo trono dorato non vede.
Le persone, caro Papa, non fanno più figli perché non se lo possono permettere, perché in Italia un fitto costa quanto uno stipendio e quindi si deve lavorare fulltime in due, perché a Milano un asilo nido costa più dello stipendio di un call center, perché ti offrono solo lavoro precario ed orari impossibili… con quale presupposto una persona coscienziosa e non ricca può fare un figlio?
Vuole più accudimento per i bambini? Faccia la guerra al precariato, al lavoro nero, allo sfruttamento e si troverà circondato da persone felici di fare figli ma, la prego, la smetta di far guerra agli animali, sono creature di Dio, sono un dono per l’anima, sono una palestra per imparare la tolleranza, il rispetto, sono una manna dal cielo nell’universo di solitudine ed alienazione che sempre di più attanagliano le nostre metropoli.
L’amore, quello vero, non divide ma aggrega, in ogni cuore ogni sentimento crea lo spazio per uno nuovo.
L’amore per la vita, qualunque vita, è un valore totalizzante e mai riduttivo.
Amare insegna ad amare.
La donna che lei ha pubblicamente scacciato e deriso è una credente ed ha 50 anni, non è propriamente l’età per fare o adottare figli, certamente avrà sbagliato dicendo “mi benedice mio figlio?” ma lei che ha benedetto finanche una lussuosa Lamborghini bianca forse avrebbe potuto perdonarla, in ogni caso quel cagnolino sarà importante per quella donna e lei era venuta fiduciosa ad incontrarla.
Una occasione persa.
(Dottor Vincenzo Minuto, Medico Veterinario)
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Dopo otto anni da A Natural Disaster gli Anathema tornano a far parlare di sé con un album avvolgente e omogeneo che ricalca le impronte già calpestate da A Fine Day to Exit. Fin dalla prima canzone si sente che le voci di Vincent e Daniel sono un filo più lontane dal passato; sono più pulite, si sono liberate del proprio timbro e spesso si uniscono reciprocamente in cori luminosi e liberatori. Fin da subito riemergono le chitarre elettriche, la sezione d’archi e un climax che raggiunge l’apice un paio di volte assicurando all’ascoltatore un’ottima opening track. "Summer Night Horizon" crea una veloce ballata quasi electro-rock dove voce e piano sono gli elementi caldi del songwriting mentre la batteria, per quanto suonata live, vuol citare il mondo british-rave dei Chemical Brothers. Certo, questa sorellina innocente dei Prodigy non urla allo scandalo dei costumi ma rappresenta una delle varie corde di tensione del mondo degli Anathema; le seconde voci di Lee Douglas (ormai in pianta stabile come ugola femminile della band) ci ricordano le novità che i nostri fecero con "Pariesienne Moonlight", "Balance" e, soprattutto, con l’album precedente. Ancora, con la successiva "Dreaming Light" i nostri sembrano rifugiarsi nei sicuri rifugi dei due album precedenti, componendo brani che non si discostano dallo stile di qualche anno; magari insistono sulle orchestrazioni e sulla capacità – forse un po’ paracula – di creare delle melodie pazzesche e funzionanti. Ora più che mai si sentono i ricordi di "Flying". Ma, se talvolta anche "Leave no Trace" può apparire sullo sfondo di queste composizioni, la cosa più lampante è che ora, nel 2010, gli Anathema sono una band solare, che ha attinto dai Coldplay, dai Sigur Ròs, dai Portishead e dai Mazzy Star; e non solo dalle frenesie malinconiche a senso unico dei Radiohead. Il pianoforte è lo strumento portante che fa da collante fra i vari brani e, se a volte, Vincent e Lee sembra vogliano duettare sui palchi più rosei e zuccherosi della festa dell’amore o della marcia per la pace, bisogna ammettere che sono convincenti. Certo, se avete voglia di fare un piantino nella vostra solitudine, così per poi sentirvi meglio, mettete su "Angels among Us", dove le chitarre alla Pink Floyd spolverano gli stessi Anathema del 1999-2001. "A Simple Mistake" è un brano che avrebbe potuto far parte di Eternity o Judgement e, se lo fosse stato, per l’occasione di We’re here because we’re here lo avrebbero ri-registrato dandogli la veste attuale; così per dire che è il brano più legato alla vecchia-nuova maniera della nostra band e si lega particolarmente a "Get Off Get Out"; queste due tracce ci mostrano una band che ha ascoltato tanto Deadwing dei Porcupine Tree facendoci ascoltare un delizioso saliscendi in chiave prog-rock. Steven Wilson ha anche mixato l'album e dato il benvenuto nella stessa label Koch Records (che tra le altre cose distribuisce anche Antimatter e Opeth) Con "Universal" e "Hindsight", gli Anathema chiudono il loro album approcciandosi più sulla gravosità sonora ma senza mai andare a capofitto nell’oscurità; al massimo si sono posizionati all’ombra autunnale di un albero; tutto il classico panorama a noi caro si fonde, ancora una volta, con il post-rock dei tardi Talk Talk e dei Sigur Ròs.
Per chi, come me, ha adorato fin all’inverosimile gli Anathema, questo è stato un meraviglioso disco di bentornati. Anche ora che sto scrivendo questa intervista, al risentire queste sonorità, il timbro vocale di Vincent e di Lee mi riportano con la testa al 2001-2002 e quegli anni dove per la prima volta le sonorità che prediligevo iniziavano ad ammorbidirsi. L’impressione è che, soprattutto con "Weather System", i nostri non abbiano saputo fare niente altro di diverso, rinunciando alla sperimentazione (non per forza richiesta eh), ma anche alla freschezza compositiva e al loro punto di forza più alto, cioè quello che creare ottime melodie e, questa volta noi siamo stati messi da anni nella condizione di richiederle !
#anathema#opeth#porcupine tree#steven wilson#UK#British#rock#pink floyd#David Gilmour#Roger Waters#Portishead#Radiohead#Mazzy Star#alternative rock#neo progressive#Koch
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Poesia di OGILKHAN YUSUFJONOVA.
Foto cortesia di OGILKHAN YUSUFJONOVA. Pagina d’amoreDicevo a me stessa che non mi innamorerò mai. Ero perso. Il sentimento dell’amore entra inaspettatamente nella tua vita e ti trasforma in una persona completamente diversa.I primi giorni di febbraio. Ci siamo riuniti tutti alla festa. A volte i miei occhi cadevano sui suoi occhi, a volte su quelli degli altri. Quando i miei occhi sono caduti…
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Mons.Nunzio Galantino "ALLA MENSA DELL’AMORE, PER FARSI DONO"
Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno B) (02/06/2024)Liturgia: Es 24, 3-8; Sal 115; Eb 9, 11-15; Mc 14, 12-16.22-26 Le solennità celebrate in queste ultime domeniche (Ascensione, Pentecoste, Ss. Trinità) ci stanno aiutando ad andare al cuore della nostra fede cristiana.Questa festa del Corpo e Sangue del Signore affonda le sue radici e trova il suo significato più profondo nella sera del…
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#Commenti al Vangelo#Corpus Domini#OMELIE#Santissimo Corpo e Sangue di Cristo#Vangelo#Vangelo di Domenica prossima
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Primo Maggio
Il Primo Maggio, Festa dei Lavoratori, a Sassari c’era il coprifuoco. Salivano e scendevano dai quartieri poveri, quelli, tanti, tantissimi, ma dove si nascondevano, una marea di bandiere rosse e pugni alzati che occupava il centro cittadino e si concentrava nella piazza aulica per gli interventi dei compagni e il comizio finale del segretario provinciale. I bar abbassavano le saracinesche, le donne perbene stavano rintanate in casa sbirciando dalle fessure delle persiane, qualche donnetta sorpresa in strada si faceva il segno della croce e si riparava nei portoni, o in chiesa, se ce n’era una vicina, perché i parroci non chiudevano di certo, anzi era il momento di enfatizzare il funesto esercizio dell’odio e della rivalsa sociale che avrebbe aperto le porte al caos, rispetto alla forza morale dell’amore e della rassegnazione, che avrebbe aperto agli ultimi le porte del Paradiso. «Vedessi che facce» raccontava il padre, che di Primo Maggio da spettatore non se ne perdeva uno, «che facce da cannau. E dopo mica se ne tornano a casa loro, no, per dispetto se ne stanno a capannelli a vociare, a dire, ogni due parole... a... dire... zucca al rovescio» (chiamarlo cazzu alla dialettale, Dio mio, mai), «a bere e cantare canzoni fino a notte, torvi da far paura pure a noi uomini». «Perché, c’erano donne in giro?» chiedeva sua madre. «Qualche sconsiderata c’è sempre, quelle che vogliono fare le originali. Capre senza padrone, un invito a nozze per i malintenzionati. Oltre a certe del popolino.» «E come le guardavano?» «Come vuoi che le guardassero, da senza Dio. Chissà cosa farebbero, se li lasciassero fare.» Per Fiorenza piccola l’uomo rosso era più pericoloso dell’uomo nero, che almeno arrivava di notte e solo per i bambini cattivi. Chissà cosa avrebbe fatto a lei, se gli fosse caduta tra le mani. Poi, nel momento di passaggio dall’infanzia all’adolescenza, quando tutto era ancora oscuro ma oscuramente si faceva strada, quel pericolo non le dava più solo paura, ma brividini di curiosità e uno strano pizzicchio lì sotto, che mai può fare un uomo a una donna, tanto più se senza Dio? Cosa che comunque le capitava anche in altre situazioni e con persone meno pericolose. Foto generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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\Che senso avrebbe il seme nella terra che non diventi spiga, o l’acqua che, pur bagnando i campi, non li renda fertili?\Rimanete in me\ci chiede oggi Gesù, Lui che conosce il segreto della vita e dell’amore\una vendemmia abbondante per far festa, canti di gioia per il ricco raccolto, braccia che sollevano ceste di frutti, in una gratitudine che profuma solo di vita\Dice Paolo agli Ateniesi\In lui noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo\(At.17,28)\è aria nei nostri polmoni, sangue nelle nostre vene, gemma sempre pronta a fiorire\don Luigi Verdi\
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Mi chiamo Emiliano ho 42 anni.
Nella vita faccio il papà di due figlie Marta e Carlotta di 10 e 8 anni.
La mia è una famiglia tradizionale, anche se insomma, la parola tradizionale ormai viene buona giusto per i broccoletti delle nonne.
Contrariamente alla tradizione, ho dovuto imaprare a fare tutte quelle cose che i nostri papà raramente facevano.
Cambiare pannolini prima, studiare gli Etruschi e parlare con le maestre poi.
E poi ho imparato anche a distinguere una Lol da una Winx.
A fare le treccine invece non ci sono mai riuscito.
Ma ho un’attenuante.
Sono Calvo.
Mi chiamo Giorgio e di anni ne ho 45.
La mia famiglia tradizionale, è andata a finire male.
Oh!
C’abbiamo provato,eh!
Ma alla fine separarci è stata la cosa migliore per tutti.
Il rapporto con la mia ex quanto meno è civile e coi figli piano piano le cose si stanno sistemando.
Ho un maschio e una femmina. Filippo di 12 anni e Gaia che di anni ne ha 8.
La separazione per loro è stata una bella botta.
Ma io quando stanno con me ce la metto tutta ad essere presente.
Cioè ce la metto tutta anche quando non stanno con me.
Il maschio ormai mi batte alla play.
E questo è un bel problema.
Ma almeno ho la femmina.
Che dice che comunque il più figo tra i due, rimango sempre io.
Mi chiamo Mario. 52 anni.
Figli?
Una di 19 anni.
Carla.
Cioè in verità è figlia della mia compagna.
Il padre di Carla è sparito che era piccola.
Carla sta con me da quando aveva 3 anni.
Mi chiama papà.
All’inizio era strano, eh?
Un po’ mi imbarazzava sta cosa.
Però ti assicuro che c’ho sempre messo tutto l’impegno che potevo.
E adesso un po’ sento di meritarmelo di essere chiamato papà.
Mi chiamo Alberto, ho 39 anni e sto con Gianni che di anni ne ha 37.
E si.
Abbiamo una figlia.
Raffaella di 5 anni.
La nostra è una storia complicata che a starla a raccontare non basta un libro.
Cavilli burocratici, impazzimenti di ogni tipo che a starli a spiegare è un macello.
Si.
Abbiamo mille dubbi però si capisce che la curiosità e anche un po’ di benevolenza sta sostituendo la cattiveria e il pregiudizio negli occhi della gente.
La strada da fare è tanta ma si percepisce che qualcosa sta cambiando.
Mi chiamo Gleb e di anni ne ho 28.
Qui a Kiev è un casino.
Abbiamo paura e per quanto proviamo a sforzarci questa situazione proprio non riusciamo a capirla.
Però nei momenti più duri penso ai miei due bambini.
Sono al sicuro, lontano da questo schifo.
Voglio credere che un giorno potremo rivederci.
E ricominciare a vivere.
Mi chiamo Valerio e di anni ne ho 52.
Figli non ne sono arrivati.
Ci abbiamo provato in tutti i modi ma è andata cosí.
Però ho una nipotina.
La figlia di mia sorella.
Appena posso sto con lei.
Siamo legatissimi.
Oggi per la festa del papà ha fatto un piccolo regalo anche a me.
Oh… mi è venuto da piangere.
E quando lei m’ha abbracciato con le sue manine, mi sono commosso ancora di più.
Mi chiamo Nadia.
45 anni due figli maschi Michele e Lorenzo.
Li ho cresciuti da sola che lui, il loro padre, vabbè…
E quindi mi sono ritrovata a fare anche da papà.
Vale?
Mi chiamo Gino e sulla Terra non ci sono più. Non fate quelle facce. È andata bene.
Morto a 80 anni.
Di qua non si sta poi cosí male, eh.
Ogni tanto però butto un occhio dall’altra parte.
C’ho lasciato due figli e guardarli penare mi mette di buon umore.
Oh! Non sono mica sadico,eh?
Io di qua già so come va a finire e quindi mi viene da ridere a vederli cosí preoccupati.
Perchè so che se la caveranno.
Oggi è la festa del papà.
PAPÀ ormai è una parola declinabile in mille diverse sfaccettature.
Però in questi anni da padre, forse una cosa l’ho capita.
Tutte le possibili combinazioni per dare come risultato la parola “Papà” devono raggrupparsi sotto il minimo comune denominatore dell’esempio, dell’impegno e dell’amore.
E allora a prescindere da marca e modello auguri a tutti papà.
Emiliano Miliucci
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