#fatturazione elettronica tra partite iva
Explore tagged Tumblr posts
studiocaggegimazzeo-blog · 7 years ago
Link
a cura del Dott. Emanuele Caggegi Sintesi delle principali novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2018 Tra nuove disposizioni fiscali e altre riconferme, la Legge di Bilancio 2018 viaggia ormai verso l’approvazione definitiva da parte del Senato. Ecco di seguito una sintesi degli interventi più[...]
0 notes
telodogratis · 2 years ago
Text
Fattura Elettronica: la digitalizzazione non spaventa i professionisti
Fattura Elettronica: la digitalizzazione non spaventa i professionisti
Indagine Aruba-Nielsen: la normativa contribuisce ad ottimizzare la gestione delle fattureEconomia, Fatturazione elettronica, Partite IVA, Regime forfettario Ha preso il via il 1° luglio l’obbligo della Fatturazione Elettronica tra i forfettari. In linea con quanto stabilito dal Decreto PNRR 2, dal 1° luglio è scattato l’obbligo per i contribuenti che applicano il regime forfettario e che hanno…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
purpleavenuecupcake · 5 years ago
Text
Evasione fiscale in calo: “grazie” al lockdown 27,5 miliardi in meno
Dopo 3 mesi di lockdown che ha interessato la gran parte delle piccole e piccolissime attività economiche presenti nel Paese, a esultare sarebbe il fisco che avrebbe visto “diminuire” di 27,5 miliardi di euro l’evasione fiscale presente nel Paese. La provocazione, perché di questo stiamo parlando, è sollevata dall’Ufficio studi della CGIA che è giunta a questo risultato economico, partendo da una considerazione molto diffusa tra l’opinione pubblica. Ovvero, che il popolo degli evasori presente in Italia è costituito quasi esclusivamente da lavoratori autonomi. L’evasione da 110 scende a 82,5 miliardi Secondo le stime del Ministero dell’Economia e delle Finanze, in Italia ci sarebbero circa 110 miliardi di evasione fiscale all’anno. Molti osservatori ritengono che questo mancato gettito sia riconducibile in massima parte ad attività caratterizzate da un rapporto commerciale diretto con il cliente finale come nel caso di molti edili, dipintori, idraulici, elettricisti, orafi, parrucchieri, estetisti, baristi, ristoratori, piccoli commercianti, etc. Basandoci su queste considerazioni e sul fatto che questi 3 mesi di chiusura hanno interessato proprio tali attività, possiamo affermare con buona approssimazione che l’evasione fiscale sia diminuita del 25 per cento: ovvero di 27,5 miliardi di euro, facendo scendere a 82,5 miliardi l’ammontare complessivo del mancato gettito. Un risultato che, ovviamente, non ha alcun rigore scientifico, ma serve a lanciare una provocazione e, allo stesso tempo, contestare una tesi che, purtroppo, sta ingiustamente etichettando la categoria del lavoro autonomo. Dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo: “Additati da sempre come gli affamatori del popolo, non è da escludere che nei prossimi mesi, quando questa depressione economica sfocerà in una probabile crisi sociale, gli autonomi saranno chiamati a pagare il conto. In attesa che arrivino i soldi del Recovery fund, quasi sicuramente inizierà una campagna contro gli evasori fiscali, con l’obbiettivo di colpire, in modo particolare, gli artigiani, i commercianti e le partite Iva. Le prime avvisaglie ci sono già, visto che autorevoli opinion leader hanno cominciato a invocare la democrazia della ricevuta. Sia chiaro, l’evasione/elusione va contrastata ovunque essa si annidi, sia tra chi non emette lo scontrino sia fra coloro che, grazie ad operazioni societarie eticamente molto discutibili, hanno spostato la sede nei paesi a fiscalità di vantaggio. Tuttavia, non dobbiamo generalizzare e tanto meno colpire nel mucchio, anche perché gli strumenti per combattere chi non versa le imposte ci sono e da molto tempo”. Il segretario della CGIA Renato Mason dichiara: “Grandi o piccoli che siano, gli evasori vanno perseguiti ovunque si nascondano. Tuttavia, se il nostro fisco fosse meno esigente, lo sforzo richiesto sarebbe più contenuto e probabilmente ne trarrebbe beneficio anche l’Erario. Con una pressione fiscale più contenuta, molti di quelli che oggi sono evasori marginali diventerebbero dei contribuenti onesti. Ricordo che la nostra giustizia civile è lentissima, la burocrazia ha raggiunto livelli ormai inaccettabili e la Pubblica amministrazione rimane la peggiore pagatrice d’Europa. Nonostante queste inefficienze, la richiesta del nostro fisco si colloca su livelli elevatissimi e, per tali ragioni, appare del tutto ingiustificata”. In Italia la pressione fiscale sulle imprese è al 59,1 per cento. In UE solo i francesi sono più tartassati di noi Sebbene sia una comparazione che va analizzata con molta prudenza, secondo gli ultimi dati della Banca Mondiale (Doing Business), solo la Francia (60,7) presenta un carico fiscale sulle imprese (in percentuale sui profitti commerciali) superiore al dato Italia (59,1). Se la media dell’Area Euro è pari al 42,8 per cento (16,3 punti in meno che da noi), la Germania registra il 48,8 per cento e la Spagna il 47 per cento. Per ciascun paese esaminato, questa elaborazione fa riferimento ad una media impresa (società a responsabilità limitata) con circa 60 addetti e alle imposte pagate nell’anno 2018, al secondo anno di vita dell’impresa (ovvero nata nel 2017). L’incidenza del totale delle imposte sui profitti commerciali registrata dall’Italia nel 2018 (59,1 per cento) è abbastanza in linea con il dato del 2015 (62 per cento). Nei due anni intermedi (biennio 2016 e 2017) si è registrata un’incidenza sensibilmente inferiore (rispettivamente del 48 e del 53,1), riconducibile all’effetto dell’introduzione di alcune misure temporanee che hanno alleggerito il costo del lavoro, in particolar modo dei neoassunti con un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Tumblr media
Il fisco possiede tutti gli strumenti per debellare l’evasione L’Ufficio studi della CGIA ricorda che i circa 110 miliardi di evasione fiscale e contributiva denunciati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze sono pressoché stabili da almeno 10 anni, mentre nello stesso periodo l’Amministrazione finanziaria ha visto aumentare notevolmente il numero di strumenti a disposizione per contrastare l’evasione delle imposte. In estrema sintesi, le principali misure a disposizione degli 007 del fisco sono: abolizione del segreto bancario; anagrafe dei rapporti finanziari costituita tramite il periodico invio all’Anagrafe tributaria dei saldi dei rapporti finanziari dei contribuenti; Serpico super cervellone del fisco, che utilizza le varie informazioni raccolte sui contribuenti, l’Agenzia delle Entrate utilizzerà anche tecnologie avanzate per elaborarle, sfruttando le interconnessioni tra i dati contenuti nell’Anagrafe dei rapporti finanziari e le altre banche dati di cui dispone; obbligo di comunicare mensilmente all’UIF (Unità di Informazione Finanziaria) le movimentazioni di denaro contante di importo pari o superiore a 10.000 euro; Indici Sintetici di affidabilità fiscale; redditometro (accertamento sintetico sulla base del confronto tra reddito dichiarato e spese sostenute); metodologie di controllo delle PMI e dei lavoratori autonomi; 117 (numero di pubblica utilità della Guardia di Finanza); trasmissione telematica dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate; fattura elettronica; split payment nel caso di fatturazione verso le Pubbliche Amministrazioni, sono queste che trattengono l’IVA e la versano direttamente all’erario; reverse charge meccanismo in base al quale è l’acquirente o il committente a versare l’IVA; limite all’utilizzo del contante pari a 2.999€, dal 1 luglio 2020 verrà ridotto a 1.999€ e dal 1 gennaio 2022 scenderà a 1.000€; obbligo di pagamento con strumenti tracciabili degli oneri detraibili ai fini IRPEF (ad eccezione delle spese sanitarie) per poterle detrarre nella dichiarazione dei redditi; controllo automatizzato delle dichiarazioni fiscali e del corretto assolvimento dell’imposta di bollo; in caso di lavori superiori a 200.000 euro, i committenti hanno l’obbligo di verificare il corretto versamento delle ritenute dei dipendenti delle imprese appaltatrici; ritenuta d’acconto operata sui bonifici per il pagamento delle spese relative a interventi sul patrimonio edilizio e risparmio energetico; per essere effettuata la compensazione dei debiti tributari con crediti di importo superiore a 5.000€ è necessaria la certificazione dei crediti da parte di un professionista; esterometro: invio telematico (trimestrale) all’Agenzia delle Entrate dei dati relativi alle operazioni economiche con soggetti non residenti; comunicazione trimestrale all’Agenzia delle Entrate dei dati relativi alla liquidazione periodica IVA. Tra lettere di compliance, accertamenti e controlli sono interessate quasi 2 milioni di imprese Oltre che attraverso gli strumenti appena elencati, il fisco può contrastare l’evasione anche mediante le attività di controllo, di verifica e di accertamento che le Agenzie fiscali e la Guardia di Finanza svolgono quotidianamente. Nel 2018 (ultimo dato disponibile) l’Amministrazione finanziaria ha inviato: oltre 1.900.000 lettere per l’attivazione della compliance (richieste di chiarimenti su irregolarità riscontrate o potenziali). Inoltre, sono stati effettuati: quasi 152.500 accertamenti ordinari nei confronti delle imprese; quasi 252.000 accertamenti parziali automatizzati; quasi 521.000 controlli strumentali effettuati dalla Guardia di Finanza. Read the full article
0 notes
yeschanneltech · 5 years ago
Text
I vantaggi del cloud, il roadshow TeamSystem
New Post has been published on https://www.channeltech.it/2019/09/16/i-vantaggi-del-cloud-il-roadshow-teamsystem/
I vantaggi del cloud, il roadshow TeamSystem
Tumblr media
TeamSystem in Cloud include un portfolio di soluzioni e prodotti; l’azienda avvia il tour “Tutto il mondo in Cloud” per spiegare i vantaggi della nuvola.
Con la nuova linea di business, la società ha scelto di organizzare il proprio know-how e rafforzare l’offerta in ambito cloud. Questo sviluppando pacchetti e idee che soddisfano specifiche necessità aziendali. Tra queste, per esempio, la firma elettronica o gli adempimenti sulla privacy, ma anche esigenze specifiche e legate alle diverse industry, come i ristoratori o gli esercenti commerciali.   
TeamSystem è in grado di dotare i propri clienti dello strumento giusto per digitalizzare i processi ed essere sempre conforme con qualsiasi tipo di normativa vigente in materia.    
I vantaggi del cloud
Fanno parte della gamma “in Cloud” le soluzioni: Contabilità in Cloud (programma di contabilità e fatturazione elettronica costruito su misura per le PMI) e Cassa in Cloud (gestionale che trasforma il tablet in un sistema di cassa completo per l’invio telematico dei corrispettivi). La proposta include anche Fatture in Cloud (software di fatturazione online per imprese e professionisti) e Dipendenti in Cloud (soluzione per digitalizzare la gestione delle Risorse Umane). L’azienda propone inoltre Privacy in Cloud (software che guida nella produzione di documenti necessari per adempiere al nuovo regolamento sulla protezione dei dati personali) e CRM in Cloud (programma per l’organizzazione e digitalizzazione delle attività commerciali). Non ultimi Note Spese in Cloud (soluzione che permette di avere sempre sotto controllo le note spese dei propri collaboratori), Netlex in Cloud (software online per la gestione semplice ed efficace degli studi legali) e Computi in Cloud (soluzione per il computo metrico, la condivisione del preventivo e la contabilità lavori).
Semplicità e immediatezza di gestione, mobilità delle persone, velocità delle operazioni, sicurezza dei dati e risparmio di costi. Queste sono le necessità delle microimprese, dei professionisti e delle partite iva a cui solo il Cloud potrà dar risposta.  Proprio per questo motivo il tour “Tutto il mondo in Cloud”, vede TeamSystem organizzare in quattro città italiane degli incontri di approfondimento sui temi chiave legati al Cloud.
I vantaggi del cloud
Enrico Causero, Cloud and New Business Director di TeamSystem Le PMI e i professionisti italiani, ormai, considerano l’ecosistema Cloud un elemento imprescindibile all’interno della propria strategia legata alla gestione dei processi, soprattutto dopo averne toccato con mano i benefici a seguito dell’obbligo di fatturazione elettronica. Una recente ricerca commissionata da noi a Nielsen ha mostrato come il 70% delle PMI e ben il 76% degli studi professionali guardano al Cloud come uno strumento fondamentale per incrementare la propria competitività e apprezzano la maggior accessibilità ai dati in tempo reale e da qualunque dispositivo che la ‘nuvola’ porta in dote. I vantaggi del Cloud sono molteplici e vanno da una maggiore accessibilità – che permette di incrementare la flessibilità nella gestione della propria attività – alla sicurezza e protezione dei dati, garantiti dal provider certificato. Con la nostra gamma di prodotti, vogliamo continuare a supportare tutte quelle aziende e studi professionali lungo il loro percorso digitale e posizionarci sempre più come abilitatori della competitività del business.
0 notes
hellogiuseppemerolafan · 6 years ago
Text
Indirizzo telematico: attivatoil servizio di registrazione massiva
Indirizzo telematico: attivatoil servizio di registrazione massiva
Attualità
Indirizzo telematico: attivatoil servizio di registrazione massiva La nuova funzionalità realizzata dall’Agenzia permette agli intermediari di inserire con un’unica operazione i recapiti da abbinare alle singole partite Iva dei clienti deleganti
Nel processo di fatturazione elettronica, il cui obbligo generalizzato per tutte le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate tra…
View On WordPress
0 notes
purpleavenuecupcake · 5 years ago
Text
Lunedì sarà una giornata campale per le imprese e il popolo delle partite Iva. Tra il versamento dell’Iva e delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori, l’Ufficio studi della CGIA stima che saranno chiamate a pagare al fisco 26,9 miliardi di euro.
Tumblr media
Oltre a questo importo, tutte le imprese dovranno versare i contributi previdenziali dei propri dipendenti ed eventuali collaboratori: gli artigiani, i commercianti e i lavoratori autonomi, inoltre, verseranno all’Inps anche i propri. “Verosimilmente – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo - lo Stato incasserà in un solo giorno un importo pari alla dimensione economica della prossima manovra di bilancio. Una cifra da far tremare i polsi, anche se è bene ricordare che si tratta di una partita di giro. Le imprese, in qualità di sostituto di imposta, entro lunedì dovranno versare l’Iva incassata nelle settimane precedenti dalla propria clientela e l’Irpef di competenza delle proprie maestranze. Tuttavia, non mancheranno casi in cui sarà difficile onorare questa scadenza; purtroppo, la mancanza di liquidità sta tornando ad essere un problema assillante, soprattutto per tantissime piccole e micro imprese”. Con una pressione fiscale complessiva sulle imprese italiane che, secondo gli ultimi dati della Banca Mondiale (Doing Business), ammonta al 59,1 per cento dei profitti commerciali, contro una media presente nell’Area dell’Euro del 42,8 per cento (16,3 punti in meno che da noi), il segretario della CGIA Renato Mason afferma: “Sebbene la congiuntura economica non volga al bello, lo sforzo fiscale richiesto alle nostre imprese non ha eguali nel resto d’Europa. Nonostante la giustizia civile sia lentissima, il credito sia concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto livelli ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione rimanga la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri dei ritardi spaventosi, la fedeltà fiscale delle nostre imprese rimane comunque molto elevata.” Visto il dramma che sta vivendo in questi giorni il centro storico di Venezia e tutto il litorale della provincia lagunare, Paolo Zabeo sottolinea: “Abbiamo apprezzato che nel giro di un paio di giorni l’esecutivo abbia approvato una misura che destina alle famiglie e agli imprenditori veneziani 20 milioni di euro per iniziare a fronteggiare i danni subiti. Ma questi soldi, molto probabilmente, arriveranno ai destinatari non prima di 2/3 mesi. Se, invece, il Governo avesse sospeso il versamento delle tasse e dei contributi che dovranno essere pagati lunedì, così come ha deciso il Comune di Venezia per la Tari, gli artigiani, gli esercenti e i piccoli commercianti avrebbero potuto respirare un po’ e affrontare con maggiore liquidità a disposizione i primi costi che sono chiamati a sostenere in queste ore per rimettere in piedi le proprie attività”. Oltre a pagare troppo, nell’ultimo anno il rapporto tra fisco e imprese è stato completamente rivoluzionato. Dopo l’introduzione della fatturazione elettronica che ha debuttato ad inizio anno, dallo scorso 1° luglio è scattata una nuova scadenza per le partite Iva con volume d’affari superiore ai 400.000 euro. Ovvero, l’obbligo di memorizzazione e di invio telematico dei corrispettivi. Operazione che dal 2020 sarà estesa a tutte le attività economiche. Questo scenario evidenzia come il rapporto fiscale tra le aziende e l’Agenzia delle Entrate stia cambiando rapidamente, ancorché non vi siano sostanziali benefici in termine di riduzione delle tasse con altrettanta rapidità. Da quest’anno, inoltre, c’è un’altra grossa novità: i tanto criticati studi di settore sono stati sostituiti dagli ISA (Indicatori Sintetici di Affidabilità fiscale). Un nuovo strumento che in fase di applicazione ha messo in gravi difficoltà gli stessi addetti ai lavori, come le associazioni di categoria e i commercialisti; figuriamoci gli imprenditori. Insomma, ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale che rischia di tradursi, però, solo in un aumento dei costi legati alla burocrazia fiscale. Se qualcuno non rispetta la scadenza di pagamento prevista per lunedì 18 novembre, cosa gli succede ? L’ordinamento tributario, ricorda l’Ufficio studi della CGIA, impone al contribuente una sanzione dell’1 per cento dell’importo da versare al fisco per ogni giorno di ritardo entro il 15° dalla scadenza. La percentuale sale al 15 per cento se il pagamento viene effettuato entro il 90° giorno dalla scadenza. Per omesso pagamento o per versamento effettuato dopo 90 giorni dal termine previsto per legge, la sanzione sale al 30 per cento dell’importo da versare all’erario. Indipendentemente dal ritardo, sono altresì dovuti gli interessi legali pari allo 0,8 per cento dell’importo da pagare. Va ricordato che le sanzioni possono essere fortemente ridimensionate usufruendo dell’istituto del “ravvedimento operoso”, a condizione che si versi sia l’importo omesso che la sanzione (opportunamente ridotta) e gli interessi. Le riduzioni, ovviamente, diminuiscono con il passare del tempo di pagamento.
Tumblr media
“È utile segnalare che il gettito riportato nell’elaborazione che presentiamo quest’oggi – afferma il ricercatore dell’Ufficio studi Andrea Vavolo - è stato stimato sulla base dell’andamento registrato negli ultimi anni. Altresì, si è tenuto conto delle principali modifiche legislative intervenute nel frattempo. Infine, va precisato che, da calendario, la scadenza per tutti i versamenti indicati in questo report era prevista per oggi, 16 novembre. Essendo un giorno pre-festivo, per legge il pagamento slitta a lunedì 18”.
Tumblr media
Il peggio, comunque, deve ancora arrivare. La scadenza del prossimo 30 novembre, che essendo di sabato slitterà a lunedì 2 dicembre, “chiederà” alle imprese altri 28 miliardi di euro circa. Le piccole aziende e gli autonomi, infatti, dovranno “passare alla cassa” per onorare la seconda o unica rata degli acconti Irpef, Irap e Inps. Le società di capitali, invece, pagheranno la seconda o unica rata dell’acconto Ires e Irap. In buona sostanza, si avvicina un fine anno denso di scadenze fiscali da far tremare i polsi. Read the full article
0 notes
purpleavenuecupcake · 6 years ago
Text
La pressione fiscale sui contribuenti onesti è al 48 %
L’Ufficio studi della CGIA denuncia come i contribuenti italiani che versano fino all’ultimo centesimo tutte le tasse, le imposte e i contributi previdenziali chiesti dall’Amministrazione pubblica, subiscano una pressione fiscale reale del 48 per cento: si tratta di quasi 6 punti in più rispetto al dato ufficiale, che nel 2018 si è attestato al 42,1 per cento. •             Meno tasse, ma sono aumentate le tariffe “Sebbene negli ultimi anni il peso complessivo delle tasse risulti leggermente in calo – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – molti non se ne sono accorti, poiché allo stesso tempo sono cresciute le tariffe della luce, dell’acqua, del gas, i pedaggi autostradali, i servizi postali, i trasporti urbani, etc. Dal punto di vista contabile, queste voci non rientrano nella pressione fiscale. Tuttavia, hanno avuto e continuano ad avere degli effetti molto negativi sui bilanci di famiglie e imprese, in particolar modo per quelle fedeli al fisco”. •             Il peso del “nero” sulla nostra economia Come di consueto, l’Ufficio studi della CGIA ricorda che il nostro Pil, come del resto quello di molti altri Paesi dell’Ue, include anche gli effetti dell’economia non osservata. Questa “ricchezza”, riconducibile alle attività irregolari e illegali che, per sua natura, ha dimensioni importanti, non dà alcun contributo all’incremento delle entrate fiscali. Rammentando che la pressione fiscale si calcola attraverso il rapporto tra le entrate fiscali e il Pil, se dalla ricchezza prodotta scorporiamo la componente riconducibile all’economia “in nero”, il peso del fisco in capo ai contribuenti onesti sale inevitabilmente, consegnandoci un carico fiscale reale molto superiore a quello ufficiale. •             Per abbassare le tasse nel 2020 dobbiamo recuperare almeno 33 miliardi “Se da un lato abbiamo recuperato 7,6 miliardi di euro che ci hanno evitato la procedura di infrazione da parte dell’Ue – dichiara il Segretario Renato Mason – dall’altro lato dobbiamo trovare entro dicembre 23 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva e altri 10-15 miliardi per estendere a tutta la platea dei contribuenti la flat tax. Insomma, al fine di evitare un forte aumento dei prezzi di beni e servizi e per beneficiare di una decisa riduzione del carico fiscale, dovremmo recuperare in pochi mesi almeno 33 miliardi. Una impresa che, ad oggi, appare proibitiva”. •             Molto probabilmente nel 2019 la pressione fiscale è destinata a salire E se negli ultimi anni la pressione fiscale ha conosciuto una leggera diminuzione, non è da escludere che nel 2019 torni a salire. Non tanto perché il prelievo complessivo è destinato ad aumentare, cosa che in linea di massima non si dovrebbe verificare, bensì perché la crescita del Pil sarà molto contenuta e nettamente inferiore alla variazione registrata l’anno scorso. Ricordiamo che, dopo il picco massimo toccato nel biennio 2012-2013, negli anni successivi la pressione fiscale ha fatto segnare una diminuzione che nel 2017 e nel 2018 si è attestata al 42,1 per cento. •             Torniamo ai numeri: ecco perché la pressione fiscale reale è al 48 per cento Secondo l’Istat, nel 2016 (ultimo dato disponibile) l’economia non osservata ammontava a 209,8 miliardi di euro (pari al 12,4 per cento del Pil): di questi, 191,8 miliardi erano attribuibili al sommerso economico e altri 17,9 alle attività illegali. In questa analisi, l’Ufficio studi della CGIA ha ipotizzato prudenzialmente che l’incidenza dell’economia sommersa e delle attività illegali sul Pil nel biennio 2017-2018 non abbia subito alcuna variazione rispetto al dato 2016. La pressione fiscale ufficiale è data dal rapporto tra le entrate fiscali ed il Pil prodotto in un anno (nel 2018 si è attestata al 42,1 per cento). Se, però, dalla ricchezza del Paese (Pil) sottraiamo la quota riconducibile al sommerso economico e alle attività illegali che, non producono alcun gettito per le casse dello Stato, il prodotto interno lordo diminuisce (quindi si “contrae” il valore del denominatore) facendo aumentare il risultato che emerge dal rapporto tra il gettito fiscale e il Pil (48 per cento). La CGIA tiene comunque a precisare che la pressione fiscale ufficiale calcolata dall’Istat (nel 2018 al 42,1 per cento) rispetta fedelmente le disposizioni metodologiche previste dall’Eurostat. •             Il rapporto tra fisco e imprese è in costante evoluzione Dopo l’introduzione della fatturazione elettronica che ha debuttato lo scorso 1° gennaio, dal 1° luglio è scattata una nuova scadenza per le partite iva con volume d’affari superiore ai 400.000 euro e più precisamente l’obbligo di memorizzazione e di invio telematico dei corrispettivi. Questo scenario evidenzia come il rapporto fiscale tra le aziende e l’Agenzia delle Entrate stia cambiando rapidamente senza però portare sostanziali benefici in termine di riduzione delle tasse con altrettanta rapidità. Da qualche settimana, infine, piccoli imprenditori, artigiani e commercianti sono alle prese anche con la dichiarazione dei redditi, che da quest’anno presenta una grossa novità: i tanto criticati studi di settore sono stati sostituiti dagli ISA. Un nuovo strumento che sta mettendo in difficoltà gli stessi addetti ai lavori, come le associazioni di categoria e i commercialisti, e i piccoli imprenditori, che devono dedicare il loro tempo anche alla compilazione dei dati richiesti da tali “indicatori”, sottraendolo al loro lavoro. Una rivoluzione che rischia di tradursi in un aumento dei costi legati alla burocrazia fiscale. #gallery-3 { margin: auto; } #gallery-3 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-3 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-3 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Tumblr media Tumblr media
Read the full article
0 notes
purpleavenuecupcake · 6 years ago
Text
Pressione fiscale in aumento. Nel 2019 rischiamo che l’asticella sfiori il 43%
La revisione al ribasso della crescita ha messo drammaticamente in luce non solo il rallentamento in atto della nostra economia e la difficoltà di mantenere in ordine i nostri conti pubblici, ma anche un probabilissimo aumento della pressione fiscale che, secondo l’Ufficio studi della CGIA, nel 2019 rischia di sfiorare il 43 per cento. “Nel dicembre scorso il Ministero dell’Economia aveva previsto una crescita dell’1 per cento del Pil che avrebbe contribuito a far salire di poco la pressione fiscale del 2019, esattamente al 42,3 per cento. Ora, con un Pil che quasi sicuramente supererà di poco lo zero, il peso fiscale è destinato ad aumentare in misura più consistente rispetto alle previsioni. In questo momento, tuttavia, è ancora prematuro stabilirne la portata: per avere maggiore contezza dovremo aspettare i dati della trimestrale di cassa. L’asticella, comunque, è destinata a salire ed è molto probabile che si attesterà appena sotto la soglia del 43 per cento”. Nessuna nuova tassa Sia chiaro: ciò non vuol dire che le famiglie e le imprese pagheranno più tasse. La pressione fiscale, infatti, è data dal rapporto tra le entrate fiscali e quelle contributive sul Pil. Se si abbassa sensibilmente il denominatore è quasi certo che il risultato del rapporto è destinato ad aumentare in maniera significativa. “Con una pressione fiscale che negli ultimi decenni è salita costantemente senza che ciò abbia comportato un incremento dei servizi offerti a famiglie e aziende – segnala il segretario della CGIA Renato Mason – si sono sacrificati i consumi e gli investimenti. Inoltre, è diventato sempre più difficile fare impresa, creare lavoro e redistribuire ricchezza. Alle piccole e piccolissime imprese, in particolar modo, il calo dei consumi delle famiglie ha creato non pochi problemi finanziari, costringendo molte partite Iva  a chiudere definitivamente l’attività”. Attenzione al possibile rincaro delle commissioni bancarie Gli unici soggetti economici che subiranno un deciso aumento del carico fiscale saranno le banche, le assicurazioni e le grandi imprese. Se per i primi due soggetti l’aggravio di imposta nel 2019 sarà pari a 1,8 miliardi di euro, per i secondi il maggior gettito  peserà per 2,5 miliardi di euro. “Non è da escludere – conclude Zabeo - che gli istituti di credito riversino sulla clientela i maggiori costi causati dall’inasprimento fiscale. Come? Ritoccando all’insù le commissioni bancarie che, ricordo, incidono ormai per il 40 per cento circa dei ricavi netti delle banche. In buona sostanza, bisognerà fare molta attenzione affinché i costi dei conti correnti, i servizi bancomat/carte di credito, le operazioni di incasso/pagamento, la collocazione dei titoli e le gestioni patrimoniali non subiscano aumenti ingiustificati”. Con meno gettito rischiamo una manovra correttiva Ad aggravare la situazione va segnalato anche il probabile mancato gettito di alcune voci introdotte nell’ultima legge di Bilancio che ci allontanerebbe dagli obbiettivi di deficit e del debito presi con Bruxelles. Uno scostamento che potrebbe indurre l’Unione europea a imporci una manovra correttiva entro la fine dell’estate. Ricordiamo, infatti, che a seguito della sentenza della Corte Costituzionale, rischiano di mancare all’appello 4 miliardi di gettito dalla rottamazione delle cartelle esattoriali. Dalla privatizzazione di beni dello Stato le casse pubbliche dovrebbero incassare 18 miliardi di euro. Un obbiettivo che a oggi sembra sovrastimato. Senza contare che con l’introduzione della fatturazione elettronica  il fisco punta a incassare un gettito aggiuntivo di 2 miliardi. Un importo che ai più sembra difficilmente raggiungibile. Negli ultimi 40 anni la pressione fiscale è aumentata di 11 punti. Boom di tasse con il governo Monti L’Ufficio studi della CGIA, infine, ha ricostruito la serie storica della pressione fiscale in Italia. Negli ultimi 40 anni la pressione fiscale in Italia è salita di quasi 11 punti percentuali. Se nel 1980 era al 31,4 per cento, quest’anno dovrebbe attestarsi almeno al 42,3 per cento. In questo arco temporale, la punta massima è stata raggiunta nel 2012-2013, quando in entrambi gli anni il prelievo ha raggiunto la soglia del 43,6 per cento (vedi Graf. 1 e Tab. 1). Livello raggiunto a seguito dell’inasprimento della tassazione imposto dal governo Monti che ha reintrodotto la tassa sulla prima casa, ha aumentato i contributi Inps sui lavoratori autonomi, ha inasprito il prelievo fiscale sugli immobili strumentali, ha ritoccato all’insù il bollo auto, etc.. #gallery-3 { margin: auto; } #gallery-3 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-3 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-3 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Tumblr media Tumblr media
  Read the full article
0 notes
purpleavenuecupcake · 4 years ago
Text
DL sostegni: Ristori “bruciati” per pagare le tasse di giugno
Tumblr media
Se con i due decreti Sostegni approvati nei mesi scorsi il Governo Draghi sarà chiamato a erogare a imprese e partite Iva 21,4 miliardi di euro circa di contributi a fondo perduto, per contro, le attività economiche verseranno all’erario quasi 19 miliardi di euro entro la fine di questo mese per onorare le scadenze previste dal calendario fiscale. A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA. Insomma, comparando questi grandi numeri, possiamo affermare, con grande amarezza, che se molti titolari d’azienda riceveranno pochi aiuti e in grave ritardo, dovranno restituirli subito al mittente, cioè allo Stato, per pagare acconti e saldi di Ires, Imu, Irpef/addizionali Irpef, Irap e diritto camerale. È evidente che stiamo mettendo a confronto solo i saldi. Tuttavia, se con una mano ti danno i ristori e con l’altra se li prendono quasi tutti indietro attraverso le tasse, per lo Stato non cambia nulla, ma per tantissime piccole attività, spossate dalla crisi, le difficoltà sono destinate ad aumentare, alimentando il sospetto tra gli imprenditori di essere vittime di una grande beffa. Ovviamente, tra le imprese e le partite Iva che saranno chiamate a onorare le scadenze fiscali ci sono quelle che hanno ricevuto o riceveranno i ristori perché beneficiari delle misure messe a punto dal Governo, ma anche quelle che grossi problemi dal Covid non ne hanno subiti e quindi non hanno ricevuto né riceveranno alcun contributo a fondo perduto. Diversamente, il gettito fiscale di giugno, così come stimato in questa elaborazione, includerà il “contributo” fiscale di  tutte quelle attività che sebbene abbiano subito perdite di fatturato importanti, ma al di sotto della soglia del 30 per cento, non riscuoteranno alcunché, oppure di realtà produttive o dei servizi che nonostante abbiano registrato un crollo del giro di affari superiore al 30 per cento, non possono godere di alcun contributo a fondo perduto perché hanno un fatturato annuo superiore ai 10 milioni di euro. Da un punto di vista metodologico, segnala l’Ufficio studi della CGIA, la stima del gettito fiscale (pari a 18,9 miliardi di euro) è stata calcolata ipotizzando che il numero delle imprese paganti in questo mese di giugno sia in linea con quello registrato negli anni precedenti. Altresì, alla luce dei dati presentati nei mesi scorsi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze relativi alla fatturazione elettronica 2020 , si è stimata una riduzione dell’11,5 per cento dei ricavi delle società (Snc, Srl, Spa, etc.) e del 4,6 per cento delle persone fisiche (ditte individuali). Nel calcolo del gettito riconducibile alla prima rata dell’Imu 2021, infine, la stima è stata diminuita di 445 milioni di euro che corrispondono alle esenzioni introdotte dal Governo a beneficio di alcune attività duramente colpite dalle misure di confinamento introdotte nei mesi scorsi (alberghi, pensioni, fiere, cinema, discoteche, teatri, etc.). Se, verosimilmente, gli aiuti dei 2 decreti Sostegni verranno “bruciati" per onorare le scadenze fiscali del solo mese di giugno, la CGIA torna a ribadire la necessità di un azzeramento del carico fiscale per l’anno in corso.  Questo taglio generalizzato di tasse e imposte erariali per tutto l’anno in corso costerebbe al fisco tra i 28/30 miliardi di euro. Una stima che è stata calcolata ipotizzando di consentire a tutte le attività economiche con un fatturato 2019 al di sotto del milione di euro di non versare per l’anno in corso l’Irpef, l’Ires e l’Imu sui capannoni. Queste piccole aziende, in attesa della tanto agognata riforma fiscale, dovrebbero comunque versare le tasse locali, in modo tale da non provocare ulteriori problemi di liquidità ai Sindaci e ai Governatori. Con un fisco più leggero (vedi Graf. 1), nella seconda parte dell’anno potrebbero operare con meno ansia, meno  stress e più serenità. Non solo, ma con 28/30 miliardi risparmiati metteremo le basi per far ripartire stabilmente l’economia del Paese. Abbiamo capito che, in buona parte, i soldi per realizzare questa misura  non mancano: se dei 21,4 miliardi di ristori previsti in uscita, allo Stato ne tornano indietro 19 di tasse, quasi 2/3 della spesa relativa all’azzeramento delle imposte per l’anno in corso è praticamente assicurata. Read the full article
0 notes