#fatto di cronaca
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muatyland · 4 months ago
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Recensione "Notte isterica" di Miran Bax
Romanzo ispirato a un fatto di cronaca torinese che nel 2011 ha fortemente scosso l’opinione pubblica nazionale Titolo: La numismatica detectveAutore: Miraan BaxEditore: MorelliniGenere: GialloData pubblicazione: 7 Giugno 2024Voto: 4.5/5 ⭐⭐⭐⭐⭐ Rating: 4.5 out of 5. Acquista su Amazon -> #pubblicità Recensione Parto con il dire che questo romanzo prende spunto da un argomento di attualità,…
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parolerandagie · 2 months ago
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"Va beh, sei sopravvissuto" ti dicono, quando racconti qualcosa di pessimo che ti è accaduto, qualche terribile modo in cui ti ha trattato qualcuno. Ecco, questa è una delle cose che, per stare bene, dobbiamo smettere di fare, ed intendo considerare la nostra sopravvivenza come una attenuante del male che ci è stato fatto, quasi un dato revisionista e qualitativo, migliorativo addirittura, della merda che ci è toccato scrollarci da addosso. Non lo è, non lo è affatto, è solo una nota di cronaca, un dettaglio a margine che nulla, nella sostanza, cambia.
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ideeperscrittori · 3 months ago
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SULLA LEVA OBBLIGATORIA
Un 17enne ha ucciso i genitori e il fratellino di 12 anni. È un fatto orribile che ha prodotto accese discussioni e io ho commesso l'errore di leggere i commenti sui social network.
Tanto per fare un esempio, un tizio ha scritto: "Queste cose succedono perché non c'è più la leva obbligatoria".
Un sacco di gente gli dava ragione.
Pioggia di like e applausi.
Bene.
Anzi, male.
Io sono radicalmente antimilitarista, quindi potete immaginare il mio punto di vista sull'argomento.
Ma vorrei aggiungere che:
1. L'omicida ha 17 anni. Il servizio di leva riguardava persone maggiorenni. Quindi che diavolo c'entra? Ma un minimo di logica?
2. Ci manca solo la leva rivolta ai minorenni.
3. Sono nato nel 1973 e ho vissuto gli anni Ottanta e Novanta. In quel periodo, malgrado la possibilità dell'obiezione di coscienza, c'erano moltitudini che facevano il servizio di leva. E credetemi: le pagine di cronaca non erano una testimonianza di pace, concordia e fratellanza universale.
4. Non fai una bella pubblicità al servizio di leva se ti vanti di averlo fatto e poi scrivi commenti di una superficialità sconcertante. Significa che qualcosa è andato terribilmente storto nella tua vita. Forse proprio durante il servizio di leva. Strano.
5. L'esercito ha prodotto fascisti come Vannacci.
[L'Ideota]
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ilpianistasultetto · 4 months ago
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Angela Carini e Imane Khelif
Sono giorni che la politica è il Paese parla di questo incontro di boxe alle olimpiadi di Parigi, cat. pesi Welter
La dx italica all'unisono: "questo incontro non s'ha da fare. No si puo' far combattere un ex uomo con una donna".
L'incontro s'e' fatto e dopo due diretti al volto incassati dalla Carini, proprio lei ha detto stop. 45 secondi in tutto. Ora le polemiche fioccheranno, tutti a dire che la pugile italiana ha fatto superbene ad abbandonare e che gli organizzatori dovrebbero vergognognarsi per aver autorizzato la presenza di transgender nella competizione.
Mi spiace che un Paese come il nostro, una volta "il bel paese", pieno di estro, cultura e intelligenza, sia diventato una steppa arida dove qualche lupo ulula e tante persone approvano quell'ululato senza aver capito di cosa si tratti.
Conta poco che questa atleta algerina non sia una transgender, che ha partecipato ad incontri di boxe sempre nel settore femminile, che ha gia' partecipato alle olimpiadi, quelle di Tokyo 2020, vinte dalla turca Surmeneli. E' una donna che ha avuto problemi di testosterone alto, questo si. Problema che la sua famiglia tenta di curare da quando e' nata.
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Ah, dimenticavo, eccolo qui il piccolo maschiaccio poi divenuto donna da adulto, il transgender, l'uomo col pisello, come tre quarti degli italiani seguita a dire. Comunque, per la cronaca, questa ragazza si chiama Imane, nome proprio femminile e si chiama così dal giorno che e' nata. @ilpianistasultetto
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angelap3 · 9 months ago
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"La canzone è il mezzo espressivo più libero e autentico del mondo. Posso ispirarmi a un quadro, a una donna, a un colore, a un fatto di cronaca. Siamo soli: io e la mia fantasia. Nessun capufficio, nessun orario, nessuna burocrazia.
Credo sia il privilegio più grande".
- David Gilmour -❤
6 Marzo 1946( Cambridge)
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kon-igi · 3 months ago
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Salve Kon.
Oggi ho portato dal veterinario un gatto che vive da quando è nato a casa mia. Da abusivo, così come la mamma e la nonna. Vivo praticamente in campagna, i gatti vanno e vengono. E si riproducono. Vado al dunque: ha perso l’uso delle zampe posteriori, la coda è spezzata, gli sfinteri rilasciati. L’ho trovato così qualche giorno fa, ha senz’altro beccato una ruotata da qualche stronzo che andava a manetta. Non ha praticamente speranze di recuperare l’uso delle zampe, dalla lastra che il veterinario ha fatto si vede la vertebra spezzata. In più non ha reagito agli stimoli fatti con la pinza sui polpastrelli. Il micio (Apu per la cronaca) mangia e beve, ma sempre dalla lastra si vede la vescica gonfia, pipì e popó escono per caduta, non sente gli stimoli. Ha solo due anni, è giovane, e fino a qualche giorno fa, �� vissuto libero di andare e fare quello che voleva. Non lo vedo proprio con un pannolino su un carrellino. Credo di avere già preso una decisione in merito a cosa fare, ma ho un enorme dubbio, misto a magone: è giusto/ corretto che sia io a decidere sull’esistenza di Apu?
Terribile dilemma e ancora più terribile proporlo qua su tumblr, dove il gatto è l'animale guida di una buona percentuale di utentə.
Andrò subito al punto (non è vero)...
Tu hai già preso una decisione.
E non mi riferisco a eutanasia sì/eutanasia no ma al fatto che, per quanto selvatici e 'di campagna', hai comunque deciso di intrecciare la tua vita con la loro e dal quel momento sei diventata responsabile della loro vita, in tutte le accezioni.
In natura, senza nessuno che lo nutra, Apu sopravvivrebbe pochissimi giorni e sì, essere responsabile di un essere vivente significa anche decidere quando lui non può farlo.
La paraplegia è una condizione molto seria che richiede attenzione e cure costanti, con un rischio nemmeno troppo remoto di blocco intestinale o vescica neurologica, rischio sempre più consistente man mano che il gatto invecchia.
Salutalo con amore e fa' che nel tuo dolore per la sua perdita crescano cose luminose per chi rimane.
<3
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generalevannacci · 10 months ago
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Come sempre quando i colpevoli sono stranieri, peggio se immigrati, mai una parola se sono italiani.
Come sempre che sia all'opposizione, o al governo, o rintanato in un ministero, non perde occasione di fare la sua merdosa propaganda elettorale.
Come sempre le sue puttanate finiscono in nulla, quando il successivo fatto di cronaca o di politica fa dimenticare i precedenti.
E quel che è peggio come sempre uno zoccolo duro di coglioni continua a prenderlo sul serio.
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autolesionistra · 5 months ago
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Facciamo schifo. Facciamo veramente schifo. Questa roba non è un qualche sweatshop estero su cui possiamo raccontarci di avere scarsi margini di intervento, abbiamo la servitù della gleba eletta a sistema di produzione in casa, e la cosa finisce sui giornali solo quando arriva il fatto di cronaca particolarmente macabro. È uno dei motivi per cui faccio molta fatica a mettere in croce uno come Soumahoro, che con tutti i difetti del caso è fra i pochissimi parlamentari che non soffre di narcolessia selettiva sul tema del caporalato nella filiera agroalimentare.
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lanavetro · 4 months ago
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I cavalli mi mancano ed ho sempre pensato che siano animali con cui si costruisce un rapporto diverso dagli altri, più dignitoso e privo di subordinazione. Se gli dai fastidio, ti avverte scuotendo il capo, se non lo cavalchi bene, ti disarciona e ti fa cadere, ma senza aggressività, se non ti vuole, ti abbandona e se ne va, ma se gli vai a genio, si lascia domare, ricordandoti che è lui o lei che te lo concede. Grazie bestia che ti sei fatto avvicinare, è evidente che tra simili ci intendiamo.
Voi, persone, mi ricordate che bello sia stare al mondo, soprattutto quando ci stringiamo ad ascoltare qualcosa di così unico e di altro.
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dilib · 1 year ago
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Tema femminicidio come se tutti gli uomini fossero dei mostri.
Uno svitato ha ammazzato una ragazza, non è un trend, è un fottuto fatto di cronaca. Tutti questi merdosi giornalisti ci marciano e la gente si indigna. Gli uomini sono esseri umani come le donne, e soffrono anche loro di “problemi di genere” come vi piace chiamarli.
Guardate i numeri sul femminicidio e quelli sul suicidio giovanile maschile. Io non sto dicendo che un problema è più grave dell’altro. Ma prima di farlo diventare una bandiera politica, ricordatevi che per ogni uomo che uccide una donna per ragioni sentimentali, ce ne sono almeno 7 che si uccidono per la pressione di performare nella vita e a lavoro, mantenere una famiglia (anche se è una cosa che si fa in due no?) o anche solo terminare un percorso di studi. E questa cosa, anche se in maniera statisticamente minore, colpisce anche le donne.
Prima di alzare bandiere alzate la testa dal telefono.
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succhinoallapesca · 12 days ago
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Oggi a lezione di psicologia sociale abbiamo fatto una sorta di lezione/dialogo fuori programma in seguito a un fatto di cronaca: abbiamo parlato di suicidio e depressione. Sono state tre ore intense, non solo per l'argomento in sé e ciò che è successo. Sono giorni che sento che così come sto non riesco più e il poco supporto che ho non è abbastanza. Questo è stato lo schiaffo in faccia definitivo, che nella sua incomunicabilità risuona come: sto male sul serio. sono di nuovo a terra
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nusta · 14 hours ago
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Ritrovo vari post di qualche tempo fa mentre cerco riflessioni sulla violenza di genere, il patriarcato, il maschilismo e i femminicidi. Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne, ma sono discorsi che volenti o nolenti ci ritroviamo in testa frequentemente, almeno se abbiamo l'occhio e l'orecchio attento alle notizie che arrivano dalla cronaca. Come parlarne è un problema che ogni tanto mi pongo: quali sono i termini giusti, quali sono ormai anacronistici, quali sono quelli più adatti ed efficaci nei vari contesti in cui si discute?
Ieri mia nipote a tavola ci raccontava che delle sue compagne (fanno la prima media) le hanno detto che mentre erano in giro in paese si sono nascoste da un gruppo di loro coetanei perché hanno sentito dire che uno di loro voleva picchiare una di loro. Quanto ci sia di vero o di verosimile non è dato saperlo, ma già interrogarsi sulla veridicità anziché avere pronta una risposta pragmatica mi pare sia un torto a loro e a me stessa.
Io ne ho avuti compagni e compagne stupidi, a quell'età, e non dubito che ci possano essere anche peggiori livelli di stupidità -e cattiveria- di quelli che ho incontrato io. L'unica che mi abbia mai fatto sapere che mi voleva picchiare è stata una ragazzina che pensava le avessi rubato uno spasimante. I ragazzini invece avevano le mani lunghe per altre ragioni, non solo con me, e ricordo che in classe volavano calci e pugni per evitare di essere palpate a sorpresa durante l'intervallo. Di dire qualcosa a prof o genitori non ci è mai passato per la testa, però. Era una cosa da risolvere tra noi.
Quanto sarà cambiata l'adolescenza? Cosa dirle, cosa consigliarle? Minimizzare non mi sembra la strada giusta. Forse a tavola non si può fare molto di più, a parte suggerire che forse è il caso di fare qualche lezione di autodifesa.
Cosa vuol dire essere una ragazzina oggi, cosa vuol dire essere un ragazzino? Quali compromessi sono richiesti per far parte di un gruppo, per non litigare, per non farsi mettere i piedi in testa, per non perdere la faccia? Cosa vuol dire diventare adolescenti, diventare piccole donne e piccoli uomini? �� inevitabile questa distinzione, prima di poter essere semplicemente persone?
Non so, la femminilità è in gran parte un mistero anche per me, così come la partecipazione all'educazione di una persona: non sono madre, né sorella maggiore, queste sono le prime nipoti che fanno davvero parte della mia vita e spesso vorrei avere più tempo per essere loro vicina.
Vederle crescere e sapere quello che so della condizione delle donne nel nostro mondo, nel nostro tempo, nella nostra cultura, mi mette molta tristezza e molta ansia. A fare un confronto con qualche decennio fa o con qualche zona del mondo poco distante, mi sale il morale, ma il progresso è comunque troppo poco, e subito arriva anche la rabbia, della fatica e della frustrazione di tutta la strada ancora da percorrere.
Resistiamo e speriamo bene.
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libero-de-mente · 8 months ago
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Ore 7:00, la vibrazione del telefonino mi distoglie da quel torpore del sabato mattina. Quando ti concedi qualche minuto in più. La testa piena di pensieri, oggi ci sarà un evento particolare e importante per uno dei miei figli.
Un obiettivo per il suo futuro.
Ma il telefonino vibra, guardo chi è... mia madre.
Mi si forma sempre un nodo alla gola, paura che le sia successo qualcosa.
- Pronto - rispondo con un filo di voce
- Ciao Rino, ti ho preso un regalo e non te l'ho dato ieri.
- Un regalo? Perché mamma?
- Perché oggi è il tuo compleanno, Rino hai sempre la testa fra le nuvole.
Si mette a piangere preoccupata della mia memoria evanescente - Sei sempre stato così - mi dice.
- Così come mamma?
- A modo tuo.
"A modo mio". Ancora si fa fatica a comprendere che sarebbe più giusto dire "in un mondo mio". Dove tutto sarebbe più giusto, senza le terribili notizie di cronaca internazionale di queste ore.
- Si mamma, "a modo mio"... comunque grazie del regalo.
- Poi passi da me che ti abbraccio?
- Si mamma, dopo passo.
Chiudo la telefonata, ho addosso un'angoscia e tanta paura. La vita è strana, fugge ma si lascia prendere, spesso ti illude e non riesci ad afferrarla.
Mi lacrimano gli occhi, oggi mia madre mi ha fatto gli auguri di buon compleanno. Compirò gli anni tra un mese. La sto lentamente perdendo.
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colonna-durruti · 5 months ago
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In Bolivia c'è stato un tentativo di colpo di Stato per rimuovere con la forza il presidente del Movimento per il Socialismo Luis Arce. Quest'ultimo è il successore di Evo Morales (stesso partito), un presidente coraggioso che non ha avuto paura nello sfidare l'impero a stelle e strisce.
In Sudamerica tutti i presidenti che non sono al servizio di Washington hanno immediatamente condannato il tentativo di golpe. In Bolivia sia la magistratura, sia l'ex Presidente Morales, sia il più grande sindacato che la popolazione si sono stretti attorno al presidente Luis Arce. Tanto che i cittadini sono addirittura scesi per strada nei pressi del palazzo presidenziale per opporsi all'insurrezione.
Il fatto che gli Usa non abbiano condannato il golpe bensì se ne siano usciti recitando "calma e moderazione" la dice lunga. Come la dice lunga la frase "stiamo monitorando da vicino la situazione". Come la dice lunga che questo colpo di stato avviene dopo che Arce aveva incontrato Putin al forum economico di San Pietroburgo e dopo aver pubblicamente affermato di voler aderire ai Brics.
Per la cronaca, in Bolivia c'è tanto, ma tanto litio e Arce ne ha parlato sia nel bilaterale con Putin sia con imprenditori Russi interessati a investire in Bolivia. In ogni caso l'immagine emblematica è questa, dove il presidente Luis Arce esce dal palazzo presidenziale e con coraggio affronta di petto il generale Zuñiga, organizzatore del golpe. Successivamente i golpisti hanno preso armi e bagagli e se ne sono tornati da dove erano venuti.
Addirittura Zuñiga, secondo quanto affermato da Arce in conferenza stampa, è stato arrestato dai suoi stessi militari. Qualcuno deve iniziare a digerire che il Sud America non è più quello degli anni 70/80 dove i colpi di stato al 99% delle volte andavano a segno. E a quanto pare, sempre il Sud America, non è più il "cortile di casa" di qualche criminale che organizza e finanzia colpi di Stato dalle ambasciate su indicazioni della casa madre. È cambiato il mondo. Fatevene una ragione. Criminali!
El Pueblo Unido Jamás Será Vencido
GiuseppeSalamone
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diceriadelluntore · 1 year ago
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Toccata e Fuga
La “repentinità dell’azione, senza alcuna insistenza nel toccamento”, da considerarsi “quasi uno sfioramento” non consente di “configurare l’intento libidinoso o di concupiscenza generalmente richiesto dalla norma penale”. Con il solito bolso uso aulico della lingua (che è per il potere il rifugio alla propria stupidità) un bidello è stato assolto dalla quinta sezione penale del Tribunale di Roma, secondo cui il palpeggiamento compiuto da quest'ultimo ad una studentessa nell’aprile del 2022 “non costituisce reato” dato che, per il tribunale, il palpeggiamento, è durato “tra i 5 e i 10 secondi”. Mi ha molto colpito questa sentenza, perchè quantifica la quantità necessaria di un’azione per essere considerata una molestia: come per esempio una suite d’albergo deve avere almeno due stanze altrimenti non può definirsi tale, qui la durata in secondi del gesto non può chiamarsi molestia. 
L’altro giorno un post di @oceanblueeurope (che taggo con il suo permesso) si lamentava del come la libertà personale di mostrarsi su Tumblr, soprattutto rispetto al proprio corpo, sia vista spesso come un esplicito invito a chiunque per soddisfare una sua concupiscenza, per dirla come gli esimi giudici. La totalità di questi chiunque sono maschi, di età variabile. Non è la sola che come post fissato in alto sulla bacheca ha questa sorta di avvertimento: non scambiate quello che mi piace fare per il fatto che mi piaccia farlo con uno qualsiasi di voi.
Sembra un concetto limpidissimo e facilissimo da capire. Ma noto che è prontamente disatteso. Tra l’altro, se una delle ragazze se ne lamenta, con tutti i buoni possibili motivi del caso, passa per stronza, nel migliore dei casi.
C’è una sostanziale differenza tra il criticare un’idea e la persona che la trasmette. In un posto come Tumblr, il non accettare una azione che non si condivide è semplicissimo, basta non seguire più il blog da cui questa idea scaturisce. D’altronde, @oceanblueeurope non chiede a nessun altro né di emularla né di fare il contrario, ha tutta la possibilità, nel limite che lei o le regole di questo posto impongono, di poterlo fare. La sua libertà di fatto non va a collidere con nessuna delle libertà altrui. 
Una delle subdole convergenze che il Web ha portato nei nostri tempi è una malcelata sessuofobia di genere: pure qui abbiamo tutti molto discusso del fatto che un capezzolo nudo, femminile ovviamente, sia censurato, un’argomentazione farabutta, storicamente errata e infamante di altri no, per il principio della libertà di espressione. Che, per un’idea totalmente anglosassone (e francamente stupidissima), può passare per parole dette o scritte ma non per rappresentazioni visive. Per cui, un paio di tette è molto più “pericoloso” che una citazione del Mein Kampf. Questo non fa altro che fissare la visione della nudità come univoca della sessualità, legata cioè alla condivisione del proprio piacere, e non come qualsiasi altro motivo (liberazione da vincoli, piena espressione di sé, momento di auto considerazione, perfino vanità, non è questo in discussione in questo mio post), che se ci pensiamo bene, è la stessa idea insita nella pornografia industriale, dove basta un sorriso per finire nudi in qualsiasi momento. 
Ogni volta che succede un femminicidio, che ricordo è un omicidio perpetrato ad una donna in quanto donna (per cui un delitto tra mafiose ha valore in quanto delitto di mafia e non di genere) si dice che è una questione di educazione. In questi giorni dove un abuso sessuale è al centro della cronaca, nel caso specifico comprendente anche altre questioni niente male (il potere politico, la delazione di genere, il passaggio tra il caso specifico e abitudini di chi, presumibilmente, ha subito un’aggressione) si parla spesso di educare i figli maschi al rispetto delle femmine. È del tutto comprensibile e necessario. Ma prima di questo, sarebbe necessario imparare ad ascoltare, o leggere nel caso che ho citato, e capire cosa chiede un’altra persona, e avere la dignità di perdere un secondo per chiedersi se è meglio essere sinceri, essere limitati e non esagerare, essere pertinenti e chiari. 
In sintesi, impariamo a rispettare gli altri, a non sentirci chiamati da spirito divino a commentare cosa fanno e come e a non pensare di vivere in un film porno.
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sistemabibliotecariomilano · 4 months ago
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Perfetti per l'estate
Come di consueto, proponiamo agli affezionati lettori delle biblioteche milanesi la nostra rubrica di consigli di lettura, perfetti per l’estate!
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Fonte: Pexels
La recente ristampa de Al paradiso delle signore di Zola è una ghiotta occasione per leggere un romanzo avvincente, tomo XI del ciclo dei Rougon-Macquart: un feuilleton di gran classe per gli appassionati di moda, scritto da un maestro nell’arte della descrizione (il tema è simile a quello de Il ventre di Parigi, ma concentrato sull’abbigliamento), “che esplora lucidamente l’universo femminile”, spaziando per tutti gli strati sociali della Parigi di metà Ottocento. Una lettura che analizza la nascita di un fenomeno moderno tuttora in espansione: il grande magazzino, oggi diventato centro commerciale (come in Il denaro si descriveva la bolla finanziaria del 1860, profetica di quelle dei nostri tempi). Non erano necessarie le parole di Gide (e di molti altri critici citati nella preziosa prefazione di Mario Lunetta) per rivalutare questo capolavoro. Iperbolico, lussureggiante, immaginifico.
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A questo romanzo è vagamente ispirata la serie televisiva italiana trasmessa da Rai 1 dal 2015, ora diventata una vera e propria soap, ma ambientata tra gli anni cinquanta e sessanta a Milano, dove esistette davvero un negozio chiamato “Paradiso delle signore”.
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Ironico (di un’ironia antifrastica), divertente, scorrevolissimo, Di chi è la colpa? fu pubblicato nel 1947 ed è l’unico romanzo dello scrittore russo Aleksandr Ivanoviĉ Herzen. Dimenticatevi Tolstoj e Dostoevskij, il suo stile ricorda piuttosto il Gogol’ fantasioso e stravagante dei racconti. Citiamo dalla prefazione di questa recente ristampa: «È strano che questo straordinario scrittore, in vita celebre personalità europea, stimato amico di Michelet, Mazzini, Garibaldi e Victor Hugo, a lungo venerato nel suo paese non solo come rivoluzionario, ma come uno dei più grandi uomini di lettere, sia tuttora poco più di un nome in Occidente. Il piacere che si ricava dalla sua lettura … rende ciò una strana e ingiustificata perdita». Sottoscriviamo in pieno.
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È già in testa a tutte le classifiche la nuova avventura, attesa da ben sei anni dopo Il morso della reclusa, dell’ispettore Adamsberg, creato dall’abile penna della scrittrice francese Fred Vargas, questa volta in trasferta nella selvaggia Bretagna, il regno di Asterix e dei menhir. Sulla pietra è il decimo resoconto della serie dell’improbabile ispettore e le profonde conoscenze storiche dell’autrice si dispiegano felicemente in questo noir ricco di misteri e di legami con il passato.
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Appena ripubblicato da Edizioni Capricorno nella collana Capolavori Ritrovati, L’altare del passato di Guido Gozzano ci consente di scoprire, se ancora non l’abbiamo fatto, la prosa del poeta di “Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state”. In questi undici racconti “riaffiorano tutti i temi cari al poeta - la malinconia, il rimpianto per il tempo che passa, i ricordi ingialliti, l’esitazione amorosa, l’indulgenza verso gli oggetti inutili”.
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A cento anni dalla nascita dell’autore (New Orleans 1924 - Bel Air 1984) Garzanti ha appena ripubblicato Bare intagliate a mano: cronaca vera di un delitto americano (presente anche nella raccolta Musica per camaleonti), sorta di reportage esposto in forma narrativa di Truman Capote. Non potevamo aspettarci niente di meno dallo scrittore che, dieci anni prima della pubblicazione di questo giallo, in Sangue freddo (da cui nel 2005 è stato tratto un film con la strepitosa partecipazione di Philip Seymour Hoffman) aveva romanzato un fatto di cronaca che nell’America del 1959 aveva destato grande scalpore: lo sterminio di un’intera famiglia per un bottino di pochi dollari.
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Anche questo thriller, per quanto incredibile possa sembrare la sua progettazione (e poi realizzazione), si ispira alla realtà, raccontata in forma di dialogo tra l’autore e l’investigatore incaricato delle indagini. Uno stile assolutamente inimitabile.
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Ambientato in una Milano semideserta di metà agosto (il cadavere di una donna annegata viene recuperato nel Lambro) Le conseguenze del male di Gian Andrea Cerone è ormai un best seller. Avevamo già proposto questo autore nel post natalizio (I libri della renna) per un racconto contenuto nell’antologia Un lungo capodanno in noir, la cui protagonista, Marisa Bonacina, era la moglie del commissario Mandelli, che invece campeggia in questo thriller estivo da leggere tutto d’un fiato. Il numero di donne trovate annegate è decisamente troppo alto perché si tratti sempre di suicidi e, contestualmente, il commissario, costretto a interrompere le ferie, si trova a fare i conti con il passato. Un duplice percorso di indagine guidato da una scrittura che attanaglia l’attenzione del lettore per non abbandonarla più.
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Il Saggiatore ha appena ripubblicato una raccolta dei racconti di un autore ingiustamente dimenticato, Guido Morselli, intitolata Gli ultimi eroi. “Gli ultimi eroi raccoglie per la prima volta tutti i racconti di Guido Morselli, narrazioni in cui, come solo nelle sue opere più alte, la sua invenzione si libera, dando vita a realtà alternative e a commoventi ritratti umani: da un Mussolini che si trasforma per amore in leader democratico all’incontro fra Pio XII e uno Stalin che vuole sostituirlo con un sosia; dall’ultima grottesca resistenza di un gruppo di soldati nazisti fuggiti da un manicomio a un comico tentativo di far finanziare agli americani l’Unità d’Italia. Fantasmagorie proiettate sul muro da una lanterna magica, la cui luce ci permette di osservare per una volta, una volta ancora, l’abbacinante talento di un maestro nascosto”. Da non perdere.
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Se ancora non l’avete letto, vi consigliamo Zipper e suo padre, uno dei migliori romanzi di Joseph Roth. Ambientato durante gli anni della Grande guerra e della repubblica di Weimar, è incentrato sul tema universale dei rapporti familiari e questo ne fa un’opera sempre attuale. Dal padre frustrato che maltratta e umilia la moglie e il figlio primogenito, al protagonista (amico del narratore, rappresentato dallo scrittore stesso) Arnold che, dopo la partecipazione al conflitto, si isola diventando angolista, neologismo che indica la sua volontà di stare in disparte in qualsiasi circostanza sociale, la famiglia Zipper rappresenta il simbolo dei danni provocati dalla guerra. Il risultato è la formazione di una generazione di indifferenti (per citare le parole dell’autore), proprio come li descriveranno Gramsci, nell’articolo Odio gli indifferenti, e Moravia, nel suo capolavoro. Si gusta ogni singola pagina.
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