#fatto di cronaca
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Recensione "Notte isterica" di Miran Bax
Romanzo ispirato a un fatto di cronaca torinese che nel 2011 ha fortemente scosso l’opinione pubblica nazionale Titolo: La numismatica detectveAutore: Miraan BaxEditore: MorelliniGenere: GialloData pubblicazione: 7 Giugno 2024Voto: 4.5/5 ⭐⭐⭐⭐⭐ Rating: 4.5 out of 5. Acquista su Amazon -> #pubblicità Recensione Parto con il dire che questo romanzo prende spunto da un argomento di attualità,…
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"Va beh, sei sopravvissuto" ti dicono, quando racconti qualcosa di pessimo che ti è accaduto, qualche terribile modo in cui ti ha trattato qualcuno. Ecco, questa è una delle cose che, per stare bene, dobbiamo smettere di fare, ed intendo considerare la nostra sopravvivenza come una attenuante del male che ci è stato fatto, quasi un dato revisionista e qualitativo, migliorativo addirittura, della merda che ci è toccato scrollarci da addosso. Non lo è, non lo è affatto, è solo una nota di cronaca, un dettaglio a margine che nulla, nella sostanza, cambia.
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SULLA LEVA OBBLIGATORIA
Un 17enne ha ucciso i genitori e il fratellino di 12 anni. È un fatto orribile che ha prodotto accese discussioni e io ho commesso l'errore di leggere i commenti sui social network.
Tanto per fare un esempio, un tizio ha scritto: "Queste cose succedono perché non c'è più la leva obbligatoria".
Un sacco di gente gli dava ragione.
Pioggia di like e applausi.
Bene.
Anzi, male.
Io sono radicalmente antimilitarista, quindi potete immaginare il mio punto di vista sull'argomento.
Ma vorrei aggiungere che:
1. L'omicida ha 17 anni. Il servizio di leva riguardava persone maggiorenni. Quindi che diavolo c'entra? Ma un minimo di logica?
2. Ci manca solo la leva rivolta ai minorenni.
3. Sono nato nel 1973 e ho vissuto gli anni Ottanta e Novanta. In quel periodo, malgrado la possibilità dell'obiezione di coscienza, c'erano moltitudini che facevano il servizio di leva. E credetemi: le pagine di cronaca non erano una testimonianza di pace, concordia e fratellanza universale.
4. Non fai una bella pubblicità al servizio di leva se ti vanti di averlo fatto e poi scrivi commenti di una superficialità sconcertante. Significa che qualcosa è andato terribilmente storto nella tua vita. Forse proprio durante il servizio di leva. Strano.
5. L'esercito ha prodotto fascisti come Vannacci.
[L'Ideota]
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Angela Carini e Imane Khelif
Sono giorni che la politica è il Paese parla di questo incontro di boxe alle olimpiadi di Parigi, cat. pesi Welter
La dx italica all'unisono: "questo incontro non s'ha da fare. No si puo' far combattere un ex uomo con una donna".
L'incontro s'e' fatto e dopo due diretti al volto incassati dalla Carini, proprio lei ha detto stop. 45 secondi in tutto. Ora le polemiche fioccheranno, tutti a dire che la pugile italiana ha fatto superbene ad abbandonare e che gli organizzatori dovrebbero vergognognarsi per aver autorizzato la presenza di transgender nella competizione.
Mi spiace che un Paese come il nostro, una volta "il bel paese", pieno di estro, cultura e intelligenza, sia diventato una steppa arida dove qualche lupo ulula e tante persone approvano quell'ululato senza aver capito di cosa si tratti.
Conta poco che questa atleta algerina non sia una transgender, che ha partecipato ad incontri di boxe sempre nel settore femminile, che ha gia' partecipato alle olimpiadi, quelle di Tokyo 2020, vinte dalla turca Surmeneli. E' una donna che ha avuto problemi di testosterone alto, questo si. Problema che la sua famiglia tenta di curare da quando e' nata.

Ah, dimenticavo, eccolo qui il piccolo maschiaccio poi divenuto donna da adulto, il transgender, l'uomo col pisello, come tre quarti degli italiani seguita a dire. Comunque, per la cronaca, questa ragazza si chiama Imane, nome proprio femminile e si chiama così dal giorno che e' nata. @ilpianistasultetto
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L'illusione della comprensione
Una narrazione avvincente incoraggia un'illusione di inevitabilità. Prendiamo la storia di come Google si è trasformato in un gigante dell'industria tecnologica. Due ingegneri laureandi dell'università di Stanford inventano un modo molto efficace di cercare informazioni su Internet. Chiedono e ottengono un finanziamento per fondare un'azienda e prendono decisioni che si rivelano buone. Nel giro di pochi anni, la società cui hanno dato vita diventa una delle più quotate a Wall Street e i due ex laureandi sono tra gli uomini più ricchi del mondo. In un'occasione memorabile ebbero fortuna, il che rende la storia ancora più affascinante: un anno dopo aver fondato Google, erano disposti a vendere la società per meno di un milione di dollari, ma il compratore disse che il prezzo era troppo alto. Tuttavia menzionare il singolo episodio fortunato induce a sottovalutare gli infiniti modi in cui la fortuna ha influenzato il loro risultato.
In una cronistoria più dettagliata specificheremmo le decisioni dei fondatori di Google, ma per l'economia del nostro discorso basti dire che quasi tutte le scelte che hanno fatto, hanno avuto esiti buoni [il 5 che esce x volte di seguito nel gioco dei dadi contrariamente alle aspettative].
In una narrazione più completa verrebbe descritto il comportamento della società che Google ha sconfitto. Gli sfortunati concorrenti apparirebbero miopi, torbidi e del tutto inadeguati ad affrontare la minaccia che alla fine li ha sopraffatti.
Ho raccontato volutamente la storia in maniera approssimativa, ma avrai afferrato il concetto: c'è, qui, una bella narrazione. Se la storia venisse opportunamente rimpolpata con maggiori dettagli, avresti l'impressione di capire che cosa abbia consentito a Google di prosperare e ti parrebbe di apprendere una preziosa lezione generale su che cosa permetta a un'azienda di avere successo.
Purtroppo, vi sono buoni motivi di credere che la tua sensazione di capire e imparare dalla vicenda Google sarebbe in gran parte illusoria. Per verificare la validità della spiegazione, bisognerebbe appurare se effettivamente sarebbe stato possibile prevedere in anticipo l'evento. Nessuna storia dell'inverosimile successo di Google reggerebbe a tale prova, perché nessuna storia include le miriadi di eventi che avrebbero provocato un risultato diverso.
La mente umana non se la cava bene con i non-eventi. Il fatto che molti degli avvenimenti importanti realmente accaduti riguardino delle scelte ti induce a esagerare ulteriormente il ruolo della competenza e a sottovalutare la parte che la fortuna ha avuto nel risultato finale.
Poiché ogni decisione critica si è rivelata buona, la cronaca fa pensare a una prescienza quasi perfetta; ma la sfortuna [il caso-l'indeterminatezza] avrebbe potuto distruggere tutte le mosse successive. L'effetto alone aggiunge i tocchi finali, conferendo un'aura di invincibilità ai protagonisti della vicenda.
Daniel Kahneman
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(Foto: hobartredux)
Le donne tra loro si odiano. Tutte. È un fatto psicologicamente accertato. Sono spietate, crudeli. Malgrado ciò, inspiegabilmente esiste un loro solidale e sotterraneo fronte comune antiuomo: interconnesso, aggiornato in tempo reale, micidiale. E votato alla distruzione del maschio.

(Foto: Ellen von Unwerth)
"Non ci sono più gli uomini di una volta!" Certo: perché non ci sono più le donne di una volta. E comunque, per la cronaca, i maschi di una volta ci sono: altroché, se ci sono. Semplicemente, non si piegano ai capricci del perfido Matrix femminile. E vivono in santa pace. Pensa tu che spreco!
Aliantis

(Foto: Ellen von Unwerth)
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"La canzone è il mezzo espressivo più libero e autentico del mondo. Posso ispirarmi a un quadro, a una donna, a un colore, a un fatto di cronaca. Siamo soli: io e la mia fantasia. Nessun capufficio, nessun orario, nessuna burocrazia.
Credo sia il privilegio più grande".
- David Gilmour -❤
6 Marzo 1946( Cambridge)
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CRONACHE RIBELLI
LA STRAGE DELL'ELISABETTA MONTANARI, 13 OPERAI UCCISI IN NOME DEL PROFITTO.
Il 13 marzo 1987 al porto di Ravenna è una giornata come tante altre. Nel cantiere Mecnavi dei fratelli Arienti, numerose persone sono al lavoro all’interno della Elisabetta Montanari, un grosso cargo adibito al trasporto di GPL.
La strage della Mecnavi è molto più di un fatto di cronaca, è uno di quegli eventi che segnano un'epoca, che mostrano come il mondo stia cambiando, in peggio, senza che i riflettori lo illuminino.
A metà degli anni ottanta la Mecnavi è un'azienda all'avanguardia. Ma attenzione, non guarda al futuro perché investe in tecnologia e sicurezza, è al passo coi tempi perché propone un modello industriale che nel ventennio successivo diventerà sistema.
La Mecnavi, di proprietà dei fratelli Arienti, è un'impresa che non vuole i sindacati nei suoi cantieri, è un'impresa che propone bassi salari e turni massacranti, è un'impresa che vince gli appalti perché fa prezzi stracciati, possibili proprio perché non rispetta le norme di sicurezza, perché assume lavoratori in nero e irregolari.
Così vince anche l'appalto per la manutenzione della nave cisterna
Elisabetta Montanari, un natante di trent'anni prima utilizzato per il trasporto di gas gpl. Parecchie lamiere della nave, corrose dall'usura, andavano sostituite, ma prima tutti i doppifondi della nave dovevano essere bonificati. Perché usare la fiamma ossidrica su un mezzo con residui infiammabili non è pericoloso, è mortale. Ma l'abbiamo detto, alla Mecnavi queste cose non sono importanti: bisogna lavorare duro e come dice Enzo Arienti, uno dei proprietari, "sono convinto che chi vale, chi sa lavorare, sa tutelarsi da solo." Così sulla Elisabetta Montanari operano allo stesso tempo i "picchettini", i pulitori della stiva che lavorano, al buio e distesi sulla schiena o sul ventre, in spazi alti meno di un metro, in mezzo a esalazioni di anidride carbonica e le squadre dei saldatori. Proprio durante un'operazione di saldatura, il 13 marzo, una scintilla incendia dell'olio minerale fuoriuscito da una tubazione. Gli operai cercano di fermare l'incendio ma non c'è un impianto adeguato e neppure gli estintori. Le fiamme divampano e quelli che stanno sul ponte scappano. Non sanno che sotto ci sono 18 picchettini. Solo cinque di loro riescono a lasciare la stiva prima che l'acido cianidrico sviluppato dall'incendio li ammazzi. 13 non ce la fanno e muoiono così asfissiati in quei doppifondi bui e neri.
La proprietà aziendale, mentre l'incendio divampa sulla nave, invece di preoccuparsi della sorte degli operai corre nelle loro abitazioni a prendere i libretti di lavoro per regolarizzare quelli che lavorano in nero. Seguiranno indagini e processi che alla fine dell'iter giudiziario condanneranno i fratelli Arienti a 4 anni di carcere. Solo Enzo si fa 4 mesi, gli altri fratelli nemmeno un giorno.
Nel 1986 avevano fatturato 19 miliardi di lire.
Nel bilancio sotto la voce sicurezza c'era scritto 8 milioni.
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Salve Kon.
Oggi ho portato dal veterinario un gatto che vive da quando è nato a casa mia. Da abusivo, così come la mamma e la nonna. Vivo praticamente in campagna, i gatti vanno e vengono. E si riproducono. Vado al dunque: ha perso l’uso delle zampe posteriori, la coda è spezzata, gli sfinteri rilasciati. L’ho trovato così qualche giorno fa, ha senz’altro beccato una ruotata da qualche stronzo che andava a manetta. Non ha praticamente speranze di recuperare l’uso delle zampe, dalla lastra che il veterinario ha fatto si vede la vertebra spezzata. In più non ha reagito agli stimoli fatti con la pinza sui polpastrelli. Il micio (Apu per la cronaca) mangia e beve, ma sempre dalla lastra si vede la vescica gonfia, pipì e popó escono per caduta, non sente gli stimoli. Ha solo due anni, è giovane, e fino a qualche giorno fa, è vissuto libero di andare e fare quello che voleva. Non lo vedo proprio con un pannolino su un carrellino. Credo di avere già preso una decisione in merito a cosa fare, ma ho un enorme dubbio, misto a magone: è giusto/ corretto che sia io a decidere sull’esistenza di Apu?
Terribile dilemma e ancora più terribile proporlo qua su tumblr, dove il gatto è l'animale guida di una buona percentuale di utentə.
Andrò subito al punto (non è vero)...
Tu hai già preso una decisione.
E non mi riferisco a eutanasia sì/eutanasia no ma al fatto che, per quanto selvatici e 'di campagna', hai comunque deciso di intrecciare la tua vita con la loro e dal quel momento sei diventata responsabile della loro vita, in tutte le accezioni.
In natura, senza nessuno che lo nutra, Apu sopravvivrebbe pochissimi giorni e sì, essere responsabile di un essere vivente significa anche decidere quando lui non può farlo.
La paraplegia è una condizione molto seria che richiede attenzione e cure costanti, con un rischio nemmeno troppo remoto di blocco intestinale o vescica neurologica, rischio sempre più consistente man mano che il gatto invecchia.
Salutalo con amore e fa' che nel tuo dolore per la sua perdita crescano cose luminose per chi rimane.
<3
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Facciamo schifo. Facciamo veramente schifo. Questa roba non è un qualche sweatshop estero su cui possiamo raccontarci di avere scarsi margini di intervento, abbiamo la servitù della gleba eletta a sistema di produzione in casa, e la cosa finisce sui giornali solo quando arriva il fatto di cronaca particolarmente macabro. È uno dei motivi per cui faccio molta fatica a mettere in croce uno come Soumahoro, che con tutti i difetti del caso è fra i pochissimi parlamentari che non soffre di narcolessia selettiva sul tema del caporalato nella filiera agroalimentare.
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I cavalli mi mancano ed ho sempre pensato che siano animali con cui si costruisce un rapporto diverso dagli altri, più dignitoso e privo di subordinazione. Se gli dai fastidio, ti avverte scuotendo il capo, se non lo cavalchi bene, ti disarciona e ti fa cadere, ma senza aggressività, se non ti vuole, ti abbandona e se ne va, ma se gli vai a genio, si lascia domare, ricordandoti che è lui o lei che te lo concede. Grazie bestia che ti sei fatto avvicinare, è evidente che tra simili ci intendiamo.
Voi, persone, mi ricordate che bello sia stare al mondo, soprattutto quando ci stringiamo ad ascoltare qualcosa di così unico e di altro.
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"Nigeriano massacra una poliziotta"
Libero, giornale diretto da Daniele Capezzone e Mario Sechi: "Como, fermato per un controllo? Nigeriano massacra una poliziotta." Oh, poveretta. Massacrata, in fin di vita, pestata a sangue, da un nigeriano (e se non si scrive "negro" è perché Capezzone e Sechi sono dei signori, aplomb britannico). Più obiettivo Il Giornale del comasco Sallusti e del sempre ottimo Feltri: "Sferra pugni alla poliziotta che lo identifica, arrestato nigeriano irregolare". Quasi incolore. Feltri in quel momento sarà stato al bagno. Andiamo a vedere cos'è successo su testate meno orientate ideologicamente. Virgilio Notizie: "Il 30enne ha sferrato alcuni pugni nei confronti di una poliziotta della volante, provocandole contusioni poi giudicate guaribili con cinque giorni di prognosi". Meno male, solo cinque giorni di prognosi, contusioni, non un massacro. Fatto inaccettabile, dice la politica: il delinquente si oppone alla cattura, succede, più difficile che offrano mazzi di fiori. Inaccettabile, come un pestaggio in carcere a Reggio Emilia. Perché poi la vedo, l'opinione pubblica, fare la raccolta differenziata delle notiziole di cronaca e ingigantire la colluttazione fino a farla diventare massacro, pestaggio, bagno di sangue: basta con tutti 'sti neri! Oggi come oggi è il delinquente bianco che non si sa più dove collocare: vittima anche lui della sinistra, costretto dai neri che gli rubano il lavoro.
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Oggi a lezione di psicologia sociale abbiamo fatto una sorta di lezione/dialogo fuori programma in seguito a un fatto di cronaca: abbiamo parlato di suicidio e depressione. Sono state tre ore intense, non solo per l'argomento in sé e ciò che è successo. Sono giorni che sento che così come sto non riesco più e il poco supporto che ho non è abbastanza. Questo è stato lo schiaffo in faccia definitivo, che nella sua incomunicabilità risuona come: sto male sul serio. sono di nuovo a terra
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Ritrovo vari post di qualche tempo fa mentre cerco riflessioni sulla violenza di genere, il patriarcato, il maschilismo e i femminicidi. Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne, ma sono discorsi che volenti o nolenti ci ritroviamo in testa frequentemente, almeno se abbiamo l'occhio e l'orecchio attento alle notizie che arrivano dalla cronaca. Come parlarne è un problema che ogni tanto mi pongo: quali sono i termini giusti, quali sono ormai anacronistici, quali sono quelli più adatti ed efficaci nei vari contesti in cui si discute?
Ieri mia nipote a tavola ci raccontava che delle sue compagne (fanno la prima media) le hanno detto che mentre erano in giro in paese si sono nascoste da un gruppo di loro coetanei perché hanno sentito dire che uno di loro voleva picchiare una di loro. Quanto ci sia di vero o di verosimile non è dato saperlo, ma già interrogarsi sulla veridicità anziché avere pronta una risposta pragmatica mi pare sia un torto a loro e a me stessa.
Io ne ho avuti compagni e compagne stupidi, a quell'età, e non dubito che ci possano essere anche peggiori livelli di stupidità -e cattiveria- di quelli che ho incontrato io. L'unica che mi abbia mai fatto sapere che mi voleva picchiare è stata una ragazzina che pensava le avessi rubato uno spasimante. I ragazzini invece avevano le mani lunghe per altre ragioni, non solo con me, e ricordo che in classe volavano calci e pugni per evitare di essere palpate a sorpresa durante l'intervallo. Di dire qualcosa a prof o genitori non ci è mai passato per la testa, però. Era una cosa da risolvere tra noi.
Quanto sarà cambiata l'adolescenza? Cosa dirle, cosa consigliarle? Minimizzare non mi sembra la strada giusta. Forse a tavola non si può fare molto di più, a parte suggerire che forse è il caso di fare qualche lezione di autodifesa.
Cosa vuol dire essere una ragazzina oggi, cosa vuol dire essere un ragazzino? Quali compromessi sono richiesti per far parte di un gruppo, per non litigare, per non farsi mettere i piedi in testa, per non perdere la faccia? Cosa vuol dire diventare adolescenti, diventare piccole donne e piccoli uomini? È inevitabile questa distinzione, prima di poter essere semplicemente persone?
Non so, la femminilità è in gran parte un mistero anche per me, così come la partecipazione all'educazione di una persona: non sono madre, né sorella maggiore, queste sono le prime nipoti che fanno davvero parte della mia vita e spesso vorrei avere più tempo per essere loro vicina.
Vederle crescere e sapere quello che so della condizione delle donne nel nostro mondo, nel nostro tempo, nella nostra cultura, mi mette molta tristezza e molta ansia. A fare un confronto con qualche decennio fa o con qualche zona del mondo poco distante, mi sale il morale, ma il progresso è comunque troppo poco, e subito arriva anche la rabbia, della fatica e della frustrazione di tutta la strada ancora da percorrere.
Resistiamo e speriamo bene.
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Ore 7:00, la vibrazione del telefonino mi distoglie da quel torpore del sabato mattina. Quando ti concedi qualche minuto in più. La testa piena di pensieri, oggi ci sarà un evento particolare e importante per uno dei miei figli.
Un obiettivo per il suo futuro.
Ma il telefonino vibra, guardo chi è... mia madre.
Mi si forma sempre un nodo alla gola, paura che le sia successo qualcosa.
- Pronto - rispondo con un filo di voce
- Ciao Rino, ti ho preso un regalo e non te l'ho dato ieri.
- Un regalo? Perché mamma?
- Perché oggi è il tuo compleanno, Rino hai sempre la testa fra le nuvole.
Si mette a piangere preoccupata della mia memoria evanescente - Sei sempre stato così - mi dice.
- Così come mamma?
- A modo tuo.
"A modo mio". Ancora si fa fatica a comprendere che sarebbe più giusto dire "in un mondo mio". Dove tutto sarebbe più giusto, senza le terribili notizie di cronaca internazionale di queste ore.
- Si mamma, "a modo mio"... comunque grazie del regalo.
- Poi passi da me che ti abbraccio?
- Si mamma, dopo passo.
Chiudo la telefonata, ho addosso un'angoscia e tanta paura. La vita è strana, fugge ma si lascia prendere, spesso ti illude e non riesci ad afferrarla.
Mi lacrimano gli occhi, oggi mia madre mi ha fatto gli auguri di buon compleanno. Compirò gli anni tra un mese. La sto lentamente perdendo.
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Toccata e Fuga
La “repentinità dell’azione, senza alcuna insistenza nel toccamento”, da considerarsi “quasi uno sfioramento” non consente di “configurare l’intento libidinoso o di concupiscenza generalmente richiesto dalla norma penale”. Con il solito bolso uso aulico della lingua (che è per il potere il rifugio alla propria stupidità) un bidello è stato assolto dalla quinta sezione penale del Tribunale di Roma, secondo cui il palpeggiamento compiuto da quest'ultimo ad una studentessa nell’aprile del 2022 “non costituisce reato” dato che, per il tribunale, il palpeggiamento, è durato “tra i 5 e i 10 secondi”. Mi ha molto colpito questa sentenza, perchè quantifica la quantità necessaria di un’azione per essere considerata una molestia: come per esempio una suite d’albergo deve avere almeno due stanze altrimenti non può definirsi tale, qui la durata in secondi del gesto non può chiamarsi molestia.
L’altro giorno un post di @oceanblueeurope (che taggo con il suo permesso) si lamentava del come la libertà personale di mostrarsi su Tumblr, soprattutto rispetto al proprio corpo, sia vista spesso come un esplicito invito a chiunque per soddisfare una sua concupiscenza, per dirla come gli esimi giudici. La totalità di questi chiunque sono maschi, di età variabile. Non è la sola che come post fissato in alto sulla bacheca ha questa sorta di avvertimento: non scambiate quello che mi piace fare per il fatto che mi piaccia farlo con uno qualsiasi di voi.
Sembra un concetto limpidissimo e facilissimo da capire. Ma noto che è prontamente disatteso. Tra l’altro, se una delle ragazze se ne lamenta, con tutti i buoni possibili motivi del caso, passa per stronza, nel migliore dei casi.
C’è una sostanziale differenza tra il criticare un’idea e la persona che la trasmette. In un posto come Tumblr, il non accettare una azione che non si condivide è semplicissimo, basta non seguire più il blog da cui questa idea scaturisce. D’altronde, @oceanblueeurope non chiede a nessun altro né di emularla né di fare il contrario, ha tutta la possibilità, nel limite che lei o le regole di questo posto impongono, di poterlo fare. La sua libertà di fatto non va a collidere con nessuna delle libertà altrui.
Una delle subdole convergenze che il Web ha portato nei nostri tempi è una malcelata sessuofobia di genere: pure qui abbiamo tutti molto discusso del fatto che un capezzolo nudo, femminile ovviamente, sia censurato, un’argomentazione farabutta, storicamente errata e infamante di altri no, per il principio della libertà di espressione. Che, per un’idea totalmente anglosassone (e francamente stupidissima), può passare per parole dette o scritte ma non per rappresentazioni visive. Per cui, un paio di tette è molto più “pericoloso” che una citazione del Mein Kampf. Questo non fa altro che fissare la visione della nudità come univoca della sessualità, legata cioè alla condivisione del proprio piacere, e non come qualsiasi altro motivo (liberazione da vincoli, piena espressione di sé, momento di auto considerazione, perfino vanità, non è questo in discussione in questo mio post), che se ci pensiamo bene, è la stessa idea insita nella pornografia industriale, dove basta un sorriso per finire nudi in qualsiasi momento.
Ogni volta che succede un femminicidio, che ricordo è un omicidio perpetrato ad una donna in quanto donna (per cui un delitto tra mafiose ha valore in quanto delitto di mafia e non di genere) si dice che è una questione di educazione. In questi giorni dove un abuso sessuale è al centro della cronaca, nel caso specifico comprendente anche altre questioni niente male (il potere politico, la delazione di genere, il passaggio tra il caso specifico e abitudini di chi, presumibilmente, ha subito un’aggressione) si parla spesso di educare i figli maschi al rispetto delle femmine. È del tutto comprensibile e necessario. Ma prima di questo, sarebbe necessario imparare ad ascoltare, o leggere nel caso che ho citato, e capire cosa chiede un’altra persona, e avere la dignità di perdere un secondo per chiedersi se è meglio essere sinceri, essere limitati e non esagerare, essere pertinenti e chiari.
In sintesi, impariamo a rispettare gli altri, a non sentirci chiamati da spirito divino a commentare cosa fanno e come e a non pensare di vivere in un film porno.
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