#equilbrio
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La Luna
"L'Amore della Madre".
Questo vortice energetico amplifica ogni manifestazione della nostra interiorità. Ci travolge, ci apre alla Vita e all'Amore.
Ci porta a risplendere di Magnetismo e Bellezza. Ma anche di profondo Amore per la Verità.
Stiamo integrando il concetto di "svolta". Poco a poco. Con raffinati passi di rassicurazione e di incoraggiamento.
Non sempre nelle nostre vite il Cambiamento è stato un atto volitivo. Spesso in Passato abbiamo lasciato che la Vita ci portasse, ci ponesse di fronte al "fatto compiuto".
Abbiamo disonorato le "scelte interiori" così tante volte!
Perché "scegliere" qualcosa, corrisponde a rinunciare e perdere qualcos altro, a cui magari ci sentiamo profondamente legati, identificati, affezionati, che ci rassicura e ci protegge dall'ignoto.
Ma la Verità non smette mai di provocarci. Alza l'asticella. Sempre.
E ci vuole "autori" delle nostre decisioni.
La Vita ci trascinerà comunque ai piedi del nostro Destino.
E' parte del nostro "viaggio terreno" giungere "perfettamente in orario" agli appuntamenti con la nostra parte Animica.
Ma poi il treno lo perdiamo "emotivamente".
Stavolta come ci presenteremo al prossimo fondamentale appuntamento? Con l'outfit giusto? Con il sorriso del bambino che scarta i regali?
Oppure arrabbiati? Nuovamente oppostitivi e confusi?
Saremo sereni e radicati nel Sentito, allineati alle opportunità predisposte dalla nostra Anima?
O, al contrario, avremo ancora bisogno della condizione di strappo, della drammaticità, dell'atto doloroso e respingente del Bambino che si sente tradito dai propri Genitori e obbligato a lacerarsi dentro per accogliere la trasformazione interiore?
Nulla sarà come prima quando Novembre avrà lasciato la sua meravigliosa Luna alle spalle.
Questo spazio energetico verrà a risolvere il "dilemma dell'Identità". Perché se abbiamo piena Coscienza di "chi siamo", sappiamo anche "dove stiamo andando".
Non è facile riconoscersi nel Nuovo.
E' comprensibile non riuscire a "capirsi" fino in fondo in questa nuova e autentica versione di noi stessi.
Ma è più che mai necessario ora "scoprirci", "esplorarci", "metterci alla prova" nella Materia.
Ci verrà richiesto uno sforzo impegnativo nei prossimi giorni: chiudere i cicli ancora aperti, ripulire le parti ancora identificate con l'Antica Menzogna e recuperare la fiducia in noi stessi e nel nostro Destino.
Sarà importante mantenere lucidità e fermezza, radicamento e senso pratico.
Ci sono tanti "movimenti in movimento" nella Materia. Da "chiudere" e da "aprire". Contestualmente. Da "integrare" o da "lasciare andare". Emozionalmente, ma anche concretamente.
Ci sono traumi che risolveranno e ripristineranno equilbrio proprio là, nella loro stessa "zona di frattura". Per scelta, per impegno, per purificazione, per balzo quantico.
Dovete "reggere" adesso.
Si fa sul serio.
Era da tempo che attendevamo la "svolta".
Eccola. Proprio di fronte ai nostri piedi.
Che ne farete?
A voi la "scelta non scelta", che però è scelta.
Con affetto immenso.
Mirtilla Esmeralda
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SIGNUND FREUD
🧠 la mente umana è divisa in tre parti:
1. L'Es è la parte più primitiva della mente, è il luogo delle pulsioni istintive e delle voglie.
2. L'Io è la parte della mente che interagisce con la realtà oggettiva e cerca di conciliare le esigenze dell'Es con le regole della società.
3. Il Super-Io è la parte della mente che funge da coscienza morale e auto-osservazione. È il luogo delle norme sociali e delle regole morali che abbiamo interiorizzato. Il Super-Io ci fa sentire colpevoli quando infrangiamo queste regole e ci fa sentire orgogliosi quando le rispettiamo.
🩵 Ha definito due tipi di processi mentali:
1. processi primari sono quelli che regolano il funzionamento dell'inconscio. Questi processi sono liberi dalla logica, poiché l'energia psichica fluisce lberamente, passando da una rappresentazione all'altra attraverso i meccanismi dello spostamento e della condensazione. Questo è il modo in cui funzionano i sogni, gli atti mancati e sintomi nevrotici.
2. processi secondari, al contrario, sono strettamente razionali e logici. Questi processi regolano il funzionamento della coscienza e sono responsabili del pensiero logico, dell'attenzione, del giudizio e del ragionamento. Questi processi tendono a inibire o a limitare Fenergia dei processi primari per mantenere un equilbrio psichico.
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Yo sigo el rastro de la tinta oscura para encontrar palabras que sean lo que son y al mismo tiempo lo que no pueden ser, lo que transita. Las horas que gastamos en pensar; la exactitud de lo que no es exacto; el margen de equilibrio que evita que los dedos del presente nos mancillen.
"Palabras", Álvaro García.
#Álvaro García#Palabras#poesía#fragmento#literatura#lit#rastro#tinta#oscura#tiempo#horas#exactitud#dedos#equilbrio#Para Lourdes Alda y Sebastián Navas#Para lo que no existe
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Ciao Kon, posta del cuore che, spero, ti distrarrà da covid e dalla gente che mangia il fondente: il mio ragazzo (lui 29 e io 25) ha enormi difficoltà ad aprirsi (a detta sua non solo con me ma in generale), ha degli sbalzi d’umore veramente importanti (ad esempio, stamattina si è alzato incazzato come una bestia senza alcun motivo e a malapena mi ha parlato) e non mi sfiora di sua iniziativa da un paio di mesi. Lui dice che ha paura di esplodere se dovesse aprirsi e che è molto stanco e stressato per il lavoro (è uno specializzando in chirurgia orale e si divide tra ospedale, dove ora c’è un focolaio grosso di covid, e studi privati in tutta la città). Non so cosa fare più che dirgli che, se vuole, sono qui per ascoltarlo. Mi dice solo che vuole stare da solo e, assieme a tutto il resto, questo suo modo di essere mi ricorda la me di qualche anno fa che lottava contro la depressione come poteva e si isolava per paura e incapacità di fidarsi. Ho paura di non star facendo abbastanza/star facendo troppo, e di fatto ci soffro molto per questa situazione, mi sento rifiutata e buttata via. a mia volta ho un lavoro impegnativo e stressante, e lui per me è un rifugio anche dalle giornate in cui mi trovo a passare 12 ore al pc. Forse ho solo paura che anche per lui non sia così, non so proprio come aiutarlo, anche ad andarsene da me se è quello che vuole. Sono sempre stata io quella in difficoltà e depressa, e ora che sono “dall’altro lato” non so cosa fare per aiutarlo. Grazie e scusami per la confusione
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Hai mai visto Forrest Gump? Ti riporto una dei dialoghi finali, tra lui e l’amore della sua vita, in procinto di morire.
JENNY: Senti, Forrest... Avevi paura in Vietnam? FORREST: Sì. Beh, io... non lo so. Qualche volta smetteva di piovere abbastanza a lungo da far uscire le stelle. E allora era bello. Era come poco prima che il sole va a coricarsi nella palude. C'erano più di un milione di scintille sull'acqua. Come quel lago di montagna. Era così pulito, Jenny, sembravano come due cieli, uno sopra l'altro. E poi nel deserto, quando il sole viene su, non riuscivo a dire dove finiva il cielo e cominciava la terra. Era bellissimo. JENNY: Avrei tanto voluto essere lì con te. FORREST: Tu c'eri.
E ora immagina il suo dolore e la sua stanchezza nel trascinarsi attraverso la fatica quotidiana di un periodo così incerto, la paura che assorbe attraverso il racconto dei suoi pazienti, il panico che serpeggia nei telegiornali e nelle strade... il tuo ragazzo è un vaso crapato che resiste alla pressione di più acqua di quanto possa contenere.
E tu avresti voluto esserci in tutti i momenti di sconforto, di paura e di sfiducia.
Ma tu c’eri.
Amare una persona non significa portare fiori, dichiararle fedeltà eterna o promessa di felicità imperitura.
Il vero amore è saper rimanere in equilbrio sui piatti di una bilancia dalle braccia lunghissime e conoscere il movimento dei pesi della vita affinché nessuno dei due faccia o sia fatto precipitare.
L’amore è dare più di quanto si pensi di ricevere e ricevere più di quanto si creda di meritare.
Ricorda... non quello che viene detto o fatto da te per lui ma quello che lui sa tu potresti dire o fare.
C’eravate, per l’altro. E ci sarete ancora.
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Você se torna o reflexo das 5 pessoas que convive.🪞 Somos diretamente influenciados pelas opiniões, pontos de vistas e atitudes de nossos amigos. Obviamente, quanto mais próximos, maior a influência. Eles afetam a nossa maneira de pensar, as nossas decisões e a nossa autoestima. Você é a média das cinco pessoas com as quais passa a maior parte do seu tempo. ‼️Pense nas cinco pessoas mais presentes na sua vida cotidiana. Liste suas cinco principais características. Em seguida, veja se muitas dessas características não estão presentes em você mesmo. Pessoas tendem a acreditar que grande parte das suas ações é ditada simplesmente por sua própria vontade, mas ao longo da história podemos ver centenas de casos de sucesso onde amigos foram bem sucedidos juntos, um empurrando o outro pra frente, fazendo com que o sucesso de ambos fosse inevitável. Isso significa que as pessoas ao nosso redor nos influenciam, e que quem nós somos pode tanto beneficiar-nos quanto prejudicar-nos. ❓Você precisa de um novo círculo urgente? 🧘♂️🧘♀️Temos que escolher sabiamente com quem vamos andar. Se você deseja remover os traumas do passado, criar uma nova história e construir e fortalecer amizades edificantes, conheça nossos cursos ONLINE que contribuirão no seu autoconhecimento e despertar da consciência. Lembrando que para conseguirmos alcançar metas e objetivos é preciso fazer uma limpeza Interna para receber o Bom, o Belo e o Novo! 😊 Você pode escolher o curso que se identificar através do link https://apptuts.bio/paz-e-equilbrio 📖Cursos online no conforto do seu lar, com os melhores terapeutas do Brasil. Escolha o curso que você mais se identificar e vamos juntos neste mergulho de amor próprio e autocuidado! Namastê! 🌷 https://www.instagram.com/p/CLEQi_SFzS9/?igshid=632daw27gvyi
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non è come a marzo
infatti è peggio.
o forse è peggio per i privilegiati, che in primavera se ne stavano al sicuro nel proprio nido.
per tutti gli altri, la situazione è sempre la stessa: o il pane o la salute.
è un dilemma triangolare:
soddisfare l’economia, mantenere equilbrio mentale, non ammalarsi di covid.
se se ne sceglie una, si rinuncia alle altre due.
una realtà ingovernabile.
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Chakra Anahata - psicologia dos chakras.
Elemento • ar
Objetivo • equilibrio e amor
Cor • verde
Lozalização • peito, coração, plexo cardíaco
Identificação • social
Orientação •
auto aceitação
aceitação de outros
Demônio • magoa
Estágio de desenvolvimento • 4 a 7 anos
Tarefas para desenvolver •
relação com a familia e com os pais.
desenvolver a persona
Direito básico • amar e ser amado
Caracteristicas equilibradas •
compaixão
amorosidade
empatia
amor-próprio
altruismo
pacifismo
equilbrio
bom sistema imunológico
Problemas •
equilibrio
amor
amor próprio
relacionamentos
intimidade
anima/animus
devoção
Traumas e abusos •
rejeição
perda
abandono
vergonha
críticas constantes
abusos de quaisquer outros chakras
divórcio
luto
ambiente inóspito
abuso sexual ou físico
não saber o que é amor incondicional
Deficiência •
anti-socialismo
excluido
frio
solidão
críticismo
cinismo
intolerancia consigo mesmo ou com os outros
solidão
isolamento
falta de empatia e compaixão
medo da intimidade e relacionamento
narcisismo
Excesso •
codependencia
limites fracos
exigente
apego
ciúme
se sacrifica excessivamente
Problemas físicos •
distúrbios do coração
pulmões
timo
seios
braços
falta de ar
problemas de circulação
asma
deficiência no sistema imunológico
tensão entre as omoplatas
dor no peito
problemas na pele
Terapias que curam •
pranayamas (exercício de respiração)
escrevendo em um diário
autoconhecimento
psicoterapia
examine seus relacionamentos
liberação de dores emocionais
trabalhe a criança interior
trabalhe a codependência
auto aceitação
integraçnao anima/animus
Afirmações •
Eu sou digno de amor.
Estou amando a mim e aos outros.
Existe um suprimento infinito de amor.
Eu vivo em equilíbrio com os outros.
Podemos ser uma cultura obcecada pelo poder, mas somos movidos pela necessidade de amor. O direito básico do chakra do coração - amar e ser amado - é simples, profundo e direto. Infelizmente, esse chakra é facilmente danificado, diminuído ou ferido. Essas feridas têm profunda importância, pois ferem o espírito e a alma, afetam a mente e o corpo e afetam o próprio âmago do eu.
Por que o amor é tão esquivo quando é tão simples? A literatura está repleta de sagas de amor e sua perda, sagas que conhecemos muito bem por experiência própria. Nada é tão edificante quanto o florescimento do amor, nada tão devastador quanto sua perda. Uma experiência profundamente arquetípica, o amor é a força que governa nossas vidas.
Nosso mito predominante é o da separação. Nós nos vemos separados da natureza, separados um do outro e separados do divino. As separações são criadas por raça, classe, gênero e idade. Os indivíduos são dotados com o direito moral, e até encorajamento, de fazer o que for necessário para promover sua própria existência individual. O meio ambiente e seus coinhabitantes são sacrificados por necessidades individuais. Riqueza e classe criam mais separação, mais privacidade e mais individualismo.
Criamos uma grande separação entre homens e mulheres, e uma maior separação entre mulheres e mulheres, e entre homens e homens. O amor, como cola onipresente do universo, é culturalmente restrito aos laços de díades heterossexuais limitadas e a seus filhos muitas vezes solitários. O modelo é obviamente falho, pois nossos filhos são maltratados e nossos casamentos repetem o padrão de nossos pais míticos - com divórcio epidêmico.
Coletivamente, parece que estamos perdendo o amor pelo mundo. Todos sabemos o que sentimos quando sentimos falta de amor. Ele perfura o núcleo do nosso ser, esculpe um buraco profundo na alma e fere e paralisa o espírito vivo.
Em nossa desconexão, mal podemos nos relacionar com todas as tragédias que ocorrem no mundo. É porque a própria arte de se relacionar está se tornando uma arte perdida? Isso ocorre porque o tempo que leva para se relacionar profundamente, sentir-se plenamente e se comunicar e entender, não é mais valorizado como tempo bem gasto? Estamos nos tornando alienados, hostis, defensivos, egocêntricos e consumindo compulsivamente. O resultado é isolamento, constrição e limitação. O terreno que nos mantém fica instável, e a energia que nos evolui é restrita aos padrões tradicionais que sustentam o mito da separação. Em nosso isolamento, estamos perdidos do nosso núcleo espiritual, perdidos do coração.
Atravessar e entender os chakras é entender o Céu e a Terra é reconectar conscientemente partes decepadas do mundo. É ancorar o mito do individualismo no fundamento necessário do eu, enquanto simultaneamente expande esse eu para uma unidade consciente com o mundo à nossa volta - social, ecológica e miticamente. Para acessar o divino e nos tornarmos deuses, precisamos reconhecer nossa própria natureza divina como parte do maior mistério do desenvolvimento. Curar o coração é reunir a mente e o corpo, o místico e o mundano, o eu e o outro em um todo integrado.
Esta é a nossa tarefa no chakra do coração, pois é a tarefa de todos nós que queremos curar este mundo e garantir o seu futuro. Sem amor, não há força vinculativa para manter nosso mundo unido. Sem amor, não há integração, mas desintegração. Sem amor, nossa Ponte Arco-Íris entra em colapso no meio e caímos no abismo da separação abaixo.
O mistério do amor.
Montando nas chamas douradas do nosso centro de poder, chegamos agora ao coração do sistema de chakras. Aqui, em uma faixa verde, fica o centro dos nossos chakras, o ponto médio de nossa jornada. Como as plantas verdes e em crescimento, que empurram os céus para as raízes da terra, também alcançamos em duas direções - ancorando a corrente manifestada no fundo de nossos corpos e expandindo a corrente libertadora à medida que alcançamos além de nós mesmos. No chakra do coração, essas correntes alcançam um equilíbrio perfeito no centro do nosso ser. A partir desse centro sagrado - o coração do sistema - entramos no mistério do amor.
As questões básicas que encontramos no chakra do coração lidam com equilíbrio, amor e relacionamento. Através do equilíbrio, encontramos um centro do qual podemos amar, através do amor formamos relacionamentos.
É o encantamento do amor que abre o caminho para uma consciência mais ampla. Quando nos apaixonamos, de repente somos despidos de nossas defesas, levantados de nossos hábitos egocêntricos e impulsionados a uma visão ampliada do mundo. O amor derrete nossas atitudes rígidas e altera nossa estrutura psíquica. Quando nos apaixonamos, vemos as coisas de novo - as cores são aprimoradas, os lugares adquirem um novo significado, os interesses dos amados se tornam interesses próprios.
Quando nos aproximamos para compartilhar nossos dons com nossos amados, somos forçados a confrontar e desenvolver nossa natureza mais profunda.
A intimidade do amor revela e integra a sombra. A aceitação amorosa de outro permite que as partes rejeitadas de nossa psique surjam com segurança. Os relacionamentos não apenas fornecem um contexto no qual a sombra deve emergir, mas a intimidade nos convida a compartilhar as partes mais profundas e ocultas de nós mesmos. Nos braços de aceitação de nosso amado, essas partes podem chegar à consciência. Essa aceitação prepara o terreno para a auto-expressão do chakra cinco, pois somente através da auto-aceitação podemos entrar plenamente em nossa verdade e ter a coragem de expressá-la. A intimidade é a base para essa expressão.
Ser amado por outra pessoa aumenta a nossa experiência do Eu, à medida que somos refletidos nos olhos, palavras e comportamento de nosso amante. De repente, vislumbramos nossa própria divindade, nossa especialidade e começamos de uma nova maneira de nos importar verdadeiramente e sentir uma sensação de orgulho e propósito. Cuidamos melhor de nossos corpos, mantemos nossas casas mais limpas e ousamos ir além do que poderíamos de outra maneira. O amor traz um despertar espiritual, e sua perda produz um profundo desespero. Às vezes, essa perda nos separa do nosso senso de divindade - um estado que dificilmente pode ser tolerado após a expansão e a consciência aumentada que o amor trouxe.
Quando o amor diminui, somos jogados de volta ao nosso passado. A perda nos leva a um estado infantil de vulnerabilidade, onde nossas necessidades e problemas, padrões e processos são trazidos à luz mais uma vez. Somos forçados a confrontar e curar nossa dor para continuar, mergulhar em nossa infância e estrutura psíquica para desvendar o mistério que é o Eu. Como Jung disse: “O amor é o dinamismo que infalivelmente traz à luz o inconsciente.” Tanto a presença quanto a perda de amor nos forçam a nos examinar sob uma nova luz.
Equílibrio.
Como o chakra do coração é o ponto intermediário em um sistema de sete centros, o equilíbrio é um princípio essencial nesse nível de integração. Isso implica tanto o equilíbrio interno entre os vários aspectos de nós mesmos (mente e corpo, persona e sombra, masculino e feminino), quanto o equilíbrio entre nós e o mundo ao nosso redor (trabalho e lazer, doação e recepção, socialização e estar sozinho). Encontrar esse equilíbrio apóia as questões básicas do amor e do relacionamento, pois, sem equilíbrio dentro de nós mesmos, é difícil, se não impossível, alcançar relacionamentos amorosos saudáveis e duradouros.
Examinaremos o conceito de equilíbrio nos relacionamentos examinando a dinâmica em dois tipos essenciais de relacionamentos: os que temos conosco mesmos e os que criamos com os outros.
Intimidade.
Para ter intimidade, primeiro precisamos ter um senso de si. Precisamos ter intimidade com nosso próprio interior, conhecer nossas necessidades, desejos, medos, limites e esperanças. Conhecendo o eu interior, podemos honrar o eu que vive dentro do outro. Precisamos ser capazes de amar a nós mesmos o suficiente para oferecê-lo abertamente a outra pessoa. Sem amor próprio, isso não pode acontecer.
O bloqueio mais comum no chakra do coração é a ausência de amor próprio. Como podemos ter intimidade com os outros se estamos distanciados de nós mesmos? Como podemos chegar aos outros quando estamos nos afogando em vergonha e crítica? Como podemos manter o equilíbrio entre nós e os outros se não temos equilíbrio interior? Como podemos tratar os outros com respeito se nos tratamos abusivamente?
Amar a nós mesmos é agir de maneira respeitosa e responsável em relação a nós mesmos, desfrutar de nossa própria companhia quando estiver em solidão, honrar nossos limites e falar nossas verdades. Em geral, o amor próprio é um ato de tratar a nós mesmos da maneira que trataríamos qualquer pessoa que amamos - respeitosamente, honestamente, com compaixão, com sentimento e compreensão, orgulho e paciência.
Nossos relacionamentos com os outros refletem nosso relacionamento conosco. Encontraremos outros que nos tratam da maneira que esperamos ser tratados, outros que respondem ao programa de relacionamento que carregamos dentro do chakra do coração. O amor próprio é a base para amar os outros.
A consciência do auto conhecimento.
Entrar no coração é entrar na consciência auto-reflexiva, um lugar de auto-exame. Nessa reflexão, não apenas nos definimos (como no terceiro chakra), mas também entramos em relacionamento conosco. A consciência auto-reflexiva é o processo de contemplar. Na terapia, paramos e olhamos para nós mesmos - nossos motivos, ações, objetivos, esperanças e medos. A consciência auto-reflexiva nos permite integrar nossas peças psíquicas, trazê-las para o relacionamento e ver como elas se relacionam e se tornam inteiras.
Requer atenção consciente para mudar padrões, criar algo novo, enfim, para evoluir. Sem examinar o que foi, estamos destinados a repeti-lo. Sem cultivar a consciência, nossa corrente ascendente precisa girar e voltar à base antes de atingir sua plena expansão. Ao fazer isso, somos apanhados em ciclos repetitivos, padrões neuróticos que repetimos várias vezes.
O auto conhecimento dá origem a um novo Eu integrado. Este Eu não é mais limitado pelo passado, mas energizado pela vontade abaixo dele e dirigido para o futuro. O auto-exame é essencial para estabelecer o equilíbrio que é o princípio central do chakra do coração.
Através do auto conhecimento, damos à luz o ser consciente.
Corpo e mente.
Uma das principais áreas de equilíbrio no chakra do coração é entre mente e corpo, o que ocorre quando aprendemos a decifrar as mensagens do corpo. Isso envolve uma escuta interna distinta por parte da mente das comunicações sutis do corpo e muitas vezes leva à recuperação de memórias, trabalhando através de traumas, liberando tensões armazenadas e concluindo transações emocionais não resolvidas. Através desse processo, várias partes de nossa experiência são reconectadas. Os sentimentos são reconectados às imagens mentais. Os impulsos são integrados aos sistemas de crenças. Sensação está conectada com significado. Este é o trabalho de auto-reflexão - permitindo que a mente contemple nossa experiência no corpo.
Anima e animus.
No chakra do coração, continuamos nossa individuação desenvolvendo outro equilíbrio essencial - o feminino e o masculino interior, ou, em termos junguianos, a anima e o animus.
A anima é a energia arquetípica do feminino interior e o animus, o masculino interior. Acredita-se que a anima seja mais proeminente nos homens, enquanto o animus é a contrapartida nas mulheres. Ainda assim, ambos os sexos carregam cada arquétipo.
Esses arquétipos também existem externamente como símbolos na consciência coletiva, onde frequentemente se tornam estereótipos. Um estereótipo é uma versão contemporânea de um arquétipo, como a mulher dócil ou o homem forte e silencioso. Os estereótipos são versões culturalmente determinadas do arquétipo original - imagens frequentemente truncadas que enfatizam apenas uma parte do arquétipo por trás delas.
Nossa primeira impressão desses arquétipos veio de nossa mãe e pai, mas seu comportamento foi influenciado pelos estereótipos de seu tempo. Outros estereótipos nos são alimentados por filmes e romances, publicidade e televisão, depois reforçados pela pressão social dos colegas.
É importante perceber que as imagens do masculino e do feminino que atribuímos à anima e ao animus são ditadas culturalmente, e não inatas. Se nossas imagens de masculino e feminino se tornarem fortemente polarizadas - o que significa que masculino é definido pela ausência do feminino e vice-versa -, é provável que nossa anima ou animus sejam reprimidos. Não temos permissão para emergir o oposto dentro de nós mesmos.
Como a sombra, a anima ou o animus inconsciente são projetados nos outros, geralmente em estados idealizados, causando estragos em nossos relacionamentos íntimos. Se um homem rejeitou sua própria natureza feminina, ele pode abominar o feminino em outros homens enquanto espera que sua parceira carregue completamente seu conceito de feminino, criticando qualquer comportamento independente e assertivo que ela possa exibir. Da mesma forma, uma mulher que não desenvolveu seu lado masculino espera que seu homem seja perfeitamente poderoso, realizado e heróico, enquanto é simultaneamente oprimido por essas qualidades. Mulheres que afirmam querer um cara legal e depois o rejeitam quando ele mostra sentimentos ou suavidade estão projetando seu ânimo. Se eles podem permitir que seu lado masculino aumente, podem permitir que seus homens se tornem mais gentis. Se descobrirmos em nossos relacionamentos que o que inicialmente nos atrai nos repele mais tarde, é bom procurarmos anima ou animus projetados.
Nos relacionamentos heterossexuais e gays, os arquétipos podem ser revertidos. Uma mulher, gay ou heterossexual, pode muito bem viver a vida masculina e reprimir seu próprio feminino. Um homem pode carregar o feminino em seu relacionamento com uma mulher ou um homem. A anima e o animus estão mais relacionados ao conceito de opostos no eu desenvolvido do que no gênero real. O objetivo é reconhecer e trazer à tona o lado que não está desenvolvido. Pode ser que a mulher de carreira de ponta afiada desenvolva seu lado mais suave, enquanto o homem introvertido e solidário talvez precise desenvolver seu lado masculino iniciador.
Embora possamos desejar que seja possível, ninguém mais pode viver nossas vidas não vividas por nós. Nossos parceiros nunca fazem o que é certo e logo nos encontramos criticando e reclamando. "Se você fizesse isso; se você não fizesse isso. " Se os arquétipos masculino e feminino são reprimidos dentro de nós, suas qualidades parecerão muito misteriosas ou até indesejáveis. Somos desafiados a recuperá-los, em vez de procurar mais uma vez alguém para vivê-los enquanto permanecemos incompletos. Quando a anima e o animus são igualmente desenvolvidos, nossos relacionamentos têm estabilidade, respeito mútuo e liberdade.
Nossos relacionamentos com os outros.
Em nenhum lugar o conceito de equilíbrio é mais importante do que no sucesso de nossos relacionamentos pessoais. Se há um grito recorrente de casais que lutam pelo labirinto de relacionamentos conflitantes, é que eles não têm equilíbrio com o outro significativo. Um parceiro está muito distante, enquanto outro se sente sufocado. Um parceiro faz muito trabalho doméstico, enquanto o outro fica ressentido com ganhos financeiros desiguais. Um parceiro quer sexo mais que o outro, inicia toda a comunicação ou realiza todo o trabalho emocional. Reserve um momento para considerar o que está desequilibrado em seu próprio relacionamento.
A natureza busca o equilíbrio. A falta de equilíbrio é sentida como pressão, frustração e estresse, levando ao ressentimento e à erosão da abertura e da boa vontade. Se o relacionamento não conseguir, eventualmente, encontrar um equilíbrio eqüitativo, está fadado ao fracasso, seja por rescisão ou miséria renunciada.
Eros e Thanatos.
Uma das dinâmicas mais difíceis de aceitar no campo do amor e dos relacionamentos é a dança entre Eros, a força da vida que seduz e une, e Thanatos, a força da morte que divide e destrói. Eros é o filho de Afrodite, deusa brilhante do amor e da beleza, enquanto Thanatos, nascido da deusa Noite, vive na escuridão da nossa falta de consciência.
Quando entramos em um relacionamento, somos alegremente arrebatados pelas asas de Eros. Somos chamados, atraídos à união, à fusão e à dissolução. Chegando além de nós mesmos, além do nosso pequeno ego, tocamos em algo maior, mais amplo, mais profundo. Estamos emocionados e expandidos. É isso que ansiamos, o que aspiramos, o que faz a vida valer a pena.
É isso que se esconde na escuridão do inconsciente que leva a morte ao amor. Nossos padrões inconscientes sabotam os relacionamentos, provocam brigas, nos distanciamos de nosso amante e colocamos nosso comportamento em direções que a mente consciente deplora. A falta de consciência de nosso parceiro nos incomoda e nos faz querer nos afastar. Nossa própria consciência falhada ignora essas pistas das necessidades de nosso parceiro e acordamos uma manhã com a visão de nossa amada em pé com as malas prontas, dizendo: "Acabou". É então que olhamos diretamente para Thanatos. Como Eros, Thanatos é uma força que não podemos controlar, que nos deixa desamparados.
Não é possível ter Eros sem Thanatos. Isso não significa que todos os relacionamentos devem terminar em tragédia, mas que se unir e se separar são dois passos inseparáveis em uma única dança. Para quem quer apenas a união, Thanatos se torna extremo em sua insistência. Para aqueles que honram a separação, o distanciamento, os mal-entendidos e os distanciamentos como parte do fluxo e crescimento dos relacionamentos, a dança de Eros pode ser eternamente renovada.
Aqueles que são mais idealistas sobre o amor às vezes encontram a maior dor. De olhos arregalados caem, dando o máximo para o amado. Grande é a sua consternação, quando, dando tudo o que podiam e valorizando esse amor acima de todas as coisas, vêem seu amante maltratar casualmente o que consideravam sagrado. A negação de Thanatos convida sua forma mais desagradável a aparecer.
Podemos evitar o lado doloroso de Thanatos se lembrarmos de honrar sua presença. Devemos estar cientes do que se esconde na escuridão da nossa sombra não reconhecida. Precisamos reivindicar, não negar, nossa necessidade de uma certa quantidade de separação, nosso medo de engolir e entender que o mesmo medo em nosso parceiro não é uma afirmação sobre nós, mas a necessidade de Thanatos de equilibrar o relacionamento para que Eros possa continuar. dança de amor e atração.
Mágoa - o demônio do Anahata.
Quando Thanatos ataca, como inevitavelmente acontece, sentimos tristeza. Como o demônio residente, a dor se assenta no chakra do coração como uma pedra. Quando nosso coração está pesado de mágoa, é difícil abrir, até difícil respirar. Quando o sofrimento é negado, ficamos entorpecidos com nossos sentimentos e nossa vitalidade. Tornamo-nos duros e frios, rígidos e distantes. Podemos nos sentir mortos por dentro. Quando o sofrimento é reconhecido e expresso, no entanto, encontramos uma chave vital para abrir o coração. Lágrimas são derramadas, a verdade expressa e o coração se ilumina. A respiração se aprofunda. Existe uma sensação de espaço que emerge, permitindo mais espaço para o nosso espírito. A esperança renasce. Aceitar nosso próprio sofrimento nos leva à compaixão pelos outros.
Quando nos apaixonamos, nos despimos de defesas. Abrimos para outro e para o mundo. Expandimos e crescemos. Quando nos machucamos em questões de amor, nos machucamos em nossos aspectos mais vulneráveis e confiantes. A forma mais pura de si é ferida. Não parece mais seguro ser autêntico. Nosso sistema - ferido profundamente - se desliga e perdemos não apenas nosso amante, mas também a nós mesmos. Esta é a perda mais profunda.
Onde a dor é a ferida, a compaixão é a cura.
Compaixão.
Compaixão significa "ter paixão". No segundo chakra, encontramos paixão no campo dos sentimentos, através dos desejos da alma que se estende para frente para atender às suas próprias necessidades. No chakra do coração, agora vamos além de nós mesmos e expandimos essa paixão para incluir uma compreensão das necessidades de outras pessoas. O ego, quando seguro em sua própria autonomia e poder, agora pode se render de bom grado ao altruísmo. Se nossas próprias necessidades foram atendidas e satisfeitas, agora podemos compartilhar nossa plenitude com outro.
A capacidade de ter compaixão pelos outros depende primeiro de nossa capacidade de estar em contato com nossos anseios e dores. A dor nos abre para uma compreensão mais profunda dos outros e expande nosso próprio ser limitado. Assim, a compaixão é um equilíbrio requintado da expressão dos chakras superior e inferior. A compaixão permanece centrada, mas aberta, e mantém silenciosamente o espaço para que as mudanças ocorram, proporcionando a estabilidade de um contêiner e a liberdade de liberação.
Compaixão não significa que temos que consertar as coisas. Na maioria das vezes, não podemos, mas, em vez de nos afastarmos, ainda podemos oferecer compaixão aos outros. Quando trabalho com casais, muitas vezes vejo que um parceiro quer compaixão enquanto o outro sente uma demanda para torná-lo diferente. "Eu só quero que você perceba o quanto é difícil para mim ficar sozinha com as crianças o dia todo", diz ela."O que você quer que eu faça, larguei o meu emprego?" ele responde impaciente.
Ela parece magoada e frustrada, pois não é isso que ela quis dizer. O que ela queria era empatia e compreensão, não necessariamente soluções. Ela queria ouvir: “Eu sei que isso é difícil para você. Agradeço o trabalho que você está fazendo. " Quando não podemos consertar algo, é ainda mais importante oferecer compaixão.
Devoção.
A devoção é um ato de amor altruísta e entrega consciente a uma força maior além de si mesmo. Nos muitos ramos do yoga, é o caminho do bhakti yoga, praticado através do serviço devocional a uma divindade ou professor, através do qual se experimenta a alegria transcendente de se fundir com o divino. A devoção também ocorre em relação ao amado, dentro de uma família ou a uma causa ou projeto político. Com devoção, estamos permitindo que a energia dentro do Eu flua além do Eu. Isso transcende nossas limitações percebidas. Quando nos tornamos pais, experimentamos uma devoção altruísta ao recém-nascido à medida que transcendemos os limites do que pensávamos ser possível em termos de amor e doação.
A devoção é um ato espiritual de rendição sem ego. Quando o Eu liga o espírito com muita força, a devoção expande o vínculo, elevando-nos além de nós mesmos. Temos a poderosa lição de que o Eu sobrevive mesmo sem atenção constante.
A devoção também pode nos impedir de uma conexão consciente com o Eu, especialmente se o estágio da consciência reflexiva baseado no ego ainda não tiver sido alcançado. Podemos achar mais fácil ser guiado pela vontade de outra pessoa do que trabalhar através do labirinto de nossos próprios anseios internos. Nesse caso, a devoção esgota o terceiro chakra centrado no ego com o objetivo de um derramamento excessivo no quarto. Se o objetivo de nossa adoração sair, cair da graça ou nos rejeitar, ficaremos arrasados. Para curar, devemos então nos reconectar com responsabilidade ao eu interior, vendo-o como um aspecto da divindade por si só, e com muita necessidade de amor e compreensão. Quando equilibrado, nosso trabalho devocional se torna ainda mais profundo.
Traumas e abusos.
Não há nada mais devastador do que a falta de amor. O amor é a cola primária do universo, a força de ligação por excelência. Como câmara central de integração, o chakra do coração é o curador, ele unificador. O amor se integra e a falta de amor se desintegra. Sem amor para nos unir, nos separamos das partes de nós mesmos que afastam o amor. Rejeitamos as partes carentes, as irritadas, as feias. Então não estamos mais inteiros.
Todos os abusos traumatizam o chakra do coração enquanto traem o amor. A maioria desses abusos ocorre dentro do contexto das relações familiares. Já é ruim o suficiente que elas aconteçam, mas pior ainda, que elas acontecem nas mãos de pessoas que amamos, pessoas com quem vivemos, pessoas em que precisamos confiar. Portanto, sofremos não apenas o abuso, mas também uma distorção do relacionamento em que ele ocorre. Desligamos a conexão, fechamos o coração e voltamos para dentro de nós mesmos.
Quando os relacionamentos primários distorcem, diminuímos nossa capacidade de amar e nos conectar - para nos tornarmos relacionais. Ser relacional significa, simplesmente, que somos capazes de relacionar ou alinhar nossas próprias experiências a um contexto maior fora. No relacionamento, nos conectamos às coisas e vemos como elas estão conectadas umas às outras. Muitos dos meus clientes, em particular as mulheres, reclamam da falta de energia que seus parceiros colocam em seus relacionamentos. Dizem que seus homens agem como se vivessem em um mundo próprio, onde o relacionamento é uma reflexão tardia ou algo que eles dão como certo. Esses homens (e isso também acontece com as mulheres) vêem os relacionamentos como coisas e não como processos vivos. Sua capacidade de se relacionar é subdesenvolvida.
Quando os relacionamentos são distorcidos, também é o nosso senso de como as coisas se conectam. Ver o quadro geral - o contexto em que a vida está inserida - fica prejudicado. Isso nos impede de alcançar um sentido maior de nosso próprio ser.
Uma criança pequena é um ser aberto, desarmado, completamente dependente de seus cuidadores. Nesse estado, a criança é um canal desinibido de amor para quem cuida dele. Seu primeiro entendimento do amor vem do atendimento de suas necessidades de sobrevivência e dependência - de que ele é cuidado, atendido e seguro. Quando ele é espelhado e nutrido, e quando sua autonomia é sustentada, ele também está sendo amado. Se tudo correu bem, uma boa base para o amor dependente foi construída quando a criança alcança o quarto estágio do chakra. Eles percebem os pais como aqueles com quem se relacionam para suas necessidades pessoais e que os ajudam a entender o mundo complexo ao seu redor.
É literalmente doloroso quando a confiança e o amor que uma criança tem pelos seus cuidadores são usados contra ela. Nos relacionamentos adultos, temos a opção (percebida ou não) de levantar e sair quando alguém nos maltrata; uma criança não tem essa escolha. Uma criança nem sequer tem a opção de não amar.
A perda do amor próprio.
Como geralmente nos identificamos com nossos cuidadores e seus valores, a maneira como eles nos tratam nos ensina sobre nosso valor como seres humanos. Assumimos suas atitudes em relação a nós. O abuso faz com que nos sintamos desagradáveis, e nos sentirmos defeituosos apenas aumenta nossa vergonha. Tornamo-nos um objeto para nós mesmos, mesmo um objeto de desprezo. Inominável, não estamos mais em contato com nossa divindade, nossa especialidade, nossa validade como seres humanos. Convencidos de que a falha está em alguma falha intrínseca, à qual somos cegos e desamparados, nos abandonamos.
Sem relação consigo mesmo, a consciência reflexiva é impossível. Estamos à deriva, desconectados do nosso terreno, perdidos e solitários, e acabamos buscando nosso terreno através de outro. Eles se tornam nossa realidade, e o peso que lhes impomos - o peso de nossa própria abnegação - geralmente os afasta.
Perdemos então toda a energia que investimos neles, incluindo partes de nós mesmos. “Eu dei tudo a ela! Como ela poderia me deixar? Quando damos tudo, estamos à falência. Não temos um centro para o qual os outros possam ser atraídos porque, simplesmente, ninguém está em casa. Não há ninguém dentro de nós para amar, porque nós nos entregamos.
Conceito de amor distorcidos.
Relacionamentos conflitantes distorcem nossa concepção de amor. Como a criança é tão dependente, não há espaço na mente da criança para a contradição entre amor e abuso. Para manter seu mundo consistente, as crianças negam os efeitos do abuso ou se convencem de que merecem. Até atos de crueldade são vistos como atos de amor. Quando uma criança está sendo espancada e informada: “Isso me machuca tanto quanto machuca você. Só o faço porque te amo ", a criança recebe uma mensagem muito estranha sobre o que é o amor. Eles igualam amor com dor e maus-tratos. Como receptores desse amor, torna-se seu dever suportar a dor e não questioná-la. Alice Miller, em seu livro apropriadamente chamado For Your Own Good, descreve detalhadamente: "Quando o que foi feito comigo foi feito para o meu próprio bem, é esperado que eu aceite esse tratamento como parte essencial da vida e não o questione". Essa aceitação afeta o chakra do coração, bem como os três chakras superiores, afetando nossa capacidade de falar nossa verdade, ver claramente e questionar em geral.
Mais tarde, nos relacionamentos adultos, podemos ser cegos para abusar de nosso parceiro. Não acreditamos plenamente que estamos sendo maltratados, levando em nossos corações a ilusão de sermos amados. Bradshaw chamou isso de vínculo de fantasia. É uma ilusão que nos faz acreditar que nosso parceiro (pai, mãe, amigo, amante) realmente nos ama - talvez hoje seja apenas um dia ruim, fizemos algo errado ou amanhã será melhor. Sabemos que isso mudará se pudéssemos fazer isso ou não. Damos desculpas por seu comportamento e continuamos a aceitar o que normalmente seria inaceitável. Como a criança tem uma necessidade incessante de se sentir amada a todo custo, ela fantasia um amor quando ele não está realmente lá.
Rejeição.
Nenhuma seção sobre traumas do chakra do coração estaria completa sem uma discussão sobre rejeição. Uma experiência universal que fere a todos nós, a rejeição é um medo que habita o âmago do coração humano. Isso leva as pessoas ao seu mais profundo desespero, seus medos mais sombrios e sua dor mais pesada. O medo da rejeição é a principal razão pela qual retemos nosso amor e fechamos o chakra do coração.
Quando a rejeição ocorre, geralmente nos sentimos impotentes. Nossa auto-estima cai, nossos sentimentos nos provocam uma depressão insondável, e nosso corpo dói de saudade. Pensamos que não podemos viver e, de fato, o desejo de se matar pela perda do amor é um tema universal que atormenta as pessoas enquanto a força do amor governar nossos corações.
A rejeição diz que somos indignos e amplia nossa vergonha básica em qualquer grau que a levemos. Isso nos coloca contra nós mesmos, criando o que talvez seja a ferida mais profunda de todas. Por que a rejeição por outra pessoa afeta tão profundamente nosso estado interior?
Para crianças pequenas, rejeição é equivalente à morte. Sem o amor dos pais, que garantia existe de que seremos cuidados? Para muitos, a experiência de perder o amor desencadeia o estado infantil de uma criança abandonada, um estado de desamparo intolerável, totalmente incongruente com o nosso eu adulto.
Uma criança se identifica com seus pais, imitando seu comportamento e adotando seus valores à medida que aprende sobre a vida. Quando adultos, quando amamos alguém profundamente, também nos identificamos com ela em certa medida. Nós nos identificamos com suas tristezas e dores, seus triunfos e alegrias. Muitas vezes compartilhamos seus sentimentos como se fossem nossos. Quando nosso ente querido sofre, sofremos com ele em nosso cuidado. Quanto mais amamos, mais deixamos cair os limites da separação e mais forte nossa identificação com o outro.
Então, o que acontece quando somos rejeitados? Se ainda estamos identificados com quem está nos rejeitando, adotamos a mesma postura e nos rejeitamos. Para a criança identificada com seus pais, ela aprenderá a se desvalorizar, até a se odiar. Para o adulto que perde sua amada, ele fica não apenas com a perda, mas também com uma mensagem negativa de alguém que ele respeita dizendo que é falho, indigno e indesejado! Se o relacionamento foi próximo, ele provavelmente compartilhou muitos valores e provavelmente comprará a rejeição de seu amante como uma declaração de verdade sobre si mesmo. Então, nos identificamos com o desertor e nos desassociamos. Nós nos movemos contra a auto-aceitação natural deste chakra e, em vez disso, avançamos em direção à auto-rejeição e sofrimento.
Algumas pessoas, quando rejeitadas, ficam bravas ao invés de tristes. Isso geralmente é um meio de autopreservação, pois quebra a ligação negativa e a superidentificação. Quando dizemos: “Seu grande imbecil, como você pôde? Eu não mereço isso! " deixamos de nos identificar com a causa de nossa dor e temos mais chances de nos identificar novamente.
Às vezes, porém, a rejeição revela as verdades que precisamos enfrentar. Raramente há um alerta mais alto do que a perda real ou ameaçada de alguém que amamos. Como força de mudança, é um dos mais fortes, mas também um dos mais difíceis. Muita raiva pode obscurecer as lições poderosas que se apresentam.
É importante diferenciar entre a superidentificação com o relacionamento e as verdades que precisamos aprender. Se houver lições importantes a serem aprendidas, precisamos enfrentá-las com uma atitude de autocompaixão, pois não há tempo em que a compaixão seja mais necessária do que nas profundezas da dor. É apenas a compaixão que nos permite reconectar com o eu e parar de nos identificar com os pais, amante ou amigo que nos traiu, rejeitou ou desvalorizou. A dor deve ser eliminada e, nessa dor, a conexão com o eu central pode ser feita mais uma vez.
Excesso.
É sempre um pouco desconcertante pensar em um excesso no chakra do coração como um problema, e recebo repetidas vezes perguntas sobre isso em meus workshops. Como podemos ter muito amor? Como o coração pode estar muito aberto? Realmente precisamos nos limitar quando abrimos o coração? Existe um nível adequado de abertura para buscar?
O excesso no chakra do coração não é um excesso de amor real, mas um uso excessivo de amor para nossas próprias necessidades. O excesso ocorre quando supercompensamos nossas próprias feridas. Como o amor, por natureza, envolve outros, outros se tornam vítimas do nosso drama de compensar demais. O amor excessivo está desesperado em sua necessidade de segurança constante e não sustenta a liberdade de outra pessoa para ser quem ela é. É o amor que é usado como uma droga, onde o objetivo é nos elevar e nos afastar de nossas responsabilidades e da dor não resolvida. Somos excessivos quando usamos o amor para compensar a incompletude em nós mesmos, ou quando usamos outro para ir aonde não podemos ou não iremos.
Deficiência.
O chakra cardíaco deficiente responde às feridas do amor pela retirada. Tendo sido ferido antes, o coração se torna um sistema fechado e o amor se torna condicional. Diz: "Se você não me tratar melhor, não te darei mais amor". "Se você não me ligar a tempo, vou fingir que não me importo." O coração joga um jogo de frieza, como se a retirada do amor pudesse manipular alguém para nos amar mais. Sentindo-se esgotado para começar, um coração deficiente quer que os outros dêem o primeiro passo. Que contraste com o co-dependente que dá compulsivamente se é desejado ou não!
O chakra cardíaco deficiente geralmente está esperando que um cavaleiro de armadura brilhante ou uma fada madrinha apareça e faça o resgate. Ele ou ela quer que alguém veja como estão magoados e conserte isso. Eles querem que a energia seja despejada no sistema sem correr riscos, pois os riscos se mostraram dolorosos no passado. Como o coração está basicamente esgotado, a pessoa sente que não pode se dar ao luxo de abrir e dar. Sem doar, a economia interna entra em colapso e a depressão se instala. Como uma bateria descarregada, continuamos esperando um começo. Se nunca deixarmos a bateria carregar, precisamos que o salto comece continuamente.
Com um chakra cardíaco deficiente, há uma tendência a insistir em relacionamentos antigos que terminaram há muito tempo porque era uma época em que alguém se sentia amado. Pode-se ficar preso em raiva e traição e nunca perdoar. O fato de o coração não ter se enchido é visto como culpa da outra pessoa, e não como responsabilidade de alguém. A falta de vontade de perdoar mantém o coração fechado.
O chakra cardíaco deficiente é uma resposta evitativa a pouco amor. Como a criança não amada não encontrou empatia por sua experiência, ela tem dificuldade em dar empatia aos outros (assim como a eles mesmos). Eles não têm compaixão e permanecem críticos, o que magoa as pessoas que amam e fecha os canais de expressão e recepção.
As mágoas passadas podem resultar em amargura e cinismo - um tipo de intolerância genérica. O julgamento é uma maneira de justificar a distância dos outros e se defender da proximidade e do risco de se machucar novamente. Se outros não forem bons o suficiente, podemos nos sentir justos em vez de rejeitados. A perda do amor reduz a auto-estima e nossa justiça nos dá uma falsa sensação de orgulho. Somos melhores que outros que não são dignos de nosso amor. Esta é uma projeção de nosso próprio vazio e indignidade. É provável que nos julguemos com a mesma falta de compaixão. Um chakra cardíaco deficiente parece basicamente desagradável no centro. Quando envolvido em um relacionamento, teme-se que a intimidade possa revelar esse núcleo básico e inaceitável. Se não houver amor próprio suficiente para promover o orgulho no interior de alguém, ele permanecerá oculto e não revelado. Sem intimidade, o coração não se enche e, assim, o ciclo se perpetua.
Curando o Anahata.
O amor é a essência que cura. Paciência, habilidade, treinamento e talento desempenham seu papel, mas sem amor são apenas técnicas. Todas as feridas clamam pela medicina universal do amor. Como cola cósmica do universo, o amor é a força que preenche as lacunas que nos cortam em pedaços. No espaço entre o Céu e a Terra, o amor é a força que une os degraus multicoloridos da Ponte Arco-Íris.
Infelizmente, devido aos danos que cada um de nós recebeu em nossas vidas, nem sempre temos certeza de como aplicar amor às feridas dentro de nós mesmos e dos outros. Não sabemos como é o verdadeiro amor ou como criá-lo.
Auto aceitação.
Para amar, tem que haver alguém em casa lá dentro. À medida que nos abrimos para os elementos mais universais do amor, é fácil esquecer de honrar a individualidade um do outro. O amor com alma, como Thomas Moore afirmou tão apropriadamente, não é abstrato nem vazio, mas adora o particular, o único, o eu individual.
Ao honrar nossa individualidade, honramos os relacionamentos sutis dentro de nós mesmos. Honramos a individualidade de cada parte composta: a parte que busca o sucesso, a parte que teme, a parte que anseia por compromisso, a parte que deseja liberdade, a criança interior, o adolescente rebelde, o prazer, o pai nutridor e todos os outros eus que observamos ao longo da vida. Eles podem querer coisas diferentes em momentos diferentes, ou até coisas diferentes ao mesmo tempo.
Aprender a coordenar esses relacionamentos internos é o trabalho interno do amor próprio. Nossos sentimentos são trazidos para o relacionamento com nossos sistemas de crenças; nossa criança vulnerável forma uma aliança com nosso adulto responsável; nosso masculino interior faz amor com o feminino interior. Nosso crítico interno, ao invés de permear todo pensamento, torna-se realisticamente relacionado à nossa autoproteção. As partes são muitas e as combinações infinitas. Somente através desse processo relacional formamos um senso do todo.
Não basta apenas reconhecer os pedaços de nós mesmos - precisamos recuperá-los com o sentimento de vínculo que chamamos de amor. O reconhecimento de cada parte como um elemento essencial do todo leva nosso eu díspar para a câmara integradora do coração. A inclinação natural do coração é criar vínculos. Assim como as células cardíacas sob um microscópio sempre batem em uníssono, também nossas várias subpersonalidades formarão uma unidade harmoniosa quando forem trazidas à consciência amorosa do chakra do coração. O que não é trazido para o relacionamento com a essência do coração permanece fora do todo, uma parte não reconhecida. No chakra dois, por exemplo, falamos sobre essas partes como seres rejeitados ou como a sombra. À medida que refletimos sobre nós mesmos, integramos mais e mais peças de nós mesmos. Nosso senso do todo se torna maior e mais forte. Como um ecossistema cuja estabilidade e magnificência aumentam com a diversidade, a pessoa inteira ganha beleza e estabilidade à medida que mais e mais partes se tornam integradas. Tornamo-nos mais complexos, mais maduros e capazes de possibilidades cada vez maiores. Isso prepara o terreno para a criatividade no chakra cinco e para a penetrante percepção e entendimento nos chakras seis e sete. A consciência reflexiva permite essa integração e é a tarefa geralmente realizada pela psicoterapia.
À medida que nos tornamos mais integrados, nos tornamos mais relacionais. Nossa capacidade de entender e trabalhar com relacionamentos externos é aprimorada pela sofisticação de nosso relacionamento interno. Em vez de nos relacionarmos com uma única parte de nós mesmos, o que nos torna inflexíveis, temos uma base mais ampla para nos relacionarmos. Simplesmente há mais para que outro seja atraído, e mais de nós lá para conhecê-lo. Se aceitamos nossa própria criança interior, podemos aceitar melhor esse aspecto em outro.
A auto-aceitação prepara o terreno para a nossa identidade social. Ele nos permite entender a interdependência social complexa e o senso de identidade coletiva que todos precisamos desenvolver neste momento da história. Ter a capacidade de perceber, entender e formar relacionamentos é essencial para esse processo. Podemos então ver nosso papel na complexa rede de relacionamentos à nossa volta e trazer equilíbrio aos componentes maiores de nossa cultura.
Exercício: família interna.
Faça uma lista das várias partes de si mesmo. Você pode listar a criança interior, o crítico, o amante, o palhaço, os pais, o empreendedor, o quieto e assim por diante - as possibilidades são infinitas. Ao lado de cada nome da lista, escreva algumas palavras descrevendo como você percebe essa parte de si mesmo. A criança interior pode ser descrita como brincalhona ou ferida, carente ou zangada, assustada, fofa ou desajeitada. O empreendedor pode estar dirigindo, implacável, exausto ou entusiasmado.
Após a descrição, escreva o que você acha que cada parte deseja. O palhaço pode querer ser apreciado, a criança interior pode querer se divertir, o crítico para garantir que somos sempre perfeitos. Com que frequência essas partes conseguem o que querem? Quão realistas são seus desejos? O que pode ser feito para trazê-los à totalidade?
Se você quiser ser mais elaborado, comece a ver quem se relaciona com quem. O adulto trabalhador se relaciona com a criança interior? O crítico inibe o artista? O palhaço diverte a triste criança interior? O herói tenta salvar todo mundo? Se você vir partes que claramente precisam melhorar o relacionamento delas, escreva um diálogo entre elas, como se estivesse escrevendo uma peça. Veja como a dinâmica se desenvolve. Deixe a caixa de diálogo continuar até que ocorra algum tipo de resolução.
Observando a respiração.
A maioria de nós não percebe como respiramos. Não sentimos como prendemos a respiração ou contraímos várias partes da barriga ou do peito. Nossa maneira de respirar é normal para nós.
O primeiro passo no trabalho de respiração é sentir sua própria respiração e pedir a alguém que o respire. Deixe que ele ou ela lhe dê um feedback sobre se você prende a respiração em qualquer parte do ciclo respiratório. Algumas pessoas se prendem por alguns momentos antes de expirarem, enquanto outras prendem a respiração por um curto período de tempo antes de respirar. Permita que a respiração se torne suave e equilibrada em seu ciclo. Observe se você respira pelo peito ou pela barriga e veja o que acontece quando expande conscientemente as partes que normalmente são restritas. Observe que sentimentos, impulsos e desejos surgem. Tente não bloquear esses sentimentos.
Trabalhando com o luto.
O sofrimento não derramado restringe a respiração, e o aprofundamento da respiração geralmente libera o sofrimento. O luto é como nuvens pesadas no ar que obscurecem o céu, mas uma vez que a chuva é derramada, o céu se abre para deixar o sol brilhar novamente.
O luto quase sempre se baseia na perda, principalmente dos entes queridos. É importante recuperar aquela parte de nós que estava apegada ao que perdemos. A mulher adulta que perdeu o pai quando era pequena pode ter simultaneamente perdido seu filho interior. O marido que nutria a perda da esposa pode perder a parte de si mesmo que era sensível e aberta. O eu que se sente brincalhão, sexual, criativo ou entusiasmado com a vida pode ter se perdido quando o amante que trouxe essas qualidades se move. Podemos tolerar a perda de um objeto de amor, mas não a perda de partes vitais de nós mesmos.
É importante lembrar que o objetivo do trabalho de luto é recuperar a conexão com o eu interior, em vez de aumentar nosso apego ao que foi perdido. Devemos lembrar de nos perguntar: "Por que essa pessoa era tão especial para mim?" "O que ele ou ela trouxe para mim que estou sentindo falta de mim mesma?" "Qual parte de mim estava particularmente ligada a essa pessoa e o que essa parte precisa?" “Com o que perdi contato comigo mesmo como resultado desse final, e como posso nutrir e recuperar essa parte de mim novamente?
Lamentamos porque uma essência sagrada dentro de nós mesmos foi despertada e depois comprometida. Lamentar essa essência é recuperá-la e dar-lhe a importância que merece. Às vezes, uma situação dolorosa desencadeia feridas de feridas anteriores que nunca foram curadas e, de fato, podemos sentir como se estivéssemos reexperimentando toda ferida que já aconteceu conosco. O trabalho de luto nos ajuda a limpar as feridas, de modo a recuperar nossa totalidade.
Ao derramarmos as lágrimas aparentemente intermináveis de pesar, devemos lembrar a esperança do menino no estábulo: "Com tanto estrume, deve haver um pônei aqui em algum lugar!" O trabalho de luto nos leva ao pônei.
Perdão.
Quando nosso coração está ferido, nós o protegemos daquele que acreditamos ter causado dano. Muitas vezes, nós o culpamos pela dor, esquecendo o papel que talvez tenhamos desempenhado nela. A culpa age como uma barricada que nos protege de abrir novamente a essa pessoa. Infelizmente, quando barricamos nosso coração, também o impedimos de receber, bem como a possibilidade de cura. Permanecemos paralisados no passado, incapazes de avançar no futuro.
Da mesma forma, quando nos culpamos por algo de que lamentamos, permanecemos presos a esse evento passado. Permanecemos fixos no estado da criança desamparada, do adulto descontrolado ou do amante retirado, preso a um padrão de vergonha que não nos permite estar totalmente presentes.
O perdão é considerado o passo final na cura. O perdão usa a compaixão do coração para entender as situações em termos das forças que estavam agindo tanto em nós quanto nos outros. Ainda podemos discordar veementemente das ações tomadas. Podemos dizer, com razão, que nunca teríamos feito isso. Podemos até precisar de algo da outra pessoa para permitir o perdão - um pedido de desculpas, algum tipo de restituição ou reconhecimento de dano. Mas, no final, o perdão permite que o coração ilumine e siga em frente; é a ação redentora do coração.
O primeiro passo é perdoar a nós mesmos. Isso não quer dizer que devemos perdoar cegamente todas as ações impensadas que já tomamos. Precisamos olhar para nós mesmos com compaixão, vendo os anseios da alma e o que ela estava tentando realizar, vendo os obstáculos que estavam em nosso caminho e as forças que incidiram em nossa jornada naquele momento. Isso significa que entendemos por que fizemos o que fizemos e separamos nossa essência básica do erro que foi cometido.
Perdoar a nós mesmos pode exigir reparações por ações passadas. Este é um passo importante na recuperação de vícios, pois restaura o equilíbrio e nos leva a uma posição de responsabilidade consciente.
Examine sua vida e faça uma lista das coisas pelas quais você não se perdoou. Volte sobre cada uma delas e recrie o cenário que levou às suas ações. Veja se consegue identificar qual parte de você foi ativada na época - a criança faminta, o adulto sobrecarregado de trabalho, a esposa rejeitada, o adolescente desesperado. Trabalhe para entender o que você fez e permita-se conectar-se aos sentimentos que talvez não tenha sido capaz de reconhecer no momento. Imagine como você reagiria se visse outro filho (esposa, marido, filha etc.) fazendo a mesma coisa e soubesse tudo sobre a situação deles. Você seria mais ou menos crítico? Qual é a expectativa que você tinha de si mesmo na época? Qual era a expectativa que os outros tinham sobre você? Essas expectativas eram realistas?
Trate a parte de você que foi ativada no olho da sua mente com compaixão. Veja o que era necessário, o que estava tentando encontrar. Veja se você pode oferecer perdão. Tente dizer estas palavras para si mesmo: “Eu te perdôo. Você estava apenas tentando ... Talvez possamos ajudá-lo a conseguir isso agora de uma maneira mais produtiva. ”
Perdoar os outros pelos danos que causaram é frequentemente mais difícil. Algumas pessoas tentam perdoar imediatamente antes de enfrentar a dor e a raiva que sofreram. Eles dizem: "Oh, isso não importa. É assim que meu pai era. Ele não pôde deixar de estar com tanta raiva. " Isso pode ser verdade, mas minimiza o impacto que essas ações têm sobre a alma e o esforço necessário para interromper os padrões que criou em nossas vidas.
Uma vez que trabalhamos com nossos sentimentos sobre uma situação e recuperamos peças que foram perdidas, o perdão nos permite seguir em frente. O perdão é um processo orgânico e não pode ser forçado contra o seu próprio tempo, embora possa ser encorajado.
Seguimos os mesmos passos para perdoar alguém e fazemos por nós mesmos. Perguntamos, quais eram as forças agindo sobre a pessoa na época? O que eles estavam tentando alcançar? O que os estava dirigindo? O que estava indisponível que eles precisavam? O que os impediu de responder de maneira diferente? Quais poderiam ter sido suas verdadeiras intenções se tivessem sido mais conscientes? O que eu preciso dessa pessoa para ajudar no processo de perdão (se for possível)? O que eu preciso de mim mesmo para perdoá-los e seguir em frente?
O perdão suaviza o endurecimento do coração e, assim, renova a abertura. Não é um processo que permite que a mesma coisa aconteça novamente, mas permitirá que uma maior conscientização evolua em situações que deram errado. Isso nos permite soltar a energia do passado negativo e liberá-la para um futuro mais positivo.
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Numa sensação viva e brusca: liberte-se, mas não perca o equilbrio.
Tente reagir. Seja forte!
Faça de novo, e, se nada for novo: Seja doce, decidido, indeciso, visto e, esteja de olhos abertos.
Daniela Rodrigues
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Fit4Life By Mr. Sirna_PT ---- equilibrio acido/basico e alimentazione
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Todos temos o #ladoA e o #ladoB dentro nós. Busque o equilíbrio 🖤 AMEE. . . . . #ameeskatearte #skateare #skateboarding #equilbrio #skate https://www.instagram.com/p/Bnl0z2aHAit/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=34311vw0r8bc
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YOGA! Mais que uma vida com estilo mais saudável, uma melhor forma de vida para você! Comece agora ;) <3 Yoga para iniciantes é tema que muitas vezes não é bem esclarecido... Inúmeras vezes pessoas comentam comigo que experimentaram fazer yoga e não gostaram. Alguns falam que a aula era muito parada, outros que era impossível fazer as posturas e acompanhar o ritmo. Existem aulas de Yoga para todos os gostos e necessidades. Para os que querem trabalhar mais o corpo físico, com uma pratica mais vigorosa e dinâmica, para os que querem soltar as tensões têm práticas suaves que promovem o relaxamento, para os que têm algum problema de saúde podem fazer yogaterapia ou yoga para iniciantes. Assista agora o vídeo que vai esclarecer suas dúvidas e com dicas para essa prática >>> http://snip.ly/vde22
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PROVOCAZIONE
N. 3 :
Uomini e cani
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"Vorrei ricordare a tutti che l'essere umano è un essere sociale fatto per relazionarsi con altre persone ugualmente capaci di rapporti affettivi e sociali e di relazioni emotive, significative con esseri della propria specie.
I rapporti ossessivi con gli animali che si stanno diffondendo negli ultimi due decenni, a ben guardare, sono un sintomo evidente di un disagio, di una alienazione e del mancato equilbrio raggiunto con gli altri esseri umani.
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Questi comportamenti apparentemente ammantati da una patina di "buonismo" e generosità d'animo in verità nascondono spesso carenze affettive dilanianti. Un'ammissione di una sorta di "fuga" nella comodità di un rapporto fatto di "dominanza " da parte della controparte umana.
L'ammissione implicita e "nei fatti" d'un disagio e di una incapacità di fondo di crescere per sviluppare relazioni equilibrate ed armoniche sotto l'aspetto psicologico con altri esseri della propria specie. Il ripiegarsi nel proprio disagio e nelle proprie paure.
Incontrare alle 7 di mattina moltitudini di persone tirate giù dal letto dai bisogni fisiologici del proprio canide, appare sempre più come un disturbo psichiatrico di massa, un disturbo in rapida ascesa e tipico essenzialmente delle nostre società Occidentali.
Comodissimo relazionarsi con chi non puó mandarci a fanculo. Con chi non può darci dell'idiota per le stupidaggini che gli diciamo con i più improbabili toni di voce mielosa o adirata.
Una comunità che preveda rapporti tanto squilibrati fra un umano e un (povero) animale, ammette più che altro d'essere non una Società di persone che ricercano la propria crescita individuale, ma un "insieme di solitudini" che si consolano, scimmiottando relazioni affettive che dissimulano, in realtà, solo egocentrismo e incapacità di sostenere rapporti paritari. "
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E mo' vedetevela voi! 😂😜
A voi la parola...
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Io, cani, non ne ho. Saltuariamente...qualche gatto trovatello. 😂😂😂.
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Se avrete la pazienza di seguire il mio breve racconto, alla fine capirete cosa ci faccia una spiga di grano sul cruscotto della mia macchina. E sono sicuro che non rimarrete delusi.
Doveva essere il 1991 o il 1992, quando nell’appartamento da universitario arrivò un nuovo coinquilino, un ragazzo siciliano più grande di noi, le cui caratteristiche fisiche e il cui background meriterebbero un post a parte.
Questo ragazzo, Riccardo, tra le altre cose era un Sandan di Aikido, quindi un istruttore di grado elevato in questa arte marziale, e per un pischello come me questo rappresentava la massima aspirazione di discepolanza alla Sensei Miyagi di Karate Kid. Ciò divenne evidente fin da subito quando, dopo aver visto la mia katana appesa sopra al letto, mi chiese -- La sai usare? Alla mia risposta affermativa (come poteva essere altrimenti dopo tutti i film di kung fu, samurai e ninja che avevo visto!) mi chiese di metterla alla cintura e di estrarla. Evidentemente il modo in cui lo feci non gli piacque perché mi disse -- Molto bene. Adesso procurati una candela e passa tutta la sera ad allenarti a estrarre la katana dalla saya e, con un solo movimento, a spegnere la fiamma tagliandola.
Non sarei potuto essere un Kon-igi più felice come in quel mistico momento.
Naturalmente, parecchie candele tagliate dopo e con un braccio mezzo paralizzato, a mezzanotte lo chiamai per fargli vedere che riuscivo a ‘tagliare la fiamma’ senza toccare la candela o lo stoppino.
Bene -- disse lui -- Ora impara a ‘carezzare le guance’. Devi colpire la fiamma sul lato sinistro e poi velocemente sul lato destro senza farla spegnere.
Ero al settimo cielo del Bushido Ninja Kujikiri Kobudera del Dragone Nascente.
Comincio ad allenarmi -- quasi non sento che mi augura la buonanotte -- e qualche ora dopo finalmente acquisisco la padronanza nel bilanciare lo spostamento d’aria del fendente sinistro con quello destro, lasciando la fiamma in una sorta di equilbrio vorticante.
Lui si affaccia sbadigliante dalla sua camera (era oramai mattino) e fa -- Molto bene. Ti fa male il braccio?
In effetti riuscivo a malapena a piegare le dita e sebbene volessi negarlo, doveva aver letto qualcosa nella mia espressione spastica.
Ottimo. Quel dolore ti ha appena insegnato la prima prima regola dello iaido, l’arte di estrarre la spada -- mi dice con fare solenne.
Cosa? -- chiedo io, tutto eccitato -- La mossa del vortice della lama di fuoco?! La rovente morte silente?!
No... che è meglio vincere senza estrarre la spada. Si chiama katsushinken -- la spada che dà la vita -- e ti conviene ricordarlo tutte le volte che avrai davanti una persona che credi esserti avversaria. Che tu o lei stiate portando una katana o meno.
Rimasi li, senza parole, fulminato da una delle metafore più potenti che io abbia mai ascoltato e compreso.
(questo, per inciso, qualche mese dopo servì a salvare la mia futura esistenza di persona felice fuori dalla galera, in un brutto episodio che coinvolse un fascista (sic!) in fuoristrada schiantato contro un muro e io in piedi sul suo cofano -- con la mia katana rigorosamente nel fodero -- appena saltatoci sopra per evitare di essere appiattito tra pietra e paraurti... ma questa ve lo racconto in un post a parte perché sto divagando).
Che cos’è quella spiga di grano?
L’ho raccolta ai primi di giugno, ancora verde, sul bordo sassoso di una stradina sterrata nelle campagne bolognesi (un seme solitario forse caduto da una seminatrice), dove avevo parcheggiato per aspettare che Figlia N.1 finisse il test d’ingresso a un corso di formazione per disegnatrice meccanica.
Oggi è stata assunta nell’azienda dove aveva fatto lo stage.
Io credo che il mondo sia metafora di se stesso ma lasciatemi guardare a quella spiga matura come a un qualcosa che già allora intuivo, speravo e sentivo che si sarebbe potuto realizzare.
Come mio solito, vi lascio con l’augurio di saper vedere e cogliere le spighe di grano sulle vostre strade sassose... e voglio detendere l’aulica tensione emotiva dicendovi che quando mia figlia ha esclamato tutta contenta -- E HO PURE UN BUONO PASTO DA 5,67 EURO! -- io gli ho risposto
Ok boomer
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La mia pelle mi trattiene, mi tiene insieme, mi separa dal vuoto incalzante che altrimenti si mischierebbe al perpetuo fruscio delle mie onde, lo dissolverebbe in parole senza eco, mi ridurrebbe in vitree lacrime d'aria. Evanescente diverrei, non più una. Mia pelle, resta intatta, spessa abbastanza da permettere ai venti che si agitano sotto le mie palpebre di continuare a lottare l'uno contro l'altro, in equilbrio, per tenermi in piedi. Se ne uscisse un soffio, mia pelle, sarebbe tempesta. -increspature.
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L' Italia non è più un paese per centristi. Ma la politica ha bisogno di equilbrio, di Marco Follini, in Domani 10 giugno 2022
L’ Italia non è più un paese per centristi. Ma la politica ha bisogno di equilbrio, di Marco Follini, in Domani 10 giugno 2022
vai a: https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/litalia-non-e-piu-un-paese-per-centristi-ma-la-politica-ha-bisogno-di-un-nuovo-equilibrio-syhhjpf3 Più che di un centro (o magari più di uno) la politica italiana avrebbe bisogno di un baricentro. E cioè di trovare un punto su cui far poggiare i suoi fragili equilibri.Un modo di stare insieme, insomma, o almeno di accorciare le distanze tra…
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