#energia del giorno
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1. IL MAGO
Oggi è tempo per cominciare qualcosa di nuovo. Si ha tutto il potenziale neccessario per lasciare indietro momenti che ci hanno dato non pocca soferenza e iniziare una nuova strada. Faccendo qualcosa di concreto per la nostra vita, senza preocuparci di come andra ma giisto iniziare poi col tempo si vedra. Si è padroni di se stessi nel qui e ora ed è solo questo che conta!
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3 giorni dal Natale, il miglior modo per iniziare la giornata è …
- 3 giorni dal Natale, il miglior modo per iniziare la giornata è ... #22dicembre #buongiornonatalizio #caffècomecura #perfettamentechic
Mancano solo tre giorni a Natale ed è normale chiederci: abbiamo pensato a tutto e a tutti? La magia del periodo che si respira nell’aria, tra luci brillanti per le strade e le piazze accarezzati dalle melodie natalizie, fan si che la gioia è palpabile per l’attesa e l’entusiasmo di vivere momenti speciali con la famiglia e gli amici. Ah l'”animo dolce del Natale” … senza, però, dimenticare…
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#frase del giorno#pensiero creativo#non preoccuparsi#frasi motivazionali#energia positiva#lasciare andare#pensiero del giorno blog
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QUANDO LA RAGIONE SI TRASFORMA IN FOLLIA E LA FOLLIA SUPERA IL LIMITE
La potenza impegnata per uso domestico è, di solito, 3 kWe. Un condominio di 100 famiglie impegna complessivamente una potenza di 300 kWe, che in un giorno (24 ore) diventano 7200 kWh, in un anno diventano 2628000 kWh (2628 MWh).
Se volessimo ricarica un'auto elettrica con batteria di capacità pari a 90 kWh, teorizzando un rendimento di ricarica dell'85%, avremmo di bisogno di 37.5 ore. Volendo ridurre i tempi di ricarica a poco più di 1 ora, avremmo di bisogno di una potenza impegnata di 105 kWe. Ma 105 kWe sono pari a più della metà del condominio e il tutto per una sola auto.
Facciamo finta che nel condominio di 100 famiglie tutti abbiano un'auto elettrica con batteria della capacità citata e il condominio ottiene il via libera per 100 stazioni di ricarica "media" da 105 kWe.
La potenza impegnata è pari a 105000 kWe, ovvero 105 MWe, ovvero 105 MWh di energia, ovvero quasi la potenza di un reattore nucleare modulare (SMR) come il Liong One cinese da 125 MWe!
Giusto per fare comprendere la proporzione, con 105 MWe si alimenta una città (senza industrie, naturalmente) di 35 mila abitanti! Adesso provate ad immaginare una città con, almeno, la metà del parco auto circolante di tipo elettrico e tante stazioni di ricarica dalla potenza di, almeno, 105 kWe.
Milano, inteso come Comune, conta su 1.4 milioni di abitanti, e con il 50% di 1807123 parco auto, le vetture elettriche sarebbero 903561. Volendo considerare che tutte le auto vengano ricaricate con colonnine rapide da ipotetici 105 kWe (in realtà si stanno diffondendo, insieme a quelle da 200 e oltre kWe, ma sono pochissime, la stragrande maggioranza sono da 36 kWe, ma noi agiamo ipoteticamente per consentire una ricarica in poco più di 1 ora), la potenza impegnata sarebbe di 948739605 kWe, pari a 94873,905 MWe, pari a 94,873905 GWe di potenza elettrica effettiva! Per giuste proporzioni, un reattore nucleare coreano APR-1400, dello stesso modello costruito in 4 unità negli Emirati Arabi Uniti, eroga una potenza massima netta di 1400 MWe, ovvero 1,4 GWe, e ne sarebbero necessari ben 68!
Qualcuno potrebbe obiettare: "Non è detto che tutte le auto si connettano contemporaneamente per la ricarica". Vero, ma la statistica dimostra, che la ricarica viene tendenzialmente effettuata nelle ore serali/notturne presso il proprio domicilio (in Italia per chi può permetterselo, in Germania e negli Stati Uniti è la prassi), più raramente presso le colonnine dislocate nei punti di ricarica urbani avviene di giorno. La statistica stessa ci viene incontro informandoci che ci sarà almeno una volta al giorno un momento in cui le auto possono essere collegate tutte insieme per la ricarica, e quella potenza va coperta, pena un inesorabile crollo delle linee e un prolungatissimo black-out che porterebbe dietro di sé, non la Lombardia, non l'Italia, ma l'Europa intera, date le interconnessioni transfrontaliere.
Ammesso che i cittadini si "accontentino" di ricaricare le proprie auto alla potenza massima di 3 kWe, sarebbero comunque necessari 2710683 kWe, 2710,683 MWe, 2,710683 GWe di potenza per ricaricare, in un tempo stimato di 38 ore circa, il 50% delle auto di Milano, quindi 2 reattori nucleari APR-1400.
Qualcuno afferma di volere ricaricare le auto elettriche, di giorno e con i pannelli FV. Torniamo all'esempio delle colonnine da 105 kWe, tanto il sole è gratis, giusto? I pannelli FV in condizioni standard hanno un rendimento del 13% (in termini largamente benevoli, perché raramente si arriva a superare il 10% reale...). Il 13% di rendimento è considerato come valore massimo in condizioni di perfetta perpendicolarità del pannello FV rispetto all'irraggiamento solare, alla temperatura di 25°C e al livello del mare. La variazione dell'angolo incidente, della temperatura e della pressione atmosferica riducono sensibilmente il rendimento effettivo...
Considerata la costante solare K = 1 kW * m-2, 1 metroquadrato di pannello FV erogherà una potenza massima di 130 Watt...
Per ottenere una potenza massima di uscita pari a 2,710683 GWe saranno necessari 20851407,692 m*-2 di pannelli fotovoltaici... credo le proporzioni, adesso, siano ben chiare! Continuare a fare conversazione su questi numeri, credo, sia inutile. Al netto degli impatti ambientali per la produzione delle batterie, dei pannelli FV, della loro installazione sul suolo, anche e solo parlare di elettrificare anche una parte del parco circolante di una città come Milano, figuriamoci del mondo intero, sia un qualcosa di improponibile, al netto, che senza reattori nucleari, la ricarica potrebbe essere assicurata per non più di 5,479 ore/giorno in media di irradiazione solare annue in Italia... Meditare, gente, meditare...
F. Arnò.
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PALLE VERE E PALLONCINI FALSI
Avete idea di quanti impianti fotovoltaici o eolici servono per soddisfare una richiesta di 1000 MW in assenza di fossili?
No?
Vi sorprenderà non poco e capirete l’assurdità delle idee di Bonelli &Co. Ecco i numeri.
Fissiamo, come è diffuso, che per sopperire all’intermittenza di eolico e solare, si usino batterie di backup.
Supponiamo di dover coprire un periodo di 5 giorni consecutivi di assenza di sole e/o vento. Perciò servono teoricamente 5ggx24h x 1000= 120.000 MWh di backup.
In realtà, come succede per le auto elettriche, la carica non va da 0 a 100% ma da 20% a 80%. Il che fa salire la necessità di backup a 200.000 MWh.
Il fattore di potenza medio per eolico e solare è del 25% (il sole non c’è sempre e il non soffia sempre) In condizioni di uso ordinarie, servono perciò almeno 4000 MW di potenza disponibile.
A questa va aggiunta quella per ricaricare in parallelo le batterie tampone (supponiamo in 12 ore).
Serve perciò una potenza di 200.000/12=16.666 MW. In totale 4000+16.666 = 20.666 MW Il primo risultato, già stupefacente, è che per 1000 MW di richiesta, servono impianti eolico-solari di potenza 21 volte superiore. Quanto costa tutto ciò? L’IEA parla di 1,3 Mil$/MW. Quindi per gli impianti servono 1,3*20666 = 26.866 Milioni di $.
Per le batterie si valuta un costo di 200$/KWh., cioè 200.000/MWh. Per le nostre batterie servono quindi 200.000 * 200.000 = 40 miliardi di $, che sommati ai costi degli impianti danno 66,8 miliardi di $ Tutto questo per una potenza richiesta di 1000 MW.
Per avere un’idea più chiara, considerate che la richiesta di potenza per tutta l’Italia è pari 54 GW, 54.000 MW. Quindi se pensiamo a produrre l’energia elettrica solo con rinnovabili, il costo per l’Italia lo otteniamo moltiplicano per 54, cioè…
66 miliadi * 54 = 3.610 Miliardi di $, circa 3.300 Miliardi di Euro. Questo è 1,7 volte il nostro PIL.
La spesa delle famiglie italiane per l’elettricità è stata nel 2022 di 30 Miliardi. Cioè il costo della transizione totale, è 110 volte superiore al consumo annuo!
Ma non è tutto qui. Ho considerato cautelativamente 5 giorni di carenza di energia. Ma potrebbe succedere che d’inverno ce ne sia un sesto. Il quel giorno, senza fossili, saremmo in blackout e al gelo. E non è ancora finita.
Il passaggio a tutto elettrico comporta una crescita dell’energia elettrica richiesta. Si può valutare circa il doppio di quella attuale. Allora i costi e i rischi di blackout non ve li calcolo ma li immaginate.
Non vi suona un campanellino di allarme?
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"Dicono che, nel corso della nostra vita, abbiamo due grandi amori.
Il primo è quello con cui ti sposi o vivi per sempre; forse diventerà il padre o la madre dei tuoi figli, e sarà quella persona con cui costruirai il rapporto più stabile per passare il resto della tua vita insieme.
Poi, dicono che c’è un secondo grande amore: una persona che perderai continuamente. Qualcuno con cui sei nato già connesso, qualcosa che chiamano 'chimica'. Tuttavia, a volte, anche la forza della chimica non basta a raggiungere un lieto fine. Un giorno smetterete di provarci, vi arrenderete, e cercherete quell’altra persona con cui costruirete una nuova vita. Ma, anche se troverete quella persona, non sarà mai ciò che realmente desideravate.
Vi assicuro che non passerà una sola notte senza che ve ne pentiate, senza sentire il bisogno di un solo bacio o di una discussione, anche solo per una volta ancora. Tutti sanno di cosa sto parlando, perché, mentre leggete queste parole, quel nome vi è già venuto in mente.
Vi libererete di lui o di lei fisicamente, smetterete di soffrire, forse riuscirete a trovare pace e calma. Ma vi assicuro che pregherete ogni giorno per avere un contatto, anche solo
per litigare. Perché, a volte, c’è più energia in una discussione con qualcuno che ami che in un atto d’amore con qualcuno che apprezzi.
Paulo Coelho
Ricordate il filo rosso del destino? Una leggenda cinese narra così:
'Un filo rosso invisibile collega coloro che sono destinati a ritrovarsi, indipendentemente dal tempo, dal luogo o dalle circostanze. Il filo rosso può essere allungato, tirato, ingarbugliato, ma non si romperà mai.
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Renato stava poggiato sulla porta del suo negozio di dischi. - Ciao Roberto, hai un po' di tempo? Oggi sono arrivati dei vinili usati e qualcuno e' veramente strepitoso.
Appena mette giu' la puntina sento un suono cosi' potente da far vibrare i vetri e muovere le mattonelle. Un suono sfrontato e aggressivo, maestoso e roboante. Energia, watt a palate, una furia prodigiosa e tanta, tanta classe.
Da quel giorno avevo un nuovo amore... un amore viola profondo. @ilpianistasultetto
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Scrivere queste parole mi costa un’enorme fatica, non solo perché sento un vuoto dentro che non riesco a spiegare, ma perché metterle nero su bianco mi obbliga ad affrontare una realtà che sto cercando di ignorare da troppo tempo. Mi sento smarrita, tradita, delusa, e soprattutto stanca. Stanca di credere nelle persone, stanca di dare il meglio di me per poi ritrovarmi sempre con un pugno di niente tra le mani.
È incredibile quanto dolore possa provocare un'amicizia che finisce, soprattutto quando quella persona non era solo un'amica, ma una parte di te, qualcuno che credevi sarebbe rimasto per sempre. La cosa peggiore, è restare, ma con la distanza emotiva di chi non ti capisce più, di chi non è più veramente lì per te. Credevo in te. Ti ho aperto ogni parte del mio mondo, anche quelle che avevo sempre nascosto agli altri. Ti ho mostrato le mie fragilità, le mie insicurezze, i miei sogni e i miei fallimenti. E tu eri lì, accanto a me, come se niente potesse mai separarci. Eppure, eccoci qui, quasi due estranee che si guardano da lontano, senza nemmeno il coraggio di parlarsi, senza nemmeno la forza di spiegarsi.
Non capisco come si possa cambiare così, da un giorno all’altro. Non capisco come tu abbia potuto guardarmi negli occhi, sapere cosa stavo passando, e comunque scegliere di allontanarti. Sai cosa mi stava passando per la testa, sai quanto fosse difficile per me anche solo alzarmi dal letto ogni giorno e non strapparmi la pelle. Eppure, hai scelto il silenzio, hai scelto l’indifferenza, hai scelto di lasciarmi andare senza una vera e propria spiegazione quando avevo più bisogno di te.
E sai qual è la cosa peggiore? Che tutto questo mi sta facendo dubitare di ogni singolo rapporto umano. Mi guardo intorno e vedo solo superficialità, persone che non sanno cosa significhi costruire qualcosa di vero, qualcosa che duri nel tempo. Tutti pronti a prendere ciò che possono, a succhiare via ogni briciolo di energia, ma nessuno disposto a restare, nessuno disposto a lottare per un legame. È come se il concetto di rispetto non esistesse più, come se l’empatia fosse diventata una qualità rara, quasi inesistente.
Non capisco come si possa essere così leggeri nel distruggere qualcosa di così prezioso. Non capisco come tu possa aver scelto di trattarmi come una persona qualunque, dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Mi fa male, un male che non riesco nemmeno a descrivere. È un dolore che mi tiene sveglia la notte, che mi fa mettere in discussione ogni cosa di me stessa. Sono stata troppo? Non sono stata abbastanza? Ho fatto qualcosa di sbagliato? O semplicemente non valgo abbastanza per te, per nessuno?
Non voglio più credere a nessuno. Non voglio più aprirmi, più fidarmi, più sperare. Ogni volta che l’ho fatto, mi sono ritrovata a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non so nemmeno se valga la pena ricostruire. È come se fossi circondata da persone che non sanno cosa significhi amare davvero, rispettare davvero, rimanere davvero. Mi sento usata, vuota, come se tutto ciò che ho dato fosse stato preso e gettato via.
E adesso, qui, in questo periodo buio della mia vita, mi sento più sola che mai. Non c’è nessuno su cui possa davvero contare, nessuno che sappia cosa significhi esserci davvero. È come se stessi gridando sott’acqua, e il mondo continuasse a girare, ignaro del fatto che sto annegando. E tu, tu eri quella persona che pensavo mi avrebbe salvata, quella che non avrebbe mai permesso che mi sentissi così. E invece, sei stata proprio tu a spingermi più a fondo.
Non voglio più vivere con questa costante paura di essere abbandonata. Non voglio più costruire legami che alla fine si rivelano fatti di nulla. Ma allo stesso tempo, non so come fare a smettere. Perché nonostante tutto, nonostante il dolore, una parte di me continua a sperare che qualcuno, un giorno, sia diverso. Ma quella speranza si sta spegnendo, e con essa, anche una parte di me.
Non credo più alle persone. Non credo più ai “per sempre”, ai “ci sarò sempre per te”, alle promesse fatte sottovoce. Perché ogni volta che ci ho creduto, sono rimasta sola, a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non regge più. E tu eri l���ultima persona da cui mi sarei aspettata tutto questo.
Mi sento un guscio vuoto, una persona che non sa più come fidarsi, come amare, come vivere davvero. E tutto questo per cosa? Per credere di nuovo alle persone? Per aver sperato che tu fossi diversa?
Non mi rimane più nulla, se non il dolore di tutto ciò che abbiamo perso. E la tristezza di sapere che, probabilmente, a te non importa nemmeno più.
Ed è questo che fa più male, sai? Sapere che, mentre io passo le notti a chiedermi dove ho sbagliato, tu probabilmente non ci pensi nemmeno. Sapere che per me eri una sorella, un pezzo di vita irrinunciabile, mentre per te sono diventata una presenza superflua, qualcuno che è facile lasciare indietro.
Non riesco a capire come ci si possa spegnere così, come si possa scegliere di voltare pagina senza neanche provare a spiegarsi. Non riesco a capire come il rispetto che credevo avessimo l’una per l’altra possa essere diventato così fragile da frantumarsi senza un vero motivo. E il dolore cresce, giorno dopo giorno, perché continuo a cercare risposte, a dare un senso a questa fine, ma non trovo nulla. Solo vuoto.
Sai quanto è devastante perdere fiducia in qualcuno? È come se qualcosa dentro di te si spezzasse in modo irreparabile. Ogni volta che provo a ricordare i momenti belli, le risate, le confidenze, sento una stretta al petto. Ogni ricordo si trasforma in una ferita aperta, una prova di quanto mi sono sbagliata su di te, su noi.
Ero già in difficoltà. Lo sapevi. E nonostante tutto, hai scelto di andartene, di tirarti indietro proprio quando avevo più bisogno di te. Come si fa? Come si può essere così insensibili? Non riesco a capire se sono io il problema, se pretendo troppo, o se semplicemente sono stata sfortunata a credere ancora una volta nella persona sbagliata.
Sai cosa fa più paura? L’idea che ormai io non riesca più a fidarmi di nessuno. Che ogni volta che qualcuno si avvicina, sento solo la paura di essere ferita di nuovo. È come se stessi costruendo un muro intorno a me, un muro che mi protegge ma che allo stesso tempo mi isola. Perché se nemmeno tu, che consideravo una parte di me, sei rimasta, allora chi mai potrebbe farlo?
Non so più cosa aspettarmi dalle persone. Non so più se esista davvero qualcuno in grado di comprendere cosa significhi rimanere, lottare per un legame, rispettarlo, anche quando è difficile, anche quando richiede sforzo. Mi sembra che nessuno sappia più cosa sia il rispetto, cosa significhi tenere davvero a qualcuno. Tutto è diventato così effimero, così fragile, che a volte mi chiedo se valga ancora la pena provare.
Mi sento stanca. Non solo fisicamente, ma dentro, nel profondo dell’anima. È una stanchezza che non si riesce a spiegare, che ti spezza ogni giorno un po’ di più. Ogni delusione, ogni abbandono, ogni parola non detta aggiunge un peso che diventa insopportabile. E mi chiedo quanto ancora riuscirò a sopportare.
Forse sbaglio io, forse sono io che mi aggrappo troppo alle persone, che vedo cose che non ci sono. Forse sono io che mi illudo, che mi costruisco castelli in aria, che vedo legami dove gli altri vedono solo convenienza. Ma se è così, allora non so più chi sono. Non so più come fare a essere diversa, come fare a non dare tutta me stessa, anche quando non dovrei.
Quello che mi distrugge è che non posso smettere di volerti bene, nonostante tutto. Nonostante il dolore, nonostante la delusione, una parte di me spera ancora che un giorno ti renderai conto di quello che abbiamo perso, di quanto valeva il nostro legame. Ma forse è una speranza inutile, una speranza che mi farà solo più male.
E allora resto qui, con questo vuoto dentro, cercando di capire come andare avanti, come continuare a credere nella vita, nelle persone, quando tutto sembra crollarmi intorno. Forse non ci riuscirò mai del tutto. Forse questa delusione mi accompagnerà per sempre, come un’ombra che non riesco a scrollarmi di dosso.
Ma quello che so è che non dimenticherò mai il dolore che mi hai lasciato, il senso di perdita, di abbandono. Non dimenticherò mai quanto pensavo che fossi diversa, e quanto invece mi sbagliavo. E questo, forse, è ciò che mi farà più male di tutto.
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Il mercato ha fiutato nel nostro bisogno disperato di amore l'opportunità di enormi profitti. E ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento.
Basta pensare al cambiamento di valore della parola amico tra ieri e oggi in internet per capire come i rapporti siano diventati facili e superficiali. I nuovi rapporti vivono di monologo e non di dialogo, si creano e si cancellano con un clic del mouse, accolti come un momento di libertà rispetto a tutte le occasioni che offre la vita e il mondo.
In realtà, tanta mancanza d'impegno e la selezione delle persone come merci in un negozio è solo la ricetta per l'infelicità reciproca. L'amore invece richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l'altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l'amore. Non troveremo l'amore in un negozio. L'amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana, ha bisogno di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni giorno.
Zygmunt Bauman, Amore liquido
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Ti farò morire di piacere
Dovrai restare senza forze: perché te le succhierò tutte! E la mia gola inghiottirà avidamente ogni tua energia residua, assieme a qualsiasi piccolo scrupolo o senso di rimorso dovessi ancora avere per il fatto che stiamo peccando. Qui, io e te: soli in questo segreto angolo del mondo. Dovrai sentire il bisogno fisico e insostenibile di stare con me. Ti dovrà mancare ogni giorno l'odore delle mie parti intime, delle mie ascelle e il velluto della mia bocca. Mi hai confessato che tua moglie non te l'ha mai succhiato: con lei solo posizione del missionario. Rapido, possibilmente.
Bene: poniamo subito rimedio. Dai, sento che stai per venire. Succhio più forte e ti faccio entrare completamente dentro di me… ecco, ci siamo: più seme tiri fuori, più l'amore per me ti pervade. Lo capisco da come mugoli di piacere mentre mi accarezzi la testa. E dopo restiamo così, nascosti dal resto del mondo e immobili. Tu, rilassato dentro la mia gola esausto e svuotato. Sento alcune tue sparse, adorate, finali e lente contrazioni, che regalano al mio palato schizzinoso le ultime gocce. Io, che ti guardo negli occhi e ti percepisco soddisfatto appieno. Innamoratissimi e in intima comunione. Domani mi cercherai. Lo so.
RDA
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La leggenda dell’albero della vita
Un bel giorno, un giovane ragazzo, mentre camminava, vide un albero, completamente isolato. Ripensò allora a ciò che aveva appreso lungo il suo cammino, ovvero che esisteva una connessione tra lui e il resto del mondo, e che per questo doveva essere in grado di comunicare anche con gli alberi.
Decise allora di rivolgersi proprio a quell’albero che se ne stava solitario su quel campo. Gli si avvicinò, e cominciò a parlargli, chiedendogli il permesso di avvicinarsi ancor di più, per condividere con lui il proprio campo di energia.
L’albero acconsentì con gioia. “Sono venuto a condividere le mie esperienze con te”, gli disse. “Vuoi vedere quello che ho visto nella mia vita?” “Certo, sono felice di questo dono.”
Il corpo del ragazzo si avvicinò e abbracciò l’albero. Non appena a suo agio, il ragazzo iniziò a portare alla sua mente tutte le immagini più amate nella sua vita. Il mare e le onde, le montagne e la neve, gli estesi campi che attraversano i paesi, le grandi città affollate da persone che corrono frettolose verso nessun luogo, gli animali liberi e quelli in cattività, i libri, la televisione. Il giovane mostrò all’albero i suoi percorsi di vita ed esperienze, accompagnate da intensi sentimenti, come amore, odio, paura, speranza, amicizia, condivisione e solitudine.
Improvvisamente il ragazzo si sentì in colpa: stava mostrando all’albero tutto ciò che è in grado di muoversi, di poter vedere altri paesaggi, altre parti del pianeta, mentre invece l’albero non poteva spostarsi da quel punto della terra, costretto a rimanere nel mezzo di un campo vuoto.
“Oh, mi dispiace albero, non volevo renderti triste!” “Triste? Oh, piccolo uomo, l’unico modo che ho di sperimentare la tristezza è attraverso i vostri sentimenti. Tutto ciò che hai condiviso con me, quello che hai visto e sentito con il cuore, non era affatto nuovo per me. Le mie radici sono nella terra e i miei rami nel cielo, il mondo non è un mistero, né lo sono i suoi mari e monti, le sue valli e i suoi cieli.
Le persone hanno pensieri e pensano molto. E grazie a questi pensieri, noi riusciamo a sentire. Noi sentiamo tutto ciò che viene da un uomo o un animale, da un vegetale o dal cielo. Piccolo uomo, tu hai bisogno di viaggiare per vedere il mondo, noi abbiamo bisogno di toccare solo la brezza. Quello che non si vede, in realtà esiste Tutto ciò che esiste, esiste ovunque. Non abbiamo bisogno di andare da nessuna parte per essere ovunque. Noi alberi siamo benedetti. Vai in pace giovane uomo e vieni da noi, se ti senti solo di nuovo”.
Il ragazzo, in soggezione, si scostò di qualche metro dall’albero. Quello che avrebbe dovuto rattristare l’albero in verità aveva reso triste lui. Quello che non conosceva prima, il bisogno di poter credere, la necessità di toccare, annusare, parlare, sentire … improvvisamente si rese conto che tutto quello che pensava di aver raggiunto, di fatto già esisteva nella natura di tutte le cose. Essere connessi non è un obiettivo da raggiungere, è sufficiente ricordare la natura di ognuno. L’albero della vita è uno dei simboli cabalistici più antichi ed importanti.
L’albero stabilisce la comunicazione fra i tre livelli dell’universo: la terra, tramite le sueradici; la superficie, tramite il tronco, ed il cielo, attraverso i propri rami. L’albero è quindi l’epicentro del mondo, che stabilisce la relazione tra terra e cielo. L’albero della vita sorge da un insieme che simboleggia la madre terra, dalla quale nasce la vita
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IL MESTIERE DELL'EDITOR - di Gianpiero Menniti
CARILLON
Testo leggero e sognante scritto da due poeti - Angela Ada Mantella e Gaetano Interlandi - riuniti ciascuno con il proprio decalogo di liriche.
Ma non solo: la realizzazione, per ogni testo, di un'immagine realizzata con l'intelligenza artificiale.
Ne è scaturito un vero cammeo, un "Carillon" che ho avuto il piacere di curare nell'editing e nella redazione del "commento critico" affiancato all'ottima "prefazione" di Rossella Rafele.
Leggero e sognante ma non per questo meno intenso e profondo: una riflessione sulla limpidezza e la fragilità, l'amore materno e gli interrogativi incessanti sull'esistenza.
Ecco uno stralcio dal commento critico che ho intitolato "Melodia disarmata":
[...] Sullo sfondo, la sensazione di solitudine, freddo passaggio di una ricerca già sbiadita prima d’iniziare, destinata a stemperarsi come i sogni, i ricordi, il giorno che declina verso il tramonto. Passeggeri di una nave trascinata della corrente, ogni immagine scorre lontano. Imprigionati nei corpi sferzati dal declino e dal malanno imponderabile, memoria nostalgica di gioventù vigorosa o di gioventù interrotta e mai vissuta. Quanta pena nell’affanno di vivere come appendici di muscoli irrorati di misteriosa energia. Così, quando la fragilità ignorata e vilipesa si pone di fronte ai nostri occhi, è come il risveglio della coscienza sopita, ancestrale traccia, evidenza nascosta. “Carillon” è questa limpida, delicata, riscoperta: da leggere con muta partecipazione, a mo’ di preghiera, come riposta, antica carezza spezzata dalla hỳbris (ὕβρις), l’insolente tracotanza che già la cultura greca pose all’indice, pericolosa fonte del disastro, eccedenza smodata carica di egoismo. Carezza che scioglie il tormento, che rende onore al sorriso innocente di una fanciullezza perenne, alla delicatezza di un animo che mai sarà macchiato dalla prudenza della parola e del gesto. Tutto è terso, il nitore del cielo macchiato di leggere nuvole candide pennella il colore del mare increspato per rompere il silenzio con la cadenza di onde: anche loro sono un lieve tocco, tenera moina, lusinga amorevole. Dieci poesie di Angela Ada Mantella e dieci poesie di Gaetano Interlandi: da par loro, i due fecondi autori danno vita a recessi carichi di malinconico romanticismo: divengono parole per una voce mai udita. In questo, mi pare, si possa cogliere la semantica della piccola ma intensa raccolta di versi che dialogano a distanza per raccontarsi la nascosta bellezza della mancanza, della malinconia tramutata in sorriso da un’inspiegabile eppure percepita ricchezza interiore. Una percezione che può appartenere solo ai poeti. [...]
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IL MANDATO FAMILIARE: QUANDO GETTARE LA SPUGNA VA PIÙ CHE BENE.
Nessuno di noi sfugge al mandato familiare, quella missione che implicitamente e tacitamente viene assegnata dal sistema familiare senza che tu te ne accorga.
A volte è davvero tardi per accorgersene, ma i più “connessi” alla propria coscienza, non cedono facilmente al risucchio e si dibattono come pesci nelle reti, fino ad ottenere la libertà.
Una libertà che di solito si ottiene a caro prezzo e quel pagamento spesso avviene sotto forma di perdite, traumi, shock o eventi di vita che ti schioccano un voltaggio impressionante di energia che ti rende estremamente lucido per qualche giorno.
Una donna che intraprende ad esempio una carriera tipicamente maschile, pericolosa, violenta e dice di farlo “per il padre” di gareggiare per lui, che è stato sempre lui a dargli la forza, la spinta, la cazzimma…. Vittorie, sudore, fatica ma anche incertezze.
Quella figlia sta vivendo il ruolo che gli ha dato il padre, molto probabilmente: certo io non posso saperlo, parto da un caso singolo per espandere il pensiero anche ad altri.
Poi il padre muore e l’energia del sistema inizia a cambiare: quella promessa inizia a non gravare più come un macigno, quel contratto firmato chissà dove e chissà quando, diventa “carta straccia”.
Ed ecco che questa figlia inizia a non farcela più, inizia a perdere colpi, a fare improvvisi retromarcia, ad allontanarsi dal personaggio pensato per lei;
fino al ritiro repentino e definitivo: il mandato è stato strappato.
In questi casi la coscienza è abbastanza desta ed evidentemente la fame di vita “propria” è urgente: la decisione sembra il frutto di eventi circostanziali ma io, credo, sia il risultato di un lungo rimuginio, e non la reazione scomposta ad una sconfitta.
Le urla di rabbia e dispiacere sono dedicate al padre, all’averlo deluso, scontentato, non “onorato”.
E meno male, dico io.
Ma la liberazione è inevitabile, il richiamo alla vita è troppo forte.
Conosco molte persone che hanno trovato la via soltanto dopo la morte di un genitore ingombrante che aveva incasellato il figlio/figlia in un ruolo predeterminato, posando una greve scure sulle sue ali e instradandolo verso percorsi alieni alla sua essenza.
Io penso che tutto sommato, questa donna, come molti altri, ora inizierà la sua vita.
Queste sono mie interpretazioni non hanno alcuna pretesa di verità.
Sono mie sensazioni che nascono spontaneamente osservando delle dinamiche che ho osservato per 15 anni ogni giorno.
Gli eventi di massa li osservo per comprenderne le dinamiche profonde e per cercare di entrare in contatto con le forme che assume la vita quando tentandi farsi largo.
La vita per rompere gli argini e ricondurti a se, trova i modi più strani la cui logica sfugge ad occhi inesperti.
Credo che tutto sommato, nulla sia accaduto per caso, la sua rivale, la perdita del padre, la sconfitta, l’attenzione su di lei.
E alla fine, sorpresa: le viene riconosciuto comunque un premio in denaro pari a quello che ricevono le medaglie d’oro e questo accade sempre per motivi legati alle leggi universali, cioè perché la vita premia la vita.
La vita l’ha premiata lo stesso perché la resa era la cosa giusta.
Cambiare strada.
Rinnovarsi.
Abbattere la scure.
E tutto questo è davvero meraviglioso se guardato cogli occhi di un ricercatore.
Nulla accade per caso, soprattutto quando strappi il foglio del mandato familiare ( anche senza rendertene conto come in questo caso, o forse sì chi lo sa ) e inizi a disegnare su un foglio bianco la tua vita.
Dedico questo post a chiunque senta di aver fatto a pezzi questo mandato e anche a chi ne sente il peso senza riuscire ancora a volare.
Noi siamo i figli che per volare devono “pagare le ali”.
Auguri a tutti noi.
ClaudiaCrispolti
( lo sport non mi interessa, non seguo le olimpiadi, non sono un’esperta di sport, mi reputo una ricercatrice nel campo della crescita e dell’evoluzione e amo osservare la realtà come se fosse un grande laboratorio. I grandi eventi di massa sono una ghiotta occasione di studio e riflessione per me.
Queste sono SOLTANTO mie interpretazioni lo ripeto.
Niente polemiche, niente tifo pro e contro. Qualsiasi commento inadeguato per tono o contenuto verrà eliminato e la persona bloccata.
Ho molto da fare, ma scrivere fa parte del da fare.)
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“ Sono tornata in volo da Monaco a mezzogiorno, e sono andata dritta in ufficio, ricaricata, al massimo dell'efficienza. Adoro questi viaggi. Quello che adoro in realtà è la mia efficienza. Mi piace far funzionare le cose, sapere come si fa. Mi piace essere riconosciuta, mi piace che mi diano la "mia" stanza, che si ricordino i miei gusti. Durante il week end ho visto degli amici. O meglio, dei conoscenti di lavoro. Poi, lunedì e martedì, la fiera. Quello che mi piace è "controllare" la situazione. Sono piena di energia, mangio esattamente quello che dovrei mangiare, non bevo un sorso di più, dormo poco, corro in giro tutto il giorno. So esattamente come presentarmi, e come usare la mia immagine. Lunedì mattina mi sono vista con gli occhi degli altri, arrivare alla sfilata, sedermi, tutti che mi sorridevano e mi salutavano. E contemporaneamente sono tornata indietro di quindici anni, e mi sono vista con gli occhi di allora, mi sono guardata nel modo in cui io, a trent'anni, guardavo le donne arrivate, le donne che facevano quel lavoro da tempo. Le ammiravo, volevo essere una di loro, e mentre le osservavo, attentamente, nei più piccoli particolari, cercavo anche quei segni di cui loro non si accorgevano di certo, i segni dei processi che avrebbero portato alla loro sostituzione. Altre le avrebbero sostituite, e io sarei stata una di loro. Di quelle donne, una sola è ancora al suo posto, alcune delle altre continuano a lavorare nel campo, con mansioni diverse, però. Ho passato quattro giorni a cercare di capire cosa c'è in me che mi porterà al licenziamento, o a restare in ufficio con mansioni meno gravose, mentre un'altra - chissà chi - farà questi viaggi al mio posto. Non riesco a capirlo, però. L'età, semplicemente? No, l'età non c'entra! La noia, la "mia" noia? No, non posso crederci, non ancora.
Quando sono tornata in ufficio Joyce mi stava aspettando per andarsene a casa: senza mai prendere accordi formali, facciamo in modo che una delle due sia sempre presente in ufficio. Joyce aveva l'aria stanca. Ha detto di avere passato giorni tremendi, in mia assenza, per via del marito, mi avrebbe raccontato tutto, ma non subito, poi se n'è andata. C'era un messaggio di Hermione: diceva di non aver ricevuto il mio, di messaggio, che il lunedì, e che Mistress Fowler si era rifiutata di far entrare l'infermiera. Questo mi ha riportata immediatamente alla quotidianità londinese. Ho lavorato tutto il pomeriggio, al telefono per lo più, poi ho organizzato i fotografi per domani. Ma intanto continuavo a pensare a Joyce. Ho già capito che questa storia con il marito significherà la fine del nostro lavoro insieme, o comunque un cambiamento. Ne sono sicura. Questo mi ha resa depressa e ansiosa, prima ancora di lasciare l'ufficio. Un'altra cosa ho capito come non avevo mai capito prima: che Joyce è la mia unica vera amica. Voglio dire, "amica". Ho un rapporto, con lei, che non ho mai avuto con nessun altro, mai. Di certo non con Freddie. “
Doris Lessing, Il diario di Jane Somers, (traduzione dall'inglese di Marisa Caramella), Feltrinelli, 1986¹ [ Libro elettronico ].
[ Edizione originale: The Diary of a Good Neighbour, Alfred A. Knopf Publisher, 1983 ]
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Facebook, tra il sogno e l'inganno: abbandona le rinnovabili, ammicca al nucleare, intanto firma un contratto con Entergy e si fa costruire una centrale elettrica con 3 generatori turbogas a ciclo combinato: tu chiamala se vuoi, coerenza...
Facebook, Google, Yahoo, Microsoft, tutte entità informatiche altamente energivore, che per fare funzionare i loro data server necessitano impressionante fornitura di energia: elevata potenza, costante nel tempo (fattore di carico in funzione del fattore di disponibilità = fattore di capacità ; kWe * t = kWh).
Una fornitura inaffidabile, ovvero priva di costanza nel tempo, mette a rischio il funzionamento, ed anche la stessa affidabilità, dei data server. L'accesso ai dati internet, la richiesta di elaborazione dei dati, la presunta intelligenza artificiale, devono potere operare nel tempo costantemente, h24, 7 giorni su 7, 365 giorni l'anno (ok, anche 366 giorni per l'anno bisestile...), indipendentemente dalle condizioni meteorologiche, dal giorno e dalla notte.
Le energie rinnovabili non possono godere di tale capacità, perché dipendenti dal sole e dal vento, e l'equazione "non c'è sole, c'è sicuramente il vento" non è valida, perché la natura ha i suoi tempi ed imprevedibilità, anche nell'istante. Tra le altre, la richiesta di potenza e potenza nel tempo, è tanta e tale che lo spazio occupato per tali fonti è improponibile rispetto alle normali centrali turbogas a ciclo combinato, men che meno rispetto ad un reattore nucleare.
Il nucleare, però, ha tempi di costruzione lunghi, e non tanto per i tempi fisici, quanto per quelli normativi: una centrale va autorizzata due volte, sia a livello di progetto, sia a livello di area di costruzione, i tempi mal si sposano con le necessità di chi ha "fame" di energia e subito.
Così, mentre Meta firma contratti per la costruzione di reattori nucleari a sali fusi, integralmente dedicati ai suoi data server, nell'attesa che questo avvenga firma un contratto Entergy, uno dei colossi dell'energia degli Stati Uniti.
https://www.entergynewsroom.com/news/meta-selects-northeast-louisiana-as-site-10-billion-data-center/
La società di produzione di energia prevede di costruire tre impianti di turbine a combustione a ciclo combinato (CCCT) con una capacità totale di generazione di energia di 2.262 megawatt.
Non c'era forse questo problema, qualcosa di climatico, che era importante per queste persone? Sparito di colpo?
#truffa energetica#truffa climatica#truffa rinnovabili#pale eoliche#pannelli fotovoltaici#energia nucleare
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Anche oggi il cielo da azzurro di prima mattina si è ingrigito, coperto da una cappa uniforme nella quale non si riesce a distinguere una sola nuvola.
Dove vivo io, l'irraggiamento solare medio nel mese di giugno per ogni metro quadrato di terreno, è di circa 7,5 KWh/mq
E' un valore medio quindi comprensivo delle giornate nuvolose che storicamente, nel mese di giugno sempre riferendomi a dove vivo, si contano sulle dita di una mano.
Nel mese di giugno 2024 (e siamo al 29...) le giornate di cielo coperto sono state 28 su 29
Non ho i dati di maggio e di aprile ma sono del tutto simili a quelli di giugno
L'irraggiamento solare lo si può definire come la quantità di energia proveniente dal sole che investe una data superficie. La differenza di energia che giunge al suolo in una giornata di cielo coperto è meno della metà di quella che arriverebe se il cielo fosse limpido.
Se moltiplicate quei valori di irraggiamento per ogni giorno di un giugno qualsiasi e per tutti i metri quadrati dell'intera Pianura Padana (che misura circa 46.000kmq cioè 46 miliardi di metri quadrati) si ottiene una quantità di energia solare pari a circa 345 miliardi di kwh
Me essendoci stati 28 giorni di cielo coperto su 29, si può affermare che quest'anno, al solo mese di giugno, mancano all'appello 172 miliardi e 500 milioni di chilowattora.
Gli animali, le piante e gli umani che vivono in Pianura Padana sono stati privati di tutta quell'energia che la natura "usa" in tutto ciò che fa e che non sarà rimpiazzata.
Cosa questo comporti nei cicli biologici della natura ed ai ritmi circadiani degli umani non lo so ma temo che invece qualcuno questi calcoli se li deve essere fatti.
(Luoerco)
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