#ed è stata presa
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omarfor-orchestra · 1 year ago
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#comunque devo condividere questa cosa meravigliosa che è successa#la mia insegnante di recitazione ha convinto una mia amica e compagna di corso a provare l'audizione per l'accademia#lei c'è andata con zero aspettative e pochissimo tempo per prepararsi#ed è stata presa#e somehow io sono più felice di lei AHAHAHAH#quando me l'ha detto mi sono emozionata#mi dispiace che non siamo più insieme però praticamente l'ho convinta ad iscriversi#perché era un sacco insicura ma poi io l'ho bombardata di audio in cui le urlavo quanto fossi contenta#e allora si è convinta#sono un pochino invidiosa perché è il mio rimpianto più grande e magari se l'avesse proposto anche a me l'avremmo fatto insieme#però le mie ultime performance non sono state proprio ottime quindi lo capisco#ma cerco di incanalare tutto questo nella fierezza che sento per lei#ci conosciamo da luglio ma mi sento come se stessi gioendo per il traguardo di una vita#gioendo?#a lei pure dispiace che così non saremo più insieme ma io le ho letteralmente detto '#e sti cazzi? tanto vorrò sapere tutto quello che fai quindi ci sentiremo sempre comunque' WHAHHAHA#niente sono contentissima#ho avuto due settimane tremende e questa cosa mi ha sollevato un sacco il morale#+ ieri sono uscita con compagna di università e la sera mi ha mandato un messaggio#ho il trauma di quella di quest'estate quindi ho tremato#e invece era per dirmi che era da tanto che non si sentiva così bene con una persona come è stata con me#quindi ora se non fosse per la gamba e per il fatto che non posso camminare sarei al settimo cielo#niente scusate volevo raccontarlo
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ideeperscrittori · 6 months ago
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HO UN LINFOMA E FARÒ DEL MIO PEGGIO
Fra un mese compio 51 anni e pochi giorni fa ho scoperto di avere un Linfoma Non Hodgkin. È una patologia abbastanza aggressiva ma è stata presa in tempo. Ed è ben curabile, perché la scienza sta facendo passi da gigante nella cura dei linfomi.
Vivo a pochi passi di distanza da un ospedale all'avanguardia che mi ha preso in carico. Sotto molti aspetti, sono davvero fortunato e privilegiato rispetto a molte persone.
Quale sarà il mio atteggiamento di fronte alla malattia? Mi conosco bene e posso prevederlo, perché c'è una parola che lo definisce con precisione. È una parola significativa, addirittura emblematica, che riguarda il mio tasso di maschitudine alfa. Come potete intuire, non mi riferisco a "guerriero", quindi le metafore belliche possiamo tranquillamente metterle da parte.
La parola misteriosa è "mammoletta". Sì, sarò una mammoletta. Questo vuol dire che non vi darò lezioni filosofiche. Non diventerò un maestro di vita pronto a snocciolare grandi verità come "quello che non ci uccide ci rende più forti", "le sofferenze fanno parte dell'esistenza", "l'importante è apprezzare le piccole cose".
Sarò una mammoletta perché lo sono sempre stato, per esempio quando ho scoperto di avere una massa all'inguine. Era un rigonfiamento, duro come un sasso, grande come una pallina oblunga. La mia reazione? Due settimane senza far nulla. Mi sono detto: "Magari passa. Vuoi vedere che fra qualche giorno non ci sarà più? Non ho voglia di affrontare visite ed esami per un falso allarme. Odio gli ospedali".
Questo mio atteggiamento nasce anche da un'idea completamente sbagliata e irrazionale: la paura che gli esami possano creare malattie dal nulla. In pratica una zona oscura del mio cervello ragiona (si fa per dire) più o meno così: sei perfettamente sano, fai l'esame e ti trovano qualcosa. Lo so, non c'è niente di logico in questa convinzione, ma la mia mente non è mai stata fatta di pura logica.
Per quasi due settimane ho cercato di non pensarci anche perché ero in preda all'imbarazzo. Tra tutti i posti, proprio all'inguine doveva capitarmi? Ma la massa non ha dato cenni di sparizione e alla fine mi sono attivato.
Ho riscritto cinquanta volte il messaggio su WhatsApp prima di inviarlo alla mia dottoressa per fissare una visita, perché ogni volta il testo mi sembrava una molestia sessuale: "Buona sera, dottoressa, ho questa massa dura all'inguine e vorrei chiederle un appuntamento per mostrargliela". "Buona sera, dottoressa, ho un rigonfiamento...". Dopo un numero incalcolabile di tentativi, ho trovato le parole giuste e ho scritto un messaggio asettico, inequivocabilmente sanitario, con un perfetto stile burocratico ospedaliero.
Sono stato una mammoletta nei tre mesi e mezzo necessari per giungere alla diagnosi.
Sono stato una mammoletta nel giorno della TAC con mezzo di contrasto. Quella mattina sono giunto all'ospedale in autobus, dopo una notte insonne. Alla fermata ho controllato la cartella che conteneva i documenti. C'erano referti di ecografie, pareri medici e soprattutto l'impegnativa da presentare per svolgere l'esame. Ho controllato perché sono una persona molto precisa, di quelle che tornano indietro mille volte per verificare di aver chiuso il gas. "Non manca nulla", mi sono detto. Ho rimesso i documenti nella borsa. Ho raccolto le forze, mi sono alzato dalla panchina e ho raggiunto l'accettazione dell'ospedale. Senza la borsa. Vi lascio immaginare questa sequenza di eventi: imprecazione, insulti molto pesanti rivolti contro me stesso, corsa a perdifiato verso la fermata. La borsa era ancora lì. Nessuno me l'aveva fregata.
Per fortuna scelgo solo borse brutte.
Sono stato una mammoletta in occasione della PET, che ha rispettato un copione simile a quello della TAC. Venivo da una notte insonne e non ero in grado di comprendere istruzioni elementari, perché la mia intelligenza svanisce quando affronto esami medici. Mi chiedevano di porgere il braccio sinistro e porgevo il destro. Mi chiedevano il nome e recitavo il codice fiscale.
Sono stato una mammoletta quando mi hanno comunicato il risultato della biopsia. Per un considerevole lasso di tempo non ci ho capito nulla. La mia coscienza era come una trasmittente che passava una musica di pianoforte triste sentita mille volte in TV: quella che certi telegiornali usano per le notizie strappalacrime.
Ora guardo al futuro e la mia ambizione non ha limiti: raggiungerò nuove vette nel campo del mammolettismo. So di essere fortunato per molti motivi: l'ematologo, un tipo simpatico, mi ha rassicurato. Le terapie esistono e sono molto efficaci.
Ma mi lamenterò tantissimo, perché non voglio correre il rischio di essere considerato una persona ammirevole da qualcuno. Non lo ero, non lo sono e non lo sarò mai. Rivendico il diritto di essere fragile e fifone. Lasciatemi libero di essere una mammoletta. Per citare un motto di Anarchik, il mio piano è questo: farò del mio peggio.
[L'Ideota]
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der-papero · 26 days ago
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Tre sere fa, quando ho fatto questa foto, mi sono fermato un attimo a riflettere su come, lentamente, io stia ritrovando la mia vita, quella che avevo 10 anni fa, quella fatta delle mie passioni, dei miei spazi, dei miei tempi.
Nel 2014 non so cosa sia andato storto, ma iniziai a fare puttanate. Ogni volta, per correggere quella appena fatta, ne facevo una più grossa, per poi scappare in Germania, con la sicurezza che avrebbe messo a posto le cose, macché, ho continuato a farne qui, perché mi ero fondamentalmente perso e non riuscivo ad essere più quello di prima.
Ho provato a legarmi a tutti sperando di risolvere le cose, col risultato di fare peggio, le persone entravano nella mia vita, ci facevano quello che volevano e poi se ne andavano, lasciando un disastro. Il 2024 me ne ha portate via altre due, così, dopo anni insieme, senza motivo, dopo essersi prese un pezzo di cuore, sparite, senza una ragione, senza che io abbia torto un capello, nulla, ed è solo l'ultimo di tantissimi casi.
In tutto questo casino è nato il personaggio che ho costruito qui, che è un po' il risultato paradossale di tante cose, non sarebbe mai dovuto esistere, io qua non ce dovevo veni', diceva il saggio, e fortuna che poi mi ha donato due legami straordinari e al tempo stesso è diventato qualcosa di diverso e di allegro, ma il fatto rimane, non doveva esserci. Non rinnego quello che è oggi, ma se potessi premere un tasto e cancellare tutto, ma intendo tutto, forse sacrificherei anche questo, perché, almeno agli inizi, è stata l'ennesima puttanata fatta per non risolvere un problema.
Poi è arrivata Lilly nella mia vita, e qualcosa è cambiato profondamente. Lilly si è presa tutto, da ogni direzione, lasciandomi una porzione di tempo talmente limitata da iniziare a darle un valore immenso. Non procastino più, non cerco scuse o distrazioni, non esiste più "tanto c'è tempo", no, ogni secondo adesso ha un valore, e ho cominciato ad usarlo come 10 anni fa, con ciò che mi rendeva felice, con quei fogli e quella penna. La conseguenza di questo mio impegno costante, ogni sera, dedicato allo studio, oltre a ridarmi quello che ero prima, mi ha fatto permesso di vedere che da tempo ormai il vaso che doveva traboccare non c'era più, ma io mi illudevo che potesse ancora funzionare, e allora sì, ho iniziato a tagliare tutto quello che ho con gli altri, perché non sono più perso, e il mio tempo conta. Le persone che amo sono rimaste e non permetterò mai a nulla e a nessuno di portarmele via, ma il resto del mondo non mi interessa più, non mi sento più solo.
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arreton · 8 months ago
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La patente è arrivata in un momento in cui io consideravo morta e sepolta la possibilità di prendere una macchina, di guidare: sebbene avessi sognato più volte di guidare (ovviamente male, perché per me sono sempre esistiti solo freno e acceleratore e nello specifico solo acceleratore e forza frenante del motore, maldetta frizione!) non mi interessava più, anzi mi dicevo che sarebbe stato bello riuscire a spostarsi coi mezzi pubblici, treni autobus, camminare a piedi. Vivevo in un paese campano che rimarrà forse il mio unico rimpianto del sud italia perché era ben strutturato: a piedi raggiungevo e facevo tutto, avevo il centro storico, il centro commerciale, farmacie a volontà, dottoressa vicino casa, un sacco di supermercati, un partito comunista, manifestazioni in piazza: tutto raggiungibile a piedi. Rimpianto perché in quanto sud non puoi campare e la gente è molesta per natura e dunque sono dovuta scappare anche da lì. Della patente, insomma, a me non me ne fregava niente, non ci pensavo affatto. Mentalmente ero ancora abbastanza inguaiata, andava meglio ma non andava bene: ero tesa come una corda di violino, il mio corpo era un fascio di nervi e questo si ripercuoteva sulla guida: l'istruttrice fece una grandissima fatica, sudava appresso a me che ero grondante di sudore terrorizzato. Iniziare a guidare è stato un trauma: ero terrorizzata dal fatto che quell'abitacolo, quell'aggeggio enorme non solo era "comandato" da me, ma mi toglieva letteralmente il terreno sotto i piedi (a questo proposito aggiungo che io ho avuto problemi anche col tapis roulant perché appunto c'era questa passerella che si muoveva in maniera "autonoma" ed io avevo paura di non riuscire a controllarla. Cosa c'entra con la guida di un auto? Beh, è la stessa identica cosa dato che ho paura di perdere il controllo). Poi io ho bisogno di capire quello che sto facendo, devo farmi uno schema in testa, non riesco a buttarmi e capire dopo, io devo sapere prima. Beh, io non riuscivo a capire cosa stavo facendo e dunque non riuscivo a rilassarmi. Comunque, alla fine sono riuscita a prendere questa benedetta patente. L'ho presa per grazia divina perché appunto l'esame fu terribile ed infatti io non ero nemmeno felice di quella patente perché non era "meritata", cioè io non riuscivo ancora a guidare, ero insicurissima ed immaginavo violentemente ancora un incidente ad ogni minimo incrocio (non riuscivo nemmeno a stare dritta nella mia carreggiata). Infatti presa la patente non ho più guidato.
La macchina invece è arrivata in un momento in cui non doveva arrivare e cioè circa un mese fa: senza lavoro, a soldi prestati (come d'altronde anche la patente), lontana da tutti, in un posto che nemmeno conosco perché chi cazzo c'è mai stata in provincia di bergamo. Sapevo che mi sarei dovuta prendere una macchina prima o poi, perché qua è tutto scomodo come in sicilia, ma avevo progettato di acquistarla in un altro momento. Reiniziare a guidare è stato semplice e soprattutto divertente: è cambiata la testa, le medicine sono servite a qualcosa. Ho fatto qualche guida assieme ad una istruttrice della zona e mi sono divertita un sacco, la sua guida è stata preziosa e lei una persona veramente gentile (oltre che strana, come tutte le persone della zona: io a tutta questa educazione non ci sono abituata e soprattutto non sono abituata a chi dice "Un quarto alle 9") ed esaltata, ovviamente pure lei di discendenza siciliana ma ormai lo so che la sicilia me la ritroverò ovunque: d'altronde i pomodori che ho comprato venivano proprio dalla città dove sono nata. Io adesso comunque guido: la macchina mi odia perché la faccio singhiozzare sempre e perché non cambio adeguatamente le marce, per non parlare di tutte le volte che la faccio spegnere o che resto appesa in una salita perché non so bilanciare bene frizione e acceleratore; la frizione mi deride perché sa che ho un odio e una repulsione spontanei nei suoi confronti; la gente quando mi guida dietro si mette a ridere quando proprio non mi bestemmia ma qua nessuno mi ha mai suonato, al massimo mi sorpassano. A volte penso che guidare è una gran bella cosa, che spero di avere i soldi prima o poi per farmi un bel pieno, pagarmi i pedaggi e andare che ne so a milano o robe simili. Penso che dovrei approfittarne del fatto di potermi spostare tranquillamente, per poter andare in posti dove ho sempre voluto andare, mi dico: wow, ma qua ho tutto così vicino! Persino voi tumbleri siete così vicini, se ci penso! A tutta questa libertà di movimento è difficile abituarsi, per una che ha sempre vissuto entro i confini di un'isola e della miseria. Certo, se arrivasse un lavoro sarebbe pure cosa gradita (mi correggo: se arrivasse un'entrata mensile, che poi si debba passare per il lavoro è solo una triste parentesi disumanizzante) ma poi penso che male che vada ho un tetto sotto il quale poter dormire: la mia auto.
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vividiste · 5 months ago
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Immagina di essere nata femmina, tua madre ti ha messo al mondo e, insieme a tuo padre, hanno voluto chiamarti Imane, fede.
Immagina che, mentre cresci, capisci di avere una passione, la Boxe. Ti alleni, gareggi, vinci, hai un dono.
Sei molto forte ma crescendo noti che il tuo corpo non è come quello di tutte quelle che ti circondano, e capisci che hai qualcosa di diverso. Un livello ormonale di testosterone più alto.
E non lo noti solo tu, ma te lo fanno notare ogni volta che sali sul ring misurandolo.
Immagina di esserti sentita sempre donna, di non aver mai modificato niente nel tuo corpo. Tra l'altro cresciuta in un paese dove la transizione è illegale, ma a te che importa? Sei donna e lo sai.
Immagina di gareggiare più volte, prenderti tutti quei pugni, cadere, rialzarti ed essere squalificata. Più volte, tante volte. Un sorriso, e si va avanti, sperando nella prossima.
Immagina di salire sul ring con una Irlandese, Kelly Herrington (tanto per citarne una) 1-0 per lei, la prima, la seconda, la QUINTA VOLTA. Hai perso ancora, ti sei presa i pugni più forti della tua vita e non sei riuscita a mettere nemmeno una volta k.o. quell'altra donna davanti a te che ti ha massacrato.
Eppure, lei non aveva tutto questo testosterone di cui parlano, nessuno si è chiesto come mai ti abbia battuto.
Immagina di essere squalificata perchè quella volta avevi un livello di testosterone più alto rispetto ai criteri richiesti.
Immagina di andare alle olimpiadi, anni di lavoro, di allenamento, di sacrifici, un sogno. Questa volta il livello di testosterone è nella norma, va tutto bene. E immagina poi di essere definita "Uomo algerino" dai giornali italiani. Di ritrovarti oggetto di un'ondata di odio e discriminazione di cui non volevi far parte e di essere chiamata trans, solo perchè per qualcuno non sei abbastanza donna.
Dai il primo pugno, circa 30 secondi, ancora non ti sei nemmeno caricata per il round. Vedi la tua avversaria andare all'angolo, piangere, dire che fa male. Sei confusa, certo che fa male, è un pugno, ne hai presi migliaia anche tu.
Il round finisce ancora prima di iniziare, ti dispiace, giorni prima sei stata inondata di polemiche, di dubbi, di ansie. Ti avvicini a lei, per salutare, per dare una mano, quella famosa solidarietà femminile. Ma no, tu non sei donna, non sai cosa sia. Infatti, ti gira le spalle, piange, se ne va e tu rimani lì, non sai che fare.
Che colpa hai?
Nessuna. Sei nata donna, con qualche anomalia, ma sei donna. Eppure per i politici italiani non lo sei, uomo algerino, trans.
Non vorrei entrare nel merito, mi dispiace per la Carini. Sicuramente il tormento mediatico ha avuto un grosso impatto. Però, dai, stiamo parlando di olimpiadi di Boxe, in cui ha partecipato una campionessa italiana chiamata Tiger, fiamme oro della Polizia di Stato, mica danza classica.
(Grazie a Monia Ben R’houma per questo testo bellissimo e pieno di empatia)
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Fonte fb
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raccontidialiantis · 1 month ago
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Ah… ora ci divertiamo!
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Il giovedì alle sette e mezzo, dopo una bella cenetta rapida, non esiste nulla di meglio che sentire la chiave che ti ho dato infilarsi nella toppa della porta del mio monolocale di divorziato e vedere te, bella come un’attrice, che vieni a farmi passare un'ora o due con la mia micia preferita.
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Vieni qui: ora datti da fare come sai che mi piace e divertiti anche tu. Sei una donna molto raffinata nei gusti. So che adori vestirti di tutto punto, adornarti, profumarti ed essere ammirata, corteggiata. E succede puntualmente: al lavoro quando vai in un ufficio, a far la spesa o passeggiando con un'amica per fare compere.
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Tutti gli uomini che incroci ti osservano e ti desiderano. Non potrebbero fare altrimenti. Non passi inosservata e se indossi una gonna corta, le tue gambe fanno quasi venire un infarto a chi non è preparato a tale visione. Non parliamo poi di quando ti gira e indossi un paio di leggins leggerissimi, semi-trasparenti con perizoma: il tuo culo diventa un’arma letale.
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E so anche che ti piace iniziare a flirtare a tua volta: il pensiero che un uomo si ecciti pensando a te ti fa impazzire di piacere. Sei crudele. Ma generosa: regali un sorriso e dieci secondi di pura gioia. Ma quello che piace a me invece è sapere che mentre gli altri apprezzano la donna gentile, bella, educata, colta e discreta che sai essere, tu riservi al mio corpo la tua parte più porca, oscena, assolutamente disdicevole e lasciva.
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Con me sei una persona assolutamente immorale! E ti adoro per questo. Arrivi qui. Togli il soprabito e mi guardi come se fossi venuta per divorarmi, sei una tigre dopo una settimana di astinenza dal cibo. Ti piace spogliarmi lentamente, vedere che mi eccito sempre più mentre lo fai, capire che il tuo profumo fa effetto sulla mia libidine e quindi ti metti a giocare con il mio uccello.
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Ci passi i migliori minuti della nostra unione segreta. Adori mettertelo pian piano tutto in bocca e giocarci con la lingua, inumidirlo ben bene. Per poi stantuffare lungo l'asta con le labbra, accarezzarmi i coglioni e alte cose meravigliose. Concentratissima, inizi a succhiarmelo per darmi piacere e poi al momento giusto decidi e ti ci infili sopra.
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Di culo o di fica, per me è uguale. Adoro sentirti godere, essere felice mentre scopi e amo chiamarti troia, puttana o succhiacazzi, mentre ti do sonore pacche sul culo. Perché la tua parte migliore non è il tuo quoziente intellettivo, il tuo impiego come dirigente o la tua grande cultura umanistica: il top della tua persona è il tuo sodo, tondo, stupendo culo da zoccola, tesoro che curi andando quattro volte a settimana in palestra.
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Che poi in effetti sono tre, perché il giovedì ti serve solo da copertura per venire a fartelo infilare e prendere a sberle qui da me. Ti piace, lo so. Ami sentirti posseduta, presa con rudezza e maltrattata. Vuoi l'uomo forte, quello che ti usa e ti mette al tuo posto. Pretendi dalla vita il maschio che t'ha negato, facendoti sposare per convenienza di famiglia un “bravo ragazzo.”
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Così ti sei trovata tuo malgrado legata a lui. A quel marito che hai scoperto essere progressivamente sempre più disinteressato al sesso e alle tue esigenze di femmina, al tuo bisogno di essere adorata ma anche domata, cavalcata, soddisfatta. Alla tua sana voglia di cazzo, legittima, abbastanza normale ed evidente in un matrimonio. Idiota e villano. Per fortuna che hai incontrato me.
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Gli hai dato dei figli, poi tuttora lo curi, servi e coccoli a puntino. A letto te lo sbaciucchi cercando di eccitarlo, però anche per tenertelo tranquillo e non farlo sospettare. Magari gli fai fare una sveltina rapida. Lui s’accontenta. Purtroppo per lui, nulla lo risveglia dal suo torpore, dal suo mondo fatto di libri, articoli, studio e convegni. Non ti porta mai al cinema o a cena fuori.
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Non ti gratifica mai con un complimento, non ti dice mai che sei bella, che lo fai arrapare. In compenso, ti lascia tutta la libertà di questo mondo. Non ti chiede mai dove sei stata o come spendi i soldi. Non fa caso a quando rientri tutta scomposta e ancora accaldata dopo essere stata riempita a dovere, usata e abusata dal sottoscritto. Il tuo culo rosso e rovente non lo incuriosisce né lo eccita.
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Stupido: non ha idea di che perfetta macchina del piacere tu sia né di quanti orgasmi mi fai fare dentro di te. Non sa che hai bisogno di scopare regolarmente, che vai farcita a dovere di seme e soddisfatta almeno ogni settimana, che sei esigente e vuoi tanto cazzo, dentro di te. E non immagina che la frase che ti fa venire all'istante è: “pensa a cosa starà facendo ora quel gran cornuto di tuo marito adesso!”
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Al solo sentirla, ti inarchi, ti allarghi perché ne vuoi di più e me lo dici. Subito inizi a godere come una troia gemendo. Poi ti muovi a ritmo più forte, pretendendo sempre più cazzo dentro di te. Al culmine urli forte e infine vieni, allagandomi il ventre con un temporale di tuo nettare. Quanto ti adoro, mia stupenda femmina. Quanto godo nello sborrare restandoti dentro a lungo.
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"ok: è arrivato il momento che… basta così! Fatti una doccia, rivestiti e vattene, puttana. A giovedì prossimo. Puntuale, mi raccomando…"
"ti amo stronzo, lo sai? Dimmi che mi ami anche tu…" "si, si: ti amo anch'io. Però adesso vai fuori dalle palle e… ma che cazzo fai? Suuu… dai, ora smetti di succhiarmelo…  oooooh…  be’, magari un'ultimo scarico nella tua gola te lo sei comunque meritato… aaaah, adoro la tua lingua, maledetta puttana… siiii!"
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RDA
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chez-mimich · 23 hours ago
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DIAMANTI
Nel film di Ferzan Opzetek c’è una battuta, fatta da una sarta, che potrebbe passare inosservata, ma che in sostanza riassume il film quando, rivolgendosi ad una collega, dice che se la costumista Bianca Vega ha vissuto a Parigi, Londra e New York, lei è stata solo a Morlupo. In quello sperduto paese un mio zio frequentò il seminario. Ecco, se vogliamo azzardare, potremmo dire che Opzetek, che si ostina a considerarsi un regista geniale, sembra conoscere bene Morlupo ma non Parigi, Londra e New York e riesce a mettere insieme un film provinciale e raffazzonato, senza alcun sviluppo, moralista e prevedibile. Troppo severo? Può darsi, ma davvero non capisco come Ferzan Opzetek che pur sembra essere persona colta e intelligente, debba essere prigioniero del giro delle attricette da fiction, dove, paradossalmente, la più credibile sembra essere Mara Venier, nei panni della factotum della sartoria-comune femminista. La storia, per così dire, è appunto ambientata in una grande sartoria degli anni Settanta, che funge anche da casa comune di un gruppo di sarte ed è diretta da Alberta e Gabriella Canova (nemmeno i nomi sono troppo originali), dove il nutrito gruppo di sarte deve confezionare i costumi per un film seguendo le indicazioni della costumista Bianca Vega (altro nome improbabile). Il febbrile lavoro è raccontato in maniera più che prevedibile e Opzetek costruisce una galleria di personaggi altrettanto prevedibili, direi stereotipati, incentrati tutti su un panfemminismo di maniera che trova il suo elemento di spicco in una insopportabile Geppi Cucciari, molto cabarettista e poco attrice, che non rinuncia alla battuta completamente fuori luogo. Non si comprende bene se il soggetto del film sia il lavoro coniugato al femminile oppure la presa di coscienza delle donne. Probabilmente entrambe le cose, ma questa duplicità di intenti rende il film debole, confuso. Inoltre non si può non notare come Opzetek, ancora una volta, faccia il pieno di tutto il “romanismo cinematografico”, con la solita tavolata conviviale e con la presunzione di fare del metacinema, con riprese-verità sulla preparazione del film, pensando forse di aver scritto qualcosa di simile a “Sei personaggi in cerca di autore”, ma senza rendersi conto di aver girato solo una specie di fiction e nemmeno della miglior qualità. Se proprio, scavando a fondo per cercare qualcosa di positivo, potremmo dire che l’ambientazione dell’azione in una sartoria risulta essere una scelta originale, anche se il paragone con “Il filo nascosto” del geniale Paul Thomas Anderson, appare del tutto naturale e dal cui confronto, il povero Opzetek esce piuttosto malamente.
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turuin · 9 days ago
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E siamo arrivati alla fine di una settimana di ferie presa un po' così, a cazzo (ma in realtà con un motivo nobilissimo: avevo la nausea solo al pensiero di dover fare quel lavoro, il che significa che se si è saggi e si può farlo è bene staccare un po').
E' stata una settimana riposante? No: non sono stato granché bene, ed in più i motivi di stress sono stati molti. Però ho effettivamente staccato dal lavoro, e questo comporta anche che domani, al mio rientro, avrò quantomeno un piccolo effetto positivo (dove eravamo rimasti?) e, magari, mi farà anche bene vedere i colleghi per qualche giorno.
Ho più o meno concluso la questione dei regali di natale, sono uscito pochissimo, ho cucinato qualche volta, mi sono depresso, non ho guardato neanche un film, se ho avuto tempo per giocare l'ho dedicato tutto all'ultimo Dragon Age (e non l'ho manco finito...) ho disegnato poco.
Ma: ho suonato il pianoforte. Ho ripassato qualcosa per la chitarra e sono andato a lezione. Sono andato alla cena aziendale e ho bevuto l'impossibile (bruciandomi completamente qualsiasi efficienza per il giorno successivo, ma tant'è). Ho imparato a fare trappole per moscerini. Ho finalmente pulito per bene la cucina. Ho anche, tutto sommato, mangiato in maniera piuttosto equilibrata.
Insomma, poteva andare meglio, poteva andare peggio, chi lo sa. Di fatto, è passata. Ora via, verso le ultime settimane dell'anno, fino al countdown, fino a quello che verrà dopo, qualsiasi cosa sia.
I miei buoni propositi per il 2025 ve li dico un'altra volta.
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parlamitucheiononmiparlopiu · 3 months ago
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e va bene se non parli a nessuno di ciò che siamo stati, va bene se non dici quanto amato ti sia sentito con me accanto, quanto il mio amore abbia riempito le crepe che ti portavi dentro. Va bene se non dirai quanto importante ti ho fatto sentire, il mio modo unico di far sorridere il bambino che ti portavi dentro, il mio modo di creare parole belle che ti descrivessero. Va bene se non accennerai al fatto che in te vedevo del potenziale, quanto ti abbia sostenuto, ho avuto punti di vista positivi per i tuoi punti di vista negativi. Va bene se non parlerai di quanto tu abbia smesso di sentirti solo nel mondo quando mi hai incontrata, la stessa solitudine che ora urli. Si, perché le cose belle di me non sei stato in grado di vederle, talmente tanto che non sai nemmeno ricordarle. Va bene se non parlerai di quando ho asciugato ogni tua lacrima, rendendola acqua sorgiva per il "nostro" amore. E va bene anche se non dirai delle volte in cui ho perdonato i tuoi errori, cercando di tenerti sempre più stretto, delle volte in cui mi hai dato da bere parole vane e vuote, destinate ad essere trasportate via dal vento, lo stesso che ci ha spazzato via in una manciata di secondi. Va bene se sono stata "quella passeggera", io che volevo solo diventare le tue giornate da qui in poi. Va bene se non dirai che a crederci di più ero io, che prima di mollare la presa ci ho provato così tante volte, così tante. Ed è okay se non parlerai mai delle volte in cui ho dovuto chiederti di smetterla di ferirmi, se nonostante tu continuassi a farlo, l'intensità del mio amore non cambiava. Va bene, davvero, se non farai parola di me con nessuno, se sono completamente sparita dalla tua esistenza, va bene se hai schiacciato il mio ricordo con il tuo ego piegato e non sono più niente. Se le stelle non ti ricordano me, se non mi vedi ad ogni angolo di Roma, su ogni bus preso e su quelli persi. Va bene se hai saputo scrivere di un amore da favola, rendendolo solo questo, immaginazione, ed ora invece le tue parole non mi riconoscono più. Nulla di te, parla di me e questo un po' mi fa riflettere. Mi fa pensare, che in questa storia, io sono stata la sola. Quel filo rosso che credevo ci unisse, non era altro che un filo di lana che io stessa avevo colorato di rosso, non era altro che un filo che con l'inganno mi teneva legata ad una persona non destinata a me.
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junjourt · 1 year ago
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Davvero invidio chi riesce a scendere dalla barca dei simuel perché io mi sto solo disperando.
Tra l'altro più tempo passa più i mimmone non mi piacciono. Simone è mio figlio, Mimmo mi piace, ma insieme non riesco a vederli. La loro storia è sempre di più una copia fatta male della trama della prima stagione per Manuel e Simone. Accetterò queste scopiazzature solo se non sono una coincidenza e Simone arriverà a capire che cercava in Mimmo quello che ha avuto con Manuel, perché altrimenti è una presa in giro. Perché se le scopiazzature sono nate per farci dire "oh la coppia che ci piaceva nella stagione 1 faceva le stesse cose, allora ci piace anche questa coppia nuova" vi assicuro che non funziona, anzi mi renderebbero i mimmone solo più indigesti. E se chi segue la serie occasionalmente o l'ha vista solo una volta potrebbe non farci caso (anzi, mi rendo conto che tanti che shippano i mimmone la prima stagione non l'hanno vista, quindi ci sta che non capiscano tanti nostri ragionamenti), noi che siamo così affezionati ai personaggi e alla storia e in 2 anni abbiamo fatto 1000 rewatch lo notiamo eccome e se tutto non avrà un senso darà solo fastidio. Tra l'altro ulteriore motivo per cui non mi piacciono i mimmone è che Simone sta perdendo parte della sua personalità e rilevanza, pare ridotto a un cagnolino su cui Mimmo scarica i suoi problemi e che coinvolge in prima persona nei suoi giri loschi dopo avergli già fatto prendere una sospensione per l'aggressione a Ernesto (non con cattiveria e capisco che ha paura, ma comunque non è una cosa sana e anzi è pericolosissimo e non da romanticizzare), invece con Manuel era diverso perché Simone era sì un sottone, ma allo stesso tempo litigavano, facevano pace, costruivano un rapporto di fiducia e amore passo dopo passo e soprattutto erano entrambi sullo stesso piano anche narrativamente parlando. Certo, ogni tanto Simone accompagnava Manuel quando lui aveva da fare i suoi impicci, ma Manuel non ha MAI permesso che si esponesse e che venisse coinvolto direttamente (quando è successo è perché Simone ha fatto tutto da solo, senza che Manuel lo sapesse e quando quest'ultimo l'ha scoperto ha fatto di tutto per fermarlo).
Forse siamo esagerati, ma per molti di noi questa fiction è stata una luce in un periodo buio ed è normale che ci teniamo. Inoltre avere i Simuel non significa solo avere Manuel e Simone insieme, ma anche una rappresentazione della bisessualità che ora pare essere stata completamente accantonata.
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susieporta · 2 months ago
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Da ché ho memoria, uno dei sentimenti che mi ha sempre accompagnato è stata la vergogna.
Vergogna del mio corpo, del mio carattere, dei miei comportamenti, curriculum o frequentazioni.
Ma soprattutto vergogna delle mie stesse emozioni, del mio sentire.
Ho combattuto mille battaglie con la mia vergogna, poi ho capito che l'unico modo per uscire da questa lotta era fargli spazio dentro di me, e lasciarla parlare di tutti quei traumi e bisogni affettivi insoddisfatti e negati di cui portava ancora le cicatrici.
E prendermene cura io stesso.
La vergogna di ciò che senti, è una gabbia molto stretta: perché quello che senti è quello che sei.
Quando cresci in un ambiente giudicante e anaffettiva, il massimo che puoi fare per esistere in quel deserto è non esistere.
Se non esisti, infatti, nessuno ti può fare del male.
Non soffri più, o comunque molto di meno.
Per mettere in atto questa operazione, tuttavia, occorre prima che tu ti giudichi a tua volta, rinnegando tutti quegli aspetti di te che gli altri hanno giudicato.
È un vecchio gioco questo, in cui la vittima, per uscire dalla gabbia che il carnefice gli ha costruito, applica su di sé i supplizi e le torture che egli gli ha inflitto.
In questo modo il bambino sente di avere un certo controllo sulla realtà, perché, identificandosi con il proprio carnefice, lo interiorizza, facendolo diventare una parte della propria stessa personalità.
Ha presa sulla dinamica che lo fa stare male.
Dunque assume i valori, i comportamenti, e le regole morali dei propri aguzzini, neutralizzando tuttavia le istanze della propria anima, la quale evidentemente non ha trovato un luogo d'origine in cui abitare.
Il giudice, da esterno diventa interno.
In questa maniera, si costruisce giorno dopo giorno la propria corazza.
Essa nasce nel momento in cui decidiamo di non soffrire più, adattandoci come possiamo a un ambiente ostile.
Tuttavia, in questo modo ci ingabbiamo da soli senza nemmeno accorgercene.
Ecco perché poi non riusciamo ad affermarci, a esprimere rabbia, a provare certe emozioni, a mollare una relazione tossica o ci infognamo negli stessi copioni.
Come spiego nel mio nuovo libro infatti la corazza rappresenta sia un meccanismo di difesa, ma anche di adattamento.
Avendoci permesso di sopravvivere, ci siamo così affezionati che non vorremmo mollarla mai.
Così, la vergogna non è stata altro per me che un meccanismo di difesa e di adattamento per farmi sopravvivere a un ambiente giudicante, senza profondità né empatia, rispetto al quale ero al tempo stesso profondamente dipendente.
La vergogna mi ha permesso di sopravvivere, perché era il segno di una sottomissione all'altro e ai suoi giudizi spietati, di un mio essermi messo docilmente da parte, e dell'aver compiaciuto, assorbendone la visione, i miei carnefici.
Essa rappresenta una larga fetta della mia corazza, e, seppur scomoda, mi è sempre molto difficile mollarla quando voglio essere davvero chi sono, ed esprimermi in piena libertà.
Tuttavia, sono orgoglioso di aver aperto numerosi varchi nella mia armatura invisibile, tali da riuscire ad apprezzare comunque il valore della scoperta, della meraviglia, del piacere, della condivisione e dell'apertura del cuore.
Anche attraverso post come questo.
Auguro a tutti voi di guadagnare ogni giorno un metro in più lungo la strada che vi porterà alla vostra anima.
E se doveste perdervi, vi auguro comunque di trovare sempre la forza di farvi ritorno.
Il vostro bambino interiore sa benissimo che i draghi esistono, e che il segreto per uscire dalla paura non è sconfiggerli: ma prenderli per mano e farseli amici.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale #armaturainvisibile #sistemidifensivi
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oltre-la-linea · 5 months ago
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Olimpiadi Parigi 2024:
Hanno oltraggiato l' Ultima Cena:nessuno oserebbe fare qualcosa di simile agli ebrei...
Ad aprire ieri è stato Zinedine Zidane:nato a Marsiglia da genitori algerini, musulmano non praticante...
La cerimonia è stata una pagliacciata, praticamente un gay pride in mondovisione, quindi atleti e sport messi in ombra, difatti i trans possono occupare la scena mentre gli atleti russi e bielorussi(esclusi dalla cerimonia ma direi che non si sono persi nulla) dovranno gareggiare,senza inno,senza bandiera sotto l' acromimo AIN atleti individuali neutrali.
Bene hanno fatto quegli atleti russi a non partecipare affatto,perché così non ha nessun senso ed è solo una presa per il culo.
Questo lo spirito dell'' Europa, anzi le ceneri della nostra cara Europa.
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lusyscilly · 1 year ago
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Okay, dopo una nottata di sonno, agitato purtroppo, sono leggermente più tranquilla e lucida rispetto a ieri sera. E ringrazio chiunque abbia la pazienza di leggersi tutta questa mia sclerata, ma era una cosa che dovevo tirarmi fuori il prima possibile.
Partiamo con il dire che non ce l'ho con nessuno degli attori, stanno facendo il loro lavoro e avevano un copione da rispettare, quindi al massimo si possono incolpare le scelte registiche e di sceneggiatura.
Dopo questa premessa, voglio concentrarmi sul fatto che i recenti episodi sono stati una genuina presa in giro verso l'audience, di tutte le età, ma in particolare di coloro che fanno parte della comunità lgbtq+, bisessuali in primis. L'intelligenza dello spettatore è stata insultata più volte, con l'effetto di creare rabbia e confusione, perché come abbiamo constatato più volte in queste settimane, gli scrittori della serie non sanno trattare delle tematiche che vadano oltre la "Famiglia Tradizionale".
L'episodio 11 ne è un chiaro esempio, con la famigliola improvvisata tra Manuel e Nina, che, giusto per sottolineare la follia a cui abbiamo assistito, hanno rapito la figlia della suddetta e avevano intenzione di scappare in un altro Paese. Manuel è stato ridotto a uno zerbino, senza una personalità che vada oltre il voler essere uno pseudo-padre per Lilli, mentre Nina doveva essere il personaggio tsundere con cui creare una sorta di enemies-to-lovers, ma quello che è risultato essere è un personaggio piatto, senza un minimo di personalità al di fuori di Manuel e della figlia.
Questi poi sono andati da Simone a chiedere aiuto, mentre il docente andava a chiedere ai genitori affidatari di non denunciare, quando questi ne avrebbero tutto il diritto. E non mi si venga a dire che Nina ha diritto a sua figlia, non dopo quello che ha fatto. è vero, era stata tratta in inganno quando era andata a quel rave, e lì mi è dispiaciuto, perché ha perso tutto ma non per sua volontà, qui invece ha preso una decisione conscia e l'ha effettuata senza pensarci due volte, con la complicità di Zerbino.
Intanto Mimmo sta effettivamente andando in una situazione pericolosa, consapevole di farlo, ma vuole avere un futuro fuori dal carcere, ed è una cosa che ammiro. Giustamente, uno qualsiasi si cagherebbe a farlo, ma lui ha deciso di cambiare anche perché Simone gli ha fatto capire di essere di più di un carcerato, un condannato alla criminalità, ma una persona, con dei desideri e dei sogni. Inoltre, qui hanno avuto la decenza di caratterizzarlo fuori da Simone, infatti hanno entrambi la loro personalità e il loro carattere, non come Zerbino e Criminale.
Una cosa poi che mi ha veramente infastidito è come hanno trattato Nicola quando ha denunciato figlio e combriccola al seguito. Lo hanno dipinto come se fosse lui nel torto, quando in realtà ha cercato di salvare il culo a tutti, mentre Dante voleva fare tutto sottobanco, come suo solito dopotutto. Mi ha dato fastidio inoltre come per un rapimento di minore non ci sia stata nessuna denuncia o incarceramento, ma anzi, Nina ha ottenuto un lavoro nell'azienda di Nicola e Manuel e Anita possono vivere in una villa donata dall'uomo, così che possano stare con Viola. La battuta poi del 135 di qi è dà buttare. Il quoziente intellettivo non è una misura attendibile di intelligenza, ma misura la capacità di comprendere le situazioni in cui ci troviamo e la capacità di acquisire delle informazioni. Nina palesemente non è così, agisce in modo sconsiderato e illogico (una persona può essere emotiva e logica allo stesso tempo, questo è da sottolineare).
Terminiamo con la questione Simuel vs Mimmone. Io sono per i Mimmone, questa stagione lì ha sviluppati molto di più rispetto ai Simuel, che non si sono parlati mezza volta, e sono molto generosa su questo fatto. Mimmo e Simone sono stati l'ancora l'uno per l'altro e spero vivamente che Mimmo ritorni per la terza stagione. Hanno molta più chimica e si vede che tengono all'altro.
Per ricollegarmi alla questione dell'intelligenza insultata degli spettatori, voglio riprendere questa parte di un'intervista rilasciata:
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Io non so se gli sceneggiatori o il regista o chi lavori in questa serie dal punto di vista tecnico conoscano bene l'italiano. Per fare il lavoro che fanno, dovrebbero saper conoscere la differenza tra le parole "Basato" e "Ispirato".
Questa serie è basata su Merlì, una serie spagnola che mi tratta di un personaggio gay e uno bisessuale, resi rispettivamente in Simone e Manuel in questa. E questo nella prima stagione c'è! Effettivamente mantiene le basi della serie originale. La seconda stagione ha preso una virata completamente diversa, e ci può stare eh, ma alla fine il personaggio di Manuel ne esce completamente diverso. Le scene di gelosia delle prime due puntate sono stata completamente rimosse dalla mente dei personaggi, non abbiamo più quello che doveva essere teoricamente un triangolo/quadrato amoroso.
La bisessualità di Manuel è stata totalmente cancellata, perché nella visione italiana del mondo, le persone possono essere solo Gay o Etero, nient'altro (tanto che non si usa mai questa parola, ma sempre eufemismi, come "né da carne, né da pesce", "è creativo"). E questo è un grave insulto a chi sperava di avere un qualche tipo di rappresentazione che fosse una. Okay, c'è Mimmo, questo è vero, ma il focus principale era Manuel e la sua esplorazione mentre capiva che gli piacciono anche gli uomini. FINE. Non dovevano esserci così tante sottotrame. E prima che mi si venga a dire che anche Pol in Merlì si faceva principalmente solo donne durante la serie, posso ribattere che dato che hanno cambiato già diversi aspetti di Manuel, un focus in più su questo suo aspetto ci poteva stare. Dopotutto, "basato" vuol dire questo, la base c'è ma ti puoi permettere di fare dei cambiamenti, purché non vadano a snaturare i personaggi.
Infine, buttiamola un po' sul ridere, ma c'è solo da piangere. La r4i è riuscita a censurare di brutto un'altra coppia omo, mentre quelle etero hanno tutte il loro "lieto fine", in qualche modo, anche se sono una più tossica dell'altra. Anita e Dante si sono fatti le corna a vicenda, e peggio ancora Dante non rispetta in alcun modo le donne che sono nella sua vita, Anita e Nicola sono diventati dei co-parents, ma Nicola sta sotto per lei, Zerbino e Criminale dovevano finire in carcere, ma invece si sono beccati una pacca sulle mani e Floriana e Dante sono inguardabili sotto ogni punto di vista. Viola e Ryan si salvano perché loro effettivamente sono stati sviluppati, anche al di fuori della loro romance, e sono molto carini. Luna a rischio stupro per un ragazzo che non aveva mai visto in faccia, mentre Matteo e Laura si sono messi insieme grazie all'intervento di Humbert Humbert.
Voglio chiedere a chi ha scritto questa roba se sia effettivamente soddisfatto di ciò. A parte i Raviola, sono uno peggio dell'altro, senza un minimo di senso o chimica. è questo quello a cui dovremmo aspirare? Seriamente? Sarà che sono cresciuta con Percy Jackson nella mia vita, ma le mie aspettative sono molto più alte (tipo rinunciare all'immortalità anche se non sono ancora insieme all'altra persona). Persino il queerbating di Supernatural iniziava con la frase cardine della coppia: "I'm the one who gripped you tight and raised you from perdition", ed è molto, ma molto più romantico di questo. Mimmo e Simone si sono lasciati per niente e gli unici tristi sono proprio loro, mentre gli altri sono in delle situazioni che definire di merda è poco.
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ross-nekochan · 4 months ago
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Ieri sono tornata ad Harajuku (ripensandoci) dopo 6 anni.
Uno pensa che vivendo qui io stia sempre (o spesso) nei posti iconici che si vedono nei video su YT o in televisione e invece non ci vado mai manco per sbaglio (perché c'è troppa gente e non mi viene proprio voglia di tornarci).
Però nei giorni scorsi è arrivata una nuova ragazza italiana qui nella share house e quindi quando mi ha detto che andava a Tokyo a fare un giro, mi sono sentita in dovere di accompagnarla (anche perché, dopo una settimana di malanni e di lavoro a casa, avevo una voglia matta di fare qualcosa, ma come sempre quando voglio fare io qualcosa -miracolo dei miracoli- il mondo si eclissa).
E quindi, dicevo, sono tornata lì dopo 6 anni ed le stazioni sono state completamente rinnovate. Quella della JR è diventato un palazzo fighissimo con dei cafè all'interno. L'iconica stazione di Harajuku in stile classico è stato buttata giù e sostituita con una più moderna. Quanto gli piace a questi buttare giù palazzi e ricostruire daccapo non avete idea. Ci provano proprio gusto.
Da domani torna il tran tran quotidiano e non c'ho voglia. Questa è stata un'altra settimana di lentezza in cui mi sono resa nuovamente conto di come questi miei ritmi non siano sostenibili. Ancora devo capire se riuscirò a rallentare la presa quando avrò lo smart oppure dovrò necessariamente anche trasferirmi più vicino all'ufficio. Nel frattempo io un appartamento mio lo sto cercando già perché nel dubbio non si sa mai... non vorrei, ma dopo 10 mesi di sta vita di stenti, io non ce la faccio più.
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vividiste · 5 months ago
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Questa è una bellissima lettera di Fiona Apple, che spiega ai suoi fan perché deve posticipare una data del concerto. Sono impressionato da come sia stata in grado di prendere la decisione di scegliere l'amore rispetto alla carriera. Il mondo ha davvero bisogno di più di questo. Godetevi la storia...
Sono le 18 di venerdì, e sto scrivendo a qualche migliaio di amici che non ho ancora incontrato. Sto scrivendo per chiedere loro di cambiare i nostri piani e incontrarci un po' più tardi.
Ecco il punto.
Ho un cane, Janet, e lei è malata da circa 2 anni, poiché un tumore è rimasto inattivo nel suo petto, crescendo molto lentamente. Ora ha quasi 14 anni. L'ho presa quando aveva 4 mesi. Avevo 21 anni allora — ufficialmente adulta — e lei era la mia bambina.
È un pitbull, ed è stata trovata a Echo Park, con una corda intorno al collo e morsi su tutte le orecchie e il viso.
Era il cane che i combattenti usavano per aumentare la fiducia dei contendenti.
Ha quasi 14 anni e non l'ho mai vista iniziare una lotta, mordere o anche solo ringhiare, quindi capisco perché l'abbiano scelta per quel ruolo terribile. È una pacifista.
Janet è stata la relazione più costante della mia vita adulta, e questo è un fatto. Abbiamo vissuto in numerose case, e ci siamo unite a qualche famiglia improvvisata, ma alla fine siamo sempre state solo noi due.
Dormiva nel letto con me, con la testa sul cuscino, e accettava il mio viso isterico e lacrimoso nel suo petto, con le sue zampe intorno a me, ogni volta che avevo il cuore spezzato, o ero abbattuta, o semplicemente persa, e col passare degli anni, mi ha permesso di prendere il ruolo del suo bambino, mentre mi addormentavo, con il suo mento appoggiato sopra la mia testa.
Era sotto il pianoforte quando scrivevo canzoni, abbaiava ogni volta che cercavo di registrare qualcosa, ed era in studio con me, tutto il tempo in cui abbiamo registrato l'ultimo album.
L'ultima volta che sono tornata dal tour, era vivace come sempre, ed è abituata a che io sia via per qualche settimana, ogni 6 o 7 anni.
Ha la malattia di Addison, il che rende più pericoloso per lei viaggiare poiché ha bisogno di iniezioni regolari di Cortisolo perché reagisce allo stress e all'eccitazione senza gli strumenti fisiologici che ci impediscono letteralmente di andare in panico fino alla morte.
Nonostante tutto questo, è gioiosa e giocosa senza sforzo e ha smesso di comportarsi come un cucciolo solo circa 3 anni fa. È la mia migliore amica, mia madre, mia figlia, la mia benefattrice, ed è lei che mi ha insegnato cos'è l'amore.
Non posso venire in Sud America. Non ora. Quando sono tornata dall'ultimo tratto del tour negli Stati Uniti, c'era una grande, grande differenza.
Non vuole nemmeno più fare passeggiate.
So che non è triste per l'invecchiamento o la morte. Gli animali hanno un istinto di sopravvivenza, ma un senso di mortalità e vanità, non ce l'hanno. Ecco perché sono molto più presenti delle persone.
Ma so che si sta avvicinando il momento in cui smetterà di essere un cane e inizierà invece a far parte di tutto. Sarà nel vento, nel suolo, nella neve, e in me, ovunque io vada.
Non posso semplicemente lasciarla adesso, per favore capite. Se me ne vado di nuovo, temo che morirà e io non avrò l'onore di cantarle per farla addormentare, di accompagnarla fuori.
A volte mi ci vogliono 20 minuti solo per decidere quali calzini indossare per andare a letto.
Ma questa decisione è stata immediata.
Queste sono le scelte che facciamo, che ci definiscono. Non sarò la donna che mette la carriera davanti all'amore e all'amicizia.
Sono la donna che resta a casa, a cucinare tilapia per la mia cara, vecchia amica. E la aiuta a sentirsi a suo agio, confortata, sicura e importante.
Molti di noi oggi temono la morte di una persona amata. È la brutta verità della vita che ci fa sentire terrorizzati e soli. Vorrei che potessimo anche apprezzare il tempo che giace proprio accanto alla fine del tempo. So che sentirò la conoscenza più travolgente di lei, della sua vita, e del mio amore per lei, negli ultimi momenti.
Devo fare del mio meglio per essere lì per questo.
Perché sarà l'esperienza più bella, più intensa e più arricchente della mia vita che abbia mai conosciuto.
Quando morirà.
Quindi resto a casa, e ascolto il suo russare e ansimare, e mi godo il respiro più paludoso e terribile che sia mai emanato da un angelo. E chiedo la vostra benedizione.
Ci vediamo presto.
Con affetto,
Fiona❤
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tuttalamiavitarb · 1 year ago
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Kafka , de noattri
Da circa 6 mesi ho un dolore tremendo sotto un piede, provato di tutto umano ed equino, non passa.
Un amico mi dice, prova dal professor Coso, è un osteopata,ed è un genio
Il professore coso riceve su appuntamento ,vicino al piazzale Michelangelo, location che di solito vuol dire emorragia finanziaria.
Infatti il professore coso si prende 120 al nero o 150 con fattura
Propendo per il lato oscuro
3 volte , e risolviamo. mi dice il professore coso
240 euri spesi.
Mi ha massaggiato , tirato, scrocchiato , pestato dappertutto tranne nel punto interessato che fa male esattamente come quando avevo 240 euro in più.
360 euri spesi.
Provo a parlare col professore, facendo presente che ,per carità m ha ringiovanito di 20 anni dappertutto ma se magari provasse ad appoggiare le sue manine magiche sotto al mio piede sx magari ne usciamo un po' prima.
I problemi non si risolvono a valle ma a monte, si fidi di me.
Mi fido.
480 euri spesi .
non ho più un dolore in tutto corpo, mi piego come un fachiro, mi posso allacciare le scarpe da impiedi, ma il sotto del piede mi dà il tormento.
Punto della situazione difronte alla mia perplessità il professore Coso prende appunti.
Ha subito qualche trauma nella zona del volto nell' ultimo anno?
Si, ho perso un dente in una rissa.
Ed ha avuto altri traumi al volto in quella sede?
No, non è stata una vera e propria rissa, diciamo che una prostituta, offesa perché non intendevo usufruire dei suoi servigi, mi ha tirato un portagioie di avorio che ha colpito il dente, che è saltato. Fine
È colpa del dente
Il dolore sotto il piede è colpa del dente?
Si fidi , adesso che conosco la causa 5/6 sedute al massimo e risolviamo.
Dottore io mi fido, ciecamente, ma vede io faccio il contractor, a me mi pagano quanto il lavoro è finito.
Quindi Io mi fido e verrò tutte le volte che riterrà opportuno. Ma anche lei si deve fidare di me, ho intenzione di pagarla, in unica soluzione e senza battere ciglio, quando il dolore sarà migliorato.
Ecco l ha presa benissimo
ha iniziato ad urlare, battere i pugni sul tavolo, paonazzo in volto come se gli avessi messo π/2 la mamma.
Persona venale! Persona ingrata! Persona infida
Se ne vada! Vada via e non torni più pezzente
Io ho provato a farlo ragionare, e per tutta risposta lui ha iniziato a schiaffeggiarmi e spingermi.
Ecco adesso mi serve un osteopata ed un penalista.
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