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La Fiducia come Pilastro della Vita e dell’Economia: Incontro con il Dott. Sergio Raineri. Un dialogo su come la fiducia possa trasformare le relazioni sociali e l’economia presso la Biblioteca Comunale "Roberto Allegri" di Serravalle Scrivia
Il Comune di Serravalle Scrivia, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e l'Area Servizi alle persone e alla comunità, organizza un evento dedicato a un tema centrale nelle relazioni umane e nella crescita economica
Il Comune di Serravalle Scrivia, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e l’Area Servizi alle persone e alla comunità, organizza un evento dedicato a un tema centrale nelle relazioni umane e nella crescita economica: la fiducia. Martedì 5 novembre, alle ore 17.00, presso la Biblioteca Comunale “Roberto Allegri”, il Dott. Sergio Raineri, esperto di economia comportamentale, terrà una…
#Assessorato alla Cultura#Benessere Economico#Biblioteca Roberto Allegri#biblioteca Serravalle Scrivia#cambiamento sociale#capitale fiduciale#capitale sociale#capitale umano#comportamento economico#comunità locale#conferenza pubblica#conferenza su fiducia#convegno pubblico#Crescita economica#cultura economica#Dott. Sergio Raineri#economia comportamentale#economia e finanza#economia locale#Evento culturale#Fiducia#fiducia e cooperazione#fiducia e crescita#fiducia e economia#fiducia e sviluppo#fiducia in economia#fiducia in finanza#fiducia nella vita#Finanza#interazione sociale
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Le "smart city" sono un meme. Un pretesto per riempire le città di sensori, telecamere e ZTL.
La città da 15 minuti?
Ancora peggio: un modo per chiudere in quartieri-ghetto milioni di radical chic in monopattino.
Dietro l'ideologia c'è chiaramente il World Economic Forum, che ha creato nel 2019 una Global Smart City Alliance per dirigere il lavoro di politici e amministratori locali.
Con le città intelligenti da 15 minuti la vostra vita non sarà migliore in alcun modo.
L'esperienza di Venezia dovrebbe farvi capire cosa vi aspetta: una città trasformata in una gabbia in cui i residenti dovranno esibire un pass per non pagare il ticket d'ingresso.
Se ti interessa il tema, ne ho parlato a più riprese:
- Smart city: sorveglianza ed economia comportamentale, i casi di Venezia e Ivrea:
- Smart city e ingegneria sociale, la città che plasma l'Uomo:
- La Città da 15 minuti:
Matte Galt
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L'intelligenza artificiale supera il Test di Turing: cosa significa?
L'intelligenza artificiale, o meglio ChatGPT-4, ha superato il Test di Turing. E' la prima volta che ciò avviene. Lo scorso anno, infatti, era stata la volta di ChatGPT-3 che non si era dimostrata all'altezza. Nonostante non pochi studiosi sostengano che il test sia obsoleto, la lezione lasciata dal grande matematico britannico resta ancora oggi insuperata. Cos'è il Test di Turing Il Test di Turing è un metodo di analisi per stabilire se una macchina abbia un comportamento intelligente. Se sia in grado, cioè, di ragionare al pari di un essere umano. Fu inventato da Alan Turing che lo illustrò in un articolo, apparto nel 1950 sulla rivista Mind, dal titolo "Computing machinery and intelligence". Matematico, crittografo e filosofo britannico Turing è stata una delle menti più brillanti del XX secolo ed è considerato a pieno diritto il padre dell'informatica e dell'intelligenza artificiale, concetti da lui teorizzati già negli anni Trenta. E' a lui che, infatti, dobbiamo il concetto di algoritmo. Nel corso del tempo, il test ha subito diversi cambiamenti dovuti anche a un diverso modo di intendere l'intelligenza artificiale e oggi non sono pochi coloro che ritengono il test obsoleto. La ricerca dell'Università di Stanford A ritenerlo ancora un punto di riferimento importante sono i ricercatori coordinati da Matthew Jackson dell'Università di Stanford che hanno voluto condurre un esperimento su ChatGPT, il software di OpenAI. Come illustrato nell'articolo pubblicato sulla rivista PNAS, gli studiosi hanno confrontato le risposte fornite dai chatbot ChatGPT-3 e ChatGPT-4 a domande di tipo comportamentale ed etico con altrettante provenienti da 100.000 individui provenienti da 52 persone di diverse nazionalità. Poiché l’intelligenza artificiale interagisce con gli esseri umani in una gamma sempre maggiore di compiti, è importante capire come si comporta. Poiché gran parte della programmazione dell’intelligenza artificiale è proprietaria, è essenziale sviluppare metodi per valutare l’intelligenza artificiale osservandone i comportamentiUn estratto dall'articolo degli studiosi di Stanford pubblicato su PNAS Lo strumento valutativo è stato un tradizionale sondaggio psicologico Big-5 che misura, appunto, 5 tratti di personalità: - openness (apertura mentale): indica la ricezione dei cambiamenti e di nuove esperienze; - conscientiousness (coscienziosità): misura l'autodisciplina, l'autocontrollo e la capacità di raggiungere gli obiettivi; - extraversion (estroversione): valuta la disponibilità a esprimere emozioni e pensieri; - agreeableness (gradevolezza): riguarda la cortesia e la cooperatività o l'ostilità e l'indifferenza; - neuroticism (nevroticismo): misura la stabilità emotiva, cioè la gestione degli stimoli esterni, dello stress e delle minacce percepite. Come hanno risposto i chatbot di intelligenza artificiale al Test di Turing Gli studiosi hanno somministrato a ChatGPT-3 e ChatGPT-4 test e giochi su argomenti di etica ed economia. Le macchine sono state chiamate a prendere decisioni di fronte a giochi e paradossi che simulano situazioni reali. ChatGPT-4 ha pienamente superato il test su 4 punti mentre sul quinto, la gradevolezza, ha lasciato leggeri margini di incertezza. In parole semplici, la macchina ha assunto comportamenti sovrapponibili a quelli umani sull'apertura mentale, la coscienziosità, l'estroversione e il nevroticismo. Per quanto attiene al quinto punto, la gradevolezza, ha mostrato un'innaturale tendenza alla cooperazione che risponde, per lo più, a una necessità di evitare i conflitti. La macchina, cioè, ha prediletto comportamenti che evitavano situazioni di svantaggio tra sé e il proprio partner. Come Alan Turing aveva previsto fosse inevitabile, l’intelligenza artificiale moderna è arrivata al punto di emulare gli esseri umani: tenere conversazioni, fornire consigli, scrivere poesie e dimostrare teoremiUn estratto dall'articolo degli studiosi di Stanford pubblicato su PNAS Emulare: è questo il nucleo delle teorie di Turing. Per quanto gli algoritmi possano evolversi Turing sosteneva che le macchine appariranno sempre come "pappagalli ammaestrati" e non come esseri intelligenti in grado di pensare. In copertina foto di Franz Bachinger da Pixabay Read the full article
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L'economia comportamentale è un ramo dell'economia che studia come le persone prendono decisioni economiche e come i loro comportamenti possono deviare dalla razionalità economica tradizionale. Si basa sull'idea che gli individui siano influenzati da fattori psicologici, sociali e cognitivi nella loro scelta economica. L'economia comportamentale prende in considerazione i processi mentali degli individui, come la percezione, l'emozione, la motivazione e la cognizione, e come questi influenzano le decisioni economiche. Ad esempio, gli individui possono essere influenzati da bias cognitivi, come l'effetto di ancoraggio (tendenza a fare stime basate su informazioni iniziali) o l'effetto di endowment (sovrastima del valore di ciò che si possiede). Inoltre, l'economia comportamentale studia anche le influenze sociali sul comportamento economico, come l'effetto di conformità (tendenza a seguire le decisioni degli altri) o l'effetto di status quo (tendenza a rimanere nella situazione attuale). Questi fattori sociali possono influenzare le scelte individuali e portare a risultati economici diversi da quelli previsti dalla teoria economica tradizionale. L'economia comportamentale ha importanti implicazioni pratiche, ad esempio nella progettazione di politiche pubbliche. Comprendere come le persone prendono decisioni economiche e quali fattori influenzano il loro comportamento può aiutare a sviluppare politiche più efficaci, che tengano conto delle scelte irrazionali o influenzate da bias cognitivi. Ad esempio, può essere utile utilizzare strategie di "nudging" per indurre le persone a fare scelte che siano nell'interesse comune, come l'adesione a programmi di risparmio o l'adozione di comportamenti sostenibili. In sintesi, l'economia comportamentale è lo studio di come le persone prendono decisioni economiche in modo non sempre razionale, considerando fattori psicologici, sociali e cognitivi. Questo campo di ricerca ha importanti implicazioni teoriche e pratiche per comprendere e migliorare il comportamento economico delle persone. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/chatgpt20/message
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Come Guadagnare 3000 euro al Mese
INDICE1. Marketing Online 2. Lavoro Freelance/Full-Time Online 3. Vendita di Prodotti Online 4. Creazione di Contenuti Online 5. Investire in Azioni o Criptovalute 6. Insegnamento Online 7. Sviluppo di un'app o un Sito Web Chi guadagna 3000 euro al mese? Investire 3000 euro al mese "Guadagnare 3.000 euro al mese," noto anche come ottenere uno "stipendio 3.000 euro al mese," può essere definito in diversi modi a seconda del contesto scientifico. In Economia Comportamentale, si tratta del raggiungimento di un flusso di reddito mensile netto di 3.000 euro, derivante da un'attività economica o da un insieme di attività economiche. Questo flusso di reddito, soggetto a variabili come tassazione, inflazione e potere d'acquisto, può influenzare le decisioni economiche e comportamentali dell'individuo, come il risparmio, l'investimento e il consumo. Questa definizione è supportata da ricerche nel campo dell'economia comportamentale, come quelle presentate dalla University of Chicago. D'altra parte, in Finanza Quantitativa, "guadagnare 3.000 euro al mese" o avere "lavori da 3.000 euro netti" può essere descritto come l'ottenimento di un rendimento finanziario mensile netto di 3.000 euro. Questo è calcolato come la somma dei guadagni derivanti da salari, investimenti e altre fonti di reddito, meno le spese e le passività. Questo rendimento può essere analizzato attraverso modelli matematici come il "Modello di Valutazione degli Attivi Finanziari" (CAPM) o tecniche di "Ottimizzazione del Portafoglio" per valutare il rischio e il rendimento associati Qui di seguito un diagramma che mostra i 7 principali metodi per guadagnare 3000 euro al mese:
Ecco la lista dei 7 modi per guadagnare 3000 euro al mese - Marketing Online - Lavoro Freelance/Full-time Online - Vendita di prodotti online - Creazione di contenuti - Investimenti in azioni - Insegnamento online - Sviluppo di App
1. Marketing Online
Il marketing online è un settore in rapida crescita con diverse opportunità di guadagno. Secondo dati aggiornati al 27 settembre 2023 da Glassdoor, uno specialista SEO negli Stati Uniti può aspettarsi un salario medio di $49,114 all'anno, che corrisponde a circa €46,331. La gamma di salario va da $44,927 (circa €42,388) a $54,408 (circa €51,327). Questo dimostra che le competenze in SEO sono molto richieste e possono offrire un reddito stabile.
2. Lavoro Freelance/Full-Time Online
Il freelance online è un altro modo efficace per guadagnare. Secondo Payscale, i freelance in design grafico possono guadagnare in media €25 all'ora, mentre gli sviluppatori web possono guadagnare €45 all'ora. Upwork, una delle piattaforme freelance più popolari, ha oltre 18 milioni di utenti registrati.
3. Vendita di Prodotti Online
Vendere prodotti online attraverso piattaforme come Etsy, eBay, o Amazon può essere redditizio. Il guadagno medio per un venditore su Etsy è di circa €1.400 all'anno. Amazon, una delle più grandi piattaforme di e-commerce, ha generato €386 miliardi di vendite nel 2020.
4. Creazione di Contenuti Online
Se sei appassionato di creazione di contenuti, piattaforme come YouTube offrono un'ottima opportunità. I YouTuber possono guadagnare da €3 a €5 per 1.000 visualizzazioni. Shutterstock, una piattaforma per la vendita di foto, ha pagato oltre €1 miliardo ai suoi contributor.
5. Investire in Azioni o Criptovalute
Investire in mercati finanziari come azioni o criptovalute può essere un altro modo per guadagnare online. Il rendimento medio annuo del mercato azionario è stato del 7% negli ultimi 50 anni. Tuttavia, è importante notare la volatilità: ad esempio, il Bitcoin ha avuto una volatilità del 69% nel 2020.
6. Insegnamento Online
L'insegnamento online è un altro settore in crescita. Gli istruttori su piattaforme come Udemy possono guadagnare da €50 a €100 all'ora. Coursera, un'altra piattaforma di insegnamento online, ha oltre 82 milioni di utenti registrati.
7. Sviluppo di un'app o un Sito Web
Se hai competenze in programmazione, sviluppare un'app o un sito web può essere molto redditizio. Un'app con 50.000 download può generare circa €1.000 al mese attraverso la pubblicità. Tuttavia, i costi di sviluppo possono variare notevolmente, da €5.000 a €500.000, a seconda della complessità del progetto. Ecco un video che spiega come guadagnare 3000 euro al mese: https://youtu.be/N8WRm6rRqCQ Guadagnare 3000 euro al mese con Google Guadagnare 3.000 euro al mese con Google è un obiettivo che può essere raggiunto attraverso diverse strategie online. Una delle più comuni è l'utilizzo di Google AdSense, che permette di monetizzare un sito web o un blog attraverso la pubblicità. Altre opzioni includono il diventare un esperto in Google Ads per gestire campagne pubblicitarie per terzi, o utilizzare strumenti come Google Analytics per offrire servizi di consulenza in analisi dei dati. L'efficacia di queste strategie dipende da vari fattori come il traffico web, la qualità del contenuto e l'ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO). Con le competenze giuste e un approccio strategico, è possibile raggiungere e anche superare l'obiettivo di 3.000 euro mensili.
Chi guadagna 3000 euro al mese?
Per rispondere alla tua domanda nel contesto del guadagno online, alcune persone che guadagnano 3000 euro netti al mese potrebbero essere imprenditori online, freelancer, o creatori di contenuti che hanno costruito una presenza solida su piattaforme come YouTube o Instagram. Possono monetizzare le loro competenze o il loro seguito attraverso vari modi, come la pubblicità, le affiliazioni, la vendita di prodotti o servizi online, o il crowdfunding. - Imprenditori Online: Gli imprenditori che gestiscono negozi online, blog monetizzati o altre imprese digitali possono raggiungere o superare questo livello di guadagno. L'importo esatto del guadagno può variare in base a fattori come il modello di business, la nicchia e l'efficacia delle strategie di marketing. - Freelancer: I freelancer che offrono servizi specializzati online, come sviluppo web, design grafico, scrittura o marketing digitale, possono guadagnare tariffe orarie elevate che consentono loro di guadagnare 3000 euro o più al mese. - Creatori di Contenuti: I creatori di contenuti su piattaforme come YouTube o Instagram possono guadagnare denaro attraverso pubblicità, sponsorizzazioni, vendite di merci, e donazioni da parte dei fan. La quantità di guadagno può variare ampiamente in base alla dimensione e all'engagement del pubblico, nonché al tipo e alla quantità di monetizzazione impiegata.
Investire 3000 euro al mese
Investire 3.000 euro può essere un passo strategico verso il raggiungimento dell'obiettivo di guadagnare 3.000 euro al mese. Ad esempio, se investiti in un fondo indice S&P 500, che ha avuto un rendimento medio annuo del circa 7% negli ultimi 50 anni, un investimento di 3.000 euro potrebbe crescere a circa 3.210 euro in un anno, fornendo un guadagno aggiuntivo di 210 euro. Se investiti in criptovalute come Bitcoin, che ha avuto una volatilità del 69% nel 2020, il potenziale di guadagno (o perdita) potrebbe essere significativamente più alto. È fondamentale consultare un consulente finanziario per una strategia di investimento personalizzata, dato che il rendimento potrebbe variare in base al profilo di rischio e al tipo di investimento. In questo modo, l'investimento diventa un elemento chiave nel tuo piano complessivo per raggiungere e possibilmente superare l'obiettivo di guadagnare 3.000 euro al mese. Read the full article
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Principio di giustizia fondata sull'utilità sociale
John Stuart Mill e il “senso sociale” della giustizia. Nell’ottica di Mill, un’azione giusta è necessariamente un’azione morale. Ma è sempre vero il contrario? La risposta sta nel confine, e nel rapporto, fra i due concetti. Nella visione elaborata dal filosofo inglese John Stuart Mill l'idea di giustizia è certamente legata alla dimensione morale. Un'azione giusta è con certezza un'azione morale. La cosa interessante, però, è che, al contrario, non tutte le azioni morali hanno a che fare direttamente con l'idea di giustizia. Mill utilizza l'esempio della beneficenza e della carità. Due comportamenti lodevoli e associati ad un senso di moralità. Eppure, nonostante, questo, sarebbe difficile poter definire ingiusta la scelta di una persona di fare beneficenza per una causa ma non per tutte le cause, oppure fare la carità verso una persona ma non verso chiunque altro si trovi in condizioni di bisogno. Il confine fra giustizia e moralità Cosa distingue, dunque, giustizia da moralità? Un'azione morale è anche giusta, nella visione di Mill, quando questa può essere, in qualche modo, «pretesa» dal beneficiario. Il datore di lavoro che paga un salario proporzionato allo sforzo messo in campo dal lavoratore si sta certamente comportando in modo morale, ma anche giusto, perché il lavoratore è titolato a pretendere il suo giusto salario. Un medico che cura con perizia un suo paziente si sta comportando in maniera morale, ma anche secondo giustizia, perché il paziente è titolato ad esigere un tale trattamento dal suo medico.
Ora, l'intenzione di Mill è quella di spingersi ancora più a fondo nella chiarificazione dell'idea di giustizia, in particolare per quanto riguarda l'origine di quel “sentimento” che tutti noi associamo ad atti che riteniamo ingiusti. «Avendo così tentato di determinare gli elementi distintivi che concorrono alla formazione dell'idea di giustizia – scrive Mill, nel capitolo V de L'Utilitarismo (1861) - possiamo cominciare a chiederci se il sentimento che l'accompagna sia associato ad essa grazie a uno speciale dono della natura, oppure se si sia sviluppato, in base a qualche legge conosciuta, dall'idea stessa, e in particolare se possa aver tratto origine da considerazioni di convenienza generale». Le possibilità sembrano essere due: o ciò che noi sentiamo nel profondo quando siamo posti davanti ad un atto ingiusto è una specie di istinto che deriva da una qualche proprietà naturale legata all'idea di giusto e ingiusto, oppure esso trae origine dal legame che ha con l'idea di utilità, di convenienza. Mill propende per una terza posizione, più sfumata. Egli, infatti, ritiene che «il sentimento in sé non derivi da quella che verrebbe comunemente o correttamente definita un'idea di convenienza, ma che, sebbene il sentimento non derivi da tale idea, tutto ciò che vi è in esso di morale abbia questa derivazione». È la natura morale che associamo alla giustizia a trovare, dunque, il suo radicamento nella proprietà dell'essere «utile». La doppia radice del comportamento «utile» Le radici, allora, sono da una parte, il desiderio di punire chi fa del male, a noi o ad altri, e dall'altra, la convinzione che qualcuno o noi stessi, siamo stati effettivamente trattati ingiustamente. La prima radice, a sua volta, trova origine nel naturale istinto di autodifesa e nel sentimento di “simpatia” che ci fa solidarizzare con i dolori altrui. Una lettura decisamente moderna, questa, confermata da molti recenti studi di antropologia, neuroscienze ed economia comportamentale. Se è vero che l'istinto di autodifesa è comune ad ogni specie animale superiore, è anche vero, continua Mill, che nell'uomo sia questo istinto che quello di simpatia si sono sviluppati al massimo grado. Grazie alla «superiore intelligenza», continua il filosofo, non solo gli esseri umani si interessiamo alla loro sorte e a quella di chi è imparentato geneticamente, come fanno generalmente le altre specie animali, ma anche al destino di coloro che ci sono estranei, geneticamente, ma che pure condividono con noi la comune umanità. E ancora grazie alle doti tipicamente umane, il giusto e l'ingiusto si applicano a una gamma molto ampia di sentimenti che superano il benessere individuale. «Un essere umano è capace di abbracciare una molteplicità di interessi, sussistenti fra sé e la società umana della quale fa parte: ogni azione che possa turbare la sicurezza della società in generale mette in pericolo anche la sua e ne sollecita l'istinto (se è tale) di autodifesa. La stessa superiorità di intelligenza, unita alla capacità di simpatizzare con gli altri, gli consente di aderire all'idea collettiva della sua tribù, del suo paese o dell'umanità a tal punto che ogni atto ad essi nocivo stimola il suo istinto di simpatia e lo spinge a opporre resistenza”. Come abbiamo detto, è il desiderio di punire chi si comporta male, a fondare il sentimento di giustizia, che però, in questa, fase non può ancora essere considerato «morale». Potremmo per esempio voler punire chi ci ha punito come reazione ad un'ingiustizia di cui noi stessi ci siamo resi colpevoli. In questo caso non possiamo certo definire questo desiderio di «contro-punizione» come «morale». Ciò che determina la moralizzazione del desiderio di punire è, qualcos'altro e cioè la sua conformità al “senso sociale”, il fatto che possa agire soltanto in una direzione conforme al bene generale sottolinea Mill. Il desiderio di punizione e il sentimento di giustizia In sintesi, dunque, possiamo dire che il sentimento di giustizia trova origine dall'esistenza di una regola di condotta che quando violata, genera un naturale desiderio di punizione. Occorre, inoltre, che vi sia anche una persona che abbia subito una violazione di qualche suo diritto, che abbia, quindi, titolo per attendersi legittimamente un qualcosa che gli è stato negato. La spinta alla punizione che si origina in questo modo deve, poi avere un orientamento sociale, deve cioè, concorre, sia pure indirettamente, al bene di tutta la società, non solo dell'individuo offeso. La parte finale dell'argomentazione milliana si concentra sul legame esistente tra giustizia ed utilità. Davvero il giusto è ritenuto giusto perché utile? Per prima cosa il filosofo si impegna nella critica di tutte quelle posizioni che indicano nell'��utilità” una norma decisionale incerta, mostrando che, in realtà, anche tutte le fondazioni alternative al concetto di giustizia sono altrettanto incerte e danno luogo a paradossi e ambiguità insolubili. Ne conclude che «qualsiasi scelta sul terreno della giustizia è necessariamente arbitraria: solo l'utilità sociale può costituire un criterio di preferenza da queste confusioni non c'è altra via di uscita che l'utilitarismo». Il giusto, l’utile e il bene supremo Ma esiste allora una differenza tra il «giusto» e l'«utile»? Certo che esiste, conclude Mill. «La nostra esposizione della natura e dell'origine del sentimento di giustizia ammette una reale distinzione Mentre io contesto le pretese di qualsiasi dottrina che affermi un presunto principio di giustizia non fondato sull'utilità, riconosco che la giustizia fondata sull'utilità è l'elemento fondamentale e indubbiamente il più sacro e vincolante di tutta la morale. Giustizia è il nome che si dà ad alcune categorie di regole morali che, riguardando più da vicino l'essenza del benessere umano, sono quindi più vincolanti di ogni altra regola per la condotta: la nozione che abbiamo scoperto essere l'essenza dell'idea di giustizia, quella di un diritto immanente in ogni individuo, implica e attesta questa più rigida obbligazione». Il rispetto delle regole di giustizia è utile, quindi, nel senso che solo attraverso questa osservanza è possibile garantire il bene supremo e, cioè, la pacifica convivenza degli uomini. Questa altro non è che la precondizione per l'attuazione del primo principio della morale: il principio della massima felicità. «Giustizia» è, dunque, il nome appropriato dell'utilità sociale, utilità che nella visione milliana, però, supera in grado e importanza la semplice idea di piacere o convenienza dei singoli per designare l'utile coerente con il bene sociale. Read the full article
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.La Finanza Comportamentale si trova a metà tra l'economia e la psicologia.Infatti oggi ho due ospiti: Enrico Maria Cervellati, economista, professore di economia e fondatore della EMC3 SOLUTION, Società di Alta Formazione e Consulenza su Finanza Personale, Finanza Comportamentale e Finanza Aziendale per Aziende e Privati. https://www.emc3solution.it/Dario Carloni, Psicologo, psicoterapeuta ed ipnologo, docente di marketing e psicologia dei processi decisionali e di psicologia applicata allo sport. https://www.dariocarloni.it/ https://www.selfcoherence.com/pages/dott-dario-carloniOgnuno dei due espertissimo nel suo campo ma che insieme formano una coppia fortissima per spiegare bene cos'è e a cosa serve la Finanza Comportamentale.In pratica serve ad evitare di fare errori quando si investe il proprio Patrimonio e nel video i due professori spiegano quali sono questi errori e come evitarli.Vuoi sapere tutti i segreti per evitare di sbagliare quando investi?Vuoi sapere come fare per evitarli ed investire senza sbagliare?Allora guarda tutto il video e diventa un investitore consapevole e vincente nel lungo periodo .. Io sono Alfonso Selva, Consulente Finanziario autorizzato e iscritto all'albo OCF (Organismo di vigilanza e tenuta dell'albo unico dei Consulenti Finanziari). .. Se vuoi puoi contattarmi a questi indirizzi e chiedermi una consulenza per stabilire un piano finanziario su misura per te. .. https://www.alfonsoselva.it/ [email protected] 338 3169801 .. SCARICA IL MIO LIBRO. https://www.alfonsoselva.it/libro/ .. Clicca qui https://bit.ly/3KX6wSP per fissare una consulenza gratuita con me. .. RECENSIONI DEI MIEI CLIENTI https://g.page/r/CSjC0d4ki5f7EBA .. Lascia una recensione: https://bit.ly/2JivgL3 .. Alfonso Selva Consulente Finanziario padre orgoglioso di due ragazzi compagno felice ed atleta che non molla mai. Cell. 338-3169801 .. Vuoi saperne di più su di me? .. SCARICA IL MIO LIBRO. https://www.alfonsoselva.it/libro/ .. VISITA IL MIO SITO https://www.alfonsoselva.it/ .. GUARDA IL MIO CANALE YOUTUBE https://www.youtube.com/channel/UCa-PL4QesozXdPcH_459EVA?sub_confirmation=1 ..Clicca qui https://bit.ly/3KX6wSP per fissare una consulenza gratuita con me. .. RECENSIONI DEI MIEI CLIENTI https://g.page/r/CSjC0d4ki5f7EBA
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La Behavioral Economics vista attraverso la lente dell’Analisi del Comportamento
Dal 2014 il nostro team di ricerca si occupa di fornire strumenti per comprendere meglio perchè in certe condizioni ci comportiamo in modo poco razionale.
Da queste premesse nasce un recente articolo scientifico sulla rivista brasiliana Perspectivas Em Análise Do Comportamento, nato dall’ormai consolidata collaborazione tra Nudge Italia, l’Università norvegese Oslomet e quella siciliana di Enna.
Marco Tagliabue (OsloMet), Massimo Cesareo (Nudge Italia), Valeria Squatrito e Giovambattista Presti (Università degli Studi di Enna "Kore") sono gli autori dell’articolo “A Functional Contextualist Account of Behavioral Economics: Relational Frame Theory Applied to Decision-Making and Choice Behavior” in cui si parla di economia comportamentale e di come questa possa essere vista attraverso la lente dell’Analisi del Comportamento.
L’articolo, reperibile al seguente link https://revistaperspectivas.org/perspectivas/article/view/728
è scaricabile in formato pdf.
Buona lettura!
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Nota parlando con la Bbc lo studioso di economia comportamentale Donald Low: "Mettendoti la mascherina ogni giorno compi un rituale, metti un'uniforme che poi dovrai onorare con altri comportamenti adeguati come lavarti spesso le mani e tenere le distanze rispetto agli altri". Gli psicologi spiegano poi che l'uso di questo strumento induce una sorta di approccio buddista alla pandemia: concentrarsi su ciò che ognuno di noi da singolo può fare - schermarsi il viso, lavarsi le mani, stare a casa - aiuta a superare il senso di impotenza che una pandemia che sferza la Terra intera può provocare.
Dall’articolo "Coronavirus, ecco perché ogni Paese interpreta le mascherine in modo diverso" di Stefania Di Lellis
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Immaginiamo di dover comprare una penna. Arrivati al negozio, ne vediamo una che ci piace in vendita a 50 euro. Stiamo per comprarla, quando ci ricordiamo di aver visto la stessa penna in vendita a 40 euro in un altro negozio a circa 100 metri di distanza. Naturalmente usciamo, e facciamo volentieri 100 metri in più per risparmiare 10 euro. Il giorno successivo dobbiamo fare un acquisto più impegnativo: un completo elegante per il lavoro. In un centro commerciale troviamo proprio il gessato scuro che abbiamo in mente, ma a 500 euro. Del resto si sa, la qualità si paga. Ma mentre andiamo a provare il vestito, ricordiamo che lo stesso vestito era in vendita a 490 euro in un grande outlet a soli 100 metri più in là. È probabile che diremo a noi stessi “Cosa vuoi che sia un risparmio di 10 euro su una spesa di 500 euro?” e che decideremo di non fare i 100 metri in più che servirebbero per risparmiare... strano? In un certo senso, sì. Eravamo pronti a fare 100 metri in più per risparmiare 10 euro sulla penna, ma non sul vestito. La situazione è la stessa, ma la decisione è opposta! Tutto ciò è letteralmente inconcepibile per l’economia convenzionale (100 metri “valgono” sempre 10 euro, qualsiasi sia il prezzo del bene da acquistare).
#Affari#Business#Economia#Economia comportamentale#Investimenti#Rete#Risparmio#Fabrizio Ghisellini#Francesco Scura#Chiara Bellini#Morgana Production#Morganalab#Ecosin#Business Insider
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I nostri tanti Sé
Pare la Settimana del Lavoro.
Stimolata dall’annuncio di ben diecimila assunzioni nel pubblico impiego (enti locali nella nostra Campania), ho cercato di ripassare tutte le cognizioni ed i vecchi fondamentali di organizzazione, Diritto del lavoro, economia del mercato di lavoro, nonché di psicologia del lavoro.
Rimandando ad altri editoriali (recenti e prossimi) le questioni tecnico-socio-economico-politiche, qui ci sollazziamo alquanto riflettendo su di un editoriale statunitense (trovato su Quartz, che è anche un digesto da altre fonti) sulla molteplicità dei nostri Sé, ovverosia sulla pericolosità di tenere i nostri Sé separati.
Mi spiego.
La dissonanza che si creerebbe tra la Marika-giornalista, la Marika-mamma, la Marika-lavoratrice dipendente, la Marika-amica, la Marika-figlia, la Marika-sorella e via continuando potrebbe rendermi meno etica se le differenze di scelte e di personalità derivate dai diversi contesti (con le conseguenti scale di valore e le diverse cosmogonie associate) fossero molto vistose.
Se la Marika-lavoratrice dipendente è molto deferente e la Marika-mamma è molto comandosa, la forte dissonanza presente nella mia stessa persona genera una doppia morale, a prescindere dal fatto che possano essere entrambe valide, o quanto meno entrambe non emendabili.
La Marika-figlia può essere ribelle, la Marika-sorella può essere complice e nessuno dei due tratti psicologici è colpevole, ovvero crea sensi di colpa. Tuttavia, è il gradiente di separazione in intensità e direzione che crea seri problemi psicologici e aumenta i pesi sull’anima.
Prima che ce lo ricordasse una ricerca della Kellog School, lo aveva descritto Meyrowitz (sociologo dei mass media) in Oltre il senso del luogo, testo universitario che ha molto inciso sulla mia formazione psico-sociale.
Meyrowitz descrisse il disagio di essere contemporaneamente (lo notò alla sua festa di laurea) il parente della sua famiglia e contemporaneamente, nello stesso luogo, anche il bravo studente dei suoi docenti, nonché il goliardico amico dei suoi compagni di corso.
Racconta che fu difficile mantenere in quella serata la coerenza di comportamento (figlio-studente-amicone) in un luogo che all’improvviso fondeva contesti da sempre tenuti separati.
Si sentiva frazionato e immobilizzato, ritenendo di sbagliare toni, parole e contenuti comunicativi. Alla fine, apparve a tutti una specie di irriconoscibile imbecille.
Quando c’è abissale differenza tra i vari tratti della personalità dovuti all’attività in diversi contesti (il caso più banale è tra famiglia e lavoro), sorgono discrepanze etico-morali, con annessi pesi psicologici. Un incarognito intermedio aziendale lascerà trasparire molta della sua angoscia, quando a casa, invece, è un affettuosissimo e ultra-comprensivo genitore.
C’è tanta gente che è entusiasta al lavoro, mentre è cupa ed irascibile in famiglia, o viceversa. Tutto ciò ha serie implicazioni psicologiche e comunicative in ambedue i contesti, perché in entrambi i contesti si potrebbe alla fine dare il peggio di sé, a causa dell’ambiguità comportamentale, specialmente nell’epoca del ‘lavoro di qualità’ (anche nel pubblico). Oppure, diventare degli abietti ipocriti per tutta la vita.
Mamme perfette, dirigenti spietate, carrieriste disoneste. Padri amorfi, lavoratori creativi, atleti appassionati.
Quindi?
Gli studiosi propongono luoghi di lavoro meno asfissianti e maggiore informazione e condivisione tra i due principali mondi di separazione (lavoro e famiglia), almeno di coloro che un lavoro ce l’hanno. D’altronde, sono sempre più le aziende (specie nell’ICT) che favoriscono la commistione omeostatica tra lavoro, tempo libero e ruoli parentali dei propri dipendenti, anche per accrescere la trasparenza, laddove la competizione può innescare pratiche immeritocratiche.
Vi annuncio che c’è anche un rovescio di questa medaglia, definito ‘alienazione da lavoro’. Ne parleremo nella prossima rubrica. Cià.
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+++Breaking News+++
Venezia si trasforma in una gabbia a cielo aperto con sorveglianza H24: telecamere, sensori, IA.
Ivrea invece è oggetto di un esperimento di economia comportamentale (una sorta di social scoring) da replicare in tutta Italia.
Oggi su Privacy Chronicles.
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Un psiholog online te ajuta sa scapi de tulburari
Avem asa de multe evenimente care se desfășoară în judetul noastră, în prezent. De la pandemia care a debutat în 2020, carantina, economia în scadere, restricții, protestele actuale și multe altele.
Nu este de mirare că foarte mulți români au ajuns să se simtă afectați la nivel psihic și să caute ajutor psiholog online.
Din cauza restricțiilor impuse pentru a preveni răspândirea SARS COV-2, consilierea psihologica online a devenit pentru majoritatea o modalitate eficienta si practica de a-și rezolva problemele psihice.
Dar este psihoterapia online la fel de buna ca terapia în cabinet?
Ce este Psihoterapia Online?
O ora de psihoterapie online sau telepsihologie, se intampla, așa cum spune și numele, online.
De obicei, pacientul vorbeste cu psihoterapeutul printr-un video pe WhatsApp, pe platforma Zoom sau Skype. Însă, există și psihoterapeuti care fac terapie doar prin SMS sau apeluri vocale.
Numărul de sesiuni de consiliere psihologica online se va mari în 2022 și posibil că își va continua trendul ascendent și în anii ce vor urma.
Oamenii au nevoie de psihoterapie mai mult ca oricând. A existat o creștere semnificativă a anxietății, depresiei și a gândurilor suicidare în lunile de după epidemie. Cea mai mare creștere a fost vazuta la oameni cu vârste cuprinse între 18 și 34 de ani.
Pe lângă anxietate, depresie și gânduri suicidare, a existat o creștere a abuzului de substanțe și a violentei in familie.
Pentru oamenii care nu își pot lasa casele sau hotarasc să nu se etaleze aventurându-se, terapia online a ajuns un serviciu atât de necesar.
Mai mult decât atât, au existat oameni care au apelat pentru prima dată la astfel de servicii, fiindca nu s-au mai simțit infierate și au scapăt de stresul că vor fi văzute.
Cercetările efectuate până în prezent arată că serviciile de îngrijirea sănătății mintale oferite online sunt la fel de bune ca și cele oferite în cabinet.
Mai jos poti găsi exemple de studii realizate recent.
Afecțiuni pentru care este necesara Psihoterapie online
Pentru lecuirea depresiei și anxietății – O echipă de cercetători din America care a reverificat mai multe cercetari despre productivitatea psihoterapiei cognitiv-comportamentale, a observat că aceasta duce la scăderi semnificative ale manifestarilor de anxietate și depresie. Ședințele online s-au dovedit a fi la fel de benefice ca terapia face to face în tratarea tulburărilor de panică. Consilierea online a fost, de asemenea, semnificativ mai eficientă în ingrijirea tulburărilor de stres post-traumatic, a tulburării de panică și a fobiei specifice.
Pentru a face față provocărilor de zi cu zi – O cercetare realizat în anii trecuti de VeryWellMind a întrebat 1000 de americani despre beneficiile psihoterapiei online. Dintre cei intervievati, 74% au raspuns că se văd mereu cu un psiholog iar 89% au spus că societatea ar arata diferit dacă mai mulți oameni ar apela la astfel de servicii.
Pentru tratarea depresiei de dupa nastere – Autorii cărții “Women’s Mental Health” au facut mai multe studii privind eficacitatea telemedicinei în tratarea de probleme psihice postnatale care apar. Scriitorii au afirmat că psihoterapia online este la fel de eficientă ca terapia in cabinet. În afara de asta, instrumentele online ajuta femeile gravide să-și gestioneze propria sănătate, tocmai de aceea din ce în ce mai multe apelează la ele.
Psihoterapia online nu este eficienta doar pentru client, ci și pentru psihoterapeut. Clientul nu mai trebuie să mearga la clinica și, în unele cazuri, nu mai trebuie să plateasca chirie. Un consilier mai relaxat, ca orice om în câmpul muncii, are mai multă productivitate și trăiește mai mult în prezent.
Neajunsurile psihoterapiei online includ sunetul ambiental, problemele cu calculatorul și lipsa comunicării non-verbale.
La reușita unei terapii poate contribui și faptul că pacientul vede psihologul fata in fata, dar având în vedere că nu se mai expun la virus, mulți sunt de acord că psihoterapia online reprezintă un compromis bun.
Psihoterapia online poate fi benefică și pentru tine?
Pe baza acestor constatări și a multor altor beneficii, fară ezitare terapia online poate fi foarte de ajutor pentru mulți insi. Însă, încă mai sunt necesare studii pentru a ști cum se descurcă oamenii cu tulburări mai puțin cunoscute cu terapia online.
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Atroce dilemma: maschio o femmina? Io e la mia compagna stavamo pensando di adottare un cucciolo (uno shih tzu forse) e mi chiedevo quanta differenza ci fosse a livello comportamentale tra maschio e femmina. Ovviamente per grandi linee, al netto dell'individualità
Le differenze tra maschio e femmina, come per l’homo sapiens, sono abbastanza marcate, anche se, come hai già detto benissimo, “al netto dell’individualità”.
Attualmente la bilancia pende decisamente a favore delle femmine; il testosterone nei maschi li rende molto più “aggressivi” secondo gli attuali standard sociali. Se, portando il cane al parco, incrociamo un altro binomio uomo-cane la conversazione di rito solitamente è la seguente:
Binomio: il suo è un maschio? -con tono di leggera ansia nella voce-
Noi: Si. -valutando se avvicinarci per farli incontrare-
Binomio: no, allora no. Sa, il mio non va tanto d’accordo con gli altri maschi… -sottintendendo scenari apocalittici, che, se fossero veramente tali, avrebbero già risolto da soli il problema del randagismo in Italia-
Questa conversazione avviene con una frequenza circa 4 volte superiore rispetto alla stessa conversazione se sostituiamo il genere maschile con quello femminile.
Per inciso un giorno o l’altro, dovrò anche parlare delle modalità corrette per fare incontrare due cani estranei.
Detto questo, bisogna comunque ricordare che anche le femmine non sono tutte rose e fiori:
in termini generali, le femmine danno molti meno problemi in quanto a capacità relazionali e competizione ma i picchi ormonali dell’estro, come per noi, possono essere davvero difficili da gestire. Semplificando orribilmente, un maschio deve imparare a gestire il proprio testosterone ogni giorno della vita, mentre la femmina, in prossimità della finestra riproduttiva, genera quantità importanti di estradiolo, progesterone ed estrogeni in generale che ne possono aumentare di molto l’aggressività. D’altro canto tutti conosciamo gli aneddoti sulla ferocia delle madri che devono proteggere i cuccioli.
In realtà stiamo scoprendo che questi ormoni, come il testosterone nei maschi, non sono la causa ma semplicemente amplificano moltissimo l’intensità della risposta aggressiva, comunque generata dalla personalità.
Per la biologia dei canidi, leggermente diversa dalla nostra, gli estrogeni vengono prodotti indipendentemente dalla gravidanza, ma sono “semplicemente” concatenati all'estro perché, nella storia evolutiva del cane, era prioritaria una prole numerosa e frequente; dato che l’evoluzione lavora per economia è sensato supporre che questi ormoni abbiano trovato una scorciatoia e saltino fuori in massa al segnale “reproduction time!” indipendentemente dall'esito riproduttivo, come invece capita in noi umani. Chiedo lumi a chi ne sa più di me (se non sono ancora troppo arrabbiati per il mio post su Green Hill)
Per tacer del fatto del dovere gestire, in questo periodo, stuoli di spasimanti e corteggiatori altamente motivati e determinati che sfideranno tutte le leggi del creato per restare vicinivicini alla vostra piccolina.
Infatti, quando incontro una cana (come mi piace questo neologismo) con problemi di aggressività -in percentuale comunque significativamente inferiore rispetto ai maschi- solitamente devo porre particolare attenzione, se decide di no è no.
Per inciso, l’unico cane che mi ha lasciato una cicatrice in questi anni, piccola ma ben visibile, è stato proprio una femmina di Shih tzu di 3,5 kg. Fu l’attacco di gran lunga più feroce che abbia mai visto. Non per niente shīzi significa leone. Ringrazio sempre tutte le divinità che conosco che non fosse una dobermann o una boxer o adesso vi starei scrivendo con l’uncino.
La castrazione/sterilizzazione (anche se tecnicamente è castrazione per entrambi i sessi ma non vorrei ricordare male) potrebbe sembrare quindi la soluzione MA…
per il maschio un meta-studio estremamente esauriente -lo devo ritrovare- ha dimostrato che l’efficacia per la risoluzione dei problemi di aggressività ha in realtà efficacia molto aleatoria
per la femmina, la scomparsa dei principali attori nella produzione di estrogeni provoca, a volte, un’impennata del testosterone residuo (prodotto dalle surrenali) generando un effetto di mascolinizzazione che ne amplifica i tratti “maschili”: aumento delle marcature, maggiore aggressività ecc.
In termini statistici in definitiva punterei quindi sulla femmina, consapevole però del fatto che, nel caso di problemi, potrei facilmente trovarmi in una situazione di riabilitazione parecchio più complessa.
Comunque l’individualità è davvero preponderante per tracciare un affidabile quadro predittivo su come si svilupperà l’individuo. Gli ormoni amplificano ma gli autocontrolli, la vita esperienziale, la capacità di relazionarsi in modo adeguato e la stabilità emotiva, ci rendono in grado di gestirli in tutte le occasioni, o quasi.
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Con Daniel Kahneman, secondo psicologo vincitore del Premio Nobel per l'economia nel 2002, siamo felici di inaugurare la nuova rubrica di Nudge Italia sulle persone che sono i punti di riferimento per chiunque voglia avvicinarsi e conoscere l'Economia Comportamentale.
Vuoi saperne di più? Continua a seguirci!
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L'età della disgregazione
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L'età della disgregazione
Il pensiero economico contemporaneo viene spesso presentato come se fosse espressione di un unico orientamento. L’economia invece, oggi più che mai, è un campo di battaglia tra interpretazioni di segno opposto, di cui questo libro ricostruisce radici e sviluppi: dall’impostazione classica e marginalista all’opera di Marx; dalle figure di Keynes e Schumpeter ai ‘giganti’ del Novecento, Hayek e Sraffa; dagli orientamenti di ricerca dominanti oggi – equilibrio generale, teoria neoclassica, monetarismo, neoliberismi, econometria, teoria dei giochi – ai filoni che si distaccano dal paradigma dominante – economia comportamentale e razionalità limitata, teoria dei mercati finanziari e delle crisi, macroeconomia post-keynesiana, marxismo, evoluzionismo, istituzionalismo. Il libro si chiude con un capitolo dedicato all’etica in economia e al problema del potere.
(source: Bol.com)
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