Tumgik
#e poi è godibile
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comunque posso dire, sto leggendo le peggio cose su sta stagione di mf, ma a me, ecco... sta... piacendo?
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deathshallbenomore · 1 year
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per dire:
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kon-igi · 2 years
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POST (purtroppo) PIÙ SERIO DI QUELLO CHE INIZIALMENTE SEMBRI
Io sono un otaku di seconda generazione cioè ho coltivato una passione per manga e anime giapponesi negli anni 70-80 e sono stato poi aiutato da Figlia Grande&Moroso a rinnovarla coi prodotti che, a differenza di allora, oggi sono disponibili a valanga.
Sarò coinciso, seguitemi.
Esiste un manga, poi trasposto in anime, che adoro sopra ogni altro per la sua originalità della storia e per la caratterizzazione dei personaggi.
Jojo’s Bizarre Adventure. 
Può darsi abbiate visto qualcosa dell’anime sotto forma di gif o in immagine (appunto) bizzarra ma, in sintesi, è la storia dei membri di una famiglia il cui nome e cognome hanno le sillabe Jo+Jo e che attraverso gli anni scoprono e usano un potere chiamato STAND, una sorta di proiezione della loro personalità che agisce e combatte in modo (ribadisco) bizzarro.
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(Star Platinum, lo Stand di JOtaro kuJO)
Questo anime mi piace così tanto che per diletto io e figlia grande giochiamo a immaginare quale possa essere lo stand di ogni persona che conosciamo, delineandone le caratteristiche e i poteri, e poi ci fermiamo lì perché io faccio schifo a disegnare (il mangaka è il suo moroso ma ha sempre troppi altri progetti per buttarmi giù almeno una bozza).
Naturalmente quelli riusciti meglio sono gli stand della nostra famiglia: il mio si chiama Heart On John e il suo attacco speciale Rocket Man (l’autore del manga usa spesso nomi di gruppi musicali, cantanti o composizioni), quello della mia compagna La regina della Notte e il suo attacco Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen, quello di figlia grande, invece, Judge Dread col suo Judgement Day...
Sembra un’idea sciocca ma posso assicurarvi che per come sono stati costruiti ne verrebbe fuori una storia molto godibile.
Se mi conoscete un po’, però, sapete che tutto quello che scrivo e mostro di me è sempre permeato da un aura divertente e ironica perché non c’è mai stata una sola volta in cui i miei problemi si siano risolti dopo un attacco di autocommiserazione... i problemi rimanevano e io avevo in più la voce rauca per i lamenti.
Nella cinematografia horror classica esiste una definizione per la figura della protagonista che sopravvive fino alla conclusione del film, che pur soffrendo terribili sciagure e torture riesce a sconfiggere lo psicopatico di turno.
Ed è questo il nome dello stand di mia figlia piccola
FINAL GIRL
Più la colpisci e la ferisci, più lei diventa cazzuta e quando il tizio con la maschera da hockey o la faccia di pelle sembra avere la meglio, lei si tira su e gli pianta nel culo una motosega.
Non amo la narrazione della guerriera che sconfigge il male che la affligge perché è molto facile che più spesso ci si debba convivere, soprattutto se non si tratta di un problema fisico, ma in questo caso la motosega le è stata data e prima dei titoli di coda state sicuri che la pianterà dove deve.
Dopo 20 giorni di antibiotici sempre più potenti, antidolorifici e cortisone per febbre troppo alta e una gola che si chiudeva sempre di più, l’abbiamo portata semi-incosciente e febbricitante in pronto soccorso, da dove poi è stata trasferita d’urgenza al reparto infettivi.
Potrei divertirvi raccontandovi quello che ha fatto al triage del PS quando le ho suggerito di non minimizzare i sintomi ma anzi di esagerarli un po’ (c’erano decine di persone con taglietti del cazzo e mal di testa vari) ma quello credo meriti un post a parte... corredato del suo audio whatsapp in cui mi urla con voce roca COL CAZZO CHE FACCIO IL TEST DELL’HIV MICA SONO UNA TOSSICA EROINOMANE! e io che le spiego, cercando di non ridere, che lo somministrano di default a chi entra in quel reparto... oppure di quando non voleva consegnare la provetta col campione di feci per la coprocultura all’infermiere figo perché poi magari lo incontrava fuori.
È ancora ricoverata, sta un po’ meglio e molto probabilmente si tratta di cytomegalovirus o mononucleosi con manifestazione severa, però se quello che non ti uccide ti rende più forte, magari adesso anche basta.
Comunque questa è lei, la mia Final Girl
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E a casa stiamo aspettando tutti di vederla ritornare mentre ripulisce la sua motosega dal sangue dello stronzo che ha avuto la pessima idea di intralciarle il cammino.
P.S.
Perdonate la melodrammaticità e il colpo di scena acchiappalike ma in realtà volevo solo sfogarmi e sdrammatizzare un po’... e oramai ben sapete che io ci riesco solo in questo modo :)
<3
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Novità (ma non solo...)
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Il vostro affezionato staff delle Biblioteche di Milano vi imbandisce un piccolo antipasto letterario, prima delle pantagrueliche proposte natalizie.
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Di Geoffrey Holiday Hall si sa soltanto che fu giornalista e scrittore. Elogiato da Leonardo Sciascia che lesse La fine è nota nel 1952, pubblicò solo due gialli e poi scomparve praticamente nel nulla. La fine è nota (uscito per la prima volta in Italia con il titolo La morte alla finestra) fu premiato in Francia nel 1953 come miglior poliziesco in lingua non francese. Il titolo originale (The end is known) deriva dal Giulio Cesare di Shakespeare: “Oh, se fosse dato all’uomo di conoscere la fine di questo giorno che incombe! Ma basta solo che il giorno trascorra e la sua fine è nota”. Un giallo di classe, strutturato come un viaggio a ritroso nella vita del protagonista di cui si ricostruisce la storia passo per passo, testimonianza per testimonianza, come un misterioso puzzle che si completa, ovviamente, solo nel finale. Molto godibile è anche il secondo titolo Qualcuno alla porta, dai toni più leggeri, nonostante gli omicidi e l’atmosfera della Vienna sotto l’occupazione sovietica nel secondo dopoguerra che non ricorda neppure lontanamente gli splendori dell’impero asburgico. “Sembra uno di quei soggetti che piacevano a Hitchcock (e non è detto che il pressoché ignoto Holiday Hall, scrivendo Qualcuno alla porta, non avesse in mente le figure di James Stewart e Doris Day, o di Cary Grant e Grace Kelly)”. La frizzante coppia americana che si trova, suo malgrado, a gestire le indagini ricorda anche il duo Tommy e Tuppence di Agatha Christie. Doppio colpo di scena sul finale: cosa chiedere di più a un libro giallo?
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Ha un solo difetto Un volto nella folla di Budd Schulberg: è troppo breve. Parliamo ancora dell’autore di Perché corre Sammy? e I disincantati per questo racconto appena uscito e finora inedito in Italia, da cui Elia Kazan trasse il film omonimo con protagonista Andy Griffith (l’indimenticabile avvocato Matlock della fortunata serie televisiva, per intenderci). Il tema, fin troppo attuale, è quello della manipolazione del pensiero e dei comportamenti (e quindi del voto) delle masse da parte dei personaggi dello spettacolo: in questo caso si tratta di un finto sempliciotto proveniente da un paesino dell’Arkansas che, in virtù della sua sconcertante capacità di coinvolgimento, diventa il paradigma dell’America intera. Grazie alle sue canzoni folk, a vecchi luoghi comuni sulle tradizioni popolari e a un indubbio carisma, il nostro eroe riesce a condizionare il pubblico e ad arricchirsi con i lauti proventi della pubblicità. Cambia il tema negli altri due racconti della raccolta: i ‘dietro le quinte’ del mondo del cinema in Questa è Hollywood, che l’autore, sceneggiatore e figlio di un tycoon della Paramount, non solo conosceva bene, ma sapeva anche descrivere con agile penna, e L’imbonitore, sul mondo della boxe. Ricordiamo che per la sceneggiatura di Fronte del porto (che è anche un romanzo), celebre film con Marlon Brando, Schulberg si aggiudicò l’Oscar nel 1954.
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Per la serie i grandi classici hanno sempre qualcosa da dire è stato ripubblicato da Mondadori e da Sellerio Brighton Rock di Graham Greene. Una lettura da consigliare sotto tutti i punti di vista: un giallo ben costruito con protagonisti tratti sia dalla malavita, sia dal caso che fa di un personaggio del tutto inaspettato un accanito segugio alla ricerca del colpevole, come fosse Porfirij Petrovic che insegue Raskolnikov o Javert che perseguita Jean Valjean, ma con uno spirito diverso, fresco e originale. “Nello specchio inclinato sopra il lavabo si poteva vedere riflesso, ma gli occhi si distolsero rapidamente da quell’immagine di guance livide e mal rasate, di capelli lisci e occhi da vecchio. Non lo interessava. Era troppo orgoglioso per preoccuparsi del suo aspetto”.
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Nuova ristampa anche per Le vittime di Norwich (1935) uno dei gialli più famosi (insieme a The House of Dr. Edwardes che ispirò il film Io ti salverò diretto da Alfred Hitchcock) fra i 31 composti dalla coppia britannica John Leslie Palmer e Hilary Aidan St. George Saunders sotto lo pseudonimo di Francis Beeding.
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Da La regina degli scacchi di Walter Tevis, lo scrittore di Lo spaccone e Il colore dei soldi, è stata tratta una miniserie televisiva di grande successo. Accade spesso che i geni abbiano avuto una vita difficile, siano dei disadattati, spesso asociali, in perenne conflitto con se stessi, il prossimo e il mondo che li circonda. È anche questo il caso della protagonista, la piccola Beth, cresciuta in orfanotrofio, che trova una riscossa alla sua grigia esistenza grazie alla passione per la scacchiera. Una curiosità sul ‘caso letterario’ di Tevis: dopo il successo dei primi libri, fu dimenticato anche a causa dei problemi con l’alcol. Quando decise di riprendere a scrivere, lo fece seguendo un corso di scrittura all’Università dove fu riconosciuto dal poeta Donald Justice che, stupito, gli chiese cosa ci facesse un grande autore come lui in mezzo agli studenti, quando avrebbe invece dovuto salire in cattedra. Breve fu purtroppo la sua seconda stagione creativa: Tevis morì a soli 56 anni per un tumore.
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Il voyeurismo è il tema principale dell’ultimo romanzo di Simenon pubblicato da Adelphi, Delitto impunito: composto nel 1953 durante il soggiorno dello scrittore a Lakeville nel Connecticut, fu edito l’anno successivo in volume e a puntate sul settimanale «Les Nouvelles littéraires». Il secondo tema del libro è l’invidia, quella di chi non ha nulla, né bellezza né fascino nè denaro ed è stato defraudato perfino dell’affetto dei genitori, nei confronti di chi invece ha tutto questo e ne mena vanto, e gode nell’esibirlo senza ritegno. Una lotta accanita tra due personalità, che è la lotta atavica tra gli uomini per la supremazia. “A Élie non era mai successo di trovarsi davanti un uomo completamente felice, felice in tutto e per tutto, sempre e comunque, in ogni momento della giornata, e che approfittava con candore di tutto quel che lo circondava per accrescere il proprio piacere”.
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Una nuova indagine per l’improbabile detective di Partanna Giovà, metronotte per caso, coinvolto in un duplice omicidio di stampo mafioso insieme a tutta la scombinata famiglia Di Dio. Sarà ancora una volta l’anziana madre, autentica virago arroccata alle salde tradizioni popolari e armata di un cervello dalla logica “acuminata”, ad avviare le indagini verso l’inevitabile conclusione. Ma cos’è La boffa allo scecco? Questo, almeno, ve lo possiamo svelare: si tratta di un gesto simil-apotropaico (in realtà un autentico sopruso) che a tutti è occorso di subire almeno una volta nella vita, ovvero lo schiaffo di rimando, come sfogo per un’ingiustizia patita che non si è in grado di vendicare altrimenti. Roberto Alajmo non delude le aspettative.
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Per quanto riguarda Sarà assente l’autore di Giampaolo Simi, si può dire che, se esiste una sana via di mezzo tra assecondare a priori i gusti dei lettori meno esigenti e scrivere in modo che solo l’autore possa comprendere i propri contenuti, Simi l’ha sicuramente trovata e ce la propone in queste succulente paginette. Dedicato a chi ha la voglia, la necessità, l’urgenza di ridere a crepapelle.
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Nell’ultimo nato della serie del BarLume di Marco Malvaldi, La morra cinese, gli inossidabili vecchietti sono alle prese con l’omicidio niente di meno che di un giovane filologo romanzo alle prese con un carteggio appartenente alla famiglia di un nobile “arci-decaduto” del luogo, in cui, pare, compariva addirittura un’epistola inedita di Giacomo Leopardi. Ma questo non è l’unico movente per un delitto che non resterà a lungo irrisolto.
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mucillo · 3 months
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Robert Wyatt - Sea Song (Official Audio)
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La musica di Robert Wyatt gode da sempre di una stima illimitata, sin dai tempi in cui era batterista-cantante dei Soft Machine e poi alla fine di quell’esperienza (per lui una ferita mai sanata) e alla nascita dei Matching Mole (se lo si pronuncia alla francese diventa Machine Molle = Soft Machine). In entrambi i casi Wyatt contribuisce ad album destinati alla storia della popular music come Third dei Softs e Matching Mole. Poi però succede qualcosa di tragico: il 1° giugno 1973, durante la festa di compleanno di Gilli Smyth dei Gong e della poetessa/performer Lady June, un Wyatt strafatto e ubriaco si arrampica sul tetto per tentare di calarsi sul balcone del piano dove si sta svolgendo la festa e sorprendere tutti. Sono pochi passi ma sufficienti per cambiargli per sempre la vita. Appoggia male un piede, scivola e cade nel vuoto. Al suo risveglio in ospedale si ritrova paralizzato dall’addome in giù.
Quella è la fine del «batterista bipede», come Robert ha sempre definito la sua vita prima dell’incidente. La cosa sconvolge i suoi amici e la scena musicale tutta, e porta a bellissime iniziative come il concerto organizzato dai Pink Floyd (con i quali i Soft Machine avevano speso una buona parte dei ’60 in tour) il cui incasso è devoluto a Wyatt per le cure ospedaliere. Ma i link con i Floyd, lo si vedrà leggendo, non finiscono qui.
Supportato dalla fedele moglie/collaboratrice (è autrice dei tutte le sue copertine e di diversi testi) Alfreda Benge, detta Alfie, Wyatt mette da parte le inquietudini e le esagerazioni che hanno caratterizzato gli anni giovanili e si concentra su una musica che altro non può essere definita se non la musica di Robert Wyatt. Dentro ci sono echi della scuola di Canterbury (non potrebbe essere diversamente), prog, sperimentali, world. E c’è quel jazz che in definitiva rappresenta il più grande amore dell’artista. Ma soprattutto c’è la sua voce. Una voce che ha influenzato cantanti moderni (qualcuno ha detto Thom Yorke?) e che o la si apprezza in tutte le sue sfumature o la si rifiuta: sottile, sempre al limite dello spezzarsi, addirittura dell’andare fuori tono. Però dolce, sicura, riconoscibilissima, in grado solo con poche note di scaldare l’anima come un caminetto acceso in una notte di neve. Infine ci sono le sue canzoni e le molte cover con le quali spesso si è misurato: rarefatte, impalpabili, struggenti, solo sue. Ma anche agguerrite in altri momenti. Col tempo infatti Wyatt ha saputo mettere in atto un fiero impegno politico, schierandosi con il Partito Comunista Britannico e trovandosi coinvolto in iniziative umanitarie.
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Nel 1997 nel quale in Italia (caso unico al mondo) viene pubblicato un tributo a Wyatt (The Different You – Robert Wyatt e noi, organizzato da Francesco Magnelli e Gianni Maroccolo e pubblicato dal Consorzio Produttori Indipendenti) esce Shleep, suo più grande successo dai tempi di Rock Bottom. È un album sereno, variegato, in grado di mettere sul piatto i diversi mondi wyattiani in maniera perfetta. Con diverse perle sonore tra cui una che spicca per intensità: Maryan, scritta col chitarrista jazz Philip Catherine e ripresa con eleganza e trasporto da Ginevra di Marco e Cristina Donà nel tributo.
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Uno degli album più importanti degli ultimi 50 anni. Concepito nei giorni di convalescenza a seguito dell’incidente e prodotto da Nick Mason, il disco presenta un Wyatt fresco e nuovo, che compone canzoni che entrano nell’anima del mondo. Sospeso tra umori jazz, melodie struggenti ed esperimenti, Rock Bottom farà scuola per il suo carattere al tempo stesso tortuoso e godibile. Al suo interno molta malinconia, ma anche uno spirito ironico e vitale che permette a Wyatt di pubblicare alcune tra le sue canzoni più belle, una su tutte Sea Song che è pura poesia per il suo amore con Alfie. Ma è tutto l’album a essere una lunga lettera d’amore alla consorte, alcuni brani portano addirittura il suo nome. Rock Bottom è l’equilibrio perfetto tra canzone e sperimentazione, tra jazz e tutto ciò che musicalmente c’è di bello sul pianeta Te
( da Rolling Stone)
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buscandoelparaiso · 10 months
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Per tutte queste premesse, a distanza di due anni dove il tempo per prendere le misure è stato ampiamente dato, mi sembra follia non accontentare i fan. Ed è il motivo per cui ancora io ci credo.
Che poi, accontentare è un termine sbagliato. Si tratta non solo di darci ciò che vogliamo, che meritiamo, ma ciò che è più giusto. Per coerenza, per scrittura, per non snaturare l’essenza di questa serie che, ricordiamolo, si ispira a Merlì (acronimo di Manuel E Rsimone Limoneranno ìnItalia = Merlì).
Non fraintendete i toni: sto dicendo cose concrete scherzando e sdrammatizzando.
La serie è godibile, tenta di dare (e spesso ci riesce) messaggi nobili. La stessa storia di Rayan è stata davvero bella, ma è un valore aggiunto a un prodotto di intrattenimento con un target di riferimento specifico (genz e millennials) e con una sua identità. Se viene a mancare quell‘intrattenimento, se viene snaturata quell‘identità, si crea un problema. Scrivere “guardo Un Professore per i Simuel” non è sminuire la serie stessa o i messaggi che vuole dare, al contrario: è riconoscere che è stato fatto un ottimo lavoro di scrittura su due personaggi che sono prepotentemente entrati nel cuore degli spettatori come non succedeva da anni.
QUESTO CONCETTO👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻
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autolesionistra · 2 years
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(nota: la prima foto ritrae il “sostegno del Torreggiani” in quanto esteticamente più godibile e non il “sostegno del Landi” anche noto come “sostegnazzo” che è oggetto di questo sproloquio e delle tre foto successive)
Tanti anni fa ad un evento dell’ANPI sentii parlare un ex partigiano della sua parabola dall'indottrinatura scolastica alla sua adesione alla Resistenza. Ne fece un racconto asciutto e poco incensatorio insistendo (come poi altri ex partigiani che ho avuto la fortuna di ascoltare) sul fatto che certe scelte più che con l'ideologia avevano a che fare con la carenza di alternative. Fece alcuni riferimenti ad un libro che aveva scritto, che negli anni a tempo perso ho cercato nei meandri della balcanizzazione delle pubblicazioni ANPI e ho poi trovato, come da tradizione, quando avevo smesso di cercarlo, nel banchetto di una sezione locale.
Il libro decisamente non era quello che mi aspettavo: inizia scusandosi perché è ignorante e non è uno scrittore; speravo fosse un preludio alla parlata prosaica che mi ricordavo da quella sera, invece è scritto con uno stile aulico forzatissimo, costrutti sintattici opinabili e un'abbondanza di termini desueti che forse volevano avvicinarsi all'idea che aveva lui degli scrittori "veri". Che è anche un'immagine commovente ma ha reso la lettura leggera come le libagioni di un matrimonio celebrato a natale.
L'altro aspetto che mi ha spiazzato è che racconta con infinito dettaglio la sua infanzia, le scuole che ha fatto, la sua emancipazione fatta di bicicletta e officina e finisce proprio all'inizio del periodo che uno si aspetterebbe raccontato da un ex partigiano, quando prende la via dei monti.
Dopo un attimo di smarrimento dovuto al finale stile L’impero-colpisce-ancora ho realizzato che la dovizia di particolari con cui aveva descritto la sua infanzia nella borgata Sostegnazzo (unità alla passione malsana che nutro per i canali di Bologna) mi aveva conquistato e lasciato una certa sensazione di nostalgia mista curiosità; così mi sono addentrato nei meandri del canale Navile come una versione del Lidl di Alberto Angela.
Il canale Navile ha lungo il suo corso i ruderi delle chiuse (chiamate “sostegni”) che permettevano la risalita di chiatte e barche trainate controcorrente da animali da soma verso Bologna. Il "sostegnazzo" che dava il nome alla borgata dove è cresciuto l'ex partigiano tecnicamente risponde al nome di "sostegno del Landi" ed è nei pressi del passaggio del canale sotto alla tangenziale di Bologna. Visto che da queste parti è prassi denigrare le amministrazioni comunali bolognesi, per una volta ne parleremo bene dicendo che verso la fine degli anni ‘90 partì un lungo processo di riqualificazione dei percorsi pedonali lungo il navile che hanno reso la zona godibilissima per farci due passi (a prescindere dai libri che leggete). Ma sto divagando. La borgata gravitava intorno ad una cartiera di dimensioni importanti ora trasformata in residenza per anziani e a parte i ruderi della casa di manovra e il nome di "via del sostegnazzo" di quei tempi resta pochino.
Fra i vari aneddoti, nel libro racconta di come sia volato giù nel canale con la bicicletta da una passerella e il custode del sostegno l'avesse poi ripescato con la pertica. Mi son messo sulla passerella del sostegnazzo guardando il canale e chiedendomi se fosse volato giù da lì. Poi mi son sentito scemo e son tornato indietro.
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tonyght · 1 month
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Un'ondata di caldo estremo sta attanagliando tutta l'Italia con temperature ben oltre le medie climatiche; tuttavia gli ultimi aggiornamenti iniziano a fiutare una possibile prima rottura con l'arrivo di una perturbazione temporalesca dopo Ferragosto.
Ma andiamo con ordine. E' in atto una nuova rimonta dell'anticiclone nord-africano, denominato Caronte, che determinerà nei prossimi giorni un tempo stabile ed un sensibile rialzo delle temperature su tutta Italia con punte massime fino a 37-38°C (fino a 40-42°C nelle zone interne di Sicilia e Sardegna).
Almeno fino al 18-20 di Agosto non sono previsti scossoni particolari salvo qualche veloce temporale sulle zone montuose. La nostra attenzione si sposta dal 22-23 in avanti quando potrebbe arrivare una prima rottura dell'Estate: come mostra la mappa qui sotto, una vasta area di bassa pressione posizionata sul Nord Europa (tra Scandinavia e Russia), potrebbe inviare un fronte temporalesco verso il bacino del Mediterraneo, investendo poi in pieno anche il nostro Paese.
Vasta area di bassa pressione sul Nord Europa (indicato con la lettera "B")Se ciò dovesse venir confermato è lecito aspettarsi un brusco calo termico; il caldo africano verrebbe spazzato via (almeno temporaneamente) dall'Italia per tutta l'ultima parte del mese di Agosto, lasciando spazio ad un'Estate più godibile con l'anticiclone delle Azzorre. Visti i forti contrasti termici ed igrometrici previsti non sono da escludere le regioni del Centro Nord: le correnti fresche in ingresso sarebbero in grado di provocare temporali violenti, con elevato rischio di grandinate e locali nubifragi come purtroppo la cronaca anche recente ci insegna.
Vista l'imprevedibilità di questa "trottola instabile" è possibile che nei prossimi giorni la previsione della sua direzione possa mutare e che i temporali possano interessare anche zone diverse o più ampie.
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multiverseofseries · 3 months
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Rebel Moon - Parte 2: La sfregiatrice: Zack Snyder sa quello che fa
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Rebel Moon - Parte 2: La sfregiatrice: più efficace del primo capitolo, con 45 minuti finali di azione pura. Ma siamo ancora a un piccolo tassello di un universo che Zack Snyder vuole espandere in serie tv, fumetti e podcast. Su Netflix.
A prescindere che venga idolatrato da un piccolo esercito di fan pronti a combattere battaglie virtuali per lui (impossibile dimenticare il martellamento del "Release the Snyder Cut", con cui gli estimatori del regista hanno invocato il director's cut di Justice League), o quasi deriso da quei cinefili che vogliono darsi un tono a tutti i costi, Zack Snyder sa quello che fa. Nel bene e nel male ha creato una sua estetica riconoscibile, fatta di slow motion, fotografia desaturata e corpi statuari perennemente scolpiti da luci e ombre. Il tutto a celebrare un superomismo moderno che sa più di spot pubblicitario di profumi e biancheria intima, ma che, proprio grazie alla sua estetica, cattura. Questa visione del mondo come una grande palestra ha raggiunto l'apice grazie al connubio con Netflix.
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Rebel Moon - Parte 2: La Sfregiatrice, Sofia Boutella in una scena del film
Seconda parte, come indica il titolo, di Rebel Moon - Parte 1: Figlia del fuoco, il film è in streaming sulla piattaforma dal 19 aprile e riprende il racconto esattamente dove si era fermato. Come già annunciato dal regista, queste due parti sono in realtà una versione provvisoria: uscirà infatti anche lo Snyder Cut di Rebel Moon, che si annuncia lungo sei ore, più crudo e vietato ai minori. Nell'idea di Snyder Rebel Moon è infatti un grande universo da espandere in diversi media: per i film pensa a due trilogie da sei film, poi a serie tv, fumetti e anche un podcast sul robot Jimmy (doppiato in originale da Anthony Hopkins).
Insomma Snyder e Netflix stanno cercando di fare quello che i Marvel Studios hanno fatto in questi ultimi 16 anni: creare un franchise di successo basato su un universo condiviso. Il regista non ci è riuscito con i personaggi DC e Warner Bros., ma ci sta riprovando con una storia di sua creazione e l'appoggio della piattaforma di streaming, disperatamente alla ricerca di proprietà intellettuali originali da legare al suo marchio. Questa ambizione commerciale basta a fare di Rebel Moon un prodotto godibile? Sì e no.
La trama di Rebel Moon - Parte 2: violenza!
Per stessa ammissione di Snyder l'universo di Rebel Moon è la versione del regista di Star Wars: da piccolo è rimasto folgorato dal film di George Lucas, che lo ha spinto a dire "un giorno farò anche io cinema!". La storia è esattamente quella: Kora (Sophia Boutella) è una Anakin Skywalker che ci ha ripensato: tra le guerriere più spietate ed efficaci del Mondo Madre, impero militare basato sulla sopraffazione, decide di ritirarsi a vita privata sul pianeta Veldt, abitato da agricoltori. Quando arriva lo spietato ammiraglio Atticus Noble (Ed Skrein) a mettere in pericolo la tranquillità degli abitanti, Kora decide di unirsi ai ribelli, andando a cercare i migliori guerrieri per convincerli ad unirsi a lei contro l'impero.
In Rebel Moon - Parte 1: Figlia del Fuoco abbiamo fatto soprattutto la conoscenza dei personaggi, arrivando a un combattimento finale tra Kora e Noble che è un assaggio di quello che accade in questa seconda parte. Dopo un inizio in cui i protagonisti raccontano qualcosa in più del loro passato (e che sono chiaramente accenni di quanto verrà maggiormente approfondito nelle serie e nei fumetti), questo capitolo dà finalmente al pubblico ciò che vuole: 45 minuti di azione pura e combattimenti. La trama di Rebel Moon - Parte 2: La Sfregiatrice si può quindi riassumere così: violenza!
Le scene di combattimento di Rebel Moon - Parte 2 non deludono
Snyder conosce perfettamente il suo pubblico e sa che oggi la trama è sopravvalutata: gli spettatori sono sempre più distratti, la soglia di attenzione è calata drasticamente e i film hanno quanto più successo quanto più spezzoni di scene vengono condivisi su TikTok. E Rebel Moon sembra concepito appositamente con questo in mente: si tratta di un'opera che funziona sia scomposta in tanti piccoli frammenti che fruita nell'insieme. La storia è secondaria, l'estetica è tutto. Quindi non importa se le spade imbracciate da Kora e Noble sono la fusione delle lightsaber di Star Wars con la katana della Sposa di Kill Bill: l'importante è che rendano bene sullo schermo. E in effetti lo fanno: l'azione funziona e, senza dover introdurre uno per uno i personaggi, il ritmo ne guadagna in questa seconda parte.
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Rebel Moon - Parte 2: La Sfregiatrice, Djimon Hounsou, Staz Nair in una scena
Certo, puntare sulla volontà degli spettatori di ricostruire tutto il puzzle una volta che i vari contenitori saranno disponibili è un azzardo, ma Snyder e Netflix sanno benissimo che questo è un modo per fidelizzare il proprio pubblico. Per chi ha la voglia e il tempo, l'universo di Rebel Moon può diventare come un gioco alla ricerca del nuovo oggetto mancante. Volendo fare un parallelo azzardato, la principessa Issa di Rebel Moon, che tutti cercano ma nessuno trova, è un po' come il Godot di Samuel Beckett: non arriva mai, ma intanto succedono cose. E così è per questi film: si aspetta che arrivi uno slancio in più, un'idea originale che non c'è. Ma intanto c’è lo sfoggio di muscoli e props!
Conclusioni
In conclusione con Rebel Moon - Parte 2: La sfregiatrice Snyder si concentra più sull'azione: la pellicola offre infatti 45 minuti di azione pura, che danno soddisfazione a chi cercava combattimenti con la spada, scontri di astronavi e sangue. Ma è solo l'inizio: nella mente del regista infatti arriveranno altri quattro film, serie tv, fumetti e podcast.
👍🏻
I 45 minuti finali di azione pura.
Il robot Jimmy doppiato da Anthony Hopkins.
La coerenza di Zack Snyder.
👎🏻
La trama è un pretesto.
Chi cerca l'originalità è meglio che passi oltre.
I dialoghi sono elementari.
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lamilanomagazine · 9 months
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SPIRIT DE MILAN: manca sempre meno al grande appuntamento di fine anno New Years's Eve Night 2024
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SPIRIT DE MILAN: manca sempre meno al grande appuntamento di fine anno New Years's Eve Night 2024. Milano. Manca pochissimo all'appuntamento di San Silvestro allo SPIRIT DE MILAN (via Bovisasca, 59, Milano) con NEW YEAR'S EVE NIGHT 2024, la festa più disco dance dell'anno per salutare il 2023 e festeggiare l'arrivo del 2024! Le porte dello Spirit de Milan aprono alle ore 20.00 per poi cenare e divertirsi fino all'alba, con la musica dal vivo di Jane Jeresa e di Alexandra Drag Queen, per poi proseguire con dj set anni 70-80-90 di Alex Biasco fino alle 5:00! Per chi non cena, invece, lo spettacolo inizia alle 23.00 e a mezzanotte è d'obbligo spumante, cotechino e lenticchie. Biglietto di ingresso e cena 150 € (145 € per i soci Spirit de Milan Aps 2023). Biglietto di ingresso entro le ore 01.30: 80 € con consumazione (75 € per i soci Spirit de Milan Aps 2023). Biglietto di ingresso dopo le ore 01.30: 60 € con consumazione (55 € per i soci Spirit de Milan Aps 2023). Lo SPIRIT DE MILAN (via Bovisasca, 59, Milano), il locale meneghino dal gusto vintage, si colora di rosso e oro per le festività natalizie e propone, come sempre, ricchi appuntamenti musicali e non solo. Questi i prossimi appuntamenti: Lunedì 18 e martedì 19 dicembre lo Spirit de Milan resterà chiuso. MERCOLEDÌ 20 DICEMBRE Alle 22.00 – concerto di MAX DE BERNARDI & VERONICA SBERGIA: il loro repertorio si concentra sulla musica Roots Americana, non solo Blues quindi, ma anche country, folk, ragtime e swing. Il tutto suonato con strumenti acustici e con attenzione alla tradizione riuscendo nello stesso tempo a rendere fresca ed estremamente godibile da parte del pubblico questa proposta musicale. GIOVEDÌ 21 DICEMBRE Alle 22.00 – BARBERA & CHAMPAGNE con LUCA MACIACCHINI: one man show tutto milanese con uno spettacolo che è un'antologia di brani appartenenti al repertorio della canzone popolare lombarda e del cabaret milanese, da Nanni Svampa a Walter Valdi, da Enzo Jannacci fino alle canzoni grottesche dello stesso Luca Maciacchini. VENERDÌ 22 DICEMBRE Alle 22.30 – BANDIERA GIALLA con MAHBUHBAH: concerto di musica beat e ritmo dal sapore vintage. A seguire Dj Set con la musica anni 70/80/90 di Alex Biasco. Biglietto di ingresso 20€ con una consumazione per chi viene dopocena (15 euro per i soci Spirit de Milan Aps 2023), 15€ con consumazione per chi fa aperitivo (10 euro per i soci Spirit de Milan Aps 2023), 7€ per chi viene a cena. SABATO 23 DICEMBRE Alle 22.30 – HOLY SWING NIGHT con JUMPING JIVE: band con un repertorio che è l'espressione più autentica della swing era degli anni '30 e '40, l'alto grado di improvvisazione, ritmo ed andamento sincopato sono l'espressione di balli quali Lindy Hop, Balboa, Shag sino al più frenetico Boogie Woogie. A seguire Swing Dj set con Mr Dip. Biglietto di ingresso 7€ per chi cena o fa aperitivo, 15€ con consumazione per chi viene dopocena (10€ per i soci Spirit de Milan Aps 2023). Domenica 24, lunedì 25 e martedì 26 dicembre lo Spirit de Milan resterà chiuso. MERCOLEDÌ 27 DICEMBRE Alle 22.00 – CRISTAL, Tango en vivo: torna la classica serata dedicata al tango con musica dal vivo e dj set! Biglietto di ingresso: 15€ con consumazione per chi viene dopocena o consumazione e tavolo riservato bordo pista per chi prenota l'aperitivo (10€ per i soci Spirit de Milan Aps 2023), 7€ per chi cena. GIOVEDÌ 28 DICEMBRE Alle 22.00 – BARBERA & CHAMPAGNE con I CIAPARATT: giovane trio musicale che propone dal vivo un raffinato repertorio della canzone popolare milanese rivisitando in questo stile famose canzoni del genere, da Gaber a Jannacci, Cochi e Renato I Gufi e Svampa. VENERDÌ 29 DICEMBRE Alle 22.30 – BANDIERA GIALLA con DANCE ANGELS: trio al femminile che presenta il suo repertorio interamente improntato sulla dance che ha contaminato il mondo musicale degli anni '70 e '80, il tutto accompagnato dalle bellissime coreografie di 3 fantastiche front women. A seguire Dj Set con la musica anni 70-80-90 con Alex Biasco. Biglietto di ingresso 20€ con una consumazione per chi viene dopocena (15 euro per i soci Spirit de Milan Aps 2023), 15€ con consumazione per chi fa aperitivo (10 euro per i soci Spirit de Milan Aps 2023), 7€ per chi viene a cena. SABATO 30 DICEMBRE Alle 22.30 – SPECIAL HOLY SWING NIGHT – PRE-CAPODANNO con gli HOT GRAVEL ESCHIMOS: evento speciale per festeggiare in anticipo il nuovo anno con un repertorio musicale di brani noti e meno noti della terza e quarta decade del secolo scorso e l'impiego di look ed una presenza scenica ispirate alle mode della "Swing era". Sarà una serata pensata per i ballerini! Biglietto di ingresso 20 € con una consumazione (15 euro per i soci Spirit de Milan Aps 2023). DOMENICA 31 DICEMBRE NEW YEAR'S EVE NIGHT 2024 ore 20.00: Apertura porte ore 21:00: Cena ore 23:00: concerto di Jane Jeresa ore 01:30: concerto Alexandra Drag Queen a seguire: dj set anni 70-80-90 di Alex Biasco fino alle 5:00! Lunedì 1, martedì 2, mercoledì 3 e giovedì 4 gennaio lo Spirit de Milan resterà chiuso. VENERDÌ 5 GENNAIO Alle 22.30 – BANDIERA GIALLA con THE FUNKY MACHINE: mix di energia, simpatia e coinvolgimento del pubblico in uno spettacolo ricco di coreografie, cambi d'abito e originali trovate sceniche. Il repertorio, vasto e in continua evoluzione, spazia dai classici degli anni 70 fino ai più recenti successi di musica pop e dance, il tutto proposto in medley dal ritmo travolgente. A seguire Dj Set con la musica anni 70-80-90 con Alex Biasco. Biglietto di ingresso 20€ con una consumazione per chi viene dopocena (15 euro per i soci Spirit de Milan Aps 2024), 15€ con consumazione per chi fa aperitivo (10 euro per i soci Spirit de Milan Aps 2024), 7€ per chi viene a cena. SABATO 6 GENNAIO Alle 22.30 – HOLY SWING NIGHT: nuova attesissima serata all'insegna dello swing allo Spirit de Milan! Biglietto di ingresso 7€ per chi cena o fa aperitivo, 15€ con consumazione per chi viene dopocena (10€ per i soci Spirit de Milan Aps 2024). DOMENICA 7 GENNAIO Alle 22.00 – SPIRIT IN BLUES con THE NIGHTHAWKS: energia, carica espressiva e groove si fonderanno insieme per dare vita ad un concerto di grande intensità costruito intorno al rhythm and blues, soul e al jazz. L'atmosfera vintage tipica dello Spirit De Milan è custodita nei suoi 1500 mq: lo Spirit de Milan non è solo musica dal vivo, risate e divertimento, ma anche buona cucina! Lo Spirit de Milan è aperto dal martedì alla domenica dalle 19:30 alle 01:00 (il venerdì e il sabato fino alle 02:30). Per cenare alla "Fabbrica de la Sgagnosa", è fortemente consigliata la prenotazione utilizzando il form online. Una volta arrivati nella zona ristorante bisognerà aspettare che La Mariuccia o L'Ambroes vengano ad accogliervi e ad accompagnarvi al tavolo prenotato. Il menù, ovviamente, comprende i piatti della tradizione milanese: cose semplici come quelle della nonna, cucinate con amore e con ingredienti selezionati. Prenotazioni cena: https://spiritdemilan.it/per-prenotare/ Informazioni e prenotazioni: [email protected] Il progetto SPIRIT DE MILAN è un'idea di KLAXON srl, società nata nel 2000 come studio di progettazione che opera nel campo dell'exhibition design e ideatrice del festival SWING'N'MILAN. Tra i suoi obiettivi principali c'è quello di creare eventi tematici che coinvolgano i partecipanti a 360°. Spirit de Milan è anche un'associazione di promozione sociale; la tessera annuale non obbligatoria (valida fino al 31 dicembre) prevede un contributo di 15 euro e consente di avere riduzioni sulle serate a pagamento, oltre a dare la possibilità di partecipare ad eventi organizzati ad hoc per i soci e a sostenere le attività della web radio di Spirit, lo Spiritophono (www.spiritophono.it).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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bergamorisvegliata · 10 months
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I LUOGHI DELL'ANIMA
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Davvero il paese che conosceremo è stato definito come "luogo dell'anima" anche per via di un film dal titolo quasi omonimo, oltre che aver dato i natali allo scrittore Tonino Guerra.
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La località dell'alta Val Marecchia è posta sulle pendici occidentali del Monte Carpegna degradanti verso il fiume Marecchia, facilmente raggiungibile dalla Riviera di Rimini.
PERCHÉ VISITARLA
Il rinomato centro di turismo ambientale e culturale, cantato da Tonino Guerra, ospita numerosi “luoghi dell’anima”, gran parte del suo territorio è posto all’interno del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello 
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che invita a rilassanti passeggiate nel lussureggiante Appennino.
QUANDO ANDARCI E COSA VEDERE
Pennabilli deve il suo assetto urbano all`unione di due antichi castelli, quello dei Billi sopra la Rupe e quello di Penna sopra il Roccione. Di origini antichissime ha visto succedersi gli Umbri, gli Etruschi e i Romani e intorno al Mille, l’abitato si è sviluppato con fortificazioni, difese ed edifici sacri fino a strutturare il bel centro storico. Nel 1004 un discendente della famiglia Carpegna, soprannominato "Malatesta", iniziò la costruzione della Rocca sul Roccione segnando la nascita del celebre casato che, sceso da Penna prima a Verucchio e poi a Rimini, avrebbe assoggettato tutta la Romagna. È sede vescovile della Diocesi di San Marino-Montefeltro la cui presenza, fin dal 1572 a opera di Gregorio XIII, ha fortemente caratterizzato l’assetto urbano mediante imponenti opere di edilizia religiosa che possiamo tutt'ora ammirare. Le testimonianze del passato, il patrimonio monumentale e artistico presenti nel centro storico e nelle frazioni, creano un percorso culturale di prestigio, godibile nella bella stagione, dalla primavera all'autunno, avvalorato anche dai numerosi i musei: Museo Diocesano del Montefeltro “A. Bergamaschi”, Mateureka Museo del Calcolo, Museo del Parco Sasso Simone e Simoncello, Il Mondo di Tonino Guerra
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 e I Luoghi dell’anima,
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le cui singolari realizzazioni si incontrano a Pennabilli e dintorni, caratterizzando un bizzarro e accattivante percorso poetico.
APPUNTAMENTI DI RILIEVO
Ogni anno, nel mese di luglio, presso palazzo Olivieri si tiene la Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato, una delle prime e più qualificate rassegne italiane. Folcloristica e di respiro internazionale è anche la manifestazione Artisti in piazza - Festival internazionale d’arte in strada, che si svolge nella seconda decade di giugno.
Per questo "viaggio" vi segnaliamo due link, uno che ha "ispirato" l'articolo che state leggendo:
e l'altro che è legato a Pennabilli e che anticipa il prossimo articolo di "Bergamo risvegliata", non agganciato a un luogo ma ai luoghi dell'anima inteso come iniziativa culturale.
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maledettalogica · 10 months
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Giornata Mondiale della Filosofia
Devo confessarlo: me la sono lasciata sfuggire. Avevo già pensato al post che volevo dedicarle. Pazienza, lo leggete oggi, un po' in ritardo.
Bertrand Russell è stato uno dei matematici e dei filosofi più importanti del secolo scorso. Se nel nostro paese è quasi sconosciuto, ciò è dovuto a due fattori: il primo è che era un logico e un radicale e l'altro è che era un convinto agnostico. Queste sue peculiarità hanno fatto sì che, in un paese dominato dai cattolici, com'è il nostro paese, è quasi del tutto sconosciuto. Non sono aggiornato sugli odierni programmi ministeriali per la scuola dell'obbligo ma, ai miei tempi, nominare Russell era quasi una bestemmia e il solo nominarlo, in tutte le scuole, non era consigliabile. Nonostante fosse un matematico di livello mondiale e che, insieme a Alfred Whitehead scrisse i “Principia Mathematica” opera fondamentale, a quel tempo, fu insignito del premio Nobel non per la matematica o qualunue altra disciplina scientifica, ma per la lettertura, per la sua “Storia della filosofia occidentale”, tanto era ben scritta, godibile e di facile comprensione.
Nella sua storia della filosofia, nel capitolo dedicato a San Tommaso, Russell scrive:
“Nell'Aquinate c'è ben poco del vero spirito filosofico. A differenza del Socrate platonico, egli non segue il ragionamento ovunque questo possa condurlo. Non è impegnato in una ricerca di cui è impossibile conoscere in anticipo il risultato. Prima di cominciare a filosofare, conosce già la verità, che è quella annunciata dalla fede cattolica.”.
Quando andate nella vostra enoteca preferita, per comprare, che dire, un torcolato, per esempio, non vi aspettate che il gestore sia per questo un viticoltore. Vendere e coltivare sono due verbi diversi e l'unico non implica l'altro. Il viticoltore sa come coltivare le uve che poi daranno il torcolato. Sa come terrazzare, come coltivare la pianta, come e quando raccogliere le uve e così via. Tutte queste competenze non sono richieste a chi vi vende quel vino. Allo stesso modo un docente che insegna storia non è necessariamente uno storico e un docente che insegna filosofia non necessariamente è un filosofo. Oggi , invece, la pappardella ha stabilito questa equivalenza: chi insegna filosofia è un filosofo, e come tale lo presenta.
Per comodità di chi mi legge ricavo sempre qualche informazione da Wikipedia o dal sito dell'enciclopedia Treccani, siti abbastanza popolari e di facile lettura. In questi giorni, però, ho dovuto ricredermi sull'affidabilità della Treccani. Una popolare “filosofa” in questi giorni, ci ha informato che è stata lei la curatrice della voce “Antisemitismo” per la Treccani. Insegna filosofia, ovviamente. Ma con la filosofia, come descritta da Russel a proposito di Tommaso d'Aquino, non ha niente a che vedere. Nella filosofia le parole sono fondamentali. Sul significato di una parola si studia e si discetta per anni, se non per secoli. La nostra filosofa dimentica tutto questo e tratta parole come genocidio o pulizia etnica, con la stessa leggerezza che potrebbe usare un qulsiasi studente. Non ha la flemma e o la calma che ci si attenderebbe da un filosofo, interrompe in continuazione per imporre il suo pensiero, e proprio non riesce ad accettare la benchè minima osservazione del suo interlocutore. Così come con la filosofia non ha niente a che vedere Massimo Cacciari, che insegna filosofia, e che potete vedere nei vari talk show, con quella espressione di insofferente pazienza quando parlano gli altri e la spocchia e la pienezza di sé qundo espone il suo pensiero. E così tutti gli altri che, insegnando filosofia nelle università, vengono spacciati per filosofi.
Devo confessarlo: mi piacerebbe tanto essere un uomo di sistema. Non un uomo di potere. Di sistema. Nel nostro sistema basta poco per essere promosso “Storico”. Come si può facilmente immaginare, tutti gli uomini di sistema hanno al seguito uno stuolo di lecchini, portaborse e praticanti a disposizione. Sicuramente non succede nella realtà, ma immagino che un Docente di Storia possa assegnare tesi diverse, ma relative ad uno stesso periodo storico, a diversi studenti. Per fare un esempio: ad uno studente assegna la tesi su “Vita quotidiana nel Medio Evo”, ad un altro assegna una tesi sul “Monachesimo e le abbazie nel Medio Evo” e ad un altro ancora assegna una tesi sulla “Vita di San Benedetto da Norcia”. A questo punto, al nostro Docente, grazie ai suoi mezzi culturali, non serve molto per accorpare, condensare, filtrare quanto scritto dai suoi studenti e pubblicare un poderoso saggio “Vita di San Benedetto da Norcia” o “Il Monachesimo nel Medio Evo e nella storia d'Italia” o qualunque altro titolo potrebbe scegliere. Questo accrescerebbe il suo prestigio e il numero di pubblicazioni per arricchire il suo curriculum. So che questo non succede (?) ma potrebbe capitare, nevvero?
Henry F. Ellenbergher ha pubblicato nel 1970 un libro, frutto di un incredibile lavoro di ricerca, che merita un posto di primo piano nello studio e nella storia della psicoanalisi: “La scoperta dell'inconscio”. Un libro godibilissimo, scorrevole e brillante allo stesso tempo, e che consiglio caldamente a tutti quelli che vogliono cominciare a capire qualcosa sull'inconscio e la psicoanalisi in generale. Ci sono “Storici” contemporanei dei quali non si riesce a spiegarsi come facciano a fare così tante cose: il giornalista, il conduttore di dibattiti, lo storico e così via. L'esempio principe sicuramente può essere Bruno Vespa che, nonostante altri impegni, ha al suo attivo più di quaranta libri, molti dei quali di argomento storico. Probabilmente, anzi sicuramente, la bibliografia di Bruno Vespa è sicuramente più ricca e nutrita di quella di Ellenbergher.
Secondo i parametri statistici, io rientro, sicuramente, nella fascia dei “Povery”. Per questo mi piacerebbe essere un “Uomo di sistema”. Non per invidia o per smania di arricchirmi. Semplicemente per avere più tempo da dedicare alle mie riflessioni alle quali, invece, posso dedicarmi solo dopo aver pensato prima a come sopravvivere alle bollette, alle tasse e solo dopo aver sbrigato tutte le faccende che un single deve sbrigare: cucinare, lavare, stirare, mantenere un minimo di ordine e pulizia e così via. Solo per questo vorrei essere un “Uomo di sistema”, per avere più tempo da poter dedicare alle mie “Riflessioni”.
Twitter @Maledettalogica
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dilebe06 · 11 months
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Due cose su Back From the Brick :
La prima è che l'attore che interpreta il lead...non mi convince. Ok, bel figliolo. Godibile visivamente. Ma come recitazione mi pare davvero poco espressivo.
Ora, interpretando un drago millenario a cui hanno fatto le Nozze Rosse in pratica, ci sta che non sia proprio una montagna di espressioni. Ma siccome la serie ha notevoli momenti comici ed anche una lead esilarante, con faccette e battutine, sto tizio che ha la faccia di pietra e dice sì e no quattro sillabe in fila, non è che mi faccia impazzire. Ed anche il suo personaggio non è che mi faccia stare sulle fregole!
Ecco perché ho dato il mio cuore al second lead. Purtroppo soffrirò perché è NATURALE che mai e poi mai, lui e la lead coroneranno la loro storia d'amore. Ma intanto mi godo un personaggio che ha un ventaglio di espressioni in più ed una storia a mio parere, molto più interessante di quella del lead. Oltre che una verve che il drago se la sogna!
DAJE SECOND!
Se la lead non te vole te piglio io!!!
La seconda cosa è la dinamica della relazione tra i due lead. Fino a quando quel disgraziato del protagonista non ha estratto la Scaglia di drago dalla lead - pugnalandola al cuore in una scena drammatica - lasciandola in fin di vita nel pavimento, la loro dinamica verteva sull'amore della lead per questo ragazzo, mentre lui la rifiutava più volte, troppo ferito dalle Nozze Rosse di cui sopra.
Per carità! si vedeva che lui teneva a lei ed era mezzo innamorato. Ma si vedeva anche come lui non lesinava occasioni per spezzarle il cuore, rifiutandola più volte. Ed era sempre lei quella più investita nella storia.
Una volta che l'ammazza e compiuta la sua vendetta, torna dalla ragazza...per accorgersi che LEI è TERRORIZZATA DA LUI e che guarda un po', non lo vuole vedere.
E qui c'è la mia parte preferita: lo stalkeraggio amoroso.
Tutto l'ammmmore che lui le ha rifiutato nei 17 episodi precedenti, scorre potente come draghi nel cielo: controlla che stia bene, le salva la vita, la segue, le porta da bere... è proprio vero che ti accorgi delle cose a cui tiene solo quando quelle non te calcolano più. XD
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Barbie fra conflitto tra i sessi e capitalismo
Barbie cammina sulle punte, fa la doccia senz’acqua, beve il nulla che vien fuori dai cartoni di succo d’arancia, scivola sullo scivolo fino a non tuffarsi nella finta piscina che decora l’esterno della “Casa dei sogni” di ogni Barbie, diversa nel look, omologata nella sostanza, che vive in BarbieLand, il mondo matriarcale e pacifico di plastica rosa, popolato da ogni genere di Barbie-professionista, realizzata e felice, con accanto un biondo Ken di rappresentanza - il bravo Ryan Gosling - nullafacente e muscoloso tipo da spiaggia californiano, alla Beach boys per intenderci.  Barbie, un po' di trama I due hanno un idillio platonico da tempo immemore, lui vorrebbe altro, magari dormire con lei, ma non sa perché e cosa potrebbero fare insieme. In fondo lei non ha la vagina e lui non ha il pene, ma son contenti uguale. Un vero spreco di beltà e muscoli. In compenso vivono una vita perfetta, risparmiata da ogni ansia e malattia, una vita che si incrina quando Barbie Stereotipo - la bella e simpatica Margot Robbie - inizia ad avere pensieri di morte insieme alla cellulite e ai piedi piatti. Può esistere una Barbie che non sta sulle punte? No di certo, qualcosa deve essere andato storto aprendo una falla tra il suo mondo e quello reale. “Devi chiudere quella falla per tornare ad essere chi sei” le suggerisce Barbie Stramba, “per farlo devi passare nel mondo reale e trovare la  bambina che giocava con te da piccola, la tua bambina”. Barbie parte e insieme a lei Ken, passeggero clandestino ma ben accetto.L’esperienza di Barbie nel mondo reale sarà tumultuosa e frustrante. Il suo modello di perfetta perfezione crea frustrazione e rifiuto tra le ragazzine, qualcuno l’accusa d’essere fascista… Da BarbieLand alla Mattel Alla Mattel non andrà meglio, il gruppo dirigente, tutto declinato al maschile e capitanato dal boss, Will Ferrel, con cravatta rosa e la pretesa d’essere chiamato Mamma, ha un unico imperativo: “rimettere Barbie nella sua scatola”. Barbie non ci sta, fugge via grazie all’aiuto della sua inventrice, la fantasmatica Mrs Ruth Handler, interpretata da Rhea Perlman,  e di Gloria - America Ferrera - la donna che, alla Mattel, ne disegna gli abiti e le ha involontariamente trasmesso i suoi brutti pensieri, le sue insoddisfazioni. Gloria  riconduce Barbie fuggitiva a Barbieland, dove in nome del patriarcato importato da Ken, di ritorno dal mondo reale,  i maschi litigiosi hanno preso il potere  riducendo ogni Barbie, presidente, medico o giudice che sia, al vecchio ruolo  di ancella del focolare e tagliatrice di bistecche.  Gloria ricorderà ad una Barbie avvilita cos’è una donna libera e insieme coinvolgeranno tutte le altre in un piano per ristabilire la supremazia delle Barbie e del colore rosa. Il vecchio equilibrio viene ripristinato, ma Barbie non è più la stessa, ha acquisito una nuova consapevolezza di sé, non può più riconoscersi nel carattere infantile e nei corpi perfetti di BarbieLand, decide, allora, di tornare nel mondo reale. E dunque Barbie diventa icona di un possibile femminismo all’interno di un mondo capitalista con tutte le contraddizioni del caso?  Fashion-doll? La scelta, registica e poi produttiva,  della rinuncia alla perfezione inarrivabile e frustrante per ogni donna reale può fare di questo giocattolo un punto di riferimento per le bambine di tutto il mondo, alle prese col vecchio e scricchiolante modello machista? Chissà! Il film,  primo adattamento cinematografico live action della fashion-doll più famosa, affidato alla regia di Greta Gerwig, che ne è anche sceneggiatrice insieme al marito Noah Baumbach, è una riuscita commedia tra il camp e il musical,  ironica e folle, pienamente godibile nella sua prima parte tra trionfi di costumi e scenografie da Oscar e trovate divertenti.  Un po’ lunga, e appesantita da troppe tematiche non sviluppate, la seconda parte, che termina con Barbie dal ginecologo a sancire la sua nuova, piena, umana, femminilità. Non si sarà messa in testa di fare un figlio?  Foto di Alexa da Pixabay Read the full article
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lisia81 · 1 year
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All that we loved
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Sono ritornata in Korea. E ramente i drammi koreani deludono.
Anche in 8 puntate da 30 minuti circa. Meditate cinesi, meditate.
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Prima annotazione. Faccio i complimenti a Sehun. Con i suoi 29 anni sta meglio nei panni del ragazzino 18 enne che in quelli dello psichiatra 32 enne. La differenza di età con gli altri due protagonisti all’anagrafe 20 enni non si nota minimamente.
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La storia narra dell’amicizia fraterna fra Go Yoo e Go Joon Hee. Caratteri differenti, stili di vita differenti ma legati indissolubilmente l’uno all’altro. Fino a che nella loro vita arriva Han So Yeon e il suo segreto. Questo forte legame verrà messo in discussione più che dall’amore dalla reazione che i due avranno verso di lei.
La storia si sviluppa tra passato e presente ed è narrata dal punto di vista di Go Yoo.
Interessante poi, anche se estremizzato il tema della memoria cellulare.
Mi è piaciuto molto, c’è tanta amicizia, sentimento, introspezione, crescita personale. E come alcune scelte ti cambiano la vita. Il tema del bullismo affiora come in molti drammi ambientati nel periodo scolastico.
Unico appunto. Perché farlo finire 16 anni dopo? 10 sarebbero stati più che sufficienti.
Nell’ultima puntata Go Joon Heen parte per un viaggio. Non si fa vivo con il suo migliore amico per 16 anni. Anche se probabilmente è lui che manda Han So Yeon da Go Yoo. Ritorna grande grosso, muscoloso, il contrario di cio che è diventati Go Yoo che da ragazzo appassionato di sport e poco di studio è diventato un luminare della psichiatria. Ma mentre per Go Joon Heen c’è il tema della memoria cellulare post trapianto, che è presente in tutto il drama, per Go Yoo cosa è? L’aver perso per tanti anni l’amico? Di sicuro il cambiare l’ha aiutato a conquistare Han so Yeon.
Do comunque un 8 a questa serie. Che va vista in maniera godibile, ma vanno rivisti o tenuti a mente tutti i dialoghi del dott, Go.
Una frase mi ha lasciato perplessa. Quando Han so Yeon abbraccia per sbaglio Joon Heen Go Yoo dice che se avesse abbracciato lui forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma lo dice da dott. Go. Che è già rientrato in contatto con la ragazza. Si riferisce all’amico scomparso? Non lo so..
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frabooks · 1 year
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Povera gente, considerazioni generali
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Direttamente da Wikipedia:
Povera gente è il primo romanzo di Fëdor Dostoevskij, che riuscì a scrivere in nove mesi. Fu pubblicato per la prima volta nel 1846, e fu subito acclamato dal critico letterario Vissarion Grigor'evič Belinskij, che definì l'autore come il nuovo Gogol'. Infatti questo romanzo è in parte ispirato al racconto di Gogol' Il cappotto, di cui il protagonista maschile è un copista. 
Proprio come il racconto di Gogol', Povera gente dà un resoconto delle vite dei russi di umili condizioni nella metà del XIX secolo. Dostoevskij, dopo aver ascoltato i critici della prima edizione, modificò tre volte l'opera per finalizzarla: nel 1847, nel 1860 e nel 1865.
Attenzione quindi a tre aspetti: 
1) è il primo romanzo mai scritto da Dostoevskij; fino allora aveva solo tradotto testi dal francese.
2) lo modifica più volte; dopo questo primo successo, infatti, anche a causa delle altissime aspettative che si erano create, è andato incontro a tantissime delusioni. I romanzi subito successivi, almeno fino al 1849, anno della condanna, non furono ben accolti dalla critica e Dostoevskij fu considerato un sopravvalutato.
3) è, appunto, l’unico romanzo pre condanna davvero significativo. Neanche Le notti bianche, a mio parere (e secondo anche molti critici letterari), è a livello del Dostoevskij post condanna.
È un romanzetto lungo circa 100 pagine molto godibile e leggibile, consigliatissimo per chiunque voglia approcciare Dostoevskij. Non ha la profondità dei romanzoni post condanna, né dal punto di vista filosofico nè di quello strutturale, però c’è Dostoevskij e si sente.
Ispirato al cappotto. Il protagonista ha similitudini per minutezza, carattere mite e timido e chiuso, limitato.
Povertà totale ed estrema, che Dostoevskij racconta bene. Le scene sono spettacolari: si parla di corridoi, scale, stambugi. Sofferenza, limitatezza, disperazione di mezzi.
Il giudizio altrui, l’essere accettato dalla società: makav non è preoccupato di non poter bere neanche il tè da quanto è povero, è preoccupato dalle chiacchiere della gente.
Makav è un personaggio di Dostoevskij: enorme, vastissimo. È un trascrittore, piccolo funzionario senza responsabilità né ambizioni. Non ha studiato, legge pochissimo, non ha relazioni sociali se non con Varen’ka.
In ufficio si fa piccolissimo, invisibile. Viene preso in giro sia in ufficio sia nel condominio e non capisce mai davvero quanto venga preso in giro. È succube, sciocco. Lo scrittore che a un certo punto lo schernisce , prima lo fa stare male; poi le cose cambiano e lo scrittore, da classica persona normale ipocrita, dice che non lo prendeva in giro veramente e che pensa bene di lui, e lui ci crede. 
Un’altro fatto che lo rende normale: cambia idea più volte su Fedora, l’amica e padrona di casa di Varenk’ka; è una banderuola.
Varen’ka è un’altra disperata. Orfana, limitata nel fisico soprattutto, non sa fare altro che cucire, è sempre malata. Non sa cosa fare, come vivere. Si fa dare, inconsapevolmente, soldi dal poverissimo Makav, poi quando scopre i sacrifici di lui si strugge. Alla fine, come unica soluzione c’è sposarsi con un uomo ricco che non conosce, lei non conosce altri modi.
Romanzo brevissimo, scorrevolissimo che racconta la disperazione e i rapporti strazianti tra esseri umani vastissimi. Un piccolo concentrato del Dostoevskij che arriverà 10-15 anni buoni più tardi.
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