#e io anche peggio
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deathshallbenomore · 2 years ago
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i hate men 2 electric boogaloo
[potenziale molestia/atteggiamento molesto nei tag siete avvisatə]
#allora recap: ieri incrocio collega sconosciuto e per educazione mi presento#NON L’AVESSI MAI FATTO (poi no. è anche questo un meccanismo che ci porta ad auto incolparci per nessun motivo)#cinque minuti dopo passa in stanza da me e mi fa ‘domani avresti voglia di venire in stanza da me alle 13 per discutere il tuo lavoro?’#e io tipo ‘guarda a quell’ora io mangio ma se tanto siamo sempre tutti qui si fa presto a beccarci in giro e fare due parole o prendere#un caffè. e lui un po’ scocciato per il mio rilancio comunque fa ok ok#A QUANTO PARE OKAY UN CAZZO perche oggi visto che alle 12:59 non ero da lui è stato lui a materializzarsi davanti alla mia stanza#senza bussare si è messo lì tipo ologramma solo che abbiamo le porte trasparenti quindi vedi se c’è uno che fissa dentro e che cazzo#va beh vado ad aprire e lo faccio entrare così che ci fosse anche la mia compagna di stanza#e questo praticamente era venuto a chiedere conto del mancato ritrovo delle 13 quando comunque non c’era stata alcuna conferma#fermo restando che comunque potrebbero essere sopraggiunti anche i cazzi miei e in assenza di accordi non vengo certo a comunicartelo#beh insomma farfuglia qualcosa di poco comprensibile (ci parliamo in inglese ma il problema non è linguistico ma è che lui è molto ambiguo#e non si capisce cosa intenda veramente) e io la butto sempre sul conviviale. che comunque possiamo parlare anche qui e ora (visto che ero#nella mia stanza e non ero sola) e che alla peggio ci si becca in giro senza doversi dare un orario fisso#continuano le incomprensioni e quindi gli faccio ‘what did you have in mind scusa’ e lui ‘you’#MA PRONTO POLIZIA MA QUANTO DEVI AVERE LE SINAPSI BRUCIATE#la cosa che mi fa incazzare è che io non mi aspettavo affatto questa situazione e quindi non è che avessi la risposta pronta. ero solo#estremamente a disagio#va beh alla fine se ne è andato ma non prima di essere ripassato tre volte mentre eravamo in corridoio ad aspettare di uscire per pranzo#ora non è certo una situazione nuova mai sentita prima ed è per questo che fa incazzare#perché poi si attivano tutti quei meccanismi del cazzo#per cui tendi a sminuire perché dai non è possibile che sia successo#poi questo tizio ha un fare abbastanza ambiguo tale per cui se poi ti lamenti pari tu la pazza perche lui mica intendeva quello che hai#capito tu. ma poi veramente cosa ti fa sentire legittimato a comportarti così#hai buone intenzioni ma sei disagiato? non è un problema mio#io mi sento molestissima a invitare una ragazza per un caffè anche se ci sto gradualmente facendo conoscenza e peraltro in senso generico#che potrebbe portare anche ‘solo’ all’amicizia#e questo perché io sono stata abbastanza educata da presentarmi con un collega pensa di avere delle pretese MA QUANDO MAI#io basita veramente mi fa incazzare non solo lui ma anche la sensazione di impotenza e disarmo che si ha in questi casi#per fortuna poi c’erano le colleghe che si sono prese a cuore la situazione🥲
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justaholeinmysoul · 1 year ago
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Cmq per me gli italiani sono proprio antipatici rispetto al resto del mondo non so perché passiamo sempre come uwu funny my friend is Italian they give u shelter and food and cracks jokes all day...dove
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myinfinitystory · 1 year ago
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Alla fine di tutto penso che ci siano semplicemente giorni in cui si è "predisposti" a sentirsi belli.
Si, insomma, quei giorni in cui non noti tutte quelle cose che altri giorni invece ti pesano; ci sono invece quei giorni in cui sembra che nulla vada bene, le braccia un po' cicciottelle, le gambe un po' cicciottelle, la pancia che magari non è piatta se non quando sei distesa
E stesso in questi giorni guardacaso neanche i capelli che tanto ami vengono bene, in nessuna maniera eh, e il viso?
Oddio però non ho un viso così brutto, eppure se non mi trucco almeno un po' non mi sento tanto a mio agio.. dovrei uscire con questo cerchio nero sotto agli occhi? Ma perché sembra sempre che ho i baffi pure dopo averli fatti? Mettiamo un po' di correttore qua e là e magari si toglie tutto
Vabbè però il correttore mica ti toglie l'insicurezza
Eppure guardandomi, eccomi qua, mica so così brutta? In fondo no, ma ho bisogno di essere "predisposta"
E nei giorni in cui sono predisposta semplicemente tutto quello che vedo scompare, e penso: ma forse sono solo io a vedere tutte queste cose? Queste piccolezze, ma chi è che le va a guardare? Eppure alcuni giorni pesano così tanto che dopo aver messo l'armadio sottosopra passa anche la voglia di prepararsi per bene per uscire
Eh ma poi tu già ti senti brutta, poi non ti vuoi manco preparare?
Chiaro, dopo mi sento ancora peggio
Ma quando mi sento bella invece mi preparo ancora meglio e mi sento ancora più bella
Allora come funziona?
In teoria dovrei semplicemente accettarmi e basta, certo mangiare sano, ma accettare questa corporatura
Ultimamente sono ingrassata di due kili e vabbè magari leggendo, se state ancora leggendo, penserete "e che sarà mai?" E in effetti è vero, non è tanto il numero sulla bilancia il problema, ma è il fatto che a vederli su di me dopo averne persi 10 pesa così tanto che non sembrano solo 2
A volte penso che la gente se sapesse quello che penso realmente di me penserebbe che sono solo stupida e che magari "c'è gente che vorrebbe averlo il corpo come il tuo"
Ma come si fa quando vorresti essere più magra, semplicemente più piccola in generale
Allora mi auguro in futuro di sentirmi più predisposta a sentirmi bella per un periodo di tempo abbastanza lungo da superare il tempo in cui non lo sono
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raccontidialiantis · 24 days ago
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Non desidero altro che te
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Mi sono laureato. Tu ti sei sposata e allora io me ne sono andato: per non soffrire più. Per farmi una parvenza di vita lontano da te. Oltre duemila chilometri, tra noi. Ma le persone te le porti dentro. Tutte quelle che hai incontrato. Una per una. Anche quelle con cui c’è stato solo un breve scambio di battute: magari solo un sorriso o - peggio - soltanto uno sguardo. Intenso. Perché l'incrociare gli occhi, se dura più di due secondi, è più sincero di un raggio laser. Letale. Ti incide il cervello. Le persone te le porti dentro. E tu sei stata la presenza più ingombrante di tutte. Fino a diventare un’ossessione.
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Dopo sette anni di lavoro intensissimo, duro ma produttivo, la settimana scorsa stavo per essere nominato dirigente: stipendio aumentato di molto, benefit vari, tra cui l’auto aziendale di prestigio etc... ma mi sono licenziato! Al buio. Le persone te le porti dentro. L’unica luce che vedevo nella mia mente era quella del tuo sguardo. E allora stasera eccomi qui: lascialo. Non sei felice con lui. Vieni con me. Ti offro di vivere insieme nel vecchio casolare diroccato di mio nonno. Si: quello che ancora si regge per miracolo. Dovremo ristrutturarlo e soprattutto trovare un’occupazione, sia io che te. Lo faremo in un momento, questo, molto difficile per tutti e con occasioni di lavoro sempre più scarse, in Italia.
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Intanto, camperemo con i miei risparmi e con i prodotti che semineremo e coltiveremo. Faremo lievitare ogni giorno insieme il pane e l’amore. Io sono bravo con tutti i lavori manuali; tu sai cucire, cucinare e servire ai tavoli. Venderemo la sovrapproduzione dei nostri prodotti. Faremo mille cose, per mettere insieme il pranzo e la cena. Ti offro una sfida, una svolta drammatica, ardua e coraggiosa. Io mi sono buttato e ho fatto duemila chilometri in una macchina carica di tutto ciò che ho potuto portare; il resto l’ho regalato, venduto o gettato via. La prima cosa che ho caricato comunque, è stato il piccolo Snoopy di pezza che m’hai regalato tu l’ultima volta che ci siamo visti. Mi faceva compagnia la sera, sai? Quando mi lasciasti, me lo desti ed era impregnato del tuo profumo, che ci avevi spruzzato sopra abbondantemente. E anche zuppo delle tue lacrime, che lo hanno bagnato mentre lo tenevi in mano lasciandomi. 
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Perché ti sei sentita obbligata a “sistemarti” e a troncare con “quello smidollato buono a nulla” - parole di tuo padre - per passare la vita intera con uno che non amavi e che non ami. Io lo so. Tu ami me. Ami me, me, me... Anche se mi hai bloccato ovunque per non cedere alla tentazione di provare a essere felice. Anche se cambi sempre discorso, quando ti parlano di me. Me lo dice tua sorella. Le persone te le porti dentro. Anche se il tuo cuore vorrebbe uscire adesso, in questo stesso istante, dalla gabbia toracica per correre incontro al mio e parlargli. Anche se a lui non dai ancora figli, perché in fondo speri in un miracolo. Ma i miracoli li puoi far accadere tu stessa, se solo vuoi. Allora stasera eccomi qui da te. A sorpresa. Non te lo saresti aspettato mai, eh? 
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Non sono ancora andato neppure a casa mia: so bene quello che mi aspetta, se rientro da solo e avendo gettato via tutto ciò che avevo costruito. Dai miei: rimproveri, lacrime, liti e rassegnazione. E il perdono. Loro capiscono. Sempre. Non mi sono potuto fare neppure una doccia e sono distrutto dal viaggio, perché sono partito alle tre di notte e crollo di sonno. Probabilmente puzzo come un caprone. Però ho per te un’unica domanda. Che farai adesso: sceglierai di continuare a portare sulle spalle un rimpianto che pesa una tonnellata e che ti piegherà sempre più per il resto dei tuoi giorni, fino alla fine o prenderai giusto quattro-cose-quattro e verrai via con me proprio adesso, prima che lui torni dal lavoro? 
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Mamma sa che ti amo e che mi ami. Soltanto davanti a lei ho pianto per te. E lei sola sa la vera ragione per cui ho cercato un lavoro lontanissimo: nessun altro. Se vieni tu a casa con me, anche mio padre si ammorbidirà. E solo guardandoti al mio fianco capirà, sono sicuro. Affronteremo tutto insieme: divorzio, problemi, ipocrisie, invidie, cattiverie. I figli tu falli con me. Cresceranno nell’amore. Allora? Vieni o no? Io t’aspetto in macchina.
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RDA
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falcemartello · 7 months ago
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Nessuno "paga le pensioni" a nessuno.
Se credete a questa formula siete completamente avviluppati nella truffa della Narrazione di Stato anche peggio di quelli che pensano che le tasse paghino i servizi.
L' INPS possiede il 5% di Bankitalia...quindi può creare moneta dal nulla ( moneta fiat) e pagare le pensioni.
Chi dice che non ci sono i soldi mente sapendo di mentire.
Provate a fare una ricerca e non solo chi dice "non ci sono i soldi" ma anche chi dice "se tu non versi io non percepirò..."
Infatti, oramai sono propenso a credere che questo sistema sia volutamente vessatorio atto a succhiare l' energia vitale degli uomini.
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der-papero · 2 months ago
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Tre sere fa, quando ho fatto questa foto, mi sono fermato un attimo a riflettere su come, lentamente, io stia ritrovando la mia vita, quella che avevo 10 anni fa, quella fatta delle mie passioni, dei miei spazi, dei miei tempi.
Nel 2014 non so cosa sia andato storto, ma iniziai a fare puttanate. Ogni volta, per correggere quella appena fatta, ne facevo una più grossa, per poi scappare in Germania, con la sicurezza che avrebbe messo a posto le cose, macché, ho continuato a farne qui, perché mi ero fondamentalmente perso e non riuscivo ad essere più quello di prima.
Ho provato a legarmi a tutti sperando di risolvere le cose, col risultato di fare peggio, le persone entravano nella mia vita, ci facevano quello che volevano e poi se ne andavano, lasciando un disastro. Il 2024 me ne ha portate via altre due, così, dopo anni insieme, senza motivo, dopo essersi prese un pezzo di cuore, sparite, senza una ragione, senza che io abbia torto un capello, nulla, ed è solo l'ultimo di tantissimi casi.
In tutto questo casino è nato il personaggio che ho costruito qui, che è un po' il risultato paradossale di tante cose, non sarebbe mai dovuto esistere, io qua non ce dovevo veni', diceva il saggio, e fortuna che poi mi ha donato due legami straordinari e al tempo stesso è diventato qualcosa di diverso e di allegro, ma il fatto rimane, non doveva esserci. Non rinnego quello che è oggi, ma se potessi premere un tasto e cancellare tutto, ma intendo tutto, forse sacrificherei anche questo, perché, almeno agli inizi, è stata l'ennesima puttanata fatta per non risolvere un problema.
Poi è arrivata Lilly nella mia vita, e qualcosa è cambiato profondamente. Lilly si è presa tutto, da ogni direzione, lasciandomi una porzione di tempo talmente limitata da iniziare a darle un valore immenso. Non procastino più, non cerco scuse o distrazioni, non esiste più "tanto c'è tempo", no, ogni secondo adesso ha un valore, e ho cominciato ad usarlo come 10 anni fa, con ciò che mi rendeva felice, con quei fogli e quella penna. La conseguenza di questo mio impegno costante, ogni sera, dedicato allo studio, oltre a ridarmi quello che ero prima, mi ha fatto permesso di vedere che da tempo ormai il vaso che doveva traboccare non c'era più, ma io mi illudevo che potesse ancora funzionare, e allora sì, ho iniziato a tagliare tutto quello che ho con gli altri, perché non sono più perso, e il mio tempo conta. Le persone che amo sono rimaste e non permetterò mai a nulla e a nessuno di portarmele via, ma il resto del mondo non mi interessa più, non mi sento più solo.
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frammenti--di--cuore · 8 months ago
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sono stanca di capire tutti. Chi cerca di capirmi?
sono stanca di ascoltare tutto quello che gli altri vogliono sputarmi addosso. Chi mi ascolta?
sono stanca di sentirmi sola, io che cerco sempre di non far sentire sole le persone che amo.
sono stanca di preoccuparmi di tutti. Di me chi si preoccupa?
sono stanca, stanca, stanca, di soffrire sempre allo stesso modo, di doverlo fare in silenzio, di cercare in tutti i modi di far finta di niente, perché vedere del menefreghismo dall'altro lato mi farebbe stare peggio.
sono stanca di sperarci sempre, di riporre fiducia e di essere smentita sempre, ogni volta.
sono stanca di dovermi accontentare delle briciole e di dover anche ringraziare per quelle; di dover far finta di non vedere ogni volta, solo per evitarmi di soffrirci di più.
e sono stanca anche di credere seriamente di meritarmi solo questo, quando invece siete semplicemente voi che non sapete darmi altro (probabilmente perché non lo volete e questo è arrivato il momento di capirlo una volta per tutte).
z
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mccek · 1 year ago
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Lettera aperta a tutti quelli che che mi hanno conosciuto. 
Passano gli anni ma mi rendo conto che chi sta meglio di me in realtà sta peggio. 
Persone che ho sempre voluto vedere felici, che mai avevo visto nemmeno di persona, hanno cercato di usarmi pensando fossi ingenuo, ma la bontà non è sinonimo di ingenuità, di debolezza, io ho aperto le porte a chiunque, perché dentro non smetterò mai di abbandonare quel bambino che sono stato, che condivideva anche i sorrisi che non aveva per sé stesso, ma che non avrebbe passato la notte se avesse saputo che il suo “amichetto/a” il giorno dopo avesse avuto il broncio. 
Perché siete “cresciuti” dando spazio all’odio? 
Perché anziché promettere ad altri non promettete a voi stessi di ritrovarvi? 
Di guardarvi dentro una volta tanto, e affondare nel male che avete condiviso con me, anziché condividere quella parte di “esseri umani” che era ancora insita in voi? 
Se foste stati di parola, come a quegli anni, non mi avreste mai abbandonato, così dicevate. 
Vedere lasciare soffrire una persona non rientrerà mai nei mei pensieri, anche se fosse qualcuno che, come successo fino all’altro ieri, ha fatto di tutto per mettermi i bastoni fra le ruote, no, perché so che anche il peggiore ha dentro qualcosa di positivo da condividere con chi gli sta accanto, solo che non lo sa, ma anche se fosse, non ci proverebbe minimamente a mostrarlo, l’egoismo è letale. 
Parto sempre dal presupposto che non ho lezioni da dare a nessuno, sono anni che passo muto ad osservarvi, non ho mai commentato una virgola, chi sarei per farlo? 
È proprio per questo, che ho preso in mano una penna e ho iniziato a sfogare tutto ciò che avevo dentro, quello che avrei voluto dirvi, ma sarebbero stati guai a raccontarvi quello che provavo, perché un consiglio oggi è visto come una condanna. 
Eppure vi ho sempre lasciato sfogare con me, vi ho sempre ascoltato, anche quando ne avevo le palle piene, avevo i problemi a casa con mia mamma e la sua maledetta malattia, io per anni non sono esistito per voi, ma non me ne vergogno, ho ammesso anche io i miei sbagli, ho chiesto scusa, anche quando non non mi andava di farlo, e soprattutto quando non c’era motivo per scusarmi, ma pensavo: “Magari domani sanno che potranno sfogarsi nuovamente con me, si sentiranno più liberi dal peso che questa società ci scaglia addosso”.
Quanto male mi son fatto!
Ma rifarei di nuovo tutto, vi verrei di nuovo incontro, vi vorrei vedere sorridere solo a sentirmi parlare, vi vorrei tutti più uniti, come da piccoli ricordate? 
Non c’era bimbo/a che stesse solo. 
Perché qualcuno andava a recuperarlo, anche a costo di restarci solo assieme. 
Ma abbiamo dimenticato, come si dimentica la storia, stessa identica cosa. 
Di voi ricordo ciò che dicevate tutti: “Mattia non cambiare non diventare come gli altri, hai qualcosa in più che non riuscirò mai a spiegarti”, questa frase me la ricordo ogni mattina quando mi sveglio, da quanti anni ormai? Troppi. 
Permettetemi una domanda? 
Perché voi siete cambiati? 
Per piacere a gente che poi vi ha fatto lo stesso gioco che avete fatto con me? 
Perché farsi del male da soli? 
Perché arrivare a non guardarsi più in faccia? 
E poi c’è ancora qualcuno che pensa di cambiare il mondo? 
Sì, uno ce n’era, il sottoscritto, ma non voleva cambiare il mondo, solamente la sua generazione, il mio sogno più grande, che continuerò anche se con molto sconforto, a portare avanti, “UNO CONTRO TUTTI”, chissà se ora qualcuno, capirà/collegherà tante mie frasi passate a cosa fossero collegate. 
Siete riusciti a darmi contro per una canzone su ciò che ho vissuto sulla mia pelle, e sono stato zitto, scendeva una lacrima, ma stavo zitto, so che qualcuno ancora l’ascolta e sappiate che vi leggo spesso nei commenti, e mi fa sorridere il fatto proprio da chi mi “odiava” ingiustificatamente alla fine è finito a farmi i complimenti, ma no, io non voglio queste cose, voglio solo capire perché un giorno disprezzate e l’altro apprezzate una persona come nulla fosse, ma non sapreste spiegarmelo, ne sarei sicuro. 
Io ho tanti di quei testi scritti negli ultimi anni, che spesso mi faccio paura da solo, non mi rendo conto di quanti ne scrivo, di quante cose il cuore comunica alla mano che spesso trema, come non volesse accettare quelle cose, ma deve, dobbiamo, accettare tutto in questa vita, ma io in primis non vorrei mai. 
Come non ho mai accettato le malattie di mia madre, la morte degli unici amici che avevo fin da quando ero adolescente, che sono gli angeli in terra che hanno evitato quel pensiero maledetto che avevo di togliermi la vita…ma qui mi fermo, perché ognuno di noi non accetta il passato, quindi si blocca, respira, e sa, che se continuasse a pensare a tutto ciò, prima o poi sarebbe lui stesso ad andarsene. 
Purtroppo la rabbia generata dalla mia generazione, da chi è passato per la mia anima, e dai quali ho voluto assorbire, pur di evitare di vedervi soffrire ancor di più, mi ha ucciso dentro.
Voi tutti qui, fuori da qui, avete visto Me per quel poco che mi è rimasto da far vedere esteriormente, con un maledetto sorriso che non farò mai mancare a nessuno, gentili o meno che siate con me; quelle poche volte che stavo al centro estivo le animatrici mi dicevano che un mio sorriso giornaliero, era la carica per tutti i ragazzi dello staff, e chi sono io per tenere musi?
Dentro non esisto più, da anni, ma sto cercando di recuperarmi, pezzo per pezzo, forse non mi basterà il resto della vita, ma voglio ritrovarmi anch’io. 
Il “numero uno” non esiste, qui dietro al mio essere, c’è solo tanta fragilità, tanta voglia di donare amore, un po’ di spensieratezza, anche se momentanea, di rialzare chi è a terra e spronarlo a rigenerarsi, assieme, mai da soli. 
Questa società c’ha fatto sbranare fra di noi, fatto credere che uno potesse essere meglio dell’altro, che potesse avere tutti ai suoi piedi, e noi ci abbiamo creduto, dai più piccoli ai più grandi, passando da un social alla vita reale, visto che ormai non c’è più differenza fra quest’ultime.
Voglio essere sincero con me stesso fino all’ultimo, anche a costo di perdere qualsiasi cosa ma mai la dignità, quindi risponderò a semplici domande che mi son state fatte negli ultimi anni, alle quali non ho mai voluto dare risposta. 
Cos’è l’amicizia? 
Puro opportunismo. 
Cos’è l’amore?
A 16 anni ti avrei risposto, quello che ha verso di me mia madre, piange, urla *silenziosamente* dai dolori, passa settimane a letto, ma rinasce quando mi vede felice, anche se solo per un giorno. 
Oggi? 
La stessa cosa. 
Il significato del termine “amore” mi ha aperto gli occhi mentre pensavo inconsciamente di viverlo, ma andando avanti si inciampa negli errori degli anni passati, e l’amore per giunta non è mai stato amore, è sempre quel qualcosa con una data di scadenza, una parola inventa per stupire un pubblico di creduloni, sii sincero, per quante forme possa avere l’amore, come può essere chiamato tale, se siamo nati con l’odio e il disprezzo reciproco dentro? 
E tu come ultima cosa mi hai domandato perché scrivo? 
Perché tutto ciò chi mai avrebbe avuto il coraggio di ascoltarlo? 
Vi abbraccio con tutte le mie paure, spoglio di tutto ciò che negli anni non ho saputo tenermi stretto, consapevole che domani potrei non esserci più, e sicuro di aver raccontato tutto di me, perché l’oscurità non mi appartiene, e so di essere stato messo al mondo con uno scopo;
come ognuno ha il suo, io ho il mio, quello di far farvi splendere nel vostro piccolo, anche se per poco, assieme a me.
Chiudo mandando un abbraccio forte a mia mamma, il delfino che mi porto sempre in tasca da quando ero piccolo, per ricordarmi che non sono mai solo, anche nei momenti più disperati, mio padre, che nonostante le voragini d’incomprensioni conta su di me, per i vostri sacrifici, mi metto dalla vostra parte e riconosco tanti miei errori ingiustificabili, un abbraccio forte a tutte quelle persone che conosco e ho conosciuto che stanno passando dei brutti momenti, del resto non c’ha mai uniti così tanto il male quanto il bene…e a te che sei arrivato fin qui, l’unica cosa che chiedo sempre a tutti dopo un semplice ma per molti ormai banale: “Come stai”?! Ricordati di farti un sorriso appena puoi. 
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miciagalattica · 1 month ago
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Un sogno che sembrava troppo reale
Valgono le stesse avvertenze descritte nella parte prima.
Giacevo nel letto invasa da pensieri confusi che mi giravano nella mente. Ero profondamente turbata dalla mia reazione con quel cane e mi sentivo terribilmente colpevole, piena di vergogna. "Come ho potuto lasciarlo farlo andare così lontano... c’era quasi..." I miei pensieri si spensero e scivolai in un sonno profondo. La mattina mi svegliai sentendomi bene. Alla luce del giorno, gli eventi della notte passata sembravano molto più gestibili. Ha dato la colpa di tutto allo scotch: "Non dovrei bere da sola, mi fa sempre arrapare troppo".  Sorrisi andai in cucina, indossando solo una maglietta sottile. Non ci ho pensato due volte, almeno consciamente. Guardando indietro, in seguito mi resi conto che stavo deliberatamente ma innegabilmente sfidando il destino, giocando con il fuoco, il suo stesso fuoco! Iniziai a preparare la colazione pensando a Dicky, scacciai i pensieri che mi riportavano alla notte precedente e gli preparai il suo cibo. Dicky lo divorò in un attimo, bevve l’acqua e si sdraiò, mentre stavo affaccendata ad apparecchiare la tavola me lo sono sentito dietro di me, mi voltai per affrontarlo e lo rimproverai a muso duro. Dicky mi guardò confuso , con i suoi grandi occhi da cucciolo, mi smontò immediatamente e gli dissi che doveva essere cortese con me. Mentre gli parlavo mise le sue zampe su di me e iniziò a scodinzolare, iniziai a indietreggiare e vidi la sua prominente mascolinità fuoriuscire e sentii tutta la sua forza mentre mi spingeva verso il soggiorno. Un brivido attraversò la mia mente. Era indissolubilmente attratto da me. Mi sentivo molto agitata perché non era quello che volevo io. Il cane continuava a spingermi fino a quando sentii dietro di me il divano, mi sedetti, e appoggiai la schiena contro il divano e spinsi le gambe in avanti, questo produsse anche un innalzamento del mio inguine.
Dicky si fece avanti, sentii la parte superiore del corpo che premeva contro il mio seno sotto la maglietta. Sentì i miei capezzoli indurirsi. Tutto ciò era spaventoso e allo stesso tempo stimolante. Sentii la sua pelliccia contro le mie gambe nude, e fui sorpresa dalla sensazione improvvisa e insistente del suo cazzo eretto, che spingeva verso di me. Fui consapevole delle circostanze, e dello stato di eccitazione dell’animale. Tutto era così spaventoso e allo stesso tempo stimolante. Assolutamente non dovevo farlo. Fui presa completamente dal panico , sentii sfiorarmi i peli pubici e andai fuori di testa. Non so dove trovai la forza di spingerlo via e corsi di filata in camera e chiusi la porta dietro di me. Provai una profonda vergogna, giacevo tremante e confusa pensando a quello che era appena successo . Questa volta non potevo incolpare l’alcol e mi chiesi che cosa non andasse in me. Come avevo permesso che si giungesse a quel punto, l’accaduto era terribile da contemplare. Mi sentivo tutta scossa e allo stesso tempo eccitata, mi sentivo fracida, infilai una mano tra le gambe e mi accarezzai fino a raggiungere l’orgasmo.
Rimasi a letto sconvolta, confusa e molto arrabbiata con me stessa per la mia eccitazione. Ero arrabbiata con Dicky, arrabbiata con mia cugina che me lo aveva lasciato. Il pensiero che sarei stata sola con Lui ancora per due settimana mi lacerava. Uscii frettolosamente da casa, trascorsi la giornata in uno stato di confusione mentale, imbarazzo e vergogna. Ogni volta che ci pensavo mi veniva la nausea. Era tutto cosi vergognoso e proibito. Ogni volta che ci pensavo mi sentivo anche eccitata e questo mi faceva sentire peggio. Avevo paura di tornare a casa sapendo che il cane mi avrebbe aspettata. Non potevo lasciarlo solo dovevo necessariamente ritornare. Avevo paura di aprire la porta. Dicky era lì, scodinzolando, felice di vedermi. Iniziai a preparare la cena e disponendo cibo e acqua per Dicky nella sua ciotola. Per tutto il tempo, gli occhi di Dicky mi seguirono. Di tanto in tanto, lo guardavo nervosamente con la coda dell'occhio sentendomi molto imbarazzata, anche perché riuscivo a intravvedere il suo cazzo , il ricordo si fece strada nella mia mente, quell'oggetto affilato, duro e umido che mi scivolava lungo la gamba... la mia gamba nuda. La forza di Dicky mentre cercava di farsi strada verso di me. Tremai involontariamente, ma non riuscii a distogliere lo sguardo. Mi versai uno scotch, forse più di un po', e andai in camera a cambiarmi. Mi misi comoda indossando una tuta. Niente carne nuda per confondere Dicky stasera. Non riuscivo a togliermi  dalla mente il pensiero del suo cazzo rosa.
Il post con le figure mi è stato bannato per una segnalazione di qualche codarda. Non era tenuta a vederlo, l'ho avevo scritto nelle avvertenze. Ci riprovo. Se mi dovessero bannare ancora chiedetemi la seconda parte in pvt.
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acronimica · 1 month ago
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Ieri sera – sì, ho studiato anche a Natale ed è tutta la mia vita – sbobinavo una lezione e ho sentito tradurre “worth” da parte di una mia collega con “valido”, perdipiù previo grande tentennamento. Parlasi di collega già parzialmente germanista con laurea di primo livello in inglese e tedesco, che ha sostenuto due esami di filologia germanica, sette esami di linguistica, l’esame stesso di laurea, che ha un B2 in tedesco dell’istituto Goethe alle spalle. Worth = valido. Il resto dell’aula direttamente in silenzio, anche su altrettante banalità madornali da scuola primaria. Questa gente si laurea serenamente, si specializza, va avanti come i muli, nessuno e niente la frena. Poi ci sono io che me ne sto a casa ad ascoltarli in queste lezioni penose, con qualità audio raffazzonata e ottenute perdipiù genuflettendomi al cospetto di tutti e mi pianterei un coltello dritto in gola perché di fatto nel mondo non entro in scena, ha decretato il mio corpo. Ma loro traducono “worth” con “valido”, nessuno se ne accorge, si costellano la loro bella carrierucola di 30 e lode e poi la scansafatiche, fancazzista, ritardata (si veda al riguardo capitolo ‘la mia prozia mi ha fatto degli auguri di laurea non da ritardata, ma peggio’) sono io. Non si resiste in queste condizioni.
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uncuorediunaltraepoca · 7 months ago
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Sinceramente non volevo una sorella minore per sentirmi umiliata a confronto; lei con fidanzati, amanti e amici sempre fuori casa, sicuramente andrà meglio anche sul lavoro..
Io la sfigata in casa, isolata e sola con un lavoro uno peggio dell'altro, e sicuramente disoccupata dall'anno prossimo.
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turuin · 14 days ago
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Oggi succede pure questo. Una maestra del piccolo Jo (seconda elementa- ah no, seconda primaria) ci manda una mail chiedendoci di partecipare a un colloquio con l'insegnante di religione (totale ore erogate a settimana: una) già fissato per martedì prossimo alle 18, rsvp. Lì per lì vengo avvisato mentre sono in ufficio, mia moglie conferma che ci saremo (per poi dirmi che ciò comporterà la perdita di uno degli appuntamenti dei bambini con le attività che fanno extra-scuola, che sono tutti di martedì) ma tralascia di dirmi una cosa fondamentale:
le maestre hanno scritto alla e-mail del bambino.
Si, perché i pargoletti hanno un account che l'istituto scolastico ci ha fatto creare durante i primi anni di scuola (si era in pandemia) e che, naturalmente, io non monitoro (e mia moglie monitora per puro caso perché le è rimasto tra i login della gmail).
Questo senza considerare che la scuola ha la mia mail, quella di mia moglie ed entrambi i nostri telefoni cellulari, e che ci vede - o me, o lei - tutti i santi giorni all'uscita e ci potrebbe (potrebbe!) anche dire "per piacere, avremmo necessità di un colloquio etc." o addirittura potrebbe (potrebbe!) anche mandarci una comunicazione su Axios, su i centomila gestionali informatici a cui ci hanno fatto iscrivere, a mezzo piccione viaggiatore o tramite la rappresentante di classe che è in costante contatto con le maestre, ma no.
Loro scrivono alla email del bambino.
Quindi, tornato a casa già sensibilmente incarognito per questa cosa, intanto ho rimesso subito le cose in chiaro scrivendo loro quali siano gli indirizzi e-mail corretti a cui rivolgersi, e poi pregandole di riprogrammare l'appuntamento (salvo motivazioni di grave urgenza) più avanti in modo che io possa prendermi un permesso per andarci.
Dice: ma tu non rispetti il lavo- fermi tutti.
L'insegnante di religione (totale ore dedicate alla classe: una, il lunedì) è l'unica insegnante non presente ai colloqui con le maestre, ma che pretende di essere "prenotata" su appuntamento, sempre e solo di martedì, a prescindere dalle date dei colloqui. Motivo per cui non ci va mai un cazzo di nessuno. Inoltre è l'unica che ha elevato lamentele per i comportamenti dei ragazzi nella classe, praticamente almeno una volta l'anno. E - ripeto - se fai UN'ORA a settimana e ogni santa settimana nella tua ora succedono dei casini, forse (forse!) c'è qualcosina da rivedere? Perché questi giovani teppisti non fanno cagnara durante le ore di italiano, matematica, inglese (lasciamo perdere la qualità dell'inglese) ricreazione, mensa, educazione fisica ma in quell'ora di religione c'è sempre qualcosa che va storto?
Quindi, capisco anche che tu mi voglia a colloquio perché i ragazzi si sono presi a legnate durante la tua ora; ma almeno abbi la decenza di dirmi "quando saresti disposto a venire a colloquio? sarebbe importante" e fallo scrivendo agli indirizzi giusti, quantomeno.
Invece questa tizia ha fatto scrivere la mail alla sua collega che fa matematica, la quale poveretta s'è presa la mia risposta e mi ha anche detto "Mi tocca fare da segretaria", e ha ragione: ma, sorella, qui il problema è la tua collega che fa religione. Una volta a settimana. Per un'ora. A una seconda primaria.
Poi l'erede, peraltro, ha rivelato che la cosa derivava da una zuffa (che lui chiama "combattimento") avvenuta lunedì scorso. E suppongo (spero) che anche gli altri progenitori dei partecipanti al mortal kombat siano stati convocati... spero con un po' più di grazia. Ma, tanto per farvi capire la portata della questione, parliamo di bimbi di sette / otto anni.
Questo non mi ha impedito affatto di spiegare al giovane boxeur che deve darsi una calmata, così come i suoi compagni di teppa (quando l'ho accompagnato ad un compleanno, di recente, ho visto delle pose degne di un film di Quentin Tarantino) pena la potenziale esclusione dall'ora di religione - che tanto già mi stavo chiedendo cosa cazzo gliela faccio fare a fare - o, peggio, il cambio di sezione.
Detto ciò, e perché sia chiaro a tutti come la penso: io non facevo religione alle elementari, la facevo alle medie e già allora era un'ora sana di prese per il culo (avevamo una tizia new age che ci faceva disegnare "lo sheol") e al liceo era anarchia pura e semplice, e l'unica rissa della mia vita, con quello stronzo del mio ex compagno di banco, l'ho fatta in terza liceo classico (quindi quinto anno) proprio durante l'ora di religione, ed ero partito bene con un banco in mano per sfasciarglielo addosso.
Quindi forse, ma dico forse, la domanda giusta è a che cazzo serve l'ora di religione.
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fallimentiquotidiani · 8 months ago
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Il post di oggi lo dedico alla consapevolezza.
Mentre correvo due sbarbini si sono fatti esplodere una boccia di acqua addosso prendendo anche me.
Lo sbarbo fradicio mi fa: "Oh scusa!"
E io: "No pollegg, è acqua, sarebbe stato peggio fosse stato piscio"
Lui: "Ah non sei arrabbiato?"
Io: "No, ci sta a questa età. Siete simpatici ma anche un po' coglioni.
Lui:" Eh lo so, lo so bene credimi".
Apprezzo tutta questa consapevolezza in giovane età.
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i-am-a-polpetta · 1 month ago
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se il mio orologio fosse un pochettino Più smart vorrei avesse modo di calcolare oltre alle calorie, ai passi, ai battiti, anche il mio livello di tristezza. credo che in questi giorni rasenterebbe l'apice della depressione, portandomi a piangere al telefono mentre lavoro, al supermercato in fila per pagare, in cucina mentre sto preparando un dolce, non so forse cacao amaro e lacrime è la nuova combinazione gourmet che mancava nella pasticceria italiana. alle 19.37 ho guardato l'orario mentre seduta continuavo a piangere e mi sono detta che avrei voluto tracannare tutti i farmaci che ho nella valigetta per non voler arrivare nemmeno a domani. mi ritrovo su quel pavimento, lo stesso di qualche anno fa a riflettere a tutte le cose che sono successe in questi giorni. sono devastata in ogni modo e maniera possibile. devastata come quella serie tv, non mi devastano però le domande ma le affermazioni, gli avvenimenti, le pastiglie di una terapia nuova che non riesco a reggere. dormo 4 o 5 ore per notte e mi hanno detto che sono troppe poche. ma voi vi siete mai sentiti come una discarica in mezzo al mare? perché così mi sento: in bilico costante tra l'essere e il percepire, non distinguere le gioia e la felicità da allucinazioni e paranoia. mi si chiudono gli occhi mentre il cuore rallenta, ho ricorso a vecchi metodi per non soffrire troppo. ma ce l'avete presente quel film che dice che il dolore esige di essere vissuto? io sono fatta di dolore, frammenti di ciò che rimane di un'esistenza finta, superficiale, orientata a scannarmi, prosciugarmi la testa di buoni pensieri per morire lentamente sotto i colpi di una frusta che doveva punirmi per non aver vissuto quel dolore intensamente come avrei dovuto. incatenata da me stessa e costretta ad ascoltare voci che non esistono, vedere cose che non ci sono, silenzi che parlano e vite parallele che vanno peggio di quella originale. mi si chiudono gli occhi, non per sempre, però spero abbastanza da passare l'inverno e immaginare che la mia discarica fatta di immondizia, lavatrici spaccate nemmeno Più buone per lavaggi del cervello, stracci di cuore e pezzi rotti di emozioni si riempia di fiori. ti ho amato con tutta me stessa come mai nella mia vita, spero tu abbia la pazienza di aspettare e starmi vicina mentre questo ammasso di detriti, brandelli di vita spezzata, polmoni triturati dall'asma troppo tagliente degli attacchi di panico e questo cuore guasto possano un giorno ricominciare a muoversi in sintonia per farmi tornare a respirare.
ti prego resta e abbi pazienza.
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raccontidialiantis · 22 days ago
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Sola negli States
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Vasca tiepida, bagno schiuma del Dollartree da un dollaro. Una pizza di gomma avanzata da ieri sera e riscaldata al microonde a disposizione in questa lurida stanza. In un cazzo di albergo di quarta categoria. A mollo in una vasca a Hoboken, una cittadina di forse 50.000 abitanti. Sobborgo di New York, luogo natale di Frank Sinatra.
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Battuta ricorrente:  “ah... tu sei di Hoboken? Da Hoboken vengono solo famosi cantanti o grandi checche. E francamente non mi sembra tu abbia una così bella voce...”  Bloccata negli Stati Uniti senza neppure poter tornare in Italia per le feste, quest’anno. Qui, nel raggio di cento chilometri e più, tutti chiusi in casa grazie alla neve. Bellissimo Natale! 
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La mia scalcagnata Toyota Corolla, vecchia di ventotto anni, è sfondata e ferma presso un meccanico due strade più a sud da qui. "S’è rotta la transmission", dice. Cazzo sia la trasmissione, boh... Comunque, poco fa m’ha stretto la mano, m’ha salutata facendomi gli auguri, ha chiuso l’officina con la mia macchina dentro e se n’è andato. Il Natale esiste anche per i meccanici, m'ha detto. Dopodomani forse me la ripara, bontà sua.
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I risparmi di quando da modella guadagnavo bene sono quasi finiti. Il lavoro s'è ridotto al lumicino. Stasera non sono potuta neppure rientrare a casa, il mio buco a Hell’s Kitchen, dopo aver svolto il mio impegnativo servizio fotografico in una vecchia fabbrica abbandonata qui vicino. Bella vita, quella della fotografa di moda. Si pensa che tutti i fotografi negli USA siano strapagati e abbiano almeno tre o quattro aiutanti, che viaggino in jet privati e godano di una corsia preferenziale. 
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Non è così. Io ho solo una grande passione per la fotografia: sono stata una top model strapagata, super corteggiata. Adesso, per la verità, adoro questo mio nuovo mestiere. Mi piace da impazzire. Purtroppo, in Italia non guadagnerei un centesimo! Oltre alla seria difficoltà che avrei a inserirmi in un giro di fatto chiuso, inaccessibile. Bah... Gli altri a quest'ora della sera sono tutti già andati a casa. Beati loro.
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Senti ‘sta musica dalle altre stanze... “Jingle bell” e “Let it snow” un paio di palle: ci manca solo che continui a nevicare. Cazzo! Io devo comunque aspettare che il merluzzo con la tuta verde sporca di grasso mi ripari la macchina. E comperarmi le catene. Non so neppure come abbia fatto ad arrivare fino a Hoboken, ieri. Fanculo. E ‘sta pizza è una mappazza morbida. Di peggio forse c’è solo quella con tonno e ananas dei tedeschi. Fanculo un’altra volta.  “Lasciatemi cantareeee, con la chitarra in manoooo...”
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RDA
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falcemartello · 7 months ago
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Qualcuno spieghi a costui che 23.398 TWh/anno nel Sahara li si ottengono con non meno di 80.000 km2 di pannelli impiegando circa 832 milioni di tonnellate di materiali così suddivisi:
- Vetro: 670 mln ton;
- Alluminio: 82 mln ton;
- Silicio: 40 mln ton;
- Tedlar: 30 mln ton;
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- Altri materiali: 7 mln ton;
- Rame (solo pannelli): 3 mln ton.
A questi materiali vanno aggiunti:
- Cemento armato per sostenere le stringhe di pannelli: considerando anche solo 10 kg/m2 (5+5): 800 mln ton;
- Rame per i cavi per trasportare la potenza di picco (20.000 GW) a 1.000 km di distanza (70.000 kA @ 150 kV @ 1.000 km): 400 mln ton.
Qualcuno che gli vuol bene gli spieghi poi che senza i “mortiferi combustibili fossili” lui sarebbe probabilmente oggi impiegato a spalare il guano in una delle stazioni di posta di cambio dei cavalli sparse lungo lo Stivale all’ luce di un lume a olio di balena.
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Qualcuno infine che ha a cuore la sua reputazione gli spieghi che, dopo il post da bimbominkia che ha scritto, non è stata un’idea geniale cercare di uscire dal cul-de-sac in cui lui stesso si è infilato dando per “scemi” i suoi lettori, ché di “scemo” io qui ne vedo uno solo.
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Ricordo inoltre che:
il fotovoltaico è, tra le cosiddette energie “rinnovabili”, quella più inquinante, più obsoleta e meno efficiente, nonché quella che ha l’EROEI più ridicolo. Una tecnologia che non si reggerebbe in piedi senza le massicce iniezioni di sussidi e incentivi. Oltre a doverlo proteggere contro i venti del deserto - che io sappia, il Ghibli non fa sconti a nessuno - ci sarebbe l’enorme problema di trasferire l’energia dove serve: qualunque trasporto o, peggio, conversione a idrogeno, farebbe perdere gran parte dell’energia catturata.
(Vincent Vega )
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