#estremamente a disagio
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i hate men 2 electric boogaloo
[potenziale molestia/atteggiamento molesto nei tag siete avvisatə]
#allora recap: ieri incrocio collega sconosciuto e per educazione mi presento#NON L’AVESSI MAI FATTO (poi no. è anche questo un meccanismo che ci porta ad auto incolparci per nessun motivo)#cinque minuti dopo passa in stanza da me e mi fa ‘domani avresti voglia di venire in stanza da me alle 13 per discutere il tuo lavoro?’#e io tipo ‘guarda a quell’ora io mangio ma se tanto siamo sempre tutti qui si fa presto a beccarci in giro e fare due parole o prendere#un caffè. e lui un po’ scocciato per il mio rilancio comunque fa ok ok#A QUANTO PARE OKAY UN CAZZO perche oggi visto che alle 12:59 non ero da lui è stato lui a materializzarsi davanti alla mia stanza#senza bussare si è messo lì tipo ologramma solo che abbiamo le porte trasparenti quindi vedi se c’è uno che fissa dentro e che cazzo#va beh vado ad aprire e lo faccio entrare così che ci fosse anche la mia compagna di stanza#e questo praticamente era venuto a chiedere conto del mancato ritrovo delle 13 quando comunque non c’era stata alcuna conferma#fermo restando che comunque potrebbero essere sopraggiunti anche i cazzi miei e in assenza di accordi non vengo certo a comunicartelo#beh insomma farfuglia qualcosa di poco comprensibile (ci parliamo in inglese ma il problema non è linguistico ma è che lui è molto ambiguo#e non si capisce cosa intenda veramente) e io la butto sempre sul conviviale. che comunque possiamo parlare anche qui e ora (visto che ero#nella mia stanza e non ero sola) e che alla peggio ci si becca in giro senza doversi dare un orario fisso#continuano le incomprensioni e quindi gli faccio ‘what did you have in mind scusa’ e lui ‘you’#MA PRONTO POLIZIA MA QUANTO DEVI AVERE LE SINAPSI BRUCIATE#la cosa che mi fa incazzare è che io non mi aspettavo affatto questa situazione e quindi non è che avessi la risposta pronta. ero solo#estremamente a disagio#va beh alla fine se ne è andato ma non prima di essere ripassato tre volte mentre eravamo in corridoio ad aspettare di uscire per pranzo#ora non è certo una situazione nuova mai sentita prima ed è per questo che fa incazzare#perché poi si attivano tutti quei meccanismi del cazzo#per cui tendi a sminuire perché dai non è possibile che sia successo#poi questo tizio ha un fare abbastanza ambiguo tale per cui se poi ti lamenti pari tu la pazza perche lui mica intendeva quello che hai#capito tu. ma poi veramente cosa ti fa sentire legittimato a comportarti così#hai buone intenzioni ma sei disagiato? non è un problema mio#io mi sento molestissima a invitare una ragazza per un caffè anche se ci sto gradualmente facendo conoscenza e peraltro in senso generico#che potrebbe portare anche ‘solo’ all’amicizia#e questo perché io sono stata abbastanza educata da presentarmi con un collega pensa di avere delle pretese MA QUANDO MAI#io basita veramente mi fa incazzare non solo lui ma anche la sensazione di impotenza e disarmo che si ha in questi casi#per fortuna poi c’erano le colleghe che si sono prese a cuore la situazione🥲
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dicono tutti che fuori si sta meglio. dicono tutti che in italia non ci sia lavoro e che fuori sia tutto perfetto. la verità è che chi non lo ha mai provato non ha la minima idea di come cazzo sia vivere all'estero. e non parlo dei sei mesi di erasmus di cui praticamente non ricordi un cazzo perché eri sbronzo cinque giorni su sette. parlo di provare a vivere veramente in uno stato che non sia il tuo, parlo di vivere veramente da "straniero". ci sono una serie infinita di meccanismi che si attivano che voi non avete neanche idea di che cazzo stia parlando. il problema più grosso rimane e rimarrà sempre il lato sociale.per chi non fa altro che sperare di andarsene dall'Italia perché non c'ha una lira e crede che fuori ti tirino i soldi li direi di fermarsi un po' a pensare che cosa sta facendo prima di partire veramente. forse il problema sta anche nel fatto che io non ho mai avuto problemi di soldi e non ho mai avuto problemi ad arrivare a fine mese, può essere. ma l'incompatibilità che provo quotidianamente da sette anni con il popolo con cui vivo non avete idea di cosa sia. la settimana scorsa sono stata mezza giornata a Verona e mi sono ritrovata per caso su una strada qualunque e stavo bene. io non sto mai bene. la gente attorno a me era sulla strada, stava fuori, all'aperto, era sulla strada e faceva chiasso. la gente parlava ad alta voce, le macchine andavano di qua e di la, i bus si fermavano alla fermata in cima alla strada. c'erano macchine, vespe, bus e tanta tanta gente fuori sulla strada che camminava e andava a passeggio. ed era tutto bello. la gente sembrava proprio felice. c'era quell'odore di estate che si sentiva a scuola verso fine maggio. quando alle nove c'era ancora il sole e la gente era felice. felice. cazzo che bella che era la vita. se solo avessi fatto qualcosa o tutto diversamente. se solo avessi capito quanto sarebbe stato poi difficile rivivere momenti come quelli.
con chiunque parli e dica che voglio tornare mi guarda malissimo e mi riempie di frasi senza fine per farmi capire di quanto si stia male qua. gli unici che mi capiscono sono quei poveri sfigati come me, che vivono incastrati in un posto che da fuori sembra incantato, invidiato da tutti ma che poi dall'interno è pieno di cose che non vanno. inutile quanto tu ci provi ma questa non è casa tua e mai lo sarà. e sinceramente, ti dirò, va anche bene. va anche bene perché io non ho più nessunissima intenzione di 'integrarmi', anche se questa parola alla fine non vuol dire un cazzo. sono pochissimi i tedeschi o gli austriaci con cui esco volentieri nel mio tempo libero, forse due, e uno di questi è il classico austriaco estremamente impacciato e timido che mi mette totalmente a disagio e con cui esco due volte all'anno perché è il mio massimo livello antidisagio. non è una brutta persona, ma semplicemente 'non funzioniamo', non c'è vibe come direbbe mio fratello da figo. e ripeto va bene perché lo ho capito da tipo due anni che per vivere da voi non devo necessariamente vivere con voi. ma già dietro questa frase si capisce il livello di solitudine estrema di una persona. vivo in austria e non ho nessun legame profondo/serio con nessun austriaco. condizione che, lo dico per sentirmi meglio, è condivisa da circa 2 su 3 degli stranieri residenti in austria. ovviamente non sono sola, ho conoscenti e amici. credo che però qualunque persona normale capisca che non sia proprio il massimo. la mia vita a 27 anni è totalmente differente rispetto a quello che mi ero immaginata. e quindi decidi di restare in un posto che non ha nulla, ma proprio nulla a che fare con te, ma dove però funziona bene o male tutto e dove hai un lavoro. il mio lavoro in Italia neanche esiste o meglio si c'è, ma la maggior parte delle volte è su base volontaria o gestito da Onlus che ti pagano male e poco, se ti pagano. mesi fa ho conosciuto questa ragazza che ha fatto lo stesso mio lavoro ma in Calabria. le sono arrivati i soldi dello stipendio cinque mesi dopo. io con il mio lavoro arrivo a 2000/2100 mensili netti. questa prendeva si e no 1200 al mese.
dove vivo io fanno tutti sport. ho sempre trovato gli austriaci molto poco attraenti ma hanno tutti dei fisici quasi perfetti. la gente continua a fare sport. è l'unica cosa che puoi fare. vai al lavoro e dalle 5 in poi ti chiudi da solo con le tue cuffiette in mezzo ad altri 100 depressi per due ore in palestra. non c'è altro. il weekend esci per modo di dire... fai una passeggiata il sabato, se hai fortuna trovi qualcuno con cui mangiare insieme anche a cena. la domenica non ve la descrivo neanche. per chi non è mai uscito dall'Italia prima la domenica in una paese germanofono è un'esperienza surreale. la domenica qui è il giorno per la famiglia, nonostante io mi chieda che cazzo faccia una famiglia di cinque tutta la domenica chiusa in un appartamento da 60 mq dato che trovare qualcosa da fare è impensabile. è tutto chiuso. a Vienna la domenica ci sono 4 supermercati aperti in tutta la città. l'unica cosa che puoi fare la domenica è indovina cosa? sport. O andare magari al cinema due ore il pomeriggio.
chi vive in questi posti e ha origini mediterranee, africane o viene dal medio oriente vive una vita a metà. la cultura di questi posti non ha assolutamente nulla a che fare con la nostra essenza. la gente è di un piatto che non si può descrivere. esattamente come le loro domeniche.
secondo me l'unico modo di sopravvivere più o meno bene e quella di trovarvi un partner. se state pensando di andarvene non fatelo da soli. in questi sette anni ho visto tanta di quella gente venire qua e vivere i primi due anni in una sorta di trance psichedelica perché guadagnavano 3000 euro al mese e poi al terzo anno cadere in una depressione pesante a causa della solitudine che ti offrono questi posti. non è una solitudine che si può spiegare. passi la tua esistenza in maniera alienante in mezzo a persone da tutto il mondo che sai che prima o poi se ne andranno per non tornare più e poi ricominci a conoscere sempre nuova gente e così via in in ciclo infinito di cene e pomeriggi passati a parlare del più e del meno con gente che sai che non si fermerà mai nella tua vita e con cui appunto non puoi che parlare del tempo
i primi quattro anni che stavo qua pensavo sempre che più sarebbe passato il tempo più mi sarei abituata e avrei fatto meno fatica. sinceramente ho sempre pensato che l'integrazione andasse a pari passo con la lingua. che gran cazzata. ora so la lingua e bene o male so dire tutto ma faccio più fatica ogni giorno che passa. e ogni volta che parlo con qualcuno che vive qui da anni come me mi confermano la stessa cosa. dieci anni fa mai e poi mai mi sarei immaginata di fare questa vita qua.
nessun di noi sta male male. hai uno stipendio, se sei fortunato fai pure un lavoro che ti piace, hai le tue cinque settimane di ferie all'anno, hai il tuo appartamento, hai il tuo cerchio di amicizie, hai l'amico argentino che fa sempre figo tornare a casa a natale e parlare allo zio che non è mai andato oltre Trento dell'amico argentino eppure vivi sempre a metà e tutto ciò è impossibile da spiegare a chi non viva o abbia vissuto nella stessa situazione.
boh. come tutta la mia vita, boh
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comunque che fatica essere una persona emotivamente fredda, non riesco manco a dire ti voglio bene senza sentirmi estremamente a disagio
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La resa
Non è una rinuncia
È solo la via
Con cui l’umano
Si inchina a Dio.
La resa
É la nostra rinuncia
Al continuo giudizio
Al controllo sulla vita
Che sia come vogliamo noi
Come pensiamo che dovrebbe essere
E non è
Quasi mai
Così.
Fa paura non aver il controllo?
Ma in realtà non l’abbiamo mai avuto
Anche se ci è sembrato
Il grande Padre
Ci ha fatto credere
Che fosse così
Perché ci ama.
Ma non possiamo
Odiarlo
Quando decide
Di insegnarci
Che c’é qualcosa di più grande
Di estremamente più profondo
Che conduce l’Universo intero.
Noi esistiamo soprattutto
In una profondità
Anche a noi sconosciuta.
Sappiamo alcune regole
Ma è il Mistero che conduce.
La resa allora
Ti permette
Di consegnare a Dio
Il tuo dolore
La tua vita
I tuoi passi
La tua creazione.
E tu verrai mosso
Da Lui
Da un sentire più profondo
Che ti parla
Che ti ascolta
Che non ti risolve
E che ti lascia crescere e scegliere
Amorevolmente.
Purtroppo la resistenza a questo
In questi tempi
È sinonimo
Di disagio
Fisico, emotivo e psicologico.
Entra nel processo
Abbi pazienza
E cura di te
Tutta l’amorevolezza che ti dai
Verrà ripagata
Con un Amore così grande
Che ti attende
E ti ha sempre tenuto la mano
Anche se non sentivi
La sua presenza.
Ma ora si
È tempo di riconoscere
La verità che sei.
Francesca Ollín
#ollinsemidiluceblu
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C'è l'agente della nostra sede secondaria che mi mette a disagio, oggi ho dovuto parlarci per affrontare una pratica estremamente importante, 34 minuti di telefonata tremando. Se parlassi nuda in diretta nazionale con la regina Elisabetta sarei decisamente più a mio agio.
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La mia psicologa ha detto di fare un esercizio.Mi ha detto di scrivere ciò che piace di me stessa e ciò che non mi piace. Sono le 00:05 e sono tornata da poco dal lavoro,la mia testa non smette di pensare e ho bisogno di distrarre i miei pensieri,questo è il momento giusto. Non c'è molto che mi piace di me, sono più le cose che non mi piacciono di quelle che mi piacciono. Mi piacciono le mie labbra. Mi piacciono i miei occhi, se li guardi bene dicono tanto di me. E poi mi piace mettere in risalto il mio seno,anche se spesso lo vedo piccolo. Mi piace il biondo dei miei capelli, e quando le mie mani sono curate. Odio la mia pancia, i miei fianchi, il sedere non mi piace molto,ma cerco in qualche modo di valorizzarlo. Non mi piace quando vado a comprare i panni e nessuna taglia mi va bene. Non mi piace il fatto di non poter mettere ciò che voglio solo perché non mi sento mai a mio agio con indumenti più aderenti e colorati. Amo il mio essere tranquilla e paziente. Amo la mia dolcezza, ma non sopporto quando sono estremamente dolce. Mi piace quel lato testardo di me che esce poche volte. Mi piace quel lato sensuale che ho,ma non riesco a tirarlo fuori per colpa della mia insicurezza. Amo il fatto di sapermi prendere cura delle persone e delle cose a cui tengo. Odio quella parte "croce rossina"di me. Amo truccarmi, mi piace molto. Amo tingermi i capelli e farmi le unghie lunghe e colorate. Amo cucinare. Odio guardami allo specchio di prima mattina. Odio quando la gente mi guarda e mi giudica per il mio aspetto. Mi fa paura passare davanti ad un gruppo di ragazzi,mi mette disagio,non mi piace essere osservata dalla testa ai piedi.
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La questione è che pur avendo problemi psicologici di varia natura ed avendo dunque empatia per chi soffre dei miei stessi disagi non riesco neanche più ad essere tollerante entro una certa soglia. Non quantifico più le volte in cui il disagio mentale altrui è diventata una condizione così granitica, così intrinseca, che m’è sembrato non ci fossero modi e armi per oltrepassare quello stato che era sempre uguale a se stesso; ed i suddetti rapporti sono dunque morti, come conseguenza naturale. La cosa frustrante è che le persone che vivevano queste condizioni erano estremamente intelligenti e consapevoli eppure, puntualmente, tornavano indietro. E allora il discrimine è ancora una volta la scelta, l’impegno costante di rendersi conto a un certo punto che o ti muovi da quella condizione o ci rimarrai a vita. Non mi riferisco ovviamente alle condizioni paralizzanti del disturbo mentale; non mi sognerei mai di dire a un depresso che non si alza dal letto di farlo, per magia, per scelta.
Mi riferisco a quelle persone che studiano, lavorano, hanno relazioni sentimentali, una vita comunque “funzionale” - paradossalmente più della mia - e comunque ricadono negli stessi meccanismi che oltre a doverti subire tu in quanto amico o partner a fasi alterne, avverti, a un certo punto, capaci di renderle persone-non persone, persone involute, persone statiche, persone rassegnate. A vent’anni.
È un discorso antipatico, soprattutto quando devi farlo a te stessa, come nel mio caso, ma è l’unico discorso che può smuoverti e darti un metaforico calcio in culo. Non ci sono altre strade. Persino i farmaci e la terapia senza questa volontà di scelta sono inutili. Per questo motivo nella mia vita non accetto più certe dinamiche e certe persone per quanto umanamente sia coinvolta nelle loro questioni e mi tocchino anche dal vivo. Quando mi si dicono le stesse frasi, quanto mi si raccontano le stesse storie d’amore ma con protagonisti differenti, quando si reiterano gli stessi scenari, oltre a salirmi la noia, la frustrazione, mi allontano inconsciamente. Perché l’unica cosa che si può realmente perdonare è la mancanza di strumenti; quando li hai tutti ed in più vivi i privilegi che hai, è un dovere morale nei confronti di te stesso prendere la situazione in mano, ancor prima che nei confronti altrui. E se non sei in grado di scegliere per la tua vita e la tua stessa sopravvivenza, non sei in grado di scegliere (e dunque amare, ed avere cura) di niente.
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raga dio can ma com'è che metto una (1) foto normalissima per far vedere il piercing nuovo alla narice ai miei mutuals, e mi ritrovo un botto di likes da blog porno spintissimi che mi mettono estremamente a disagio, cioè fate il cazzo che volete per carità ma mi cringia troppo sta cosa
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Confessione ispirata dalla tua risposta circa le visione politiche opposte. Io quest'anno mi sono candidata in una lista comunale di sinistra, a cui partecipava un neo-diciottenne che sulla bio di Instagram aveva taggato il profilo giovanile di Fratelli d'Italia, sul cui giornale scriveva. Ero a disagio, ho fatto presente la cosa ma mi era stato detto che era ancora giovane e blablabla. Scopro in questo ragazzo una persona estremamente intelligente, che ha fatto una scelta politica piuttosto informata (è persino gay) e su cui abbiamo discusso parecchie ore durante i periodi della campagna elettorale. Caso vuole che a giugno esca il mio libro e per una serie di congiunzioni lo invito a partecipare attivamente alla presentazione, perché durante i comizi ecc è stato il nostro "presentatore" ufficiale, la mascotte. Ho fatto successivamente un'altra presentazione, in un paesino in cui mi sono ritrovata grazie alle conoscenze di alcuni del mio gruppo politico e non sapendo chi potesse presentarmi, ho chiesto a lui. Che ha letto anche una mia poesia su Lenin!
Tempo fa, discutemmo ferocemente anche sulla questione di Gaza. Lui, ovviamente, d'accordo con l'idea che ad Israele si sia dovuto dare un territorio. Il 7 ottobre ha condiviso una storia pro-Israele e non riesco a fare a meno di pensarci. Come può un ragazzo intelligente sostenere quello?
E qui arriva il punto: ci sono due persone, sempre affiliate a quel gruppo politico, che mi hanno invitato per presentare il libro (in una scuola e nel paese in cui una di queste vive) e vogliono coinvolgere il brillante giovane studente appassionato di politica e che vince dibattiti di retorica. E a me, onestamente, mi viene il vomito e non so come dire di no.
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C'è un grosso problema sociale di cui nessuno parla. Ed è la condizione della seconda e/o terza generazione di differente cultura e religione.
Questi ragazzi, attualmente tra i 18 e i 25 anni, si trovano nella difficoltà costante di rapportarsi con le famiglie di origine (indiane, musulmane, bangladesh, eccetera) e il rapportarsi con i cattolici italiani.
Facile che avvenga un corto circuito per il quale si forma astio a casa in famiglia, oppure fuori quando vanno a scuola, oppure quando cercano lavoro.
Una delle conseguenze è la ghettizzazione ed i vari disagi che ne conseguono.
Da tenere conto che sono disagi mica solo per loro, ma anche per gli italiani, perché viviamo tutti insieme sulla stessa terra.
Lampante, ma estremamente nascosto, è il disagio delle famiglie indiane dei Sikh, da cui è tratta l'immagine sopra.
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Oggi mi sono alzata alle 6, mi sono preparata e sono andata a lavoro, non è passato il pullman quindi per un pezzo di strada mi sono messa a correre e sono arrivata in tempo. Ho svolto le solite mansioni di routine tra pulizie e pappe, fieno, paglia, acqua, ho raccolto le erbe selvatiche nei campi e accudito una pecora che non stava bene, ho sorriso e parlato tanto con chiunque, c'era anche una mia collega che trovo estremamente gentile e simpatica e non mi sono sentita a disagio, la responsabile invece era un po' sclerata ma mi faceva piuttosto ridere, poi abbiamo fatto pausa e mangiato semi di girasole. Ci ho messo più del solito per tornare, ho pranzato e ho dormito un'oretta perché ero stanca, poi ho fatto la doccia e sono andata al parco a suonare l'handpan con un ragazzo. Abbiamo improvvisato, parlato di argomenti profondi e fatto i bagni sonori sdraiati nel prato al buio, poi ci siamo uniti ad altre persone e provato lo slackline tra gli alberi e devo dire che è davvero difficile, ma bellissimo... la sensazione di galleggiare nell'aria e la ricerca di equilibrio, è un'attività che ha molto a che fare con la meditazione, richiede tanta concentrazione, bisogna respirare ed essere fluidi altrimenti il filo oscilla troppo e rischi di cadere. Ho provato a lasciarmi andare, a sciogliere i miei blocchi e sentirmi libera. A una certa mi sono tolta le scarpe e ho iniziato a camminare in giro a piedi nudi, non ho bevuto, né fumato e né preso lo xanax. Poi ho fatto una passeggiata lungo il fiume e sono rientrata, ho cenato con qualcosa al volo e tra poco credo che andrò a dormire. Ho sempre pensato di essere una persona fragile e di aver bisogno dell'aiuto degli altri, ma forse mi sbagliavo. Forse sono io che posso aiutare gli altri, forse sono estremamente forte nonostante tutto il dolore che provo in questo momento. Senza il forse. Ho sempre avuto paura del giudizio degli altri, di essere rifiutata, di non essere amata. Ma in realtà posso darmi tutto l'amore di cui ho bisogno da sola e in verità quando mi apro con le persone ricevo sorrisi e parole gentili. Ho sempre alzato barriere, quando si tratta solo di abbatterle... creare connessioni. Non ci sono limiti reali, sono solo mentali.
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Oggi il mio corpo mi ha costretta rallentare e io non l'ho presa esattamente bene, infatti ho avuto un episodio di abbuffata prima di addormentarmi profondamente per qualche ora. Sono stati due giorni complicati. Ieri in realtà nonostante la tristezza ero anche riuscita a smuovermi per fare qualcosa di utile e qualcosa che mi facesse star bene e mi motivasse, infatti la giornata si era chiusa nella serenità. Oggi invece sentivo quasi come se mi stessi trascinando. Mi sento senza energie e senza interesse, come se avessi esaurito del tutto le mie batterie per oggi e la cosa mi crea ansia, perché devo fare tante cose ed il tempo è poco. Mi crea però anche rabbia, perché se mi fossi gestita diversamente di tempo ne avrei avuto di più. So che non ha senso darmi addosso per questo e fustigarmi, eppure oggi è uno di quei giorni in cui non ci riesco. Quando le mie emozioni e sensazioni si fanno così intense, fa davvero male ed il primo impulso è quello di soffocare tutto. Spero solo che questo picco si esaurisca presto. Sto cercando di farmelo scorrere addosso senza nascondermi nei miei soliti meccanismi di evitamento, anche se prima ho fallito. Vorrei chiudere questa giornata senza ulteriori danni collaterali... D'altra parte cerco di essere gentile con me stessa, cerco di riconoscermi i progressi fatti nel tempo, anche se è davvero dura in questi momenti, nei quali la sindrome dell'impostore diventa una presenza estremamente ingombrante.
Mando un abbraccio infuso di coraggio a chiunque si trovi in una condizione di disagio. Un giorno alla volta.
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quanto odio il mio corpo, mi sento sempre estremamente a disagio
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Sono estremamente raffreddata domani mi aspettano 4 ore di treno e penso solo al disagio che proverò ogni volta che mi vorrò soffiare il naso
Che disagio il raffreddore
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Anno nuovo 👍😁🍸 *estremamente a disagio*
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per qualcosa che è morto sul nascere
Allora, non so esprimere ciò che provo a parole, ho sempre detto che mi mette a disagio. Non so nemmeno perché sto scrivendo e non so nemmeno se ti darò mai questa lettera, ma alla fine rimango sempre una romanticona ed ho bisogno di riordinare i miei pensieri. D'altronde preferisco vivere di rimorsi di quello che è effettivamente accaduto piuttosto che rimpianti di quello che sarebbe potuto succedere.
Mi hanno sempre detto " non puoi amare un'altra persona se prima non ami te stessa " e ho sempre pensato fosse un enorme stronzata. Perché non ho mai amato me stessa ma quando sei arrivato mi sono dimenticata un po' di come ci si odia. Era merito tuo se stavo mangiando, se avevo voglia di gelato, quello alla stracciatella, se i miei pensieri non prendevano il sopravvento.
Ho sempre avuto paura dell’amore, non mi piacciono le emozioni così forti, non mi piace legarmi ad una persona e far dipendere il mio umore da questa, e ciò che è successo non lo volevo. Ero super chill being friends, ma la cosa che mi ha fatto dire " vabbè dai proviamoci" è quando tu hai iniziato a chiedermi ogni mattina come stessi.
Ti sembrerà scontato ma nessuno me lo aveva mai chiesto così tante volte (soprattutto all'inizio rompevi le palle perché io volevo sviare il discorso) in una giornata e letteralmente ogni giorno che passava andava sempre un pochino meglio.
E come tu cercavi di far star meglio me io cercavo di darti tutto il supporto possibile. Per una volta volevo che qualcuno mi desse lo stesso amore che davo io agli altri, e tu lo stavi facendo.
Inutile negare che le nostre insicurezze si legavano bene insieme ma a differenza mia le tue insicurezze sono tutte nella tua testa, e questa è la cosa peggiore ma non importa quanti difetti tu ti senta di avere, sei una persona fantastica, vorrei veramente ti guardassi con i miei occhi. Ho sempre visto la tua parte peggiore ed ho sempre pensato che fosse bellissima.
Non sei una persona cattiva, hai un cuore d'oro e non dovresti mai metterti in dubbio. Non dovresti nemmeno sminuirti così tanto, perché anche se non te lo dirò più io, sei estremamente intelligente e metti tutto te stesso in quello che fai.
Faccio fatica ad immaginare una vita in cui non ci sei tu, senza i tuoi messaggi, senza i tuoi " sei una nana" o " che bona" anche quando sono distrutta ma ho imparato che bisogna prenderle, le decisioni. Non ha senso lasciare le situazioni a metà, tantomeno le persone. I "forse", i "non lo so", i "così e così" sono solo scuse ed io sono stanca di stare male per far star bene gli altri.
Le cose si sentono e basta, la verità è che si ha paura di darle, certe risposte. Si prova e si rischia. Il " non voglio perderti", " sei stupenda" non mi servono se non portano a nulla, mi sento solo costretta ad aspettare una persona che non mi vorr�� mai. Non capisco come una persona che mi dica che sono troppo importante da perdere faccia così. Con questo non sto dicendo che non possiamo essere amici ma di amici ne ho già parecchi e ti omologheresti al resto. Non sto nemmeno dicendo che ti odio, come potrei mai farlo, non potrò mai cambiare il modo in cui ti guardo.
Mi hai fatta sentire speciale per un nanosecondo e ti ho dato così tanto potere in pochissimo tempo che sei riuscito a far ritornare una parte di me che non vedevo da anni, sia in senso positivo che in senso negativo, non davo così tanta fiducia ad una persona da tanto e giuro che mi sono ricordata del perché. Però vediamo il lato positivo, essendo stata male farò un glow up per l’estate.
Non so cosa sia successo e probabilmente non lo voglio nemmeno sapere perché nel mio cervello è impossibile comprendere come una persona possa annullare dei sentimenti così forti in così poco tempo.
Mi dici "ci sono sempre se è qualcosa" ma come faccio a parlare dei miei problemi quando tu ora ne fai parte? Non prenderla come qualcosa di cattivo ma io forse, sono addirittura più fragile di te.
Ogni volta che mi lego ad una persona non riesco a staccarmi almeno che questa non mi distrugga e qualcosina di te rimarrà sempre in me ed onestamente vorrei che mi avessi fatto più male, così non avrei nemmeno pensato di scrivere e mi sarei staccata immediatamente. Citando Montale (d’altronde sono una tipa acculturata), Eppure resta che qualcosa è accaduto, forse un niente, che è tutto.
Letteralmente scusa se non sono abbastanza, se spammo messaggi, se mi preoccupo troppo, se voglio sapere come stai, se hai mangiato, se ti sei divertito quando sei uscito, se non vado bene per te, prometto che non lo farò più.
L'unica cosa di cui sono felice è che non ho rovinato nulla di effettivamente esistente.
Ed onestamente voglio solo vederti felice, non importa se con me o senza. Spero tu riesca a trovare una persona che ami i tuoi difetti, che ti porti i cornetti a scuola e ti compri le cose quando fai i capricci ma soprattutto stia sempre al tuo fianco anche quando non vuoi nessuno.
D'altronde è triste essere da soli quando fuori piove.
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