#va beh vado ad aprire e lo faccio entrare così che ci fosse anche la mia compagna di stanza
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i hate men 2 electric boogaloo
[potenziale molestia/atteggiamento molesto nei tag siete avvisatə]
#allora recap: ieri incrocio collega sconosciuto e per educazione mi presento#NON L’AVESSI MAI FATTO (poi no. è anche questo un meccanismo che ci porta ad auto incolparci per nessun motivo)#cinque minuti dopo passa in stanza da me e mi fa ‘domani avresti voglia di venire in stanza da me alle 13 per discutere il tuo lavoro?’#e io tipo ‘guarda a quell’ora io mangio ma se tanto siamo sempre tutti qui si fa presto a beccarci in giro e fare due parole o prendere#un caffè. e lui un po’ scocciato per il mio rilancio comunque fa ok ok#A QUANTO PARE OKAY UN CAZZO perche oggi visto che alle 12:59 non ero da lui è stato lui a materializzarsi davanti alla mia stanza#senza bussare si è messo lì tipo ologramma solo che abbiamo le porte trasparenti quindi vedi se c’è uno che fissa dentro e che cazzo#va beh vado ad aprire e lo faccio entrare così che ci fosse anche la mia compagna di stanza#e questo praticamente era venuto a chiedere conto del mancato ritrovo delle 13 quando comunque non c’era stata alcuna conferma#fermo restando che comunque potrebbero essere sopraggiunti anche i cazzi miei e in assenza di accordi non vengo certo a comunicartelo#beh insomma farfuglia qualcosa di poco comprensibile (ci parliamo in inglese ma il problema non è linguistico ma è che lui è molto ambiguo#e non si capisce cosa intenda veramente) e io la butto sempre sul conviviale. che comunque possiamo parlare anche qui e ora (visto che ero#nella mia stanza e non ero sola) e che alla peggio ci si becca in giro senza doversi dare un orario fisso#continuano le incomprensioni e quindi gli faccio ‘what did you have in mind scusa’ e lui ‘you’#MA PRONTO POLIZIA MA QUANTO DEVI AVERE LE SINAPSI BRUCIATE#la cosa che mi fa incazzare è che io non mi aspettavo affatto questa situazione e quindi non è che avessi la risposta pronta. ero solo#estremamente a disagio#va beh alla fine se ne è andato ma non prima di essere ripassato tre volte mentre eravamo in corridoio ad aspettare di uscire per pranzo#ora non è certo una situazione nuova mai sentita prima ed è per questo che fa incazzare#perché poi si attivano tutti quei meccanismi del cazzo#per cui tendi a sminuire perché dai non è possibile che sia successo#poi questo tizio ha un fare abbastanza ambiguo tale per cui se poi ti lamenti pari tu la pazza perche lui mica intendeva quello che hai#capito tu. ma poi veramente cosa ti fa sentire legittimato a comportarti così#hai buone intenzioni ma sei disagiato? non è un problema mio#io mi sento molestissima a invitare una ragazza per un caffè anche se ci sto gradualmente facendo conoscenza e peraltro in senso generico#che potrebbe portare anche ‘solo’ all’amicizia#e questo perché io sono stata abbastanza educata da presentarmi con un collega pensa di avere delle pretese MA QUANDO MAI#io basita veramente mi fa incazzare non solo lui ma anche la sensazione di impotenza e disarmo che si ha in questi casi#per fortuna poi c’erano le colleghe che si sono prese a cuore la situazione🥲
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Capitolo 53 - Il Capitano Kirk, il discorso e il discorso sulle ex
Nel capitolo precedente: Eddie ed Angie si sentono al telefono tutti i giorni, si avvicina il giorno del concerto a Portland, Meg ci sarà insieme a Grace e Laura, Angie mancherà. Cornell torna a casa all’alba e trova Eddie seduto davanti alla porta di Angie, che gli racconta di aver viaggiato tutta la notte perché voleva tornare a casa. Angie ed Eddie finalmente si rivedono dopo il bacio.
***
“Cosa cazzo ho appena visto?” Meg accanto a me ride e applaude di gusto assieme al piccolo capannello che si è formato nel parcheggio attorno ai nostri amici.
“Vuoi della candeggina per disinfettarti le cornee?” le suggerisce Stone, alla mia destra, sporgendosi in avanti, tenendo il braccio allacciato alle mie spalle “Vado a chiedere dentro?”
“Beh, però sono da ammirare” sottolineo io.
“Per il coraggio e la totale mancanza di ritegno? Eccome!” risponde lui serissimo.
“No. Cioè, anche. Io mi riferivo alla loro scelta artistica?”
“Artistica?” Meg mi guarda con sospetto, prima di venire trascinata via da Jeff e Laura, per avvicinarsi tutti e tre ai fenomeni che hanno appena concluso l'esibizione.
“Sì beh, avrebbero potuto giocare facile scegliendo una WMCA o una In the navy, invece sono andati sul pezzo di nicchia”
“Oddio, di nicchia...”
“Ammetterai che non è il classico pezzo da party dei Village People” faccio spallucce e mi volto, accennando un passo di ritorno verso il locale.
“In effetti...” Stone mi segue e stavolta mi aggancia prendendomi per mano.
“Si sono pure dovuti inventare la coreografia”
“Eheh è vero, hai ragione” mi sorride e mi da una piccola stretta e a questo punto sbotto.
“COSA?”
“Che?”
“Cosa cazzo stai dicendo, Stone?” ribadisco piantandomi poco lontano dall'ingresso del locale.
“Hai assunto droghe che ti stanno salendo adesso?” Stone mi guarda smarrito, ma sempre con un sorrisino trattenuto a stento.
“Vieni!” cambio direzione e lo trascino di nuovo verso il parcheggio, ma sul retro, più precisamente verso il furgone della band.
“I Village People ti hanno dato suggerimenti subliminali su come trascorrere il resto della nottata?” domanda mentre gli faccio segno di aprire la portiera.
“Vedo che allora ti è rimasto un po' di senso dell'umorismo anche per me!”
“Gracie, che ti prende?” apre il van e allarga le braccia mentre io faccio il giro per salire davanti dal lato del passeggero.
“Sali e te lo dico”
“Allora?” una volta chiusi nell'abitacolo, ancora quel sorrisino del cazzo.
“Cosa ti sta succedendo, Stone?”
“A me? Cosa sta succedendo a te semmai...”
“Non mi hai presa per il culo neanche una volta da quando ci siamo visti!”
“Che?!”
“Va bene l'essere affettuoso... anche se, lo ammetto, a volte al telefono avrei voluto gridare 'Esci da questo corpo!' perché non ti riconoscevo più”
“Non... non capisco”
“Ma per lo meno ci scherzavi con me, insomma, eri sempre tu, sebbene ricoperto da uno spesso strato di melassa. Stasera non fai altro che darmi ragione, cazzo!”
“Non devo?”
“No!”
“Sicura?”
“Certo che sono sicura, io voglio il vecchio Stone, non la sua copia sbiadita. Se è così che sei quando hai una ragazza, beh, non sono certa di voler ricoprire quel ruolo”
“Oh. Questo è davvero curioso” Stone mi guarda stupito e il sorrisetto ora non cerca nemmeno più di nasconderlo.
“Cioè, io lo voglio ricoprire il ruolo, voglio dire, mi piaci... Solo non riesco a capire cosa ti sta succedendo ultimamente”
“E' curioso perché tutte le mie ex hanno sempre preferito la copia sbiadita”
“Le tue ex?”
“Anzi, la pretendevano”
“In che senso?”
“Nel senso che si mettono con me, ma poi regolarmente pretendono di cambiarmi... 'Dovevi proprio farla quella battuta?'... 'Non farmi fare figure!' … 'Mi hai detto che mi avresti chiamata alle 7. Sono le 7:01, che cazzo stavi facendo?'... 'Devi proprio trascorrere tutta la serata del tuo concerto con quelli della tua band?'... 'Devi proprio suonare stasera?' … 'Perché hai preso in giro il mio vestito? Il mio disco? Mia madre? Il mio cane?'... Che ogni volta mi veniva da dire, insomma, dove sei stata fino ad ora? Con chi sei uscita? Non mi conosci? Pensavo volessi stare con me”
“Io non ti voglio cambiare, mi vai benissimo così”
“Davvero?”
“Sì, puoi chiamarmi anche un quarto d'ora dopo, dormire con la tua chitarra o con Jeff e insultare tranquillamente tutto il mio guardaroba” conto sulle dita tutte le cose che può fare e finalmente Stone si volta verso di me.
“Anche venti minuti dopo?”
“Anche un'ora!”
“Addirittura?”
“Sì! Queste sono stronzate, non sono mica quelle le cose importanti!”
“Allora... beh, sembra che tu abbia superato il test” si prende il mento tra le dita come per pensarci su, poi mi schiocca un bacio sul naso e scende dal furgone come se niente fosse, raggiungendo poi il mio lato e aprendo la portiera.
“Eh?”
“E a pieni voti!”
“Che test?”
“Lo stress test di Stone Gossard”
“E che diavolo sarebbe?”
“Quello che non hai retto neanche per... mmm... cinque ore” Stone guarda l'orologio al suo polso per quantificare la durata della serata e io esco incredula dal van.
“Mi stai dicendo... che l'hai fatto apposta?”
“Certo”
“E le telefonate?”
“Anche.” sta per chiudere il furgone con la chiave e la mia faccia perplessa lo spinge ad essere un po' più esplicativo “Oh quello era per capire se sei una psicopatica appiccicosa. Invece è venuto fuori che sei una normale ragazza con normali dubbi sul tipo con cui ha appena iniziato a uscire”
“Quindi se io ti avessi assecondato...”
“... ti avrei scaricata al volo” chiude la sicura e mi prende di nuovo per le spalle, stampandomi un bacio veloce sulle labbra.
“Al volo?”
“Beh, no, ovviamente mi sarei comportato bene e avrei aspettato che ci rivedessimo, per parlarne di persona” ci avviamo verso l'ingresso posteriore del locale e io non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
“Ahahah ma col cazzo! Mi avresti scaricata alla grande per telefono, anzi, probabilmente avresti chiesto a Jeff di farlo al posto tuo”
“Dio, mi conosci sul serio!” si ferma di colpo, mi afferra per i fianchi e mi tira a sé divertito.
“Sì. E nonostante questo voglio stare con te, pensa che folle...”
“Beh, quando ho detto che sei normale ho usato un chiaro eufemismo”
“Quindi adesso cosa siamo? Insomma, stiamo insieme, stiamo uscendo o cosa?”
“Tu cosa vuoi che siamo?” domanda appoggiando la sua fronte alla mia.
“Beh, voglio stare con te... però voglio fare le cose con calma”
“Uh che coincidenza! E' proprio quello che voglio anch'io” si stacca di colpo da me e mi prende ancora per mano mentre ci rincamminiamo.
“Però, calcolando che abbiamo anche già fatto il discorso, direi che siamo già un bel po' avanti”
“Il discorso?”
“Sulle ex”
“Ah, quello!”
“Beh, non mi hai raccontato i dettagli ma...”
“Direi che ne possiamo benissimo fare a meno” risponde secco, scuotendo la testa.
“E poi manca la parte sui miei ex”
“Possiamo fare a meno anche di quella?”
“Non sarai mica geloso, Gossard”
“Nah, è solo che le storie sui casi umani mi mettono troppa tristezza”
“Ah-ah”
“Hai detto che ti piace il mio senso dell'umorismo e ora te lo tieni” scherza mentre mi accarezza delicatamente il dorso della mano col pollice.
“Posso ripensarci un attimo?”
“No. Adesso mi hai anche chiamato per cognome per fare la simpatica alternativa, non puoi più tornare indietro”
“Altre osservazioni prima di entrare?” gli chiedo quando siamo di fronte alla porta.
“Sì, una. Quante M&M's hai ucciso per fare quella gonna?”
“HA! LO SAPEVO CHE TI FACEVA CAGARE”
“Non sai che fatica stare zitto per tutto questo tempo. E l'ho fatto solo per te, dovresti apprezzarlo”
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“Ehi, hai visto Mike?” Eddie mi incrocia nel parcheggio e pone la sua domanda alla persona sbagliata.
“Mmm no, l'ultima volta che l'ho visto stava mimando un tango con Cantrell lungo quella balaustra, mentre gli altri Village People facevano la ola”
“E' stato davvero... intenso”
“Ora non saprei. Oh, sai cosa? Dovresti provare a individuare le coordinate del punto in cui mi trovo io in questo momento e calcolare quello esattamente agli antipodi sulla superficie terrestre perché è molto probabile che si trovi lì” vomito tutta la mia bile sul povero Eddie, che rimane interdetto per un po'.
“Ok”
“Oppure lo trovi dentro” aggiungo calmandomi.
“Ok, grazie Meg.” Eddie mi sorride e fa per andarsene, ma torna un secondo sui suoi passi “Mike non ce l'ha con te, vuole solo starsene un po' per conto suo per non fare casini”
“Sì, beh, io non posso aspettarlo in eterno” allargo le braccia per poi incrociarle di nuovo e stringermi nel mio giacchino. Fa freddo stasera, cazzo.
“Tranquilla, lo sa” Vedder mi fa un cenno e se ne va, lasciandomi qui come una cogliona.
Certo che lo sa, lo sa benissimo. Forse è quello che spera, ci conta proprio che io mi stufi di aspettarlo. Basterebbe che io mi trovassi qualcun altro e lo toglierei dai guai, no?
“Scusa? Scusa!” sento chiamare alle spalle e mi volto per vedere se per caso ce l'hanno con me.
Due tizi apparentemente intossicati da alcol o altro si avvicinano sorridendo e sgomitandosi. Sì, purtroppo ce l'hanno con me.
“Sì?”
“Ciao! Scusa, io e il mio amico qui siamo nel bel mezzo di un... di un...” il biondo non trova le parole, l'amico coi dread interviene in suo aiuto.
“Di un dilemma”
“Bravo! Di un dilemma. Solo tu ci puoi aiutare”
“Non sapete decidere chi è il più stronzo dei due?”
“Ahahahah che forte!”
“Te lo dicevo che aveva la faccia simpatica”
“Non sappiamo decidere qual è la cover più brutta tra: Hotel California rifatta da Al B. Sure e Under my thumb di Sam Kinison. Conosci?”
Ma che cazzo.
“La prima, sicuro”
“Seeeeeeeeeeh! Visto, che ti dicevo, ho vinto io!” il biondo urla e si batte il petto come un gorilla.
“Fanculo, vinci sempre tu, non è giusto”
“E cos'avresti vinto?” domando per capire dove vogliono andare a parare questi due cazzoni.
“La possibilità di provarci con te, tesoro!”
“Non è che hai un'amica?” domanda il compare, ancora sconsolato.
“Bene, hai avuto la tua possibilità. E' andata male. Ciao!�� li saluto con ampi gesti delle braccia e mi allontano rapidamente.
“Dai perché? Dove te ne vai?”
“Ragazzi, dovete cambiare tecnica perché giuro che questo non solo è il peggior approccio che mi abbiano fatto, ma anche il peggiore a cui io abbia mai assistito in generale”
Mike, mi dispiace, ma visti gli uomini che ci sono in giro, temo che la soluzione ai tuoi problemi sia ancora molto lontana.
Rientro nel locale proprio mentre Vedder sta uscendo, assieme a un paio di amici di Mike. Ecco perché lo cercava.
“Buona notte Meg!”
“Ciao”
Se ne va? Dove? Mah. La sala sembra ancora più grande ora che i concerti sono finiti e c'è un po' meno gente di prima a occupare la pista e a ballare con la playlist del dj.
“Baby here I am, I'm the man on the scene!” un Mike, ma non quello che stavo cercando io con lo sguardo, mi urla nelle orecchie cantando e saltellandomi alle spalle.
“Ehi Starr, ho saputo da fonte attendibile che non sei niente male come ballerino”
“Eh sì, la tua coinquilina è rimasta molto soddisfatta” mi prende le mani e accenna dei passi di danza.
“Sì, nonostante la tua mano veloce!” ribatto strizzandogli una chiappa.
“Shhhhh non dirlo troppo forte! Se Jerry ci sente si prende male di nuovo e si rimette in testa di pestarmi” Mike si ferma improvvisamente guardandosi attorno e facendomi segno di tacere.
“L'ha fatto?”
“Nah, lui parla parla, ma alla fine non lo fa mai. Però c'è sempre una prima volta”
Mentre Starr mi illustra i suoi timori il mio sguardo vaga nella folla e incrocia un cappello alla Stevie Ray Vaughan che conosco bene. Due ragazze stanno parlando con quel cappello.
“AHAHAHAHAHAHAH mi fai morire!” gli do una spintarella, ma lui non si scompone.
“Ok, non mi sembrava questa gran battuta, però...”
“Ahahah sì ma ridi lo stesso, ok?? Ridi, cazzo!” lo prendo per le spalle e lo scuoto.
“Sei fatta?”
“Fai finta che ci stiamo divertendo un mondo, capito? AHAHAHAH!” gli getto le braccia al collo e forse finalmente questo troglodita coglie qualcosa.
“Aaaaaah ci sono! Mikey ci sta guardando, è così?” ha colto, ma non ha capito che se si gira manda tutto a puttane.
“Non guardare!” gli prendo la testa tra le mani e gliela raddrizzo con la forza.
“Ehi stai calma... volevo solo vedere se era con qualche ragazza”
“Te lo dico io: sì. Contento?”
“Beh sì, perché se ci sono tipe di mezzo tu ti incazzi” sorride sornione e mi fa quasi più incazzare delle ragazze.
“Oh grazie! E questo ti renderebbe felice per quale motivo esattamente?” gli chiedo minacciosa, prendendolo per il collo di nuovo, ma con meno delicatezza.
“Perché più ti incazzi più ti vuoi vendicare, più io posso approfittare della situazione!” risponde ammiccando con le sopracciglia e facendo per allungare le mani.
“Sei proprio un coglione” scuoto la testa e mollo la presa, andandomene e piantandolo da solo in mezzo alla pista.
“Meg dove vai?” Mike, sempre quello sbagliato, mi segue mentre mi dirigo verso il bar e mi raggiunge al bancone “Dai, stavo scherzando! Siamo amici, no?”
“Ok”
“Però se vuoi fare quello che sta facendo la tizia con la bandana io ci sto, questo ed altro per un'amica in difficoltà”
Mi giro e vedo che la ragazza in questione si è appena tirata su la maglietta davanti a Mike, che non si scompone in mezzo a un gruppetto di maschi ululanti. L'amica prima ride come una matta, poi la imita.
“Ammazzati, Mike” sibilo dopo aver mandato giù alla goccia il whiskey appena ordinato.
“Chi? Io o lui?”
“Entrambi”
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Lunedì. Strano giorno per un concerto, specialmente per l'ultima data di un tour. In realtà, da quello che mi ha detto Eddie, inizialmente era previsto suonassero venerdì scorso, ma poi c'è stato qualche problema ed è slittato tutto a lunedì, così da regalare ai ragazzi un weekend lungo di libertà. Questi doni sono ancora più belli quando sono inaspettati. Un po' come la mia lezione saltata di oggi. Ho impiegato la mattinata per fare tutte le commissioni e le faccende del giorno, ho pranzato con calma, ho studiato un paio d'ore per non sentirmi in colpa, ho fatto anche una torta, che invece mi farà sentire parzialmente in colpa, e ora sono libera. Libera di fare una piccola modifica ai miei piani con Eddie. Una botta di culo mi fa trovare parcheggio proprio sotto casa sua, prendo la torta, entro grazie a un ragazzo, vestito di tutto punto per andare in bici, che mi tiene il portone aperto e mi infilo su per le scale.
E se lo disturbo?
Ma no che non lo disturbi.
Starà riposando dopo il turno.
Il suo turno è finito da ore, non ha un cazzo da fare.
Magari mi presento proprio nel bel mezzo della composizione di un nuovo pezzo e gli faccio perdere l'ispirazione.
Beh, se proprio ti dice che ha da fare-
Non lo direbbe mai, Eddie è troppo gentile!
Se proprio ti rendi conto che è impegnato gli lasci la torta e te ne vai, dopotutto lo vedrai stasera al concerto.
Non è lo stesso.
Lo puoi vedere quando cazzo vuoi, Angie.
E se non è in casa?
Se non è in casa non ti apre.
Se c'è Jeff?
Vorrà dire che la torta se la mangerà lui, basta con queste menate del cazzo!
Se c'è un'altra ragazza?
Ma chi?! Eddie è talmente asociale che l'unica che ha rimediato sei tu.
Arrivo all'appartamento e attraverso la porta chiusa si sente l'inconfondibile voce di Ian MacKaye. Questo è Eddie, sicuro. Suono il campanello e la musica viene di poco abbassata, la porta si apre quasi subito, in un piccolo spiraglio.
“Ehi!” Eddie mi saluta, socchiude velocemente la porta per levare la catenella e la riapre al volo.
“Ciao E-” mi trascina a sé e praticamente senza accorgermene mi ritrovo dentro casa, abbracciata a lui nel bel mezzo di un bacio.
“Che ci fai qui? Che ore sono? E' tardi?” Eddie fa per guardarsi il polso, che però è senza orologio, per poi accennare qualche passo all'indietro.
“Sono le quattro e mezza, Eddie”
“Aspetta, ci dovevamo vedere adesso? Scusa, ma ho la testa un po' confusa in questo momento” ciao rughette sulla fronte di Eddie, mi siete mancate.
“Eheh no, si era detto stasera al concerto, non ricordi?” stamattina l'ho intravisto al mini market è ho fatto una capatina veloce prima di andare all'università. Per un pelo non ci faceva sgamare da Hannigan a baciarci davanti ai gelati.
“Già! Non avevi da fare oggi?”
“Sì, ma in facoltà ho scoperto che mancavano due professori, quindi mi si è liberata la giornata” appoggio la torta sul tavolino all'ingresso prima di fare qualche danno.
“Fantastico!” esclama con forse un po' troppa enfasi, tornando ad abbracciarmi.
“E ho pensato... beh, di farti una sorpresa”
“Ancora più fantastico!” mi prende le braccia e se le allaccia attorno al collo prima di baciarmi di nuovo.
“Non ti ho disturbato?”
“Figurati”
“Sicuro?”
“Mi stavo giusto rilassando un po'”
“Rilassando? Coi Fugazi?”
“Lo sai che sono fatto a modo mio.” Eddie strofina il naso sul mio e le sue fossette sono ben oltre il livello di guardia “Come sei bella oggi”
“Hai fumato?”
“Non puoi... tipo... accettare i complimenti e basta ogni tanto?”
“Certamente potrei. Resta il fatto che hai fumato” le mie narici non mentono, tantomeno la sua faccia.
“Sì. Ma il fumo non c'entra col fatto che sei bella”
“Ok. Ne hai ancora un po'?”
“Certo mia regina!”
Ho scoperto che mi piace passare il tempo con Eddie. Wow, che grande scoperta! Mi è sempre piaciuto ovviamente. Solo che, beh, dopo che è successo... quello che è successo, temevo che le cose sarebbero cambiate, che non saremmo più stati noi, che nulla sarebbe più stato lo stesso. Invece è esattamente lo stesso. Siamo amici, ridiamo, scherziamo, parliamo di qualsiasi cosa, usciamo assieme, tutto come prima. Da quando è tornato ci siamo visti tutti i giorni. Venerdì pomeriggio abbiamo giocato a basket, sabato è venuto alla tavola calda in chiusura, ieri abbiamo fatto un altro giro a Pike Place. Insomma, è tutto uguale a prima. I baci, le coccole e le pomiciate sono un extra, un di più, delle piacevoli parentesi che nulla tolgono al resto. Va tutto a gonfie vele e sono certa che continuerà così. Finché nessuno dei due parlerà della faccenda, è ovvio. Meg trova incredibile che nessuno di noi abbia detto niente, io invece credo sia il segreto del successo di questa cosa. Voglio dire, anch'io vorrei capirci qualcosa, capire cosa siamo: stiamo insieme, non stiamo insieme, siamo fidanzati, siamo amici... Io non ho delle grandi esperienze in fatto di relazioni: con Sean l'abbiamo deciso a tavolino cosa fare assieme, mentre Martin me l'ha chiesto con un biglietto; poi ci sono stati Drake e Dave con cui, in modo totalmente diverso, ho avuto delle storie/non storie, nessuno ha detto niente, non si sa nemmeno se sono iniziate, ma si sa che sono finite da sole; infine Jerry, beh, limitiamoci a stendere un velo pietoso. Insomma, sono passata dai fidanzamenti infantili alle relazioni adulte, in mezzo c'è il vuoto e io non ho la più pallida idea di come si faccia da adulti a capire se si sta insieme o no. Si fa un discorso vero e proprio? Oppure uno dei due comincia spontaneamente a riferirsi all'altro chiamandolo il mio ragazzo o la mia ragazza e da lì ci si considera implicitamente una coppia? Nessuno dice un cazzo e se non ci siamo ancora mandati affanculo dopo N mesi allora stiamo insieme? Si diventa coppia dopo un lasso di tempo minimo di sesso esclusivo? Come faccio a capire se sto con Eddie? E' poi tanto necessario capirlo? Oddio, in teoria sì, Angie, se non vuoi prenderla nel culo come con Jerry Cantrell. Hai il diritto di sapere cosa sta succedendo e decidere se ti sta bene o no. Il fatto è che a me sta così bene questa cosa, con Eddie, così com'è, che ho una paura fottuta di fare o dire la cosa sbagliata e mandare tutto in merda. Eddie è la cosa più bella che mi sia successa da tantissimo tempo. A Jerry volevo bene, in un certo senso gliene voglio ancora, non posso negarlo, ma con lui non ho mai avuto l'intesa, la complicità, persino l'intimità che ho con Eddie, anche se di intimo in senso stretto non ci ho fatto un bel niente. E se lo volesse fare? CAZZO, SE VOLESSE FARLO ADESSO?! Stravaccarsi sul divano con Eddie ad ascoltare post-punk, mangiare torta al cioccolato e assumere sostanze che tolgono le inibizioni: non esattamente la miglior ricetta per la castità.
“Ahahah questa è stata proprio una grande idea” Eddie agguanta altri due quadrati di torta, uno lo ingurgita subito e l'altro se lo appoggia sulla coscia, che continua a sfregare contro la mia.
“E non sapevo del tuo appetito indotto”
“E' una grande idea indipendentemente dalla ganja. Prendine un altro pezzo” suggerisce masticando.
“No, io basta, ne ho mangiato un quarto da sola!”
“E allora? Metà l'ho mangiata io, ne resta ancora un altro quarto” diventa improvvisamente serissimo nell'indicare le varie frazioni della torta col coltellino sul piatto.
“Quello è per Jeff”
“Ma Jeff non è qui ora...” sussurra con fare seducente, come se mi stesse proponendo di cornificare un fidanzato con lui e per fortuna non ho nessun fidanzato perché Eddie sa essere molto convincente, anche adesso che ha due fessurine al posto degli occhi e non riesce a concentrarsi per più di dieci secondi senza ridere. Anzi, quando ride è ancora peggio.
“Ma mi fa piacere se la trova quando torna a casa, così può assaggiarla anche lui”
“Sei così altruista” mi sposta all'indietro una ciocca di capelli che ricade subito allo stesso posto e mi da un piccolo bacio, poi un altro, poi un altro ancora e continua a sorridere così tanto che ho paura mi cavi gli occhi con quelle guance. Mi prende per i fianchi e mi tira delicatamente su di sé. Cioè, questo è quello che vorrebbe fare, ma in realtà io rimango dove sono.
“Ehm Eddie?”
“Sì?”
“La torta” indico il dolce che rischia di spezzettarsi sulla sua gamba.
“Oops!” mi lascia andare e prende la fetta, addentandola di gusto.
Questo divano è un disastro, ci sono briciole ovunque.
Fortunatamente non è casa tua e non te ne frega niente.Concentrati su altro!
Il lato B di 13 songs è finito e stavolta opto per andare a spegnere lo stereo. Ci serve un diversivo.
“Vado un attimo in bagno!”
“Ok”
Il mio monologo interiore continua, sia sulla tazza che al lavandino, mentre mi lavo le mani.
Perché sono così?
Perché sei stupida.
Perché mi blocco? Con Eddie mi sento a mio agio... e allora perché ho questi momenti di imbarazzo totale?
Perché è una cosa fresca, ti ci devi ancora abituare.
Ma abituare a cosa? Alle effusioni con un bel ragazzo? Dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo! Dovrei essere di là con lui adesso e non qui in fissa sulla mia faccia davanti allo specchio.
La canna che ti sei fatta potrebbe essere responsabile della fissa, il resto è solo insicurezza. Cerca di comportarti normalmente, rilassati e non pensarci troppo.
Hai detto niente...
Esco dal bagno e torno nel salotto, dove Eddie non c'è più. Probabilmente se ne sarà andato, lasciandomi un biglietto con scritto RISOLVI I TUOI CAZZO DI PROBLEMI.
Non può andarsene, è casa sua, cretina.
Ah. Già.
“Ehi eccoti! Stavo cercando da bere. Ci sarebbe una bottiglia di vino rosso, che aprirei più che volentieri con te, ma non oggi. Col concerto e il resto meglio non fare cazzate, che dici?” Eddie spunta dalla cucina con un cartone di succo ACE e due bicchieri.
“Eheh sì, forse è meglio” rispondo mentre gli prendo dalle mani il bicchiere per me.
“Questa è roba di Jeff, sana e vitaminica” me lo riempie e poi passa al suo, appoggia il cartone sul tavolino e si siede sulla poltrona.
Sulla poltrona, certo. Brava Angie, complimenti, gli hai mandato il messaggio di stare alla larga. Faccio un bel sorso di succo e appoggio il bicchiere sul tavolino, Eddie mi fa dei gesti e mugugna qualcosa che non capisco perché lo fa mentre beve.
“Come? Vuoi qualcosa?”
“Mmh”
“Le sigarette?” chiedo indicando il pacchetto.
“Il telecomando, guardiamo un po' di tv, ti va?” chiarisce finalmente. Eddie che vuole guardare la tele? Mi sa che ho esagerato col messaggio subliminale.
“Che c'è? Vuoi fare un sonnellino?” ma perché non chiudo questa cazzo di bocca? Ci prova e lo respingi, cerca un riempitivo per passare il tempo e devi prenderlo per il culo. Non ti va mai bene un cazzo.
“Eheh dormire no, giusto un po' di relax” risponde allungandosi e appoggiando il bicchiere vuoto sul bordo del tavolino. Lo sposto un po' più al centro onde evitare che caschi, così in bilico, poi prendo il telecomando per Eddie.
“Tieni”
“Grazie, Angie” faccio per andare verso il divano, ma Eddie mi prende per il braccio prima e per i fianchi poi e nel giro di due secondi mi ritrovo seduta sulle sue ginocchia.
“Eddie! Dai, che fai?”
“Dove credevi di andare?”
“A sedermi, non posso stare mica qui così...” mi giro per guardarlo mentre parlo, facendo leva sullo schienale della poltrona.
“Ah no? E perché?” mi prende per un ginocchio e mi solleva la gamba in modo che sia perpendicolare alle sue.
“Perché non posso starti così buttata addosso” lui invece continua anche con l'altra gamba e ora sì che gli sto proprio in braccio.
“Chi lo dice?”
“Sono pesante, Eddie, ti schiaccio...” finisce che ci addormentiamo così e lo soffoco nel sonno.
“Io non sento nessun peso” bugiardo.
“E' la droga, ti ha anestetizzato”
“Ahahah Angie, ci vuole di più di un paio di canne per anestetizzarmi, fidati” Eddie mi stringe il fianco e con l'altra mano mi sta ancora accarezzando le ginocchia sopra i jeans.
“Ma sei scomodo...”
“Non sono mai stato così comodo in tutta la mia vita” sentenzia e appoggia, anzi, lascia cadere la testa sul mio petto.
“Se lo dici tu...”
“Tu sei comoda?” chiede rialzando di scatto la testa. Ri-ciao rughette!
“Sì...”
“Perfetto,” mi bacia in una maniera che quasi cado da questa cazzo di poltrona, poi mi passa il telecomando “allora accendi”
“Ok, cosa metto?”
“Fai tu”
Comincio a fare zapping, sperando di trovare qualcosa da cui possa partire uno spunto di conversazione e per fortuna non ci metto molto.
“Uh! Ci sono le repliche di Star Trek! Ti piace?”
“Lo vedevo da piccolo. Diciamo che ero più per i supereroi e le sitcom che per la fantascienza, però me lo ricordo”
“Quindi quella nuova non l'hai vista? The next generation?”
“Mmmm no”
“Beh, fa niente, anch'io preferisco questa classica. Però non è male, sai?”
“Eheh ok”
“Se non ti va cambio”
“No Angie, va benissimo” mi prende il telecomando dalle mani, alza il volume e lo infila da qualche parte tra il bracciolo e il cuscino della poltrona.
“ODDIO MA E' ARENA!”
“Che sarebbe?” chiede Eddie, un po' stranito dal mio improvviso entusiasmo.
“E' una puntata storica! Il Capitano Kirk contro il Gorn, hai presente?”
“Ehm non è che me lo ricordi più di tanto, come ti ho detto”
“Ah se avessi visto questo episodio te lo ricorderesti, credimi!” mi sistemo meglio sulle ginocchia di Eddie.
“E' bello?”
“E' uno dei migliori episodi in assoluto!” mollo la spalliera e il bracciolo della poltrona e mi allaccio al collo di Eddie.
“Oh! Figo”
“E contiene la scena di lotta più penosa della storia della televisione americana”
“Che?”
“Forse anche mondiale, ma non ho gli strumenti per azzardare questa ipotesi”
“Come fa a essere tra le puntate migliori se ha una scena che fa schifo?”
“Non si può spiegare, non capiresti”
“Nel senso che è talmente brutta che è bella?”
“Sì, ma no. Non proprio. Diciamo che Star Trek è anche questo”
L'episodio è già iniziato, anche se non da molto, quindi faccio un breve riassunto a Eddie. L'attacco su Cestus 3, la battaglia spaziale tra l'Enterprise e la nave nemica, i Metron che si incazzano perché gli hanno invaso il settore.
“Praticamente gli fanno fare una specie di processo per duello?” domanda Eddie, che mi tiene ancora saldamente tra le sue braccia. Quando gli si addormenteranno gli arti e precipiterò da questa poltrona gli dirò Te l'avevo detto!
“Esatto! Il processo per combattimento. Come dire, siete venuti a rompere il cazzo a casa nostra, ora prendiamo voi due capitani delle navi, vi piazziamo in questo pianeta deserto e ve la vedete tra di voi finché uno non muore”
“Chi resta vivo vince”
“Sì, e chi muore perde e condanna anche la sua nave”
Eddie segue l'episodio in silenzio, o è molto concentrato o è fatto. Ora sono io ad appoggiare la testa sulla sua spalla. In fondo è solo Eddie, perché dovrei agitarmi? Non so se è merito del Capitano Kirk o del contatto forzato sulla poltrona, ma mi sento molto più rilassata.
“Mi sa che ho fumato troppo, vedo tutto al rallentatore” commenta dopo un po' e io rido sotto i baffi.
“Non sei tu, è così la scena”
“In che senso?”
“E' questo il combattimento osceno che ti dicevo, è a velocità normale”
“Stai scherzando?”
“Ahahah no”
“Che cazzo era quel pugno a due mani?”
“E' il colpo preferito dal Capitano Kirk! Lo usa spesso”
“Sì ma non serve a un cazzo”
“Dettagli”
“E perché quell'alieno è così lento?”
“E' massiccio, non può essere troppo agile”
“Non è riuscito a dargli neanche un calcio! Ecco ora lo sta stritolando”
“Ma il Capitano risponde cercando di strozzarlo”
“Non ce la farà mai”
“Invece sì, con la mitica mossa delle-”
“Manate in testa?! Ahahahahah”
“Vedi? L'ha stordito”
“Scappa!”
“Non può, lo deve affrontare per forza”
“Che cazzo fa adesso?”
“Gli tira un sasso”
“Ma quello è un armadio a quattro ante, che cazzo gli fa il sasso?”
“Il Metron gli ha detto che avrebbero trovato sul pianeta le risorse necessarie”
“Se lo ammazza con quel sassolino urlo”
“Deve pesare un sacco. Guarda, guarda la plasticità nel lancio”
“Ecco, ahahahahah! Come volevasi dimostrare non si è neanche spostato”
“L'ha fatto incazzare ancora di più”
“Dove va? Cristo sì! Quello sì che è un sasso”
“Vuole ricambiare tirandogli un asteroide in pratica”
“Che figura di merda per il Capitano dell'Enterprise”
“Taci, eretico! Kirk non si discute”
“Dai, non puoi negarlo, sta facendo veramente schifo”
“Però sa schivare gli asteroidi”
“Se vanno avanti così questo combattimento potrebbe durare per anni”
“Eheh fortunatamente finisce prima”
“Sicura? Non sta andando avanti ancora oggi, vero?”
“No no, a un certo punto finisce”
“Meno male”
E il finale dello scontro arriva: Kirk costruisce una specie di mortaio con del bambù, diamanti e delle polveri colorate trovate sul pianeta, spara e stende il Gorn.
“Quindi MacGyver non ha inventato niente?” domanda Eddie, facendomi scoppiare a ridere.
“Eheheh no, esatto”
“Non lo ammazza?”
“No. Questa diciamo che è la parte più bella dell'episodio”
Seguiamo l'episodio fino alla fine: Kirk risparmia il Gorn perché capisce che in fondo voleva solo difendere il suo territorio, il Metron è colpito dalla pietà del Capitano, un tratto che non si aspettava di trovare negli umani, e risparmia entrambi.
“La morale è positiva alla fine”
“Sì, c'è ancora speranza per l'umanità”
“Ma... quel combattimento faceva veramente cagare, non ce la faccio” Eddie molla la presa sulle mie gambe per coprirsi la faccia con la mano mentre ride.
“Non posso negarlo. Però devi capire che è del 1968”
“Già, è vero, scusa. E' così che si combattevano gli alieni-lucertola all'epoca”
“Eheh sì, ora ne sappiamo molto di più sugli alieni-lucertola, ma allora si faceva così”
“Comunque avremo dovuto registrarlo per riguardarlo alla moviola, non ho capito bene cosa stava succedendo durante lo scontro, erano troppo veloci”
“Ahahahah”
“Come possono mandare in onda una cosa così violenta a quest'ora? Non pensano ai bambini?”
“Sei più simpatico quando guardi Star Trek, me lo devo annotare”
“Non c'entra Star Trek”
“Ah già, è il fumo. Prendo nota ugualmente”
“No, neanche quello”
“E allora cos'è?”
“Sei tu”
“Oh...”
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“Hai sentito anche tu?” Angie si stacca di colpo dal nostro bacio e si guarda attorno.
“Cosa?”
“Un rumore”
“Che rumore?”
“Non so, qualcosa che sbatte”
“Boh, avrò lasciato una finestra aperta” alzo le spalle e torno a baciarla.
“Dal corridoio non ho visto finestre aperte, prima, quando sono andata in bagno” insiste.
“E allora non c'è stato nessun rumore” le do un buffetto sul naso e ci riprovo.
“Ma io sono sicura di aver sentito qualcosa” niente da fare.
Pensavo fosse tranquilla adesso. Prima era così tesa... anche se non capisco il perché. Cerco in tutti i modi di metterla a suo agio.
“Magari veniva da fuori, no?” le tolgo i capelli dal viso e le accarezzo la guancia, le prendo il mento tra le mani e...
“Non so, mi sembrava più da questa parte” spiega indicando genericamente l'ingresso e il corridoio.
“Come dicevo, magari qualcuno che è rientrato a casa e ha sbattuto la porta”
“Sì... può essere... hai ragione” finalmente mi sorride e io posso riprendere da dove avevamo lasciato.
Almeno finché qualcuno non suona il campanello, un suono che, diversamente da quello immaginario di prima, sentiamo bene tutti e due.
“Hanno suonato” Angie scivola via dalle mie ginocchia e resta pietrificata in piedi, al centro del salotto.
“Già... vediamo chi è che rompe.” mi alzo malvolentieri e vado ad aprire “Jeff?”
“Ehi, scusa amico, ho dimenticato le chiavi” il mio coinquilino entra e lancia lo zaino a terra.
“No problem. Ma che ci fai qui? Non avevi il turno fino alle sei?”
“Infatti. Sono quasi le sei e mezza, Ed” Jeff ride mentre si toglie la giacca e la appende all'attaccapanni.
“COSA? Di già?”
“Ho capito che Violet ti stava sul cazzo, ma se fossi in te l'orologio che ti ha regalato io lo metterei, ti farebbe comodo” mi da due pacche sulle spalle, incrocia le braccia e mi guarda. Sorriso a duecento denti.
“Me ne comprerò un altro...” annuisco e faccio per tornare in salotto. Mi giro e mi aspetto di trovare Jeff che mi segue, invece è ancora lì, impalato, nell'ingresso, che ride. Che cazzo ride?
“Vado a fare una doccia al volo, in teoria abbiamo il soundcheck tra mezz'ora” finalmente si schioda dalla sua posizione sull'attenti e si infila diretto nel corridoio.
“CIAO JEFF!” lo chiama Angie dal salotto e Ament fa un piccolo dietrofront.
“Angie! Ciao! Non ti avevo vista!” entro anch'io nella stanza e vedo Angie, capotto addosso e borsa a tracolla. Non dico che mi aspettavo di vederla come prima, spalmata sulla poltrona con la camicetta sbottonata, però...
“Eh andavi veloce...”
“Che ci fai qui? Non dirmi che stasera non vieni?” Jeff fa il finto incazzato e Angie non ci casca.
“Vengo, vengo. Ho solo fatto una scappata per portarvi una cosa” lei non fa in tempo a indicargli il piatto che subito il bassista si avventa sulla torta.
“Cioccolato! Grande Angie, sei mitica. Soprattutto perché l'hai portata solo a noi e non agli altri membri della band”
“Avrei voluto, ma portare una torta all'Off Ramp mi sembrava un po' scomodo”
“Scomodissimo, infatti, meglio così!” ribadisce lui con la bocca piena.
“Non dovevi farti la doccia? Non eravamo in ritardo?” gli domando avvicinandomi ai due.
“Ma sì, tanto i suoni all'Off Ramp fanno sempre cagare. Se ci aspettano bene, se no sticazzi”
“Va beh, allora io vado” Angie si smarca da Jeff, e anche da me.
“Di già?” protesto io.
“Sì, direi che avete da fare”
“A questo punto aspetta e vieni direttamente con noi al locale, no?” Jeffrey ha l'idea del secolo.
“Già! Se hai pazienza un secondo andiamo tutti assieme” mi unisco anch'io alla proposta.
“Grazie, ma... non posso, ho un paio di commissioni da fare che non posso rimandare eheh. Ci vediamo stasera!” Angie infrange le mie speranze e corre via verso l'ingresso.
“Ciao Angie, grazie per la torta” Jeff la saluta e si siede col piatto in mano, tagliando un'altra fetta. Mi stupisco che non la stia rompendo direttamente con le mani. Forse è perché c'è ancora lei. Ancora per poco.
“Ciao ragazzi!” si ferma e si affaccia al volo un ultima volta verso di noi, facendo ciao-ciao con la mano, per poi scomparire. Non faccio neanche in tempo a fare un solo passo per raggiungerla e salutarla come si deve che sento già la porta aprirsi e chiudersi.
Ma che cazzo...?
“Ho interrotto qualcosa?” sto ancora cercando di capire cos'è successo quando Jeff mi fa la domanda.
“No”
“Sicuro? Mi sembra ci fosse una bella festicciola in corso...” il mio amico indica la mia camicia abbandonata a caso sul tavolino, i mozziconi nel posacenere e i bicchieri.
“Sicuro. Ehm... torno subito” rispondo facendo qualche passo all'indietro.
“Dove vai?”
“Devo... cazzo, mi sono dimenticato di dire una cosa ad Angie”
“Ah sì? Che cosa?” Jeff incrocia le gambe sul divano e continua a ridermi in faccia.
“Una cosa... di lavoro... torno subito” schizzo fuori e mi precipito giù per le scale.
Io non ho detto nulla a Jeff, ma ho come il sospetto che abbia capito qualcosa. Beh, d'altronde aveva già capito prima, non è mica scemo. Che poi, io glielo direi anche. Però ho intuito che Angie non vuole che nessuno lo sappia. Da cosa l'ho intuito? Beh, vediamo... forse dal fatto che venerdì sera, dopo aver passato un pomeriggio fantastico solo noi due, quando siamo andati tutti insieme al pub scozzese qui sotto per festeggiare la fine del tour, lei mi ha a malapena rivolto la parola sedendosi il più lontano possibile da me? O perché sabato sera, quando sono passato da Roxy e ci stavamo tenendo per mano, lei ha mollato subito la mia non appena è apparsa Meg? Capisco siano pochi giorni, però non vedo perché ci dovremmo nascondere.
“Angie!” la raggiungo tra il secondo e il primo piano e la sua faccia quando mi vede è decisamente perplessa.
“Eddie? Che c'è?”
“Che vuol dire che c'è? Cos'era quello?” mi fermo, qualche gradino più in su.
“Quello cosa?” domanda e sembra davvero non capire.
“Questo” rispondo, facendole ciao-ciao con la mano e scendendo di un paio di gradini.
“Un gesto universale di saluto?”
“E non hai dimenticato niente?” alzo gli occhi al cielo e scendo ancora.
“Non so... che ho dimenticato?”
“Tipo... questo?” arrivo al suo gradino, le prendo il viso tra le mani e la bacio.
“Oh intendevi questo” commenta imbarazzata.
“Sì, proprio questo.” aggiungo con un altro bacio veloce “Perché sei andata via salutando così?”
“Beh, c'era Jeff...”
“E allora?”
“Rischiavamo che ci vedesse”
“Ripeto: e allora?” Angie e io non ne abbiamo ancora parlato, insomma, tutte le volte che io provo a parlarle di noi, lei cambia argomento e finora ho fatto finta di nulla. Dopotutto sono solo pochi giorni. Ma forse è arrivato il momento di affrontare il discorso.
“Eddie...”
“Che c'è di male se ci vede? Prima o poi lo verrà a sapere, o no?”
“Sì, ma... non lo so” lo sguardo di Angie scivola a terra.
“Non vuoi che lo sappia nessuno, questo l'ho capito. Ma non ho capito perché”
“Solo per il momento”
“Non ti ho chiesto quando, ma perché”
“Perché... lo sai come sono i ragazzi... non si fanno i fatti loro” inizia a farfugliare gesticolando.
“Angie”
“Sei nella band dei miei amici e se succedesse qualcosa-”
“Angie, ti svelo un segreto: agli altri non frega un cazzo di noi. Sì, possono fare due battute, scherzare, spettegolarci su due minuti, ma poi ognuno torna alla sua vita e ai suoi problemi. Non ruota tutto attorno a noi”
“Eheh lo so!”
“E allora?”
“Vorrei solo aspettare un po' prima di dirlo, tutto qui”
“Non è che dobbiamo dirlo, non dobbiamo fare annunci, solo... smettere di nasconderci. E i nostri amici mangeranno la foglia”
“Se aspettiamo un attimo prima di fargliela mangiare?”
“Ti vergogni di me”
“Cosa? Ma figurati, che cazzo dici?!”
“E allora cos'è, non ti fidi?”
“Non è quello, Eddie”
“Perché se non ti fidi, allora dimmi cosa devo fare per farti avere fiducia in me”
“Non devi fare niente”
“Io non sono Jerry” se lei non vuole nominare l’elefante nella stanza, sono io a doverlo fare.
“Oddio, lo so!”
“Lo sai? Sicura?”
“Certo che lo so, altrimenti non sarei qui con te”
“Io non ci sto a nascondermi perché io non ho nulla da nascondere, ok? Cosa sono? Il nuovo non-ragazzo? Il fidanzato segreto del momento?”
“Io... che hai detto scusa?” Angie finalmente mi guarda, solo che lo fa come se avesse visto un fantasma.
“Che non ci sto e-”
“No, quello che hai detto dopo” Angie si appoggia alla ringhiera della scalinata, aggrappandovisi con entrambe le mani.
“Che non ho niente da nascondere?”
“Dopo ancora?”
“Il fidanzato segreto”
“Sì, quello! Ecco...in che senso, scusa?” mi chiede con gli occhi sgranati.
“Come in che senso? Nel senso che sono il tuo ragazzo e nessuno lo sa, non-”
“Sei... sei il mio ragazzo?”
“Beh, sì... o no?” io avevo capito di sì. Forse non avevo capito un cazzo.
“Sì sì! Cioè, non lo so, non ne abbiamo parlato...” gli occhi sono di nuovo bassi e io mi avvicino.
“Non ne ho parlato perché mi sembravi un po' a disagio, ogni volta che provavo ad affrontare l'argomento...”
“Lo so, è vero... è colpa mia”
“Colpa? Che colpa? Non c'è nessuna colpa? E'... è nata questa cosa ed è una cosa bella e ci stiamo frequentando. E ti imbarazza un po' parlarne perché è appena iniziata, non c'è nulla di strano”
“Quindi... cosa siamo... io e te?” mi chiede e lo sento che le costa tanta fatica parlare così schiettamente.
“Tu cosa vuoi che siamo?”
“Te l'ho chiesto... ehm, te l'ho chiesto prima io” ribatte accennando un sorriso. Il solito, irresistibile.
“Stiamo insieme”
“Ok”
“Per te invece?”
“Anche per me”
“Perfetto” le prendo le mani e gliele stacco dalla ringhiera, baciandole assieme.
“Quindi... non ti stai vedendo con nessun'altra?” mi chiede e io le darei una testata, ma di quelle forti!
“No, Angie, non mi vedo con nessun'altra...” poi d'improvviso, un sospetto “Perché tu ti vedi con qualcun altro?”
“Cosa? No!”
“Sicura?” non è che tutta questa discrezione e l'imbarazzo sono solo dovuti al fatto che è uscita con qualcun altro? Dopotutto non ne abbiamo mai parlato, quindi non abbiamo mai stabilito quanto questa cosa fosse esclusiva o no. Con chi cazzo esce? Chiunque sia se la vedrà con-
“Certo, con chi vuoi che mi veda?”
“Non lo so, dimmelo tu”
“Non mi vedo con nessuno, Eddie. Solo con te” stavolta è lei a prendermi la mano e a stringerla delicatamente nelle sue, accarezzandone il dorso, poi le dita e infine il palmo, studiandola attentamente, senza guardarmi.
“Ok”
“Allora stiamo insieme”
“Già... allora... andiamo a dare a Jeff la bella notizia?”
“Eddie, per favore”
“Scherzavo! Scherzavo!”
“Solo per qualche giorno, teniamocela per noi... ok?”
“Ok, mia regina”
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Salve a tutti cari lettori (sempre che ci sia qualcuno che per caso o disgrazia mi legge ancora).
Oggi siccome ho troppa voglia di ripassare per l’esame di mercoledì (odio profondamente questa fase, perché non ne ho più voglia di stare a rileggere le solite cose), ho deciso che perderò un po’ del mio tempo scrivendo le mie ultime peripezie, con la speranza che qualcuno mi legga per darmi una sua opinione a riguardo, un consiglio o un commento. Dato che riguardano cazzate varie, prendetele come una specie di romanzo o telenovela, anche se scritta.
Più di due settimane fa sono andata a studiare nella “nostra” biblioteca, ormai è definita così, quella in cui andavamo io ed Elia, mio ex storico. Non c’era posto, quindi ho chiesto ad un ragazzo se potevo sedermi alla sua scrivania. Partiamo dal presupposto che di vista lo conosco, perché anche quando andavo con il mio ex, l’ho sempre visto lì a studiare e ho sempre pensato fosse un bel ragazzo (anche se il mio ex continuava ad infamarlo, dicendo che era solo un riccone superficiale). Forse per questo, l’ho sempre ritenuto pieno di ragazze che gli sbavavano dietro, ma alla fine era una cosa che ho collegato io all’opinione del mio ex, non è detto che lo sia. Fatto sta che mi sono messa accanto a lui a studiare. Ad un certo punto mi ha chiesto se poteva aprire un secondo il quadernone, il che mi ha fatto un po’ strano perchè comunque non occupavo molto spazio con i miei libri. Dopo pausa, in cui sono uscita a fumare, mi fa: “ti posso chiedere una cosa? Sai mica cosa significa -un termine che non saprei nemmeno ridire, perché molto strano-?”. Ovviamente non lo sapevo, e mi fa: “va beh, non ti preoccupare, cerco su internet”. Dato che insomma, non mi era indifferente a scherzo gli ho detto: “poi fammi sapere, che ora son curiosa”. Alla fine era un termine inglese e tradotto che riguardava ingegneria. A fine giornata se ne va e mi saluta.
Non so perché, ma questi due pretesti per parlarmi – perché non penso sia tanto normale chiedere il permesso per aprire un quaderno o chiedermi un termine che quasi sicuramente non sapevo- mi hanno fatto pensare che volesse attaccare bottone. E mi ci sono talmente fissata da cercarlo ovunque sui social dalle poche informazioni che avevo, tipo le iniziali sul suo computer, e dalle sue amicizie, per cercare di scoprire se era fidanzato o meno, di modo che, nel caso, avrei abbandonato l’idea di far nascere qualcosa.
In queste due settimane non ho fatto altro che tornare in quella biblioteca per cercare di rivederlo e creare un’occasione per parlarne, ma non c’è mai stato niente, se non un “ciao” e sorrisoni smaglianti e da ebeti quando ci si incrociava, o proprio un far finta di niente perché magari era in compagnia e mi vergognavo.
Poi una mattina, giovedì mi sembra, siamo entrati praticamente insieme, ma anche lì, solo un ciao e un sorriso. Quando sono uscita mi sono accesa una sigaretta, nell’attesa che uscisse anche lui, e siccome c’era un convegno, mi passa davanti e mi fa: “c’è un po’ di coda”. “eh, si”. Incapace, come sempre, nelle relazioni umane. Poi -credo di essermi svegliata con il piede giusto, idk- mi sono fatta coraggio e gli ho chiesto se avesse trovato quel termine curioso che mi aveva chiesto. Allora mi ha iniziato a spiegare tutte le cose scientifiche del caso, siamo usciti dal cancello, e ogni tanto si guardava indietro per vedere dove fossi. E mi fa “oggi ci sei?”. Io sorda come pochi, non avevo capito e me lo sono fatta ripetere tipo altre due volte. Gli ho detto che avrei mangiato il mio pranzo al sacco e che sarei rientrata, mentre lui sarebbe andato al bar, mi ha salutato con un “a dopo allora”.
Io già mi stavo facendo i pipponi mentali, e quando sono rientrata stava piovendo, e per colpa della mia troppa gentilezza, mi sono puppata una ragazza che non mi si scollava, solo perché le avevo offerto un riparo dalla pioggia con il mio ombrellino. Quindi i piani di entrare insieme e mettersi a sedere allo stesso tavolo erano svaniti. Però gli sono passata davanti, e siccome l’ho visto sdegnato gli ho chiesto: “preso male?, se vuoi dopo si fa pausa”. Niente pausa, perché non mi è venuto a chiamare ed io ho evitato di rompergli i coglioni e fare la solita cagnolina. Destino vuole che abbiamo fatto chiusura insieme, pioveva, e allora gli ho offerto un passaggio con il mio ombrellino, ma lui ha rifiutato, perché sarebbe andato a casa a piedi. Al che siamo usciti insieme e lui se ne esce con: “mi sa che faccio una mattata”. “Del tipo?”, “mi sa che mangio un boccone e vado al ***”, “che ci vai a fare al *** di giovedì sera?” “eh, lì la biblioteca è aperta fino alle 22”, “ma te sei un matto, ma quando ce li hai gli esami?” e da lì abbiamo fatto due discorsi sull’università, ho scoperto che ha 25 anni, perché alla mia domanda “a che anno sei?” ha capito che gli avessi chiesto l’età, dicendomi “lascia stare, oggi sono sordo”. E lì figura di merda colossale: “va beh, non ti preoccupare, che te ne frega, io sono sorda quasi tutti i giorni”. Boh, mi era presa male ahahah. Ci siamo salutati e amen.
Il giorno dopo, ovviamente, sono tornata in biblioteca. Casualità vuole che fosse a sedere da solo, quindi ho chiesto se fosse libero e mi sono seduta accanto a lui (lo so, ho fatto passi da gigante). E ogni tanto mi parlava, mi ha detto che alla fine non era andato a studiare, che ha mangiato un pezzo di pizza ed era andato a casa, che sentiva un spiffero d’aria e cazzate varie. Verso le 17 si alza e mi dice “io vado a pauseggiare”, tempo 5 minuti che mi sono alzata anche io con nonchalance e sono andata alle macchinette, perché mi ero scordata la merenda. C’era anche lui e quando ha visto che mi stavo avvicinando alla macchinetta, una volta che ha finito lui, ha fatto tipo il gesto di “ah, se sapevo che prendevi qualcosa te lo offrivo io” o almeno, questo è quello che mi è sembrato. Mi sono messa a mangiare fuori nel cortiletto e lui mi ha raggiunta, nonostante stesse parlando con un suo amico. Stava fumando una sigaretta elettronica quindi automaticamente gli faccio “che fumi?”. da lì abbiamo iniziato a parlare del fumo e siccome gli ho riportato una frase di una mia amica, mi è venuto automatico ripetere il mio nome, quindi ILLUMINAZIONE, mi fa: “a proposito, non ci siamo neanche presentati “piacere ***”, “come? ma sei italiano? (intendevo se fosse nato in Italia, perchè era ovvio che avesse origini straniere, dato i suoi lineamenti asiatici - continua a pensare che gli italiani non mi sanno di niente, dato le mie esperienze passate: greco e colombiano, ma dettagli)”. Mi ha ripetuto il nome, perchè io sono sorda (per l’appunto) e non essendo italiano - altra figura di merda- mi spiega che ha origini coreane, ma lui è nato in Italia, perchè i suoi genitori si sono trasferiti per motivi lavorativi. Abbiamo riparlato di due stronzate, tra cui università, studio, maturità, superiori, di dove siamo e siamo rientrati. Appena ci siamo messi a sedere mi fa, così dal nulla, cosa che mi ha spiazzato un po’: “come ti chiami su instagram?” e io ovviamente, ho fatto finta di essere una ragazza poco social, ma lui “ok, ho capito, aspetterò fino a quando non me lo dirai”. Ci siamo seguiti e fine. Abbiamo fatto di nuovo chiusura insieme, altri due discorsi alla io boia e mi ha augurato buona serata.
Sabato, sono tornata in biblioteca, ma un po’ più tardi del solito, quindi ho deciso di non fare figure di merda e di studiare fuori dalla biblioteca. E’ uscito prima di pranzo, mi è passato accanto e mi fa: “che fai prendi il sole?”, magari! Comunque ci siamo salutati, “a dopo”. Ma stavolta è stato strano. Nonostante mi fossi seduta al suo tavolo, da sola, prima che entrasse lui, non mi ha raggiunta, anzi è andato a parlare con un suo amico ed è andato a un altro tavolo da solo. Lui ha fatto pausa con un suo amico, io da sola, facendo finta di niente. E’ uscito passandomi davanti senza manco salutarmi. E’ inutile dire che ci sono rimasta male.
Sono andata in biblioteca anche ieri e non c’era. Faccio per sistemare le mie cose, che lo intravedo a un angolo. E’ uscito per far pausa e niente. E’ rientrato, ha salutato un suo amico che praticamente era vicino a me, ho fatto per alzare la testa e salutarlo, ma ha tirato dritto senza cagarmi. Al che, ho fatto pausa da sola, già nella disperazione, messaggi a amiche per dire dell’accaduto, tempo 5 minuti che è uscito anche lui e quindi, forse quasi per forza, ci siamo salutati, abbiamo fatto due discorsi e boh fine. Ieri è uscito un po’ prima del solito e RULLO DI TAMBURI, mi è passato dietro, mi ha toccato una spalla per salutarmi. IO SCIOLTA.
FINE.
Comunque niente di che, io ho preso una di quelle cotte adolescenziali assurde, perché appena mi saluta, sorride o parla, io vado in un altro mondo. Però, nonostante i suoi pretesti iniziali di attaccare bottone per delle stronzate, non mi sembra di interessargli, perché se avesse voluto mi avrebbe chiesto un caffè o una pausa pranzo insieme, non ci vuole niente. Mi sembra molto focalizzato sullo studio e sugli amici, più che su una relazione. Magari è semplicemente un trombino, dato che lo becco sempre con una diversa da quell’altra (lo so, possono essere semplici amici, ma boh). A VOI I COMMENTI, sempre che siate riusciti ad arrivare fino in fondo senza morire o bestemmiare. Lo so, sono una patologica. Lo so, ho fatto 6362388912 di grammatica e ortografia, ma capitemi, non scrivo da tanto, in più mercoledì ho un esame e dovrei ripassare, quindi non ho manco riletto. Abbiate pietà di me.
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