#e il ti rispondo
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Io!
Non!
VOGLIO FARE UN CAZZO
VOGLIO ESSERE UNA
Merda
Lasciatemi fare
Schifo!!!!
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ciao a tuttə, intanto volevo ringraziarvi per tutti i messaggi e la vicinanza, io ora sto un po' così e non riesco neanche a rispondere ma grazie a tuttə veramente
sono in marocco e vi racconto una cosa al volo, così per distrarmi. una cosa divertente. stamattina abbiamo incontrato delle ragazze spagnole in vacanza qui a tangeri in un bar, e io e mia cugina (anche lei nata in italia) abbiamo dato loro indicazioni. è finita che queste ragazze, sapendo che siamo italiane, iniziano a dirci che il loro attore preferito (tale guevara qualcosa) reciterà nel remake spagnolo di mare fuori. io neanche lo sapevo che ci fosse sto remake comunque mia cugina inizia a googlare questo attore e fa "vabbè ma lui fa il chiattillo sicuro, guarda che faccia" e queste "eh ma noi non abbiamo visto la serie perché non vogliamo anticipazioni" e mia cugina finisce che racconta per filo e per segno tutta la prima stagione battendo soprattutto sulla necessità di sapere chi avrebbe interpretato edoardo (perché è innamorata di p--lillo spudoratamente da 3 anni) "no perché voi avete un potere nelle mani che è quello di rendere giustizia al personaggio più bistrattato di tutta la storia delle televisione italiana" (io occhi al cielo. sì) (loro confuse) (loro alla fine: "ma questo ciro perché voleva uccidere a carmin e chiattiglio"
e penso che è la prima volta che mi è venuto da ridere in undici giorni in cui mi sento solo morire. la loro pronuncia faceva troppo ridere, questo crossover è stato divertente, e mi ricorderò di loro per sempre
#poi rispondo a tutti perdonatemi è che proprio sto mentalmente esausta da morire io non so come sto riuscendo a campare#ma mi ha fatto ridere stamattina questo incontro e mi sono sentita viva per cinque minuti e lo volevo scrivere#anche il fatto che sono a casa mi fa sentire viva e vorrei poter rimanere qui per sempre. ma non si può.#ti amo papà almeno sono qui per il motivo più giusto del mondo.
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#tesoro non so se vuoi che condivida quel messaggio#io voglio solo dirti che non si è soli#a volte ci sentiamo un po’ alienati perché semplicemente facciamo esperienze diverse#la mia è molto simile alla tua#in pandemia ho avuto un breakdown clamoroso per questo#poi è andata un po’ meglio… ora non dico che non mi imbarazzo#sono in quell’età in cui ti chiedono se sei fidanzata e io rispondo sempre no#l’altro giorno il mio tutor mi ha fatto questa domanda#e alla fine mi fa ‘vuoi essere zitella a vita?’ a me ha dato molto fastidio#perché ero li a chiedermi cosa cazzo volese dire#ho solo 27 e non lo voglio un fidanzato#prima di tutto perché preferisco una fidanzata#eppure sta cosa mi ha dato un fastidio perché la gente non si deve permettere di cacare il cazzo su queste cose#e io ti capisco perfettamente su questo fidati#ma io so anche che questi miei anni di solitudine mi hanno solo permesso di conoscermi meglio#e mi consentono di imparare ogni giorno cosa voglio per me stessa#<3 ti abbraccissimo
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to which saint do i have to consecrate my soul to schedule a fucking breasts ultrasound in this country
#i tried booking one but the clinic said 15 july…… i’m working this summer i can’t#they all make me want to not cheek whatever it’s been going on#but i do have some breast pain and better safe than sorry#ma come li schifo nei morti loro che non ti rispondo quando ti rispondono ti rispondono male#vorrei farmi un’estate quieta. e l’anno scorso l’idrocefalea possibile operazione al cervello e quest’anno l’ecoseno. ma io so ipocondriaca#che posso ci fare. io che schifo pure i medici#ci vuole speciale delicatezza per un’ipocondriaca che non sopporta i medici e quindi ha solo paura ma non si controlla. quella volta che#si vuole controllare nessuno la caga. effettivamente#pippone megagalattico ma sto vicino alla finestra dove prende il mio telefono aspettando una chiamata dal centro. ‘mi manda un recapito#telefonico’ e po nun m chiamm c cazz m signific#mic#check**
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ciao leggo dai quotidiani che sono ricominciate le proteste dei trattori in tutta Italia ci spieghi perchè? Te lo chiedo qui perchè penso che interessi a molti Tumbleri il tema e possa venire fuori una bella discussione
Io penso che non interessi proprio a nessuno ma visto che mi hai scritto 700 volte ti rispondo.......
Te la faccio più breve possibile: sono ricominciate le proteste perchè con i prodotti agricoli che si producono non si guadagna più niente, anzi a volte ci si rimette pure, l'altra volta la protesta si era placata con qualche contentino qui e la ma il problema è strutturale. Fondamentalmente, arrivano prodotti agricoli a prezzi stracciati da altri paesi che adottano tecniche di coltivazione discutibili e abbassano il prezzo dei nostri prodotti qui in Italia a tal punto da non coprire più nemmeno le spese di produzione. Praticamente l'agricoltore è diventato un lavoro per ricchi annoiati o dopolavoristi appassionati, ma non crea più reddito, e questo vale per tutto; dai cereali ai legumi dagli ortaggi, alla frutta e quant'altro, qualsiasi cosa si fa che riguarda la terra non crea reddito. Sono ormai 3-4 anni che il settore è in seria sofferenza ma adesso stiamo toccando veramente il fondo e quindi si scatenano queste proteste abbastanza inutili a mio parere ma vabbè.
Spero di essere stato abbastanza esaustivo, e soprattutto di non aver scritto qualche strafalcione, saluti baci e carezze audaci!!!!!
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sabato 25 gennaio: esco con una delle mie migliori amiche, andiamo a cena fuori con altri suoi amici, loro ci salutano e mentre stiamo per andare a casa le dico: “andiamo a bere qualcosa?”.
andiamo al locale e mentre parlavamo dell’ultimo scoop del posto arriva la sorella, il compagno e altri due amici loro.
continuiamo il discorso che avevamo e mentre parlavamo uno dei due mi guardava e mi sorrideva, io sono gnorri in queste cose e non tanto ci sto dietro.
il giorno dopo mi segue su insta, due giorni dopo mi risponde alla storia, il giorno dopo prendiamo un caffè a maratea e nello stesso pomeriggio ci vediamo altre due volte.
mi laureo senza dire nulla a nessuno, gli rispondo sporadicamente tutto il giorno finché alla sua domanda: “stasera ci vediamo?” gli rispondo: “torno da Roma per le 22, mi sono laureata”.
alle 22:30 è sotto casa con un mazzo di fiori, guardiamo un film sul divano sotto la coperta, mi riempie di baci, di attenzioni.
oggi andiamo a comprare le sigarette, mi tira in un vicolo e mi bacia, “ci vediamo stasera quando chiudo”.
alle 22:30 è da me. “non faccio tardi, domani apro io e ti lascio riposare”, film, coperta, baci, coccole.
è andato via dieci minuti fa dicendo: “domani passa, mi dai un bacio e alle 19 sono da te per cena”, lunedì andiamo al cinema.
ho il cuore che mi scoppia di felicità, anche se è interista ed è leone, ma qualche difetto doveva pur averlo.
le cose belle arrivano per chi sa aspettare.


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Ancora una volta in attesa... Con il cuore in mano... E la voglia tra le gambe... Sto esplorando nuovi orizzonti... Sto cercando di distrarmi... Ma alla fine rimango sempre succube di te... Della tua testa malata e del tuo grande ego... È irrazionale il mio volerti... Se ti analizzo vedo in te tutti i difetti che più odio... Ma perché addosso a te mi appaiono così sexy ed eccitanti? Perché quando ti penso o parlo di te il mio cuore accelera? Perché sul mio viso spunta un sorriso? Perché tutto il mio corpo muore dal desiderio di essere al tuo servizio? Non credo di essere innamorata... Tutti lo credono... Ma io dico sempre di no... Non sono innamorata... Mi ha solo preso la testa rispondo... Alzo le spalle e cambio discorso... E dentro di me penso... No... Non sono innamorata...
~ Virginia ~

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Gli abitanti del pianeta Auschwitz non avevano nomi. Non avevano né genitori né figli. Non si vestivano come si veste la gente qui. Non erano nati lì né li concepivano. Respiravano secondo le leggi di un’altra natura e non vivevano né morivano secondo le leggi di questo mondo. Il loro nome era Ka-Tzenik e la loro identità era quella del numero tatuato nella carne dell’avambraccio sinistro.
- Testimonianza resa al processo Eichmann a Gerusalemme
Dimenticare lo sterminio
fa parte dello sterminio.
- Jean-Luc Godard
Questo non è un sanatorio. Questo è un Lager tedesco, si chiama Auschwitz, e non se ne esce che per il Camino. Se ti piace è così; se non ti piace, non hai che da andare a toccare il filo elettrico.
- Primo Levi
Chi è stato ad Auschwitz ha sentito per anni l’odore di carne bruciata: non te lo togli più di dosso. E poi rimani sempre quel numero... Il mio numero 75190 non si cancella. È dentro di me.
- Liliana Segre
La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a non dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le rinnovate stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di indifferenza che copre il dolore dei martiri! Il mio impegno, in questo senso, è un dovere verso i miei genitori, mio nonno, e tutti i miei zii. È un dovere verso i milioni di ebrei ‘passati per il camino’, gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova, gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle dell’universo che il male del mondo ha voluto spegnere… I giovani liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è stato storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo.
- Elisa Springer
Da anni, ogni volta che mi sento chiedere: “Come è potuto accadere tutto questo?”, rispondo con una sola parola, sempre la stessa. Indifferenza. Tutto comincia da quella parola. Gli orrori di ieri, di oggi e di domani fioriscono all'ombra di quella parola. Per questo ho voluto che fosse scritta nell'atrio del Memoriale della Shoah di Milano, quel binario 21 della Stazione Centrale da cui partirono tanti treni diretti ai campi di sterminio, incluso il mio.
- Liliana Segre, La memoria rende liberi
Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi.
La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia.
- Primo Levi
@occhietti
GIF fables. blogfree. net
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Poi vi chiedete pure perché non rispondo in chat.
Non sapete proprio approcciarvi in 2 secondi mi hai insultata e vuoi pure pretendere che ti dica si per un caffè MA VAFFAMOC.
P.s Che poi io non ho dato via a nessun "scrivimi senza anonimo" il che non ti dava il diritto di pensare che accettassi un tuo invito troglodita
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mi masturbo, prendo 10 gocce, mi metto a letto, mi rigiro, penso ancora a te. ho così tanta rabbia che mi viene la nausea a pensarci. “questa è l’ultima volta che ci vedremo vero?”. lo hai detto con la voce rotta. mi blocco, mi volto indietro, ti guardo. sto piangendo. “non lo so” rispondo io. “è l’ultima volta” ripeti. mi giro e me ne vado. “ti voglio bene” mi urli. ci penso ancora a quel ti voglio bene. non ho mai sentito qualcuno dire niente di più egoista. mi chiedevi di non guardarti in nessun modo e evitavi il mio sguardo perché avevi paura di quello sentivi. “posso?” mi hai chiesto quando mi hai accarezzato i capelli dopo mesi che non mi toccavi. mi hai chiesto di dormire insieme perché non lo fai più da quando ci siamo lasciati. tutto questo lo avresti fatto con l’unico scopo di portarmi a letto. non ti credo, non ti ho creduto e non ti crederò mai. sei un codardo.
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- Queste scarpe mi uccidono….., dico con una smorfia mentre mi lascio cadere sul divano e ne sfilo una….
Siamo di ritorno dal matrimonio di mia nipote. Ovviamente, come nonna della sposa, sono stata particolarmente attenta a presentarmi elegante e a posto, sapendo che avrei avuto con il resto della famiglia gli occhi addosso degli altri invitati.
Ma forse alla mia età non posso più permettermi di tenere i tacchi alti per tante ore….
- Vu….vuoi che ti aiuti, nonna?
A parlare è mio nipote, l’altro, il maschio, più piccolo di sua sorella la sposa. È lui che mi ha riaccompagnato a casa. Ci siamo divisi in più auto dopo la cerimonia e Marco mi ha fatto da autista. Sotto casa, gli ho detto di salire con me. Sembrava contento.
Adesso, quella frase mi ha un po’ sorpreso. Lo guardo. È arrossito. Però non so che dire, è una offerta così dolce….
Si inginocchia davanti il divano. Sfila una scarpa con delicatezza. Prende il mio piede tra le mani. Comincia a massaggiarlo. Sono ancora più stupita, ma devo ammettere che era proprio ciò che mi ci voleva…..
- A…a…anche l’altra, nonna?
Non rispondo, ma gli porgo il piede. Sfila anche l’altra scarpa. Le sue dita mi massaggiano i piedi. Avvolgono i talloni. Passano delicatamente sotto la pianta. Inarco il piedino. Massaggia, o dovrei dire piuttosto accarezza, le dita.
Mi sfugge un gemito. - Sei bravo….
Il massaggio è ancora più intenso. E me lo godo. Avvolge con le dita la caviglia, pressa nei punti giusti. È tutto intento nel suo lavoro, lo guardo ma tiene il capo chino, non lo solleva nemmeno verso di me.
- Ma dove hai imparato?, dico ridendo.
Mi sembra che inghiotta a vuoto. - V..vu…vuoi che smetta, nonna?
- oh no, assolutamente, rispondo e inarco ancora i piedini.
- Ha…hai dei piedi bellissimi, nonna….
Che dolce complimento. Da mio nipote, ma pur sempre un complimento, e per una vecchia signora….
- Lo pensi davvero o lo dici solo per fare contenta tua nonna?
Che perfida che sei, così lo metti in imbarazzo, il cucciolo.
Ma lui continua, quelle dita, quello sfiorare delicatamente, ora la monta, ora la pianta dei miei piedini, mmm, non riesco a non pensare a quanto siano sensuali quelle carezze. Cosa mi sta succedendo?
- Si, lo p…pp…penso….
-Grazie Marco, quelle scarpe sono eleganti, ma così strette……
Mi sfugge ancora un gemito, quando Marco prende un piede fra le mani e lo porta alle labbra, e le poggia sopra, per un bacio.
O forse sono stata io a spingere il mio piede verso la sua bocca, fino a premerlo sulle sue labbra….
Che importa. Adesso è la pianta, poggiata sul suo viso, che lui bacia. E poi le dita. E poi di nuovo la monta, e la caviglia, risalendo, finché non è la punta della sua lingua che sento attraverso le calze sulla pelle e lui che comincia a leccare piano la gamba….
Potrei fermarlo, certo, allontanarlo, tirare indietro le gambe, sgridarlo…..Invece poggio l’altro piede sulla sua guancia e lo uso per accarezzargli il viso….
- N…no…nonna, hai delle c..ca….calze bellissime, mormora in un sussurro, senza smettere di baciarmi e leccarmi le gambe.
- Davvero ti piacciono le mie calze, amore?, gli dico mettendo una mano sulla sua testa, le dita fra i capelli.
- e….la …riga…., sussurra ancora. Quelle scarpe, con quei piccolissimi pompon, che sapevo avrebbero guidato gli occhi sulla riga delle mie calze….non ho fatto male a metterle, proprio no….
La sua bocca è risalita, mi bacia sulle ginocchia, ora. Si ferma. Solleva finalmente il viso. I nostri occhi finalmente si incrociano.
- s…scu…scusa, nonna. Ho perso la testa…., lo dice strozzato, quasi un singhiozzo.
- Tu solo?, è la mia risposta. Con le dita laccate stringo il suo viso fra le mani. E, dolcemente lo attiro verso il mio grembo. Lo guido a continuare e baciare e leccarmi le calze, mentre allargo le gambe e lo attiro in mezzo alle mie cosce.
Quando le sue labbra arrivano a sfiorare le mutandine di pizzo, emetto un gemito più forte degli altri e un incontrollato riflesso mi fa stringere le cosce sul suo viso. Le sue labbra sentiranno le mutandine bagnate.
Stamattina le ho indossate sopra il reggicalze. Sarà facile farmele sfilare per poi farmelo su questo divano.
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Un mio collega (praticamente quello che sento come il più stretto da quando abbiamo cambiato postazione e ci siamo trovati ad essere vicini) si chiama Ishiguro (letteralmente "pietra nera" - non mi chiedete perché, è un cognome e quindi va preso per quello che è senza domande come con i cognomi italiani).
Dicevo, ho sto collega che si chiama Ishiguro e che è, secondo me, l'emblema della freddezza/distanza sociale dei giapponesi ma che sotto sotto dimostra anche gentilezza e timidezza.
Infatti lui è il tipo che una volta si è arrabbiato tantissimo con me per una cosa stupida, ma qualche minuto dopo, si è scusato ammettendo che se l'era presa troppo con me perché era arrabbiato per altri motivi.
È dall'altroieri che sono a conoscenza del fatto che sarei stata spostata di dipartimento, ma il nostro superiore ancora non aveva fatto sapere niente a nessuno. Ieri però era arrivata una richiesta che in tutto e per tutto avrei dovuto prendere in carico io, ma, sapendo del trasferimento imminente e per evitare inutili transizioni, volevo evitare di gestire e quindi l'ho lasciata lì per un po' non sapendo cosa fare. Alla fine decido di parlare di questa situazione alla mia ex tutor che mi dice:"Poiché il nostro superiore non ha ancora dato la comunicazione ufficiale, devo fare finta di non sapere niente e purtroppo non posso gestire ufficialmente quella mail. Per cui chiedi a Ishiguro o a qualcun altro di farlo e se ti chiedono qualcosa dì loro soltanto che ti è stato detto di non gestire nuovi casi, senza dare troppe spiegazioni". Essendo questa (dire le cose a metà come fossero mezze bugie) una delle poche cose al mondo che proprio NON SO FARE (perché sono il tipo che o dico tutto o non dico niente), alla fine non c'ho avuto proprio cuore o coraggio di dire una cosa del genere e quindi alla fine sta mail è rimasta così fino a fine giornata.
Poco prima di andare via però il nostro superiore dice che la mattina seguente alle 10:00 ci sarà un meeting. Poco dopo, Ishiguro (ignaro di tutto) mi dice:"Rossella domani puoi gestire quella mail? È lo stesso pattern di sempre quindi non penso ci siano problemi..." e io mentre bevo acqua dalla bottiglia un po' così dico:"Sì, domani la faccio".
Stamattina il nostro superiore dà la notizia e dice che, anche se improvvisamente, è stato deciso che io sarò spostata. Al che, poco dopo, Ishiguro manda un messaggio su Teams e fa:"Scusa Rossella, ieri ti ho chiesto di gestire quella mail ma non sapevo di questa cosa, quindi ora la gestirò io" e rispondo con:"Ovviamente non c'è problema, ero consapevole che nessuno sapesse. Grazie comunque".
E niente, il mio cuoricino, a quel messaggio ha fatto leggermente crack. 💔
#perdonami Ishiguro-san#tvb anche se non lo saprai mai#da oggi in poi le nostre strade si divideranno e già lo so che diventerai di nuovo freddissimo come all'inizio sigh#lavoro#HTB-BCD#my life in tokyo#Ishiguro-san
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LA LEGGENDA DELL'ANANAS NEL CARRELLO
Sabato pigro, sabato fresco in questa metà di settembre, con le temperature velocemente precipitate. Ma è anche sabato di spesa questo.
Entro al supermercato con il carrello, il primo reparto che trovo è quello della frutta. Distrattamente prendo un ananas, attratto da quel colore giallo e verde acceso, che mi ricordano i colori della bandiera brasiliana.
Non appena l'ananas è nel carrello, mi sento osservato. Mi giro, incrocio lo sguardo di una donna dall'aria vivace con un carrello colmo di prodotti biologici.
<Forse>, penso tra me e me, <approva la mia scelta di aver preso un ananas fresco e non di quelli inscatolati e già affettati.>
Mi fermo a osservare una piantina di basilico, lei mi si avvicina: "Hai il pollice verde?"
"Scusa?", le chiedo stranito, incredulo che mi rivolga la parola.
"Chiedevo se hai il pollice verde, vedendoti interessato al basilico", mi risponde.
"Mah, ci stavo pensando ma poi ho valutato che vivrebbe di più senza di me ed è meglio lasciarla qui al supermercato", le ho risposto con aria rassegnata.
Così dovrebbe bastarle. Dovrebbe capire che se faccio morire le piante di basilico figuriamoci i frutti dell'amore. Appassirebbero subito.
"Piacere, mi chiamo Monica", decisa con la mano allungata verso di me.
"Eh... piacere, Ri-Rino", le rispondo preso in contropiede.
"Ririno? Che nome strano."
"Mi hanno chiamato così perché non capivo mai niente, dovevano ripetermi le cose due volte da piccolo."
Lei ride. Ha capito la mia battuta, che non era una battuta, ma una vergognosa menzogna per mascherare il fatto di aver balbettato, davanti a lei, il mio nome.
Sorrido e riparto con il carrello, mi sento in imbarazzo, percepisco dal rumore che resta nei miei paraggi con il suo carrello.
Prendo una busta d'insalata e la butto distrattamente nel mio carrello.
"Quindi cerchi una relazione veloce e leggera", mi chiede incuriosita.
"Scusami ma non ti ho compreso."
"Allora", con un sorriso che stenderebbe chiunque, "se vicino all ananas metti l'insalata vuol dire che cerchi una relazione basata sul solo sess0, nulla di più."
"Ah... e se ci fosse della cioccolata?"
"Vuol dire che si cerca un'esperienza dolce e romantica."
"E se ci mettessi della conserva di frutta?", le chiedo incuriosito.
"In questo caso sei alla ricerca di una relazione dolce e duratura."
"Caramelle?"
"Passionale e sempre dolce."
A questo punto dal mio cervello sbuca un ricordo, quello della leggenda dell'ananas nel carrello. Nei supermercati era il modo di segnalare la propria disponibilità a conoscerci. Prima dei vari Tinder, Badoo e Meetic c'erano ananas e altri frutti.
Cazz0. Non me l'ero ricordato, a saperlo ci avrei messo subito dei limoni nel mio carrello, per segnalare una vita aspra. O dei kiwi, per indicare quanto ne avessi pieni gli 'zebedei'.
Deciso do una spinta al carrello, ora non so cosa metterci dentro. Ho paura a guardare la lista. Metti che ci fossero scritte 'zucchine', come interpreterebbe la cosa?
Entro nel reparto delle celle frigorifere, quelle aperte, dove in piena estate trovi quel refrigerio che ti riporta alle fresche serate d'ottobre.
Sento il suo carrello dietro al mio, dal fiato sul collo al carrello al culo è un attimo. Mi giro, lei sorride. Faccio la mossa di indossare la felpa in cotone che avevo appoggiato sull'impugnatura del carrello.
"Sai com'è", le dico mentre la indosso, "ho una certa età:"
Questo dovrebbe essere un chiaro segno della mia anzianità latente.
Velocemente mi fiondo nel reparto dolci, rimango in quella corsia fissando gli scaffali. Credo di aver avuto un'espressione abbastanza preoccupata.
"Tutto bene?", sento di nuovo lei prontamente a chiedermelo.
"Ehm, diciamo di si."
"Stai guardando gli ovetti al cioccolato, ti piacciono?"
"Si, il problema è quando arriverò alla cassa, mi creano più ansia gli ovetti al cioccolato che dei preservativi."
Ride, "Ma dai e perché?"
"Ti sembro uno che ha l'età per comprarsi degli ovetti al cioccolato? Mia cara... cara... scusami, già non mi ricordo il nome."
A quel punto mi mostra il cartellino di riconoscimento, appeso al suo collo, che le era andato sotto la sua felpa, "Ce l'ho scritto qui: Monica. Se vuoi tra poco vado in cassa, appena ho finito di rimuovere alcuni prodotti in scadenza dagli scaffali, così con me non dovrai andare in ansia."
"Ah, ma tu lavori qui!", ma dai ma che scoperta, ma cosa mi credevo? Illuso.
"Si, sei un nuovo cliente da noi?"
"Come fai a saperlo? Generalmente vado da un'altra parte."
"Si impara velocemente a riconoscere la gente che frequenta il supermercato dove si lavora. Chi sono, la frequenza e le assenze."
"Cosa intendi?"
"Intendo dire che lavorando in questo tipo di attività impari a capire il passare del tempo, della vita. Le persone anziane, per esempio, le noti perché ti fanno tante domande. Credo che a volte lo facciano perché sole, per parlare con qualcuno. Quando non le vedi per un po’ di tempo cominci a preoccuparti. Se non le vedi più capisci che potrebbero essere finite in un ospizio. O peggio morte. I bambini invece li noti perché corrono tra le corsie, li trovi spesso in quelle dei dolci o dove ci sono i giocattoli. Quando non li vedi più correre per le corsie vuol dire che sono diventati adolescenti, hanno la loro vita con gli amici. Non vengono più con i genitori a fare la spesa."
Rimango allibito e le chiedo, "E chi sta nel mezzo?"
"Quelli stanno nel mezzo, della vita, vanno e vengono come le offerte promozionali, spesso anche loro sono scontati", gli occhi di Monica sono lucidi, sembrano contenere il firmamento intero.
"Comunque", le rispondo per cercare di farla sorridere, "Non si è mai troppo vecchi e né troppo giovani, per lanciare prodotti a caso nel carrello di sconosciuti al supermercato mentre non guardano. Quando sarai in cassa e vedrai gente rinnegare quello che hanno nel carrello, ecco in quel momento pensa a me. Anche se non sono in offerta."
Non ho fallito, quel sorriso me lo porterò con me fino a che non mi addormenterò. Questa notte.
Oggi un ananas mi ha dato modo d'imparare, di conoscere. La frutta fa davvero bene. Anche se i nostri problemi sono iniziati da una cacchio di mela.
P.s. per questo racconto nessuna addetta alle vendite/cassiera è stata maltrattata
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Addicted
Le tapparelle chiuse. La stanza buia che tutta in una volta si illumina di rosso mettendo a tutti gli oggetti un velo di proibito. Sul letto. Sul tavolo con la bottiglia di vino sopra. Su di te seduto sulla sedia accanto al tavolo. Su di me in piedi di fronte a te. Anche sulla musica che si infila e si intreccia tra di noi. Mi guardi. La tua camicia di lino è aperta. Si vede come si alza e si abbassa il tuo petto quando respiri. Sempre più forte. Hai fatto un sorso dalla bottiglia. Stai passando le dita sulla tua pelle scoperta. Dal petto verso la pancia e poi sopra i pantaloni. Torni sul petto. Lo accarezzi..lo graffi. Hai voglia. Il tuo sguardo mi sta toccando..mi sta facendo a pezzi. Ti sei alzato tenendo ancora la bottiglia in mano. Adesso il tuo viso a 2 centimetri dal mio e la tua mano sta sul mio collo. Mi baci. Ti bacio. Mi lecchi le labbra. E poi mi guardi di nuovo. Passi la tua mano sulla mia guancia e mi dai uno schiaffo. Mi sta bene. Ti sorrido. Il tuo sguardo diventa serio e la mano va dietro la mia testa. Mi raccogli i capelli e tiri la mia testa indietro. Sussuri "Apri la bocca". Lo faccio tirando la lingua fuori. Sputi sopra e poi mi versi il vino in bocca.
- Bevi!
Cerco di bere ma stai versando troppo velocemente e il vino comincia a scolare ovunque su di me. Sulle braccia..sul seno..sulla pancia..sulle gambe. Ti fermi e mi baci bevendo il vino dalla mia bocca. Lasci i miei capelli e mi stringi vicino a te. Il mio seno bagnato schiacciato al tuo petto. Mi graffi la schiena con le unghie. Mi baci il collo..lo lecchi scendendo verso le braccia e le dita. Sanno di vino. Gli prendi in bocca e succhi. Mi guardi negli occhi. E in questo momento non si capisce chi sottomette chi. Salendo passi la tua lingua sulla mia pancia. Ti fermi sul seno. Lo schiafeggi e lo succhi subito dopo. Passi le unghie sopra e sui capezzoli bagnati. Mi lasci i segni addosso.
Non so il perché ma ti fermi e ti allontani. Sparisci nel buio. Sento solo il rumore. Stai cercando qualcosa. Resto ferma e aspetto. So che non devo muovermi da qui. Torni con polaroid in mano. Scatti una foto ai segni che mi hai lasciato sulla pelle. La sventoli e la metti nella tasca dei pantaloni aspettando che sviluppi. Passi le dita sul mio viso e sulle labbra. Gli prendo in bocca e gli succhio. Ti guardo. Tiri fuori le dita e gli metti nella tua bocca succhiandoli. Senti il sapore della mia saliva. Stai attaccato alla mia faccia. Gemi. Sai quanto mi eccita sentirti gemere. Passi le dita bagnate sul mio petto strizzando un po i miei capezzoli facendomi aprire la bocca di nuovo. Le dita scendono ancora...verso linguine..mi toccano leggermente. Senti come mi fa bagnare tutto questo.
Ti togli la cintura dai pantaloni con i miei occhi puntati sulle tue mani. E mentre giochi con i miei capezzoli appena colpiti con la mano avvicini il tuo orecchio alla mia bocca.
- Dimmi dove vuoi essere colpita
Non riesco a non gemere perché le tue dita sopra miei capezzoli mi fanno impazzire e ti rispondo:
- Sul culo
Vai dietro di me e scatti un'altra foto da questa prospettiva. Mi dici di stare ferma e passi la cinta su tutta la mia schiena. Mi fa vivere i brividi. Ti allontani e mi dai un colpo sul culo, e subito un altro veloce. Mi lasci i segni. Ti pieghi e passi la tua lingua sopra. Lo accarezzi per calmare il dolore. Ti alzi e dai altri due colpi..anche sulle cosce. È difficile stare ferma. Ma lo so che ti piace. Ti piace vedermi lottare per mantenere il controllo. Vieni di nuovo davanti a me. Mi baci. Sto cercando i tuoi baci perché mi danno la tregua. Scendi a baciare tutto il mio corpo. Sul collo e di nuovo sul petto, lungo le braccia, giù sulla pancia e sulle cosce.
- Posso toccarti?
- No! Prima devo finire di assaggiare tutto il tuo corpo.
Dalle cosce ti sposti verso il ginocchio e il polpaccio, e poi sui piedi. Lecchi tutto. Ti metti in gioco davanti a me e prendi il mio piede portando le dita sulle tue labbra succhiandoli uno per volta. Mi eccita molto vederti così.
Questo racconto è stato scritto in collaborazione e con l'influenza di una persona che non ci sta più su Tumblr. Però volevo pubblicare lo stesso 🖤
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E già qualcuno fra i parenti ha osato chiedermi del concorso. Ma come, non partecipi? Vedo già le mie zie insegnanti partir gagliarde con le solite domande cui non saprò cosa rispondere. La verità porterebbe a una bruta discussione, meglio tentar la via della cieca ignoranza o, peggio ancora, della menzogna compiacente. Ogni volta resto muto e interdetto, incapace di soffrirne a voce, perché ho un lavoro, cristo, un lavoro creatomi dal nulla, MI SONO DATO un lavoro e per loro non è abbastanza, perché non è un posto pubblico. Forse chi ha visto Quo vado? ma vive al nord non ha ben chiaro quanto quel film ritragga fedelmente la gretta mentalità della mia terra, ma è davvero così e non fa ridere per niente. Ricordo ancora benissimo i mesi precedenti l’apertura, il silenzio dei parenti, il vuoto intorno, le risatine di mia nonna: “Ma verrà qualcuno?” e l’insistenza di mia zia: “Hai mandato le Mad? Dovresti provare col sostegno, da lì è più facile entrare” (e di questa immonda realtà parleremo un’altra volta). Ci litigai, speravo d’aver chiarito una volta per tutte le mie intenzioni, ma puntualmente dopo qualche mese tornò a chiedermi: “Allora, hai mandato le Mad? Nessuna supplenza?” “Eh, no�� mentii “purtroppo nulla”. Ci rinuncio, perché quella dei nostri genitori ormai è una generazione totalmente slegata dalla realtà, convinta di vivere ancora gli anni ‘90, dove tutto era possibile, dove entravi dove volevi con l’aiuto di zio Cosimino, dove il politichino di turno sistemava gli amici di amici, dove una laurea e un concorso significavano qualcosa. Oggi la mia dipendente, povera crista che quando non lavora passa le giornate a studiare, mi ha rivelato che per la sua classe di concorso i posti messi a bando per la Puglia saranno 3. Come dovrei non incazzarmi? Come si può restare calmi di fronte a tanto schifo? Capite perché ho mandato tutti al diavolo, aprendo la MIA scuola? Non possiamo star qui a invecchiare all’ombra di mamma e papà, in attesa che lo stato ci permetta di fare ciò che abbiamo sudato e studiato decenni per fare. In famiglia nessuno sa che ad aprile ho rinunciato all'orale. Non li ritengo stupidi, è probabile che qualcuno abbia capito (forse mia madre?), dall’Usr dell’Emilia Romagna si sono fatti vivi dopo un anno (un anno!) dal superamento dello scritto, questo sì, ma è poco plausibile che venga indetto un nuovo concorso senza aver posto fine al precedente. Almeno il dubbio deve averli sfiorati. Ma non ho il coraggio di dirglielo, lascerò che lo capiscano da sé, se vogliono, non sopporterei la cenere di quegli sguardi delusi, il ricordo di mio padre che dopo lo scritto esulta al telefono: “Volesse Iddio che ti sistemi”, la segretaria dell’Usr che alla rinuncia insiste incredula al telefono ed io che le rispondo: “Non posso, ho cambiato vita”. No, la verità li ammazzerebbe, non so manco perché poi. E la cosa che mi fa più ridere è che proprio loro, le mie care zie insegnanti, gente del mestiere, non capiscono che non potrei affiancarlo in nessun modo a ciò che già faccio, perché è già un lavoro a tempo pieno. Come potrei mai dedicarmi il pomeriggio al doposcuola e preparare al tempo stesso le lezioni del giorno dopo? Partecipare ai consigli, collegi vari, attività pomeridiane ed essere ubiquamente al mio locale? Gestisco un’attività, cazzo, non è mica il lavoretto dell’estate. Ma non lo capiranno mai tanto, meglio che m’abitui sin da ora a ripetere: “Oh, sì, eccome se ho sentito! Non vedo l’ora di tentar la sorte anch’io alla lotteria!”
#so che molte/i di voi lo tenteranno#non lasciatevi abbattere dai numeri contrari#se è quel che volete davvero nella vita credeteci#io non ci ho creduto#ma non faccio testo#ricordatevi solo che non dobbiamo sopportare per forza tutto questo#se non vi lasciano fare il vostro lavoro mandateli al diavolo e fatelo per conto vostro#spero che ciò che ho fatto serva almeno da esempio#che possa essere utile in qualcosa almeno
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Piena di gente che mi scrive - quindi non dovrei sentirmi sola, giusto? Eppure è tutta gente che mi scrive all’una di notte in vena di confidenze, mi scrive la sera per chiedermi di vederci in quel momento “proposta random” a cui neanche più rispondo perché come glielo spieghi senza risultare stronza che i rapporti umani non possono basarsi sulle altrui esigenze egoriferite in cui io non conto più come soggettività unica, come Chiara, la quale diventa prontamente sostituibile al fine di riempire quel buco esistenziale con qualcun altro. E allora che senso ha vederci, sentirci, se la base al fondo è sbagliata - non è genuina voglia di conoscere l’altro - ma di accollare all’altro il peso della solitudine che sentite. E tutti quei “raccontami qualcosa”, come se l’altro dovesse intrattenervi, essere a disposizione sempre, ignorando financo il periodo che l’altro sta passando; vi fiondate, come sempre, nella mia esistenza senza alcun garbo, alcun tatto, mossi unicamente da scopi egoistici; e non me ne faccio niente di te, Pinco Pallo, che ti ricordi che esisto perché una volta ogni tanto pubblico una mia foto - che a quanto pare ti accende (quella, e non altro) il desiderio di avere una conversazione con me. In sostanza io non invado nessuno ma sono continuamente invasa da gente con pretese, più o meno consapevoli, francamente assurde. Dove poi trovi io la forza in tutto questo marasma di merda di instaurare un legame autentico con chicchessia non lo so e onestamente non ne ho più voglia.
Non è che c’ho il disturbo borderline è che c’ho il disturbo che mi sono rotta i coglioni.
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