#dramma sfiorato
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Visone, un dramma sfiorato: Carabiniere salva un uomo con la forza delle parole
Una fredda sera di dicembre si trasforma in un racconto di speranza e coraggio: un Carabiniere riesce a salvare un uomo sul punto di compiere un gesto estremo.
Una fredda sera di dicembre si trasforma in un racconto di speranza e coraggio: un Carabiniere riesce a salvare un uomo sul punto di compiere un gesto estremo. La notte del salvataggio.A Visone, nel condominio di un tranquillo quartiere, un uomo si siede sul cornicione del quarto piano, sospeso nel vuoto, deciso a porre fine alla sua vita. È una fredda sera di dicembre quando il dramma inizia:…
#Acqui Terme#aiuto concreto#Alessandria today#Ambulanza#Carabinieri#Carabinieri Alessandria#centrale operativa#coraggio e dedizione#cronaca Alessandria#Cronaca Italiana#Cronaca locale#dialogo salvavita#dramma sfiorato#Emergenza Sociale#eroi quotidiani#forza delle parole#Forze dell’ordine#gestione crisi#gesto estremo#Google News#Intervento Carabinieri#intervento emergenza#Intervento immediato#italianewsmedia.com#notte di dicembre#operatore 112#parole che salvano#pattuglia NORM#Pier Carlo Lava#prevenzione suicidi.
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Verona: Polizia Locale, dramma sfiorato per auto caduta nell'Adige
Verona: Polizia Locale, dramma sfiorato per auto caduta nell'Adige. Dramma sfiorato in lungadige Porta Vittoria, quando una Renualt Megane a forte velocità proveniente da via Torbido ha proseguito dritto, precipitando nell'Adige.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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Dramma sfiorato a Venaria: monopattino contro auto, due giovani feriti
In corso Garibaldi, a Venaria, un monopattino e un’auto Korando sono venuti a collisione. Alla guida del monopattino c’erano due giovani, un ragazzo di 19 anni e una ragazza di 20. Entrambi sono rimasti feriti, sebbene fortunatamente in modo non grave. Sono stati immediatamente trasportati in ambulanza all’ospedale Maria Vittoria di Torino, dove sono stati sottoposti ai controlli del caso e…
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Dramma sfiorato a Milano in campionato under 17: calciatore sbatte la testa e sviene. Rianimato in campo
articolo: Dramma sfiorato a Milano in campionato under 17: calciatore sbatte la testa e sviene. Rianimato in campo (ilgiorno.it) L’incidente durante una partita con il Fanfulla nel centro sportivo dell’Ausonia di via Bonfadini. Provvidenziale intervento di una mamma medico che assisteva al match 16 dicembre 2023 Lo scontro con un avversario, la rovinosa caduta sull’erba sintetica, un giovane…
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Il piffero
Quando l’Ovetta ha cominciato la prima media, per essere del tutto onesti, non ci avevamo nemmeno pensato.Così, con l’incoscienza dell’ignoranza, il pericolo…. Il dramma… la tragedia… ci aveva sfiorato ma era passata oltre.Solo con l’avanzare dei mesi, vedendo la cucciola impegnata a pigiare tasti neri e tasti bianchi su una pianola a pile, un brivido era corso lungo la schiena su ciò che avrebbe…
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Travolto con il cane dalla piena del fiume, carabiniere si tuffa nella corrente e li salva
DIRETTA TV 5 Giugno 2023 Il dramma sfiorato sabato 3 giugno presso il fiume Staggia nel Senese: due carabinieri hanno salvato un 62enne e il cane di razza barbet che era con lui. 18 CONDIVISIONI Si è legato alla vita una corda per il bucato e si è lanciato nella corrente impetuosa del fiume Staggia che stava portando via un uomo di 62 anni e il suo cane. Così un carabiniere di Poggibonsi…
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(...) Quando l'impianto culturale italiano era dominato dal Pci, parlare di foibe o dell'Esodo a livello nazionale era tutt'altro che una passeggiata. Ma il rapporto tra questa frontiera e Roma è sempre stato complicato, e non dall'8 settembre 1943. (...) (...) Fuggirono in Italia per scappare dal comunismo titoista e vennero chiamati fascisti. La maggior parte di essi era gente povera, contadini o pescatori, senza grandi slanci ideologici, né cieche appartenenze. (...) Qualcuno era stato un convinto fascista, certo (come ovunque e qui meno che da altre parti, anche per motivi caratteriali, diciamo). (...) Oggi, di tutto questo, resta il Ricordo. Non solo il 10 febbraio, giorno in cui nel 1947 da Pola iniziò l'esodo di oltre 30 mila persone. Di tutto quel mondo, oggi, resta un ricordo che si è fatto istituzionale. Si parla nelle scuole, finalmente. Ed è lì che sta il grande successo della legge sulla Giornata del Ricordo, nell'esser riuscito ad alimentare il dibattito. (...) C'è un tema, quello dell'Esodo, che il 10 febbraio viene solamente sfiorato. Si ricordano soprattutto le foibe. La condizione di sradicamento forzato, nelle generazioni che abbandonarono tutto, invece, rimane laggiù, in un angolo. Il dramma psicologico ed emotivo, la paura di non tornare più, di non ricordare abbastanza o di ricordare troppo: chi analizza tutto ciò? Approfondire la condizione esistenziale e scavare nella psichiatria, nei suicidi, in tutto ciò che davvero non è mai stato raccontato. Capire il disagio e le conseguenze sui figli e nipoti. Spesso ci sentiamo bistrattati dall'Italia. Sarà lì, forse, il problema? Il dramma subito dalla popolazione istrodalmata è di proporzioni bibliche e risiede nella progressiva perdita della secolare italianità di quella parte d'Adriatico orientale. Lì, dove per secoli vissero latini e slavi assieme, il comunismo assassinò nel nome di Tito. Lì, in quelle zona, ancora oggi sopravvive una Comunità nazionale italiana - l'unica autoctona al di fuori dei confini (non vero: Svizzera a parte, c'è il Rio Grande do Sul, il Messico ... : tutti veneti btw, ndr) - che fa fatica ma che è depositaria, a tutti gli effetti, dell'ultimo tricolore rimasto sui palazzi di origine veneziana. (...) è lì, che ci guarda, come una sentinella. Da quella terra son partiti in tanti. Qualcuno ha fatto carriera, qualcuno no. Qualcuno è morto dimenticato da tutti, altri stanno ancora aspettando. Tanti hanno condotto una vita normale, altri, come i Luxardo da Zara, sono stati trucidati e gettati in fondo al mare dai partigiani. Il dramma è molto più grande di quanto venga ridotto. Il tema è difficile da digerire, se non si conosce l'argomento. (...).
N.Giraldi, responsabile di Trieste prima, via https://www.today.it/attualita/foibe-giorno-del-ricordo.html
“quando l’impianto culturale italiano era dominato dal PCI”: son cambiate le sigle, le dominanze/sudditanze sono rimaste sempre le medesime.
La cartina al tornasole è proprio LA GIORNATA DEL RICORDO DELLE FOIBE E DELL’ESODO.
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L'Aula Magna dell'università di Cagliari è crollata. I vigili del fuoco: nessuna vittima
Non ci sono vittime nell’area che ospita le facoltà umanistiche. E’ crollata la parte in via Trentino, quella che era utilizzata come laboratorio per le lingue straniere. Le quadre dei vigili del fuoco hanno lavorato per ore per accertarsi che sotto le macerie non ci fosse nessuno, le ricerche sono state effettuate anche con l’ausilio di unità cinofile e droni. Dramma sfiorato Nell’università…
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Recuperato pullman nella scarpata sulla Palermo-Sciacca, le foto del dramma sfiorato
Recuperato pullman nella scarpata sulla Palermo-Sciacca, le foto del dramma sfiorato
Read More Sono iniziate le operazioni di recupero del pullman che è finito fuori strada in una scarpata dopo essere stati investito, ieri, da una tromba d’aria The post Recuperato pullman nella scarpata sulla Palermo-Sciacca, le foto del dramma sfiorato appeared first on BlogSicilia – Ultime notizie dalla Sicilia. Palermo, feriti, mltempo, palermo-sciacca, pullmanSono iniziate le operazioni di…
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QUADRELLE (AV). DRAMMA SFIORATO. LA NOTTE DI PASQUA VOLA VIA IL TETTO DELLA CHIESA - | www.primativvu.it
QUADRELLE (AV). DRAMMA SFIORATO. LA NOTTE DI PASQUA VOLA VIA IL TETTO DELLA CHIESA – | www.primativvu.it
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Cagliari, dramma sfiorato al Poetto: cavallo imbizzarrito invade la pista ciclabile e travolge un ciclista
Cagliari, dramma sfiorato al Poetto: cavallo imbizzarrito invade la pista ciclabile e travolge un ciclista
https://www.castedduonline.it/category/apertura/ https://www.castedduonline.it/cagliari-dramma-sfiorato-al-poetto-cavallo-imbizzarrito-invade-la-pista-ciclabile-e-travolge-un-ciclista/ Leggi la notizia su Vivereinsardegna.it
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nikita 1.0
Studiare, sentire la pressione dei giorni che scorrono inesorabili, la perenne corsa contro il tempo per riuscire a non sprecarlo. La paura di deludere i propri genitori e/o chiunque vi avesse investito qualcosa. Sensazioni che mai avevano sfiorato la mente di Nikita. Le era sempre venuto facile, i libri non erano mai stati di dura comprensione per lei, non lasciavano spazio alla libera interpretazione o a qualcosa di terribilmente criptico. Non era mai stata capace di immolarsi insieme ai suoi compagni nel dramma accademico di dover lottare per restare a galla. Era, in realtà, proprio questo che, invece, risultava lei particolarmente difficoltoso: empatizzare. La facoltà di capire gli altri esseri umani, l’aveva sempre vista come una sorta di superpotere accessibile a chiunque tranne che a lei. Un insormontabile ostacolo che stazionava davanti a lei da tutta la vita; traumi, erano stati la spiegazione alla mancanza di empatia cognitiva per diversi anni da quando aveva messo piede nella casa di Noah ed Angelina. Li chiamava ancora per nome, nonostante fossero legalmente i suoi tutori, nonostante si sentisse membro della loro famiglia. Non erano, tuttavia, i traumi a rendere Nikita così ‘particolare’. Se la rigida routine a cui era sottoposta la giornata dell’allora bambina ed il costante bisogno di riordinare ogni cosa si trovasse alla portata della sua vista sarebbero potuti essere facilmente fraintesi, la sua ripetitiva incapacità di immedesimarsi in giochi di finzione insieme ad i suoi fratelli, il ricorrente sfarfallio delle mani ed il modo ossessivo con il quale si focalizzava su specifiche parti in movimento di un qualsiasi oggetto iniziarono a destare sospetti su un’altra diagnosi. Ci andava ancora, dallo psichiatra, “come una pazza”, sosteneva lei nonostante tutte le ammonizioni di Noah ed Angelina. Era pienamente cosciente di essere diversa da loro, da Ira, Lola e da chiunque altro, ma la sua neurodivergenza non era mai stata considerata da lei un grande problema. Sosteneva, in modo inconsapevolmente sarcastico, di non poter essere sottoposta ad atti di bullismo se non comprendeva qualcuno la stesse prendendo in giro. Ed era vero, l’inserimento a scuola fu persino più duro del previsto, non capiva mai nessuna delle battutine che gli altri compagni si scambiavano in sua presenza, malgrado comprendesse si riferissero a lei. Per anni, il suo desiderio più grande era stato il poter possedere l’abilità nel destreggiarsi nella grande arte del sarcasmo. Un desiderio, chiaramente, mai avveratosi. E si ritrovava, quindi, a fingere, sempre con scarsi risultati, di possedere quell’empatia che probabilmente non avrebbe mai avuto.
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Cade ramo nel centro di Verona, un uomo colpito alla testa
Dramma sfiorato stamani, poco dopo le ore 9.00 nei giardini di piazza Bra, nel centro storico di Verona, dove un grosso ramo di uno degli alberi è improvvisamente caduto al suolo sopra una panchina, ferendo lievemente un uomo di 30 anni, ora trasportato al Polo Confortini di Borgo Trento con un sospetto trauma cranico. Cadendo, il ramo ha danneggiato anche un lampione della pubblica…
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Carceri a pezzi, tra detenuti che si danno fuoco e agenti indagati è emergenza
Un dramma sfiorato in una cella della casa circondariale di Poggioreale e un’indagine della Procura che scatena un nuovo temporale giudiziario sulla polizia penitenziaria. Il tema carcere torna sotto i riflettori a Napoli. Si parte da Poggioreale, reparto Salerno. Il dramma è sfiorato questa volta, sventato in extremis da alcuni agenti della polizia penitenziaria. Un detenuto arrivato…
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Tenta di impiccarsi dopo una lite con la moglie: carabinieri tagliano corda e lo salvano in extremis
DIRETTA TV 5 Febbraio 2023 Un uomo di 60 anni della provincia di Pistoia è stato salvato dai carabinieri in extremis mentre tentava di impiccarsi in un capanno: i militari hanno tagliato la fune. 2 CONDIVISIONI Dramma sfiorato a Serravalle Pistoiese, dove un uomo di 60 anni è stato salvato in extremis dai carabinieri che hanno tagliato la corda pochi secondi prima che si impiccasse. La…
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21 dic 2020 13:15
PADRI, FIGLI, DONNE E MILIARDI - MARCO BENEDETTO: ''AGNELLI FECE PUBBLICARE UN PEZZO CONTRO GHEDDAFI CHE AVEVA APPENA SALVATO LA FIAT, MATTIA FELTRI DOVEVA PUBBLICARE LA BOLDRINI CONTRO IL PADRE. CHE COME ERODOTO PENSA CHE LE DONNE SE LA VANNO A CERCARE. LA BOLDRINI USA IL FEMMNISMO D'ACCATTO PER CELARE LA SUA INETTITUDINE (COPY SILVIA TRUZZI), MA IL SUO ARTICOLO DOVEVA APPARIRE SU 'HUFFPOST'…
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Marco Benedetto per www.blitzquotidiano.it
Vittorio Feltri come Erodoto di Alicarnasso. Per entrambi, le donne se la cercano. Erodoto è stato meno brutale e più accorto di Feltri, attribuendo il pesante e bieco giudizio ai “saggi persiani”. Erodoto è considerato il padre della storia. In realtà è il primo di cui ci siano rimasti gli scritti.
Le Storie di Erodoto hanno inizio con la guerra di Troia e colloca in una serie di rapimenti mitici, Io, Europa, Elena, le cause dei difficili rapporti fra europei e asiatici.
Ecco le sue parole: “Se rapire donne deve considerarsi atto di uomini ingiusti, darsi la pena di vendicare simili rapimenti – dicono – è cosa da sciocchi; i saggi non se ne danno alcuna cura; è infatti chiaro che, se esse non lo avessero voluto, non sarebbero state rapite”. (Erodoto, Le Storie, I, 4, tradotto da Virginio Antelami, Fondazione Lorenzo Valla/Mondadori).
Sono parole scritte più di 2.500 anni fa. A quei tempi le donne stavano chiuse nel gineceo ed erano considerate poco più di mucche, capre o, in Medio Oriente, cammelli. Oppure, quando davano il meglio di sé, figure crudeli e tragiche, dalla mitica Medea in qua.
Leggendo le parole di Erodoto mi è venuta in mente la recente polemica fra Laura Boldrini e Mattia Feltri, figlio di Vittorio e, da qualche mese, direttore dell’edizione italiana del sito Huffington Post. Non mi trovo in sintonia né umana né di idee né con Boldrini né con Vittorio Feltri. Ho letto qualche articolo del figlio di quest’ultimo con interesse, spesso concordando.
Tutto ha inizio da un articolo di Vittorio Feltri
La polemica è stata originata da un articolo di Vittorio Feltri, secondo il quale se una donna subisce violenza la colpa è della donna stessa. La tesi ha trovato sponda fin nella corte di Cassazione, molti la pensano così oggi E la pensavano cosi migliaia di anni fa.
Laura Boldrini, che scrive sul sito Huffington Post penso dai tempi di Lucia Annunziata, mandò al direttore un articolo in cui criticava Vittorio Feltri. Mattia, buon figlio, pensò bene di non pubblicarlo e correttamente ne informò in anticipo l’autrice. Che, in questo bravissima, denunciò l’oltraggio.
Considero Vittorio Feltri un buon giornalista, non della grandezza di un Montanelli e, meno che mai, di uno Scalfari. Infatti la diffusione dei suoi giornali si è sempre collocata a una frazione di quella di Repubblica. A suo onore va detto che ha il coraggio di sfidare i luoghi comuni del politicamente corretto. Ma lo fa scivolando spesso nella volgarità, cosa che limita molto l’efficacia del suo giornalismo. L’ho incrociato di persona solo una volta e non c’è stato feeling.
L’ho visto in video seguendo questa polemica, intervistato da Peter Gomez del Fatto Quotidiano. Mi si è un po’ stretto il cuore nel constatare l’effetto sul fisico del tempo e degli anni. Ma la precisione delle idee e la coerenza del giornalista erano sempre ferree. Onore a Peter Gomez, che conosco e apprezzo da anni come eccellente giornalista e uomo di equilibrio, per la provocatoria intervista. Il Fatto, anche se ha ospitato un sequel di articoli anti Mattia Feltri di Daniele Luttazzi, non si è risparmiato in passato contro la Boldrini. Silvia Truzzi, firma di punta, fu autrice di un intervento purtroppo poco seguito dai colleghi dei quotidiani, sulla patetica voga imposta proprio dalla Boldrini di volgere al femminile il nome di attività nel passato tipicamente maschili.
“Femminismo d’accatto”, nella definizione di Silvia Truzzi
Silvia Truzzi definì papale papale il femminismo di personaggi cone Boldrini e Fedeli ” femminismo da accatto, quando non è un’arma per celare la propria inettitudine”. Tipico esempio di questa nouvelle vague linguistica: la donna ministro è ministra, la donna sindaco è sindaca. Non siamo arrivati ancora e forse non ci arriveremo mai a chiamare il soprano la soprana o il giornalista uomo, per differenza, giornalisto.
Memorabile è la piccata risposta di Valeria Fedeli, ministro della Istruzione col curriculum un po’ rabberciato, a un giornalista che le si rivolse chiamandola ministro. “Mi chiami ministra” lo aggredì. Quando, un paio d’anni dopo, Lucia Azzolina ne prese il posto, esordì dicendo: “Io sono il ministro dell’Istruzione”. La frase della Azzolina è stata un segnale di rinnovamento. E infatti, io che detesto i grillini come ideologia devastatrice e degna dell’Uomo Qualunque (e di farne anche la fine), devo riconoscere le qualità di Azzolina, che tutti attaccano perché donna e nemmeno sindacalista.
Laura Boldrini, una sua idea della sinistra
Laura Boldrini è per me un bell’esemplare di quello che fa male alla sinistra. E che per me di sinistra, quella vera, non quella del birignao, ha ben poco. Non porò mai perdonarle la violenza che esercitò contro la libertà di stampa appena eletta presidente della Camera. Il che avvenne non per sue particolari qualità, e nemmeno per effetto di una dura gavetta politica, ma per accordi fra partiti e correnti. Fece sequestrare le pagine dei siti che avevano riportato un fotomontaggio che la faceva passare per nudista. L’effetto era assai lusinghiero ma il senso di umorismo scarseggiò. Ci fu un pm che ignorò la Costituzione ordinando una raffica di sequestri in conseguenza di una diffamazione che la Costituzione esclude esplicitamente dalle cause di sequestro preventivo. Ci furono degli imbarazzatissimi poliziotti che non sapevano dove guardare eseguendo l’ordine, peraltro virtuale.
Seguirono, nelle cronache di quei mesi, resoconti sul suo difficile rapporto con le forze di polizia addette alla sua tutela. Il culmine fu toccato nell’agosto del 2013 quando riaprì la Camera e costrinse i Deputati a tornare dalle ferie per approvare una legge sul femminicidio i cui effetti si faticano a vedere. Una legge diciamo pleonastica, se si considera che il codice penale provvede debitamente a quello che quand’ero cronista era noto come uxoricidio. E che da decenni è stata abolita l’attenuante del delitto d’onore.
Tanto cinema sul femminicidio, ma pochi effetti per le donne
Non risulta che la legge sul femminicidio, tanto voluta da Laura Boldrini abbia contenuto la scelleratezza maschile. Né risulta una successiva attività a tutela delle donne vittime non solo e non tanto della violenza estrema dei maschi. Quanto di quelle forme di violenza diciamo intermedie, prime le botte, che possono trasformare la vita in famiglia in un inferno per una donna. Non credo che nemmeno in questo caso si possa applicare il principio del “se la sono cercata”. Le scelte d’amore, di convenienza, di indomabili appetiti, di famiglia sono frutto di complesse e contrastanti spinte individuali. Vale semmai la prima parte dell’assunto di Erodoto. Adattato: chi esercita violenza su una persona più debole, e in generale su un altro essere umano, è indegno e merita il sommo disprezzo.
Si tenga presente che la violenza sulle donne non è circoscritta a un preciso ambito sociale. Anzi. Ricordo una esperienza diretta, di quando, giovane redattore dell’ufficio Ansa di Londra, mi documentai sul campo per un articolo per la rivista Grazia. Mi aveva spinto la notizia del Daily Mirror su un rifugio per le “battered wives”, le mogli pestate.
Aiutare le donne a liberarsi dai mariti violenti
Mi recai in quella palazzina di mezzo centro pullulante di bambini, dove si aggiravano donne malconce. Era il 1973. In quei tempi là definizioni erano forse più elementari di oggi. Per me valeva l’equazione povertà = violenza in famiglia. Fui smentito. I ricchi in famiglia danno sfogo alla propria innata violenza con maggiori forza e crudeltà delle classi povere.
Tutto questo è premessa a una considerazione. Che piuttosto che al cinema della approvazione con fanfara di una legge sostanzialmente inutile, sarebbe stato preferibile orientare l’impegno del Parlamento verso la tutela delle donne non da morte ma da vive, non solo quelle vittime di violenza maschile ma tutte. Esempi. Dalla destinazione di maggiori risorse alla protezione preventiva delle donne, in modo non da vendicarle defunte, ma proteggerle prima dell’irreparabile. Alla definizione di una rete di asili nido e varianti, con annessi e connessi, per consentire alle madri di lavorare.
Essendo il lavoro l’unica fonte di dignità per un essere umano. E per una donna senza risorse di famiglia l’unico modo per sottrarsi alla soggezione al maschio.
Credo che in Italia ci sia un pulviscolo di istituzioni locali che si dedicano alle donne in questa particolare situazione. Ma, a giudicare da rivendicazioni e proteste ancora recentissime, il cuore del dramma nemmeno è sfiorato.
Passiamo alla famiglia Feltri. Mattia Feltri è un bravo giornalista di scrittura. Non posso giudicarlo come direttore. La storia dell’articolo della Boldrini non depone sulla capacità di scelte difficili. Certo è un bravo figlio, non avendo avuto il coraggio di pubblicare un pezzo ostile al padre. Anche se non gli ha reso un buon servizio. Pochi avrebbero letto il blog della Boldrini sul sito Huffington Post. Tutti, su siti e giornali, hanno conosciuto la vicenda del figlio leale ma direttore timoroso.
Agnelli, Gheddafi e Arrigo Levi
Ricordo sempre un episodio che risale all’autunno del 1976. All’epoca lavoravo all’ufficio stampa della Fiat. Gheddafi era da poche ore diventato azionista della Fiat mettendo nelle esangui casse torinesi 450 miliardi di lire. La Fiat era in crisi in conseguenza, fra altre cause, della crisi petrolifera che aveva fatto crollare il mercato. E del blocco dei prezzi delle auto, mentre l’inflazione annuale aveva superato il 20%. Il blocco fu la punizione inflitta dalla Dc guidata da Amintore Fanfani alla Fiat e agli Agnelli, nella convinzione che il capo famiglia, Giovanni, fosse socio occulto del cognato Carlo Caracciolo, editore dell’Espresso. Ogni numero dell’Espresso, in quegli anni di giornali di poche pagine e ancor meno notizie, faceva tremare gli occupanti delle stanze del potere, di tutti i poteri, in Italia.
Direttore della Stampa era Arrigo Levi. Appena fu diffusa la notizia del nuovo azionista libico, Levi scrisse un articolo che definiva Gheddafi come terrorista internazionale. E lo mandò ad Agnelli chiedendo il via libera alla pubblicazione. In quei tempi, Gheddafi non era ancora diventato il simpaticone amico di Berlusconi. Erano tempi di rivoluzione globale e di terrorismo come punta avanzata e nel suo piccolo Gheddafi si dava da fare per contribuire. Ad esempio, riforniva di armi i guerriglieri irlandesi dell’Ira. Ancora nel 1988 i libici fecero saltare un aereo americano nel cielo della Scozia, provocando 259 morti. E ancora oggi gli americani cercano di fare estradare dalla Libia la mente dell’attentato.
“Questo articolo si deve pubblicare”
Ricevuto l’articolo, l’avv. Agnelli riunì un po’ di dirigenti nel suo ufficio all’ottavo piano di Corso Marconi 8 a Torino. Tutti erano per cestinarlo. Agnelli lasciò parlare tutti, poi chiese: “Se non avessimo la Fiat ma fossimo solo l’editore della Stampa lo pubblicheremmo?”. Ci fu un coro di “certamente”. “Allora lo pubblichiamo”. Alzò il telefono e comunicò a Levi la decisione. Fu una grande lezione da grande editore. Degna dell’Espresso di Caracciolo. All’altezza, fossimo stati inglesi, del libro di Hugh Cudlipp, “Publish and be Damned”, pubblicato nel 1953, documento fondamentale del giornalismo. Ne ho una copia che mi regalò Carlo Caracciolo. Ne conservava una scorta. Il titolo deriva da una frase del duca di Wellington. Ricattato da una sua ex amante il vincitore di Napoleone rispose appunto “Publish and be damned”, pubblica e sarai dannata.
Vittorio Feltri, cosa doveva fare un figlio giornalista
La Boldrini non è Arrigo Levi e Vittorio Feltri non è Gheddafi. Però la morale, su scala diversa, è la stessa. Mattia Feltri non avrebbe dovuto telefonare all’ex presidente della Camera per annunciarle che non avrebbe pubblicato l’articolo. Avrebbe dovuto telefonare al padre: “Sorry papi, ma devo pubblicarlo”.
Cosa che ha fatto invece proprio Feltri vecchio, sul suo giornale, Libero, con una zampata da giornalista di una volta. Umiliando un po’ il figlio, con le parole sprezzanti buttate lì come sciabolate nell’intervista a Peter Gomez. Di una sciabola un po’ arrugginita se guardate il video. Aveva ragione la contessa di Castiglione, che compiuti 30 anni coprì tutti gli specchi del suo castello e non si mostrò più in pubblico. E Feltri credo che ormai abbia abbondantemente superato il doppio di quell’età.
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