#donne nel crime
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Primo a Morire – James Patterson. Un thriller avvincente tra crimini, investigazione e un team di donne coraggiose. Recensione di Alessandria today
James Patterson inaugura con Primo a Morire una delle sue saghe più iconiche, Il Club Omicidi delle Donne, regalando ai lettori un thriller avvincente che mescola tensione, azione e indagini brillanti
James Patterson inaugura con Primo a Morire una delle sue saghe più iconiche, Il Club Omicidi delle Donne, regalando ai lettori un thriller avvincente che mescola tensione, azione e indagini brillanti. Un romanzo che cattura dalla prima all’ultima pagina, con una protagonista forte e determinata, capace di sfidare i pregiudizi e portare avanti la sua battaglia per la giustizia. Biografia…
#Alessandria today#Azione#Bestseller#Colpi di scena#crime drama#crime fiction#crime stories#detective fiction#detective Lindsay Boxer#donne nel crime#fiction investigativa#Giallo investigativo#Google News#indagini poliziesche#investigatrici donne#investigazione#italianewsmedia.com#James Patterson#James Patterson libri#killer della luna di miele#Letture consigliate#Longanesi#migliori thriller#mistero#narrativa ad alta tensione#narrativa americana#narrativa contemporanea#narrativa noir#Pier Carlo Lava#poliziesco moderno
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2024 reading review
I was tagged by @bright-thehawksflight because every mutual of mine knows how much I like to talk about what I read (thanks <3). In 2024 I have read 31 books, excluding uni manuals and comic books: a decent year with some interesting books, although nothing could top some 2023 readings. I have already gushed about my favourite books in other posts, so here's some other highlights:
Midnight Robber by Nalo Hopkinson
It's Carnival time, and the Carribean-colonized planet of Toussaint is celebrating with music, dance and pageantry. Masked "Midnight Robbers" waylay revelers with brandished weapons and spellbinding words. But to young Tan-Tan, the Robber Queen is simply a favourite costume to wear at the festival--until her power-corrupted father commits an unforgivable crime. Suddenly, both father and daughter are thrust into the brutal world of New Half-Way Tree. Here monstrous creatures from folklore are real, and the humans are violent outcasts in the wilds. Here Tan-Tan must reach into the heart of myth--and become the Robber Queen herself. For only the Robber Queen's legendary powers can save her life... and set her free.
It was my first Hopkinson novel and I was very curious to position her on my imaginary sci-fi map. I loved the richness of the initial world and the smoothness with which Hopkinson introduces the reader to its worldbuilding, even if most of this alien-ness gets thrown out of the window when the novel reveals itself as a bildungsroman about surviving trauma. The fact that exploration of said trauma is handled with such grace and understanding of its protagonist is what keeps the novel from falling apart at the seams and what ultimately sold me on it.
Use of Weapons by Iain M. Banks
Special Circumstances had always been the Contact section's moral espionage weapon, the very cutting edge of the Culture's interfering diplomatic policy, the élite of the élite in a society which abhorred élitism. The man known as Cheradenine Zakalwe was one of SC's foremost agents, changing the destiny of planets to suit the Culture through intrigue, dirty tricks or military action. The woman known as Diziet Sma had plucked him from obscurity and pushed him towards his present eminence, but despite all their dealings she did not know him as well as she thought. The drone known as Skaffen-Amtiskaw knew both of these people. It had once saved the woman's life by massacring her attackers in a particularly bloody manner. It believed the man to be a burnt-out case. But not even its machine intelligence could see the horrors in his past.
I had quite liked the two Culture books I had read so far, so I figured it was time for the next novel in the series. I realized how much I missed the witty back-and-forth of Banks' dialogue and the complex politics of the Culture, while I definitely didn't feel a pang of nostalgia at the wobbly pacing that sometimes gets in the way of the tightness of the narration (although this being essentially a character study does lessen the annoyance a little bit). As for the rest, well, it's the Culture: grappling with morally interesting choices, snobby robots and most importantly, a fucked-up plot twist that may or may not keep you up at night.
Violenza alle donne. Una prospettiva medievale curated by Anna Esposito
Le forme di violenza esercitate nel Medioevo contro le donne compongono un catalogo impressionante: percosse in nome del diritto del marito a «correggere» la moglie, del padre a costringere e punire la figlia, del padrone a battere la serva; ingiurie connesse al comportamento femminile; stupri, segregazioni, omicidi in nome dell'onore tradito; spoliazione di beni, a partire dalle eredità e dalle doti; matrimoni e monacazioni forzate; manipolazione delle coscienze e violenze inquisitoriali; maltrattamenti, prevaricazione e discriminazione nel mondo del lavoro. Concentrandosi soprattutto sul basso Medioevo italiano, il volume racconta come si vennero codificando i comportamenti violenti contro le donne, senza peraltro tralasciare i casi di violenza di donne contro altre donne o la loro risposta violenta nei confronti di chi le minacciava e aggrediva.
I think it's highly unlikely that an English translation of the book has been published, but if you happen to understand Italian this is a very interesting and straightforward book about all the different forms of violence women were subjected to during the Middle Ages. It doesn't shy away from exploring the ugly and oppressive realities of supposedly "safe" havens such as the monastery, the marriage and most importantly the family ("un luogo di specifica e variegata brutalità"), which I think is its main sellling point - aside from the clear and concise style and the broadness of analysis.
No tags because if my beautiful mutuals have anything to share they should use this post as an invitation: please tag me if you do <3
#tag games#summaries courtesy of goodreads#i've also read man play and games by caillois! which i didn't put in the highlights because well#it has a second part. which is to put it mildly. not that interesting and also very much informed by racism (yeah not in a self-aware way)#the first part is incredibly interesting and foundational though#so if you feel like moving your first steps into the magical world of games i strongly recommend to check it out
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Domenica 20 ottobre 10:31
Due giorni fa ho iniziato a guardare documentari Crime, e su youtube ho iniziato a seguire elisa true crime: interessante.
Posso dire quanto odio che i malati mentali si "salvino" dal finire in carcere o dal subire l'ergastolo " perché hanno un disturbo mentale" o quelli che si giustificano dal commettere vi0lenze orribili " perché da piccoli sono stati loro stessi abusati, e quindi devono far pagare agli altri quello che é successo a loro"; voglio dire, uccidi i tuoi genitori o chiunque ti abbia fatto del male, non capisco perché prendertela con la moglie " perché la madre mi picchiava e quindi ora odio le donne" , perché strappare la vita a persone felici e serene che desiderano avere una famiglia e realizzare i loro sogni, voglio dire cosa ti ha fatto questa donna, per portarti ad ucciderla? Ripeto, uccidi i tuoi genitori piuttosto... rivendicati, elimina il passato e i tuoi traumi.
Vogliamo parlare di Billy Milligan? Abbia almeno il coraggio ad andare dalle vittime o dai genitori di queste ultime a chiedere scusa se una delle sue personalità abbia fatto del male a queste persone.
Davvero non ha mai pensato o provato un senso di colpa nel sapere che una delle sue personalità nel SUO corpo, con le SUE mani abbia ucc1so un sacco di persone e stupr4to delle donne... voglio dire: QUESTE mani, le MIE mani; non credo neanche abbia fatto un video di scuse, ok che non era lui... ma...
Il suo caso di DID, é stato considerato più "grave" delle persone stesse che ha ferito, vittime completamente dimenticate, considerando che molte delle persone con cui HANNO avuto a che fare le sue personalità, sono state misteriosamente uccide ( per il 98% sappiamo che é stata una delle personalità di Billy) e nessuno a mai scoperto il vero killer, ed i genitori di queste vittime hanno passato la loro vita senza sapere niente di chi ha ucciso i loro figli, non hanno mai sentito delle scuse da parte di nessuno, come se queste vittime non avessero importanza, come se fossero bamboline a caso che giravano in questo mondo...inaccettabile. che almeno il vero billy vada da queste famiglie a chiedere scusa ... almeno questo ... lo so che Billy non ha colpe e "non" ci sono prove che sia stata una delle sue personalità, ma se fossi lui, non dormirei la notte a sapere che con il mio corpo avrei fatto del male a qualcuno.
#unpopolaropinion
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Tonino Lamborghini contro Flavia Borzone, "sorella" di Elettra: «Non farò il test del Dna. Tuo papà per soldi ammette di essere cornuto?» Tonino Lamborghini non ne può più della vicenda giudiziaria con Flavia Borzone, che dice di essere sua figlia e sorella di Elettra Lamborghini, sostenuta dalla mamma Rosalba Colosimo. Il tribunale di Bologna ha infatti assolto la 36enne napoletana Borzone dall'accusa di diffamazione nei confronti dell'imprenditore, erede di Ferruccio, fondatore dell'omonima casa automobilistica di Sant'Agata Bolognese oggi controllata da Audi. La mamma, invece, è stata condannata. Nel rito civile entrambe devono risarcire il magnate. Le dichiarazioni di Lamborghini «La vivo male - spiega Tonino Lamborghini alla conferenza stampa nel Museo Ferruccio Lamborghini, a Funo di Argelato, in provincia di Bologna - perché tocca la mia famiglia, io di guerre ne ho fatte tante, ma non la mia famiglia». L'imprenditore vuole fare luce e chiarezza perché il suo nome «non venga sputtanato, la mia famiglia pure e la gente non venga ingannata da informazioni grossolane, generiche e approssimative». Tonino ammette la relazione con la mamma di Borzone ma non di averci fatto una figlia. Il loro flirt risale agli anni Ottanta e sembra essere stata caratterizzato «da pochissimi e saltuari rapporti intimi quando io non ero ancora sposato». La ricorda come una ragazza che «tra un aereo e l’altro si appoggiava ogni tanto in casa mia a Bologna e poi tornava dal marito». Figlia o non figlia, questo è il problema Quanto alla paternità, l'imprenditore è piuttosto chiaro: Flavia Borzone non è sua figlia. «Chi vivrà vedrà, io mi batterò per la verità fino all’ultimo - dichiara - Se mi proponessero di fare il test del Dna aprioristicamente dico di no, perché ho avuto tante donne, prima di mia moglie, dovessi rendermi disponibile a tutte quelle che pensano di dire 'questa è tua figlia', no». La richiesta del test del Dna dopo trentacinque anni sembra «un po’ sporca, però» all'imprenditore che è convinto, al contrario, si tratti di una questione di interesse economico nei confronti della futura eredità e di ricerca di notorietà. Il test del Dna da una cannuccia nella spazzatura Lamborghini deride anche il test del Dna presentato dagli avvocati delle due donne che sarebbe stato effettuato su una cannuccia buttata in un bidone della spazzatura dalla figlia Elettra. «Se la prendi dalla spazzatura come fai a sapere che quella cannuccia è di Elettra o no? – fa notare – Non c’è il nome sopra, magari prendi la cannuccia della signora Flavia la ciucci e poi dici che è compatibile, per forza». Pare che a febbraio 2019 ci sia già stato un test di cui poi però non si è saputo più nulla. Flavia sarebbe salita una volta sulla macchina dell'imprenditore per chiedergli di fare il test. Quando lui si è rifiutato, «mi ha preso una bottiglia d’acqua con l’intenzione di fare il test, la agitava da lontano. Ma non abbiamo mai saputo niente». I precedenti In passato, mamma e figlia si sarebbero spinte anche oltre quelle che gli avvocati di Lamborghini definiscono «aggressioni contro la persona». Nel 2015 chiamarono al telefono la moglie dell'imprenditore raccontandogli tutta la vicenda sulla loro relazione. Un episodio che lo fece infuriare molto. «Ma stiamo scherzando? Hanno buttato per aria una famiglia». Gli avvocati del magnate, che stanno ancora valutando se fare appello contro la sentenza del tribunale di lunedì, dicono che il test del Dna è illegittimo ed è stato respinto in sede penale. Hanno anche obiettato che se veramente Borzone volesse cercare la verità, si sarebbe mossa prima in modo più discreto. Lamborghini promette battaglia con «tutti i mezzi legali disponibili». L'eredità negata Tonino Lamborghini dice che le due partner in crime non diventeranno miliardarie. «Forse qualche nocciolina l’avranno, ma io ho una moglie, dei figli - riferisce - Pensano solo alla notorietà, se la notizia la porti a vari giornali tiri fuori 30, 40, 50mila euro come ridere, per loro è oro che cola». «Ma vi rendete conto cosa si fa per danaro? - incalza - Si rinnega un padre, chi ti ha cambiato i pannolini, ti ha portato a scuola, ti ha portato in vacanza suonando la chitarra e vendendo i quadri per le strade di Napoli, sperando che poi alla mia morte questa erediti? Sono indignato. E poi il povero padre che anche lui per danaro accetta e ammette di essere cornuto, contento e patentato? E accetta di sottoporsi al test?».
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Killers of the Flower Moon: la banalità del male secondo Scorsese
La musica nei film di Scorsese ha sempre una funzione rivelatrice. Quando c'è un personaggio che si muove in slow motion accompagnato da accordi in sostituzione delle parole, sai immediatamente che quello che sta per accadere è un momento importante. E anche all'inizio di questo suo film c'è questa dichiarazione d'intenti. Un anziano indiano Osage sta praticando un rituale in una tenda, alzando le mani verso l'alto. Stacco. e ci viene mostrato che fuori, dalla terra, erompe con un getto violento di liquido nero. È petrolio. Altri Osage, più giovani, levano le braccia al cielo, cercando di raccogliere le gocce dense. A rallentatore. Dallo spirituale siamo passati al materiale. Dalla religione al capitalismo. Da Dio al denaro. Guardando Killers of the Flower Moon si parte con la consapevolezza che, ancora una volta, Scorsese si interroga sulla fede, che può essere riposta anche in qualcosa di molto concreto come i soldi.
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Killers of the Flower Moon: Robert De Niro e Leonardo DiCaprio in una foto del film
Ispirato al libro di David Grann Gli assassini della terra rossa, Killers of the Flower Moon è ambientato nell'Oklahoma degli anni '20. Se nel romanzo il punto di maggior interesse è la nascita dell'FBI, con il personaggio dell'agente Tom White al centro di tutto, a Scorsese invece non interessa molto la legge. E soprattutto non una crime story come tante, che oggi saturano piattaforme di streaming e podcast. No. Il regista vuole il sangue e il sudore, il marcio, le contraddizioni. Non un uomo integerrimo col distintivo.
Ecco quindi che Scorsese sposta il punto di vista da quel personaggio al viscido e mediocre Ernest Burkhart interpretato da Leonardo Di Caprio. L'attore non è mai stato così sgradevole: proprio come chi, per convenienza e mancanza di talento, segue un capo sempre e comunque, non fermandosi di fronte a crimini terribili e negando la verità fino all'ultimo, anche davanti all'evidenza. Perché in realtà sta mentendo a se stesso. Il capo in questione qui è William Hale (Robert De Niro), che, come prima cosa, dice sia a Ernest che agli spettatori: "puoi chiamarmi zio, o puoi chiamarmi re", mettendo subito in chiaro come stanno le cose. In gioco c'è proprio il petrolio degli Osage, diventati i più ricchi cittadini americani. E per questo destinati a essere sterminati dall'avidità dell'uomo bianco.
Una storia d'amore (per i soldi)
In Killers of the Flower Moon Robert De Niro e Leonardo DiCaprio, gli attori simbolo di Scorsese, portano su di sé il peso dell'intera filmografia del regista. E anche del peccato originale degli Stati Uniti: il sogno americano non soltanto è un miraggio, ma è un incubo pagato col sangue dei non bianchi. Ernest viene infatti spinto dallo zio a sposare Mollie (Lily Gladstone), ricca Osage che, come le sue tante sorelle, soffre di diabete. Tutte le donne della sua famiglia, non sanno nemmeno loro bene perché, sono attratte da uomini bianchi, che le hanno sposate per interesse, in modo da mettere le mani sulla loro eredità.
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Killers of the Flower Moon: una foto del film
Quando incontra Ernest Mollie ammette che ricorda un coyote: "il coyote vuole i soldi", gli dice. Eppure non può fare a meno di volerlo: forse per i suoi occhi azzurri, forse perché, nel momento in cui si è fatta corrompere dalla ricchezza, ha perso di vista quella della sua gente, legata più alla terra e alla condivisione che alla proprietà privata. Fatto sta che l'amore per lui la consuma, proprio come la sua malattia. Anche di fronte all'uccisione sistematica di tanti Osage, Mollie rimane spesso in silenzio, stoica, a guardare.
La cosa paradossale è che, nonostante i suoi crimini, nonostante la cieca ubbidienza allo zio, che gli chiede di compiere nefandezze sempre peggiori, anche Ernest ama Mollie. Ama più i suoi soldi, certo, ma comunque la ama. Eppure non riesce a sottrarsi alla volontà di Hale, dissociando completamente la sua parte legata alla moglie da quella pronta a sterminare un'intera popolazione semplicemente perché "ha fatto il suo tempo". È questa la complessità che interessa a Scorsese, è questo il più grande dei misteri: le contraddizioni dell'animo umano.
Killers of the Flower Moon: un cast eccezionale
C'è tutto il cinema di Scorsese in Killers of the Flower Moon: è un gangster movie, un film spirituale, un western, un crime. In 3 ore e 30 il regista ripercorre tutta la sua carriera, questa volta assumendosi la responsabilità del mondo che ha sempre raccontato. Lui mostra i criminali, gli uomini affamati di potere, ma mai come questa volta ne è lontano: li rappresenta ottusi, senza nessun fascino. Il centro emotivo e morale sono invece Mollie e le sue sorelle: nella dignità della donna, nella sua capacità di rispondere con empatia alle persone che la circondano, è lei la vera ricchezza della Nazione Osage, sprecata e calpestata da chi non riesce a capirlo. Lì dove Mollie è la speranza, la vita, Ernest è l'autodistruzione. Come un veleno, il capitalismo ha reso malata la società americana. E siamo stati tutti a volerlo: chi ha cavalcato la caccia all'oro e chi l'ha subita senza opporsi.
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Killers of the Flower Moon: Martin Scorsese sul set del film
A dirigere c'è un autore ormai all'apice della sua padronanza del mezzo cinema, ma Killers of the Flower Moon è grande anche grazie al ricco e magnifico cast. De Niro è alla prova migliore da anni, DiCaprio evoca Brando, quello più logoro e decadente, Lily Gladstone è perfetta.
"Le persone se ne fregano" dice un personaggio. Una cosa che invece sarà sempre al centro di tutto sono le storie: come nello splendido finale, in cui Scorsese sembra dire "i fatti sono questi, ma c'è sempre un punto di vista interessante da cui raccontarli". E il suo è sempre stato quello più difficile e scomodo. Anche stavolta non fa sconti. Ed è per questo che è un viaggio entusiasmante: in un mare di film sempre più simili tra loro, Scorsese ha il coraggio di essere se stesso, senza paura. Nel bene e nel male.
Conclusioni
In conclusione Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese adatta per il cinema il romanzo di David Grann in cui si racconta la nascita dell'FBI e lo sterminio della Nazione Osange, nell'Oklahoma degli anni ’20. Protagonisti Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Lily Gladstone, in quella che è una summa del cinema di Scorsese e anche un racconto del lato oscuro del sogno americano, un miraggio pagato col sangue dei non bianchi. 3 ore e 30 che volano e celebrano non solo l'importanza delle storie, ma anche del punto di vista con cui si raccontano.
Perché ci piace 👍🏻
La perfetta padronanza del mezzo di Scorsese.
Il montaggio di Thelma Schoonmaker, ormai una divinità.
La bravura di Lily Gladstone, meritatissima la sua nomination all'Oscar.
Cosa non va 👎🏻
Le 3 ore e 30 potrebbero scoraggiare.
#killers of the flower moon#movie#martin scorsese#leonardo dicaprio#lily gladstone#recensione#review#movie review
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India e violenze ai bambini ...a centinaia, migliaia
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India e violenze ai bambini ...a centinaia, migliaia
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In India, il dicastero per lo Sviluppo della Condizione delle Donne e dell’Infanzia WCD, ha ordinato la chiusura di 539 strutture di accoglienza per bambini in difficoltà in India su indicazione della responsabile, Maneka Gandhi. La causa di questa decisione nasce dal sospetto che molti dei bambini ospiti delle case sono stati vittime di abusi. Per questo motivo i centri (377 in Maharastra, 78 in Andra Pradesh e 32 nel nuovo stato di Telangana) sono stati chiusi e i minori sono stati trasferiti in altre strutture.
La decisione finale è arrivata dopo quanto riscontrato a seguito delle indagini e della scoperta di ripetuti abusi sessuali ai danni di bambini e bambine in alcuni centri di accoglienza a Muzaffarpur, in Bihar, e a Deoria, in Uttar Pradesh. Una scoperta cui erano seguiti, a luglio scorso, controlli più approfonditi ordinati dal governo. In quell’occasione, il ministro Maneka Gandhi aveva dato mandato ai governi di tutti gli stati indiani di “ispezionare subito in tutto il paese ogni casa per la cura dei bambini”. L’indagine ha riguardato circa 9.000 istituzioni del paese per bambini abbandonati, resi orfani o soccorsi. Parlando al The Indian Express, Maneka Gandhi ha dichiarato: “Ho chiesto alla Commissione Nazionale per la Protezione dei Diritti dell’Infanzia (NCPCR) di garantire che l’audit sociale sia completato per tutte le istituzioni i prossimi sessanta giorni”.
Il caso è emerso a seguito della modifica del modello di verifica sociale precedentemente approvato dal Centro alla Corte Suprema (nell’ottobre 2015): una verifica che prevedeva solo controlli formali e strutturali e che non era in grado di scoprire gli abusi sessuali di cui erano stati vittime i minori accolti nei centri. Con la decisione del maggio 2017, il Comitato di Vigilanza aveva rilevato questa mancanza e aveva affermato che dovevano essere condotti ogni anno audit sociali e “non solo a scopo di introspezione, ma anche circa la trasparenza e la responsabilità nell’attuazione effettiva della legge JJ (Giustizia minorile) …”. A titolo di esempio, in quell’occasione, era stato riportato il caso di una casa di accoglienza nel Bihar, che aveva continuato a funzionare nonostante la licenza fosse stata revocata per irregolarità l’anno precedente.
Le conseguenze non si sono fatte attendere: dopo le verifiche avviate la scorsa estate, nelle scorse settimane la Commissione per la Protezione dei Diritti dell’Infanzia ha ordinato la chiusura di oltre cinquecento istituti! Il ministro ha spiegato che la gran parte delle strutture che sono state chiuse perché non offrivano gli standard richiesti e molte non rispondevano alle norme e alcune non erano neppure registrate.
Quello che si è verificato in India non è una novità: è solo l’ennesimo caso di violenza sui minori. Secondo le statistiche, quello degli abusi sessuali sui minori continua ad essere una piaga mai rimarginata della società. Solo negli USA, secondo le statistiche, si verifica un caso di violenza sessuale ogni 98 secondi (considerando solo vittime sopra i 12 anni). Secondo le ricerche condotte da David Finkelhor, direttore del Crimes Against Children Research Center, una ragazza su 5 e un ragazzo su 20 sono stati vittime di abusi sessuali (in un solo anno il 16% degli adolescenti americani tra 14 e 17 anni ha subito tali violenze, il 28% di tutti gli adolescenti tra 14 e 17 in tutti gli USA). In Europa la situazione non è molto migliore: nel Regno Unito un bambino su venti è stato vittima di abusi sessuali (Radford, L. Child abuse and neglect in the UK today), ma il loro numero reale potrebbe essere molto maggiore dato che un bambino su tre vittima di abusi non lo ha mai detto a nessuno. E per i bambini disabili il rischio di essere vittime di abusi è statisticamente maggiore.
In Italia, da un’indagine condotta qualche anno fa su una quarantina di Comuni (dei quali, però, solo 31 hanno risposto al questionario), è emerso che su 758.932 casi di adolescenti esaminati, ben 7.464 erano stati affidati ai servizi assistenziali perché maltrattati o vittime di violenza (ma i casi di violenza sessuale erano solo il 6,7% del totale degli assistiti, le altre erano “altre” forme di “violenza”), 1 minore su 6 fra quelli assistiti dai servizi sociali dei comuni italiani.
Quella delle violenze sessuali sui minori era e (in barba a tutte le promesse fatte) rimane una piaga.
#abusi sessuali#Commissione per la Protezione dei Diritti dell’Infanzia#India#Maneka Gandhi#violenze ai bambini#vittime di abusi
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India, '1.113.000 donne scomparse dal 2019 al 2021'
Secondo i dati del National Crime Records Bureau, resi noti oggi dal governo indiano al Parlamento, nel periodo dal 2019 al 2021 sono scomparse nel paese 1.113.000 tra donne e ragazze sotto i 18 anni. Gli stati in vetta alla classifica sono il Madhya Pradesh, che ha contato oltre 200mila denunce di donne “missing”, seguito dal Bengala Occidentale, dove le denunce sono state quasi 192mila,…
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“Le guardie libiche violentano le minorenni nei centri di detenzione” di Veronica Di Benedetto Montaccini Cinque adolescenti somale, tra i 16 ed i 17 anni, riportano di aver subito violenze sessuali da parte delle guardie libiche. Stanno supplicando di essere rilasciate dal centro di detenzione di Shara al-Zawiya, uno dei centri gestiti dal Dipartimento per la lotta all’immigrazione illegale della Libia (DCIM), sostenuto dall’Unione europea nella sua lotta ai flussi migratori. Questa la notizia venuta fuori grazie all’inchiesta dell’Associated Press. LE VIOLENZE ALL’ORDINE DEL GIORNO Tra loro una diciassettenne, che riferisce che le violenze sessuali sono continuate, solo che ora sono perpetuate dalle guardie del centro gestito dal governo libico a Tripoli. “Anche se non è la prima volta che subisco attacchi sessuali, questo è più doloroso perché è stato fatto dalle persone che dovrebbero proteggerci”, ha detto la ragazza parlando con Renata Brito, giornalista dell’AP, usando un telefono cellulare contrabbandato. “Devi offrire qualcosa in cambio per andare in bagno, per chiamare la famiglia o per evitare le percosse. È come se fossimo trattenuti dai trafficanti”. I contrabbandieri e i trafficanti in Libia – molti dei quali membri delle milizie – sono stati a lungo noti per aver brutalizzato i migranti. I gruppi per i diritti e le agenzie delle Nazioni Unite, però, dicono che gli abusi avvengono anche nelle strutture ufficiali gestite dal DCIM (...) L’agenzia dell’ONU per i rifugiati ha documentato centinaia di casi di donne violentate durante la detenzione del DCIM o nelle prigioni dei trafficanti. Alcune sono state addirittura ingravidate dalle guardie e hanno partorito durante la detenzione, ha affermato Vincent Cochetel, l’inviato speciale dell’agenzia per il Mediterraneo centrale. IL RACCONTO DELL’ORRORE Il racconto è molto crudo. Una notte di aprile, verso mezzanotte, la ragazza ha chiesto a una guardia di lasciarla andare in bagno. Quando ha finito, la guardia l’ha attaccata e le ha afferrato il seno con forza, ha ricordato. “Ero pietrificata e non sapevo cosa fare”, ha detto ad AP. La guardia ha toccato il resto del suo corpo, comprese le parti intime, poi si è slacciato i pantaloni e ha cercato di spogliarla nel tentativo di violentarla. Ha continuato la sua aggressione mentre lei piangeva, lottava e lo supplicava di lasciarla andare. “Si è fermato solo quando ha finito”, ha detto. “Sono stata fortunata poiché ha finito in fretta”. La guardia le ha poi ordinato di pulire i vestiti che erano stati coperti dal suo liquido seminale, ha ricordato, scoppiando in lacrime. Terrorizzata, è tornata nella sua cella e ha raccontato ad una delle altre ragazze quello che era successo. Ha imparato presto che non era l’unica vittima. Tutte le ragazze, dai 16 ai 18 anni, avevano subito abusi simili o peggiori da parte delle guardie libiche. Una sedicenne nella stessa cella ha detto all’AP che ha iniziato a subire molestie sessuali pochi giorni dopo essere arrivata al centro. Quando ha supplicato una guardia di chiamare la sua famiglia, lui le ha dato un telefono e l’ha fatta uscire dalla cella per chiamare sua madre. Una volta che lei ha riattaccato, lui si è messo dietro di lei e le ha afferrato i seni.Lei ha rimosso le sue mani e ha iniziato a piangere. La guardia si è fermata solo dopo aver capito che altri impiegati erano al centro. “Ogni giorno fanno questo. Se resisti, sarai picchiata o privata di tutto”. LE CONSEGUENZE Almeno due delle ragazze hanno tentato di uccidersi alla fine di maggio in seguito a presunti pestaggi e tentativi di stupro, secondo il gruppo per i diritti locali Libyan Crime Watch e le agenzie delle Nazioni Unite. Una di loro, una quindicenne, è andata in ospedale il 28 maggio ed ha ricevuto le cure di Medici Senza Frontiere (MSF) solo per essere riportata al centro di detenzione. (...) Almeno 677 persone sono morte o scomparse prendendo questa rotta su barche inaffondabili quest’anno. Dall’inizio dell’anno la guardia costiera libica ha intercettato 13.000 uomini, donne e bambini, un numero record. E la maggior parte si trova ora in centri gestiti dal DCIM.
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23 May, 1992
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Today in Italy is the anniversary of the death of the magistrate Giovanni Falcone, his wife Francesca, also a magistrate, and three police officers and their bodyguards: Vito Schifani, Rocco Dicillo and Antonio Montinaro.
They lost their lives in a mafia attack called "Strage di Capaci" (the Capaci bombing), which took place on the A29 motorway at 17:57 in 1992.
I'm not writing this post to teach history or even for a sudden poetic surge of melancholy. I'm writing because I see more and more often on socials like this one an attitude of romanticization of the mafia, often also by cosplayers and people that I esteem so much and that I find inspiring and that I don't want in any way to offend. Surely these people create their content knowing what they are talking about but maybe some of their followers base their knowledge on these AU or on comics read or other conjectures. So I want to talk to these people who maybe think that mafias are not a totally negative thing.
I understand that abroad there may have remained an image of the mafia like Al Capone or similar... of men of other times, criminals of course, but with values like, for example, the untouchability of women and children. Perhaps (I am not an expert on the subject, so it may be possible) in the past organized crime had a sort of ethical code; but, if it ever existed, it hasn't existed for a very long time. Because the mafia, the real one, the one that still terrorizes countries in the south but also in the north of Italy, kills men, women and even children indiscriminately.
It kills men who fight for the freedom of the state and for legality, like the magistrates Giovanni Falcone and Paolo Borsellino.
It kills boys like Giuseppe (Peppino) Impastato, a young journalist and activist in his early thirties who rebelled against Cosa Nostra, because he believed that the terrified Sicilian people could be freed from this scourge.
It kills women like Graziella Campagna and Emanuela Loi. The first "guilty" of having collaborated with the justice system for the arrest of a fugitive mafia man, discovering his identity by chance while doing her job as a laundress; the second one, instead, was one of the first women policeman of the bodyguard service, entrusted to the protection of Borsellino and, like him, blown up outside a building in the Strage di Via D'Amelio (Via D'Amelio bombing).
It kills kids like Giuseppe Di Matteo, kidnapped at the age of 12, held hostage for more than a year, then killed and dissolved in acid just because he was the son of a repentant boss.
It kills children like Mariangela or Noemi who were just in the wrong place at the wrong time.
It kills people on the street just because he looks like a member of an enemy clan and therefore "uups, wrong person".
The mafia here in Italy is serious. Despite the fact that some young people answer "it's not here in my house, so I don't care" it's a disease that seems incurable, worse than Covid19.
It's not only about southern Italy as many people think, the small town where I live is one of the (minor) centers of the mafia in the north of the peninsula, just 10 years ago there were arrests and "gambizzazioni" (shooting another person in the legs as a warning or a gesture of revenge) just behind my house.
So, please, however imaginary "the Boss" may have his charm, don't make him pass for the misunderstood one, the one who in the end does good even though he bypasses the law because in this way you only spit on all the dead, as you would do if you would excuse the perpetrators of the massacres in schools or other kinds of attacks.
With this I'm not saying that in Italy we have to pay attention to every dark alley or similar (I mean, in those cases you have to pay attention wherever you are, but not because of the mafias). Ours is a wonderful country with a unique history and culture that can't be found anywhere else, as well as all the cultures of this world; so, once this mess with Covid19 is over, come and take a tour and enjoy the beautiful cities like Naples, Rome, Turin, Florence and Bologna or see the wonders of our Alps or beaches.
As a fangirl and a cosplayer I love good AU's and the creation of original and eye-catching OC's... but the important thing is to be able to distinguish fantasy from reality.
I know that not many people will have read all this post and many will have found it heavy and boring but I invite you to do some research, even just type on google "Strage di Via D'Amelio" and "Strage di Capaci" which are the most sadly famous. Look at the photos. Look how they destroyed roads to hit a single man, in both cases. Then you can go back to cosplaying and writing and reading fanfiction, you have every right but at least you will do it with more awareness.
P.s: This applies to all mafias, both Italian and foreign.
P.p.s: Since English is not my native language and I have never studied it so much, I hope I haven't made too many mistakes and that the sense of the post is still clear.
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Oggi in Italia è l'anniversario della morte del magistrato Giovanni Falcone, della moglie Francesca, anche lei magistrato, e di tre agenti della loro scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Hanno perso la vita in un attentato mafioso che prende il nome di Strage di Capaci, avvenuto nel tratto autostradale A29 alle 17:57, nel 1992. Non scrivo questo post per insegnare la storia e neanche per un improvviso slancio poetico di malinconia. Sto scrivendo perchè vedo sempre più spesso su social come questo un atteggiamento di romanticizzazione della mafia, spesso anche da parte di cosplayer e persone che stimo tantissimo e che trovo d'ispirazione e che non vorrei in nessun modo offendere. Sicuramente queste persone creano i proprio contenuti sapendo di cosa stanno parlando ma magari alcuni loro follower basano le proprie conoscenze su questi AU o su fumetti letti o altre congetture. Voglio quindi parlare a queste persone che magari pensano che le mafie non siano una cosa totalmente negativa.
Capisco che all'estero possa essere rimasta un'immagine della mafia tipo Al Capone o simili... di uomini d'altri tempi, criminali certo ma con dei valori come, per esempio, l'intoccabilità di donne e bambini.
Forse (non sono un'esperta in materia quindi può essere possibile) in passato la criminalità organizzata aveva una specie di codice etico; ma, se mai c’è stato, non esiste più da tantissimo tempo.
Perchè la mafia, quella vera, quella che terrorizza ancora paesi del sud ma anche del nord Italia, uccide indistintamente uomini, donne e perfino bambini.
Ammazza uomini che combattono per la libertà dello stato e per la legalità, come i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Ammazzano ragazzi come Giuseppe (Peppino) Impastato, un giovane giornalista e attivista appena trentenne che si ribellava contro Cosa Nostra, perchè credeva che da questa piaga il popolo siciliano terrorizzato si potesse liberare.
Ammazzano donne come Graziella Campagna e Emanuela Loi. La prima "colpevole" di aver collaborato con la giustizia per l'arresto di un mafioso latitante, scoprendo l'identità dell'uomo per caso svolgendo il proprio lavoro di lavandaia; la seconda, invece, è stata una delle prime donne poliziotto del servizio scorte in Italia, affidata alla scorta di Borsellino e, come lui, saltata in aria fuori da un palazzo nella Strage di via d'Amelio.
Ammazzano ragazzini come Giuseppe Di Matteo, rapito a 12 anni, tenuto in ostaggio per più di un anno, poi ucciso e sciolto nell'acido solo perchè figlio di un boss pentito.
Ammazzano bambini come Mariangela o Noemi che si trovavano solo nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ammazzano gente per strada solo perchè somiglia a uno appartenente ad un clan nemico e quindi "uups, persona sbagliata".
La mafia qui in Italia è una cosa seria. Nonostante alcuni giovani rispondano "non c'è qui a casa mia, quindi non mi interessa" è una malattia che sembra incurabile, peggio del Covid19.
Non riguarda solo il sud Italia come molti pensano, il paese dove abito è uno dei centri (minori) della mafia al nord, solo 10 anni fa ci sono stati arresti e "gambizzazioni" giusto dietro casa mia. Riguarda tutti, anche chi nasconde la testa sotto la sabbia.
Quindi, per favore, per quanto nell'immaginario "il Boss" abbia il suo fascino, non fatelo passare per quello incompreso, quello che alla fine fa del bene nonostante scavalchi la legge perchè così non fate che sputare su tutti i morti, così come fareste se scusereste gli artefici delle stragi nelle scuole o attentati di altro tipo.
Con questo non sto dicendo che in Italia dobbiamo fare attenzione ad ogni vicolo buio o simili (insomma, in quei casi si deve fare attenzione in ogni caso ovunque si è, ma non per via delle mafie). Il nostro è un paese meraviglioso con una storia e una cultura unici e introvabili da altre parti, così come tutte le culture di questo mondo; quindi, una volta finito questo casino col Covid19, venite pure a farvi un giro e a godervi le splendide città come Napoli, Roma, Torino, Firenze e Bologna o a vedere le meraviglie delle nostre alpi o spiagge.
Da fangirl e cosplayer adoro delle buone AU e la creazione di OC originali e accattivanti... ma l'importante è riuscire a distinguere la fantasia dalla realtà dei fatti.
So che non molti avranno letto tutto questo post e moltissimi l'avranno trovato pesante e palloso ma vi invito a fare delle ricerche, anche solo digitare su google "Strage di via D'Amelio" e "Strage di Capaci" che sono le più tristemente famose. Guardate le foto. Guardate come hanno distrutto strade per colpire un singolo uomo, in entrambi i casi. Poi potete tornate a fare cosplay e a scrivere e leggere fanfiction, ne avete tutto il diritto ma almeno lo farete con più consapevolezza.
P.s: Questo discorso vale per tutte le mafie, sia italiane che estere.
#mafia#23 maggio 1992#strage di capaci#lotta alla mafia#giovanni falcone#Paolo Borsellino#mafia au#long post#sorry for the long post#Italia#Italy
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Criminalità ed immigrazione
I crimini degli immigrati sono abitualmente omessi o ridimensionati nella narrativa demagogica e mistificatoria a favore dell’invasione e della sostituzione etnica. Poiché la loro negatività è immediatamente percepita dalla popolazione, essi sono una delle cause principali del malcontento crescente degli italiani nei confronti di politiche ultradecennali tese a far arrivare milioni e milioni di stranieri. Per questa stessa ragione, i media dominanti del regime europeo e progressista ricorrono ad una serie di strumenti di falsificazione delle notizie:
-la rimozione. Le notizie dei crimini degli immigrati semplicemente non sono date, ovvero riportate il meno possibile, essendo quasi sempre omesse;
-la deformazione. Esse sono esposte in maniera alterata, ad esempio definendo gli assassini come malati mentali, oppure parlando genericamente di “italiani” quando si tratta di persone con nazionalità allogena ma cittadinanza italiana;
-il ridimensionamento. Quando si è costretti a citare i reati degli stranieri, si tenta di spacciarli quali eccezioni, eventi rari etc.
-la distrazione. La prassi tipica è di concedere il massimo risalto ai casi di italiani che aggrediscono stranieri, sebbene siano eventi statisticamente del tutto fuori dall’ordinario, tentando così di sviare l’attenzione dagli eventi opposti di italiani vittime di immigrati, che sono di gran lunga più frequenti.
Con buona pace di questi media così faziosi e falsificatori, o di politicanti che seguono i precetti di quei propagandisti prezzolati noti come “spin doctor”, i dati statistici dimostrano che l’immigrazione accresce in misura considerevole la criminalità in Italia ed in Europa, secondo livelli più che proporzionali alle percentuali di popolazione immigrata.
Stando alle statistiche del ministero della giustizia, al 30 settembre 2016, su una popolazione detenuta complessiva di 54.465, gli immigrati erano 18.462 quindi il 33,8 %. L’annuario statistico italiano indica per il 31 dicembre 2016 una cifra quasi uguale, con il 34,1 % di stranieri fra i detenuti. Il tasso di criminalità fra gli immigrati è quindi in percentuale superiore a quello esistente fra gli italiani, perché gli stranieri commettono 1/3 dei reati, ma sono 1/10 della popolazione. Gli stranieri hanno quindi una propensione media al crimine che è circa il triplo di quella degli italiani. Altri calcoli conducono a cifre ancora più elevate. Nel periodo dal 1�� agosto 2016 al 31 luglio 2017, confrontando il numero di denunce/arresti alla popolazione residente, nel caso degli stranieri si è al 4,78% contro l’1,07% degli italiani secondo i dati del ministero dell’Interno (che però limitava il numero di stranieri all’8,8 % della popolazione).
Marzio Barbagli, storico e sociologo, aveva scritto molti anni fa un saggio sul rapporto fra criminalità ed immigrazione. Essendo egli stato un intellettuale di sinistra, ha confessato di essere partito nell'indagine con idee preconcette, secondo cui non sarebbe vero che gli immigrati porterebbero ad un considerevole aumento del crimine. Tuttavia, i fatti l'hanno costretto a ricredersi. Egli ha detto, onestamente: «Ho fatto il possibile per ingannare me stesso», «era come se avessi un blocco mentale». Alla fine, ha dovuto ammettere che quello che riteneva falso era vero: gli immigrati delinquono più degli italiani. «I dati di cui disponiamo non lasciano dubbi sul fatto che gli stranieri presenti nel nostro paese commettono una quantità di reati sproporzionata al loro numero. Dall’1,4% della popolazione italiana nel 1990, essi sono passati al 5% del 2007. Ma, come abbiamo visto, essi contribuivano dal 25% al 68% delle denunce» (Marzio Barbagli, “Immigrazione e sicurezza in Italia”, Il Mulino, ultima edizione Bologna 2008).
Inoltre, intere zone del paese la maggioranza assoluta dei crimini è compiuto da immigrati. Nel 2061 vi erano significative disparità regionali fra i detenuti, poiché gli immigrati erano il 48,2 % del totale nell’Italia settentrionale, il 43 % in quella centrale e solo il 17,8 % nel Mezzogiorno. Al nord, dove la quantità di immigrati era maggiore, costoro costituivano quasi la metà dei carcerati ed anche nel centro Italia la cifra era assai elevata. Soltanto il basso livello di carcerati stranieri al sud, in cui l’immigrazione è assai più modesta numericamente, abbassa drasticamente un numero che nel resto d’Italia si approssima alla metà del totale.
Il “Dossier Statistico Immigrazione 2016” (per inciso, favorevole agli immigrati) rielaborando dati del ministero dell’Interno ammette che in intere province la maggioranza assoluta delle denunce erano state presentate contro immigrati: fra queste province si trovavano due delle dimensioni di Milano (con il 56,2 %) e Firenze.
Ancora, vi sono tipologie di reato in cui gli immigrati sono la maggioranza assoluta. Ad esempio, un articolo pubblicato dalla Caritas (fonte insospettabile di ostilità verso gli immigrati!) ammette che nel 2005 gli stranieri erano stati i responsabili dell’81,7 % dei casi di “tratta e commercio di schiavi”, del 74,4 % di false dichiarazioni d’identità, del 70 % dei borseggi, del 55 % dei furti con destrezza, del 51 % dei denunciati per rapina o furto in abitazione, mentre le donne straniere erano ree del 60 % degli “spettacoli osceni”. Alcune di queste categorie sono quasi monopolio di immigrati nelle grandi città. Nel 2016, la quota degli stranieri denunciati per un borseggio raggiunge il 74 % a Bologna, il 79 % a Firenze, il 90 % a Milano, il 92 % a Roma.
Per inciso, le cifre riportate nelle statistiche giudiziarie e di polizia tendono certamente a sottostimare il numero effettivo di reati commessi da stranieri per una serie di ragioni sostanziali: molte violazioni della legge cosiddette “minori”, frequentissime e che sono in buona parte od anche in maggioranza opera di immigrati (come i borseggi) sovente non sono neppure denunciati e sfuggono alle quantificazioni ufficiali; assai spesso è impossibile identificare i responsabili se non in flagranza di reato, come avviene sovente per immigrati per la loro "non esistenza del profilo nelle banche dati e nell'anagrafica”; numerosi stranieri per etnia e cultura hanno ottenuto la cittadinanza italiana e, se violano la legge, sono ascritti nella categoria degli “italiani” sebbene siano tali solo giuridicamente e non per nazionalità.
Con le debite differenze, questo quadro si ripropone anche in Europa tutta. Secondo l’Eurostat, i paesi di più intensa immigrazione sono anche quelli con la più alta percentuale di denunce penali in rapporto alla popolazione: Svezia 13,3 %; Regno Unito 9,8 %; Danimarca 7,8 %; Germania 7,7 %; Olanda 7,4 %; Austria 7,1 %; Francia 5,8 %. Questi sono tutti paesi con una percentuale di popolazione immigrate superiore all’Italia, il cui tasso di denunce penali era più basso di ciascuno di loro, pari al 4,6 %.
Gli effetti negativi dell’immigrazione sono tangibili, ad esempio, in Svezia. In data 1975 il parlamento svedese decise senza contrasti d’imporre al paese una politica delle “porte aperte”, che trasformò in pochi decenni quella che era sempre stata una terra etnicamente e culturalmente unitaria in una landa abitata da una ridda di etnie differenti. In questi 40 anni, il crimine violento è triplicato, in controtendenza con l’abbassamento del medesimo che si è avuto (in media!) nel mondo e nonostante le somme enormi spese dai vari governi in misure “sociali”. Il reato violento in cui la crescita è più impressionante è quello dello stupro.
Le violenze sessuali denunciate furono 421 nel 1975, 6620 nel 2014, con un aumento del 1472 %! La Svezia, paese per eccellenza progressista e femminista, nel 2010 si collocava al secondo posto nel mondo per numero di stupri, superata soltanto dal Lesotho. Le aggressioni sessuali sono compiute quasi tutte da immigrati, in un rapporto di circa 20 ad 1: per ogni singolo stupro commesso da uno svedese ve ne sono venti di stranieri. Una relazione del 1996 dello Swedish National Council for Crime Prevention era già allora pervenuto alla conclusione che gli immigrati provenienti dal Nord Africa (Algeria, Libia, Marocco e Tunisia) erano 23 volte più inclini a commettere violenze sessuali rispetto agli svedesi.
Nel 2017, un rapporto della polizia svedese, "Utsatta områden 2017", ("Aree vulnerabili 2017", colloquialmente definite "no-go zones", per indicare zone in cui lo stato non ha controllo) mostrava che in Svezia vi erano 61 territori siffatti, in cui viveva mezzo milione (500.000) di persone, con 200 organizzazioni criminali e circa 5000 delinquenti, effettivi signori del territorio.
Un analogo incremento del crimine, specialmente di alcune sue forme, si è avuto anche in altri paesi europei in cui sono arrivati milioni di stranieri. In Germania, le aggressioni con il coltello, un secolo fa rarissime, si sono moltiplicate esponenzialmente. Soltanto negli ultimi dieci anni l’aumento di aggressioni all’arma bianca in Germania è stato superiore al 1200 % (milleduecento per cento): un incremento di oltre 12 volte!
Un altro esempio di questo è la Francia, che ha profuso immense risorse economiche, sociali e culturali nello sforzo, supportato da uno stato tradizionalmente assai saldo ed una identità nazionale radicata. Malgrado ciò, numerosi studiosi e studi asseriscono con una mole impressionante di dati comprovati che intere comunità di stranieri continuano a considerarsi tali anziché francesi, con il risultato che l’ex Francia è ormai divenuta un tessuto lacerato e punteggiato da centinaia e centinaia di piccole zone che sono fuori dal controllo delle autorità statali e di fatto in mano all’autogoverno degli immigrati.
Ad esempio, nel 2011 L'Institut Montaigne pubblicava una ricerca imponente di 2200 pagine curata da un gruppo di sociologi francesi fra cui lo stimato Gilles Kepen, intitolata "Banlieu de la République" (Periferie della Repubblica). Essa dimostrava che interi quartieri sparsi su tutto il territorio nazionale stavano divenendo "società islamiche separate" in cui vigeva la sharia, poiché nelle comunità d’immigrati e di loro discendenti esisteva un crescente rifiuto della società francese ed un corrispettivo aumento dell’Islam radicale. In considerazione del fatto che in Francia esistono quasi 7 milioni di mussulmani, la ricerca ipotizzava che il paese si stesse avvicinando alla disgregazione sociale.
Lo studio di Gilles Kepen non è certo l’unico ad evidenziare la marcia verso il baratro della nazione francese, poiché sono molti gli intellettuali, i politici, i giornalisti che, basandosi su fatti precisi e provati anziché sulla melliflua retorica del “politicamente corretto”, asseriscono che in Francia si ritrovano intere enclaves sotto il controllo di associazioni criminali fornite di armi da guerra, in cui la polizia non osa neppure entrare e che sono alla lettera fuori dal controllo dello stato. In queste zone i predicatori salafiti insegnano la legge coranica nella forma intransigente, le tensioni tribali sono fortissime fra gli immigrati stessi, l’ostilità razziale nei confronti dei francesi è tale da costringerli a fuggire. Secondo alcune stime, il numero di queste “zone franche”, chiamate in gergo burocratico “Zus” ossia Zones urbaines sensibile, si avvicinerebbe al migliaio. Il ministero dell’Interno del governo socialista ed ultrafavorevole all’immigrazione calcola che ve ne siano 751 e che in esse vivano cinque milioni di mussulmani.
Una descrizione completa di quanto sta avvenendo in Francia è impossibile in questa sede, se si era potuto scrivere già nel 2011 una ricerca di oltre 2000 pagine per descrivere i disastri prodotti dall’immigrazione senza riuscire ad esaurire l’argomento. Si può semmai ricordare che, in modi e con intensità differenti a seconda degli stati, situazioni analoghe si ritrovano nel Belgio, in Olanda (in questo piccolo paese le zone fuori controllo sono calcolate essere almeno 40), nel Regno Unito (in cui entrando in certi quartieri ci si imbatte in manifesti che avvertono che si sta accedendo in zone sotto il controllo della sharia), in Germania, in Svezia … Tutti questi paesi si stanno avviando a divenire affini a regioni come i Balcani, in cui la mescolanza fra popoli giunge talora sino alla polverizzazione etnica, ciò che ha determinato una conflittualità endemica, instabilità politica, guerre ricorrenti con pulizie etniche e genocidi.
Anche a livello internazionale si ritrova una radicale differenza di indici di criminalità fra popolazioni europee ed africane. Gli annuari dell’Interpol per gli anni 1993-1996 mostrano che le percentuali di crimine violento per 100.000 abitanti è di 149 per gli africani, di 42 per gli europei: un rapporto quasi di 4 ad 1.
Non si creda poi che queste altissime percentuali di criminalità di immigrati siano spiegabili unicamente in termini di “povertà” od altre ipotesi consimili, perché esse hanno fra le loro motivazioni l’ostilità razzista verso i bianchi. Lo psichiatra Frantz Fanon, un ideologo marxista che era apertamente ostile all’Europa ed ai bianchi e che teorizzava la violenza quale necessaria, in “I dannati della terra” sosteneva fra l’altro che la delinquenza ed il crimine sarebbero stati la prima fase della “rivoluzione” che doveva condurre alla cacciata od allo sterminio dei bianchi. In Sudafrica il cosiddetto “white genocide” viene portato avanti da bande criminali.
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Una delle serie tv più lunghe al momento in TV, Criminal Minds, arriva alla fine, ma non prima di ottenere un capitolo finale. Il network ha rinnovato il crime drama per una quindicesima stagione di 10 episodi. La serie, di cui sono attualmente in corso le riprese dell’ultimo episodio della stagione 14 composta da 15 episodi, resterà in produzione, filmando i 10 episodi supplementari subito dopo, che verranno trasmessi durante la stagione 2019-20.
Alla sua quindicesima stagione, il percorso di Criminal Minds sarà similare a quelli di ER della NBC e di CSI della CBS, con solo Gunsmoke, L&O, L&O: SVU, NCIS e Grey’s Anatomy attualmente in cima alla lista delle serie tv più lunghe mai trasmesse. Criminal Minds, con Joe Mantegna, chiuderà avendo prodotto 325 episodi, arrivando nella Top 20 di tutti i tempi per il maggior numero di episodi.
“E’ la quintessenza delle hit della CBS. Siamo così orgogliosi di averla trasmessa,” dice Amy Reisenbach, vicedirettore esecutivo della CBS. “Parla di tutto ciò che facciamo al meglio, che è trasmettere televisione di qualità. E’ stato un successo non solo in tv, ma anche online, sui giornali, un successo internazionale per gli ABC Studios.
Infatti, Criminal Minds è stato un’attrazione di punta nelle repliche in tv, ed è andato molto bene su Netflix, sommato alle forti vendite internazionali. La decisione di fare una serie finale è stata presa nel tardo autunno, quando la produttrice esecutiva di Criminal Minds stava scrivendo il copione per gli episodi finali con un cliffhanger (ndt: un finale “sospeso”) o un finale definitivo di serie. (La serie ha trascorso la primavera passata nel limbo, ottenendo un rinnovo last minute per la stagione 14 a Maggio.)
Tutte le parti coinvolte, CBS, ABC Studios e CBS TV Studios, si sono riunite e hanno deciso di estendere la serie per darle un degno finale.
“Volevamo essere sicuri che Erica avesse il tempo e potesse scrivere una stagione (14) che onorasse i personaggi e i fans,” ha detto Reisenbach. “Volevamo tenere lo show in produzione continua così 10 episodi sembravano il numero giusto per dare a Erica il modo di concludere la serie nel modo in cui desiderava.”
Il finale della stagione 14 includerà SPOILER ALERT un matrimonio, poiché David Rossi (Mantegna) e la sua terza ex-moglie, Krystall (Gail O’ Grady), che si sono riavvicinati la scorsa stagione, sono diretti all’altare, nonostante la pioggia prevista per la settimana seguente abbia messo in discussione la location all’aperto scelta per la cerimonia.
Per quanto riguarda i 10 episodi della stagione 15, saranno più seriali rispetto a ciò per cui è conosciuto il procedural, incluso un doppio episodio d’apertura e includeranno una confessione importante e un membro della BAU la cui vita sarà in pericolo.
Il più grande filo conduttore degli ultimi 10 episodi sarà basato su “un degno avversario per il team, specialmente per David Rossi, ” ha detto la Messer del Soggetto Ignoto, che verrà introdotto più avanti in questa stagione. “Sarà in una situazione difficile con un altro cattivo formidabile e concluderà i 10 episodi con uno scontro finale con quella persona,” ha aggiunto.
Poichè si tratta della stagione finale, ci saranno probabilmente dei cattivi memorabili dalle scorse 14 stagioni, che faranno delle comparse. “Ne abbiamo uno in lavorazione ora, che è un cattivo davvero indimenticabile, ma non voglio dire troppo se non dovesse funzionare il casting,” la Messer ha stuzzicato.
C’è anche speranza di riportare i personaggi preferiti dei fans, inclusi i precedenti membri del cast. Criminal Minds ha visto diverse dipartite negli anni, incluso il leader originale Mandy Patinkin, che optò per un mancato ritorno nella stagione 3, Thomas Gibson, che fu licenziato a causa di un diverbio sul set nel 2016 e Shemar Moore, che è attualmente l’attore principale di un altro drama CBS, S.W.A.T. (Moore è ritornato a Criminal Minds come guest). Un altro membro del cast, Paget Brewster, è ritornata allo show dopo alcune stagioni di lontananza.
“Sono fiduciosa, potremo onorare tutti i personaggi che sono stati amati e hanno fatto parte di questo team, che hanno fatto compagnia agli spettatori per anni, ma non so come sarà; non conosco la logistica della storia. Non si filmerà fino alla primavera, perciò ho un po’ di tempo per pensarci, ma la speranza è quella di essere in grado di rendere omaggio a tutta questa Storia, a tutti questi eroi che sono arrivati e poi sono andati via.”
La Messer è stata a Criminal Minds dall’inizio, diventando co-showrunner nel 2010 e unico showrunner l’anno successivo. Ammette che l’idea di come finire la serie si è evoluta negli anni.
“Il viaggio è cambiato molto dagli inizi perchè non avrei mai immaginato i cambiamenti che sono accaduti. Non so nemmeno se avrei mai immaginato che avremmo prodotto 325 episodi. E’ un tale onore essere parte di una serie per così tanto tempo” ha detto la Messer.
Ha fatto capire che non sarebbe nei piani uccidere gli amati personaggi nel round finale.
“Queste persone sono una famiglia e degli amici per noi a questo punto,” ha detto. “So che è un drama, ma sono poco incline a ingiuriare o scrivere della morte di qualcuno nel senso che non respireranno mai più. Conosco molti show, che quando scoprono che arriverà la fine, allora decidono di uccidere i personaggi o cose del genere. Non fa parte del mio istinto, soprattutto perchè sono qui da così tanto con tutte queste voci, solo non voglio che sia questo il modo in cui finisca per loro. Così il jet non si schianterà, questo posso dirvelo.”
Inoltre la Messer crede che il finale, che scriverà con la star di Criminal Minds Kirsten Vangsness, insieme al produttore/regista Glenn Kershaw che dirigerà, sarà molto emozionante.
Il mio istinto è strappalacrime, probabilmente perché sarà così che mi sentirò,” ha detto. “Penso che onorando la serie e dicendo addio, è molto probabile che sembrerà un pochino un elogio. Quindi la mia ipotesi è che sarà strappalacrime più di tutto il resto, è così che lo descriverei.”
Criminal Minds, che è stato creato da Jeff Davis, è stato trasmesso il Mercoledì dal suo debutto, trascorrendo 12 stagioni nella sezione delle 21:00, fino a slittare alle 22:00 nella stagione del 2017, Criminal Minds è stata una serie Top 20 per il numero di spettatori totali.
“Nella sua intera trasmissione, è stato un patrimonio per tutto l’attuale dipartimento di programmazione,” ha detto Reisenbach, che si è unita alla CBS l’anno in cui Criminal Minds ha debuttato, con un lavoro ai CBS Tv Studios prima di spostarsi al network. “Ha fatto molto bene contro diversi tipi di serie tv, ha retto contro Modern Family, Empire, Lost, American Idol. Ha questa fanbase molto solida che si sintonizza ogni settimana. Lo ha reso così di successo e affidabile.”
La Messer ha aggiunto, “Per certi versi, la serie è sempre stata un piccolo motore, ” ringranziando la CBS per essere “una grande casa per così tanto tempo.” “Ciò che c’è di agrodolce in tutto ciò, è che ce ne andiamo con ancora storie da raccontare,” ha detto. “Non siamo uno show che è stato spostato ripetutamente da sera a sera. Non sto parlando male di quelle serie, ma tutti quei segni che di solito precedono la chiusura di uno show, non li abbiamo avuti.”
Messer ha ricordato l’ordine originale di 13 episodi per Criminal Minds, come lei e il resto degli sceneggiatori “erano seduti in una stanza senza finestre a Culver City, con la sola speranza che le persone avrebbero apprezzato le nostre idee, e grazie al cielo, nessuno di noi era ben informato sul mondo dei serial killers. Così stavamo facendo un sacco di ricerche e scavando nell’oscurità,” ha aggiunto la Messer. “E’ la curva di apprendimento per poi realizzare che l’audience era affascinato nel conoscere queste cose quanto noi. E anche se dobbiamo scavare nell’oscurità, sono in realtà storie sulla luce.”
Questo è importante in uno show sui serial killers, che qualche volta è stato criticato per la violenza sullo schermo. E per la Messer, raccontare le storie delle persone che danno la caccia agli assassini è stata una passione personale.
“Ci sono storie a proposito di eroi che stanno combattendo la battaglia per il bene ogni settimana e c’è qualcosa che mi rende davvero orgogliosa di essere in grado di raccontare queste storie, per onorare gli uomini e le donne che ci tengono al sicuro di notte. Ho una ragione personale dietro a questo, perchè mio fratello è stato un poliziotto per 25 anni. Ha un lavoro molto diverso dal mio, ma scrivo di questi eroi e lui è uno di loro. Così divento umile di fronte al lavoro duro che queste persone fanno. “
Raccontare queste storie settimana dopo settimana non è stato facile.
“Ci sono state volte in cui, gli sceneggiatori, o attori, o anche membri della crew hanno detto, non posso più farlo, non voglio dipingere un’altra scena del crimine di rosso, non voglio fare queste cose. Io lo capisco, certamente, ma penso che l’abbiamo avuta facile perchè stiamo solo rappresentando quello che accade, mentre ci sono delle persone vere là fuori che combattono questi mostri ogni settimana, ogni giorno,” ha detto Messer.
Ha aggiunto che è anche orgogliosa che Criminal Minds abbia aiutato gli spettatori, sottolineando come abbia ricevuto una serie di lettere dai fans, i quali hanno affermato di sapere come comportarsi in situazioni pericolose perchè avevano guardato la serie.
Avendo intenzione di fare gli ultimi dieci episodi, “Penso che tutti saremo tristi, e so che i membri di questo cast sono particolarmente affezionati l’uno all’altro, sono una vera famiglia,” ha detto la Messer. “Ogni volta che qualcosa giunge alla fine, c’è tristezza, ma questa è la fine di un’era. Dal 2005, è un periodo lungo nella vita di ognuno e nella carriera e tutto il resto. Quindi penso che saremo tutti tristi per un po’. Siamo tristi che sia finito, ma siamo anche grati che sia successo.”
Fonte: deadline.com
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Gita Sahgal
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Dissentire è umano.
Gita Sahgal è una scrittrice, giornalista, regista e attivista per i diritti umani indiana. Tutto il suo lavoro si basa su temi come femminismo, lotta al fondamentalismo e al razzismo.
Nata a Mumbai, nel 1957, è figlia della celebre romanziera Nayantara Sahgal e pronipote dell’ex primo ministro Jawaharlal Nehru.
Laureata alla School of Oriental and African Studies di Londra, ha vissuto tra Inghilterra e India.
Nel 1979 ha co-fondato la Southall Black Sisters e dieci anni dopo contribuito a creare l’organizzazione Donne contro il fondamentalismo.
È direttrice esecutiva del Center for Secular Space e socia onoraria della National Secular Society.
Intellettuale libera e integra, non ha mai temuto di sfidare i poteri forti, ha criticato apertamente la Gran Bretagna per le leggi sulla blasfemia e per aver protetto soltanto il cristianesimo a discapito delle religioni delle persone immigrate, contribuendo alla ghettizzazione e alla conseguente svolta verso il fondamentalismo religioso.
Si è molto spesa contro lo stupro nei conflitti etnici, usato per sconvolgere le società colonizzate e aumentare il numero della popolazione discendente dalle etnie conquistatrici.
Si è anche pronunciata in merito all’aumento della prostituzione e degli abusi sessuali associati alle forze di intervento umanitario osservando, nel 2004, che “il problema con le Nazioni Unite è che le operazioni di mantenimento della pace sembrano fare la stessa cosa che fanno gli altri militari. Sostenendo, a voce alta, che anche coloro che dovrebbero sorvegliare le violazioni dei diritti umani dovrebbero essere tenuti sotto controllo.a
Contraria all’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti e degli alleati, ha condannato la detenzione extragiudiziale e la tortura di uomini musulmani a Guantanamo.
Tra i suoi vari scritti, nel 1992, ha curato, insieme a Nira Yuval-Davis, il volume Refusing Holy Orders: Women and Fundamentalism in Britain.
Nel 2002 ha prodotto Tying the Knot film commissionato dalla Commissione del Ministero degli Affari Esteri e del Commonwealth, istituita per gestire il problema delle vittime di matrimoni forzati di donne condotte dall’estero in Gran Bretagna per sposarsi contro la loro volontà.
Ha sottoscritto la Dichiarazione dei Liberi Pensatori alla Conferenza Internazionale sulla Libertà di Coscienza e di Espressione a Londra, nel 2017.
Ha realizzato il documentario Unprovoked, sul caso di Ahluwalia Kiranjit, una donna punjabi che era stata portata nel Regno Unito per un matrimonio combinato, ripetutamente abusata dal marito che ha ucciso, dandogli fuoco mentre era ubriaco e addormentato.
Ha anche prodotto il film The War Crimes File, sulle atrocità commesse durante la guerra di liberazione del Bangladesh del 1971.
È stata a capo dell’unità di genere di Amnesty International fino al 2010, quando, sul Sunday Times, ha pubblicamente criticato l’organizzazione umanitaria per il suo legame con Moazzam Begg, direttore di Cageprisoners, che rappresentava gli uomini in detenzione extragiudiziale.
“Come ex detenuto di Guantanamo, era legittimo ascoltare le sue esperienze, ma come sostenitore dei talebani era assolutamente sbagliato legittimarlo come partner“, ha sostenuto, dicendo di aver ripetutamente sollevato la questione con Amnesty per due anni, senza alcun risultato.
È stata sospesa dal suo incarico, ma la controversia ha suscitato risposte da parte di vari politici e giornalisti che l’hanno sostenuta, così come lo scrittore Salman Rushdie.
Gita Sahgal, continua inarrestabile il suo lavoro in difesa delle donne e delle parti più deboli della società, non ha peli sulla lingua e non ha paura di metterci la faccia e subire le conseguenze delle sue opinioni.
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La vita vera e la finzione non sono correlate 1:1 l'una all'altra, è ovvio, ma allo stesso modo c'è un'enorme differenza tra l'essere consci di quello che si crea/al quale ci si approccia e l'approfittarsi della propria ignoranza. So che non posso aspettarmi che tutti capiscano intuitivamente o sappiano che quello che traspare della mafia dai film e dalle serie tv più mainstream non sia la realtà, ma una sua versione più vanilla e godibile. Però allo stesso tempo mi demoralizza vedere queste persone sguazzare come se nulla fosse in questa pozza di ignoranza e stereotipi, e addirittura azzittire chiunque provi a correggerle. Ma parlare di queste cose con gli americani è impossibile, perché loro non riescono a non vedere la realtà in modo estremamente polarizzato, e di conseguenza non sono in grado di prendere sul serio certe dinamiche. In risposta alle persone che lamentano la romanticizzazione della mafia e che cercano di fare luce sull'argomento mi è capitato di leggere le solite risposte come "ma di che vi lamentate, i bianchi non sono oppressi" e, beh. 1) Complimenti per aver tirato in ballo qualcosa di cui letteralmente nessuno stava parlando perché non ha alcuna correlazione con l'argomento. 2) Complimenti per non aver idea di come siano trattate le persone del sud Europa nel nord Europa, complimenti per non avere idea di come siano trattate le persone dell'est Europa praticamente ovunque, ecc. Us-centrism at its finest. Vogliamo parlare dello sfruttamento dei migranti da parte della mafia allora? Del traffico di esseri umani? Di come il governo italiano sia complice di questo? Delle persone schiavizzate nei campi o costrette a spacciare? Delle donne costrette a prostituirsi? Dobbiamo strumentalizzare delle vittime per far sì che questo problema venga preso sul serio all'estero, è a questo che dovremmo ridurci Capisco che nella cultura popolare la mafia ormai sia diventata un mito, un'estetica. It is what it is, e il problema in sé e per sé non è nemmeno questo per me, bene o male è una situazione paragonabile al true crime. La differenza con il true crime però sta nell'atteggiamento (e okay ci sono dei soggetti irrispettosi pure in quella community, ma il proporzione sono comunque una minoranza da quel che mi risulta). Il problema sta appunto nell'ignoranza della gente, nel suo non riconoscere che la "sua" mafia non sia quella reale, e nell'ostinazione a non prendere sul serio o ridicolizzare chi parla della mafia vera e cerca di fare sensibilizzazione perché boh, italians.
Tldr a me dei fan di Cose che si inventano au di mafia non frega niente, ma per lo meno che siano consci di star parlando di salsicce, ecco.
#prompted by mentre ripulivo un po' i miei like sono arrivata a una foto dell'attore e del regista di cctn#e in pratica un utente li aveva paragonati a due mafiosi perché avevano gli occhiali erano in posa sembravano due coatti no quelle robe lì#e un sacco di gente (comprensibilmente) non l'aveva presa bene ecco. discourse ensued#e nieeente. :|#mytext#uno dice vabbè sono anni fa ma no non sono anni fa perché basta guardare ahm. Un Certo Post quante note ha fatto e fa ancora#per capire che certa gente crescendo qualche cinquina forse se la sarebbe meritata#long post#rl#fiction talk
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India e violenze ai bambini ...a centinaia, migliaia
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India e violenze ai bambini ...a centinaia, migliaia
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In India, il dicastero per lo Sviluppo della Condizione delle Donne e dell’Infanzia WCD, ha ordinato la chiusura di 539 strutture di accoglienza per bambini in difficoltà in India su indicazione della responsabile, Maneka Gandhi. La causa di questa decisione nasce dal sospetto che molti dei bambini ospiti delle case sono stati vittime di abusi. Per questo motivo i centri (377 in Maharastra, 78 in Andra Pradesh e 32 nel nuovo stato di Telangana) sono stati chiusi e i minori sono stati trasferiti in altre strutture.
La decisione finale è arrivata dopo quanto riscontrato a seguito delle indagini e della scoperta di ripetuti abusi sessuali ai danni di bambini e bambine in alcuni centri di accoglienza a Muzaffarpur, in Bihar, e a Deoria, in Uttar Pradesh. Una scoperta cui erano seguiti, a luglio scorso, controlli più approfonditi ordinati dal governo. In quell’occasione, il ministro Maneka Gandhi aveva dato mandato ai governi di tutti gli stati indiani di “ispezionare subito in tutto il paese ogni casa per la cura dei bambini”. L’indagine ha riguardato circa 9.000 istituzioni del paese per bambini abbandonati, resi orfani o soccorsi. Parlando al The Indian Express, Maneka Gandhi ha dichiarato: “Ho chiesto alla Commissione Nazionale per la Protezione dei Diritti dell’Infanzia (NCPCR) di garantire che l’audit sociale sia completato per tutte le istituzioni i prossimi sessanta giorni”.
Il caso è emerso a seguito della modifica del modello di verifica sociale precedentemente approvato dal Centro alla Corte Suprema (nell’ottobre 2015): una verifica che prevedeva solo controlli formali e strutturali e che non era in grado di scoprire gli abusi sessuali di cui erano stati vittime i minori accolti nei centri. Con la decisione del maggio 2017, il Comitato di Vigilanza aveva rilevato questa mancanza e aveva affermato che dovevano essere condotti ogni anno audit sociali e “non solo a scopo di introspezione, ma anche circa la trasparenza e la responsabilità nell’attuazione effettiva della legge JJ (Giustizia minorile) …”. A titolo di esempio, in quell’occasione, era stato riportato il caso di una casa di accoglienza nel Bihar, che aveva continuato a funzionare nonostante la licenza fosse stata revocata per irregolarità l’anno precedente.
Le conseguenze non si sono fatte attendere: dopo le verifiche avviate la scorsa estate, nelle scorse settimane la Commissione per la Protezione dei Diritti dell’Infanzia ha ordinato la chiusura di oltre cinquecento istituti! Il ministro ha spiegato che la gran parte delle strutture che sono state chiuse perché non offrivano gli standard richiesti e molte non rispondevano alle norme e alcune non erano neppure registrate.
Quello che si è verificato in India non è una novità: è solo l’ennesimo caso di violenza sui minori. Secondo le statistiche, quello degli abusi sessuali sui minori continua ad essere una piaga mai rimarginata della società. Solo negli USA, secondo le statistiche, si verifica un caso di violenza sessuale ogni 98 secondi (considerando solo vittime sopra i 12 anni). Secondo le ricerche condotte da David Finkelhor, direttore del Crimes Against Children Research Center, una ragazza su 5 e un ragazzo su 20 sono stati vittime di abusi sessuali (in un solo anno il 16% degli adolescenti americani tra 14 e 17 anni ha subito tali violenze, il 28% di tutti gli adolescenti tra 14 e 17 in tutti gli USA). In Europa la situazione non è molto migliore: nel Regno Unito un bambino su venti è stato vittima di abusi sessuali (Radford, L. Child abuse and neglect in the UK today), ma il loro numero reale potrebbe essere molto maggiore dato che un bambino su tre vittima di abusi non lo ha mai detto a nessuno. E per i bambini disabili il rischio di essere vittime di abusi è statisticamente maggiore.
In Italia, da un’indagine condotta qualche anno fa su una quarantina di Comuni (dei quali, però, solo 31 hanno risposto al questionario), è emerso che su 758.932 casi di adolescenti esaminati, ben 7.464 erano stati affidati ai servizi assistenziali perché maltrattati o vittime di violenza (ma i casi di violenza sessuale erano solo il 6,7% del totale degli assistiti, le altre erano “altre” forme di “violenza”), 1 minore su 6 fra quelli assistiti dai servizi sociali dei comuni italiani.
Quella delle violenze sessuali sui minori era e (in barba a tutte le promesse fatte) rimane una piaga.
#abusi sessuali#Commissione per la Protezione dei Diritti dell’Infanzia#India#Maneka Gandhi#violenze ai bambini#vittime di abusi
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Guarda "#Eroina ed #Eroi #UCRAINI morti per la loro terra 🇺🇦 e per la libertà dell'#Ucraina come #leoni🙏😭😢🇺🇦" su YouTube
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[2/3, 04:18] Salvo Rosa: Tutto questo è intollerabile, inaccettabile e vergognoso ! Il presidente Putin con questa sciagurata guerra di invasione e sottomissione dell'eroico popolo ucraino e della amata e indomabile Ucraina, con le conseguenti morti di migliaia e migliaia di civili disperati e inermi e con le contemporanee distruzione di palazzi residenziali, palazzi governativi, simboli della Shoah, con la distruzione di ospedali, di RSA, di ponti e di strade e con un flusso di milioni di sfollati e rifugiati, per lo più bambini, donne e anziani, che cercano di mettersi in salvo nei vicini Stati di confine (vedere i loro volti intrisi di dolore, sconforto, impotenza e 😭 pianto fa rabbrividire e piangere personali cronisti presenti) con i mercenari russi che sono alla caccia dell'eroico e fiero presidente Zelensky, eletto democraticamente dal popolo ucraino, a differenza del dittatore Putin, per ammazzarlo, sta commettendo una serie di violazioni del diritto internazionale, dei diritti umani e soprattutto sta commettendo una strage di persone innocenti e inermi, che sarà oggetto di giudizio di condanna per Putin ad opera dei tribunali internazionali per i crimini di guerra e contro l'umanità.
[2/3, 04:41] Salvo Rosa: All this is intolerable, unacceptable and shameful! President Putin with this unfortunate and cruel war of invasion and subjugation of the heroic Ukrainian people and the beloved and indomitable Ukraine, which led to the death of thousands and thousands of desperate and defenseless civilians and with the simultaneous destruction of residential buildings, buildings symbols of the Holocaust, with the destruction of hospitals, nursing homes, bridges and roads and with an influx of millions of displaced persons and refugees, mostly children, women and the elderly, trying to flee to neighboring border states (see their faces steeped in grief, despair, helplessness and 😭 tears, which make journalists crying and crying as they recount this drama) with Russian mercenaries chasing the heroic and proud President Zelensky, democratically elected by the Ukrainian people, unlike the dictator Putin, in order to kill him, is committing a series of violations of international law, human rights and above all he is killing many innocent and helpless, which will be the subject of criminal conviction for Putin by international courts for war crimes and crimes against humanity.
[3/3, 10:00] Salvo Rosa: https://www.agensir.it/quotidiano/2022/3/2/ucraina-cattolici-in-preghiera-per-implorare-la-pace-e-la-protezione-della-madonna-maratona-online-dalle-14-alle-21-da-7-citta-diverse/
Chi semina vento raccoglie tempesta ! Il silenzio sulla guerra fa male quanto le bombe. Giornata internazionale della Pace ! Who Seeds wind shall harvest storm ! La forza non vince mai contro il potere dell’amore. In questo momento di grande fermento e agitazione nel mondo, la più grande forza da non sottovalutare è quella che viene dall’amore. Nessuna civiltà potrà essere considerata tale se cercherà di prevalere sulle altre ! “La non violenza è la più forte arma mai inventata dall’uomo” ! La vera pace si ottiene attraverso la comprensione e il rispetto reciproci per il benessere di entrambe le parti !
APPELLO a Paavi Franciscus #patriarchkirill #epifanij Ecumenical Patriarchate vputin.team #VladimirPutin #Vladimir Volodjmjr Zelinskji #russia #Ucraina #peace United Nations PATRIARCA Patriarcat Orthodoxe des Nations Russian Embassy in the Philippines RUSSIAN MILITARY NEWS PORTAL #pace #bastaguerre #bastadittatura NATO forces #russiangov #russianarmy #ukraina #UcrainaLibera #nowar #NoALaGuerra #criminicontrolumanità #criminidiguerra #PutinIsaWarCriminal #Putingohome #Putinswar #NoPutin UNHCR Italia - Agenzia ONU per i Rifugiati
In questi sette giorni d'invasione russa in Ucraina, non possiamo non vedere i tantissimi civili ucraini inermi ammazzati chirurgicamente dai missili e aerei russi; non possiamo ignorare i milioni di profughi ucraini costretti ad abbandonare le loro case per mettersi in salvo nei Paesi di confine, che stanno dimostrando tantissima umanità nell'accoglienza; non possiamo fare finta di niente guardando città e paesi ucraini (ospedali, palazzi governativi, quartieri popolari e campagne) devastati da questa guerra ingiustificabile, anacronistica e assurda, voluta non dai russi, popolo pacifico e laborioso, ma dal presidente o meglio dittatore Putin per diventare il padrone assoluto e permanente del mondo intero o perlomeno metterlo ai suoi piedi. Le immagini e i video giornalieri di stragi, distruzione, morti, sopravvissuti terrorizzati, bambini che piangono, gente che scappa dalla disperazione dalle proprie case, sangue di innocenti nelle strade e nei quartieri popolari distrutti da missili e da caccia russi, sono ampiamente ben documentati non solo da giornalisti freelance con obiettività e equidistanza (orrori e crudeltà di una guerra ingiustificabile) ma anche da cellulari e smartphone dei residenti ucraini, che il presidente russo Vladimir Putin non vuole far vedere ai suoi concittadini russi in Russia per timore di una rivolta grande e pericolosa dei suoi concittadini contro la sua ineffabile, crudele e ingiusta guerra di occupazione dell'Ucraina (strategia della disinformazione per controllarla a proprio piacimento). Putin, giustificando tutto questo suo disastro, dice che si sente e si sentiva minacciato dalla NATO, che in questi 20 anni di potere del nuovo zar, però è rimasta tacita e inattiva, non intervenendo anche in situazioni di aggressioni russe tese a provocarla, mentre Lui lo zar imperversava e spadroneggiava in tutti i mari del mondo, in tutti i continenti, dove tacitamente e con sue truppe di mercenari (armate Wagner) destabilizzava Paesi sovrani per portarli nella sua sfera di competenza o protezione o addirittura ne invadeva ed annetteva territori (alcuni esempi Cecenia, Ossezia, Yussezia, Yacuzia, Armenia, Tagikistan, Azerbaijan, Crimea, Donbass, Lugansk, Mali, Libia ed altri Paesi africani e asiatici). Come si può vedere non agiva né da crocerossina e né da beato costruttore di pace, anzi. Ora in questo contesto chiaro e di 20 anni aggressioni e occupazioni militari russe, ci chiediamo preoccupati e sperando che giustizia sia fatta secondo le numerose risoluzioni ONU: Putin nei prossimi colloqui di pace con gli ucraini avrà pure il coraggio di pretendere il riconoscimento di #Crimea, #Donbass e #Lugansk come territori definitivamente russi e pretendere che quel che resta dell'Ucraina diventi uno stato cuscinetto e di neutralità, come la Svizzera, dopo averla distrutta fisicamente, demograficamente, socialmente, economicamente, dissanguata e umiliata ❓❓❓❓⁉️⁉️
*#Dio salvi l'#Ucraina intera e il suo popolo coraggioso e tenacissimo !!! Ci uniamo in #preghiera a sostegno e protezione di questo meraviglioso e battagliero popolo, che sta difendendo valorosamente, con tenacia e abnegazione la sua terra🇺🇦, invasa non dai #russi, popoli pacifici, amici e fratelli degli #ucraini, ma da un despota e #dittatore #irresponsabile e cinicamente #cattivo, mosso da #pericolosi #progetti, simili a quelli di #Hitler nel 1939, e dalle forze del #male, che imperversano in questo periodo in e su tutta la #terra e che non prevarranno mai sul #bene !!! #Viva l'#Ucraina libera, indipendente, sovrana e integra in tutti i suoi territori, sottratti illegalmente e contro le #risoluzioni dell'#ONU da un #Putin, che ormai è #isolato dal #mondo intero !l! Viva anche l'encomiabile e valoroso #Presidente Volodymyrzelenskyyprivatepage Vladymyr Zelensky Volodymyr Zelensky cui siamo vicini anche fisicamente e a cui diamo tutto il nostro #plauso e #sostegno, affinché possa #guidare il #popolo ucraino alla #vittoria #finale contro l'#invasore, #prepotente e #antidemocratico Putin !!!✌️✌️✌️✌️🇺🇦🇺🇦🇺🇦🇺🇦🇺🇦☮️☮️☮️🇺🇦🇺🇦🇺🇦💪💪💪🗽🗽🗽🕊️🕊️💚💟♥️✌️✌️✌️❣️🙏🙏🙏⏪⏪⏪ Firmato➡️ Cittadini, pacifisti e atlantisti Europei contro la politica invasionista, terroristica e imperialista di VladimirPutin *
Muore in guerra a Kiev: CNA Ancona piange la scomparsa di Iryna Tsvila
La donna aveva collaborato con la camera dell’artigianato di Ancona. Ucciso insieme a lei anche il marito. La coppia aveva cinque figli .
ANCONA – Era rimasta a Kiev tra la sua gente per combattere, in qualità di riservista, le truppe russe sbarcate nella capitale del paese su ordine di Vladimir Putin. L’artigiana di gioielli Iryna Tsvila, titolare di Verba Workshop e madre di cinque figli, ha perso la vita tre giorni fa insieme a suo marito durante un conflitto a fuoco. A ricordarla, con una nota, è stata la CNA di Ancona con la quale Iryna aveva collaborato come rappresentante della camera dell’artigianato dell’Ucraina di Kiev negli anni 2016 e 2017.
«In queste ore – spiega la responsabile dell’internazionalizzazione CNA Ancona Lucia Trenta, commentando l’uccisione della donna a Kiev – sono in contatto e cerco di rimanere vicino con i miei pensieri ad Elisabeth Miroshnichenko, giovane direttrice della camera dell’artigianato Ucraina, che ho avuto modo di conoscere e apprezzare negli anni in cui abbiamo lavorato insieme al progetto East Invest, che promuoveva lo sviluppo di piccole imprese in alcuni paesi, tra cui anche l’Ucraina. So che Elisabeth, continua Trenta, non è riuscita a fuggire da Kiev ed è rinchiusa in casa con la madre e la sorella, senza possibilità di facile accesso ad un bunker durante i bombardamenti e con cibo e medicinali ormai scarsi».
Una vicenda che, come si legge nella nota, manifesta ancora una volta tutta “la follia della guerra che spezza giovani vite che lottano per costruirsi un futuro“. La CNA di Ancona, nell’esprimere il suo cordoglio per la morte di Iryna, ha poi garantito il pieno sostegno e la vicinanza a tutto il popolo ucraino in un momento così difficile per la sua storia.
#Putin #nowar #stopviolence #stop #civilian #massacres #UCRAINA
Dear President Putin, those who sow wind reap storms! Whoever hurts others, sooner or later the evil returns to the sender! "Evil in the world almost always comes from ignorance and good intentions can do as much harm as evil if they lack understanding." "Those who have decided to harm do not struggle to find an excuse to do so." President, you have already lost your battle when you crossed the border and slaughtered INNOCENT and defenseless people! War produces only death and pain and does not solve people's problems, on the contrary it exacerbates them to excess! Thinking that you are stronger and more powerful than others very often causes you to stagger first and then fall quickly! "Dictators are rulers who always look good until the last ten minutes." David ((apparently he had no way of defending himself)) defeated Goliath, who fell to the ground and, in an instant David was upon him, took his sword and cut off his head. Almost all dictators are finished and beaten equally! HUMILITY IS THE VIRTUE OF THE GREAT!
All this, kind President Putin, must make everyone think !!!
Signed by many European citizens opposed to war and abuses against and against the weakest militarily
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"Posso essere la prima, ma non sarò l'ultima". Ci sono voluti 231 anni. Ma la storia, finalmente, è stata scritta. A 84.562 giorni dal primo Governo guidato da George Washington, Kamala Harris è la prima vicepresidente degli Stati Uniti. Quel soffitto di cristallo che per due secoli ha impedito a qualsiasi donna di poter anche solo essere presa in considerazione, ha iniziato a infrangersi. E si è infranto con lei. Madre indiana e di etnia tamil, padre giamaicano, si è formata all'interno di scuole e università per persone nere. Poi una scelta, quella di dedicarsi alla giustizia. Prima come procuratrice distrettuale in California, poi come procuratrice generale: "Era fuori di dubbio che avrei dovuto dedicarmi alla lotta per la giustizia. Quello che conta davvero è l’impatto che puoi avere, al servizio degli altri. È così che mi hanno cresciuta". Un lavoro, quello da procuratrice, che non le ha risparmiato le critiche: "Troppo dura", l'accusa di alcuni. "Troppo morbida", quella degli altri. Perché Kamala Harris ha sempre creduto che la realtà fosse ben più complessa di uno slogan. Così, quando negli Stati Uniti andava di moda la cosiddetta politica della "tolleranza zero", per colpa della quale anche rubare un pezzo di pane poteva costare il carcere, lei, da procuratrice, impedì il ricorso alla pena di morte nello Stato della California e diede vita a corsi rieducativi per i crimini non violenti: il tasso di reiterazione dei reati calò dal 53% al 10%. Quando tra i Democratici parlare di diritti LGBTQI+ provocava ancora qualche imbarazzo, sempre da procuratrice, nel 2002, creò la Hate Crimes Unit, un'unità speciale contro i crimini d'odio verso bambini e adolescenti LGBTQI+ nelle scuole. E poi la proposta di legalizzare l'uso della cannabis e la richiesta di un salario minimo. Kamala Harris è Che Guevara? No, non lo è. Come tutte e tutti, avrà punti di vista che potremmo non gradire, specie se giudicati con il nostro sguardo europeo. Ma la bellissima pagina di storia ha scritto “le donne sono la spina dorsale della democrazia” oggi è aria pulita con cui riempirsi i polmoni. Cathy La Torre
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