#discepolo
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DOVEVA SOFFRIRE MOLTO
DOVEVA SOFFRIRE MOLTO, un commento al vangelo della 24esima domenica del tempo ordinario, disponibile come audio-commento e con testo tradotto in lingua spagnola, entrando nella sezione "Commenti al vangelo" del menu di www.predicatelosuitetti.com
XXIV DOMENICA DEL T.O. anno B (2024) Is 50,5-9a; Gc 2,14-18; Mc 8,27-35 https://predicatelosuitetti.com/wp-content/uploads/2024/09/xxiv-domenica-del-t.o.-anno-b-2024.mp3 Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono…
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#Amore#Cristo#Croce#Dio#Discepolo#Domanda#Figlio dell&039;uomo#Gesù#Identità#Insuccesso#Maestro#Messia#Passione#Pensieri#Pensiero di Dio#Relazione#Salvezza#Satana#Sequela#Sofferenza#Successo#Vangelo#Vita nuova
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La aventura del tango: Un tango dos versiones
ANTONIO PIPPO PEDRAGOSA Periodista. Director General de Cultura Tanguera. Editorialista – Columnista La historia del tango está llena de polémicas. En muchos casos son hijas del capricho o de la inventiva excéntrica de algún entendido o, cuanto menos, de la aceptación de meras leyendas. Discépolo, en 1950, un año antes de morir, despertó una de ellas seguramente sin quererlo. Escuchó cantar a…
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#"LA AVENTURA DEL TANGO" by Antonio Pippo#ANTONIO PIPPO PEDRAGOSA MEJOR COLUMNISTA 2023#ANTONIO PIPPO PEDRAGOSA MEJOR COLUMNISTA DEL AÑOS 2022#Argentina#CARLOS GARDEL#CULTURA TANGUERA#DICEN QUE DICEN#DISCEPOLO#JULIO SOSA#LA AVENTURA DEL TANGO#La historia del tango#lomasleido#MILONGUITA#UN TANGO DOS VERSIONES#URUGUAY
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"TANGO IS T HE SAD THOUGHT YOU CAN DANCE TO"
enrique santos discepolo 27/3/1901 - 23/12/1951
"EL POETA DEL TANGO"
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enrique santos discepolo - bamboleo
1936 (version originale)
andré filho, le compositeur
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Hypnotic (2023) Robert Rodriguez
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Yira Yira
Enrique Santos Discépolo (1929)
Cuando la suerte qu’es grela Fayando y fayando Te largue parao... Cuando estés bien en la vía, Sin rumbo, desesperao... Cuando no tengas ni fe, Ni yerba de ayer Secándose al sol... Cuando rajés los tamangos Buscando ese mango Que te haga morfar... La indiferencia del mundo Que es sordo y es mudo Recién sentirás. Verás que todo es mentira Verás que nada es amor Que al mundo nada le importa Yira... yira... Aunque te quiebre la vida, Aunque te muerda un dolor, No esperes nunca una ayuda, Ni una mano, ni un favor. Cuando estén secas las pilas De todos los timbres Que vos apretás, Buscando un pecho fraterno Para morir abrazao... Cuando te dejen tirao, Después de cinchar, Lo mismo que a mí... Cuando manyés que a tu lado Se prueban la ropa Que vas a dejar... Te acordarás de este otario Que un día, cansado, Se puso a ladrar.
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IL MAESTRO E IL DISCEPOLO
IL MAESTRO E IL DISCEPOLO
di Marco Scarinci L’autentica relazione Maestro-Discepolo, Guru-Chela, quella che è veramente fonte di progresso spirituale, si può creare ad una sola condizione. La condizione è che deve esserci un sincero affetto, ovvero Amore, tra loro due. Come al solito, è sempre l’Amore l’ingrediente segreto che attiva veramente il processo spirituale. Questo vuol dire che non c’è alcuna autentica…
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CONVERSAZIONE CON CIRO DISCEPOLO
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I paradossi nacquero nel momento in cui qualcuno si accorse che c'era qualcosa di "anomalo" nel linguaggio a partire dalla nozione di "essere" (to on). Eraclito e Parmenide che avevano "scoperto" (o inventato?) questa nozione, si erano subito accorti che entrava in collisione con altre nozioni, e in particolare con quelle di "movimento" e "pluralità". Come sappiamo Eraclito accettò semplicemente la contraddizione che ne derivava, mentre Parmenide volle sbarazzarsene.
Il discepolo di Parmenide, Zenone escogitò a sostegno della sua tesi i noti "argomenti dialettici" di Achille e la tartaruga, dello stadio, della freccia, i quali servivano sostanzialmente a mostrare che, se si mantiene che l'essere è unico, ed è identico a sé stesso, ogni concessione fatta al movimento e alla pluralità diventa contraddittoria. Per esempio:
"Un segmento di retta si può dividere all'infinito: lo si dimezza, poi si dimezza la metà che si è ottenuta, e così via, senza fine. Dunque il segmento deve essere formato da un numero infinito di parti. Ma quale è la lunghezza di queste parti? Se è zero, allora il segmento non ha lunghezza, dunque non esiste; se la lunghezza è superiore a zero, per quanto piccola sia, il segmento avrà una lunghezza infinita, dunque non sarà un segmento. Di conseguenza: il segmento sarà inesistente, o non sarà un segmento".
La C (contraddizione) per Zenone si eliminava, molto semplicemente, eliminando una premessa (RAA)* cioè suggerendo che il segmento non ha parti, poiché l'essere è unico e indivisibile.
Sembra che Eubulide, l'inventore dei più classici paradossi della nostra tradizione, avesse gli stessi obiettivi: il suo scopo però non era mostrare che solo certi concetti, come il movimento o la pluralità erano difettosi; si trattava invece di far vedere che tutto il linguaggio comune, espressione della doxa, doveva essere ridotto all'assurdo.
Certo, se non si vuole stabilire che nozioni così utili come il movimento e la pluralità o in generale tutto il nostro modo normale di lavorare con il linguaggio debbano essere eliminati, la contraddizione rimane, e richiede interventi di tipo diverso.
* reductio ad absurdum
-F.D'Agostini (Paradossi)
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Il maestro era sceso verso la riva del fiume. Il sole si era appena alzato e dava luce al risveglio del mondo intorno al corso d'acqua. Il silenzio di quelle acque era ricoperto dalle grida degli uccelli, mentre ogni altro suono si armonizzava con gli altri in una musicalità che era solo di quel posto, in una bellezza che era unica nel suo accadere. IL maestro rimase in piedi davanti al fiume, abbandonò le braccia lungo i fianchi, fece alcuni respiri e le sue braccia cominciarono ad alzarsi mentre le gambe sembravano accompagnare quei movimenti, disegnando insieme alle braccia una forma che non aveva fine. L’armonia guidava i suoi movimenti. L'allievo aveva raggiunto anche lui quel luogo, fermandosi però a distanza, aspettando che il maestro desse conclusione a quella preghiera. Quando il movimento del maestro si raccolse per trasformarsi in immobilità il discepolo si avvicinò: - Maestro, vorrei fare come voi dite - Non puoi fare come dico io, perché saresti solo la mia imitazione e come tale non saresti tu. - Come posso allora diventare come voi - Non puoi diventare come sono io. Puoi però vedere come sei e da questa osservazione potrà accadere di incontrare ciò che tu sei, non diverso da me. Il maestro si rivolse ancora al giovane guerriero: - Se sei così ci sarà un motivo, aspetta di incontrarlo prima di buttarlo via... … ed insieme entrarono nel movimento appena concluso per un nuovo inizio, così che fine e inizio sono solo momenti di ciò che non ha mai fine… la vita. Sembrava che i suoni della natura cantassero insieme alla forma che stavano eseguendo, non esistevano in quel momento singolarmente ma esisteva una unica unicità… l’adesso. Franco Piccirilli *************************** The master had gone down to the river bank. The sun had just risen and was giving light to the awakening of the world around the watercourse. The silence of those waters was covered by the cries of the birds, while every other sound harmonized with the others in a musicality that was only of that place, in a beauty that was unique in its occurrence. The master remained standing in front of the river, he abandoned his arms along his sides, took a few breaths and his arms began to rise while his legs seemed to accompany those movements, drawing together with his arms a shape that had no end. Harmony guided his movements. The student had also reached that place, but he stopped at a distance, waiting for the master to conclude that prayer. When the master's movement came to become stillness, the disciple approached: - Master, I would like to do as you say - You cannot do as I say, because you would only be my imitation and as such you would not be you. - How can I then become like you - You cannot become as I am. However, you can see how you are and from this observation it may happen to meet what you are, not different from me. The master turned again to the young warrior: - If you are like this there must be a reason, wait to meet it before throwing it away... ... and together they entered the movement just concluded for a new beginning, so that end and beginning are only moments of that which never ends... life. It seemed that the sounds of nature were singing together with the form they were performing, they did not exist in that moment individually but a single uniqueness existed... the now. Franco Piccirilli
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CARNE DELLA SUA CARNE
CARNE DELLA SUA CARNE, un commento al vangelo della 20esima Domenica del Tempo Ordinario, disponibile anche come audio-commento e con testo tradotto in lingua spagnola entrando nella sezione "Commenti al vangelo" del menu di www.predicatelosuitetti.com
XX DOMENICA DEL T.O. anno B (2024) Pr 9,1-6; Ef 5,15-20; Gv 6,51-58 https://predicatelosuitetti.com/wp-content/uploads/2024/08/xx-domenica-del-t.o.-anno-b-2024.mp3 Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro:…
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#Banchetto#Bere#Carne#Dio#Discepolo#Dono#Eucarestia#Gesù#Incarnazione#Mangiare#Messa#Pane#Parola di Dio#Relazione#Rimanere#Sangue#Scandalo#Umanità#Vino#Vita#Vita eterna
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Un Maestro zen vide uno scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua.
Quando lo fece, lo scorpione lo punse.
Per l’effetto del dolore, lasciò l’animale che di nuovo cadde nell’acqua in procinto di annegare.
Il Maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e l’animale lo punse ancora.
Un giovane discepolo che era lì gli si avvicinò e gli disse:
“Mi scusi maestro, ma perché continuate? Non capite che ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua vi punge? “.
Il Maestro rispose:
“La natura dello scorpione è di pungere e questo non cambierà la mia che è di aiutare.”
Quindi, con l’aiuto di una foglia tirò fuori lo scorpione dell’acqua e gli salvò la vita, poi rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò:
“Non cambiare la tua natura: se qualcuno ti fa male, prendi solo delle precauzioni, poiché gli uomini sono quasi sempre ingrati del beneficio che gli stai facendo. Ma questo non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amore che vive in te. Gli uni perseguono la felicità, gli altri la creano. Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione. Perché la tua coscienza è quello che sei, e la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. Quando la vita ti presenta mille ragioni per piangere, mostrale che hai mille ragioni per sorridere”.
Itsmyecho
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La aventura del tango: CAMBALACHE
ANTONIO PIPPO PEDRAGOSA, Periodista, Escritor, Editorialista, Director Gral. de Cultura Tanguera. Columnista Hay un tema, en la azarosa y extensa historia del tango, que busca un objetivo inalcanzable –quizás, quién sabe-: Cambalache, de Enrique Santos Discépolo (Buenos Aires, 27 de marzo de 1901 – 23 de diciembre de 1951), compuesto en 1934. El historiador Sergio Pujol ha dicho: “No es…
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#ANTONIO PIPPO PEDRAGOSA MEJOR COLUMNISTA DEL AÑOS 2022#Argentina#CAMBALACHE#CULTURA TANGUERA#ENRIQUE SANTOS DISCEPOLO#LA AVENTURA DEL TANGO#lomasleido#lomasvisto#URUGUAY
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To the ever-knelt martire-discepolo, eye bring the ripe fruits of the tenebrous mysteries.
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José Jiménez Aranda, La schiava in vendita, 1897
Una giovane schiava, completamente nuda, siede su un tappeto. Il cartello che porta al collo reca un'iscrizione greca ( Rosa, 18 anni, in vendita a 800 monete ) che la offre come merce in un mercato orientale. China castamente la testa per nascondere la sua vergogna. Dietro di lei sono visibili i piedi dei suoi possibili acquirenti che la circondano per osservare la sua nudità indifesa. Si tratta di uno dei dipinti più emblematici di Jiménez Aranda, nonché uno dei nudi femminili più interessanti della pittura spagnola del XIX secolo. Si tratta inoltre di un dipinto davvero unico nell'opera dell'artista sivigliano, che comprende una selezione sorprendentemente scarsa di nudi femminili e pochissime ambientazioni orientali, nonostante tali opere fossero diventate molto di moda alcuni decenni prima sul mercato internazionale.
La concezione di questo nudo rivela invece una visione pienamente naturalista del corpo femminile, con una definizione corporea che potrebbe essere collegata al largo utilizzo della fotografia in quel periodo come elemento di studio e analisi del corpo umano nell'ambito delle discipline artistiche. Qui Jiménez Aranda conferisce alla postura casta della giovane donna una sensualità suggestiva che scaturisce da un'interpretazione immediata e vibrante della sua nudità in chiave assolutamente naturalista.
L'artista giustifica questa splendida raffigurazione accademica di un nudo di donna collocandola in un ambiente orientale che ricorda le scene di schiavi e odalische diventate di moda in Francia grazie alle opere di grandi maestri della pittura orientalista come Jean-Léon Gérome (1824 -1904). L'enorme successo di quelle opere sul mercato internazionale qualche decennio prima consolidò un linguaggio pittorico che Jiménez Aranda utilizzò fino alla sua morte, sebbene lo reinterpretasse con una concezione nuova e pienamente naturalista nel trattamento del soggetto.
Colpisce molto la modernità dell'angolo di visione ripido verso il basso, che pone lo spettatore notevolmente più in alto rispetto alla giovane donna, suggerendo perfettamente il punto di vista dell'anello di uomini che hanno circondato lascivamente la giovane umiliata. Dipingendo solo i piedi, senza ampliare il campo visivo, si concentra sulla sensazione degradante e vergognosa prodotta dagli sguardi dei possibili acquirenti attorno alla schiava, conferendo così un grande effetto narrativo alla composizione.
José Jiménez Aranda è stato pittore e illustratore, nato a Siviglia il 7 febbraio 1837, morto ivi il 6 marzo 1903. Fu discepolo di Eduardo Cano nella Scuola di belle arti di detta città. Concorse fin da giovanissimo alle esposizioni di Madrid. Visse successivamente a Jerez de la Frontera, a Madrid e a Roma, dove fu protetto dal Fortuny. Ritornato in Spagna, vi rimase fino al 1881, quando si trasferì a Parigi, dove i suoi quadri di genere ebbero larghissimo successo. Nel 1893 fece ritorno nella città natale. Eseguì anche illustrazioni per opere di Cervantes, Zorrilla e Daudet.
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📷 La seconda meta: "Muxìa - Costa da Morte"
El Faro de Muxìa - Guida dell'epoca per le navi.
La barca di pietra capovolta - A testimonianza dell'antica legenda popolare, secondo la quale Maria con alcuni degli apostoli di Gesù, giunse fino nella remota Galizia per incoraggiare e per sostenere, la grande opera di evangelizzazione del discepolo Giacomo. Quest'ultimo una volta tornato in Gerusalemme, fu accusato di eresia, imprigionato e poi decapitato, per ordine di Re Erode Agrippa. Il suo corpo fu poi trafugato dai suoi seguaci e riportato nella terra che lo aveva visto all'opera, per testimoniare la buona nuova a tutte le genti. Ma nel lontano 803 d. C. grazie ad un eremita di nome Pelayo fu poi ritrovata la tomba con lo scheletro d'un uomo senza testa... ma questa un' altra storia.
Santuario da Virxe da Barca - Oceano Atlantico.
Non a caso Costa da Morte, per le innumerevoli navi, che nel passato nel tentativo di attraccare sulla terra ferma naufragavano sulle scogliere e oggi basta arrivare qui in giorni di brutto tempo per capire la spaventosa forza e provare timore soggezione di un oceano che arriva a battere le sue onde fin sotto le mura del Santuario.
lan ✍️
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