#diritti inalienabili
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Testimonianze d'amore
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Il Piacere è essenza della nostra esistenza.
La nostra esistenza è effimera, peritura: nasciamo, viviamo, moriamo, senza alcuna specifica ragione; tale condizione è un motivo sufficiente per rendere un diritto inalienabile la ricerca individuale del Piacere - indispensabile per raggiungere la Felicità.
La Società Ideale è quella che non discrimini alcuno per le sue propensioni: che punti alla Qualità della Vita di ognuno. Per raggiungere tale punto alto di Civiltà è necessario debellare ogni forma di moralità, di illogica repressione che porti a vedere, in modo infondato, 'perversione' in ciò che in realtà è comportamento sano, che non lede l'incolumità di alcuno.
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Non ho mai festeggiato in un locale con spogliarellisti.
#otto marzo#festa della donna#mimosa#rose rosse#scarpe rosse#rispetto#esseri umani#diritti inalienabili
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Io quando parlano di adozione-gay mi sento derubata nel mio ventre di donna. Anche se non sono riuscita a far nascere i miei bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio. E nell'immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria e Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata, e come cittadina.
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Sicché offesa e umiliata dico: mi indigna il silenzio, l'ipocrisia, la vigliaccheria, che circonda questa faccenda. Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l'ambiguità delle parole "genitori" e "coniugi" le leggi della Vita.
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Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o due mamme non da un babbo e una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo e senza casa (storia che oltretutto non regge in quanto la nostra società abbonda di coppie normali e pronte ad adottarli) rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. È un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con smanie materne o paterne. E il primo di questi diritti è sapere come si nasce sul nostro pianeta, come funziona la Vita sul nostro pianeta. Cosa più che possibile con una madre senza marito, del tutto impossibile con due "genitori" del medesimo sesso. Punto e basta.
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Oriana Fallaci
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Uno dei capolavori meglio riusciti dell’ideologia capitalista è stato quello di instillare nelle menti dei cittadini che i diritti siano beni scarsi, sottrattivi e di lusso così da poter rendere meno odioso l’arretramento del welfare state e servizi e, di fatto, eradicare sul nascere ogni forma di rivendicazione politica. (...) Insomma, quelli che fino a non molto tempo fa potevano essere comunemente considerati diritti basilari e inalienabili di ognuno oggi sono divenuti, grazie ad un artificio narrativo, privilegi per pochi. O tuttalpiù concessioni elargite col contagocce e di cui, in ogni caso, è meglio non farne un’abitudine. Studiare liberi dal fardello della povertà, il diritto ad un tetto, un lavoro sicuro e ben retribuito o la cura di malattie mentali sono solo alcuni esempi di diritti (previsti oltretutto dalla nostra Costituzione) che rendono oggi gli individui colpevoli di essere benestanti. Come se l’essere benestanti, letteralmente essere in una condizione di benessere, possa essere considerato in sé essere una colpa.
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Giornata delle Nazioni Unite per la solidarietà con il popolo palestinese: perché non possiamo commemorarla
Scritto il 29/11/2023
29 novembre: Giornata delle Nazioni Unite per la solidarietà con il popolo palestinese. Quest’anno non possiamo commemorare questa data internazionale, a causa della situazione in atto in Palestina: i 49 giorni di ininterrotti bombardamenti israeliani hanno portato alla distruzione della Striscia di Gaza e provocato 20.031 morti, tra cui 8.176 bambini (bilancio, non definitivo, dati Euro-Med monitor). In Cisgiordania, la continua aggressione di esercito e coloni israeliani ha ucciso 237 palestinesi, e ne ha feriti più di 2.950.
Non possiamo commemorarla perché non c’è solidarietà per i palestinesi, neanche di fronte a dei crimini di guerra, crimini contro l’umanità e un genocidio così efferato. O meglio, la solidarietà c’è stata, ma solo da parte dei popoli. E purtroppo, non sono i popoli a poter porre fine a questo genocidio, ma i governi. E i regimi occidentali sono stati deludenti poiché, mentre Netanyahu bombardava la Striscia, ripetevano, senza alcuna logica e alcun riferimento alla legge internazionale, la frase “Israele ha diritto a difendersi”.
Noi sappiamo che una difesa per essere considerata tale deve essere sempre proporzionale all’offesa e mai ledere i civili o attaccare strutture sanitarie, medici, ambulanze. Al contrario, in questi 49 giorni l’entità sionista ha portato avanti una vera e propria guerra agli ospedali di Gaza e ai bambini di Gaza.
Ogni 29 novembre, in tutto il mondo, si celebra la Giornata delle Nazioni Unite per la solidarietà con il popolo palestinese, a ricordo della risoluzione 181, emanata il 29 novembre del 1947 dall’Onu, che sancì la spartizione della Palestina storica, ponendo le basi per la creazione dello Stato israeliano e per la Nakba, la tragedia e pulizia etnica della popolazione palestinese ad opera degli squadroni del terrorismo sionista prima, e delle forze militari israeliane dopo.
Nel 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite istituì per il 29 novembre la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese (risoluzione 32/40 B). Nella risoluzione 60/37 del 1° dicembre 2005, l’Assemblea generale chiese al Comitato per l’Esercizio degli inalienabili diritti del popolo palestinese e alla Divisione per i diritti palestinesi, in quanto parti per l’osservanza della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, stabilita il 29 novembre, di continuare a organizzare celebrazioni ed eventi annuali sui diritti palestinesi, in collaborazione con la “Permanent Observer Mission of Palestine” dell’Onu.
Se la comunità internazionale vuole dare senso a questa giornata ed essere coerente con le giornate a tema che istituisce, chiediamo un maggiore impegno nel tutelare i diritti del popolo palestinese, condannando con parole, ma sopratutto con fatti le atrocità sioniste attraverso un processo che porti i crimini israeliani davanti al Tribunale dell’Aja.
Mercoledì, 29 novembre 2023 Associazione dei palestinesi in Italia
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In questi giorni ho letto un libro disturbante, L'unità di Ninni Holmqvist, tra l'altro molto rapidamente perché era in prestito dalla biblioteca di e-book che lo lascia solo 15 giorni ed era già prenotato da altri, quindi non avrei potuto rinnovarlo. Ma l'ho letto rapidamente anche perché volevo vedere come andava avanti, nonostante non fosse il mio genere e forse, se non fossi rimasta d'accordo con un'amica che poi l'avremmo commentato insieme, l'avrei interrotto dopo i primi capitoli. Speravo in un altro finale e, tutto sommato, non mi ha lasciata soddisfatta, anche se la conclusione è coerente con la storia. Però che frustrazione >_<
La storia è ambientata in un futuro distopico relativamente prossimo, quasi contemporaneo, in cui è stato stabilito democraticamente che le persone possono essere classificate come "dispensabili" nel caso in cui non abbiano legami familiari solidi, ovvero non siano in coppia o non abbiano figli (o anziani genitori di cui occuparsi), o non abbiano professioni di un certo tipo (ossia "utili" per la società). Passata una certa età, se si viene considerati "dispensabili", si viene inseriti obbligatoriamente in un programma di sperimentazione scientifica, in cambio di vitto e alloggio in una sorta di villaggio vacanze da cui sono impediti i contatti col mondo esterno, anche se si possono vedere film e TV. Praticamente si diventa cavie e fonte di organi da destinare alle altre persone, quelle considerate "utili".
Su questa premessa si innesta il racconto in prima persona della protagonista, che compone un memoriale molto dettagliato delle sue vicissitudini dopo il suo ingresso nella cosiddetta Unità, con alcune riflessioni e ricordi del periodo precedente della sua vita.
Ecco, io speravo in una svolta rivoluzionaria, esplosiva, incendiaria, catartica, perché la premessa è talmente disturbante che portarla avanti sino alla fine mi sembrava insostenibile. Invece mi sono dovuta accontentare di un accenno e la scelta finale della protagonista è in linea con tutto quello che viene raccontato prima. Triste, ingiusta, angosciante, ma in linea, proporzionale a quelle che sono le possibilità lasciate in campo.
È angosciante proprio perché non lascia alternative, ti trovi ingabbiato in una rete e non puoi scappare. Che senso avrebbe? Con quali mezzi? Cosa ti resta allora a disposizione? Nel suo caso la diffusione delle informazioni, senza nemmeno sapere se avrà seguito. La speranza che qualcuno mantenga la parola data. La speranza che qualcuno capisca la tragedia che si è compiuta e che si continua a compiere, quando si considera la vita umana come qualcosa di collaterale all'utilità, al ruolo sociale che ci viene attribuito, che ci troviamo a interpretare, volenti o nolenti.
Dove si ferma la responsabilità individuale, dove si mette il confine tra il singolo e il gruppo, quali diritti inalienabili possono essere concordati e quali sono invece i diritti revocabili in nome del bene collettivo?
In questo romanzo non c'è spazio per ragionamenti o polemiche, e forse per questo mi ha lasciato insoddisfatta, ci sono gli estremi delle situazioni raccontate, ma non si affrontano esplicitamente più di tanto le premesse, né sembra ci sia abbastanza frustrazione o insofferenza di fronte a queste situazioni. Si accetta che è così e al massimo si fa una battuta.
E forse la parte più angosciante è proprio rendersi conto che anche nella realtà le persone reagiscono così alle ingiustizie e alla violenza strutturale, quando sei all'interno di un sistema, anche se ti rendi conto di essere vittima di una forma di prevaricazione, non hai la forza o la possibilità di cambiare le cose. Di fare gesti estremi. Forse al massimo ti è concesso di parlarne, se nei hai tempo e occasione.
È una lettura scorrevole, ma troppo cronicistica e fotografica per me. Avrei volentieri scambiato alcune descrizioni con dialoghi e riflessioni che consentissero un cambio di prospettiva. Ce ne sono, ma troppo pochi per i miei gusti.
Il tema è interessante, ma l'insistenza sulla questione dei figli a scapito di altre motivazioni usate in questa realtà per la classificazione degli "utili" mi ha lasciato ancora più amarezza. Forse sono io, anche, a non essere nel momento giusto della mia vita per leggere questo tipo di considerazioni, forse ne soffro più di quanto mi sarebbe successo 10 anni fa e magari di quanto ne soffrirei tra 10 anni. È abbastanza chiaro che la morale sottintesa sia di condanna alla premessa della storia, ma l'aspetto relativo alla prole e alla necessità di fornire il proprio contributo alla crescita demografica passa alla fine più indenne di quanto mi sarebbe piaciuto leggere. È un messaggio talmente pericoloso, trattandosi di un argomento intrinsecamente intimo e potenzialmente molto doloroso, che avrei voluto una narrazione più drastica ed esplicita nel rigetto di questa logica. Non mi basta cercare tra le righe, ora come ora. Ma forse sono io, sono io ora come ora.
Non so, nel complesso, se lo consiglierei. È una premessa interessante, ma forse avrei voluto una storia diversa. Magari con una bella rivoluzione finale.
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I DIRITTI INALIENABILI DEL LETTORE* 1. NON LEGGERE Il diritto di non leggere è fondamentale perché rende la lettura una scelta, accrescendo ancor di più il valore del gesto. 2. SALTARE LE PAGINE Tanti libri – specie in alcune descrizioni – si rivelano a tratti noiosi. Il diritto di saltare le pagine ci sgrava del senso di colpa che abbiamo provato più e più volte nel saltare più e più righe, ansiosi di andare avanti senza leggere alcune parti a nostro parere inutili. 3. NON FINIRE IL LIBRO Non è obbligatorio finire un libro che si è iniziato, eppure abbiamo provato tutti quel senso di inadeguatezza che si prova nell’abbandonare la lettura di un libro definito un classico, un capolavoro. Abbiamo vissuto questo abbandono come una sconfitta. In realtà, lasciare un libro a metà è un nostro inalienabile diritto. 4. RILEGGERE Tanti si chiedono perché stai leggendo ancora quel libro, “Ma non l’hai letto già tre volte?”. E allora? Qual è il problema? 5. LEGGERE QUALSIASI COSA Abbiamo il diritto di leggere ciò che vogliamo, dal rosa al giallo, dal thriller allo storico, dai romanzi definibili con un genere ai romanzi non definibili. Nessuno ha il diritto, invece, di criticare le scelte di lettura delle altre persone. 6. IL BOVARISMO (MALATTIA TESTUALMENTE CONTAGIOSA) È uno dei diritti più belli: il diritto a emozionarsi, a lasciarsi prendere dalla storia. Il diritto a piangere, se è il caso. I libri possono salvarci la vita e nella vita abbiamo tutti bisogno di momenti di evasione e di puro godimento. 7. LEGGERE OVUNQUE Ad Amantea non ci sono luoghi dedicati alla lettura, quindi questo, nel nostro caso, è un diritto forzato. 8. SPIZZICARE Abbiamo il diritto di leggere un paio di pagine, una pagina o anche solo qualche riga. 9. LEGGERE AD ALTA VOCE Leggere ad alta voce è magico, c’è poco da fare. Ognuno di noi dovrebbe sempre avere al suo fianco qualcuno disposto ad ascoltare. Trasforma completamente la lettura. 10. TACERE "L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire. Non gli offre alcuna spiegazione definitiva sul suo destino ma intreccia una fitta rete di connivenze tra la vita e lui". *ispirato da "Come Un Romanzo" di Daniel Pennac
Il Club di Letture Femministe - La Guarimba Film Festival
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Monza e Genoa unite per i diritti umani con Pulsee Luce e Gas
Monza e Genoa unite per i diritti umani con Pulsee Luce e Gas. “Al cospetto dei diritti umani siamo tutti uguali”. Questo il messaggio che, in occasione della 75esima Giornata Mondiale dei Diritti Umani e in concomitanza con la 15^ giornata del campionato di calcio della Serie A Tim di domenica 10 dicembre, AC Monza e Genoa CFC lanceranno nei momenti che precedono l’inizio della partita e che caratterizzeranno l’ingresso in campo. L’iniziativa, ideata e promossa dal match sponsor di giornata Pulsee Luce e Gas – brand full digital per le utenze domestiche di Axpo Italia nonché sponsor presente sulle maglie di entrambi i club – realizza qualcosa di unico: le due squadre faranno il loro ingresso in campo indossando la stessa felpa e facendosi promotori di un forte messaggio di unione, uguaglianza e difesa dei diritti umani. Al progetto “Field For Rights” hanno aderito con entusiasmo e grande sensibilità le due squadre e i relativi sponsor tecnici e di maglia. Tutti uniti per poter vedere scendere in campo un’unica squadra, quella che lotta per i Diritti. La felpa in edizione limitata che accomuna le due squadre, vede impressa su ciascuna delle 22 maglie dei calciatori altrettante parole riprese dalla Dichiarazione dei Diritti Umani approvata dall’ONU nel 1948 per dare ancora più forza al messaggio di compattezza in una giornata così importante. Pace, libertà, cultura, rispetto, famiglia, cura, comunità sono solo alcune di quelle che trovano spazio sul retro di questa speciale felpa celebrativa cui si unisce il ruolo fondamentale della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente, temi di grande rilevanza per l’operatore energetico e che rappresentano, a buona ragione, un altro di quei diritti che riguardano tutti noi. «Siamo abituati a vedere lo sport, e in particolare il calcio, come grande strumento di aggregazione e nei suoi aspetti più competitivi e campanilistici» -commenta Alicia Lubrani, Chief Marketing Officer & Country Corporate Communication Director di Axpo Italia. «Questa volta, in un’occasione del tutto speciale e grazie alla collaborazione delle due società cui ci lega un rapporto che va oltre la semplice sponsorizzazione, abbiamo voluto superare il concetto di competizione e ricordare che ci sono cose rispetto alle quali è indispensabile stare tutti dalla stessa parte. La maglia è un simbolo, uno dei più riconosciuti e rappresentativi del calcio. Vogliamo che questa esperienza, anche rispetto alle attuali tensioni geopolitiche che ci preoccupano, porti all’attenzione un messaggio di vicinanza, impegno condiviso e partecipazione attiva. Solo insieme possiamo fare la differenza nel sensibilizzare un pubblico, quello che segue lo sport, così numeroso, attento, entusiasta e recettivo». Adriano Galliani, Vicepresidente Vicario e Amministratore Delegato AC Monza ha commentato: «Ringraziamo lo sponsor Pulsee Luce e Gas per averci proposto questa iniziativa unica nel suo genere. Far entrare le due squadre in campo indossando la stessa felpa è un gesto di grande impatto e molto significativo perché quando si parla di diritti umani siamo tutti un’unica squadra. Vedere i nostri sponsor condividere gli stessi valori che contraddistinguono il nostro Club è per noi motivo di grande orgoglio». Alberto Zangrillo, Presidente Genoa Cricket and Football Club, dichiara: «Siamo felici di accendere i riflettori, insieme a Pulsee e AC Monza, sul principio, sempre attuale e centrale, del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo. Questa campagna valoriale, all’interno della vetrina simbolica della Serie A Tim, chiama tutti all’impegno e alla necessità di adoperarsi contro le diseguaglianze sociali e le discriminazioni, nel rispetto di ideali inalienabili. Un grazie sentito a Pulsee per aver dato luce ed energia al progetto». Le 22 maglie con cui i calciatori faranno il loro ingresso in campo e che rappresentano dei veri e propri “pezzi unici”, saranno vendute all’asta, nelle settimane che seguiranno la partita, tramite la piattaforma dell’ente no profit LIVE Charity. Due delle parole protagoniste della giornata saranno “salute” e “vita” e il ricavato delle vendite collaborerà ad uno dei progetti che attualmente Live Charity sta portando avanti ovvero “Cuore Batticuore - Italia Cardioprotetta”. L’iniziativa prevede la donazione di defibrillatori a Istituti Scolastici, Comuni ed Associazioni Sportive e, in 15 anni di attività, ha già consentito di consegnare 251 apparecchi salvavita in varie realtà d’Italia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La Russa, milioni di bambini esclusi dai diritti inalienabili
“Nonostante come ci ricorda l’Unicef la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza adottata nel 1989 sia il trattato sui diritti umani più ratificato, ancora oggi milioni di bambini in tutto il mondo vivono enormi difficoltà e vengono esclusi dai diritti inalienabili. Una situazione inaccettabile dovuta alle guerre, alla povertà, alle disuguaglianze, agli abusi…
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Lettera di Mattarella al Papa per i 10 anni di pontificato: “Indica la strada per un orizzonte di pace”
DIRETTA TV 19 Marzo 2023 Il messaggio di auguri del Presidente della Repubblica Mattarella a Papa Francesco per i dieci anni di pontificato: “La Sua azione pastorale ha ribadito la centralità della persona – con i suoi inalienabili diritti e i suoi altrettanto ineludibili doveri e responsabilità – per la salvaguardia del pianeta, casa comune dell’umanità tutta”. 9 CONDIVISIONI Il Presidente…
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Alle radici della povertà.
Non esiste alcun merito nel possedere maggiori risorse, quando altri vivono nella penosa miseria. Non è un merito e neanche una virtù nascere in famiglie abbienti, che ci offrono come figli (anche quando più che adulti), tutto ciò che serve, e proprio per questo è da Persone Civili mostrarsi empatici verso chi non ha tali privilegi.
Se sei povero, vuol dire che non ti è consentito il corretto accesso alle risorse - che sono di tutti e non riservate solo ad alcuni.
La società umana ancora si comporta in modo inadeguato, rendendo possibile che alcuni, indebitamente, non riconoscano diritti inalienabili - che valgono per tutti.
I meno ricchi continuano, a torto, ad andare a lavorare per garantire risorse a chi ne prende di più; in un mondo in cui il lavoro e le risorse fossero ben distribuite e si collaborasse fra esseri umani, vi sarebbe meno necessità individuale di sacrificare tempo libero e si farebbero cose più piacevoli, oltre al fatto che in tale maniera la povertà verrebbe sconfitta.
La morale sui poveri, sull'altrui miseria, da parte di chi vive nel lusso (anche di non lavorare) come il clero religioso della chiesa cattolica non è autorevole e non è in alcun modo accettabile.
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Alle radici della povertà.
Non esiste alcun merito nel possedere maggiori risorse, quando altri vivono nella penosa miseria. Non è un merito e neanche una virtù nascere in famiglie abbienti, che ci offrono come figli (anche quando più che adulti), tutto ciò che serve, e proprio per questo è da Persone Civili mostrarsi empatici verso chi non ha tali privilegi.
Se sei povero, vuol dire che non ti è consentito il corretto accesso alle risorse - che sono di tutti e non riservate solo ad alcuni.
La società umana ancora si comporta in modo inadeguato, rendendo possibile che alcuni, indebitamente, non riconoscano diritti inalienabili - che valgono per tutti.
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Quel Bambino mi chiede di farmi bambino
Quel Bambino mi chiede di farmi bambino
di Maurizio Patriciello Photo by samer daboul on Pexels.com Natale. Dio che si fa bambino ricorda agli uomini che al centro dei loro pensieri, dei loro interessi, dei loro affetti, dei loro studi debbono esserci i bambini. Che prima dei loro diritti – legittimi, sacrosanti – vengono quelli – inalienabili – dei bambini. Il Dio piccino ricorda agli adulti che se un solo bambino dovesse rischiare…
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Provo una profonda pena, e assolutamente in senso dispregiativo, per chi sentendosi appartenente per cultura, provenienza o indottrinamento in età infantile ad una religione monoteistica, e neppure ad una delle più diffuse, si senta in diritto di criticare ad alta voce persone appartenenti ad altre religioni come "quelli là", di sparlare a sproposito sulla loro scelta di indossare gli abiti ed i copricapi tipici della propria religione come se l'aria aperta fosse un dominio di Santa Romana Chiesa e di puntare il dito e giudicare gli altri ad ogni piè sospinto, nonché di condannare e stigmatizzare in pubblico comportamenti assolutamente sani e diritti inalienabili di ogni persona giudicandoli "contro natura" quando poi nel privato della sua casa queste sante persone compiono le peggiori nefandezze, sentendosi niente affatto in colpa ed anzi tollerati e perdonati da un dio padre che se potesse esistere come loro vogliono li avrebbe inceneriti da tempo.
Dite che esagero?
Provo una profonda pena, e non in senso dispregiativo, per chi si professa non credente e deride chi dimostra la propria Fede. Per chi bestemmia per creare disagio in chi ha Fede.
Mi dispiace profondamente.
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#non bestemmio perché la bestemmia merita anche la sede giusta ed il volume e l'enunciazione corretta#ma IMMAGINATEVELA.
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