#diritti inalienabili
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autolesionistra · 2 years ago
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Uno dei capolavori meglio riusciti dell’ideologia capitalista è stato quello di instillare nelle menti dei cittadini che i diritti siano beni scarsi, sottrattivi e di lusso così da poter rendere meno odioso l’arretramento del welfare state e servizi e, di fatto, eradicare sul nascere ogni forma di rivendicazione politica. (...) Insomma, quelli che fino a non molto tempo fa potevano essere comunemente considerati diritti basilari e inalienabili di ognuno oggi sono divenuti, grazie ad un artificio narrativo, privilegi per pochi. O tuttalpiù concessioni elargite col contagocce e di cui, in ogni caso, è meglio non farne un’abitudine. Studiare liberi dal fardello della povertà, il diritto ad un tetto, un lavoro sicuro e ben retribuito o la cura di malattie mentali sono solo alcuni esempi di diritti (previsti oltretutto dalla nostra Costituzione) che rendono oggi gli individui colpevoli di essere benestanti. Come se l’essere benestanti, letteralmente essere in una condizione di benessere, possa essere considerato in sé essere una colpa. 
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archivio-disattivato · 2 years ago
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Giornata delle Nazioni Unite per la solidarietà con il popolo palestinese: perché non possiamo commemorarla
Scritto il 29/11/2023
29 novembre: Giornata delle Nazioni Unite per la solidarietà con il popolo palestinese. Quest’anno non possiamo commemorare questa data internazionale, a causa della situazione in atto in Palestina: i 49 giorni di ininterrotti bombardamenti israeliani hanno portato alla distruzione della Striscia di Gaza e provocato 20.031 morti, tra cui 8.176 bambini (bilancio, non definitivo, dati Euro-Med monitor). In Cisgiordania, la continua aggressione di esercito e coloni israeliani ha ucciso 237 palestinesi, e ne ha feriti più di 2.950.
Non possiamo commemorarla perché non c’è solidarietà per i palestinesi, neanche di fronte a dei crimini di guerra, crimini contro l’umanità e un genocidio così efferato. O meglio, la solidarietà c’è stata, ma solo da parte dei popoli. E purtroppo, non sono i popoli a poter porre fine a questo genocidio, ma i governi. E i regimi occidentali sono stati deludenti poiché, mentre Netanyahu bombardava la Striscia, ripetevano, senza alcuna logica e alcun riferimento alla legge internazionale, la frase “Israele ha diritto a difendersi”.
Noi sappiamo che una difesa per essere considerata tale deve essere sempre proporzionale all’offesa e mai ledere i civili o attaccare strutture sanitarie, medici, ambulanze. Al contrario, in questi 49 giorni l’entità sionista ha portato avanti una vera e propria guerra agli ospedali di Gaza e ai bambini di Gaza.
Ogni 29 novembre, in tutto il mondo, si celebra la Giornata delle Nazioni Unite per la solidarietà con il popolo palestinese, a ricordo della risoluzione 181, emanata il 29 novembre del 1947 dall’Onu, che sancì la spartizione della Palestina storica, ponendo le basi per la creazione dello Stato israeliano e per la Nakba, la tragedia e pulizia etnica della popolazione palestinese ad opera degli squadroni del terrorismo sionista prima, e delle forze militari israeliane dopo.
Nel 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite istituì per il 29 novembre la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese (risoluzione 32/40 B). Nella risoluzione 60/37 del 1° dicembre 2005, l’Assemblea generale chiese al Comitato per l’Esercizio degli inalienabili diritti del popolo palestinese e alla Divisione per i diritti palestinesi, in quanto parti per l’osservanza della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, stabilita il 29 novembre, di continuare a organizzare celebrazioni ed eventi annuali sui diritti palestinesi, in collaborazione con la “Permanent Observer Mission of Palestine” dell’Onu.
Se la comunità internazionale vuole dare senso a questa giornata ed essere coerente con le giornate a tema che istituisce, chiediamo un maggiore impegno nel tutelare i diritti del popolo palestinese, condannando con parole, ma sopratutto con fatti le atrocità sioniste attraverso un processo che porti i crimini israeliani davanti al Tribunale dell’Aja.
Mercoledì, 29 novembre 2023 Associazione dei palestinesi in Italia
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thesteamer · 1 month ago
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Masoch
Dalle finestre dello studio sento i discorsi dei comizi a favore dei “Sì” ai referendum e non posso fare a meno di pensare come sia strana la tendenza delle minoranze e dei più deboli, ad affidare le proprie tutele allo Stato, cioè all'ente che meno di tutti ha a cuore le sorti dell'individuo, ovvero come diceva Ayn Rand: “la più piccola delle minoranze”.
Non smetterà mai di stupirmi la fiducia quasi cieca che le minoranze e i soggetti più deboli ripongono nello Stato per la propria protezione. Questo atteggiamento, per quanto apparentemente razionale, tradisce una comprensione superficiale della natura stessa dello Stato, che non è, e non sarà mai, un’entità orientata a salvaguardare l’individuo come priorità.
Lo Stato, per sua natura, non opera con finalità altruistiche. Si tratta di un’entità astratta composta però da persone in carne e ossa che perseguono innanzitutto i propri interessi: politici, economici o burocratici. Delegare a questa macchina impersonale la tutela delle libertà individuali significa sottovalutare la tendenza innata dello Stato a centralizzare potere e controllo. Friedrich von Hayek avvertiva chiaramente dei rischi dell’espansione statale, sottolineando che ogni ulteriore intervento tende a trasformarsi in una limitazione della libertà individuale.
Le minoranze spesso cadono in questa trappola perché vedono nello Stato una forza sovrannaturale capace di bilanciare i rapporti di potere. È un’illusione che si regge su un equivoco di fondo: credere che chi detiene il potere politico sia più incline alla giustizia rispetto a chi detiene il potere economico o sociale. In realtà, il potere politico, una volta conferito, non è meno arbitrario o coercitivo. Anzi, talvoltà lo è di più, trovandosi ad agire in condizioni di monopolio molto più spesso di qualunque altro attore che invece operi nel libero mercato. La storia è costellata di esempi in cui le istituzioni statali, anche le più progressiste, hanno fallito nel proteggere gli individui, soprattutto quando questi rappresentavano interessi scomodi o minoritari.
Ma il problema non è solo teorico: è anche pratico. Ogni volta che qualcuno invoca l’intervento dello Stato, inevitabilmente accetta regole e compromessi che possono non essere sempre a suo favore. Per esempio, le leggi che regolano il lavoro, concepite per proteggere i più deboli, finiscono spesso per limitare le opportunità di chi cerca un’occupazione. Oppure, le normative antidiscriminazione, nate per garantire uguaglianza, possono trasformarsi in un nuovo sistema di controllo in cui lo Stato decide cosa è giusto o sbagliato, ignorando le sfumature dei rapporti umani.
Questo non significa che non si debbano cercare protezione o alleanze, ma la promozione della cultura della tolleranza e la difesa dei diritti individuali debbono sempre passare attraverso un libero e volontario dibattito all'interno della società civile e non attraverso strumenti di propaganda e indottrinamento gestiti dallo Stato.
L’individuo, la più piccola e preziosa minoranza, trova la sua forza non nell’espansione dei meccanismi burocratici, ma in un’etica liberale che riconosca i suoi diritti inalienabili e li difenda - attraverso la costituzione - da qualsiasi forma di coercizione, sia essa privata o pubblica. Affidarsi allo Stato come unico garante, rischia di trasformare la debolezza in dipendenza e le minoranze in sudditi.
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khibos-blog · 2 months ago
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DICHIARAZIONE DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE SULLA QUESTIONE PALESTINESE
Diffusa in tutto il mondo in tutte le lingue del mondo
Compatrioti, membri della comunità internazionale e illustri rappresentanti delle nazioni del mondo:
A nome del governo della Repubblica Popolare Cinese, con profonda preoccupazione e con un incrollabile senso di responsabilità per la pace, la giustizia e il rispetto del diritto internazionale, oggi alziamo la nostra voce per esigere la cessazione immediata dell’invasione e dell’aggressione militare che attualmente Stati Uniti e Israele stanno perpetrando contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza. Questa catastrofe umanitaria ha raggiunto livelli inaccettabili e minaccia non solo la stabilità regionale, ma anche la coscienza morale dell’intera Umanità.
La Striscia di Gaza non è un territorio conteso né una terra senza identità. Gaza è parte inseparabile del territorio storico palestinese. Gaza non è merce di scambio per negoziati politici, né è un terreno di disputa dove possa imporsi la volontà del più forte attraverso la guerra. Ogni bomba che cade su Gaza è una ferita aperta nel corpo del diritto internazionale e un affronto a un popolo che ha subito decenni di occupazione, di esilio forzato e di violenza.
Dalla Cina osserviamo con crescente allarme come le forze militari israeliane, con il sostegno logistico e diplomatico degli Stati Uniti, proseguano una campagna militare sproporzionata e devastante. Centinaia di migliaia di vite civili sono messe in pericolo, intere famiglie cancellate dalla mappa, ospedali, scuole, rifugi e centri umanitari attaccati. Il popolo palestinese è intrappolato tra le macerie, il fuoco incrociato e l’abbandono internazionale.
Gaza è già devastata. Le sue strade sono macerie, i suoi bambini, orfani; le sue madri, sepolte; le sue case, cenere. La situazione è di una miseria indicibile. Non è possibile, né moralmente né giuridicamente accettabile, che la comunità internazionale resti impassibile di fronte a tale orrore. Per questo esigiamo la cessazione immediata e incondizionata delle operazioni militari israeliane e il loro ritiro da Gaza. Esigiamo inoltre che gli Stati Uniti, in quanto membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, abbandonino la loro politica di veto sistematico alle risoluzioni volte a fermare la violenza e proteggere il popolo palestinese.
La Cina ha sempre mantenuto una posizione ferma a favore dei diritti legittimi e inalienabili del popolo palestinese. Riconosciamo il loro diritto all’autodeterminazione, a uno Stato indipendente e al rispetto incondizionato della loro integrità territoriale. In questo senso, la Cina ribadisce la sua opposizione a qualsiasi piano o tentativo di trasferimento forzato della popolazione di Gaza. Espellere un popolo dalla propria terra non è una soluzione: è un crimine, e come tale non può essere tollerato né ignorato.
La pace in Medio Oriente non sarà possibile senza giustizia, e la giustizia può nascere solo dal riconoscimento dello Stato di Palestina, con piena sovranità, entro i confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale. Questa non è una posizione ideologica, ma un’esigenza sostenuta da numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, dalla coscienza globale e dalla stessa storia. Qualsiasi approccio che ignori questi principi è destinato al fallimento e a perpetuare la sofferenza di intere generazioni.
La Cina lancia un appello urgente alla comunità internazionale, in particolare alle grandi potenze, affinché non siano complici per omissione. È tempo di agire con coraggio morale, di chiedere responsabilità, di imporre sanzioni a coloro che violano il diritto internazionale umanitario, e di intraprendere azioni concrete per fermare il genocidio in corso a Gaza. Non bastano dichiarazioni vuote: serve pressione diplomatica, economica e politica. Ribadiamo inoltre la nostra disponibilità a collaborare con tutti gli attori internazionali nell’ambito di una conferenza internazionale di pace, fondata sui principi del multilateralismo, del rispetto reciproco e del dialogo inclusivo. Questa conferenza deve puntare a una soluzione politica giusta, duratura e ampiamente condivisa del conflitto israelo-palestinese. Ogni soluzione imposta unilateralmente, senza il coinvolgimento attivo dei palestinesi, sarà priva di legittimità e destinata al fallimento.
La guerra non può essere il linguaggio della diplomazia. Le armi non possono sostituire il diritto. La Cina condanna gli attacchi contro i civili, da qualunque parte provengano. Ma ammoniamo anche che non si può equiparare la resistenza legittima di un popolo oppresso all’uso massiccio della forza da parte di una potenza occupante. La simmetria nella narrazione non può nascondere l’asimmetria brutale dei fatti. Oggi, Gaza è l’epicentro di una tragedia umana, ma è anche lo specchio della volontà reale della comunità internazionale. O ci uniamo per fermare questo massacro, oppure diventiamo testimoni codardi di una pulizia etnica nel pieno del XXI secolo.
Come Cina, proponiamo immediatamente: primo, l’instaurazione di un cessate il fuoco immediato garantito da osservatori internazionali. Secondo, l’apertura di corridoi umanitari sotto supervisione ONU. Terzo, il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina da parte di tutti i membri del Consiglio di Sicurezza. Quarto, la convocazione urgente di una conferenza internazionale di pace con tutti gli attori coinvolti. Quinto, il dispiegamento di una missione internazionale per la ricostruzione di Gaza, finanziata dalle principali economie mondiali.
Ai nostri amici in Israele diciamo: la strada verso la pace non risiede nella superiorità militare, ma nel riconoscimento dell’altro. Il futuro di Israele non può costruirsi sulle rovine di Gaza. Solo il rispetto reciproco, la coesistenza e il dialogo onesto possono garantire la pace. Agli Stati Uniti chiediamo di onorare i principi sui quali si sono fondati come nazione, di ascoltare non solo i loro alleati, ma anche i popoli. Di smettere di bloccare le iniziative multilaterali e di partecipare alla soluzione del conflitto sulla base della giustizia e non dell’egemonia.
Il tempo sta per scadere, ogni minuto di silenzio è un minuto in più di dolore, distruzione e ingiustizia. È ora di scegliere. È ora di agire. La pace della Palestina è un debito morale verso la storia, e la Cina non si fermerà finché questo debito non sarà saldato.
(Dichiarazione di Wang Yi, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, 17 maggio 2025)
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aam-media · 2 months ago
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Tesi 59: Nessun governo al mondo può introdurre misure coercitive globali.
Spiegazione e giustificazione La legittimità dell “azione statale deriva dal consenso dei governati.In una democrazia, questo significa che i governi sono vincolati dalle costituzioni, dalle leggi nazionali, dalla separazione dei poteri e soprattutto dai diritti inalienabili dell” individuo.Tuttavia, negli ultimi tempi abbiamo assistito a uno sviluppo preoccupante:Governi che non tengono conto…
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nusta · 1 year ago
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In questi giorni ho letto un libro disturbante, L'unità di Ninni Holmqvist, tra l'altro molto rapidamente perché era in prestito dalla biblioteca di e-book che lo lascia solo 15 giorni ed era già prenotato da altri, quindi non avrei potuto rinnovarlo. Ma l'ho letto rapidamente anche perché volevo vedere come andava avanti, nonostante non fosse il mio genere e forse, se non fossi rimasta d'accordo con un'amica che poi l'avremmo commentato insieme, l'avrei interrotto dopo i primi capitoli. Speravo in un altro finale e, tutto sommato, non mi ha lasciata soddisfatta, anche se la conclusione è coerente con la storia. Però che frustrazione >_<
La storia è ambientata in un futuro distopico relativamente prossimo, quasi contemporaneo, in cui è stato stabilito democraticamente che le persone possono essere classificate come "dispensabili" nel caso in cui non abbiano legami familiari solidi, ovvero non siano in coppia o non abbiano figli (o anziani genitori di cui occuparsi), o non abbiano professioni di un certo tipo (ossia "utili" per la società). Passata una certa età, se si viene considerati "dispensabili", si viene inseriti obbligatoriamente in un programma di sperimentazione scientifica, in cambio di vitto e alloggio in una sorta di villaggio vacanze da cui sono impediti i contatti col mondo esterno, anche se si possono vedere film e TV. Praticamente si diventa cavie e fonte di organi da destinare alle altre persone, quelle considerate "utili".
Su questa premessa si innesta il racconto in prima persona della protagonista, che compone un memoriale molto dettagliato delle sue vicissitudini dopo il suo ingresso nella cosiddetta Unità, con alcune riflessioni e ricordi del periodo precedente della sua vita.
Ecco, io speravo in una svolta rivoluzionaria, esplosiva, incendiaria, catartica, perché la premessa è talmente disturbante che portarla avanti sino alla fine mi sembrava insostenibile. Invece mi sono dovuta accontentare di un accenno e la scelta finale della protagonista è in linea con tutto quello che viene raccontato prima. Triste, ingiusta, angosciante, ma in linea, proporzionale a quelle che sono le possibilità lasciate in campo.
È angosciante proprio perché non lascia alternative, ti trovi ingabbiato in una rete e non puoi scappare. Che senso avrebbe? Con quali mezzi? Cosa ti resta allora a disposizione? Nel suo caso la diffusione delle informazioni, senza nemmeno sapere se avrà seguito. La speranza che qualcuno mantenga la parola data. La speranza che qualcuno capisca la tragedia che si è compiuta e che si continua a compiere, quando si considera la vita umana come qualcosa di collaterale all'utilità, al ruolo sociale che ci viene attribuito, che ci troviamo a interpretare, volenti o nolenti.
Dove si ferma la responsabilità individuale, dove si mette il confine tra il singolo e il gruppo, quali diritti inalienabili possono essere concordati e quali sono invece i diritti revocabili in nome del bene collettivo?
In questo romanzo non c'è spazio per ragionamenti o polemiche, e forse per questo mi ha lasciato insoddisfatta, ci sono gli estremi delle situazioni raccontate, ma non si affrontano esplicitamente più di tanto le premesse, né sembra ci sia abbastanza frustrazione o insofferenza di fronte a queste situazioni. Si accetta che è così e al massimo si fa una battuta.
E forse la parte più angosciante è proprio rendersi conto che anche nella realtà le persone reagiscono così alle ingiustizie e alla violenza strutturale, quando sei all'interno di un sistema, anche se ti rendi conto di essere vittima di una forma di prevaricazione, non hai la forza o la possibilità di cambiare le cose. Di fare gesti estremi. Forse al massimo ti è concesso di parlarne, se nei hai tempo e occasione.
È una lettura scorrevole, ma troppo cronicistica e fotografica per me. Avrei volentieri scambiato alcune descrizioni con dialoghi e riflessioni che consentissero un cambio di prospettiva. Ce ne sono, ma troppo pochi per i miei gusti.
Il tema è interessante, ma l'insistenza sulla questione dei figli a scapito di altre motivazioni usate in questa realtà per la classificazione degli "utili" mi ha lasciato ancora più amarezza. Forse sono io, anche, a non essere nel momento giusto della mia vita per leggere questo tipo di considerazioni, forse ne soffro più di quanto mi sarebbe successo 10 anni fa e magari di quanto ne soffrirei tra 10 anni. È abbastanza chiaro che la morale sottintesa sia di condanna alla premessa della storia, ma l'aspetto relativo alla prole e alla necessità di fornire il proprio contributo alla crescita demografica passa alla fine più indenne di quanto mi sarebbe piaciuto leggere. È un messaggio talmente pericoloso, trattandosi di un argomento intrinsecamente intimo e potenzialmente molto doloroso, che avrei voluto una narrazione più drastica ed esplicita nel rigetto di questa logica. Non mi basta cercare tra le righe, ora come ora. Ma forse sono io, sono io ora come ora.
Non so, nel complesso, se lo consiglierei. È una premessa interessante, ma forse avrei voluto una storia diversa. Magari con una bella rivoluzione finale.
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puff-blog · 1 year ago
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I DIRITTI INALIENABILI DEL LETTORE* 1. NON LEGGERE Il diritto di non leggere è fondamentale perché rende la lettura una scelta, accrescendo ancor di più il valore del gesto. 2. SALTARE LE PAGINE Tanti libri – specie in alcune descrizioni – si rivelano a tratti noiosi. Il diritto di saltare le pagine ci sgrava del senso di colpa che abbiamo provato più e più volte nel saltare più e più righe, ansiosi di andare avanti senza leggere alcune parti a nostro parere inutili. 3. NON FINIRE IL LIBRO Non è obbligatorio finire un libro che si è iniziato, eppure abbiamo provato tutti quel senso di inadeguatezza che si prova nell’abbandonare la lettura di un libro definito un classico, un capolavoro. Abbiamo vissuto questo abbandono come una sconfitta. In realtà, lasciare un libro a metà è un nostro inalienabile diritto. 4. RILEGGERE Tanti si chiedono perché stai leggendo ancora quel libro, “Ma non l’hai letto già tre volte?”. E allora? Qual è il problema? 5. LEGGERE QUALSIASI COSA Abbiamo il diritto di leggere ciò che vogliamo, dal rosa al giallo, dal thriller allo storico, dai romanzi definibili con un genere ai romanzi non definibili. Nessuno ha il diritto, invece, di criticare le scelte di lettura delle altre persone. 6. IL BOVARISMO (MALATTIA TESTUALMENTE CONTAGIOSA) È uno dei diritti più belli: il diritto a emozionarsi, a lasciarsi prendere dalla storia. Il diritto a piangere, se è il caso. I libri possono salvarci la vita e nella vita abbiamo tutti bisogno di momenti di evasione e di puro godimento. 7. LEGGERE OVUNQUE Ad Amantea non ci sono luoghi dedicati alla lettura, quindi questo, nel nostro caso, è un diritto forzato. 8. SPIZZICARE Abbiamo il diritto di leggere un paio di pagine, una pagina o anche solo qualche riga. 9. LEGGERE AD ALTA VOCE Leggere ad alta voce è magico, c’è poco da fare. Ognuno di noi dovrebbe sempre avere al suo fianco qualcuno disposto ad ascoltare. Trasforma completamente la lettura. 10. TACERE "L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire. Non gli offre alcuna spiegazione definitiva sul suo destino ma intreccia una fitta rete di connivenze tra la vita e lui". *ispirato da "Come Un Romanzo" di Daniel Pennac
Il Club di Letture Femministe - La Guarimba Film Festival
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enkeynetwork · 1 year ago
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La Russa, milioni di bambini esclusi dai diritti inalienabili
“Nonostante come ci ricorda l’Unicef la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza adottata nel 1989 sia il trattato sui diritti umani più ratificato, ancora oggi milioni di bambini in tutto il mondo vivono enormi difficoltà e vengono esclusi dai diritti inalienabili. Una situazione inaccettabile dovuta alle guerre, alla povertà, alle disuguaglianze, agli abusi…
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turuin · 9 months ago
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Provo una profonda pena, e assolutamente in senso dispregiativo, per chi sentendosi appartenente per cultura, provenienza o indottrinamento in età infantile ad una religione monoteistica, e neppure ad una delle più diffuse, si senta in diritto di criticare ad alta voce persone appartenenti ad altre religioni come "quelli là", di sparlare a sproposito sulla loro scelta di indossare gli abiti ed i copricapi tipici della propria religione come se l'aria aperta fosse un dominio di Santa Romana Chiesa e di puntare il dito e giudicare gli altri ad ogni piè sospinto, nonché di condannare e stigmatizzare in pubblico comportamenti assolutamente sani e diritti inalienabili di ogni persona giudicandoli "contro natura" quando poi nel privato della sua casa queste sante persone compiono le peggiori nefandezze, sentendosi niente affatto in colpa ed anzi tollerati e perdonati da un dio padre che se potesse esistere come loro vogliono li avrebbe inceneriti da tempo.
Dite che esagero?
Provo una profonda pena, e non in senso dispregiativo, per chi si professa non credente e deride chi dimostra la propria Fede. Per chi bestemmia per creare disagio in chi ha Fede.
Mi dispiace profondamente.
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valentina-lauricella · 2 years ago
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Testimonianze d'amore
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toscanoirriverente · 4 years ago
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laviniaasthings · 2 years ago
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Il Piacere è essenza della nostra esistenza.
La nostra esistenza è effimera, peritura: nasciamo, viviamo, moriamo, senza alcuna specifica ragione; tale condizione è un motivo sufficiente per rendere un diritto inalienabile la ricerca individuale del Piacere - indispensabile per raggiungere la Felicità. 
La Società Ideale è quella che non discrimini alcuno per le sue propensioni: che punti alla Qualità della Vita di ognuno. Per raggiungere tale punto alto di Civiltà è necessario debellare ogni forma di moralità, di illogica repressione che porti a vedere, in modo infondato, 'perversione' in ciò che in realtà è comportamento sano, che non lede l'incolumità di alcuno.
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ilsimplicissimusblog · 4 years ago
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Ribellione
Da decenni, sin dai primi anni ’80, la razza padrona ha tentato di far credere alle persone che la ribellione sia qualcosa di antidemocratico e di incivile, una pratica per violenti e per quelli che non sanno né vogliono dialogare, una tesi che ha finito col prevalere in un Paese che dopo la stagione del  Sessantotto con la sua mutazione valoriale  e poi quella del terrorismo,  reclamava il…
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ma-pi-ma · 2 years ago
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Io quando parlano di adozione-gay mi sento derubata nel mio ventre di donna. Anche se non sono riuscita a far nascere i miei bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio. E nell'immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria e Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata, e come cittadina.
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Sicché offesa e umiliata dico: mi indigna il silenzio, l'ipocrisia, la vigliaccheria, che circonda questa faccenda. Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l'ambiguità delle parole "genitori" e "coniugi" le leggi della Vita.
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Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o due mamme non da un babbo e una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo e senza casa (storia che oltretutto non regge in quanto la nostra società abbonda di coppie normali e pronte ad adottarli) rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. È un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con smanie materne o paterne. E il primo di questi diritti è sapere come si nasce sul nostro pianeta, come funziona la Vita sul nostro pianeta. Cosa più che possibile con una madre senza marito, del tutto impossibile con due "genitori" del medesimo sesso. Punto e basta.
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Oriana Fallaci
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astra-zioni · 3 years ago
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D’altra parte, perché essere tristi e depressi in un mondo dove Chiara Ferragni ti dà consigli su chi votare mentre sorseggia champagne nel suo jet privato inquinando più lei in dieci minuti che tutta la popolazione mondiale, perché essere depressi in un mondo che affossa sempre di più i diritti inalienabili di ogni essere umano, in cui la sanità diventerà privilegio di pochi come pure l’istruzione, dove le malattie mentali diventeranno la nuova piaga da contrastare, in cui ogni giorno gente diversa ti insegna a campare e a dirti come crescere tuo figlio, come avere una relazione sana, come mangiare bene, come essere più etici, come essere persone migliori. Un mondo dove per alcuni il femminicidio è un termine privo di senso e al contempo se osi dire qualcosa di diverso dal coro di pecore sei un uomo etero cis e fascista. Un mondo dove Giorgia Soleri ti sfrantuma le palle - o le ovaie, per non far sentire escluso nessuno - fino a fartele rotolare a terra col suo femminismo da quattro soldi mentre pubblicizza prodotti skincare e indossa la collana della Ferragni, dove chiunque può scrivere libri a patto di non saper scrivere, in cui ogni persona è chiamata ad avere un’opinione e il fatto di essere qualificati o meno, di aver studiato o meno, diventa completamente irrilevante, se non deleterio, perché significa che sei un fottuto borghese e devi stare zitto. Un mondo dove ce la si prende col capitalismo a vanvera, dove piazzo l’adesivo “fuck capitalism” sul mio bel MacBook da 1000 euro, dove se compri da Shein fai schifo ma anche se compri in una catena di fast fashion e quindi te la prendi nel culo se il tuo fisico non trova un cazzo nei mercatini dell’usato. Ancora, dove fanno più danni psicologici gli attivisti dei disturbi alimentari che ti triggerano facendoti pensare a cose a cui non hai mai pensato - e per paradosso te lo fanno venire loro il disturbo alimentare -, un mondo dove ti si ripete che è liberatorio e bellissimo lasciare tutto e andarsene a vivere nel buco del culo asiatico a meditare, salvo poi accorgerti che puoi farlo solo se hai il culo ben parato. Dove tutti siamo belli ma a me Victoria’s Secret ancora non m’ha chiamata, tutti possiamo fare tutto eppure il mio disturbo bipolare mi costringe a letto 5 giorni su 7. Non riesci a instaurare rapporti umani che abbiano un qualche valore perché la gente è una bandiera al vento e cambia come cambia il clima - sempre più precario anche lui -, dove tre giorni fa un’amica mi piangeva davanti e si dilaniava per una storia finita male e ieri m’ha detto che è cotta di uno, dove la monogamia è un concetto antico ma l’opzione diventa crearmi una cartella sul pc per ricordarmi gli accordi relazionali presi con i miei cinque partner manco avessi stipulato un contratto aziendale, e quindi fanculo la monogamia e il poliamore ché da soli si sta da Dio. Ma comunque, non fa niente: basta idratarti, mangiare sano e preferibilmente vegano, meditare, e passa la paura.
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