#di casa interiores
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Casa Porto, Portugal
Francois Leite's Home & Gallery,
Styling by Marion Di Rodi,
Photography by Lucile Casanova
#art#design#stairwell#stairway#architecture#staircase#stairs#interiors#staircases#minimalism#casa#porto#portugal#francois leite#marion di rodi#concrete#brutalism#renovation
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Lo stile Country inglese
Vivere in una casa di campagna
Caroline Seebohm, Christophe Simon Sykes
Arnoldo Mondadori Editore, 1988, 280 pagine, 23,5x25,5cm, ill.a colori, ISBN 9788804305217
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
Il fascino degli interni inglesi consiste nell’eleganza dei mobili massicci abbinati all’intimità dei tessuti a motivi colorati. Se volete creare a casa vostra una piccola isola romantica dal sapore rurale, siete nel posto giusto. Scoprite cosa è importante nell’arredamento in stile inglese e quali sono gli elementi decorativi che non devono mai mancare.
07/04/24
#Stile Country inglese#english interiors#country houses#casa di campagna#designbooksmilano#fashionbooksmilano
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Negozio di Mobili: Consigli utili per aprire il tuo showroom
Aprire un negozio di mobili di successo richiede una pianificazione attenta e una strategia mirata. È fondamentale definire un concetto chiaro e scegliere il pubblico giusto. La ricerca di mercato e l’analisi delle tendenze sono cruciali per distinguersi dalla concorrenza. La scelta della location è chiave. Cerca un posto strategico con spazi ampi. Questo aiuterà a iniziare bene. La struttura e…
#Apertura showroom mobili#Arredamento di interni#Arredare casa#Consigli per negozio di mobili#Design di interni#Interior design#Showroom mobili#Tendenze arredamento#Vendita mobili
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"Fuori luogo" è quel luogo dove ti senti a casa, ma ancora non hai potuto ospitare nessuno.
Anna
> T.me > Il tuo Scopo
#crescita personale#il tuo scopo#lavoro su di sè#crescita spirituale#crescita interiore#fuori luogo#consapevolezza#conosci te stesso#casa#alienarsi
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il pensiero di andare a lavoro la mattina mi angoscia, il pensiero di tornare a casa dopo il lavoro mi angoscia, il pensiero di uscire e fare sempre le stesse cose mi angoscia, io non so più che devo fare per provare un minimo di felicità interiore
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Ricordo questo luogo.
Ricordo giorni di profonda malinconia , in cui noi due ci parlavamo a stento. Non sapevo tu fossi con la mente altrove e telefonassi a un’altra informandola dei nostri spostamenti .
Ricordo che mangiavamo in silenzio , che non mi hai mai preso le mani , abbracciata, stretta a te. Eppure eravamo vicini da tanti anni .
Non sono più guarita da questo trauma. Non credo più agli uomini, non riesco più a vederne la bellezza o sensualità perché anche se non lo sapevo, per stanchezza , per tanti problemi di quel periodo in cui i miei genitori stavano morendo , mi ero appoggiata in una storia senza essere più la sexy o attraente donna che avresti voluto anche se riguardando le foto ero sempre con lo smalto alle unghie e truccata .
Forse alcuni non appartengono mai a nessuno e non sono mai accanto a nessuno, questa la mia unica conclusione.
A volte però riascolto la tua voce, rivedo le tue mani e le tue gambe, mi dico che tanto tempo con te mi ha dato un senso, protezione. Anche se spesso erano i miei monologhi a mandare avanti periodi di silenzio punitivo che ancora mi fanno male .
Tu mi hai cambiata , presa, portata via. Tu sei quel pazzo uomo che mi mancherà sempre e che sempre terrò lontano , anche quando vorrei venire sotto casa tua per guardare se hai piante sul balcone , donne in casa .
Tutto è cambiato eppure il tempo interiore è immobile e il nostro tempo nessuno lo avrà più.
Quello scorcio di poesia è stato mio, e sempre mi apparterrà
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C'è poco da fare, la mia pace la troverò lontano da qui. Stare bene solo quando si è lontani da casa è la cosa più brutta che ci possa essere. Significa non avere un posto sicuro in cui tornare, non avere radici. Non sono triste perché mi dovrò allontanare. Sono triste perché mi voglio allontanare. Perché sento la mancanza di una cosa che non c'è, di una famiglia che si è sgretolata, di una fiducia che non ho più da anni ormai. Tutti hanno un motivo per restare ma io sento solo di averne centinaia per andarmene. Probabilmente c'è molta gente che si sente come me e so quanto può essere alienante questo senso di solitudine e ricerca di pace interiore. Vorrei che tutto fosse più facile ma non lo è mai e nemmeno lo sarà.
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“A me puoi dirlo, a me puoi dire di cosa hai paura”
è questo che dovremmo dire a noi stessi nel silenzio della casa interiore e aspettare fremendo la risposta.
— Chandra Livia Candiani
#parlare#dire#sfogarsi#paura#superare le paure#a noi stessi#silenzio#conforto#frasi tumblr#frasi#frasi e citazioni#chandra livia candiani
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La Casa sull’Acqua: Un Sogno di Pace e Isolamento nella Poesia di Rosalba Di Giacomo
Una poesia che esplora il desiderio di fuggire dal mondo, cercando quiete e protezione in una casa sospesa sull’acqua.
Una poesia che esplora il desiderio di fuggire dal mondo, cercando quiete e protezione in una casa sospesa sull’acqua. La Casa sull’Acqua di Rosalba Di Giacomo è una poesia che ci immerge in un mondo immaginario di pace e solitudine, lontano dalle angosce della realtà quotidiana. Attraverso immagini poetiche delicate, l’autrice descrive il desiderio di vivere su una casa su palafitte, circondata…
#albe e tramonti#bellezza della solitudine#bellezza naturale#casa su palafitte#desiderio di evasione#desiderio di pace#desiderio di serenità#Emozioni poetiche#immagini poetiche#introspezione#introspezione e pace#isolamento#La Casa sull’Acqua#metafora dell’acqua#mondo immaginario#mormorio dell’acqua#pace interiore#Paesaggi naturali#Paesaggio Poetico#Poesia Contemplativa#poesia d’introspezione#poesia di pace#poesia di Rosalba Di Giacomo#poesia e natura#poesia italiana#poesia italiana contemporanea#poesia moderna#poesia onirica#poesia sulla solitudine#protezione e pace
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Qual è la vostra casa dei sogni?
Se dovete immaginarvi la casa perfetta, che riesca a soddisfare qualche desiderio profondo che avete nel cuore, che immagine vi compare nella mente?
Grazie @hope-now-and-live per avermi coinvolto in questo gioco che tocca un argomento a me così caro! 🥰
Fin da bambina, infatti, amo osservare le case, respirare le atmosfere che mi trasmettono, prendere spunto dalle soluzioni architettoniche, delineando nella mia mente le abitazioni che meglio rappresentano la mia personalità. Pur non essendo un architetto, la casa in quanto edificio è sempre stata importante per me, giacché personifica una sorta di nido, di rifugio, di luogo sacro e intimo in cui tornare sempre. 🏡
Come potete osservare, vive in me una perenne dicotomia, un eterno conflitto tra un cottage britannico o una villa rustica immersa nella campagna toscana, e una casa vista mare, ancora meglio se in costiera amalfitana...
Se fossi costretta a scegliere, credo vincerebbe la seconda opzione. Il mare rappresenta le mie origini. Non importa se attualmente viva lontano da esso; chi è nato a due passi dal mare, se lo porta dentro, per sempre, ovunque vada. Non so ancora dove metterò radici, però spero, un giorno, di potermi affacciare dalla finestra e lasciarmi travolgere da quel profumo unico, dal fragore delle onde, dai colori penetranti, dal suo potere curativo che placa ogni tormento. 🌊
L'ideale comunque sarebbe abitare una casa di campagna vicina al mare, così avrei il pacchetto completo. Tanto con i sogni tutto è possibile, no? 😜
P.S. Se volete curiosare ulteriormente, sul mio profilo Pinterest potete dare un'occhiata alle bacheche dedicate a questo tema, in costante aggiornamento:
houses, interior design e dream at sea ✨
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La buona notizia siamo noi.
Noi che guardiamo gli orrori del mondo e decidiamo di entrare in scena lo stesso, di agire, di seminare, di condividere le nostre esperienze, le nostre conoscenze, la nostra voglia di trasformare ogni dolore in amore.
Noi che possiamo essere la vera alternativa vivente al presente, abbiamo una responsabilità storica di portata straordinaria.
Noi tutti possiamo organizzare mille e mille incontri di qualsiasi portata, da una stretta di mano e un sorriso, dall'ascolto di chi soffre, alla mostra, al concerto, al convegno, dall'abbraccio personale all'evento dietro casa nostra.
Siamo noi la sola buona notizia possibile,
il solo faro che splende nella notte.
Certo, io credo di volerlo essere, ma anche tu che mi leggi puoi fare lo stesso, tu che forse non sai ancora se annuire o se dire di no, tu che vorresti assentire, ma ti chiedi "E io che cosa posso fare?".
Certo, là, fuori dalla porta di casa il mondo è feroce, le grida di odio e di guerra sommergono ogni nostro tentativo di respirare pace, amore, bellezza, bontà, coraggio.
E allora? Noi lo vediamo tutto questo?
Benissimo, ecco la buona notizia allora.
Se la verità viene uccisa ogni giorno davanti ai nostri occhi, non ci resta che essere noi ad affermarla di nuovo.
Se la bontà non viene più praticata dal mondo che abbiamo attorno a noi, ammesso che sia proprio così, dobbiamo essere noi a mostrare bontà, cose buone, lì dove viviamo.
Se la bellezza muore nel "mi piace o non mi piace" che rende bella una buccia di banana incorniciata, dobbiamo essere noi a ridipingere il bello, suonare il bello, parlare il bello, danzare il bello, aiutare a far sì che si veda il bello.
La buona notizia siamo noi.
Solo noi possiamo essere la luce della "speranza attiva" di un futuro migliore. Noi siamo la reale luce nella notte oscura del presente.
Noi che ad esempio possiamo "aiutare in pratica" i ragazzi che non ce la fanno, o quelli che non sanno le cose, o che non hanno alternative, o la forza.
Siamo noi che possiamo mostrare l'esempio delle nostre vite, insegnare ciò che conosciamo, dare tutto di noi stessi, risorse, tempo, denaro, idee per seminare un mondo migliore di questo.
Chi vede il mondo nuovo
è la sola buona notizia che esista.
Io che faccio?
Incontro le persone, mi spendo come posso, scrivo, come in questo momento, che mi sveglio con questi pensieri un'ora prima dell'alba, perché si getti un seme vero, bello, buono nel mattino di chi sta per leggermi.
Perfino, mi metto a recitare parole spirituali, strano ma vero, per far passare i concetti, per dare vita a certi sublimi semi della bellezza interiore.
È poco? È una goccia nell'oceano? È solo un ideale?
L'alternativa sarebbe "rinunciare", darsi per vinti, lasciarsi andare a credere di non essere capaci, di non avere il talento o le forze per cambiare il mondo.
No grazie, io non smetterò di incarnare la buona notizia che posso fare agire attorno a me.
La buona notizia siamo noi.
Noi. Io, tu, loro, voi. Chi altri sennò?
Noi possiamo impegnarci a dare noi stessi. Possiamo farlo. Possiamo fare tantissimo. Possiamo fare tutto.
Possiamo aiutare così tanto, possiamo seminare, offrire opportunità, diffondere conoscenza, se solo vogliamo farlo, se solo capiamo che la trasformazione del mondo non verrà mai da fuori, dall'alto, che sia dal Cielo, dal Comune, dallo Stato, dall'amico, dal padre o dalla madre, o dall'altro.
La vera, vivente, reale, attiva e presente
buona notizia siamo noi.
- Matteo Gazzolo - da "La vita continua"
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Girano molti post sull'empatia.
Quello che noto è che ricorre spesso il significato negativo, rischioso, che tale skill avrebbe.
L'essere troppo empatici ci farebbe entrare in risonanza con il dolore dell'altro, o con le sue esigenze e sommovimenti emotivi, al punto tale da perdere di vista noi stessi.
Ma questa non è empatia: è contagio emotivo.
Nell'empatia io mi metto nei panni dell'altro, seppur rimanendo me stesso, affinché possa comprendere, attraverso il sentire, che cosa l'altro prova.
Tuttavia questo non pregiudica la mia capacità di discernimento, di radicamento in me stesso, o il fatto di poter dissentire e mettere un confine tra me e la persona che ho di fronte.
L'empatia mi aiuta a entrare in connessione, comprendendo pienamente il suo punto di vista.
Mi fa uscire dal mio ego e dalle sue attivazioni difensive.
Questo può permettermi di accedere a una prospettiva più ampia e veritiera dell'altro.
Posso usare questa comprensione come voglio, in realtà.
Anche per scopi egoistici, paradossalmente.
Se ad esempio empatizzo con qualcuno e grazie a questo sento che egli mi sta manipolando, posso utilizzare tale informazione per andarmene o per dire di no.
Se sento che quello che dice non mi appartiene, e provoca in me un senso di ingiustizia, posso dissentire ed esprimere la mia opinione la quale è contraria alla sua.
Ma questo lo posso fare se sono consapevole della mia tendenza a empatizzare, o della mia capacità di essere empatico.
Nel vero processo empatico io sono cosciente di essere me stesso, seppure per un attimo posso sbilanciarmi e mettere un piede nei panni dell'altro, per poi tornare nei miei vestiti completamente.
Ma, se il sentire l'altro genera una con-fusione tra me e lui, cioè una dissoluzione permanente e completa di confini, rischio di non sapere più né cosa provo io, né quali bisogni ho, né chi sono.
La mia sensibilità si perde nella sua, e io non trovo più la strada per tornare a casa.
Mi perdo nella sua interiorità come quando si cade in un pozzo oscuro.
In questo caso non si può parlare di empatia, ma appunto di contagio emotivo.
Il contagio emotivo è inconscio, meccanico, e si basa su 3 possibili cause.
1) O c'è una dipendenza in atto te me e l'altro, completa o parziale, e già solo questo indica una mancanza interiore, e quindi esteriore, di confini.
2) Una ipersensibilità, e quindi una accentuata reazione alla presenza dell'altro o di qualsiasi altro stimolo, la quale mi fa sconfinare nelle emozioni altrui fino a non riuscire più a tornare indietro.
3) Oppure una mancanza di confini stabili nell'io, il quale è frammentato, sconnesso dal corpo, oppure troppo poroso.
Può esserci anche un mix più o meno variabile di questi tre elementi.
Quello che si può fare in questi casi è lavorare sui confini, sia interni che esterni, sul grounding, ma anche sulla propria sensibilità, o sul rapporto che abbiamo con essa.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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Soy feliz. Hacía tanto tiempo que no podía decir esto: ¿qué será lo que me transmite esta sensación tan íntima y precisa de alegría, de ligereza? Nada. O casi. Un silencio maravilloso me rodea: la habitación del hotel, en la que llevo cinco minutos, da a un gran monte, muy verde, con alguna que otra casa modesta y normal. Llueve. El murmullo de la lluvia se mezcla con unas voces distantes, densas, incalculables. La terracita de delante brilla por la lluvia y sopla un aire fresco.
La sensación de paz y de aventura que siento en este hotel del interior de Isquia es una de las cosas que la vida, a estas alturas, te brinda sólo muy raramente. Un lugar donde me parece haber estado siempre. Me hace pensar en el Friul, en Carnia, en Emilia. Sólo de vez en cuando una voz cercana me recuerda que estoy en el Sur. Me espera algo formidable: aquello que uno espera cuando es niño, el primer día de vacaciones, cuando todavía tiene por delante un verano eterno.
¿Cómo he llegado aquí? Cuando lo pienso, ahora que sólo hace unos minutos que me hallo sumido en esta paz doméstica, me parece que llevo a mis espaldas un viaje homérico.
De ser capaz, me gustaría describirlo para aquellos lectores que nunca han salido de su pueblo, su ciudad, salvo para hacer algún breve viaje por la provincia, y que sueñan con Capri e Isquia como yo he soñado con ellas, como un niño. Necesitaría un libro entero, porque no ha ocurrido nada: sólo han ocurrido las cosas que pertenecen tan sólo a la vida, y que, al cabo de cinco minutos, mueren.
- PIER PAOLO PASOLINI, de La larga carretera de arena (La lungha strada di sabbia) Gallo Nero 2018, traducción de David Paradela López.
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Sometida por su hijo
I
Hace tiempo intente darle una lección a mi hijo Rodrigo para que dejara de jugar con las chicas, Mi hijo estaba terminando la secundaria y normalmente no causaba problemas en la escuela, pero es muy guapo, y siempre se comportaba algo delicado, eso hacía que siempre estuviera rodeado de chicas, tenía muchas amigas, lo que en un principio me preocupaba un poco porque temía que pudiera ser gay. Poco después descubrí que no era gay si no por el contrario era una forma de seducirlas, usarlas, follarlas y después las dejaba. Eso me indigno aún más pues no podía creer que había criado un machista seductor, así que decidí enseñarle lo que se sentía que jugaran con tus sentimientos, decidí seducirlo y dejarlo con las ganas para que lo entendiera pero todo se me salió de las manos.
Me empecé a comportar de forma seductora, a vestirme sexy, para que mis curvas se marcaran y tuve éxito en mi objetivo. Cuando me di cuento mi hijo estaba perdidamente enamorado de mí, sin darme cuenta lo seduje mejor de lo que esperaba; pero cuando quise acabar con eso él se enfureció.
Llegamos una noche de cenar, íbamos muy cariñosos el me besaba el cuello y yo acariciaba su rostro, incluso lo dejé meterme un poco más la mano fingiendo que estaba un poco borracha; en la casa me tomo de la cintura y me beso en los labios a lo que yo correspondí pero después lo alejé le dije que habíamos llegado demasiado lejos y que era hora de que entendiera que se sentía que jugaran con lo que uno sentía, que no podía nada más seducir y abandonar a las mujeres, que el juego iba a terminar allí para que lo entendiera.
Él se enojó demasiado y dijo que nadie jugaba con él y que la lección me la iba a dar él a mí, que si quería portarme como puta iba a ser su puta, Allí fue donde entendí que no solo jugaba con las chicas, las dominaba y las trataba como putas, aun así no entendía por qué ellas siempre regresaban a buscarle.
Mi hijo me tomo en sus brazos, me besó y mordía mi cuello, el descubrió hace tiempo que era mi punto débil, me arrancó la ropa, y se puso a chupar mis tetas mientras trataba de empujarlo, pero lo hacía tan bien que antes de darme cuenta solo acariciaba su cabello, entonces se sacó la enorme verga que tiene y me arrancó la tanga que me había puesto, me penetró sin contemplaciones y con su celular grabó mientras me violaba, luego sacó su pene mientras seguía grabando y me lo metió a la boca para que se lo chupara y explotó en mi boca y cara llenándome de su leche. Desde la muerte de su padre no había estado con nadie más, y cuando estaba con mi difunto marido nunca hicimos algo como lo que mi hijo me hizo, la sensación fue humillante, aunque en el fondo excitante, estaba aterrada de lo que había provocado.
II
Mi hijo tomó el control de mi vida, me amenazó con hacer público el video, y por miedo cedí a sus demandas, hizo varios cambios en mi vida, me hacía vestirme más sexy fuera de la casa porque dentro me hacía ir desnuda, y cuando me permitía salir me hacía hacerlo sin ropa interior. Además debía darle una mamada cada mañana y tragarme su semen; por las noches tenía que darle una rusa con mis tetas. Además debía dejarme follar por él o por quien él ordenara y eso fue lo que me dejó helada. La primera vez que me sodomizó me horroricé, el dolor fue agudo pero la humillación que sentía fue peor y más aún cuando al oído me dijo “acostúmbrate perrita, algunos quieren disfrutar de este agujero”
Sin saberlo mi comportamiento también había atraído la atención de a algunos amigos de mi hijo, vecinos y alumnos míos, ya que soy maestra en una secundaria. Mi hijo aprovechó eso para hacer negocio conmigo, les cobraba una cantidad a los chicos y el permitía que me follaran y cumplieran su fantasía. Lo peor era cuando mis alumnos me sodomizaban y me decían cosas como “Que rico se siente romperle el culo maestra” mientras me daban nalgadas. Y lo menos salvaje era cuando algún vecino iba a que le chupara su verga y estaba tan acostumbrada que incluso me tragaba su leche juvenil sin que me lo pidieran, incluso con los hijos de amigas mías. Eso hacía que mis resistencias cayeran cada vez más, con cada “servicio” que daba mi resistencia se debilitaba e iba aceptando lo que me estaba pasando.
Incluso en una ocasión mi hijo preparó una orgia con sus mejores clientes, que fantaseaban con hacerme un Gang Bang. Me puso un collar de cuero, ató mis manos a mi espalda, me puso una bola en la boca y un tapón anal. Bajé las escaleras con mi hijo por delante jalando mi cadena y en la sala de la casa me encontré con siete chicos semidesnudos, tres de mis alumnos más problemáticos, dos vecinos que se sentían raperos y dos amigos de mi hijo: su mejor amigo y otro que era hijo de mi mejor amiga, incluso me decía “tía”. Todos incluido mi hijo me fallaron por mis tres agujeros. Acepto que en algunos momento llegué a disfrutar; en especial cuando me hicieron una doble penetración uno de mis alumnos y un vecino y me decían lo puta que era, mientras se la chupaba al hijo de mi amiga, y masturbaba a mis otros alumnos con las manos y con un pie sobaba la verga al otro vecino y con el otro se la sobaba la mejor amigo de mi hijo y todo mientras mi hijo me grababa en mi más clara entrega a la degeneración y degradación… No sé cómo pude coordinar mis movimientos pero fue el acabose, terminé en un gran orgasmo, que casi me dejó inconsciente. Después de eso fui comprendiendo porque las chicas regresaban con mi hijo: para que las tratara como putas, porque ser tratada así y usada es lo más morboso y delicioso que he podido experimentar.
III
Cuando creía que las cosas no podían ser peores mi hijo invitó a sus primos a quedarse un mes de vacaciones con nosotros, mis hermanas me llamaron para agradecerme y yo no podía decirles que no, incluso les dije a mis hermanas que también vinieran ellas, no quería que se enteraran de la forma como mi hijo me trataba; por eso pensé que si mis hermanas estaban aquí él se limitaría, grave equivocación. Primero llegarían Víctor y Luis, mis sobrinos que son de la misma edad de mi hijo ya que las tres nos embarazamos casi al mismo tiempo, y un mes después llegarían mis hermanas.
Cuando mis sobrinos llegaron mi hijo me hizo recibirlos en un vestido ceñido a mi cuerpo, que llegaba casi a mis glúteos y un pronunciado escote con la espalda casi descubierta hasta el límite ente mi espalda baja y mi trasero. Las caras de mis sobrinos no tenían nombre, sus rostros reflejaban una mezcla de sorpresa, excitación, alegría y deseo. A la mañana siguiente de su llegada desperté atada a la cabecera de mi cama y mi hijo y mis sobrinos a mi alrededor, “ya te despertaste mami, bien primitos lo que les prometí, es toda suya”, cuando mi hijo dijo eso mis sobrinos se abalanzaron sobre mí. Víctor se dirigió directo a mis tetas, chupándolas como si su vida dependiera de ello, por su lado Luis hacía lo mismo con mi coño.
“Venga chicos a cogerse a esta puta" al decir esto Luis me separó las piernas, tomó su pene con una mano, lo dirigió a la entrada de mi vagina y dejó caer su peso sobre mí. “Ahhhhhh, que rico” dijo Luis y comenzó a moverse primero despacio y después fue subiendo la velocidad. “Ohhhhhhhh tía Lore que rico, aquí adentro está muy caliente, es la primera vez que lo hago, me voy a correr me corro dentro” le grité, le supliqué que no lo hiciera, pero no le importó y me dejo su leche dentro. Mientras tanto Víctor se puso sobre mi cara y me restregó su polla en la cara “Estas muy escandalosa puta, es mejor que te calle, ándale chúpamela”, al decir esto Víctor me clavó toda su polla en mi cara me tomó de los pelos y me comenzó a follar la cara, hasta que se corrió y me tragué sus líquidos. Pasaron como 20 minutos abusándome cambiando de lugares.
Víctor y Luis me voltearon quedando boca abajo sobre la cama, aún con las manos atadas a la cabecera de la cama Luis puso un cojín por debajo de mi vientre levantando mi culo, Víctor por su parte se colocó atrás de mí, me tomó de las caderas y comenzó a meter su enorme polla en mi culo “esto es genial nunca lo había hecho por aquí, siempre quise violarte, tía Lorena”, lo tuve que haber hecho antes, me corro, tía me corro” rugió mi sobrino Víctor que se corrió dentro de mi culo. Durante todo ese día y esa semana fui esclava no solo de mi hijo, terminé siendo la esclava sexual también de mis sobrinos.
La siguiente semana me enteré de que todo era en realidad práctica para que mis sobrinos pudieran hacer lo mismo con mis hermanas. Mis sobrinos aprendieron a hacer nudos, y a ponerse duros conmigo, Víctor no tuvo problemas, pero a Luis le costó un poco más de trabajo hacerse el rudo. Yo cocinaba para ellos, y los escuchaba hacer planes para cuando las tres estuviéramos en casa, una parte de mí se horrorizaba y pensaba en advertir a mis hermanas; pero a otra parte de mí, le excitaba de pensar en mis hermanas en la misma situación que yo: sometidas y emputecidas por sus hijos. Al parecer había ido aceptando mi condición sin darme cuenta y quería compartirla con mis hermanas.
IV
Dos semanas después tocaron el timbre de la casa, Rodrigo se asomó, eran mis hermanas: la dura Laura mi hermana mayor, madre del rudo Víctor y la pequeña y sensible Leticia madre del tierno Luis… Intenté jugar un juego con mi hijo el cual creí dominar, pero al final la dominada fui yo. Supongo que quien juega con fuego, termina quemándose y en ocasiones provocando un incendio.
“Miren primos al parecer han llegado nuestras nuevas esclavas sexuales.” Dijo mi hijo sonriendo maliciosamente a mis sobrinos que le devolvieron sonrisas igual de macabras mientras mis hermanas esperaban inocentemente a que abriéramos la puerta… Y mi hijo tenía razón. Gracias a las manipulaciones y enseñanzas de mi hijo y mis sobrinos, mis hermanas también terminaron siendo las esclavas sexuales de sus propios hijos… Y, claro, yo les ayudé a someterlas.
A la mañana siguiente cada uno ató a su madre justo como habían hecho conmigo durante todos estos días, y me hicieron lamer los sexos de mis propias hermanas, era deliciosos y yo lo hacía tan bien que ellas se retorcían de placer y gemían de gusto, me encantaba escucharlas gemir. Después sus hijos les pusieron sus penes cerca de la cara, mis hermanas estaban tan calientes por mi lengua que ni siquiera dudaron en comerse el pene de sus propios hijos hasta hacerlos eyacular en sus bocas. A continuación las penetraron haciéndolas gritar aún más de gusto, su pongo que ellas tampoco tenían mucha acción sexual desde que se separaron de sus esposos.
Todo lo que sucedía era grabado por mi hijo, La grabación iba ser usada para chantajear a mis hermanas, y tuvo mucha efectividad, ambas aceptaron las condiciones de nuestros hijos, que básicamente eran las mismas reglas que mi hijo me aplicó a mí. Pero yo creo que en parte fue la grabación y en parte el placer de sentirse usadas y aprovechadas, pues claramente sentí como mis hermanas se corrieron varias veces en mi boca ese día.
Durante las siguientes semanas mis hermanas se fueron sometiendo y a mí me encantaba verlas sometidas y pidiéndole a sus hijos que las follaran más duro, no podía creer lo rápido que ellas lo aceptaron, y eso me hizo terminar de aceptar totalmente mi propia condición. En ocasiones cuando se cansaban de follarnos nos hacían hacer un triángulo lésbico, las tres tiradas en el piso comiéndonos los coños una a la otra, Leti me molo comía a mí, yo se lo comía a Lau y ella a Leti así se cerraba el triángulo. Eso nos encantó pues podíamos probar nuestros sabores y en ocasiones también podíamos saborear las leches que nuestros hijos dejaban en nuestros coños húmedos lo que les daba un gusto especial.
Nuestros hijos nos hacían cocinar para ellos desnudas y de igual forma hacer otras tareas domésticas solo por el gusto de vernos hacerlo, y a nosotras nos encantaba complacerlos. Las tres estábamos sometidas a nuestros vástagos, nos encantaba ese nuevo juego que nos habían mostrado, habíamos encontrado una razón diferente para vivir llena de morbo y rompiendo tabúes, pero también repleta de gozo y satisfacciones.
V
Para cuando las “vacaciones” terminaron cada uno de mis sobrinos se llevó a casa una esclava bien entrenada y dispuesta a complacerlo en todo. Ninguna le diría que no a algo que nuestros hijos nos pidieran, no, pedir no, mejor dicho nos ordenaran. Pasaron varios meses desde que las tres fuimos sometidas y hoy nos hemos vuelto a reunir. Descubrimos con gran alegría que las tres estamos embarazadas, seremos con muy poca diferencia madres de nuestros nietos. Para celebrarlo nuestros hijos planearon algo especial con sus mascotas. Las tres ya nos esperamos la “Sorpresa” nuestros perversos amos nos harán aparearnos con Shadow, As y Tigre, sus perros. Pero En lugar de asustarnos las tres estamos excitadas y ansiosas por servir y complacer a nuestros amos.
Por mi parte desde que ayudamos a someter a mis hermanas a los deseos de mis sobrinos encontre un raro placer en ayudar a hijos a dominar a sus madres y por su parte mi amo/hijo vio un negocio lucrativo y sin competencias por lo que ellas fueron las primeras mujeres que convertimos en esclavas sexuales de sus hijos pero no las ultimas ¿Les gustaría conocer otros casos? ;p.
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Charles Schwab House
The Charles M. Schwab House was a 75-room mansion in New York City. It was built for steel magnate Charles M. Schwab and was considered the classic example of a "white elephant", as it was built on the "wrong" side of Central Park, far from the more fashionable Upper East Side.
The house was designed by Maurice Hébert in an eclectic mix of Gothic Revival and Beaux-Arts, inspired by three French castles: Chenonceau, Blois and Azay-le-Rideau. It took four years to build (1902–1906) at a cost of six million dollars.
Schwab was a self-made man who became president of US Steel and later founded the Bethlehem Steel Company. However, he was a venture capitalist and went bankrupt in the Wall Street Crash of 1929. Charles died penniless ten years later, in 1939, leaving his home to be the official residence of New York's mayors. Unfortunately for the mansion, Fiorello La Guardia, then mayor, turned it down, saying, "what, 'me' in this?" After years of neglect, the house was demolished in 1947, replaced by a large apartment complex called "Casa Schwab".
In this version for The Sim 4, I made French gardens (I found the ones in the original house a little boring :P). The interiors were a big challenge, as I only found reference images for the staircase hall, but I tried to keep the same eclecticism in all the rooms.
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