#delle serie già in onda
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omarfor-orchestra · 1 year ago
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comunque parlando seriamente, ma com'è possibile ancora non ci hanno dato uno straccio di promo? Manca meno di un mese, non so cosa aspettino ahaha
Forse non si rendono conto che aspettiamo da due anni 🤯 ma chi me l'ha fatto fare di infossarmi per una serie rai
Mah allora io ci scherzo ma in realtà siamo abbastanza in linea con le altre fiction, dei bastardi uscì quella clip a caso ma sempre una ventina di giorni prima, il trailer vero e proprio tardissimo. A noi sembra tanto perché siamo esauritə e non vediamo l'ora (e penso lo sappiano benissimo)
Diciamo che hanno lasciato un po' la promo alla casa produttrice, poi non dimentichiamoci che ci sono i gay in quella serie
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newsintheshell · 5 months ago
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💫 ANIME EXPO 2024: TUTTE LE NOVITÀ DAL GRANDE EVENTO DI LOS ANGELES (PARTE 2) - Crunchyroll Edition
Fire Force, Witch Hat Atelier, Omniscent Reader, Natsume degli Spiriti, Yakuza Fiancé, Blue Exorcist e ancora Black Butler, Blue Lock, Il Monologo della Speziale e chi più ne ha ne metta!
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Sono stato di parola eh! Incredibile, ma vero. La seconda parte è arrivata, ma non sono stato proprio un fulmine di guerra diciamo, ma quasi!
Come vi avevo anticipato, tutte le novità che trovate qui di seguito sono state presentate durante l'Industry Panel di Crunchyroll, credo l'appuntamento sempre più atteso dell’ANIME EXPO, un po' come le nostre conferenze annuali a Lucca.
Va da sé che ogni annuncio e trailer è di serie delle quali è stato confermato ufficialmente per il simulcast qua in Italia. Sono tutti titoli già attesi, con qualche sorpresa importante, in arrivo già nei prossimi mesi e nel corso del 2025.
🔶🔸FIRE FORCE (Stagione 3)
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Confermata ormai ben due anni fa, finalmente la terza e ultima stagione della serie ci degna finalmente della sua presenza!
Il capitolo finale dell'anime, tratto dal celebre action manga firmato da Atsuhi Ohkubo (Soul Eater), edito da Panini Comics, verrò diviso in due parti: la prima andrà in onda da aprile 2025, mentre la seconda... da gennaio 2026. Ouch.
Insomma di tempo ce n'è per recuperare le prime due stagioni, che potete trovare comodamente in streaming su Prime Video, anche doppiate.
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🔶🔸ANYWAY, I’M FALLING IN LOVE WITH YOU
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Per tutti i fan di shojo e reverse harem, è in arrivo da gennaio 2025 la serie sullo scolastico sentimentale di Haruka Mitsui.
Al momento, sappiamo solo che in capo al progetto c'è il regista Junichi Yamamoto (Why Raeliana Ended up at the Duke's Mansion, Armor Shop for Ladies & Gentlemen).
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🔶🔸DEMON LORD, RETRY! R
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Ricompare anche il sequel dell'avventura fantasy isekai andata in onda nel 2019! Questa seconda stagione, in arrivo da ottobre, vedrà un cambio di staff e studio.
I nuovi episodi saranno infatti diretti da Kazuomi Koga (Kubo Won't Let Me Be Invisible, TenPuru: No One Can Live on Loneliness), presso GEKKOU (My One-Hit Kill Sister, Grandpa and Grandma Turn Young Again).
🔶🔸LINK CLICK: BRIDON ARC
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Nuovo capitolo all'orizzonte per il mystery soprannaturale, che a quanto pare tornerà sui nostri schermi in inverno, con una sorta di prequel, se non ho capito male.
Le prime due stagioni di questa interessante serie cinese sono già disponibili, anche doppiate in italiano.
🔶🔸NATSUME'S BOOK OF FRIENDS (Stagione 7)
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A sorpresa, dopo mille anni, l'anime di Natsume degli Spiriti arriva anche da noi!
Incredibilmente, da ottobre potremo seguire le nuove catartiche avventure di Takashi e dei tanti ayakashi che popolano il mondo del longevo slice of life soprannaturale, creato da Yuki Midorikawa, il cui manga è pubblicato qua in Italia da Panini Comics.
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🔶🔸IL MONOLOGO DELLA SPEZIALE (Stagione 2)
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Qua parliamo di una conferma quantomai scontata. Sì, nel 2025 rivedremo Maomao e Jinshi e questo lo sapevamo. Sappiamo tutti che la situazione in quanto a doppiaggi è ferma, al momento, ma se c'è una serie che si merita di parlare anche italiano, è fuori di dubbio questa! Incrociamo le dita e speriamo.
La prima stagione sottotitolata c'è, abbiamo anche il manga e la light novel, grazie a J-POP Manga (che lo chiama I Diari della Speziale) e a Dokusho Edizioni. Manca solo quello dai! Pretty please!
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🔶🔸YAKUZA FIANCÉ
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Parlando di relazioni veramente complicate, da ottobre partirà il simulcast del romantic crime drama tratto dal manga di Asuka Konishi, pubblicato qua in Italia da GOEN con il titolo Nella prossima vita non voglio conoscerti.
L'adattamento è affidato allo STUDIO DEEN (Sasaki and Miyano, Days with My Stepsister) e ha come regista Toshifumi Kawase (The Flowers of Hard Blood, Washimo).
🔶🔸OMNISCENT READER
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Svelata direttamente durante il panel la notizia della produzione di una serie animata, basata sulla web novel action fantasy di singNsong, di cui esiste anche una versione webtoon curata da Sleepy-C e UMI.
Non si sa ancora chi se ne sta occupando o quando arriverà in streaming, ma intanto siamo sicuri che la potremo seguire su Crunchyroll.
🔶🔸WITCH HAT ATELIER
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Datemi il tasto magico per il fast forward, il 2025 è ancora troppo lontano! Questa ce l'avevano già spoilerata a giugno, ma adesso la possiamo anche veder prender vita.
Lo stile grafico è, ovviamente, diverso da quello del manga fantasy firmato da Kamome Shirahama, che possiamo trovare sui nostri scaffali assieme allo spinoff culinario Kitchen of Witch Hat grazie a Panini Comics, ma il trailer per me è comunque bellissimo. Non vedo l'ora!
La serie è diretta da Ayumu Watanabe (Summer Time Rendering, La Fortuna di Nikuko) ed è una produzione di casa BUG FILMS (Zom 100: Bucket List of the Dead).
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🔶🔸BLUE EXORCIST
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Dopo la Shimane Illuminati Saga, la quarta stagione della serie andrà ad adattare due archi narrativi, accompagnandoci da ottobre con la Beyond the Snow Saga e da gennaio 2025 con la The Blue Night Saga!
L'action soprannaturale di cui abbiamo atteso per anni il ritorno (la seconda stagione risale al 2017 ragazzi e la prima al 2011, fate un po' voi) è tratto dall'omonimo manga firmato Kazue Kato, pubblicato qua in Italia da Panini Comics.
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🔶🔸BLUE LOCK (Stagione 2)
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Two blue is megl che uan. Non credo ci fosse davvero bisogno di confermarlo in via ufficiale, ma lo hanno fatto: i nuovi episodi della serie animata, tratta dal popolare manga (anti)sportivo di Muneyuki Kaneshiro e Yusuke Nomura arriveranno da ottobre.
Oh e vi ricordo che il film, tratto dallo spinoff su Seishiro Nagi e Reo Mikage, uscirà nei nostri cinema la prossima settimana!
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🔶🔸BLACK BUTLER
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Giga combo di anime tratti da manga con etichetta Panini Comics! Anche questo, come Blue Exorcist ha fatto attendere i fan per un bel pezzetto.
La quarta stagione della serie animata, che va ad adattare il popolarissimo mystery sovrannaturale di Yana Toboso, ci è stata consegnata giusto quest'anno e ora, per il 2025, abbiamo la conferma che vedremo anche una quinta stagione! La storia proseguirà con l'Emerald Witch Arc.  
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🔶🔸SOLO LEVELING (Stagione 2)
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Tornando in campo action fantasy, è stato mostrato un teaser trailer per la seconda stagione della serie che ha portato in tv il famosissimo fumetto coreano, importato qua in Italia da Star Comics.
Il sequel si chiama Arise from the Shadow e non ha ancora una finestra di lancio, purtroppo. Nel frattempo vi ricordo che i primi 12 episodi dell'anime sono stati anche doppiati.
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🔶🔸SHANGRI-LA FRONTIER (Stagione 2)
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Questa non è uscita dall'Anime Expo in verità, ma la metto comunque qua perché sì. Alla fine fa sempre parte del catalogo Crunchyroll e poi chi mi ferma?
Pubblicato un primo teaser trailer per la seconda stagione della serie, che verrà trasmessa dal 13 ottobre, per altri due cour consecutivi come la prima stagione.
L’action adventure di Katarina e Ryosuke Fuji, edito anche questo da Panini Comics, ha infatti già ispirato 25 episodi trasmessi in simuclast proprio fra l'autunno e l'inverno scorsi, che sono stai anche doppiati in italiano.
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Oh, è stata anche svelata una locandina per Dr. STONE SCIENCE FUTURE, la quarta e ultima stagione dell'anime che arriverà Soon™
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Autore: SilenziO))) Se usate Twitter, mi trovate lì! 
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klimt7 · 1 year ago
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RAI: SERVIZIO PUBBLICO?
M'è capitato per sbaglio di vedere l'altro pomeriggio, "La Vita in Diretta" condotta da un certo Alberto Matano su RAIUNO.
Un programma che ho scoperto va in onda tutti i santi giorni feriali.
Ho messo in moto il cervello.
A chi giova imbastire un programma del genere? Un programma che si onora di sfruculiare in mille modi diversi, la curiosità macabra del pubblico.
Di sollecitare una sorta di perversione sadica nell'apprendere i dettagli feroci e disumani degli assassini che abbelliscono il nostro bel paese. E intendo il numero delle coltellate, il topicida fatto ingerire alla ragazza incinta, la trappola mortale architettata e spacciata per "incontro chiarificatore".
Eccolo allora il festival della pugnalata, del sangue schizzato sul pavimento, androne, scalinata. Un fiorire delle peggiori atrocità sbandierate a destra e manca con l'ausilio del commento della criminologa di turno.
A chi serve un orrore del genere travestito da cronaca del Presente.
Certo, serve a certo Pseudo-giornalismo per fare ascolti. Per scandalizzare, per scioccare, per catturare attenzioni raschiando il fondo del barile della peggiore "cronaca nera" del nostro paese.
Ma questo rimestare, questo intingere continuamente le mani nei delitti della peggiore criminalità e della miseria di certi individui perversi e malati, a chi giova?
È EDUCATIVO ?
È MORALE ?
È QUESTO CHE DEVE ESSERE IL "SERVIZIO PUBBLICO" FINANZIATO COL CANONE DA TUTTI QUANTI?
È SOCIALMENTE ACCETTABILE PRESTARSI A FARSI MEGAFONO E CASSA DI RISONANZA DEL PEGGIO CHE ACCADE NELLA NOSTRA ATTUALE SOCIETÀ?
La cosa che mi lascia di sasso è la SERIALITÀ delle puntate.
Mi spiego: un singolo crimine, delitto, omicidio, viene ripreso quotidianamente.
A volte anche per decine di puntate.
Quasi che un telespettatore dovesse mandare a memoria l'intera sequenza di un assassinio. E questi allora che fanno?
Ti aiutano a memorizzare. Spacchettando l'intero accadimento in tante sequenze da imparare un poco ogni giorno.
Come se fosse una POESIA da imparare a memoria!
...ogni giorno ti offriremo 4 versi dell'intero componimento!
Ci pensavo ieri sera.
Perchè allora, invece di presentarci una serie infinita di femminicidi ormai già avvenuti, non si cambia punto di vista e di osservazione?
Perchè, se ci sta davvero a cuore il problema di questa piaga sociale che è la violenza alle donne, il giornalista, invece che intervistare a bocce ferme, i parenti e le amiche della malcapitata di turno, non va ad intervistare...
una donna ANCORA VIVA, ANCORA RESPIRANTE, ANCORA PENSANTE
che abbia presentato una denuncia per maltrattamenti, violenza, percossse ?
Perchè se si è davvero " servizio pubblico" invece che speculare sul dolore e sulla carneficina in corso ai danni del genere femminile, non si decide di documentare il problema vero, di entrare nella carne viva di questi inferni umani che sono certe relazioni.
Perchè non si decide, invece, quando ancora "si è in tempo" di prendere le parti delle vittime di maltrattamenti, di documentarne le difficoltà, di arrivare a chiedere immediati interventi di ordine pubblico (braccialetto elettronico o carcere) contro gli aggressori, prima ancora che l'irreparabile sia accaduto?
Non sarebbe forse quello il migliore SERVIZIO PUBBLICO che si potrebbe svolgere a difesa delle donne che rischiano ogni giorno di essere le prossime vittime di femminicidio?
Io me lo chiedo.
Meno tv del dolore, e più trasmissioni educative sul tipo di relazioni che vale la pena vivere.
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multiverseofseries · 7 months ago
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La serie animata degli X-Men che cambiò tutto
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«Guarda, guarda là, c’è un gruppetto di mutanti. Li ho visti però sono ancora assai distanti, van per la città difendendo gli abitanti. Mutanti, mutanti, insuperabili X-Men!» Chi a metà anni Novanta era bambino – o magari un appassionato di fumetti – di sicuro avrà ancora ben impressi nella propria mente questi versi, che introducevano gli spettatori italiani a una serie animata basata su un fumetto di Marvel Comics all’epoca non tanto popolare al di fuori di alcune cerchie ristrette: X-Men: The Animated Series.
Da noi nota come Insuperabili X-Men (o semplicemente X-Men), andò in onda negli Stati Uniti fra il 1992 e il 1997 su Fox Kids, nello slot per bambini del sabato mattina (in Italia invece fu trasmessa inizialmente su Canale 5, all’interno dei classici contenitori dell’epoca per i più piccoli e poi proseguita in modo discontinuo sui vari canali Mediaset).
Come nei fumetti da cui era tratta, i protagonisti erano un gruppo di individui nati con super poteri e per questo temuti dalle persone normali. Una parte di loro ha scelto di usare le proprie capacità per cercare di dominare la Terra – o, più prosaicamente, a scopo criminale; un’altra ha invece deciso di proteggere il pianeta, trovandosi però spesso costretta a difendersi dagli umani malvagi. Tra questi ultimi c’erano proprio gli X-Men, gruppo radunato dal professor Charles Xavier, mutante dotato di poteri telepatici, spinto dal sogno di una convivenza pacifica fra i suoi simili e l’umanità.
La serie animata degli X-Men diventò in poco tempo un piccolo cult, lasciandosi dietro negli anni una profonda scia nostalgica, soprattutto negli Stati Uniti. Questo anche grazie alla buona fattura delle storie e al character design accattivante. Insieme alla serie di Batman, che aveva esordito un anno prima sempre sullo stesso Fox Kids, X-Men contribuì a cambiare l’immagine dei supereroi, preparandoli per il successo planetario che avrebbero avuto con i “cinecomics” a partire dal decennio successivo.
Le origini segrete
A ideare la serie fu Margaret Loesch, all’epoca dirigente di Fox Kids ma che aveva già una notevole esperienza nel settore dell’intrattenimento per bambini e ragazzi, avendo lavorando in passato per ABC, NBC, Hanna-Barbera Productions e Marvel Productions. In quegli stessi anni, Loesch fu fondamentale per il lancio negli Stati Uniti del franchise dei Powers Rangers (che avrebbe esordito su Fox Kids nel 1993, un anno dopo gli X-Men).
Loesch era fan degli X-Men fin da ragazzina, quando ne aveva scoperto i fumetti sceneggiati da Stan Lee, co-creatore del super gruppo insieme al disegnatore Jack Kirby: «Mi incuriosivano perché erano davvero diversi da tutto quello che avevo visto in precedenza. Erano gli anni Settanta, e gli X-Men a cui mi avvicinai per la prima volta erano adolescenti. Ero affascinato dall’idea di questi giovani emarginati che affrontavano tutti i problemi che oggi vediamo nelle persone che non vengono accettate per le loro differenze».
Eppure, proprio quest’ultimo elemento rese difficoltosa in quegli anni l’ideazione di una serie animata ispirata agli X-Men. Nonostante si trattasse del fumetto di maggiore successo di quegli anni, in grado persino di vendere milioni di copie, l’idea di un gruppo di emarginati non era infatti considerata “spendibile” dalle case di produzione hollywoodiane.
Oltretutto, i fumetti non avevano una grande considerazione presso i vertici di Fox, da cui erano ritenuti roba per ragazzini nerd. I dirigenti dell’azienda avevano avvertito Loesch di stare rischiando il suo posto di lavoro, procedendo con la produzione di una serie tv basata sui personaggi. La Storia, invece, avrebbe presto dato ragione alla produttrice.
Il grande successo
Fin dai primissimi episodi, la serie ottenne ottimi ascolti (di solito dai sei agli otto milioni di televisori sintonizzati a puntata, con picchi anche superiori) e fu recensita in modo positivo da testate prestigiose come TV Guide e Variety. Nonostante fosse ancora un piccolo network, nella fascia del sabato mattina Fox Kids superò con regolarità gli ascolti dei tre canali televisivi americani più importanti (ABC, NBC e CBS), a volte persino messi assieme. X-Men inoltre contribuì a migliorare i risultati delle serie trasmesse subito prima o subito dopo dalla stessa emittente.
L’importanza di X-Men fu inoltre tale che – come sottolineato per esempio da Inverse o CBR – grazie a essa si concretizzò l’idea di mettere in cantiere i successivi film live-action dedicati ai personaggi e diretti da Bryan Singer, che a loro volta avrebbero portato al successo il genere supereroistico al cinema, insieme alla coeva trilogia di Spider-Man del regista Sam Raimi, aprendo la strada alle produzioni dei Marvel Studios. Nel 2014, Vulture addirittura scrisse che la serie aveva contribuito a creare il modello per i film tratti dai fumetti di quegli anni, meno kitsch e più seriosi che in passato.
Pensata fondamentalmente come una serie per bambini, X-Men riuscì infatti a conquistare soprattutto i teenager, trattando importanti temi sociali, importati dai fumetti su cui era basata, come razzismo, discriminazione, bigottismo e religione. Nel corso delle sue 5 stagioni si occupò anche dell’Olocausto e dell’AIDS, raccontandoli in modo diretto o metaforico. «La serie animata poté raccontare queste storie perché facevano parte del mondo degli X-Men. Non so se sarebbe stato possibile creare una nuova property che raccontasse queste storie nel modo in cui gli X-Men erano in grado di farlo» ha commentato in seguito Julia Lewald, membro del cast di sceneggiatori di X-Men. Queste tematiche così profonde erano equilibrate dai colori piuttosto vivaci e accesi delle animazioni, in grado di attirare un pubblico più giovane.
Non fu in ogni caso facile realizzare una serie che potesse essere vista dai bambini partendo dai fumetti degli X-Men dell’epoca. «I programmi per bambini erano tradizionalmente molto restrittivi: non ci si picchiava, non c’era sangue, non c’erano armi realistiche, non c’era nulla di lontanamente legato alla sfera sessuale, non c’era nemmeno la morte» ha raccontato Eric Lewald, uno degli autori della serie. Fummo fortunati perché Fox Kids TV aveva l’ultima parola e i suoi tre dirigenti non solo conoscevano e amavano i fumetti, ma amavano anche le storie più intense dei personaggi.»
«Margaret ci ha permesso di uccidere Morph. Ci ha permesso di far diventare Wolverine protagonista di un episodio in cui ha un rapporto conflittuale con Dio» ha poi continuato Lewald. «Abbiamo lavorato per essere fedeli allo spirito del materiale di partenza. Abbiamo cercato di mantenere il dramma originario, con identica intensità emotiva. Le persone urlano spesso i nomi degli altri. Ma, alla fine, le storie migliori riguardano i personaggi, non la violenza.»
Un cast multietnico
Il cast di personaggi principali della serie animata era composto dal Professor Charles Xavier, Wolverine, Ciclope, Tempesta, Jean Grey, Bestia, Rogue, Gambit e Jubilee. Intorno a loro ruotarono però anche altri classici membri degli X-Men, come Cable, Alfiere, Colosso, Nightcrawler, Psylocke, Arcangelo, Uomo Ghiaccio, Longshot, Havok, Polaris e Banshee. Tra gli avversari del gruppo, si videro invece Magneto, Apocalisse, Sinistro, Omega Red, Emma Frost, il Fenomeno, Black Tom Cassidy, Lady Deathstrike, Proteus, Mojo, le Sentinelli e tanti altri.
I protagonisti furono scelti in modo da avere caratteri tutti differenti tra di loro, con poteri facilmente distinguibili. Xavier era una figura paterna, Ciclope ricopriva il ruolo di leader sul campo, Wolverine sprizzava grande carisma, Gambit era il bel tenebroso della situazione e così via. L’obiettivo fu anche quello di avere un cast multietnico, come nella tradizione degli X-Men da metà anni Settanta in poi, quando il gruppo era stato rilanciato con una nuova formazione. «Dovevamo anche considerare chi voleva la Marvel» ha affermato inoltre Lewald. «Gambit, per esempio, era un personaggio nuovo, e loro lo volevano».
La scelta più originale, secondo Mark Edens, capo sceneggiatore di X-Men, fu invece quella relativa a Jubilee, pensata come personaggio in cui poter fare identificare gli spettatori: «Fu scelta in qualità di controparte del pubblico. La maggior parte delle persone non aveva mai sentito parlare degli X-Men, quindi avevamo bisogno di qualcuno che, come il pubblico, non sapesse chi essi fossero».
Lewald, inoltre, è sempre stato orgoglioso delle figure femminili di X-Men, da lui definite “ass-kicking”, traducibile come “spaccaculi” o “cazzute” (o, più educatamente, “una forza della natura”): «Quando facciamo una serie, ci dicono sempre: “È per ragazzi. Non devono esserci personaggi femminili”. Margaret fu probabilmente la ragione principale. Era il suo show.»
X-Men era d’altra parte molto fedele ai fumetti: oltre a riprendere i costumi ideati a inizio anni Novanta da Jim Lee – uno dei più importanti disegnatori di sempre dei personaggi – adattò anche molte storie apparse nei comic book, tra le quali La saga di Fenice Nera e Giorni di un futuro passato, entrambe scritte da Chris Claremont e John Byrne e considerate tra le migliori avventure in assoluto del gruppo. Le citazioni dei fumetti erano in realtà continue, anche all’interno delle singole scene, ma l’obiettivo era quello di rivolgersi a spettatori che non conoscevano i personaggi.
Attualmente, tutti i 76 episodi di X-Men sono disponibili su Disney+, sia nella versione originale in inglese che doppiata in italiano. Sulla stessa piattaforma, dal 20 marzo è disponibile X-Men ’97, serie prodotta da Marvel Animation, una divisione di Marvel Studios, parte di Walt Disney Studios, a sua volta sussidiaria di The Walt Disney Company. La serie ha la particolarità di fare da sequel alla serie animata degli anni Novanta riprendendone trame e stile. Nostalgia canaglia, davvero.
Stay Tuned Nei prossimi giorni la recensione di X-Men 97
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bibliotecasanvalentino · 2 years ago
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l’opera prescelta è “A babbo morto. Una storia di Natale” di Zerocalcare.
Natale… i regali, il cenone, i parenti… ma ci avete mai pensato alle condizioni di lavoro dei folletti nella fabbrica di Babbo Natale? Zerocalcare sì, e vi racconta per la prima volta la scabrosa verità dietro al business della consegna dei regali. Bonus! Le anziane rider della Befana scioperano insieme ai minatori sardi (le cui miniere di carbone vengono chiuse perché nelle calze i bambini preferiscono trovare gli orsetti gommosi), per ottenere migliori condizioni di lavoro!
Siamo di fronte ad appena 80 pagine in cui il fumettista Zerocalcare si destreggia tra una fiaba dalle tinte oscure, la politica e la critica sociale. La narrazione in bianco e nero è più volte spezzata da tavole a colori coronate da una breve spiegazione, dettaglio che punta il riflettore sull’evento appena raccontato, in modo allegorico. Come per tutte le storie di Zerocalcare le risate concesse hanno sempre un retrogusto amaro e non risultano mai fini a se stesse, ma sempre concentrate verso una più profonda riflessione proprio sul lato più grottesco della nostra società, abilmente messo in mostra. Con “A Babbo Morto” siamo di fronte ad una grande allegoria che comprende lotte sociali che passano per i lavoratori della fabbrica di Babbo Natale e che non hanno paura di citare anche i fatti del G8 di Genova. Non manca nemmeno una riflessione su quanto sia cambiata la società, sempre più pretenziosa e poco incline a gioire delle piccole cose; insomma, critiche di ogni tipo che provocano una risata, seguita da un inevitabile “oh no” quando ci si rende conto che in realtà Zerocalcare ci pone davanti ad una storia che di grottesco ha poco: è tutto già stato ampiamente superato dalla realtà.
La struttura della storia è particolare, anche per un autore come Zerocalcare che ha spesso abituato i suoi lettori a tipi di narrazione originali e diversi: “A Babbo Morto” è fatto di “quadretti” con descrizione, che di solito immortalano e ricordano un momento felice che si è vissuto, qui invece fissano nella memoria una serie di momenti critici del mondo che l’autore sta raccontando. Il tutto contornato sempre da decorazioni natalizie che contribuiscono ad una sensazione disturbante che Zerocalcare sicuramente, con l’andare avanti delle pagine, vuole instillare nel lettore. Gli episodi che poi meritano, o meglio, necessitano di un ulteriore approfondimento, presentano delle note a piè di pagina. Questa tipologia di struttura, che vuol raccontare solo i punti salienti di una storia ben più ampia ed estremamente tragica, mette in risalto le contraddizioni di un mondo fiabesco e, a livello puramente teorico, magico che altro non è che un focus su tutte quelle situazioni che hanno afflitto l’Italia negli ultimi anni...
In conclusione, “A Babbo Morto” è una storia di Natale che di natalizio, in realtà, ha ben poco. Zerocalcare racconta di paure, violenze e discriminazioni, e per assurdo sceglie il periodo più magico dell’anno per farlo, per basare tutta la narrazione su un gioco di contrasti disturbanti che mette in luce i retroscena di una società, fiabesca ma non troppo, che aspetta solo il giusto casus belli per esplodere.
Piccola nota a margine: Zerocalcare ha realizzato anche un audiolibro per “A Babbo Morto”: la storia è narrata dallo stesso Michele Rech e le voci secondarie sono affidate a Neri Marcorè e Caterina Guzzanti.
Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech (1983), è un fumettista italiano. Il nome d'arte "Zerocalcare" nacque quando, dovendo scegliersi un nickname per partecipare ad una discussione su Internet, s’ispirò al ritornello dello spot televisivo di un prodotto anti-calcare che stava andando in onda in quel momento. Alla fine del 2019 ha raggiunto il traguardo del milione di copie vendute dei suoi libri. Aderisce allo stile di vita straight edge (particolare filosofia di vita generatasi nell’ambiente hardcore punk), che prevede l’astinenza dal consumo di tabacco, alcool e droghe.
Con la recensione di oggi si conclude la rubrica dedicata ai tesori nascosti della biblioteca, uno spazio letterario inaugurato nel maggio 2020 che ci ha accompagnato, incuriosito e ispirato in questi due anni... Ricordiamo che ogni tesoretto è disponibile sulle pagine social (Facebook & Instagram), nonché sul sito web della biblioteca, https://www.bibliotecasanvalentino.it/tesori-nascosti/ (apposita sezione dedicata), per chiunque desideri consultarli e recuperarli!
Dal nuovo anno continueremo comunque a pubblicare e condividere pensieri, riflessioni e recensioni per rimanere sempre aggiornati sui temi della cultura, delle novità librarie o su varie curiosità del panorama letterario.
Stay tuned!
Grazie a chi in questo periodo ha collaborato alla realizzazione dei tesoretti.
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giancarlonicoli · 1 year ago
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19 lug 2023 09:54
È MORTO QUESTA MATTINA A ROMA ANDREA PURGATORI - IL GIORNALISTA, STRONCATO DA UNA FULMINANTE MALATTIA, AVEVA 70 ANNI - HA LAVORATO AL “CORRIERE DELLA SERA”, DOVE SI OCCUPÒ DI TERRORISMO, INTELLIGENCE, CRIMINALITÀ, DEDICANDOSI SOPRATTUTTO ALLA  STRAGE DI USTICA DEL 1980 - HA CONDOTTO CON SUCCESSO “ATLANTIDE” SU LA7 - IL RICORDO DI PAOLO CONTI: “UN PROTAGONISTA DELLA NOSTRA STORIA CIVILE. ANDREA PURGATORI HA SVELATO LE BUGIE E LE OMISSIONI DI CHI PORTAVA AVANTI LA TESI DI UNA BOMBA ESPLOSA A BORDO DEL DC9 A USTICA” – LA TELEFONATA DI ALI AGCA, L’UOMO CHE NEL 1981 SPARÒ A PAPA GIOVANNI PAOLO II, DURANTE “ATLANTIDE”, IL CASO ORLANDI (“ESISTE UNA 'STRATEGIA DEL SILENZIO' CHE LA SANTA SEDE HA USATO”) E I VIDEO HARD DI EVA BRAUN – VIDEO
(ANSA) – È morto questa mattina a Roma in ospedale dopo una breve fulminante malattia il giornalista, sceneggiatore, autore Andrea Purgatori, classe 1953. La notizia all'ANSA dai figli Edoardo, Ludovico, Victoria e dalla famiglia rappresentata dallo studio legale Cau.
Per anni al Corriere della Sera dove si è occupato di terrorismo, intelligence, criminalità, si dedicò tra l'altro con tenacia alla strage di Ustica del 1980. Autore di reportage, ha condotto con successo su La7 Atlantide. Docente di sceneggiatura, consigliere degli autori, tra i suoi ultimi lavori la partecipazione al docu Vatican Girl sul caso di Emanuela Orlandi.
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BIOGRAFIA DI ANDREA PURGATORI
Da www.cinquantamila.it - la storia raccontata da Giorgio Dell'Arti
Andrea Purgatori, nato a Roma il 1 febbraio 1953. Giornalista. Inviato del Corriere della Sera in Iraq, Iran, Algeria. Sceneggiatore, tra i film scritti Il muro di gomma (nel quale il protagonista è lui stesso alle prese con il caso di Ustica), Il giudice ragazzino, Nel continente nero, Vite blindate, Fortàpasc, L’industriale.
Anche autore televisivo: Caravaggio (2007), Lo scandalo della Banca Romana (2010), Il commissario Nardone (2012), tutti andati in onda su Raiuno. Nel 2010 ha collaborato alla scrittura del film Vallanzasca - Gli angeli del male di Michele Placido, ma a lavoro terminato ha disconosciuto la sceneggiatura, ritirando la firma e dicendosi contrariato dal risultato qualitativo: «È venuto fuori un altro film».
• «Vengo da una famiglia di cineasti. Mio padre distribuiva i film italiani all’estero, mio zio, nel 1932, riuscì a portare Chaplin al Festival di Venezia e mio cugino fu candidato all’Oscar come sceneggiatore in Boccaccio ’70. Io già ai tempi del liceo facevo il segretario di produzione».
• Amico di Corrado Guzzanti, ha partecipato nel 2002 al programma Il caso Scafroglia (era la voce fuori campo) e nel 2006 al film Fascisti su Marte (nella parte del camerata Fecchia). È apparso anche in un puntata della serie Boris.
IL RICORDO DI PAOLO CONTI
Paolo Conti per corriere.it
Parlare di Andrea Purgatori significa partire da un punto essenziale della sua vita professionale che nel tempo in una sorta di suo sinonimo. Grazie al suo impegno e a un lavoro che non ha conosciuto né pause né incertezze, l’inchiesta sulla strage di Ustica è rimasta aperta.
Andrea Purgatori ha svelato le bugie e le omissioni di chi portava avanti la tesi di una bomba esplosa a bordo dell’Itavia che il 27 giugno 1980 viaggiava con 81 persone a bordo rivelando come il disastro fosse stato causato dall’impatto con un missile. E rimanendo sempre al fianco dei familiari delle vittime e soprattutto garantendo la ricerca della verità. Per questo Purgatori-Ustica è diventato un vero sinonimo, un marchio professionale di straordinaria continuità, di desiderio di arrivare alla verità, di difendere chi (i familiari delle vittime) si è ritrovato senza una persona cara e privato del proprio diritto a sapere cose fosse accaduto.
La vicenda di Ustica sintetizza tutto il carattere di Andrea Purgatori, il suo istinto di eccellente cronista (teneva molto a questo appellativo), di inviato di grande livello e qualità (per anni si occupò di Iran e di Libia in tempi in cui lavorare su quei campi era particolarmente complesso). Una scrittura densa, rapida, priva di inutili orpelli, diciamo severa. Esattamente come il linguaggio televisivo che i telespettatori hanno ritrovato nell’avventura di «Atlantide».
Chi legge queste righe perdonerà l’uso del pronome personale. Ma io ho avuto il piacere, direi ora il privilegio, di lavorare per anni con lui. A metà degli anni ’80 l’allora direttore Piero Ostellino decise un radicale ricambio generazionale al vertice della cronaca di Roma. Andrea capocronista, 32 anni, ed io suo vice, a 31. Decisione che provocò molte perplessità in una redazione di consolidati professionisti. E fu come gettarsi in una vasca d’acqua ghiacciata. Cominciammo a lavorare insieme dalla mattina a notte fonda. Andrea aveva continuamente intuizioni controcorrente. Sapeva che una cronaca come la nostra, che doveva fare i conti con concorrenti storicamente molto radicati nel territorio, poteva attirare lettori solo giocando di contropiede, sorprendendoli continuamente.
Rivoluzionò la grafica guardando ai quotidiani statunitensi (la sua permanenza da giovane negli Stati Uniti fu essenziale per la sua vita professionale e anche personale), puntò su un uso anche spettacolare delle fotografie, decise titoli più che coraggiosi. Pur essendo di fatto coetanei, devo a lui (oltre a mille, indelebili gesti di amicizia e di solidarietà, un patrimonio incancellabile) la scoperta di un modo diverso, direi proprio più coraggioso, di fare cronaca, di raccontare Roma, di non fare facile scandalismo ma di non temere mai il potere.
Quando presi il suo posto partii da tutto questo patrimonio costruito soprattutto grazie a lui. Si potrebbero scrivere intere pagine sulle inchieste di Andrea Purgatori, sul suo stile, sulla sua classe professionale e umana, sul suo amore per la vita, per i tre figli e anche per le occasioni di felicità e di bellezza che l’esistenza può offrirti. Una magnifica e fiera persona, incapace di ipocrisie e di patteggiamenti, schietta, ironica ed elegantissima. Un vero giornalista, un protagonista della nostra storia civile. Un amico che nessuno potrà mai sostituire. Mai.
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seoul-italybts · 2 years ago
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[✎ ITA] Rolling Stone, intervista : Come Suga Si È Lasciato alle Spalle il Passato e Ha Mosso i Primi Passi Verso il Futuro | 24.04.23⠸
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SUGA | Agust D 💿 D-DAY : Intervista con Rolling Stone - 24. 04. 2023
‘Ho Messo l'Anima in Quest'Album’
Come Suga Si È Lasciato alle Spalle il Passato e Ha Mosso i Primi Passi Verso il Futuro
Il poliedrico membro dei BTS ci spiega il processo emotivo che sta dietro l'ultimo album della sua serie di Agust D, ci parla di come ha trovato la sua libertà attraverso la musica e della collaborazione con il suo eroe, Ryuichi Sakamoto
__ di MICHELLE HYUN KIM |  Twitter 🗞 Articolo
Tra tutti i membri dei BTS, probabilmente Suga è quello che conosce meglio il senso di timore che si prova prima del rilascio di un progetto solista — salvo che non aveva ancora mai pubblicato qualcosa del calibro e spessore di D-DAY.
Min Yoongi, rapper, produttore e cantautore trentenne, ha già due mixtape a nome Agust D, il suo alter ego — quella di debutto, del 2016, intitolata come il suo secondo pseudonimo, e D-2, del 2020, ed entrambe lo hanno reso noto come un artista estremamente introspettivo. Grazie ai suoi rap emotivamente strazianti, ha saputo distinguersi in audacia tra le altre star del K-pop per le sue riflessioni sulla salute mentale e le lotte interiori, che non ha avuto timore di condividere.
Tuttavia, la scorsa estate, i BTS hanno annunciato che si sarebbero concentrati sui propri progetti individuali, piuttosto che su album di gruppo. Suga era già in piena preparazione per il capitolo finale della sua trilogia di Agust D e sapeva bene che il mondo intero avrebbe prestato particolare attenzione a questo suo progetto solista. Improvvisamente si è ritrovato schiacciato dal senso di responsabilità e dalla necessità di restare fedele all'esplosiva crudezza rap del suo alter ego Agust D, pur tenendo alto il nome di Suga in quanto membro dei BTS, colui che ha tenuto discorsi alle Nazioni Unite e alla Casa Bianca, oltre ad aver collaborato con giganti del pop quali PSY, Halsey ed i Coldplay.
“Visto che tanto dovevo concludere la trilogia, volevo spingere Agust D all'eccesso”, spiega a Rolling Stone via Zoom dagli uffici della HYBE a Seoul. “Eppure, di fatto, SUGA ha più impatto pubblicitario. Ho avvertito tutto il peso di dover armonizzare [gli alter ego] Agust D e Suga, e questo ha avuto un grandissimo impatto sull'album, ritardandone la produzione.”
Nei suoi lavori solisti – e nelle oltre 100 canzoni co-scritte per i BTS -, Suga ha sempre cercato di conciliare identità diverse ed i rispettivi desideri, in una lotta interiore che lo vede aspirare al successo pur rifuggendo il materialismo, ricercare l'autenticità pur temendo l'eccessiva esposizione ed essere all'altezza delle aspettative del pubblico, seppur conscio del rischio d'essere frainteso dalla critica. Ma, parlando del suo nuovo album, D-DAY – rilasciato il 21 aprile insieme ad un documentario che ne svela i retroscena, Suga: Road to D-DAY, in onda su Disney+ - ci svela d'aver imparato a superare questi conflitti interiori. Nella traccia d'apertura dichiara, infatti, l'intenzione di forgiare un nuovo futuro definito solo ed unicamente da lui. “Fare di tutto per essere al pari degli/lle altrə, complesso di inferiorità, odio per se stessə / Da oggi, mirate, tutte queste cose hanno le ore contate”, rappa.
Nel corso delle 10 tracce che compongono questo progetto – in cui troviamo un misto di vigorosi beat drill, del R&B estremamente toccante e dell'emo rap angosciante – Suga sfodera versi altamente filosofici in cui parla dei suoi traumi personali, di amore e perdita, dell'invivibilità del capitalismo d'ultima generazione nonché, come sempre, dell'ipocrisia dei suoi hater — conditi, però, da una nuova saggezza che deriva da una più profonda consapevolezza di sé. Se, nel 2016, Agust D era espressione di un Suga che usava il suo rap come uno sfogo e modo d'esternare le sue emozioni più intense, e D-2, nel 2020, ci ha presentato una versione dell'artista ormai in grado di accettare se stesso, a dispetto delle incertezze residue, potremmo dire che quello di D-DAY è il sound di un musicista che ha finalmente capito chi è, e sa superare il caos ed i cambiamenti nella propria vita.
In D-DAY, Suga riflette sull'idea di “liberazione”, rappando della sua volontà di liberarsi dagli schemi del mondo e dalle sue preoccupazioni personali. E, di fatto, l'album sembra voler postulare come la musica – ed il processo emotivo che vi sta dietro – sia, di per sé, una forma di libertà. Nel singolo principale, “Haegeum” - termine coreano che significa “rimuovere un divieto” nonché riferimento ad uno strumento a corde tradizionale coreano – ci offre un'acuta critica culturale riguardo il sovraconsumo dei contenuti e media digitali. “Sono tuttə accecati dall'invidia e dalla gelosia / e non si accorgono neppure d'incatenarsi a vicenda /
Non lasciamoci trascinar via da questo tsunami di informazioni”, sputa. Ma quando, nel ritornello, invita ad “unirsi a lui” seguendo lo sporco beat drill del brano, la sua sembra quasi un'esortazione a vivere nel presente, lasciandosi trasportare dalla chiassosa melodia.
Inoltre, in “Amygdala”, Suga ci propone una liberazione dai rimpianti attraverso un luttuoso rap in cui parla di quella parte del cervello in cui sono conservati frammenti di ricordi e traumi del passato. Nei suoi versi, lo sentiamo fare alcune delle sue ammissioni più intime, mentre rappa di alcuni tra gli eventi più difficili della sua vita in una sequenza spasmodica di immagini e visioni: l'operazione al cuore cui sua madre si è dovuta sottoporre poco dopo la sua nascita, l'incidente in motorino di quando, adolescente, lavorava come fattorino e “la chiamata, ricevuta a lavoro, riguardo il tumore al fegato di mio padre.” Tuttavia, scrivere questa canzone e riesumare quei “ricordi spiacevoli” così da mettere ordine nella sua mente, gli è servito a facilitare il processo di guarigione, spiega in Road to D-DAY. “Fa parte della terapia, andare a ripescare brutti ricordi dal passato ed imparare a tenerli a bada”, approfondisce nel documentario.
Cresciuto a Daegu, in Corea del Sud, Suga ha imparato da solo a rappare e produrre molto prima di sognare di diventare un idol K-pop. Da adolescente, si esercitava con il sampling producendo beat dalle sorgenti strumentali dei brani di Ryuichi Sakamoto, famosissimo compositore, nonché membro della Yellow Magic Orchestra, venuto a mancare a marzo all'età di 71 anni. Con D-DAY, Suga ha chiuso questo cerchio in quanto ha potuto incontrare e collaborare con il suo eroe musicale al brano “Snooze”, cui partecipa anche Woosung dei The Rose, band indie rock coreana. In Road to D-DAY è possibile seguire il primo incontro tra Suga e Sakamoto, in cui i due artisti discutono le loro fonti di ispirazione e motivazione nel fare musica, e dove li vediamo suonare “Merry Christmas Mr. Lawrence” di Sakamoto, al pianoforte. I delicati accordi di questo classico e lo stile inconfondibile di Sakamoto sono stati la musa ispiratrice per “Snooze”, un commovente brano trip-hop dedicato a tuttə gli/le artistə esordienti che hanno deciso di far musica perché ispiratə dai BTS, spiega Suga a Sakamoto nel documentario. “Con questa canzone, volevo far loro coraggio. ‘So che è difficile, ma andrà tutto bene […] Se avete paura di cadere, io vi sosterrò’ ”, spiega. Questo è l'esempio perfetto di come Suga abbia la capacità di offrire parole di conforto al suo pubblico, come fa in “Life Goes On”, brano dei BTS che ha ottenuto anche la pos. n.1 sulle classifiche Billboard, reinterpretato in D-DAY in una versione alternative hip-hop.
Suga è entrato alla Big Hit Entertainment nel 2010, convinto che non avrebbe dovuto imparare coreografie troppo complesse. Ora, grazie a tutti gli anni insieme ai BTS, è diventato un performer a 360°, agile nel ballo, focoso nel rap nonché abile alla chitarra, che ha iniziato a studiare negli ultimi anni. Nonostante sia il primo membro dei BTS ad imbarcarsi in un sensazionale tour solista – che inizierà il 26 aprile in Nord America per poi proseguire in Asia, in estate – è modesto fino all'eccesso nel parlare dei suoi piani ed obiettivi per le sue esibizioni. “Sono solo un rapper”, dice. “Ho riflettuto molto su come sarebbe stato meglio esprimere me stesso. Ma, sì, non sono poi così malaccio alla chitarra, quindi ho pensato che magari al pubblico potrebbe piacere.”
Prima del rilascio del suo album e dell'inizio del tour, Suga ha parlato con Rolling Stone di come è stato collaborare con IU e J-Hope, della sua filosofia riguardo la produzione e dell'eventualità che il suo alter ego, Agust D, continui ad esistere.
Nel documentario Road to D-DAY, hai detto: “Mentre lavoravo a quest'album, mi sono chiesto se sarebbe stato l'ultimo progetto a nome Agust D.” Giusto per conferma, D-DAY non è il tuo ultimo album come Agust D, vero? No. Se comprate l'album e andate a leggere i ringraziamenti, capirete [e saprete la risposta]. Se mai dovessi dire che è l'ultimo, allora sarà veramente l'ultimo. Molti musicisti dicono che hanno intenzione di ritirarsi, ma poi tornano con nuova musica — Non voglio sicuramente succeda una cosa simile. È l'ultimo della trilogia, non di Agust D.
Ma le storie che racconto tramite Agust D sono più toste di quelle di Suga, vero? Non ho più abbastanza energie per continuare a parlare di quelle cose perché ho già messo tutta la mia anima in quest'album. Ma lasciate passare un paio di mesi e, forse, avrò nuove storie da raccontare come Agust D, o magari potrei fare uscire qualcosa come Yoongi o rilasciare qualcos'altro come Suga. Non possiamo sapere cosa ci riserverà il futuro. Quindi, no, non posso dire che questo sia l'ultimo album di Agust D. Un mio nuovo progetto potrebbe uscire il prossimo anno, tra un decennio o anche appena prima di morire. L'etichetta può anche aver detto che questo sarebbe stato l'ultimo [album come Agust D], ma non è mia intenzione chiuderla qui. Così come c'è la trilogia del Cavaliere Oscuro e poi sono usciti nuovi film di Batman. Più o meno è quella la situazione.
Hai collaborato di nuovo con IU a “People Pt. 2”, dopo aver già prodotto e partecipato alla sua “Eight”, nel 2020. Che cosa apprezzi di lei in quanto collaboratrice e che tipo di sintonia c'è tra voi?
Dovevamo fare in modo che [gli alter ego] Suga e Agust D fossero sincronizzati, visto che, da un punto di vista strettamente pubblicitario, non avevo alcun motivo di rilasciare un brano simile come Agust D. Ho sempre parlato di storie personali, riguardanti me, Min Yoongi, attraverso Agust D e ora dovevo aggiungere anche Suga all'equazione. Ho riflettuto molto su quale artista sarebbe statə più adattə per compiere questa armonizzazione.
Avrei anche potuto includere i membri dei BTS. Anzi, Jungkook ha anche registrato la versione demo del brano. Ma non volevo che l'impressione poi fosse “Oh, questa è un'altra cosa made in BTS!” Quindi ho cercato un/'altrə artista con cui lavorare. Avevo già collaborato con IU per “Eight”. Ci eravamo già creatə una certa sinergia e il pubblico ama quella canzone proprio per la connessione che c'è tra noi. Inoltre noi due andiamo d'accordo, siamo amici ed abbiamo la stessa età. Ecco perché le ho chiesto di partecipare alla mia canzone. Però è una persona piena di impegni, quindi avevo paura non avrebbe accettato. Fortunatamente ha subito detto di sì. Sono piuttosto soddisfatto di “People Pt. 2”.
Per “HUH?!” featuring J-Hope, gli hai dato qualche indicazione su quale direzione seguire per la sua strofa?
Sono 17-18 anni che faccio musica, ma quando lavoro con altrə, non faccio mai pressioni. Il genere di quella canzone è drill. L'ho prodotta con Yijeong [EL CAPITXN, produttore ed autore alla HYBE]. Il beat è piuttosto complesso. J-Hope mi ha detto che era difficile scriverci qualcosa sopra, ma io gli ho detto “Tu scrivi ciò che vuoi. Poi ci penserò io a risistemarlo!”
È andata più o meno come quando ho lavorato con PSY, o quando ho partecipato a “Eight”, o anche come quando scrivo musica per le pubblicità. Quando produco canzoni per altrə, solitamente chiedo: “Che cosa stai cercando? Che tipo di canzone vorresti? Cosa vuoi che scriva?” La stessa cosa vale per quando è qualcun altrə a scrivere un brano per me, al che rispondo “Fa ciò che vuoi” o “Scrivi ciò che vuoi”. Quando poi ho sentito i versi di J-Hope, andavano benissimo. Gli ho detto, “Wow, hai davvero scritto tutto ciò che volevi dire, e funziona alla grande!” Abbiamo usato la sua versione così, senza ulteriori modifiche.
Hai fatto ascoltare l'album ai BTS? Che tipo di commenti hai ricevuto?
I ragazzi non mi danno veri e propri feedback. Cioè, sì, ma sono sempre un po'... Visto che il mio documentario è su Disney+, diciamo che i loro commenti sono in stile Disney: sempre positivi. Mi dicono cose tipo, “Wow, l'album è pazzesco!” e non posso essere sicuro al 100% sia un parere obiettivo, quindi mi affido più che altro a feedback esterni. I membri mi dicono sempre che gli piace. Se facessi ascoltare loro qualcosa di bassa qualità, non mi direbbero che non gli piace (ride). Però, ovviamente, sono loro molto grato. Mi danno tanta motivazione e coraggio.
Per “Snooze” hai collaborato con Woosung dei The Rose e Ryuichi Sakamoto, che è venuto a mancare da poco. In che modo Sakamoto ti è stato d'ispirazione sotto il punto di vista artistico e com'è stato collaborare con lui? È un po' complicato a spiegarsi, ma c'è questo metodo attraverso cui è possibile invertire i sample, il “taglio e giuntura”, che gli autori di canzoni usano spesso. Forse qualcuno penserà
“E quello sarebbe comporre?”, ma, di fatto, lo è perché i sample provengono tutti dalle loro fonti originali e vengono ri-registrati. Ad esempio, per “Eight” con IU, ho creato il tema ad inizio brano rovesciando e tagliando un pezzo di un audio. È un processo molto comune e frequente nell'hip-hop— moltə artistə hip-hop hanno usato e continuano a sfruttare questo metodo. Per potersene servire, però, c'è bisogno di brani strumentali, canzoni che non abbiano la parte vocale e che possano essere inserite in diverse strutture e composizioni. Dovevo fare pratica nella produzione attraverso il sampling e mi sono messo ad usare i brani di Sakamoto, per esercitarmi. Ancor prima che iniziassi a produrre, fin da quando ero piccolo, già ammiravo molto le sue composizioni, come “Merry Christmas Mr. Lawrence” o la colonna sonora di The Last Emperor (L'Ultimo Imperatore). Quando ero in seconda media, o su di lì, usavo quel tipo di tracce strumentali per creare i miei beat. Quindi, chiaramente, Sakamoto era una delle leggende che ho sempre sognato di incontrare, e quando ho espresso tale desiderio, lui ha subito accettato. Mi rattrista molto la sua morte. Quando ci siamo visti è stato bellissimo. Non è stato un incontro tra musicisti. Mi sono semplicemente sentito come un bambino di fronte ad un adulto. Mi manca molto. Era uno dei miei modelli di vita. Era felice di poter partecipare al mio album e la collaborazione è andata benissimo. Entrambi abbiamo lavorato insieme con gioia.
Inoltre, in quella canzone non racconto necessariamente la mia storia, non solo, almeno. Se ascolterete il testo, credo capirete. Non è dedicata soltanto agli/lle artistə che hanno debuttato dopo di me [e dei BTS], ma anche a tutte quelle persone nel mondo che trovavano e trovano conforto nelle composizioni di Sakamoto.
Il tema dell'album è la “liberazione”. Che cosa significa liberazione per te? In passato, sapevo che significato darle ed avevo le idee chiare, avendo risolto ogni dubbio durante il processo di registrazione. C'è questo drama intitolato My Liberation Notes [del 2022] che ha avuto molto successo. Io ho iniziato a lavorare a quest'album tre anni fa — e poi ho notato che il tema del mio progetto si sposava davvero bene con quello della serie. Ho realizzato - e in realtà ci speravo - che la gente è interessata a questo discorso della “liberazione”, a sentire storie del genere.
Ma, a dire il vero, non ho scritto la mia canzone [“Haegeum”] perché ero ossessionato da quel concept, niente di simile. L'haegeum è uno strumento musicale. Poi, qualche tempo fa ero piuttosto preso da questo videogioco a ritmo in cui ci sono delle tracce chiamate “canzoni haegeum” [*canzoni che puoi sbloccare solo arrivatə ad un determinato livello]. Di base, era quello il significato della canzone. Il ritornello di “Haegeum” l'ho scritto circa tre anni fa, mentre lavoravo a “Daechwita”. In quel periodo usavo spesso strumenti tradizionali nelle mie composizioni. E, tra l'altro, sì, quel beat era originariamente pensato per “Daechwita”, ma non credo il pubblico abbia colto.
Dopo essermi interrogato su che significato dessi io al concetto di liberazione, ho iniziato ad approfondire maggiormente quell'idea [attraverso le mie canzoni]. Credo il pubblico la troverà molto divertente ed interessante—considerate le mie precedenti attività promozionali. Sono abbastanza sicuro. Nel video mi do ad uno stile di vita un po' libertino (ride).
La “D” in Agust D sta per Daegu, la tua città natale. Dato che ormai è tanto che vivi a Seoul, e hai anche girato il mondo, che cosa rappresenta Daegu, oggi, per te? La gente mi chiede sempre perché c'è quello spazio dopo Agust e poi c'è una D. Commentano, “È un riferimento a One Piece?” [*Il protagonista di One Piece (Rubber) si chiama Monkey D. Rufy]. Daegu è molto importante per me — ovviamente, è dove sono nato. Mi ci trovo molto a mio agio. E poi, sa, i musicisti vanno sempre molto fieri dei loro luoghi d'origine. Ci torno spesso. Ci vado per il makchang [*frattaglie grigliate]. E poi, ai miei genitori piace molto, è un posto da sogno.
Che tipo di performance stai preparando per quest'album?
Per quello non vi preoccupate, ho già tutto pronto, basta che veniate a vedere i concerti. Non li registreremo. Se Min Yoongi si esibisce, dovete venire a vederlo dal vivo.
ita : © Seoul_ItalyBTS
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lostinaflashforward · 2 years ago
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LIAFF SPECIAL #6: Sciopero WGA 2023 - Paralisi a Hollywood
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Carissimi lettori, ben ritrovati con un nuovo appuntamento con LIAFF SPECIAL, la rubrica dedicata all’approfondimento di personaggi e temi nel mondo dell’intrattenimento. L’argomento per questo mese non poteva che essere il recente sciopero della Writers Guild of America, iniziato il 02 Maggio 2023 e tutt’ora in corso, una situazione molto complessa e ricca di dinamiche, purtroppo ignorate dalla maggioranza delle persone. In questo articolo approfondiremo la questione, parlando dei precedenti scioperi, delle motivazioni che hanno portato alla sospensione delle attività da parte degli sceneggiatori iscritti all’associazione e delle relative conseguenze in merito alle prossime uscite cinematografiche e televisive, nella speranza che si possa far chiarezza su quanto sta accadendo in questi giorni a Hollywood.
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Previously on...: i precedenti
Da quando è stata fondata nel 1933, la Writers Guild of America (WGA) ha scioperato cinque volte, esclusa quella attuale, e ogni volta le motivazioni erano sempre differenti, ma in qualche maniera legati ai diritti degli sceneggiatori e ai compensi per i loro prodotti:
Il primo sciopero fu nel 1960, iniziato il 16 Gennaio e concluso il 12 Giugno di quell’anno, per un totale di 148 giorni, dove fu raggiunto un accordo che migliorava i diritti e le pensioni degli sceneggiatori, con un incentivo di guadagno per tutti i film andati in onda prima del ‘60.
Il secondo fu nel 1981, durato per 13 settimane, il cui accordo finale stabiliva dei compensi per i prodotti delle tv a pagamento e del mercato home-video.
Il terzo fu nel 1985 e durò solo per due settimane, il più breve sciopero della storia dell’associazione, con un accordo che migliorava i pagamenti residuali per l’home-video.
Il quarto fu nel 1988 e durò esattamente 153 giorni, rendendolo lo sciopero più lungo della storia dell’associazione, con un contratto che migliorò i residuali per le repliche delle serie con episodi di circa un ora.
Il quinto fu a cavallo fra il 2007 e il 2008, con una durata di poco più di tre mesi, con una disputa in merito ai compensi per le uscite in DVD. Tale sciopero viene purtroppo ricordato per il numero di serie che furono intaccate, le quali andarono in onda con stagioni più corte o furono addirittura posticipate alla successiva stagione televisiva.
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Why it happened?: perchè la WGA ha scioperato?
Lo sciopero iniziato il 02 Maggio 2023 è stato indetto dall’associazione a causa della mancanza di un accordo con l’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP) che regolarizzava il compenso per le serie in streaming, il quale ha visto una diminuzione negli ultimi dieci anni, come anche l’uso dell’intelligenza artificiale (AI), che sta tutt’ora spopolando in numerosi ambiti, come strumento per facilitare la ricerca di idee per la stesura piuttosto che come rimpiazzo totale degli sceneggiatori, l'ampliamento delle “writers' rooms” per dare spazio a più co-sceneggiatori nella stesura dei vari episodi e una maggiore sicurezza lavorativa. Consecutivamente il 01 Maggio il Minimum Base Agreement (MBA), l'accordo che copriva i compensi per tutti gli associati, era scaduto, il quale però si applicava solo a serie TV trasmesse su canali broadcast e non sulle piattaforme streaming, portando gli sceneggiatori di tali produzioni a venire pagati di meno. La WGA aveva stimato che venire incontro  alle loro richieste comportava agli studios un costo di 429 millioni di dollari all'anno, ma l'offerta dell'AMPTP ammontava solo a 86 millioni di dollari. Già a partire dal 18 Aprile, circa il 98% dei membri dell'associazione aveva votato a favore di uno sciopero in caso di un mancato accordo per il 01 Maggio, cosa che è purtroppo accaduta. Durante lo sciopero, la WGA ha espressamente chiesto ai suoi membri di non compiere alcuna attività di scrittura, revisione e discussione di progetti futuri, così come ogni mansione legata alla produzione, nonostante gli studios stiano scrivendo lettere ai vari showrunner invitandoli a procedere con le attività di produzione non legate alla scrittura. A partire dal 02 Maggio la WGA ha istruito i suoi membri a manifestare nelle principali sedi degli studios, con vere e proprie proteste a cui stanno prendendo parte i sceneggiatori dell’associazione, come numerosi interpreti e anche autori, come George R.R. Martin e Neil Gaiman, per non parlare dei numerosi post di solidarietà sui social da parte di note celebrità e di persone comuni. Per far fronte ai problemi finanziari legati allo sciopero la WGA ha messo insieme un fondo di circa 2 millioni di dollari per coprire le spese sanitarie e non solo, a cui hanno contribuito numerosi showrunners e produttori.
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#PayYourWriters: le conseguenze per il futuro
Ovviamente la domanda che vi sarete chiedendo è cosa comporta questo sciopero per noi telespettatori. Al momento gli studios hanno già piazzato alcuni titoli per l'estate e forse anche per l'inizio dell'autunno, ma, qualora lo sciopero dovesse persistere fino a quel periodo, le cose potrebbero farsi più complicate. Diverse serie in pre-produzione, fra cui alcune che avevano già iniziato le riprese, sono state messe in pausa fino alla fine dello sciopero, comportando un inevitabile ritardo per il loro rilascio; altre serie, soprattutto quelle di ABC, avranno la premiere in midseason, con la possibilità di una stagione più corta del previsto; altre produzioni, come ad esempio Deadpool 3, le seconde stagioni di House of the Dragon e The Lord of the Rings: The Rings of Power, e la serie prequel di IT Welcome to Derry, continuano la loro produzione, sebbene siano forte oggetto di critica per il fatto che non possono fare revisioni qualora vi siano problemi nella sceneggiatura (in particolare per il film Marvel con protagonista Ryan Reynolds, quest’ultimo non potrà improvvisare e dovrà attenersi alla sceneggiatura, da lui co-scritta); i talk show sono andati in pausa, non avendo materiale da mandare in onda; anche diversi film sono andati in pausa, fra cui i film Marvel Blade e Thunderbolts. Da questo scenario sorge un’altra importante domanda: come faranno gli studios ad andare avanti? Sulla carta, Netflix è l’unica piattaforma che potrebbe colmare il vuoto, in quanto vede una buona fetta del suo palinsesto caratterizzata da produzioni internazionali, da cui ha già ottenuto numerosi guadagni (basti pensare al fenomeno Squid Game), e stando all’atteggiamento mostrato dai suoi esecutivi riguardo allo sciopero e alle voci che affermano che l’accordo fra WGA e AMPTP non è stato raggiunto proprio a causa del colosso streaming in rosso, viene da pensare che il problema siano proprio Ted Sarandos e soci. Tutti gli altri dovranno fare i conti con la mancanza di programmi da mandare in onda e, citando un recente articolo di Vanity Fair, potremmo essere condannati a un mondo di reality, notizie e sport per diverso tempo, il che non è positivo. Con la quinta settimana di sciopero ormai alle porte e senza alcuno spiraglio di risoluzione del problema, per non parlare del possibile sciopero del Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists (SAG-AFTRA) e del Directors Guild of America (DGA), i quali vedono i loro contratti vicini alla scadenza, il futuro dell’intrattenimento per i prossimi mesi rimane incerto, quindi non ci resta che dare sostegno ai sceneggiatori, senza i quali le storie che tanto amiamo non esisterebbero, e sperare che la WGA e l’AMPTP possano raggiungere un accordo che possa soddisfare entrambe le parti e che soprattutto onori il faticoso lavoro dello scrivere una storia, così da poter tornare ad attendere e a godere delle serie e dei film che tanto ci piacciono.
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danilacobain · 2 years ago
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Selvatica - 56. Ancora una volta
Faceva male ogni volta, e sempre in maniera più intensa. Corinna cercava di sforzarsi di pensare ad altro quando andava nel negozio dove lavorava e faceva una strada diversa per evitare di passare davanti a casa di Ante e magari rischiare di incontrarlo.
Quella mattina, poi, era stato particolarmente difficile pensare a qualcosa di diverso. Si era svegliata con una notizia che le aveva lasciato addosso diverse sensazioni: Antonio era stato arrestato. Glielo aveva detto Monica a colazione e poi lo aveva letto sui cartelloni fuori dalle edicole mentre percorreva l'ennesima strada diversa per arrivare a lavoro.
Il sollievo e la gioia avevano presto lasciato il posto a una profonda tristezza. Avrebbe tanto voluto chiamare Ante e parlarne con lui, gioirne con lui. Chissà se anche lui aveva saputo, chissà se anche lui la stava pensando o se era già andato avanti con la sua vita.
In quelle settimane aveva seguito qualcosa della sua squadra in tv, sapeva che stavano vincendo tutte le partite e che Ante aveva fatto anche qualche gol. Almeno era felice.
Per tutta la mattinata non aveva fatto altro che pensare a lui, senza riuscire nell'intento di deviare verso altre cose, e uscendo dal lavoro la tentazione di prendere la strada sbagliata fu forte.
Prese un bel respiro e cercò di calmare l'agitazione interiore pensando che di lì a poco avrebbe iniziato il turno al museo. Quel nuovo impiego si stava rivelando più bello delle sue aspettative, già altissime. Quando stava lì dentro si sentiva bene e in quelle sale meravigliose, circondata da capolavori di ineguagliabile bellezza, riusciva persino a lasciare Ante fuori per un po'.
Al suo arrivo nel museo c'era un gran via vai di gente che trasportava cose da una stanza all'altra. Si avvicinò alla reception prima di posare le sue cose nella stanzetta dedicata al personale. Dietro al bancone c'era Emanuele, uno dei suoi nuovi colleghi.
«Che succede?»
Lui alzò lo sguardo dal computer e la fissò attraverso le lenti degli occhiali dalla montatura blu acceso. «Non lo so, sono appena arrivato. Pare debbano girare un episodio di una serie che andrà in onda il mese prossimo.»
«Ah. Quindi oggi restiamo chiusi? Non mi avevano detto niente.»
«Solo un paio d'ore.»
Corinna tamburellò con le dita sul bancone. «Va bene, io che devo fare nel frattempo?»
«Corinna?»
Corinna si voltò e si ritrovò faccia a faccia con Isotta, bellissima e raggiante. La ragazza l'abbracciò.
«Sei proprio tu! Come stai?»
La sua gioia era contagiosa, faceva bene al cuore. «Girerai un episodio del tuo show qui?»
«Sì, certo. Ma tu che fai?»
Sorrise. «Lavoro.»
Il volto di Isotta si illuminò. Si girò a guardare il direttore del museo. «Voglio lei», disse a voce alta, per farsi sentire da tutta la troupe.
Corinna sbatté le palpebre. «Per fare cosa?»
Isotta strinse le mani sulle sue braccia. «Girerai tu con me.»
Il direttore si avvicinò scrutando Corinna, facendola sentire piccola piccola sotto al suo sguardo autoritario. «Ma lei non lavora qui, è solo una tirocinante. È arrivata da poco, non è preparata...»
Isotta sbuffò, per niente intimorita dal tono del direttore. «Dio santissimo, datele un copione. Lo imparerà subito.» Sorrise a Corinna prima di fare qualche passo verso una donna. «Vera, occupati di lei.»
«Va bene, dobbiamo anche cambiarla?»
«No. Vedi se le piace qualche altro vestito, altrimenti va bene anche così.»
«Ma...» Corinna provò a parlare ma Vera le mise una mano sul braccio e la guidò verso una specie di camerino approssimativo, allestito in una delle sale di attesa.
Successe tutto in fretta. Uno dei suoi nuovi colleghi le portò un copione, lei lo lesse, lo rilesse, mentre Vera e altre due ragazze le sistemavano i capelli, la truccavano e la incoraggiavano. Poco dopo era con Isotta in sala, a parlare del museo, delle opere e delle mostre presenti, dell'importanza dell'arte davanti alle telecamere. I faretti puntati contro, le continue interruzioni, i cambi di scena e tante risate.
Soltanto quando il regista disse che avevano concluso cominciò a realizzare quello che era appena accaduto. Isotta l'abbracciò.
«Sei stata bravissima.»
«Grazie, è stato bello.» Si sentiva più leggera e felice.
«Mi dispiace non essermi fatta sentire in questo periodo ma, come vedi, ci siamo quasi. Il mio programma sta per partire e sono super piena di impegni.»
Corinna scosse la testa. «Non ti preoccupare.»
Isotta le fece segno di andare in un angolo, lontano dagli altri. Le accarezzò un braccio. «Ho saputo tutto quello che è successo con Ante. Mi dispiace tantissimo. Vorrei poter fare qualcosa per voi, magari vi organizzo un incontro. Sono sicura che se vi rivedeste...»
La tristezza le calò di nuovo addosso come una tenda che veniva tirata dopo aver fatto entrare un po' di luce nella stanza, facendola ripiombare nel buio. «Isotta, non credo che Ante voglia rivedermi.»
Lei sospirò. «È così triste, ultimamente. Ed è un peccato che due persone che si amano come voi non stiano insieme. Chi si ama dovrebbe sempre stare insieme.»
«Ma io ho provato a chiedergli scusa, ho provato a fargli capire il motivo per il quale gli ho tenuto nascoste quelle cose. Lui non vuole più saperne di me, l'ho deluso troppo.»
«Eri una delle poche persone che lo rendevano veramente felice. Ha il cuore spezzato, ma per te si butterebbe anche nel fuoco. È solo troppo testardo Hai visto? Alla fine è riuscito a far arrestare quel pezzo di merda che ti ricattava.»
Corinna avvertì il cuore fermarsi. «È stato Ante?»
«Certo. Dovresti chiamarlo.» Le diede un abbraccio veloce. «Ora devo andare, sappi che faccio il tifo per voi. Spero che torniate insieme molto presto. Appena mi daranno il video montato te lo mando.»
Corinna seguì l'andatura aggraziata di Isotta con lo sguardo fino a che non uscì dalla sala, poi camminò veloce fino al primo bagno, si infilò dentro e chiuse la porta a chiave. Poggiò la schiena contro la parete di legno verniciata di grigio scuro. Asciugò una lacrima che scappava veloce lungo la guancia.
Il cuore batteva forte in un misto di gioia e dolore. Sangue che entrava e usciva veloce, tagliando e curando, sempre sul punto di rinascere ma non riuscendo mai completamente a sbocciare.
Era stato Ante, ancora una volta. L'ennesima dimostrazione che lui il suo amore glielo aveva dimostrato in tutti i modi mentre Corinna non era riuscita ad oltrepassare la sua cieca convinzione che se avesse saputo tutto di lei si sarebbe allontanato. Era successo esattamente l'opposto, si era allontanato perché non si fidava più di lei.
Forse Isotta aveva ragione e per loro non era ancora finita. Finché il sentimento rimaneva vivo c'era sempre una speranza e lei era stanca di alzarsi ogni mattina e fare finta che la vita sarebbe stata bella anche senza Ante. Tre settimane senza di lui erano state un massacro per il suo cuore.
Voleva vederlo, anche solo per ringraziarlo. L'ultima volta non si erano lasciati nel migliore dei modi e Corinna non era riuscita a mostrargli tutta la gratitudine e tutto l'amore che provava per lui e che in quel momento erano più forti che mai.
Forse avrebbero fatto pace, forse no. Ma doveva andare da lui.
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dilebe06 · 2 years ago
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10 Motivi per vedere PS: I hate you
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Ho un feticismo per le serie di tradimenti, segreti, omicidi, vendette, misteri e amicizie destinate a rompersi. Ecco perché quando uscì Pretty Little Liars avevo una gran voglia di vederlo. Voglia che poi si è arenata nello scoprire che la serie occidentale contava di 7 stagioni. Troppe per i miei gusti.
Ma ecco che PS: i hate you è venuto in mio soccorso promettendomi una storia simile - ma più corta - piena di tradimenti, infedeltà e morti.
E non sono stata delusa. Anzi. Per chi cerca queste cose, la serie è perfetta. Mi ha dato esattamente quello che cercavo. Grazie.
La storia parla di 5 amiche da una vita che si ritrovano per il matrimonio di una di loro, Prae. Mentre le ragazze tutte in tiro, ridono e si divertono, rinnovando la loro amicizia parlando dei bei tempi andati e di quanto si vogliano bene, di come la vita stia cambiando ma la loro amicizia mai si disperderà... nuvole si addensano all'orizzonte:
Meen - migliore amica della sposa e damigella - gira per il luogo delle nozze cercando di non guardare troppo a lungo il suo ex Pitch (fratello della sposa) che invece non è così delicato, mentre il suo attuale ragazzo Non, si dimostra un gran maleducato litigando con chiunque gli capiti a tiro.
Inoltre lo sposo Phu arriva pure in ritardo alla cerimonia poiché impegnato a letto con un ragazzo facendoci quindi capire che è gay e domandandoci perché si sposi con Prae. E mentre i due sposini litigano percorrendo la navata tu spettatore ti senti arrivare la botta da dietro il collo: al solito video della coppia innamorata infatti, viene invece mandato in onda un sex tape della sposa che non regge alla vergogna e sviene.
Mandato a monte il matrimonio inizia la caccia alle streghe: quel video era in mano alle 5 ragazze ergo solo una di loro avrebbe potuto mostrarlo oggi davanti a tutti. Ma chi? Chi odia Prae a tal punto da farle questo?
Tra i vari sospettati viene fatto il nome di Pal - facendoci intuire che le Braz ( come le chiamo io) in realtà fossero di più - ma ci viene detto dalle ragazze, con molta soddisfazione da parte loro, che è morta da anni. E già qui sospettavo che l'avessero fatta secca loro
Il mistero viene presto risolto però, poiché trovano la chiavetta con il video incriminato dentro la borsa di Meen. Ma come?! Meen?! la migliore amica di Prae?
Senza sentir ragioni ( manco quelle della logica ) le ragazze accusano tutte la giovane che si proclama innocente. Ma è troppo tardi: Prae, sentendosi tradita dalla persona più cara che aveva, prende il suo bouquet e si lancia dalla finestra, suicidandosi.
Sconvolte le ragazze incolpano Meen che però non vuole accettare la colpevolezza. Indagherà lei su chi possa aver fatto questo a Prae e chi abbia voluto incastrarla. Quello che Meen non sa però è che più scaverà nella vicenda e più torbida essa diventerà.
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Perché vederla? (ci saranno spoiler)
PER I PERSONAGGI
Meen, Prae, Pitch, Non... tutti i personaggi di questa serie sono terribilmente umani e credibili. Stronzi, egoisti, ipocriti. Reagiscono a quello che la vita gli mette davanti con un incredibile naturalismo:
quando Saras spinge la moglie del suo amante giù per le scale mandandola in coma - e alzando il suo record di morti a 2 - buon senso vuole che chiami l'ambulanza. Che si preoccupi. Che faccia qualcosa. Ed invece, terrorizzata dalle conseguenze del suo gesto, fugge, lasciando la donna esamine a terra. E' un comportamento da stronzi ma è un atteggiamento credibile.
Questo è solo un esempio. Ma da l'idea di come si comportino i personaggi di questa serie: non sono cattivi... ma per salvarsi il culo sono disposti a lasciarti morire dissanguato. Pensano solo a loro stessi, sono incapaci di assumersi le proprie responsabilità e sono terribilmente bugiardi.
Devo essere sincera: da una parte ho amato questi characters per essere così diversi dai soliti personaggi dei drama, sempre buoni e giusti. Sono stati una ventata di aria fresca. Dall'altra li ho odiati per farla sempre franca e ho sperato che venissero arrestati tutti!
2) L'AMICIZIA DELLE RAGAZZE
Credo che la definizione più giusta per loro sia " amicizia tossica". A prima vista l'amicizia tra le ragazze sembra sincera e autentica ma più va avanti la serie e più ti accorgi della verità.
Non è un caso se il "marito" di Prae indicava il gruppo dell'amiche della "moglie" come un nido di vipere.
E' interessante e sconcertante vedere la realtà di questa fratellanza venire poco a poco a mancare davanti al peso dei segreti, vendette e bugie.
Ne è un esempio Wanwan che va a letto con il fidanzato di Meen da anni e che una volta scoperta anziché ammettere il tradimento di fronte all'amica, ribalta la frittata in un modo magistrale, accusando d'indecisione la cornuta e sentendosi pienamente in diritto di tradire Meen in quanto dalla morte di Prae non erano più amiche.
Per essere delle grandi amiche come dicevano di essere, non ci mettono mezzo secondo ad accusare Meen della morte di Prae ed ad escluderla dal gruppo, come non si fanno remore nel tradire la loro amicizia se i loro interessi sono in pericolo. O i loro segreti rischiano di essere scoperti.
Poiché il loro modus operandi è quello di fare cazzate e poi inventarsi altre cazzate per coprire quelle di prima, sono così terrorizzate dall'essere scoperte che s'accusano a vicenda, litigano, non si fidano una dell'altra ( e come potrebbero) rendendo il legame tra loro instabile e terribilmente fragile.
Ma d'altronde un amicizia che nasconde un omicidio, dove vuoi che vada?!
3) IL BACKGROUND
La serie compie poi uno sforzo nel contestualizzare i comportamenti dei personaggi, soprattutto quello delle ragazze. Non sono stronze o egoiste perché sì ma poiché frutto di un educazione e proveniente da famiglie che dire disagiate è fargli un complimento.
Tra figli illegittimi, pedofilia, violenza su minore, segregazione, ossessione e aspettative troppo alte, le protagoniste si rivelano essere il frutto di tutto questo e ciò spiega molte loro condotte.
Un esempio tra tutti è proprio Prae, la sposina.
Cresciuta dalla madre con l'ansia di essere la migliore e messa in perenne competizione con il fratello Pitch, la ragazza si mostra disperata e angosciata nel tentativo di soddisfare le aspettative della madre. Aspettative che puntualmente non soddisfa.
Questo poi spiega perché minacci il fidanzato, ricatti giornalisti o chiuda occhio sui crimini che vede, anche quelli che accadono a persone che conosce: troppo preoccupata di soddisfare la madre e del suo futuro, Prae sceglie la "strada facile" del non avere problemi salvo poi disperarsi poiché presa dai sensi di colpa. Prende farmaci, non dorme, va dallo psicologo, soffre d'ansia....
La ragazza è solo un esempio di come PS: I hate you racconta le sue protagoniste mostrandole non solo umane e fallaci ma intrecciando per loro un contesto che chiarisca i loro comportamenti.
4) LE EVOLUZIONI
Quando la serie inizia i personaggi sono ormai posizionati nella loro caratterizzazione. Tu sai che il fidanzato di Meen tradisce la sua ragazza con la sua amica Wanwan. E ti fai l'idea che sia uno stronzo. Salvo che durante la serie compie un evoluzione inaspettata e molto gradita che mi ha stupito assai.
Stesso discorso per altri personaggi che crescono, cambiano, scendono a patti con i loro errori e cercano di cambiare. Magari inciampano nelle vecchie abitudini di mentire ecc ecc ma vedi che stanno piano piano percorrendo la strada giusta.
La cosa meravigliosa è che per un personaggio sulla via della redenzione ce ne sono altri 2 o 3 che cadono sempre più nella disperazione. La loro è un evoluzione al contrario dove continuano imperterriti sulla strada della menzogna e della vendetta, soffrendo come bestie e rimanendo bloccati tristemente nei loro errori.
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5) LA COPPIA BL
In questo marasma di vendette, tradimenti e amicizie sottili come carta velina, c'è spazio anche per l'amore.
Nella serie ci sono varie coppie ma la mia preferita è stata quella BL: Phu e Khun formano una coppia divertente e innamorata nonché la coppia più sana di tutte. Niente segreti, cazzate, rimpianti o cattiverie. Solo due ragazzi che prima si piacciono, poi si amano, litigano e poi stanno assieme. La cosa più naturale di sempre. Poi amavo le interazioni al vetriolo tra loro due e Meen. XD
Sulle altre relazioni ci sarebbe da scriverci trattati psicologici quindi non le tocco nemmeno.
6) I TEMI TRATTATI
PS: I hate you porta in scena svariate tematiche. Oltre all'amicizia tossica, all'umanità, alla fiducia, alla distinzione tra bene e male fino ad arrivare all'amore filiale... la serie tocca altri temi importanti:
Dall'amore gay avversato dalle famiglie, alla reputazione da mantenere a tutti i costi, dallo stupro, al consenso durante l'atto sessuale fino ad arrivare al classico ":- se ti vesti come una battona è ovvio che la gente poi ti tratta come tale".
Dall'accettazione della famiglia - come si è visto con Prae - alla convinzione che qualsiasi atto sia lecito per difendere i propri interessi.
E mi è piaciuto come la serie abbia affrontato tali questioni: senza che fossero predominanti ma mantenendo un importanza rilevante per tutta la storia.
7) PITCH E WANWAN
Questi due sono i personaggi che, per un verso o per un altro, ho trovato i più interessanti di tutti.
Partendo da Pitch. Pitch è il fratello di Prae ed ex fidanzato - ancora innamoratissimo dopo anni - di Meen. L'esser ancora infatuato della migliore amica della sorella non lo trattiene però dall'andare a letto con praticamente chiunque respiri, salvo poi giurare eterno amore a Meen. Ma d'altronde non esistono santi.
La cosa meravigliosa di Pitch avviene nel finale - occhio che è spoiler - dove succede il colpo di scena più grande di tutti. Durante la serie io avevo annusato che c'era qualcosa che non andava in lui: la sorella si ammazza dopo un sex tape mandato in mondovisione e tu non fai una piega?! non indaghi? non cerchi di capire chi potesse odiarla così tanto? Pitch infatti è devastato della morte di Prae quanto me quando non trovo gli estathè al limone al supermercato.
E quando nel finale Meen scopre che è stato Pitch a mandare il video di Win a Wanwan e che quindi c'era lui dietro a tutto e te lo vedi con il sorrisetto allo psicopatico, essere contento di fronte al cadavere della sorella, capisci che forse il ragazzo qualche problemino ce l'ha.
Il rapporto infatti tra Meen, Pitch e Prae è meravigliosamente complesso e il personaggio di Pitch si è rivelato lo psicopatico eroe che questa serie meritava: sia lui che la sorella erano innamorati di Meen e Prae negli anni, ha fatto di tutto perché Meen e il fratello stessero separati. Pitch era perfettamente a conoscenza della stronzaggine della sorella e l'odio montato dopo avergli tolto Meen con la scusa dell'amicizia, lo ha poi portato agli eventi che vediamo nella serie. #capolavoro
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E poi c'è Wanwan. Tra le ragazze credo che sia quella più complessa e interessante:
il padre si suicida quando lei e il fratello sono giovani. Al fratello viene ammazzata la fidanzata - la Pal uccisa dalle protagoniste - e lui tenta il suicidio. Non prima di esser violentato e di avere anche un video a casa di Prae che mostra la cosa. Sopravvive al suicidio ma rimane in coma vegetativo. La madre, per avere i soldi del marito morto, tiene il ragazzo in coma e non gli permette di svegliarsi mentre passa il tempo a bere vino e scialacquare i soldi di famiglia.
Wanwan si ritrova dunque a gestire l'azienda di famiglia, una madre testa di ca..zo e un fratello in coma.
Non è quindi una sorpresa che lei sia quella delle ragazze, più tosta e implacabile. Mentre le altre ondeggiano nei sensi di colpa e colpevolezza, avendo magari qualche dubbio o rimorso, Wanwan va avanti come un treno.
Non è mai colpa sua ma sempre degli altri: è colpa di Meen se il suo fidanzato la tradiva con lei. E' colpa di Pal per essere stronza e quindi si meritava la morte. E' sempre l' errore di altre persone, mai la sua. Nemmeno quando Meen scopre che è stata lei a mettere il video al matrimonio di Prae, Wanwan si sente un minimo colpevole. Anzi... se messa all'angolo per le sue cattiverie rigira la frittata chiedendo alle altre se pensano di essere loro le buone della storia.
E' sicuramente un personaggio interessante e complesso.
8) I COLPI DI SCENA
PS: I Hate You presenta un botto di colpi di scena, soprattutto verso il finale. Alcuni li vedi arrivare da lontano e poiché ti è stato dato qualche indizio - ma non troppi - la sua realizzazione è dannatamente soddisfacente.
Altri invece sono totalmente inaspettati e ancora oggi mi riesce difficile crederci che siano accaduti. E' davvero difficile iniziare la serie e capire come finirà e cosa accadrà ed ho adorato questa cosa.
9) SARAS
La Braz bionda - nome datogli inizialmente per distinguerla dalle altre - è un personaggio che parte in sordina. Delle ragazze forse è la meno sveglia e macchiavellica ed è forse proprio questa mancanza a renderla presente in questa lista.
Meen, Prae, Wanwan e May sono ragazze intelligenti, preparate e pronte a tutto. Complottano, ordiscono, manipolano, minacciano chiunque si metta nella loro strada mentre Saras - e anche May dai - sono quelle più ingenue.
Questa sua "ingenuità" è ciò che la distingue dalle altre ed è anche quello che la salverà.
All'inizio non mi piaceva -saperla l'amante di un uomo sposato non mi invogliava ad amarla - ma piano piano l'ho rivalutata. Non è una santa manco lei - arrivando a quota 3 omicidi prima dei quarant'anni - ma ho apprezzato la sua voglia di cambiare e di lasciarsi il passato alle spalle, troppo gravata dai segreti e bugie che per anni ha portato sulle spalle.
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10) IL FINALE
Raramente ho trovato un finale più bello e perfetto di questo.
Poetico quasi.
Potrei premiare questa serie solo per il finale karmico.
Perché per quanto le nostre ragazze siano la protagoniste della vicenda, la serie ci ricorda che il karma è una gran brutta bestia e che le cose cattive che fai...prima o poi tornano a galla. Soprattutto se non hai mai accettato la responsabilità dei tuoi errori.
Ed ecco che Prae si ammazza buttandosi dalla finestra come lei, anni prima, aveva ordinato alle altre ragazze di buttare dalla finestra Pal per ucciderla.
May, rimasta intrappolata in un pericoloso gioco con un violentatore, finisce ammazzata dalla madre di Wanwan.
Wanwan stessa, dopo aver rovinato il matrimonio di Prae, finisce pazza al suo di matromonio, abbandonata dalle amiche e scompare dopo aver ammazzato il fratello in coma ed aver affogato la madre. Chi di matrimonio ferisce di matrimonio perisce
Meen si rende conto di aver sposato uno psicopatico che l'ha voluta perlopiù come giocattolino da strappare alla sorella che per vero amore.
E Saras... lei si salva.
Lei si salva perché è stata l'unica delle cinque a confessare una parte dei suoi crimini. Lei si è presa delle responsabilità, ha ammesso i suoi errori e va in prigione con il sorriso perché finalmente è libera dalle bugie del passato. Voleva cambiare, lasciarsi alle spalle quella vita incerta e perennemente nel terrore di essere scoperta ed è stata abbastanza coraggiosa per farlo.
Non è una sorpresa dunque che nel finale lei si è dietro le sbarre...ma è l'unica delle cinque a sorridere.
VEDETEVI QUESTA SERIE!
VOTO: 8.6
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m2024a · 3 months ago
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Da Mosca l’attacco di Zakharova ai giornalisti italiani Rai Battistini e Piagnerelli: “Coinvolti nell’aggressione alla Russia, sembrano organi nazisti” Ormai è esploso del tutto il caso tra la Russia e il giornalismo italiano, almeno la parte che non tende verso posizioni filoputiniane. Colpa, o merito, del servizio Rai sul Tg1 di Stefania Battistini e Simone Traini in cui sono state immortalate le fasi dell’offensiva ucraina nella regione russa di Kursk. Oggi la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, ha attaccato ancora i media italiani . Zakharova contro giornalisti e media italiani: “Coinvolti nell’aggressione alla Russia” Per Zakharova, l’attività dei giornalisti di media occidentali – non solo la Rai ma anche la Cnn, il New York Times e altri ancora – entrati nella regione russa di Kursk dall’Ucraina è una “prova del loro coinvolgimento diretto nell’attuazione di un’aggressione ibrida su larga scala contro la Russia”. “Contro alcuni di questi rappresentanti dei media stranieri sono già stati aperti procedimenti penali per aver attraversato illegalmente il confine di Stato”, ha poi aggiunto la portavoce in un’intervista al giornale Vzglyad, poi ripresa sul suo canale Telegram. Per Zakharova, “i resoconti dei media occidentali dalla regione di Kursk perseguono una serie di obiettivi, tra cui la protezione dei crimini di Kiev, la manipolazione dell’opinione pubblica e la creazione del contesto necessario per un ulteriore sostegno occidentale alle forze armate ucraine”. “Questi pseudo-reporter possono essere qualificati solo come traditori della professione che si sono abbassati a partecipare direttamente alla fabbricazione e diffusione della propaganda ucronazista”, ha affermato ancora la portavoce. Zakharova contro la Rai e Ilario Piagnerelli: serviz Dopo il caso di Battistini e Traini, Mosca ha poi attaccato direttamente – sempre tramite Zakharova – il giornalista Rai Ilario Piagnerelli. Il servizio messo sotto accusa è quello in cui il reporter riprende – a sua insaputa – un soldato ucraino con dei simboli neonazisti. L’accusa di Mosca è quella di “elogiare i neonazisti ucraini mentre posano in reportage indossando simboli delle SS“. “Come sapete, le autorità russe hanno aperto un procedimento penale contro i giornalisti italiani per aver attraversato il confine russo illegalmente, ma questo, secondo me, non è il reato più grave dei dipendenti della Rai” ha detto la portavoce russa. “I media occidentali continuano a impegnarsi nella riabilitazione mirata dei neonazisti ucraini e nella revisione delle decisioni del tribunale di Norimberga”, ha detto ancora Zakharova citando poi direttamente Piagnerelli. “In precedenza, il corrispondente Piagnerelli aveva già riferito di storie su Bucha e su un neonazista defunto di Pravi Sektor, che è bandito in Russia“, “ora ha raggiunto un nuovo livello dopo aver fatto un’intervista in cui mostra un uomo che indossa un cappello con il segno della divisione SS “Leibstandarte Adolf Hitler”, ha affermato la portavoce. Poi l’accusa finale: “I media italiani ricordano sempre di più il Volkischer Beobachter (Osservatore popolare, il giornale organo ufficiale del Partito nazista). Aspettiamo la reazione ufficiale di Roma” ha concluso Zakharova che poi è ritornata sull’argomento ironizzando sul fatto che il cronista italiano abbia cancellato il post sui social del reportage in cui si vede il soldato ucraino nazista: “L’italiano amante dei neonazisti ucraini si è innervosito. Perché?”. Il post del giornalista Rai Ilario Piagnerelli A stretto giro è arrivato il post di Piagnerelli, in cui ha spiegato la sua versione dei fatti: “Sono cresciuto con un nonno partigiano, di quelli veri, che oggi non avrebbero dubbi nel distinguere tra invaso e invasore, tra chi resiste e chi occupa. Sono stato educato ai valori della Costituzione. Mi rammarico profondamente di aver dato voce, anche se per pochi secondi, a un soldato ucraino che solo dopo la messa in onda del reportage ho notato indossare una patch con un simbolo nazista. Esiste in Italia una rete di profili pro-invasione legati a Mosca, che dedica le sue risorse a screditare il lavoro mio e degli altri inviati. Fingono sconcerto, ma hanno trovato in quell’immagine un formidabile argomento di propaganda anti-ucraina”. Poi la promessa: “Quella appena conclusa è stata la mia quindicesima trasferta in Ucraina. In due anni e mezzo ho prodotto decine di servizi e centinaia di dirette. Tra i servizi pubblici europei, la Rai è probabilmente quello che sta raccontando il conflitto con maggiore assiduità. I nostri reportage vengono spesso distribuiti in Eurovisione. Anche per questo subiamo attacchi, come quelli, recentissimi, seguiti allo scoop mondiale di Stefania Battistini. Il nostro lavoro continuerà a essere libero da condizionamenti e improntato al massimo rigore”.
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likarotarublogger · 5 months ago
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La seconda serie del film “Sarte Avventura” il camper che porta le protagoniste a scoprire nuove conoscenze artigianali di sartoria.
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La moda diviene inclusiva, solidale e attenta all’ambiente: è questo l’importante messaggio lanciato dal Fashion Break Rules svoltosi alle storiche Scuderie Estensi di Tivoli
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La moda ha sempre giocato un ruolo cruciale nella società, riflettendo cambiamenti culturali, economici, sociali e tecnologici. Per questa ragione è importante, in questo settore, stupire, come fecero ad esempio Twiggy e Mary Quant, che resero la moda un simbolo di libertà e ribellione, ma è fondamentale anche studiare ed essere consapevoli del meraviglioso e ricchissimo passato. Oggi, la moda è cambiata, è più inclusiva e sostenibile, con una maggiore attenzione alle diversità e all’ambiente. Gli stilisti di oggi non solo creano capi innovativi, ma promuovono anche valori fondamentali come l’etica e la sostenibilità. Ricalcando proprio queste linee concettuali, le sfilate, che si sono svolte alle Scuderie Estensi di Tivoli il 30 giugno scorso, hanno portato in passerella abiti, second hand e modelle con disabilità.
L’evento Fashion Break Rules, giunto alla sua 2° edizione, è stato magistralmente condotto dalla giornalista ERIKA GOTTARDI ed è stato ideato e organizzato dalle Associazioni MTM EVENTS di Massimo Meschino e STARS FOR PEACE IN THE WORLD di Maria Berardi con il sostegno della 3B Production Film, il giornale Impronte, il contributo di Think Tank Lab, e dei partner Itop Officine Ortopediche, l’Accademia l’Arte nel cuore, l’allevamento di cani Le ali di Pegaso, il Pegaso Western Show. Il tutto con il patrocinio del Comune di Tivoli, nella persona del sindaco MARCO INNOCENZI e della consigliera avv. CLIZIA LAURI.
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La modella / attrice Giulia Ruggeri madrina dell’evento Ventotene fashion week by Elena Rodica Rotaru non poteva mancare alla più grande sfilata di moda dove ha indossato un abito da sposa della protagonista del film “Sarte Avventura” Carla Ruggieri sposata 30 anni fa a Cottanello in Sabina .
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l'apertura della sfilata è stata con le creazioni della stilista internazionale Elena Rodica Rotaru e delle avventurose sarte, tutte protagoniste del film. La piccola Angela Maria Popa che ha indossato l'abito da sposa della madre di Carla Ruggieri sposata 68 anni fa .. già modificato dopo qualche anno per la comunione della prima e della seconda figlia insieme al fratello attore/modello Gabriele Popa. La sfilata ha continuato ad fare vedere le creazioni artigianali di Elena Rodica Rotaru ma il finale è stato molto emozionante sul palco scenico tutte le modelle e le protagoniste del film Sarte Avventura : Elena Rodica Rotaru,Carla Ruggeri,Ardeleanu Constanta ( mamma di Elena ) Rodica Panatau insieme alla loro “Miss Curvy Sabina” Vittorina D’ignazio hanno cantato la canzone che Elena ama tanto “Felicità di Albano e Romina “
Massimo Meschino e Maria Nanette sono gli organizzatori e già dalla seconda edizione, hanno dato maggiore fiducia alle sarte, premiandole con targhe premio.
Ringraziamenti va a tutti coloro che hanno collaborato: Massimo Meschino , Maria Nanette, Camelia Birlan ( assistente fashion by Elena Rodica Rotaru )
Marilena Bãcanu hairstyle
Manolo Ruggieri e Mario Buonanno fotografi ufficiale dell’evento , Jano Di Gennaro attore/ cantante,
PandatariaFilm: Salvatore Braca, Andrea Quero, Andrea Fenu e Lisa Laronzi.
Qui è il film documentario Sarteavventura realizzato dalla produzione Pandatariafilm di Salvatore Braca (già in onda prima parte su Rai 3 Geo .
Articolo di @elenarodicarotaru-blog @likarotarublogger
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newsintheshell · 2 years ago
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ANIME RECAP: LE NEWS SONO ANCHE DENTRO LE UOVA DI PASQUA QUEST'ANNO
Trailer e annunci su serie e film estivi e autunnali, in arrivo anche su Crunchyroll, Disney+ e Netflix!
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Ve lo avevo anticipato e alla fine il nuovo ANIME RECAP è arrivato! Come sempre trovate un po' di tutto, fra promo, locandine, date e annunci di sequel e non.
Stavolta nel mix delle novità più recenti ho incluso anche notizie un pochino più datate, che erano passate in secondo piano, durante la valanga infinita di news del periodo AnimeJapan. Cominciamo subito con un po' di KyoAni goodness. 😍
🔶🔸 SOUND! EUPHONIUM: CONTEST ENSEMBLE
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Il nuovo OAV uscirà nei cinema giapponesi il 4 agosto. La terza stagione dell'anime è tuttora confermata per il 2024.
Le prime due stagioni della serie sono su Crunchyroll, mentre il film spinoff Liz e l’Uccellino Azzurro è arrivato in Italia grazie ad Anime Factory.
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🔶🔸SPY CLASSROOM
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 La serie animata, tratta dalla light novel di Takemachi, tornerà a partire da luglio con una seconda stagione.
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🔶🔸 THE RISING OF THE SHIELD HERO
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La terza stagione dell'anime sbarcherà su Crunchyroll a partire da ottobre.
VI ricordo che la serie è ora disponibile sulla piattaforma anche doppiata in italiano.
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🔶🔸TOKYO REVENGERS
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L'arco narrativo del Christmas Showdown, che potete guardare in streaming su Disney+, si è concluso confermando un altro sequel per la serie. Il capitolo Tenjiku non ha ancora un periodo di debutto.
La prima stagione dell'anime è disponibile su Crunchyroll, anche doppiata in italiano.
🔶🔸IL MISTERO DI RON KAMONOHASHI
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L'anime tratto dal nuovo manga di Akira Amano (Tutor Hitman Reborn!, ēlDLIVE), edito qua in Italia da J-POP Manga, sbarcherà in tv ad ottobre.
🔶🔸 POLE PRINCESS!!
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L'originale webserie targata TATSUNOKO PRODUCTION (Kiratto Pri☆chan, King of Prism) approderà anche al cinema con un film, annunciato per il prossimo inverno.
L'anime è realizzato in computer grafica e attualmente conta 7 episodi più uno che fa da prologo, pubblicati su YouTube.
🔶🔸TEARMOON EMPIRE
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La fantasy comedy, basata sulla light novel di Nozomu Mochitsuki, comincerà ad andare in onda a partire da ottobre. 
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🔶🔸SWEET REINCARNATION
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Nuovo trailer per la serie isekai fantasy slice of life, tratta dalla light novel di Nozomu Koryu, che debutterà in Giappone a luglio.
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🔶🔸I'M GIVING THE DISGRACED NOBLE LADY I RESCUED A CRASH COURSE IN NAUGHTINESS: I'LL SPOIL HER WITH DELICACIES AND STYLE TO MAKE HER THE HAPPIEST WOMAN IN THE WORLD 
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La commedia fantasy slice of life, dal titolo inutilmente lungo e tratta dalla light novel di Sametaro Fukada, andrà in onda da ottobre.
L'adattamento è diretto dal debuttante Takashi Asami ed è in produzione presso gli studi ZERO-G (Isekai Farming - Vita contadina in un altro mondo) e Digital Network Animation.
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🔶🔸PHOENIX: EDEN17
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Svelati una prima locandina e un secondo promo per il nuovo adattamento animato de LA FENICE, uno dei classici firmati dal grande Osamu Tezuka.
La webserie targata STUDIO 4℃ (I Figli del Mare, La Fortuna di Nikuko) dovrebbe uscire su Disney+ nel corso dell'anno, ma ad ora non ha una data.
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🔶🔸 CLASSROOM FOR HEROES
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La serie action school fantasy, basata sulla light novel firmata da Shin Araki, l’autore di GJ Club, verrà trasmessa a partire da luglio.
L'anime è diretto da Keiichiro Kawaguchi, lo stesso regista di Spy Classroom, che fra l'altro come vi ho già detto tornerà anch'esso sempre proprio nella stagione estiva, ma è prodotto presso lo studio ACTAS (Princess Principal).
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🔶🔸TENPURU - NO ONE CAN LIVE IN LONELINESS
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La trasposizione televisiva della commedia romantica, nata dalla mente Kimitake Yoshioka (illustratore del manga GRAND BLUE di Kenji Inoue), sbarcherà in simulcast su Crunchyroll a luglio.
Il secondo progetto deLa serie è Questo è il secondo progetto per il neonato studio GEKKO e alla regia c'è Kazuomi Koga (Kubo Won’t Let Me Be Invisible). 
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🔶🔸KENGAN ASHURA
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La seconda stagione della serie, tratta dal manga di Yabako Sandrovich (How heavy are the dumbbells you lift?) e Daromeon, edito in Italia da Planet Manga, arriverà su Netflix a settembre.
🔶🔸ULTRAMAN
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Fissato il periodo d'uscita anche per la terza e ultima stagione della serie, che verrà finalmente aggiunta su Netflix dall'11 maggio.
La storia dell'anima parte dall’omonimo manga di Eichi Shimizu e Tomohiro Shimoguchi (Linebarrels of Iron), tuttora in corso e edito qua da noi da Star Comics, ma devia dalla trama originale e dalla seconda stagione ne segue una alternativa. 
Il fumetto si ispira alle gesta dello storico supereroe protagonista della popolare serie tokusatsu anni ‘60 di Tsuburaya Productions e ne costituisce il sequel.
🔶🔸SAND LAND
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Film d'animazione tratto dall'omonimo manga one-shot, firmato dal leggendario Akira Toriyama, verrà proiettato nelle sale giapponesi dal 18 agosto.
La pellicola è diretta da Toshihisa Yokoshima e in lavorazione presso gli studi SUNRISE, ANIMA e KAMIKAZE DOUGA.
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🔶🔸FLUFFY PARADISE
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Inizialmente previsto per quest'anno (ma poi sappiamo il casino che è successo con certe serie), il debutto in tv della serie ispirata all’omonima avventura fantasy slice of life di Himawari, è stato spostato, con mia poca sorpresa, al 2024.
L'anime è in cantiere presso EMT Squared (Kuma Kuma Kuma Bear) e ha come regista il debuttante Jun'ichi Kitamura. 
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Autore: SilenziO))) Se usate Twitter, mi trovate lì! 
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lamilanomagazine · 6 months ago
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Roma: proiettato al Cinema Barberini il terzo episodio della serie "I ragazzi delle scorte", dedicato ad Emanuela Loi
Roma: proiettato al Cinema Barberini il terzo episodio della serie "I ragazzi delle scorte", dedicato ad Emanuela Loi. Si è svolta lunedì 20 in anteprima, presso il Cinema Barberini di Roma, la proiezione del terzo episodio della serie "I ragazzi delle scorte", intitolato "Io devo Continuare", dedicato all'agente della Polizia di Stato Emanuela Loi, che il 19 luglio 1992 ha perso la vita nella strage di via D'Amelio insieme al giudice Paolo Borsellino e agli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli. All'evento hanno partecipato il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, il Ministro dello Sport e i Giovani Andrea Abodi e il Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Prefetto Vittorio Pisani. Il progetto, realizzato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza con la società  42° Parallelo con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di Missione Anniversari Nazionali ed eventi Sportivi Nazionali e Internazionali,  racconta il sacrificio di quegli otto poliziotti e di tutte le donne e gli uomini che hanno perso la vita al fianco di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, mettendoli al centro della narrazione in un ritratto intimo e capace di restituire un'immagine inedita della loro quotidianità, fatta di dedizione verso lo Stato e amore per le loro famiglie. Nel 1992, anno delle brutali stragi di mafia, insieme a Giovanni Falcone persero la vita anche la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della sua scorta, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro; nella strage di via D'Amelio furono cinque i poliziotti della scorta a morire al fianco di Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. La docuserie, della quale sono già trasmessi gli episodi dedicati a Vito Schifani e Antonio Montinaro, ha l'obiettivo di portare alla luce modelli valoriali propri della Polizia di Stato, sensibilizzando il pubblico, in particolare i più giovani, sul tema della memoria e della cultura della legalità. È fondamentale raccontare alle successive generazioni l'impegno di coloro che hanno dedicato la vita alla giustizia, difendendo i sani valori e principi. Ad accompagnare il telespettatore in un viaggio nei sogni, nel senso del dovere della ragazza sarda di 24 anni, è stata Claudia Loi, la sorella, che ha raccontato il loro rapporto di condivisione totale della vita. Viene poi raccontata la frequentazione del corso presso la Scuola Allievi Agenti di Trieste e l'incontro con Emanuele Filiberto, anche lui allievo agente, al quale la univa un rapporto di grande amicizia. Il docu-film continua con le emozioni di Emanuela, le preoccupazioni della sua famiglia per una "missione" che la porterà lontano dalla sua terra d'origine, passando per il suo primo servizio a tutela del giudice Borsellino, fino al giorno della strage. La vita di Emanuela Loi, scorre lenta sullo schermo,  accompagnata dalle immagini di sua nipote,  l'Agente  Emanuela Loi,  nata quattro mesi dopo la strage, anche lei poliziotta,  che durante tutto il racconto  ripercorrerà a bordo dell'autovettura appartenuta a sua zia , il  viaggio da Cagliari a Palermo,  per conoscere e rivivere   le tappe più importanti dell'esistenza di sua zia e farne  memoria,  condividendo e trasmettendo i principi di legalità tra gli studenti degli istituiti scolastici. "I Ragazzi delle Scorte. Io devo continuare", scritto da Diana Ligorio, Alessia Arcolaci con Luigi Montebello, andrà in onda giovedì 23 maggio su RAI 3 in seconda serata.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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multiverseofseries · 9 months ago
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Avatar - La Leggenda di Aang: un adattamento energico ma sbilanciato
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Adattare l'amatissima Avatar - La Leggenda di Aang è un rischio come ha dimostrato la disastrosa trasposizione di M. Night Shyamalan, che avrebbe dovuto rappresentare la rivincita dopo  E venne il giorno, e invece confermò in primis la scelta sbagliata del medium per raccontare fedelmente una storia come quella di Aang. In quel caso il problema principale si dimostrò essere la costrizione narrativa degli eventi, che riduceva al minimo l'interazione emotiva tra i personaggi, dissacrandone la caratterizzazione e riducendo il worldbuilding e il racconto di formazione di Aang alla parte più superficiale di un blockbuster fallito.
Non è una caso che Shyamalan se ne stia ora ben distante da adattamenti di questo genere, sfida che al contrario piace tantissimo a Netflix, che desiderosa di regalare ai fan dello show originale "la trasposizione meritata" di Avatar - La Leggenda di Aang, si è imbarcata in questo viaggio produttivo che - in quattro anni - ha perso molti pezzi lungo il percorso (compresi i creatori della serie animata), arrivando sulla piattaforma con un'energia e un'attrattiva decisamente superiori alla vecchia versione shyamalaniana, eppure, nonostante tutto, ancora un po' sbilanciata nelle sue varie componenti, il che è un paradosso per una serie che parla proprio di equilibrio tra gli elementi.
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Per chi non conoscesse la serie animata Nickelodeon ideata da Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko, Avatar - La Leggenda di Aang è andata in onda per tre stagioni dal 2005 al 2008, poi trasposta al cinema e in live-action nel film già menzionato. Ha successivamente ricevuto una serie animata sequel intitolata La Leggenda di Korra, sviluppata dallo stesso team creativo, poi otto anni di vuoto fino all'annuncio di questa nuova serie live-action targata Netflix. La storia, inutile dirlo, segue passo per passo l'opera originale, questa volta con una scala traspositiva di episodio-per-episodio, che grazie al minutaggio riesce però a sintetizzare l'intera prima stagione animata in otto ricchissime puntate da 50 minuti. Fa tesoro del mezzo seriale e adatta il racconto con estrema fedeltà, lavorando sovente di penna e montaggio per risistemare l'ordine narrativo precedente. In realtà lo showrunner Albert Kim tenta un approccio più semplicistico e diretto rispetto al prodotto animato, facilitando l'evoluzione e la comprensione della storia anche per neofiti e non-appassionati. Di base ogni episodio ne racchiude all'incirca due del cartone animato, rispettando l'ordine già prestabilito un decennio fa ma apportando delle modifiche essenziali per una traslazione live-action, anche per creare uno show che persino agli amanti della serie animata possa in effetti offrire qualcosa di diverso.
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E il punto si riduce a questo: la difficoltà di bilanciare in modo adeguato una richiesta attinenza al materiale storico primario e la volontà di creare qualcosa di nuovo, non mero orpello traspositivo di quanto già visto. Crediamo anzi - col senno di poi - sia proprio questo il motivo dell'addio di DiMartino e Konietzko(i creatori della serie animata): l'impossibilità di creare una trasposizione fedele ma differente, dal gusto nuovo proprio come lo era stata in qualche modo Korra, che infatti nel titolo non aveva nemmeno Avatar ad accompagnarla. Curiosamente, il problema narrativo della nuova serie Netflix è questa sua attinenza spasmodica e spaventata al materiale animato, che rende certamente giustizia ai legami tra i protagonisti e al worldbuiling, ma che è quasi inutile, a volte persino stancante, perché al terzo tentativo, rivedere ancora una volta le stesse identiche dinamiche con attori diversi, non è più sufficiente. Ma fortunatamente, sono proprio i nuovi attori a fare la differenza; loro, il comparto tecnico e l'azione.
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La chimica su schermo tra Gordon Cormier (Aang), Kiawentiio (Katara) e Ian Ousley (Sokka) è da subito evidente, dal primo episodio di Avatar - La Leggenda di Aang. Il casting è centrato e le loro interpretazioni vicine tra fisico ed espressività a quelle animate, specie la performance di Cormier, un Aang capace di masterizzare dramma e commedia, maturità e infantilismo proprio come l'Avatar che rappresenta e che deve ancora diventare. In questo senso, la sua crescita emotiva e umana è direttamente rimessa in chiave diegetica all'evoluzione del racconto, e con lui anche le trasformazioni dei compagni di viaggio. Il mezzo seriale è soprattutto utile a riproporre le tappe di questi mutamenti e prese di coscienza, impossibili da restituire sul grande schermo con la stessa efficacia. A convincere e a volte (per la maggior parte, in realtà) a stupire ci pensa poi il comparto tecnico, tra scenografie, costumi, effetti speciali e regia, tutto atto a valorizzare e nobilitare la trasposizione al netto di un'inventiva pari a zero, perché è tutto già visto e semplicemente ripreso e trasposto.
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Il colpo d'occhio fa però immergere lo spettatore nel mondo ferito e diviso di Avatar, in un difficile viaggio votato alla crescita e all'unione lungo il quale affrontare tante minacce diverse, in primis quelle del Fuoco rappresentate dal Lord Ozai (Daniel Dae Kim) e dal Principe Zuko (Dallas Liu), le cui storyline subiscono forse le modifiche strutturali più significative. Da menzionare è poi l'esaltante rendering dei combattimenti tra i vari Dominatori, da cui emerge una sensibile ricerca della coreografia più credibile ed efficace per dare spessore marziale ed elegante alle differenti arti mostrate - sempre nel pieno rispetto della serie animata. La regia si rivela dinamica e attenta alla narrazione nell'azione (seppure non strabiliante), confezionando alcuni scontri dal forte impatto visivo e di genere, anche se forse mai realmente straordinari ed epici come quelli visti nel prodotto originale. Ci viene in mente proprio in chiusura una frase di Aang: "Il dominio è solo energia ed equilibrio. Quando senti l'energia intorno, trovi l'equilibrio. Quando trovi l'equilibrio, senti l'energia".
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Una citazione perfetta per descrivere al contempo ciò che è e ciò che manca ad Avatar - La Leggenda di Aang, un prodotto in grado di percepire e restituire l'energia dello show animato senza essere però capace di padroneggiarla con lo stesso equilibrio, vuoi per un chiaro timore reverenziale, vuoi perché "già vista", vuoi per una fanbase già delusa in passato. E il risultato, in contesto, va giudicato al netto di ben due termini di paragone differenti e delle reali intenzioni del prodotto, che a nostro avviso è soprattutto rivolto ai neofiti e ai curiosi, a chi ha sempre desiderato recuperare Avatar senza mai riuscirci (magari anche solo per disaffezione per l'animazione), e molto meno ai fan di lunga data, che in un modo o nell'altro ci saranno sempre, pro o contro che sia. E al netto di tutto questo, la serie potrebbe piacere persino più del dovuto. A chi vi scrive è piaciuta solo abbastanza.
In conclusione se di equilibrio tra gli elementi si deve parlare, in termini prettamente narrativi e seriali Avatar - La Leggenda di Aang si limita a riproporre in modo pedissequo quanto già visto nella serie, limando e riadattando alcune sequenze per esigenze di format. Teme il confronto e fa di tutto per evitarlo, attenendosi al materiale animato e confortata al contempo dal disastro cinematografico di Shyamalan, ma non fa nulla per mostrare qualcosa di nuovi, appetibili, diverso. Impossibile raggiungere lo status cult come l'opera originale e altrettanto impossibile imporsi sul cuore dei fan con la stessa identica forza. Per questo punta ai neofiti, alle nuove leve, e lo fa con uno spettacolo visivo convincente e con un trio di protagonisti più che efficace e di grande chimica.
👍🏻
- L'azione e i combattimenti, ben realizzati soprattutto a fronte dei vari domini.
- Gordon Cormier restituisce ogni singola lettura emotiva e fisica del Aang animato, padroneggiando il personaggio in live-action.
- Comparto tecnico più che valido.
👎🏻
- La fedeltà narrativa (che è un bene) che nasconde una paura atavica per il paragone (che è un male), mancando di grinta inventiva.
- Sempre parlando di poco equilibrio, a volte la narrazione risente della stessa mancanza di ritmo del prodotto animato, specie nel corpo centrale.
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Sciopero attori Hollywood: come sta andando?
Lo sciopero degli attori di Hollywood prosegue. Tutto era iniziato dagli sceneggiatori a maggio ai quali si sono uniti, il 13 luglio, anche gli attori. Lo sciopero è stato indetto dal sindacato degli attori americani Sag-Aftra in seguito alla rottura delle trattative con con l'AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers). Due i problemi sul tavolo: le royalty e l'Intelligenza artificiale. La mancanza di un accordo sta bloccando la produzione di diversi film e serie tv e sta facendo sentire i suoi effetti anche sulle manifestazioni dedicate. Sciopero degli attiro di Hollywood: royalty e intelligenza artificiale Uno dei motivi dello sciopero, dicevamo, riguarda le royalty corrisposte agli attori, nello specifico, i diritti residuali. Per comprendere le ragioni degli scioperanti bisogna illustrare il metodo attraverso il quale tali diritti vengono corrisposti. Ai tempi della tv via cavo, cioè prima dell'avvento delle piattaforme streaming, capitava molto spesso che film e serie tv venissero mandati in onda in replica. I diritti residuali sono le cifre corrisposte agli attori quando film o serie tv da loro interpretati vengono mandati in onda in replica. Un concetto totalmente sorpassato dalla logica on demand delle piattaforme in streaming dove le repliche non sono decise da chi fa i palinsesti ma dall'utente stesso (leggi abbonato). Così, gli attori chiedono che il meccanismo di corresponsione dei diritti residuali cambi e venga calcolato non più sul numero delle repliche ma sui dati di ascolto raccolti dalle piattaforme. Indovinate un po'? Le piattaforme streaming non vogliono condividere i dati. Il secondo motivo del contendere è l'intelligenza artificiale. Anche su questo punto è doveroso fare qualche precisazione. Attualmente, come sappiamo, l'intelligenza artificiale è in grado di ricreare immagini. Anche se al momento non sembra possibile, sul breve termine (la tecnologia sta avanzando a passi da gigante) potrebbe, come sostengono gli scioperanti, addirittura sostituire gli attori. Attori ricchi, attori poveri Quando pensiamo a un divo di Hollywood immaginiamo compensi astronomici. Per una fortunata (e alquanto ristretta) parte è così ma per la grande maggioranza degli attori la situazione è diversa. C'è chi ricorda che questi attori sono molto al di sotto dei cache stratosferici dei colleghi più blasonati e che con i diritti residuali riescono ad arrivare al guadagno annuale di 26.000 dollari per avere l'assicurazione sanitaria. L'agitazione ha, così, guadagnato il sostegno di tanti attori che oltre a unirsi alla causa hanno anche fatto ingenti donazioni. No serie, no festival Le agitazioni degli attori hanno bloccato la produzione di diversi film e serie tv. Tra questi il sequel di Beetlejuice, Deadpool 3, Venom 3, Mortal Kombat 2, Il Gladiatore 2. Sembra in bilico anche la realizzazione del terzo capitolo di Avatar. Produzioni bloccate anche per le serie tv House of Dragon, The Last of Us, The Mandalorian, Andor. L'effetto dello sciopero si fa sentire anche sui Festival di cinema. Il prossimo in calendario è il Festival di Venezia che ha già annunciato il ritiro di Challengers di Luca Guadagnino. La pellicola di Guadagnino doveva aprire la kermesse internazionale e la suo posto sarà proiettato Comandante di Edoardo De Angelis. Se non sarà trovato alcun accordo e le agitazioni continueranno non sono escluse altre defezioni qui e in altri festival. In copertina foto di David Mark da Pixabay Read the full article
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