#degno di ascolto
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nuttypoetryzombie · 2 years ago
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'dio' non esiste.
Non esistono prove, evidenze scientifiche, né di un ‘dio’ immanente, né trascendente, né antropomorfo, né teriomorfo; non esistono evidenze di una vita umana che non finisca con la morte, né prove dell’esistenza dell’anima e di un aldilà dopo la morte: ‘dio’ non esiste. Gli spiriti, le case e il mondo infestato da spiriti sono solo prodotti della fantasia umana. Nessuno arriva a conoscere…
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blacklotus-bloog · 4 months ago
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Scivoli...
...nei miei pensieri più tinti. In quell’angolo riservato solo a Te io ti accolgo e tu mi abiti. I dipinti del peccato si realizzano con la lingua, è un ritratto a tinte forti la complicità. Cosparsa di te ascolto tra i miei sussulti e i tremiti i tuoi respiri strozzati. Scivoli nella mia carne come lingua, la mia su di te. Invasa, immobile, arrendevole mentre il tuo piacere tocca l'anima e l'odore è fascinazione dei sensi. Il turpiloquio mi cattura nella rete dell'osceno fino a sentirne i suoi suoni, ad esserne cullata dalle sue profondità. Il Vizio è un tirocinio impossibile da compiersi senza un degno complice. Tu Padrone della mia mente e del mio corpo, Maestro dei miei sensi, io Custode della tua virilità, delle voglie più imperscrutabili. È l'ignoranza degli altri a sostenere il nostro "gioco", ne godiamo senza imbarazzo.
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BLACKLOTUS
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danzameccanica · 1 year ago
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Ammettiamolo, The Principle of Evil Made Flesh non è il mio album preferito dei Cradle of Filth e forse è anche quello che fino al Duemila è nel gradino più basso del podio. Anche se dietro questo album si sono nascosti tutti i detrattori dei Cradle, me compreso, e lo hanno alzato come l’unico vessillo degno di nota della band di Suffolk in realtà è un album davvero interessante ma acerbo. I Cradle of Filth (assieme ai Dimmu Borgir) sono stati coloro che hanno utilizzato per primi la tastiera come uno strumento a tutti gli effetti nel black metal. E con questo intendo utilizzarla come se fosse una voce o una chitarra e non relegarla solo al compito di amalgamare gli altri strumenti. Anche; ma non solo. Prima ancora di essere stati messi sotto contratto i Cradle of Filth hanno regalato all'Inghilterra un incredibile tour con gli Emperor a luglio del 1993, prima ancora che Faust fosse imprigionato. "Darkness Our Bride" ci proietta in un mondo che nel 1994 era davvero inedito, fatto di atmosfere gotiche, di ispirazioni letterarie ottocentesche, di testi in rima e in inglese antico.
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Le urla lancinanti di Dani (spingendo agli estremi Burzum) e il drumming iper-ossessivo di Nicholas sono forse le cosa che si notano di più al primo ascolto. Ma poi, il songwriting in generale, con tanti riff e diverse strutture prese dall’heavy metal, dalla NOBHM ma passata al tritacarne. L’omonima traccia è famosa per le sue cavalcate, per questo nuovo modo di fare black metal che in realtà ha tutta la velocità e l’adrenalina del death, del thrash e, di nuovo, dell’heavy. Le chitarre che fischiano in "The Forest Whispers my Name", i riff più gravi di matrice death metal si fondono coi power chords e con altri in tipico stile Darkthrone o Immortal (al minuto 4:00 ditemi se non sembrano i fratelli bastardi degli Iron Maiden !!!). Ma l’estrema varietà dell’andamento dei brani, i diversi registri della voce di Dani, le voci femminili e i continui inserti di piano e synth creano per la prima volta qualcosa di teatrale, complesso, estremamente dinamico. In tutto The Principle of Evil Made Flesh non c’è la tipica monumentalità o malinconia del black metla norvegese, ma piuttosto i vicini movimenti svedesi. Se non fosse per le accordature gravi del death metal, i Cradle si posizionerebbero davvero molto più vicino agli Edge of Sanity, agli Entombed o agli At the Gates piuttosto che ai vicini-di-stile Mayhem o Enslaved o addirittura gli Emperor, con cui hanno condiviso palchi e influenze. Ma Celtic Frost, Slayer, Venom e Possessed sono le band più riconoscibili spulciando i riff dei brani di questo album. Magistrale davvero unico il creare interludi di tastiera ("Iscariot", "One Final Graven Kiss"...) per calare l’ascoltatore ancora più all’interno del loro unico mondo fatto di horror, erotismo e sacrilegio. Alcuni fra questi frammenti da colonna sonora verrano inclusi in successive composizioni; ad esempio "A Dream of Wolves in the Snow" diventerà l’intro di "Queen of Winter Throned". "The Black Goddess Rises" (uno dei primi brani mai composti dalla band, fin dai demo) ha davvero diversi retaggi death ma ormai, in versione definitiva, diventa più mortifera e atmosferica. "Summer Dying Fast", uno dei brani più amati dei Cradle della prima ora (tanto che verrà ri-registrato una decina di anni più tardi) ha un andamento heavy dove chitarre e organo si spalleggiano duellando fra loro fino ad arrivare nel momento clou ed epico che è quello dell’assolo. Questo è forse l’unico momento malinconico e ipoteticamente contrassegnato da un epilogo, dove cala il sipario su questo debutto cruciale. Fra synth e violini scorrono i titoli di coda
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susieporta · 2 years ago
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Frammento di una lettera che non verrà spedita: «Sento quello che lei mi dice e sento ancor più il modo in cui lo dice. Lei chiede una cosa che le manca, e poichè le manca ne parla come se le fosse dovuta. Mi fa pensare alla frase udita l'altro giorno per strada: "Vuole essere amata, che imbecillità!" È dura questa parola, ma la verità certe volte ha denti da lupo. L'imbecillità in questione sta nel credere che il nostro volere dia adito a un diritto su ciò di cui abbiamo bisogno, e vi metta una specie di firma. L'imbecillità non sta nel domandare, ma nel cambiare la richiesta in lamento che si tramuta in pretesa. Lo so bene, lei non parla di questo, ma è su questo tono che lei parla e la verità è nel respiro prima d'essere nelle parole. Ascolto le sue ragioni e sento soltanto il suo risentimento. Ma non ho mai trovato un'oncia di verità nell'amarezza. Non vi ho mai sentito che la miseria di un amor proprio deluso.
Riconosco lo splendore del vero soltanto nella gioia e in quella coscienza di noi stessi che l'accompagna sempre, la coscienza radiosa di non essere nulla - e allora come avere pretese su qualsiasi cosa, perché intestardirsi in una richiesta che non sa bene quel che vuole e non fa che volerlo? L'amore viene solo per grazia e senza tenere conto alcuno di ciò che siamo. D'altronde, se non fosse così, non verrebbe mai. Stia certa: se scrivo di queste cose, sono lontano dall'esserne degno.
Non smetto tuttavia di contemplarle come sulla strada piena d'ombra guardiamo all'orizzonte le montagne dove nemmeno
oggi riusciremo ad arrivare».
Christian Bobin, da ‘Il distacco dal mondo’
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impossiblefanwombat · 2 years ago
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'dio' non esiste.
Non esistono prove, evidenze scientifiche, né di un 'dio' immanente, né trascendente, né antropomorfo, né teriomorfo; non esistono evidenze di una vita umana che non finisca con la morte, né prove dell'esistenza dell'anima e di un aldilà dopo la morte: 'dio' non esiste.
Gli spiriti, le case e il mondo infestato da spiriti sono solo prodotti della fantasia umana.
Nessuno arriva a conoscere 'dio': non esiste. Tutto ciò che si dice su 'dio', di cui ci sono diverse versioni contrastanti, è solo frutto dell'immaginazione umana.
Quando una questione è vera, esiste un'unica versione a descriverla, in base a prove inconfutabili.
Se 'dio' esistesse, sarebbe ovviamente percepibile attraverso la Ragione o la Scienza, pertanto non ci sarebbe alcuna necessità di 'fede' e nemmeno di indottrinamento religioso, il cui scopo è farci credere a qualcosa su cui alcuno ha mai fornito prove, evidenza alcuna.
Se devo credere a qualcosa ('fede'), vuol dire che quella questione, oggettivamente, non è vera; anche se ripetuti continuamente, una superstizione, un 'atto di fede' (dogma), restano sempre una menzogna.
Un dogma è un assunto su cui non esistono prove; il fatto che qualcuno ti imponga di credere a qualcosa, di darlo per vero, senza portare prove, deve risvegliare l'Intelligenza che chiede il perché delle cose.
L'ubbidienza non è segno di Intelligenza, ma di assenza totale anche di umanità.
La religione è mera superstizione, cioè Ignoranza; all'Ignoranza, alla religione, non vanno offerti alcun tipo di peso sociale o politico, o parvenza di autorevolezza, ma vanno arginate e combattute in quanto disvalori, poiché rendono le persone asociali e moleste.
In tutte le 'culture' (religiose o meno), dove sia promosso il dolore, il martirio, non è possibile far crescere soggetti mentalmente equilibrati, capaci di ricercare il Piacere proprio o altrui, in ogni contesto: dalla vita lavorativa a quella sessuale.
Un uomo che conduca vita privilegiata da sacerdote (sciamano), non lavorando, ma speculando sull'altrui ignoranza e povertà di mezzi, non è soggetto autorevole, degno di ascolto, poiché oggettivo truffatore: da tale persona disonesta non esiste alcuna verità o buon esempio rivendicabili, da cui attingere ispirazione.
La nostra vita non è un'opera magica che sfugge alla Ragione; tanto più sarà ricca di Cultura, meno sarà possibile credere a corbellerie religiose.
Il 'sentimento religioso' non esiste: devi imporre, fin dall'infanzia, a qualcuno di 'credere' (di avere 'fede' in entità inesistenti), altrimenti non accadrebbe. Chi cresce nella Razionalità, immerso nella Cultura, non da credito alle sciocchezze religiose.
Coloro che sostengono di 'sentire dio' o sono in malafede (speculano economicamente sull'altrui Ignoranza) o hanno subito una forte suggestione che ha sospeso la Razionalità, non permettendo di distinguere la Realtà dalla mera fantasia.
Parlare (pregare), invocare divinità o semidivinità ha la stessa valenza di parlare, invocare Pippo, Pluto e Paperino: sono questioni che appartengono alla fantasia umana che immagina cose, fatti, che non esistono nella realtà della vita, né passata, né presente, né futura.
Non si può impostare l'esistenza su ciò che non esiste, creando e convincendosi di aspettative deludenti; non si può imporre di tenere ancorati gli individui a moralità che, al posto di conciliarsi con le propensioni personali, costruiscono muri di incomprensione e di odio.
Sono gli uomini ad aver inventato 'dio', in ogni epoca, e di conseguenza tutte quelle norme repressive che impediscono alle persone comuni di essere Felici, poiché solo chi è povero, disperato, maltrattato, cerca consolazione in divinità inesistenti, pagando sciamani d'ogni sorta.
Davanti a qualsiasi cosa su cui ci si ponga una domanda, quando la formulazione della risposta non è accompagnata da prove, la risposta non è valida. Corretto è, pertanto, essere atei, perché non esistono prove ed evidenze di 'spiriti' creatori e/o gestori dell'universo.
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parole-buttate · 4 months ago
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Solo un altro sorso, forse mi renderà in grado di formulare un pensiero degno di essere scritto. Un altro sorso e potrebbe avere tutto un senso. Non posso aver scritto seriamente tutto ciò che penso in questi anni, non posso aver finito di scrivere. Un altro sorso. Se scrivessi tutto ciò che mi passa per la testa potrei riempire interi scaffali di pagine contorte. Un altro sorso. Il mio narratore interno prevede tutte le conversazioni che potrebbero avvenire nel prossimo futuro. Un altro sorso. Il mio narratore interno sta già pensando a come comunicare questo profondo senso disagio alla mia prossima seduta con S, che, tra parentesi, molto probabilmente avverrà dopo aver letto, o aver fatto leggere, questo mio scritto. Ciao S, sto giò pensando a ciò che dirò, tra un silenzio e l'altro, nel quale sceglierò quale tra le mille opzioni di dialogo che ho predetto sarà la più adeguata per affrontare il tutto. Un altro sorso. Sto ascoltando una canzone dei Baustelle, le cuffiette fanno rimbombare nei miei canali uditivi una singola frase: credimi morire non è niente se l'angoscia se ne va. Acidità di stomaco. Un altro sorso. Mi gira la testa. Un altro sorso. Vorrei essere all'altezza dei poeti che tanto mi fanno sentire compresa. Scrivo e cancello, fisso lo schermo e ascolto. Sospiro e parte nella mia playlist una di quelle canzoni che mi fa venire voglia di fare cose che non si possono ammettere, nemmeno dopo un sorso di troppo. Funziona così la mia mente, un attimo prima penso al suicidio, due sorsi dopo a come sarebbe ritrovarsi a sfiorare la pelle di una donna che ti desidera. Ed ora, giustamente, comincio a rimuginare sul fatto che questo mio testo non è più sufficientemente etico da poterlo far leggere ad anima viva, ma l'autocensura non mi può fermare. Un altro sorso. Mi manca il sapore delle donne. Vogliamo parlare poi delle donne più grandi? Mi accendono come una miccia, potrebbero trattarmi come un pezzo di carne e lo considererei un privilegio, un dono divino. Un altro sorso. Sto ufficialmente perdendo il filo. Devo tornare a trovare un senso. Penso che il percorso diagnostico mi stia fottendo il cervello, non ne comprendo il motivo. Forse il fatto di non poter avere certezze, o il timore di fare scoperte che non sono pronta ad affrontare mi porta a sentire tutta quest'ansia. Voglio essere normale. Vado a finire la bottiglia. (Questo vino fa schifo e sto cominciando a domandarmi perchè mai io debba essere così autosabotante da aver deciso in anticipo di aver voglia di leggere tutto ciò in seduta, ciao S, mi dispiace, è sicuramente imbarazzante.)
(Cazzo però, ho davvero talento nel creare playlist, almeno una cosa mi riesce bene).
In realtà, piccola digressione data dalla rilettura del testo. Penso seriamente che la mia passione per le donne più grandi sia parte integrante del mio essere, essendosi sviluppata molto presto. Ricordo a 12 anni il mio desiderio di venir accudita ed apprezzata dalla mia insegnante di clarinetto, a 13 anni ci fu la prof di Italiano, a 14 quella di Chimica e da lì in avanti una lunga schiera di incredibili donne che ho idealizzato come divinità scese in terra. Fine della digressione. Un altro sorso. Ma quanto sono belle la musica classica e l'opera?
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unamediversa · 6 months ago
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Non crediamo in noi stessi finché qualcuno non ci rivela che nel profondo di noi c'è qualcosa di prezioso, degno di ascolto, degno della nostra fiducia, sacro al nostro tocco.
“We do not believe in ourselves until someone reveals that deep inside us something is valuable, worth listening to, worthy of our trust, sacred to our touch.”
— E.E. Cummings
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loveantoniolove-blog · 1 year ago
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➡️🌼🙏Lunedì 18 Settembre 2023​
S. Giuseppe da Copertino; S. Eustorgio; S. Arianna
24.a del Tempo Ordinario
1Tm 2,1-8; Sal 27; Lc 7,1-10
Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica
👉🕍📖❤️VANGELO
Neanche in Israele ho trovato una fede così grande.
+ Dal Vangelo secondo Luca 7,1-10
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Parola del Signore. ❤️🙏
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beppebort · 2 years ago
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La porta delle pecore
29 Aprile 2023 Giovani&Dehoniani
Mi sembra di capirli, quei poveri ascoltatori di Gesù che, di fronte all’immagine del pastore che giuda le sue pecore, e le chiama per nome, non capiscono. Forse Gesù si sta sbagliando. Forse non si rende conto che l’immagine che sta utilizzando è più un auspicio per il futuro che una reale constatazione. Chi entra dalla porta viene riconosciuto dalle pecore che lo seguono, mentre chi entra da un’altra parte è un ladro e un brigante, un estraneo da cui fuggire perché non se ne conosce la voce. Ma è davvero così? La prima delle immagini introdotta dal vangelo della IV domenica di Pasqua, anno A; (Gv 10,1-10), sembra essere contraddetta dalla realtà: in Sudan, ad esempio, la strage continua proprio perché è pieno di gente che si fa ingannare dal più forte, dal generale di turno che sembra spacciare sicurezza mentre, invece, semina solo morte. Le voci che sembrano prevalere sono quelle della guerra che genera distruzione e divisione, ma, con amarezza, possiamo constatare come siano seguite da tanti. Certo molte pecore fuggono disperate, ma in questo scenario tragico non sembra esserci spazio per il pastore, anzi cresce la convinzione che i briganti abbiano la meglio. L’esodo biblico a cui stiamo assistendo inermi e anche colpevolmente disinteressati, richiama le tante situazioni dove, con tristezza, dobbiamo ammettere che, se anche il pastore si manifesta, i più decidono di seguire altre voci, generando solo la tragedia di un popolo allo sbando che cerca disperatamente rifugio.
Facciamo fatica ad accettare la metafora di Gesù perché non la sappiamo leggere dall’interno e crediamo che riguardi la descrizione di una realtà che non esiste e quindi ci risulta impossibile. Come ai discepoli che non capiscono, però, anche a noi viene offerta non un spiegazione teorica, ma una seconda immagine ancora più forte e che ci spinge a cambiare prospettiva.
Gesù si presenta non più come uno da seguire, ma come una porta da attraversare: se vogliamo entrare in noi stessi per riuscire ad essere rigenerati al mondo e aprirci alla vita, abbiamo bisogno di attraversare una porta che non può essere elusa: qui non si tratta più di mettersi alla sequela di un maestro con il rischio di lasciarsi abbindolare da qualche brigante o malfattore, eventualità che peraltro Gesù stesso ci aveva già presentato parlando anche del pastore; ora è necessario comprendere che chi si vuole misurare seriamente con il Vangelo deve passare attraverso la relazione con lui: non ci sono altre possibilità. Essere pecore è la condizione per vivere da discepoli e le pecore sono quelle che entrano ed escono dalla porta, quelle che riconoscono dove trovare riparo in inverno, quando la vita si accanisce, ma che sanno anche uscire in estate per andare a trovare il pascolo di cui hanno bisogno.
Vivere da pecore, allora, vuol dire riconoscere che solo chi passa attraverso la porta è degno di fiducia, tutti gli altri sono malfattori intenzionati soltanto a curare i propri interessi e a generare un qualche profitto per sé e per il proprio gruppo di appartenenza. Gesù allora ci sta semplicemente dicendo che siamo pecore soltanto quando seguiamo lui, quando riconosciamo la sua voce.
Nei disordini del mondo, ma anche nei piccoli disordini quotidiani delle nostre esistenze, si generano confusione e disperazione proprio perché sappiamo che stanno prevalendo altre voci, ma che non sono quella giusta, l’unica del pastore.
Il Vangelo ci invita ad essere abbastanza scafati da riconoscere che nel mondo possono esserci tanti briganti e malfattori, ma che affinando la nostra capacità di ascolto ci è data la possibilità di non perderci dietro a voci inutili. Il pastore continua a parlare, continua ad invitarci a seguirlo per diventare sue pecore. L’alternativa non è quella di diventare pecore di qualcun altro, ma quella di diventare anche noi ladri che contribuiscono a generare frutti di dispersione.
Rimanere pecore anche quando non si sente più la voce del pastore, anche quando prevale il rumore della guerra, è l’unico modo per creare le condizioni vere di riconoscere la porta attraverso cui passare per ottenere rifugio.
Insieme ai tanti disperati della terra, abbandonati a se stessi, anche noi, quando la disperazione ci attanaglia e ci sentiamo soli, non perdiamo mai la nostra identità di pecore a patto che non cediamo alla tentazione di dare credito alle voci che ci invitano a uscire dalla finestra, o peggio ancora a buttarci a capofitto dal balcone della nostra vita.
Il Vangelo, anche questa domenica, ci sorprende: da una situazione iniziale in cui sembra dipingere qualcosa che non c’è e che appare più una previsione del tutto da verificare, in realtà dimostra di parlare della realtà dentro alla quale anche noi siamo immersi, quella realtà che siamo invitati a rileggere alla luce della sua presenza. «Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).
(PAN DI VIA)
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shadowydreamermagazine · 2 years ago
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'dio' non esiste.
Non esistono prove, evidenze scientifiche, né di un 'dio' immanente, né trascendente, né antropomorfo, né teriomorfo; non esistono evidenze di una vita umana che non finisca con la morte, né prove dell'esistenza dell'anima e di un aldilà dopo la morte: 'dio' non esiste.
Gli spiriti, le case e il mondo infestato da spiriti sono solo prodotti della fantasia umana.
La verità appartiene solo a ciò che si può provare; quando non esistono prove a ciò che si sta dicendo (dogma), siamo nel campo della religione, cioè della superstizione, della moralità, dell'ignoranza.
Nessuno arriva a conoscere 'dio': non esiste. Tutto ciò che si dice su 'dio', di cui ci sono diverse versioni contrastanti, è solo frutto dell'immaginazione umana. Quando una questione è vera, esiste un'unica versione a descriverla, in base a prove inconfutabili.
Costruire, ridicolmente, migliaia di 'case di dio' a ogni angolo, ci offre non solo l'idea che la religione si basi sul nulla nelle sue stantie predicazioni, ma anche che il credente NON è assolutamente in grado di riflettere sugli sproloqui fatti (da diversi sciamani, di diverse religioni/superstizioni), su un 'dio' ONNIPRESENTE, UBIQUO.
Se 'dio' esistesse, sarebbe ovviamente percepibile attraverso la Ragione o la Scienza, pertanto non ci sarebbe alcuna necessità di 'fede' e nemmeno di indottrinamento religioso, il cui scopo è farci credere a qualcosa su cui alcuno ha mai fornito prove, evidenza alcuna.
Se devo credere a qualcosa ('fede'), vuol dire che quella questione, oggettivamente, non è vera; anche se ripetuti continuamente, una superstizione, un 'atto di fede' (dogma), restano sempre una menzogna.
Un dogma è un assunto su cui non esistono prove; il fatto che qualcuno ti imponga di credere a qualcosa, di darlo per vero, senza portare prove, deve risvegliare l'Intelligenza che chiede il perché delle cose. L'ubbidienza non è segno di Intelligenza, ma di assenza totale anche di umanità.
La religione è mera superstizione, cioè Ignoranza; all'Ignoranza, alla religione, non vanno offerti alcun tipo di peso sociale o politico, o parvenza di autorevolezza, ma vanno arginate e combattute in quanto disvalori, poiché rendono le persone asociali e moleste.
In tutte le 'culture' (religiose o meno), dove sia promosso il dolore, il martirio, non è possibile far crescere soggetti mentalmente equilibrati, capaci di ricercare il Piacere proprio o altrui, in ogni contesto: dalla vita lavorativa a quella sessuale.
Non abbiamo bisogno di moralità che tengano unito un gruppo per guerreggiare, incrementare il numero figliando, condannando l'omosessualità; oggi sappiamo che la Pace è un Bene; che collaborare è meglio che opprimere, quanto lo sapevano già ad Atene e Roma millenni fa.
Un uomo che conduca vita privilegiata da sacerdote (sciamano), non lavorando, ma speculando sull'altrui ignoranza e povertà di mezzi, non è soggetto autorevole, degno di ascolto, poiché oggettivo truffatore: da tale persona disonesta non esiste alcuna verità o buon esempio rivendicabili, da cui attingere ispirazione.
La nostra vita non è un'opera magica che sfugge alla Ragione; tanto più sarà ricca di Cultura, meno sarà possibile credere a corbellerie religiose.
Il 'sentimento religioso' non esiste: devi imporre, fin dall'infanzia, a qualcuno di 'credere' (di avere 'fede' in entità inesistenti), altrimenti non accadrebbe. Chi cresce nella Razionalità, immerso nella Cultura, non da credito alle sciocchezze religiose.
Coloro che sostengono di 'sentire dio' o sono in malafede (speculano economicamente sull'altrui Ignoranza) o hanno subito una forte suggestione che ha sospeso la Razionalità, non permettendo di distinguere la Realtà dalla mera fantasia.
Parlare (pregare), invocare divinità o semi-divinità ha la stessa valenza di parlare, invocare Pippo, Pluto e Paperino: sono questioni che appartengono alla fantasia umana che immagina cose, fatti, che non esistono nella realtà della vita, né passata, né presente, né futura.
Non si può impostare l'esistenza su ciò che non esiste, creando e convincendosi di aspettative deludenti; non si può imporre di tenere ancorati gli individui a moralità che, al posto di conciliarsi con le propensioni personali, costruiscono muri di incomprensione e di odio.
Sono gli uomini ad aver inventato 'dio', in ogni epoca, e di conseguenza tutte quelle norme repressive che impediscono alle persone comuni di essere Felici, poiché solo chi è povero, disperato, maltrattato, cerca consolazione in divinità inesistenti, pagando sciamani d'ogni sorta.
Davanti a qualsiasi cosa su cui ci si ponga una domanda, quando la formulazione della risposta non è accompagnata da prove, la risposta non è valida. Corretto è, pertanto, essere atei, perché non esistono prove ed evidenze di 'spiriti' creatori e/o gestori dell'universo.
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tempi-dispari · 2 years ago
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Whisperz, un magnifico ritorno
Deciso e notevole balzo in avanti per i romani Whisperz del singer Flavio Falsone. Sono trascorsi 10 anni dal precedente lavoro e si sente. Per fortuna. Segno che la band non è rimasta ferma. Tutt’altro. Ha lavorato molto. Il primo particolare del nuovo lavoro che salta all’orecchio è la produzione. Potentissima. Suoni pieni, pastosi quanto basta a formare un wall of sound deciso, massiccio, impenetrabile. Il secondo elemento è il progresso tecnico. Da parte di tutti i componenti. La nuova formazione si pone in modo diverso rispetto alla precedente, e si sente. Tempi dispari, contro tempi, stop and go, a solo di basso, ritmiche non convenzionali. Tutto, a favore della narrazione dei testi. L’insieme a formare un disco di indiscusso interesse. Non che ci sia stato un mutamento stilistico, sia chiaro.
La band con questo Vol II, porta maturazione uno stile che è si ascrivibile al metal, ma non nei suoi tratti canonici. Diversi sono i riferimenti prog inseriti in un contesto degno del miglior thrash. Non ci sono richiami stilistici diretti. Le influenze sono numerose e quindi nulle. Queensryche, Dream Theatre, così come Judas Priest o Control Denied. Oppure Testament e Conception. Insomma quanto di buon possa esserci nele panorama ptog metal di oggi.
Non manca un certo gusto retro, riscontrabile in alcuni a solo. Ma non è una pecca. Anzi. Impreziosisce l’insieme addizionando un elemento in più. Andando più nello specifico. È la sezione ritmica che spicca nel nuovo lavoro dei romani. Implacabile, chirurgica, inarrestabile. Un rullo compressore che spiana la strada al lavoro delle chitarre. I brani sorprendono di ascolto in ascolto. Non posseggono un andamento lineare, si ascolti Underdog’s revenge, e sono zeppi di sfumature e cambi.
Questi ultimi, repentini morbidamente accompagnati. Una cosa è certa, sono sorprendenti. Dimostrano una padronanza assoluta del mezzo comunicativo. Soprattutto delle possibilità che quest’ultimo fornisce, sfruttate fino all’ultima. Notevole, per tutta la durata del disco, il lavoro del basso. Non si limita ad andare in coppia con la batteria. Spesse volte si allontana dalla linea tracciata per avventurarsi in frangenti quasi solisti. Pregevolissimi. Il disco nel suo insieme non ha un calo.
È un incalzantissima cavalcata metal. Una carica, non certo un cadenzato trotto. Un assalto all’animo dell’ascoltatore. Quelle che escono dalle casse sono emozioni. Soprattutto è voglia di riscatto, da un certo punto di vista. Non si tratta di un ‘voler dimostrare’. È proprio un’esplosione. E come tale travolge, stordisce, sorprende. Gli Whisperz sono consci dei propri mezzi e li mettono tutti in campo per poter parlare. La voce è stata volutamente lasciata per ultima. Certo non per importanza.
È uno degli elementi che traccia una continuità tra i due lavori della band. Flavio Falsone in questo disco dimostra di aver trovato un proprio spazio, un proprio contesto, un proprio stile. Riconoscibile e riconducibile solo a lui. Missione non facile in un mondo così sovraffollato. Eppure il nostro riesce a tenere l’ascoltatore, già trascinato dagli strumenti, ancora più incollato. Anch’egli, più consapevole delle proprie capacità, le sfrutta al meglio dando alle composizioni una spinta ulteriore.
Una potenza che va oltre ciò che già si sente. Senza per questo cadere in cantato growl o scream. Poco ci avrebbero azzeccato con il genere proposto. Un track by track non è adatto ad esprimere la valenza del disco, la sua potenza. Un lavoro che va ascoltato prima nel suo insieme, per poi essere ‘dissezionato’ in ogni singola traccia.
Ad ogni passaggio si scopriranno dettagli differenti che andranno ad arricchire il quadro generale. Un dipinto ricco di sfumature dove la voce funge da guida nel disvelarne alcuni significati. Apprezzabilissimi i passaggi del cantante da frangenti più arrabbiati ad attimi intrisi di pura melodia. Sempre con una sezione ritmica indomita.
Concludendo. Un ritorno davvero notevole e gradito quello dei Whisperz. Un ottimo lavoro. Potente, coinvolgente, magistralmente prodotto e suonato. Un preludio ad esibizioni live di scuro impatto. Non ci sono sbavature in questo disco. Come non ci sono attimi di calma. Solo rallentamenti. Il che non è facile da sostenere. Un disco consigliato ai più. Non un’opera per tutti, tuttavia. Si devono possedere orecchie ben allenate sia ai suoni sia alle atmosfere se si vuole riuscire a cogliere l’essenza del lavoro e a goderne fino all’ultima nota. Bravi.
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fallimentiquotidiani · 3 years ago
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Ahaha ma perché secondo voi ascolta solo roba di nicchia? Ahaha se no era snob dai
Ascolto cosa mi va di ascoltare.
Certi gruppi inizialmente li ascoltavamo in quattro gatti, poi alcuni hanno fatto successo e ora li ascolta anche la Signora Pina del quinto piano.
Il punto è: è degno di essere ascoltato? Se la risposta è sì, fanculo la nicchia o la popolarità.
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klimt7 · 2 years ago
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L'inaspettato insperato
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Sempre mi meraviglio di come esistano persone che coltivano propri valori, attitudini, convinzioni.
Ognuno dentro la propria vita, dentro i propri dolori personali, la propria storia talvolta piena di sofferenza e perfino di lutti, emotivi o reali che siano.
Ognuno attraversando tutto questo, matura una propria sensibilità, un proprio codice di comportamento e di vita e una propria cosmogonia.
Poi accade l'imprevisto, l'insondabile.
Ci si trova. Ci si incontra. Ci si confronta.
Si cominciano ad offrire all'altro, i propri modi di vedere, i pensieri a lungo coltivati, la propria scala di valori.
E allora può accadere lo stupore, la meraviglia.
Nasce una nuova sorgente. Una fonte di energia che prima non c'era.
Cos'è? Cos'è che nasce, in questo scambio\confronto?
Succede che con garbo, con timore all'inizio, con delicatezza infinita ci si dona. Si offre all'altro, ciò che si è maturato in silenzio, in lunghi anni di isolamento, di solitudine emotiva, a volte attraverso periodi di "macerazione interiore", un qualcosa del tutto particolare.
Una sostanza che non è materia ma appartiene più all'anima di ognuno. È il distillato della propria crescita ed esperienza.
Il frutto luminescente a volte, oppure opaco in altre occasioni, della propria infanzia. Del proprio essere cresciuti attorno ad una ferita mai più del tutto rimarginata.
Questo si offre all'altro. Questo si riceve e si scambia. Si mette in moto allora un dialogo, uno scambio, una interazione che chiamiamo "confronto".
All'interno di questa operazione che ha molto di magico e prezioso, si possono scoprire allora concordanze, sintonie, empatie, un comune approccio mentale. Un metodo condiviso di porgersi all'altro.
E lì, esattamente lì, nasce la meraviglia. Una energia positiva. Una forza potente.
Si può chiamare ascolto, possiamo chiamarla "attenzione" ... io la chiamo "cura".
Dedizione all'altro, perchè avvertiamo che l'altro è degno di noi, è come se fosse sempre stato parte di noi, anche in anni lontani e bui. L'Altro sei Tu. Perchè è avvenuta una fusione e un autentico "riconoscimento".
Sei riuscito a vedere quel che sei tu, quel che ti è capitato, nella carne viva e nella sofferenza, attraversata dall'altro.
Nasce allora una euforia. Una gratitudine infinita verso l'Universo che ti concede tutto questo. Che ti arriva a permettere di continuare a crescere in consapevolezza, attraverso il dialogo-confronto con l'Altro.
C'è gioia. C'è gratitudine.
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C'è la certezza che la Comunicazione serva e funzioni, proprio per fare un passo nuovo, deciso verso la tua maturazione come persona.
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susieporta · 3 years ago
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"Il tutto è pieno: compatto, satollo. È un imperativo: bisogna. Se non ce la fai, allora è colpa tua. Vuol dire che non ne sei all’altezza. Se hai una brillante carriera, ma non dei figli, sei mancante. Se hai una relazione appagante, ma ti arrabatti con lavoretti saltuari, sei mancato. Se hai un’occupazione stabile, una famiglia, però sei stanco morto e in crisi, non eri degno dell’obiettivo. Che è sempre tutto. Una parte è sinonimo di medaglia di legno.
Vorrei avere un piccone per smantellarlo, questo tutto. Perché è una menzogna che ha fatto sentire me e molte persone che amo inadeguate. Quando ho attraversato periodi d’intensa fragilità, scorrere sui social le prove fotografiche del tutto mi affossava. Quando ero appena uscita a pezzi da una perdita, i favolosi racconti mediatici del tutto mi ributtavano a terra. C’era questo clamoroso fraintendimento nell’aria: se ottenevi tutto eri nel giusto, e se ti attestavi in un parziale che magari ti era costato una fatica immane, nello sbagliato.
Per fortuna ho potuto contare sui romanzi, sulle poesie, che raccontano invariabilmente questo: lo scacco tra noi e la vita. Ho imparato a chiedere aiuto. È stato così, parlando con i libri e con gli altri, che ho compreso che i vuoti non vanno nascosti o illusoriamente riempiti, bensì mantenuti. Ascoltati, attraversati. Perché sono loro: le nostre rinunce, sconfitte, fragilità, a nutrire i pieni. E i pieni sono possibili proprio grazie ai vuoti.
(...)
Senza non ci muoviamo, non amiamo, non siamo vivi. Sono arrivata alla conclusione – sempre precaria e parziale – che il nostro essere mancanti è precisamente il nostro dono."
Su 7Corriere di questa settimana prendo a picconate il Tutto ed elogio i Vuoti.
Silvia Avallone
https://www.corriere.it/sette/comportamenti/22_luglio_29/ansia-avere-tutto-menzogna-nostre-vite-vero-dono-vuoto-ec447adc-0b5f-11ed-9f77-5a61f2af535a.shtml
#tutto #averetutto #menzogna #vuoto #fragilità #lettura #ascolto #elogio #4per7 #7corriere Corriere della Sera
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lunamarish · 3 years ago
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L'unico requisito a mio avviso intrinseco alla stesura di un romanzo è, come ho già detto, la sincerità. Questa libertà è un privilegio splendido, e la prima lezione per il giovane romanziere è imparare a esserne degno. 'Apprezzala come merita', gli direi; 'prendine possesso, esplorala fino al limite ultimo, divulgala, gioiscine. La vita intera ti appartiene, e non prestare ascolto a chi vorrebbe stringerti nei suoi angoli dicendoti che soltanto qua o là dimora l'arte, o a chi vorrebbe persuaderti che questo messaggero divino si libra al di fuori della vita, respirando un'aria rarefatta e torcendo il capo dalla verità delle cose. Non v'è impressione di vita, né modo di vederla e sentirla, cui il disegno del romanziere non sappia offrire uno spazio. 
Henry James, L’arte del romanzo, 1884
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abr · 4 years ago
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Negazionista sarà lei
Nessuno degno di ascolto sostiene che il VIRUS CINESE non esista, né che non sia molto contagioso o che non possa essere letale. Chi sostenga che esista un movimento di opinione che affermi il contrario, mente sapendo di mentire per carenza di argomenti. 
Piuttosto, i boccaloni terrorizzati ben-pensanti social statal socc’mel Gassman NEGAZIONANO con protervia le seguenti evidenze: 
a) che il virus cinese risulti letale in percentuali molto basse e per precise categorie - over 75 e portatori di patologie pregresse plurime. IL CHE RENDE IL COVID SIMILE NEGLI EFFETTI NON ALLA PESTE NERA O ALL’EBOLA MA ALL’ONDATA DI CALDO DELL’ESTATE 2003;
b) che nonostante la suddetta precisione del target a rischio renda questa pandemia particolarmente GESTIBILE,  i governi si stanno rivelando ancora del tutto impreparati dopo quasi un anno, chissà mai perché (vedi la prossima);
c) che i governi sulla pandemia ci stiano marciando alla grande con le loro agende iper stataliste centrate sul controllo, non certo sulla cura (han fermato l’uso dei medicinali più promettenti) o prevenzione - altrimenti parlerebbero di stili di vita e alimentazione SANI, non di chiudersi in casa aspettando di venire vaccinati;
d) che alcuni governi  han fatto volutamente tutto questo sfoggio di incapace approssimazione, letale più per le economie che per i malati; altri l’han fatto (anche) per ignavia ignoranza incapacità e provincialismo. 
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