#da quando ti ho incontrato
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“Non so se oggi sarei la donna che sono, non fosse stato per te, anche se magari tu pensi di non aver fatto niente. Del resto, spesso le persone non fanno niente per cambiarci, è sufficiente che ci siano. lo ho reagito a te. Tu mi hai influenzata. Mi hai aiutata. Sei stato l'amico più strano, l'orecchio più gentile. Durante una di quelle lunghe notti fredde e buie al tavolo in giardino, una volta mi hai detto una cosa che ti imbarazzava dire, e probabilmente eri troppo ubriaco per ricordare di averla detta: che quando ti sentivi chiuso fuori, al freddo e al gelo, io ogni volta ti facevo entrare. Allora ti avevo risposto di getto, senza coglierne appieno il significato, che eri stato tu a darmi le chiavi. Credo tu abbia fatto lo stesso per me.”
Cecilia Ahern, Da quando ti ho incontrato
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@esthergravityfalls made me think of this, so have the Loumand fight adapted into Italian by me
L: "Cosa? Cosa?"
A: "È giorno!"
L: "E allora? Me la passavo-"
A: "Con un ragazzo. Te la spassavi con un ragazzo. Ero a casa a girarmi i pollici sul divano."
L: "Ti ho chiesto di unirti a noi."
A: "La notte è passata, la stanza è un casino e ora sono qui, a pulire con straccio e stupidità."
L: "La stanza si è sporcata, e allora? La pulisco."
A: "No, la pulisco io. Tu fai i casini e io li pulisco. Segnamolo sul calendario, allineiamolo con Orsa Maggiore, il triannuale "vaffanculo, ora trovami" di Louis, con scuse a seguire."
L: "Scusa!"
A: "Ti rifugi nelle braccia di delinquenti e malcapitati e ragazzini distrutti, va bene."
L: "Ah, il va bene che non sembra bene."
A: "Ma rivelare la nostra natura a un reporter che hai incontrato in un bar 10 ore fa... E se avesse pubblicato?"
L: "Mi stavo divertendo, stavo per chiudere la faccenda quando..."
A: "Saresti svenuto sul pavimento di fianco a lui, Louis. Stordito dalle droghe che gli hai dato."
L: "Oh, che noia! Sei noioso. Scolorito, insipido. Settimane noiose, mesi noiosi, un noioso del cazzo!"
A: "Ecco le droghe, dalle zanne giù per la gola fino al cuore, le dita tremanti, i piedi..."
L: "Soffocamento dal cuscino più morbido e beige. Le 10 ore che ho passato con quel ragazzo sono state più interessanti, più affascinanti, di decenni con te! Oh eccolo! Lo sguardo mezzo vacuo, mezzo apocalittico. Ma cosa significa oggi, eh? Mi vuole leccare le scarpe o tagliarmi le mani? Stasera c'è il gremlin o la crocerossina?"
A: "Okay. Okay, forse. Ma sono noioso come il blaterare registrato sulle cassette magnetiche del tuo affascinante ragazzo? Oh, oh, è così difficile essere me!"
L: "Mi giravo i pollici sul divano?"
A: "È così difficile uccidere gli umani,sento i loro sentimenti mentre li prosciugo! Tutti quelli che conosco mi fanno dei torti!"
L: "OK, OK, svegliamo il ragazzo e proviamo con te. Sono il vampiro Armand e il mio papà vampiro mi ha addestrato ad essere una puttanella!"
A: "Mio fratello, si è gettato dal tetto! Mia sorella mi ha sepolto vivo!"
L: "Ma i vampiri che hanno ucciso mio papà mi hanno fatto pretendere di non avere il cazzo per 240 anni."
A: "Mia figlia era mia sorella, era il mio soprammobile. Non mi guardava gentilmente. Lestat, Lestat, Lestat, Lestat"
L: "Ho parlato male di lui tutto il tempo! E allora?"
A: "IL NOME! Il nome, muto nella nostra casa da 23 anni, detto di nuovo e di nuovo finché non mi pulsava in testa come un martello."
L: "I nostri problemi non riguardano lui!"
A: "E tu usavi il suo nome solo come copertura, ma poi si tornava sempre a lui!"
L: "L'ho amata!"
A: "Ma lei non amava te! Non come lui, non come me."
L: "Lo so. Lo so! Grazie, grazie per averlo detto."
A few observations
- boy, do they say a lot in 2 minutes
- some things have been changed, such as picking lint off the sofa and idk what Armand meant by "wallowing fingers" at a certain point
- rewatching this scene never gets old
#interview with the vampire#armand#iwtv#iwtv spoilers#iwtv amc#amc iwtv#louis de pointe du lac#Loumand fight
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Mio padre urlando come un matto alle 5 di mattina perché essendo un bambino capriccioso non ha potuto sopportare la crema addosso la notte per cui si è ricoperto d’alcol strofinato malamente con un cencio da mia mamma ed ha sbraitato quanto cazzo siamo pazze maledetto il giorno in cui siamo nate maledetto se stesso perché tutti i suoi problemi sono cominciati quando ci ha incontrato ci ha augurato almeno 10 tumori a testa poi a se stesso ed ha sbattuto la porta per andare a lavorare ed ora sto malissimo perché l’ho disturbato perché l’ho dovuto far stare così, perché è colpa mia e solo mia tutto questo, mi chiedo quale sentimento ci si avvicini di più e posso dire quello di deludere la persona con cui ho una relazione, it’s funny cause tutti i miei problemi sentimentali vengono dal fatto che mio padre ha letteralmente 15 anni e non è in grado di soddisfare 1 bisogno degli altri che sia uno e qualsiasi cosa non sia la perfezione è veleno è un tentativo nostro di attentare alla sua vita, perché gli vogliamo male lo vogliamo segretamente far vacillare e crollare, è così che ci vede lui, due complottiste alle sue spalle pazienti e crudeli che come scopo hanno quello di rovinargli l’esistenza, anche se letteralmente è(???) la vita(?!!) nessuno viene prima di lui nella piramide dell’importanza ed il suo benessere è sempre in cima, intanto io sono qui che prego per te perché la tua giornata sia bella e tranquilla e felice che il tuo panino non si scaldi sotto il sole e che ti sia fonte di energia che non sudi troppo che ti passi una giornata tranquilla di lavoro tranquillo perché ti amo papà ti amo tantissimo anche quando tu non mi ami ed è questa la mia condanna generale, di amare troppo a chi questo amore non serve non ne ha bisogno, di amare chi non ha gli strumenti per prenderlo e farci qualcosa, di potersi curare con esso, di amare sempre chi ama e sceglie prima se stesso ogni dannata volta sperando che il risultato prima o poi sarà diverso
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”Con te sarò nuovo. Ti dico queste parole nel periodo migliore della mia vita, nel periodo in cui sto bene, in cui ho capito tante cose. Nel periodo in cui mi sono finalmente ricongiunto con la mia gioia. In questo periodo la mia vita è piena, ho tante cose intorno a me che mi piacciono, che mi affascinano. Sto molto bene da solo, e la mia vita senza di te è meravigliosa. Lo so che detto così suona male, ma non fraintendermi, intendo dire che ti chiedo di stare con me non perché senza di te io sia infelice: sarei egoista, bisognoso e interessato alla mia sola felicità, e così tu saresti la mia salvezza. Io ti chiedo di stare con me perché la mia vita in questo momento è veramente meravigliosa, ma con te lo sarebbe ancora di più. Se senza di te vivessi una vita squallida, vuota, misera non avrebbe alcun valore rinunciarci per te. Che valore avresti se tu fossi l'alternativa al nulla, al vuoto, alla tristezza? Più una persona sta bene da sola, e più acquista valore la persona con cui decide di stare. Spero tu possa capire quello che cerco di dirti. Io sto bene da solo ma quando ti ho incontrato è come se in ogni parola che dico nella mia vita ci fosse una lettera del tuo nome, perché alla fine di ogni discorso compari sempre tu…”
Tratto da E’ una vita che ti aspetto
p.s.: scusate per questa sdolcineria, ma trovo che sia bellissima
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Tanti anni fa ho incontrato una rapa. Parlava come parlano le rape, era buffa e pragmatica, ché le rape sono ancorate alla terra e non si perdono mai in chiacchiere filosofiche. Mi faceva ridere ed era gentile e mi ci sono molto affezionato.
Come ogni rapa, aveva un lungo ciuffo giocoso e ti faceva immaginare un sottosuolo morbido e felice. Ma era una rapa. Era una radice, silenziosa e spiccia. Ben presto me ne accorsi. All’inizio ne soffrivo molto perché avrei voluto che non mi respingesse, che la gioia del suo ciuffo non fosse per me un inganno, ma la promessa della profondità. La perdonai, e in fondo non c’era nulla da perdonare: la rapa era semplicemente una rapa. Faceva la rapa. Non poteva non essere una rapa.
Passarono gli anni, imparai ad amare la sua forma semplice, il suo gusto dolciastro e mai dolce del tutto. Distante quanto basta, dimenticai che era una rapa. Come succede quando non guardi da vicino, riempii di fantasia lo spazio che ci separava. Era la mia rapa, una rapa immaginaria, che mi voleva bene, anche se a modo suo.
Un giorno la rapa mi respinse ancora. Senza una ragione precisa. Non stavo provando a sradicarla, non scavavo, non le giravo intorno ormai da molto tempo. Mi fu chiaro che quello spazio che io avevo riempito di fantasia, anche lei lo aveva riempito di qualcosa. Forse le mie antiche richieste, la mia pretesa che il suo ciuffo rappresentasse più di un entusiasta saluto alla vita e significasse altro, l’avevano segnata. Era fragile, e in quel passato lontano si era sentita inadeguata. Forse sulla sua pellicina c’era una cicatrice.
Mi dispiacque molto, di averla messa a disagio e della solitudine che provavo. Finalmente capii che non potevo tirare e tirare ancora finché non avesse cavato un po’ di succo, nella speranza che il suo rosso di superficie le corrispondesse e mi corrispondesse nel profondo.
Finalmente capii che volevo dolcezza piena, perché il dolciastro non mi bastava. Avevo tutta la forza per seguire radici profonde e intricate, capaci di nutrire tronchi robusti e fronde che risuonano al vento. Avevo bisogno di radici desiderose di essere trovate, come le mie.
Finalmente capii che le rape non mi piacciono.
#ninoelesirene#pensieri#frasi#persone#riflessioni#sentimenti#letteraturabreve#emozioni#amore#aforismi#rapa
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Ho saputo che una collega (piuttosto arrogante ed elitista, in verità) ha 22 anni ed è al secondo anno di magistrale, il che implica che abbia finito la triennale a 21 anni esatti, o magari perfino prima di compierli. Senz’altro è stata favorita dal destino, perché tanto per cominciare ha iniziato la scuola a cinque anni, e come è risaputo di solito le famiglie che ti piazzano sui banchi di scuola quando ancora a stento minzioni e defechi in autonomia ti vogliono operativo per la società, brillante e scattante il prima possibile. Spesso, dicevo, è una profezia che si autoavvera e questo è uno di quei casi.
Ieri ho passato una giornata bella e distesa dopo molto tempo (laurea inclusa, ahimè, che mi è scorsa davanti come un insieme di fotogrammi frenetici e sempre impietosamente inframezzati dai dissesti di salute) ma soprattutto in cui mi sono sentita viva, fisicamente e intellettualmente, in cui ho molto camminato, immaginato e discusso, che sono tre tra le mie attività preferite al mondo, che qualcuno definirebbe gratuite solo perché è venuto al mondo con tutti gli ingranaggi integri.
La sera, ho raggiunto il culmine dell’eccitazione intellettuale della giornata vedendo la prima dell’Amica Geniale. Durante certe scene ho proprio ripreso contatto con me stessa e con certi miei aspetti sopiti e sviliti attraverso il monologo interiore di Elena e la forza di quelle parole. So che non è alta letteratura e non mi interessa; a discapito di una nostra certa reputazione certe storie fanno semplicemente al caso nostro, e quando le incontriamo non si compie che un incontro destinico. Arrivata la notte, quindi, dopo tanto tempo mi sentivo tronfia e trionfante, a dispetto di tutto, non curante per una volta del fatto che quello appeno trascorso non possa essere per impedimenti tecnici lo standard delle mie giornate. Altrimenti sarei stata altrove e con chissà quanti altri progetti a gonfiarmi il cuore. Comunque, ieri sera davvero non me ne importava un bel niente e mi facevo forte della mia bella, fluida (e per questo più unica che rara) giornata. Mi sono poi anche ricordata che in una delle nostre ultime telefonate quel controverso personaggio che è il mio relatore, il docente più odiato, temuto, frainteso, sbeffeggiato del dipartimento mi ha detto che quando scriveremo l’articolo a quattro mani mi toccherà una verifica della parte di cui sarà autore, onde evitare che non rispetti le informazioni della tesi “per assicurarsi che non abbia scritto cavolate”. Il terrore della facoltà mi chiede quindi da fargli da revisore di bozze per non tradire la natura del testo da me scritto. Chi avrebbe mai potuto dirlo? Quanta gloria, anche se arrivata in gran ritardo. Eppure, quando poco fa ho appreso le notizie biografiche sulla collega giovanissima ho provato di nuovo quel maledetto complesso di inferiorità, simile al malessere fortissimo che mi ha colto tutte le volte che ho presenziato a discussioni di tesi prima che arrivasse la mia. Ho naturalmente anche pensato che se relatore avesse incontrato lei anziché me ci avrebbe scommesso cento volte di più, non solo per la tenera e ancora malleabile età, ma soprattutto per la disponibilità sia monetaria che di salute ad aderire a possibili iniziative. Eppure non è successo: le parche non si sono prese la briga di filare questa particolare trama e hanno invece accordato la loro benevolenza alla mia. Quanto durerà? È mai iniziata davvero, mi chiedo? C’è qualcosa di ufficiale in ballo o tutto si risolverà in quella trita accozzaglia di parole fatue e promesse vane, che ti fanno tirare avanti con corpo e mente per qualche giorno (o qualche settimana) per poi mandarti al tracollo perché, date le restanti circostanze di vita, altri appigli non possono fisiologicamente e materialmente esistere e/o ripresentarsi in una serie combinatoria altrettanto felice e favorevole? Non so dirlo. D’altronde, relatore non insegna né vive neanche più qui e proprio adesso sta attraversando una metamorfosi psichica massiccia che potrebbe facilmente distoglierlo, a dispetto di qualsiasi stima giurata, dalle promesse fatte. E infatti non ci sentiamo da un bel po’, ma non voglio pensarne male. Forse se la laureata a 21 anni fossi stata io, il mio percorso non sarebbe stato pronto ad accogliere certe congiunture che sono arrivate molto più in là, ma con grande forza vitale. Il fatto è che, come dico sempre a mia madre, non è che i problemi ci sono stati e ora son finiti. Ci sono ancora e anzi si sono complicati e sono peggiorati. Per cui non si può nemmeno dire:“eh vabbè, sei in ritardo, in grande ritardo, ma ora sei a completa disposizione”, perché semmai è il contrario. E non ho nessuno con cui mettere a fuoco tutto questo che non sia io stessa, senza che, eventualmente, il mio racconto venga distorto, per esempio per produrne facili soluzioni che comunque, per mia fortuna, insieme a molte altre operazioni cognitive semplificatorie per chi le compie, hanno smesso di offendermi.
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La vera trasgressione è continuare ad essere puliti e se stessi nonostante ti gettano fango addosso!
Ricordati sempre che il male sanno farlo tutti, sono tutti bravi a far male agli altri, il bene invece sanno farlo in pochi bisogna avere un cuore grande per riuscire a non odiare chi ti ha fatto male. Bisogna anche essere persone veramente forti, così forti da trascorrere anni in silenzio a subire dolore.
Ricordati che non hai vinto, non vincerai mai con me perché non hai mezzi per poter vincere contro di me, stai combattendo una battaglia in solitaria. Ricordati anche che io non sono lei, non permetterti di trattarmi come hai trattato la tua ex !
Ricordati che conosco le tue mosse a menadito e so TUTTO! che potrei sempre usarle contro di te, ma non lo faccio, per un semplice motivo ..non ne ho bisogno, perché non devo dimostrare proprio niente a nessuno.
Ricorda inoltre che chi ci perde in tutto questo sei tu perché stai perdendo una persona bella e che ti vuole bene, che non ritroverai mai più …che rimpiangerai per il resto dei tuoi giorni ( ma tanto so che non te ne frega niente). Ma l’orgoglio ricordati costa caro e bisogna essere bravi a saper pagare quel prezzo ! Sarai in grado di sostenerlo?
La tua punizione sarà il rimpianto di aver lasciato andare l’unica persona che ti ha amato veramente. Le prove schiaccianti le hai sotto gli occhi dopo tutto quello che mi hai fatto per come mi hai trattata sono ancora qui a perdere tempo con te.
Ricorda di chiederti scusa ogni volta che non saprai perdonarti per ciò che hai fatto.
E infine, ricorda pure che potrai distruggermi tutte le volte che vuoi, ma non potrai mai cancellare ciò che io ho fatto e lasciato.MAI SAPPILO!!! Ficcatelo bene in quella testa!
E adesso passiamo ai ringraziamenti verso le persone che mi sono state a fianco durante il mio percorso:
Io So Che Posso Volare, grazie di cuore per avermi permesso di usare la tua voce.
GRAZIE MURO che come ben sai non ho fatto solo copia incolla a caso. Ho usato i tuoi capolavori per crearne di nuovi. (Tu però quel bellissimo blog non dovevi abbandonarlo.)
Grazie ad Alessandro che mi ha supportato per mesi e non ha mai lasciato le mie mani un secondo quando ne ho avuto bisogno seguendomi come fosse la mia ombra.E grazie alla persona che gli sta accanto😉
Grazie a mio padre e a tutto ciò che mi ha insegnato sulla vita.
Grazie a una persona che è qui e lui sa… ( ti dico non mollare, non odiare, non serve l’odio contro chi ci fa male, perdona e vai avanti son solo dei poveri disgraziati credimi…già soffrono abbastanza per conto loro).
Grazie alle bellissime persone che ho incontrato su Tumblr in 15 anni che sono qua dentro.
Grazie alla vita che con i suoi alti e bassi mi ha schiaffeggiato e accarezzato, grazie alle parole che fluttuano silenziose e toccano l’anima delle persone trasformando la scrittura in qualcosa di unico e speciale.
E infine grazie a me per esser rimasta sempre me stessa e aver lottato fino all’ultimo senza aver abbandonato la retta strada che mi ha condotto fin dove mi trovo adesso.
Per ultimo… grazie anche a te che sei stato il fulcro della mia vita negli ultimi 3 anni e che con poche parole mi hai tagliata fuori dal tuo mondo, credendo forse di esser migliore di me. Beh ti lascio credere ciò che vuoi, ma sappi che il male che mi hai fatto non ti darà pace.
E prendo una frase in prestito dal mio amico Roberto Emanuelli: Tu uomo mi guardavi dall'alto al basso, credendoti più grande di me, ma io adesso mi alzerò in piedi, lentamente, sorridendo, e ti ricorderó che ero soltanto seduta.
Coral
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Ah… ora ci divertiamo!
Il giovedì alle sette e mezzo, dopo una bella cenetta rapida, non esiste nulla di meglio che sentire la chiave che ti ho dato infilarsi nella toppa della porta del mio monolocale di divorziato e vedere te, bella come un’attrice, che vieni a farmi passare un'ora o due con la mia micia preferita.
Vieni qui: ora datti da fare come sai che mi piace e divertiti anche tu. Sei una donna molto raffinata nei gusti. So che adori vestirti di tutto punto, adornarti, profumarti ed essere ammirata, corteggiata. E succede puntualmente: al lavoro quando vai in un ufficio, a far la spesa o passeggiando con un'amica per fare compere.
Tutti gli uomini che incroci ti osservano e ti desiderano. Non potrebbero fare altrimenti. Non passi inosservata e se indossi una gonna corta, le tue gambe fanno quasi venire un infarto a chi non è preparato a tale visione. Non parliamo poi di quando ti gira e indossi un paio di leggins leggerissimi, semi-trasparenti con perizoma: il tuo culo diventa un’arma letale.
E so anche che ti piace iniziare a flirtare a tua volta: il pensiero che un uomo si ecciti pensando a te ti fa impazzire di piacere. Sei crudele. Ma generosa: regali un sorriso e dieci secondi di pura gioia. Ma quello che piace a me invece è sapere che mentre gli altri apprezzano la donna gentile, bella, educata, colta e discreta che sai essere, tu riservi al mio corpo la tua parte più porca, oscena, assolutamente disdicevole e lasciva.
Con me sei una persona assolutamente immorale! E ti adoro per questo. Arrivi qui. Togli il soprabito e mi guardi come se fossi venuta per divorarmi, sei una tigre dopo una settimana di astinenza dal cibo. Ti piace spogliarmi lentamente, vedere che mi eccito sempre più mentre lo fai, capire che il tuo profumo fa effetto sulla mia libidine e quindi ti metti a giocare con il mio uccello.
Ci passi i migliori minuti della nostra unione segreta. Adori mettertelo pian piano tutto in bocca e giocarci con la lingua, inumidirlo ben bene. Per poi stantuffare lungo l'asta con le labbra, accarezzarmi i coglioni e alte cose meravigliose. Concentratissima, inizi a succhiarmelo per darmi piacere e poi al momento giusto decidi e ti ci infili sopra.
Di culo o di fica, per me è uguale. Adoro sentirti godere, essere felice mentre scopi e amo chiamarti troia, puttana o succhiacazzi, mentre ti do sonore pacche sul culo. Perché la tua parte migliore non è il tuo quoziente intellettivo, il tuo impiego come dirigente o la tua grande cultura umanistica: il top della tua persona è il tuo sodo, tondo, stupendo culo da zoccola, tesoro che curi andando quattro volte a settimana in palestra.
Che poi in effetti sono tre, perché il giovedì ti serve solo da copertura per venire a fartelo infilare e prendere a sberle qui da me. Ti piace, lo so. Ami sentirti posseduta, presa con rudezza e maltrattata. Vuoi l'uomo forte, quello che ti usa e ti mette al tuo posto. Pretendi dalla vita il maschio che t'ha negato, facendoti sposare per convenienza di famiglia un “bravo ragazzo.”
Così ti sei trovata tuo malgrado legata a lui. A quel marito che hai scoperto essere progressivamente sempre più disinteressato al sesso e alle tue esigenze di femmina, al tuo bisogno di essere adorata ma anche domata, cavalcata, soddisfatta. Alla tua sana voglia di cazzo, legittima, abbastanza normale ed evidente in un matrimonio. Idiota e villano. Per fortuna che hai incontrato me.
Gli hai dato dei figli, poi tuttora lo curi, servi e coccoli a puntino. A letto te lo sbaciucchi cercando di eccitarlo, però anche per tenertelo tranquillo e non farlo sospettare. Magari gli fai fare una sveltina rapida. Lui s’accontenta. Purtroppo per lui, nulla lo risveglia dal suo torpore, dal suo mondo fatto di libri, articoli, studio e convegni. Non ti porta mai al cinema o a cena fuori.
Non ti gratifica mai con un complimento, non ti dice mai che sei bella, che lo fai arrapare. In compenso, ti lascia tutta la libertà di questo mondo. Non ti chiede mai dove sei stata o come spendi i soldi. Non fa caso a quando rientri tutta scomposta e ancora accaldata dopo essere stata riempita a dovere, usata e abusata dal sottoscritto. Il tuo culo rosso e rovente non lo incuriosisce né lo eccita.
Stupido: non ha idea di che perfetta macchina del piacere tu sia né di quanti orgasmi mi fai fare dentro di te. Non sa che hai bisogno di scopare regolarmente, che vai farcita a dovere di seme e soddisfatta almeno ogni settimana, che sei esigente e vuoi tanto cazzo, dentro di te. E non immagina che la frase che ti fa venire all'istante è: “pensa a cosa starà facendo ora quel gran cornuto di tuo marito adesso!”
Al solo sentirla, ti inarchi, ti allarghi perché ne vuoi di più e me lo dici. Subito inizi a godere come una troia gemendo. Poi ti muovi a ritmo più forte, pretendendo sempre più cazzo dentro di te. Al culmine urli forte e infine vieni, allagandomi il ventre con un temporale di tuo nettare. Quanto ti adoro, mia stupenda femmina. Quanto godo nello sborrare restandoti dentro a lungo.
"ok: è arrivato il momento che… basta così! Fatti una doccia, rivestiti e vattene, puttana. A giovedì prossimo. Puntuale, mi raccomando…"
"ti amo stronzo, lo sai? Dimmi che mi ami anche tu…" "si, si: ti amo anch'io. Però adesso vai fuori dalle palle e… ma che cazzo fai? Suuu… dai, ora smetti di succhiarmelo… oooooh… be’, magari un'ultimo scarico nella tua gola te lo sei comunque meritato… aaaah, adoro la tua lingua, maledetta puttana… siiii!"
RDA
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Caro Fulvio, è quasi un anno che le nostre strade si sono divise e che hai lasciato la mia vita. Me ne vergogno ma è come se fossi stato un sogno, quando ti penso è come se tu non fossi mai esistito, come se non valessi nulla e questo a volte mi fa paura. Sei stato al centro del mio mondo per un anno e mezzo e sei stato spazzato via cosí velocemente che a volte mi sono chiesta se ti amassi veramente. Ma non sento il bisogno di scriverti di noi o cose simili, anzi volevo raccontarti di me di quella che ora è la mia vita. Penso di non essere mai stata cosí incasinata, mi sento persa continuamente e con la sensazione che sono sulla strada giusta. Quest'anno ho trovato lavoro, ho scoperto quanto valgo, di cosa sono capace e anche i miei limiti. Ho passato tanto tempo da sola, ho scoperto nuovi lati di me stessa e sono cresciuta tanto. A stenti riusciresti a riconoscermi se ci incontrassimo per caso, ma so che non accadrà mai. Non so quanto peso avrò dato nella tua vita, ma di certo tu nella mia ce l'hai avuto eccome. Certo mi hai lasciato delle ferite che mi hanno segnato per sempre, ma ho incontrato qualcuno che mi sta facendo vedere che sono solo delle mere illusioni. Ed è di questa persona che vorrei tanto parlarti. Il mio rapporto con lui è un totale disastro, non ci capisco mai nulla ma ho qualcosa con lui che tu hai sempre voluto con me. Abbiamo la nostra complicità, i nostri segreti, leggerezza e la nostra lunaticità. Mi fa stare bene, ed è stato il primo dopo tanto tempo a farmi provare qualcosa. Ilaria è del pensiero che lui è quello di cui avevo bisogno, perchè non abbiamo una vera storia e in effetti a volte sono talmente confusa su quello che provo e voglio che sono soddisfatta della mia situazione attuale. Ed è questo periodo della mia vita a renderlo fondamentale, perchè lui sta attraversando la mia vita ora. Sto costruendo le basi di quello che sarà il mio futuro, sono al primo capitolo della mia nuova vita e lui è qui con me a farmi ridere e a farmi impazzire. Lui sta diventando piú importante di quanto lo sia stato tu. Lui e tutte le altre persone di cui ti racconterò piú avanti se avrò ancora voglia di scriverti.
#frasi#frasi belle#frasi tumblr#love#quote#quotes#frases#frasi vere#life quote#frasi tristi#relazione tossica
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voi ripensate mai alle persone del passato che vi hanno fatto “male”, passate brevemente per non lasciare nulla, scopate scadentissime e forse neanche quelle, insomma quelle persone che ora su whatsapp sono “contatto bloccato”.
oggi per purissimo caso ho sbirciato chi c’era nel gruppo telegram di una mia amica sex worker di internet ™️ che supporto in quanto lo sono stata anche io tempo addietro.
e mi becco nella lista di chi la segue (è una cosa che faccio spesso perché ci trovo sempre personaggi che, per l’appunto, si sono messi in contatto con la mia persona in qualche modo) questo coglione che avevo incontrato anni fa, che da Parma mi aveva dato la punta a Bologna. si è fatto pagare tutti i drink da me, che tra l’altro mi ero appena licenziata all’epoca, per poi ad un certo punto lasciarmi bell e buon a Bologna da sola in un locale. Ora probabilmente magari per lui ero un cesso, onesto ci sta di non piacere dai capita ma almeno dimmelo cazzo che ti faccio cagare almeno evito di sprecare tempo, ma addirittura il giorno dopo quando gli ho chiesto “sei tornato sano e salvo dato che non hai neanche salutato e sei andato via” mi ha eliminata da fb ma continuava a scrivermi in privato. a che pro, mi sono chiesta?
che cazzo di fallimento umano gli uomini etero, lì a farsi le seghe su internet (perché hanno tutti un sesso problematico e problemi con le dimensioni, che si risolvono appunto con status al vetriolo su fb riguardo musica - cinema - attualità o guardoni di ragazze online, ragazze facilmente incontrabili a concerti o comunque note online) ma non abili nel comunicare.
che travaso di bile ricordare sto schifo.
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Vorrei poter raccontare di quello che è successo quest'estate. Di come ho incontrato l'amore, quello genuino e sano, per la vita, ma soprattutto per me stessa. Ho anche incontrato qualcuno che mi ha permesso di sentire tutto il bene che ho ancora da offrire. E che mi ha insegnato a lasciare andare, anche per quanto sia difficile farlo. Non posso più vivere nel passato, pensando perpetuamente a "l'ultima volta in cui sono stata felice". Vorrei poter dire che ho trovato la vera felicità, ma mentirei. Posso dire però di aver trovato il coraggio di rischiare, almeno per darmi la possibilità di vivere e non sopravvivere. Sto lasciando la mia città, sto lasciando l'Europa per un grande viaggio che spero mi dia le risposte che cerco, o anche solo dei momenti per dubitare della mia tristezza cronica. È tutto più leggero quando smetti di pensare alle persone che ti hanno ferito e deluso, quando capisci che quello che è accaduto - o non accaduto - era per un obbiettivo più grande. Lo spazio che senti dentro di te non è un vuoto, ma una grandezza pronta ad accogliere più di quello che hai conosciuto finora. La musica non ha smesso di suonare, anche quando sei rimasto nella tua solitudine più profonda. Ed è in quest'ultima che impari a conoscere davvero te stesso e il mondo.
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Mi hai detto di pensare di notte. fuori a camminare nel silenzio della città, lontano da tutti gli stimoli infiniti da cui veniamo costantemente bombardati. dal momento che fuori viene giù il diluvio universale penso che possiamo già adattarci e apprezzare questo momento di riflessione sdraiata a letto. Non ho una particolare ispirazione al momento, volevo solo pensare un po' a te. ho lasciato andare in sordina tanto del nostro rapporto, cercando di nasconderlo nell'oblio quando il ricordo doloroso continuava ad affiorare provocandomi una fitta lancinante. quando ti ho perso il mio terrore era lasciare le nostre memorie, forse nella patetica speranza che finchè tu avessi continuato a vivere nella mia mente non te ne saresti mai andato davvero. continuavo a pensare ai ricordi con te, alle vacanze, ai primi mesi, sperando inconsciamente di dare il giusto peso a quei momenti, quello stesso peso che tu non stavi dando andandotene via. che stupida, pensandoci ora, che stupida sono stata a credere che non fosse stato importante per te, che tutto potesse essere rovinato e definito da una scelta fatta da una persona profondamente diversa rispetto a quella che avevo incontrato nell'ottobre di due anni fa. se ci penso ancora sorrido: rincoglioniti duri, senza sapere dove andare a parare, ci siamo buttati a capofitto completamente alla cieca, senza chiederci se avremmo avuto le forze di rialzarci. ho provato empiricamente che tutti hanno le risorse, o forse è solo uno stupido discorso che mi faccio senza avere realmente la percezione delle persone a me estranee. io ci ho messo la bellezza di nove mesi e anche se adesso mi sento tranquilla so bene che ci saranno ancora momenti distruttivi. saranno meno, certo, e sarà sempre più il tempo che intercorrerà tra uno e l'altro, ma resteranno finchè non sarò in grado di perdonarmi, di redimermi, di accettare i miei errori come accetto quelli di chiunque altro non sia io. purtroppo o per fortuna, se vogliamo analizzarla nell'ottica della crescita personale perpetua, quel momento non è ancora arrivato.
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A 21 anni la mia prima vera storia è finita
perché la ragazza con cui stavo allora mi ha tradito.
Non una volta. Più volte.
Con persone diverse.
Anche persone che conoscevo
e con cui a volte mi portava fuori a cena…
a 23 anni la mia seconda storia è finita
perché ho trovato la mia ragazza a letto
con il suo migliore amico.
Trovata. letteralmente.
Ho aperto la porta della stanza e lì ho
beccati proprio intanto che…
Lo stesso anno papà si è ammalato di cancro.
Se n’è andato via tre anni dopo.
E mamma ha iniziato a vivere da sola
perché io sono figlio unico
e stavo studiando fuori casa.
È successo che per diversi anni
mi sono sentito perso.
Ho odiato la mia sensibilità e le scelte della vita.
Ma sapete che cosa è successo poi?
E’ successo che qualche anno
dopo a una festa ho incontrato
una ragazza vestita di nero che rideva
in un modo
che non avevo mai visto.
E ci siamo baciati.
E la settimana seguente siamo andati
ai mercatini di Natale.
E poi a mangiare la pizza.
E una mattina le ho mandato
una brioche a lavoro per darle il buongiorno.
E adesso, quasi dieci anni dopo.
È ancora qui.
È successo che durante un’estate
con il cuore rotto
al lago ho conosciuto persone nuove.
E abbiamo fatto dei tuffi,
e poi siamo andati a ballare,
e poi a vedere un concerto.
E adesso sono fra gli amici migliori
che posso desiderare.
Quelli che saranno vicino a me tutta la vita.
E' successo anche che un giorno
sono arrivate delle rose a mamma.
E che mamma ha dovuto combattere
il senso di colpa
verso papà, che non aveva mai smesso
di amare ma che non c'era più.
E alla fine si è buttata.
Si è data un’opportunità.
E è successo che adesso mamma è felice,
ha un compagno che amo
e che qualche volta mi dà una pacca
sulla spalla e mi chiama “figliolo”.
E io gli voglio bene come a poche altre persone.
Quello che voglio dirvi è questo.
E’ che a volte succedono delle cose
che ci rompono.
Perdiamo amori, lasciamo andare la fiducia,
smarriamo per strada amici e un po’
anche noi stessi,
vediamo soffrire le persone che amiamo
e ci sentiamo impotenti.
E pensiamo che non saremo mai più felici.
Ma non è vero.
Arriva sempre un amore nuovo.
E arrivano sempre persone nuove
che saranno i tuoi nuovi amici
e scoprirai che se quelli di prima li hai persi
c’era una ragione. Anche se non la vedevi.
Quando qualcosa ti rompe il cuore
Pensi sempre che non riuscirai ad uscirne.
Ma non è così.
Anche il sole del giorno più brutto
prima o poi deve tramontare.
La vita a volte ti mette davanti a cose
che ti rompono
il cuore anche se non te le cerchi da sola.
E allora non rendere la tua vita impossibile tenendoti stretto
qualcuno che non può amarti.
Starai bene anche senza di lui.
Vedrai.
Riccardo Bertoldi
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Ho incontrato un sacco di persone meravigliose. Non è vero che il mondo è brutto; dipende da quale mondo ti fai. Quando avevo vent’anni ci chiedevamo se saremmo morti democristiani. Non importa se non avrò più molto tempo: l’importante per me ora è non morire fascista.
Michela Murgia
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Una parte di me ti amerà sempre,
anche se lascerà spazio ad altri incontri, anche se abbiamo dovuto salvarci in qualche modo.
Ti cercherò fra sogni, rime e case,
pagine strappate, che sanno leggere meglio di me.
Forse un giorno la vita ci riporterà vicini ma se non dovesse essere,
voglio dirti che mi ritengo fortunato, perché io, grazie a te, ho provato quello che ogni uomo e ogni donna vorrebbe
e che molti si ostinano a negare perché non lo hanno mai incontrato.
Nessuno ci ha promesso eternità, nessuno ha stabilito cosa voglia dire restare vivi oltre le logiche e lo spazio e il tempo.
Sono io. E un po' sono e un po' sarò.
Una parte di te custodirà il ricordo di tutte le mie follie.
I miei respiri ti correranno incontro quando ti sentirai sola e ti mancherà l’aria,
e avrai voglia di scrivermi di notte per chiedermi "Come stai?".
Prima di noi, e dopo di noi, c’è stato altro
e qualcos’altro ancora ci sarà.
Noi che sappiamo cosa voglia dire avere il mare "forza 9" nel cuore.
Ma io ti proteggerò per sempre,
anche da lontano,
perché sapere di essere stati amati profondamente ci protegge per sempre.
Massimo Bisotti
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Stamattina ho incontrato per caso il mio prof di filosofia del liceo.
Si ricordava - Ballarini, Francesca!, dall'altra parte del piazzale mi evoca, con le sue bustine di dolcetti in mano - della nostra classe "estrosa" (dixit), la tesina su Chagall, su Raffaella Carrà, su 2001 Odissea nello spazio, col videoregistratore che entrava nell'aula dell'esame. Ridevo, che avessimo piazzato una bandiera eccentrica senza volerlo, il primo anno delle tesine ispirate per la maturità.
Soffrivamo i suoi compiti in classe, eppure lui, adorabile, ce li riproponeva a crocette da 100 domande, così imparavamo, sì, ma a memoria. Erano inferno, non uscivamo di casa per studiare, solo filosofia tralasciando il resto, materia feroce da assemblea di classe, ridotto a esercizio matematico e nient'afflato, come potevi spiegarglielo?, lui convinto, continuava a credere nelle mille crocette.
Che strana commistione tutt'ora, quest'uomo scapecciato, tenero, interessato e preparato sui suoi ex alunni, ci enumera senza passi falsi, vorrei abbracciarlo e assieme spiattellare che Lo sa? non ricordo un fico di Kant.
Mi chiede cosa faccio anzi lo sa bene, ci cerca in internet, le vedo le cose che fai, e ora e ora su cosa lavori? mi mostra i pacchetti, meringhe e spaccasassi per i parenti di Milano, passa di palo in frasca, il pensiero corre come un tomo di filosofi vocianti, mi parla dei prèsidi passati, del liceo ora, degli extra corsi a scuola — tu facevi teatro vero? Ah, le crocette sisi, le faccio ancora, vi preparano per il futuro.
E poi mi ricordo di tua mamma, dice — guarda un po' lontano, ma ci fa sempre, son io che guardo lontano, mentre lui guarda lontano,
La ricordo bene, si faceva sentire, era una presenza vivida, fa cenno da solo di sì con la testa, approva, critica, autocritica chi lo sa
(di sicuro ricorda le noie, penso io, il dibattito, il fuoco appassionato di mamma, quanto poteva aver portato la nostra ragione in classe)
La ricordo bene
(così la capacità di dire, di cercare il giusto, difficile spiegarne la teoria, tutta pratica, un po' di maieutica, più rivoluzionaria)
Guarda lontano — è lì la sua pratica, il ricordo di lei nel mondo, qualsiasi
Scuote i capelli — e in me intanto risale il fuoco del se sa, se non lo sa,
Beh quando ti capita me la saluti?
mamma rappresentante dei genitori, dalle elementari al liceo, croce e delizia, ispirazione e desperazione, figurati per quegli anni di crocette
Mamma non c'è più, dall'anno scorso, sorrido mentre lo dico perché provo a non farmi rompere la voce
che invece si spacca come un fico maturo,
sbrodola, ma mi riprendo, ci metto una fetta di pane:
Ma sono felice che se la ricordi così!
Certo, lui guarda in basso, guarda su, preme le labbra per me, sorride
fulgida filosofia senza crocette.
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