#cure oncologiche
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Da Regione Lombardia campagna screening gratuiti tumore prostata con Psa. Milano
Milano- Oltre 40mila casi ogni anno, con un'incidenza di 119 pazienti ogni 100mila abitanti. Sono i numeri del tumore della prostata, la forma oncologica più diffusa tra gli uomini italiani, la seconda a livello globale dopo la neoplasia del polmone.
Milano- Oltre 40mila casi ogni anno, con un’incidenza di 119 pazienti ogni 100mila abitanti. Sono i numeri del tumore della prostata, la forma oncologica più diffusa tra gli uomini italiani, la seconda a livello globale dopo la neoplasia del polmone. Per sensibilizzare la popolazione nei confronti della prevenzione, Regione Lombardia ha lanciato da novembre 2024 una campagna di screening gratuiti…
#Alessandria today#Bayer Italia#campagna salute#cancro alla prostata#Commissione IX Sostenibilità sociale#cure oncologiche#diagnosi precoce#diagnostica precoce#esame del PSA#esami gratuiti#farmacie e prevenzione#Google News#innovazione terapeutica#italianewsmedia.com#lotta ai tumori#medicina di precisione#Medicina preventiva#Medicina territoriale#oncologia maschile#oncologia preventiva.#Ospedale Niguarda#partnership pubblico-privato#Pier Carlo Lava#prevenzione medica#Prevenzione oncologica#prevenzione over 50#prevenzione tumore#PSA e tumore#PSA valori normali#Qualità della vita
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23 gennaio 2025 Negli Stati Uniti stanno succedendo due cose anomale e mai viste prima, non così.
Uno, agli enti di salute pubblica federali controllati dal HHS (il servizio sanitario nazionale) come CDC, FDA, NIH è stato imposto di interrompere ogni comunicazione con l'esterno fino a nuova comunicazione. Anche la condivisione di documenti (guide, regolamenti, social media, aggiornamenti e diffusione tramite siti web) deve essere preventivamente approvata dal presidente. E' di prassi una breve interruzione ai cambi di presidente, ma non fino a nuova comunicazione. Non con una nuova pandemia che potrebbe essere in preparazione.
Due, sono stati annullati a tempo indeterminato tutti gli incontri degli studi di settore del NIH, in pratica delle commissioni che valutano le richieste di finanziamento.
La ricerca nei laboratori, in ogni laboratorio, viene fatta pensando un progetto che sia solido, competitivo, coerente con le proprie competenze ed il proprio curriculum, contattando i collaboratori giusti, scrivendolo e presentandolo ad un ente finanziatore entro le finestre previste, ed aspettando e sperando in una risposta positiva entro alcuni mesi. E' una procedura lunga, che richiede una quantità enorme tempo ed energie, e le probabilità di successo sono scarse. Ma il sistema è questo. Non essere finanziati significa non poter lavorare e pubblicare, e diventare meno competitivi per le prossime richieste di finanziamento. Ricevere il finanziamento in ritardo invece significa non poter portare avanti la sperimentazione in corso o programmata, non poter acquistare reagenti, non poter rispettare gli impegni presi coi partner, non poter pagare lo stipendio ai collaboratori e probabilmente perderli.
Ed il NIH è un ente finanziatore molto importante, non solo per ricercatori americani, e la revisione delle decine e decine di migliaia di progetti sottoposti è una procedura lunga e faticosa. La sua interruzione, se non sarà molto breve, sarà difficile da recuperare senza creare problemi alla ricerca.
E' un problema solo americano? No. Intanto il NIH finanzia molti progetti al di fuori degli US. Ma poi la ricerca non è come costruire automobili, o estrarre petrolio, che porta vantaggio solo a chi lo fa. Scoprire un nuovo meccanismo nella cancerogenesi, o nella tossicità di una sostanza, o nella resistenza agli antibiotici di un ceppo resistente, a prescindere che sia stato fatto in Giappone, o in Germania, o negli Stati Uniti, sarà utile a tutta la comunità scientifica, senza bandiere e divisioni, ed a tutti i pazienti che auspicabilmente prima o poi ne trarranno vantaggio ovunque siano.
Aggiornamento del 25/01. Purtroppo dopo due giorni il problema sta crescendo invece di rientrare. Alle agenzie federali continuano ad arrivare nuove indicazioni e limitazioni. I viaggi sono sospesi, se non quelli per rientrare in sede. Questo ha fatto saltare praticamente in tempo reale incontri e riunioni pianificati da mesi e che ora saranno rimandati a data da definire. Sono sospesi anche gli acquisti, probabilmente considerati comunicazione con l'esterno (il diavolo si nasconde nei dettagli, nell'interpretazione delle parole) . Per necessità particolari bisogna rivolgersi ad un referente del governo. Il blocco degli acquisti non è un problema solo per la ricerca "normale", riguarda anche il Clinical Trial Center del NIH, il campus dove sono ricoverati i pazienti che stanno partecipando a trial clinici per cure oncologiche. Fonti riferiscono che al momento assistenza e posti letto sono coperti, dipende per quanto tempo. Però iniziano ad essere rimandati o annullati alcuni appuntamenti per la somministrazione dei farmaci. E per quei pazienti (se sono inseriti in un trial non hanno patologie blande) interrompere i trattamenti non è un opzione.
Nel frattempo il governo ha nominato Matthew Memoli come acting director del NIH, in attesa che il senato approvi la nomina di Jay Bhattacharia. Due che durante la pandemia hanno sostenuto il primo che fosse pericoloso, il secondo che fosse inutile vaccinare per covid-19 chi non era anziano o fragile. Ma per ora per il NIH l'importante è uscire dall'emergenza.
Links https://www.food-safety.com/articles/10079-fda-cdc-ordered-to-temporarily-pause-all-external-communications-obtain-trump-admin-approval https://www.nature.com/articles/d41586-025-00231-y https://thehill.com/policy/healthcare/5103559-trump-administration-halts-nih-grant-making-process/ https://www.washingtonpost.com/health/2025/01/21/trump-hhs-cdc-fda-communication-pause/ https://www.cidrap.umn.edu/misc-emerging-topics/scope-communications-hold-federal-health-agencies-expands https://edition.cnn.com/2025/01/24/health/nih-scientists-purchase-supplies-trump-administration-pauses-communications/index.html https://www.science.org/content/article/trump-freeze-continues-nih-gets-temporary-leader
Ettore Meccia, fb
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MAI PIÙ CATTIVA NUTRIZIONE NEGLI OSPEDALI: IN LOMBARDIA DIVENTA UNA NORMA

La Lombardia è la prima regione in Italia a rendere obbligatorio lo screening nutrizionale in tutte le strutture sanitarie.
Con l’approvazione del Dgr XII/1812 del 29 gennaio, le cure di tutti i pazienti includeranno anche gli aspetti nutrizionali. “Una svolta epocale che prevede non solo l’obbligatorietà della registrazione dello screening ma anche della presa in carico del paziente” afferma Riccardo Caccialanza, direttore di Dietetica e Nutrizione clinica al Policlinico San Matteo di Pavia. “I benefici per i pazienti sono ormai assodati dalla letteratura internazionale e dall’esperienza clinica. Sappiamo che la malnutrizione impatta in maniera importante su risultati clinici, qualità di vita e costi sanitari, in particolare quando parliamo di pazienti fragili come quelli oncologici, geriatrici, internistici e post-chirurgici. Ricordiamo che quando si parla di malnutrizione si intende sia per difetto che per eccesso, con i gravi rischi comportati, per esempio, dal sovrappeso e dall’obesità. L’auspicio è che con, gli opportuni adattamenti, il modello lombardo possa fungere da esempio” spiega.
Con il nuovo provvedimento regionale, tutti i pazienti ospitati nelle strutture ospedaliere e quelli presso le cure domiciliari, saranno d’ora in poi oggetto di una procedura di valutazione del rischio di malnutrizione. A livello italiano la prevalenza di malnutrizione calorico proteica nei pazienti ricoverati con tumore si assesta intorno al 30%, con circa 450mila ricoverati acuti in cui riscontra una malnutrizione iatrogena. In particolare, nell’ambito delle malattie oncologiche, sono circa 35 mila i decessi che ogni anno avvengono a causa dell’errata nutrizione.
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Fonte: Regione Lombardia; Nutrienti e supplementi; Favo; foto di Artem Savchenko
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Maurizio Scaltriti fa il punto sulla cura del Cancro

«Non se, ma quando è uno slogan che spesso riaffiorava in modo spontaneo e istintivo nei miei post. L’ottimismo di questa frase non è campato per aria ma basato su dati ed esperienza. Ed è il messaggio che spero passi al lettore che sente il bisogno di saperne di più. Non si tratta, quindi, di “se” un giorno riusciremo a curare il cancro, si tratta di “quando”. Nessun miracolo, nessuna ricetta segreta, ma studio, ricerca e duro, durissimo lavoro. Le cose sono impossibili fino al momento prima di compierle». (Dott. Maurizio Scaltriti)
NON SE, MA QUANDO Cancro: le cure di oggi, le cure di domani (Piemme, 2025), é l'ultimo libro di Maurizio Scaltriti, una lettura certamente interessante ed esplicativa.
Maurizio Scaltriti, ricercatore di fama internazionale e uno dei pionieri della medicina traslazionale in oncologia, ci accompagna in un viaggio straordinario alla radice delle cause della malattia e nelle strategie terapeutiche per curarla, sfatando pregiudizi e fornendo informazioni utili per tutti. Perché il cancro non fa più paura come una volta; abbiamo molti strumenti e conoscenze, sia per diagnosticarlo precocemente sia per contrastarlo farmacologicamente. Molti tipi di tumore sono oggi curabili, altri riescono a essere controllati e permettono ai pazienti di convivere con la malattia molti anni con una buona qualità di vita. Con uno stile accessibile e chiaro, Scaltriti scrive un libro «illuminato, ottimista e pieno di speranza» in cui passa in rassegna tutto ciò che è stato fatto ma soprattutto tutto ciò che si sta facendo nella ricerca e nelle sperimentazioni per rendere questa malattia sempre più curabile.Il professore Maurizio Scaltriti, un luminare della medicina, ci guida in un viaggio informativo ed emozionale nel mondo del cancro, offrendo una prospettiva diversa su questa complessa malattia. Attraverso le pagine del suo libro illustra le più recenti scoperte nel campo della terapia oncologica e dei farmaci innovativi, mostrando come la scienza stia trasformando il modo in cui affrontiamo il cancro. L’autore parte però da un dato impressionante: oggi, un bambino ha una probabilità su due di sviluppare un tumore se è maschio, e una su tre se è femmina. Non è un’affermazione fatta per allarmare, ma per invitare a una riflessione più profonda: la malattia va normalizzata, eliminando lo stigma che la circonda e mostrando come oggi il cancro possa essere spesso curato con successo. Sebbene non esista ancora una cura universale, il libro offre un messaggio di speranza: il futuro riserva strumenti sempre più efficaci per gestire e combattere ogni tipo di tumore. “Non se, ma quando” è un vademecum indispensabile per pazienti, familiari e chiunque voglia approfondire questo tema delicato. Un libro che ricorda che la ricerca scientifica è in continua evoluzione e che il futuro della lotta contro il cancro è più luminoso che mai. Per capirne di più vi invitiamo a visionare con attenzione questo dialogo con l'autore cliccando qui. Mettetevi comodi, prendetevi del tempo e ascoltate con attenzione. Chi é Maurizio Scaltriti... È un ricercatore riconosciuto in campo internazionale e uno dei pionieri della medicina traslazionale in oncologia. Ha iniziato la sua carriera con un dottorato in Biologia Molecolare per poi muovere i suoi passi professionali prima all’ospedale Vall d’Hebron a Barcellona, già avanguardia nelle terapie oncologiche sperimentali, passando per il Mass General Hospital di Boston (Harvard Medical School), per poi essere chiamato al rinomato Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, dove ha ricoperto la carica di Professore Associato e Direttore Associato della Medicina Traslazionale. Dall’ottobre 2020 guida il Dipartimento di Medicina Traslazionale della Ricerca e Sviluppo Oncologica di AstraZeneca. Ha pubblicato oltre 150 articoli su riviste internazionali e vanta oltre 25.000 citazioni dei suoi lavori.Immagine di copertina: freepik.com Read the full article
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Ciarambino: umanizzazione cure oncologiche e teatroterapia per pazienti psichiatrici
«Sono particolarmente soddisfatta per i miei emendamenti di spesa approvati nella legge di Bilancio regionale – dichiara Valeria Ciarambino, Vicepresidente del Consiglio regionale e componente del Gruppo Misto – Ho sempre interpretato il mio ruolo politico come servizio alla collettività, e soprattutto alle persone più fragili. Per questo sono felice di aver ottenuto il finanziamento del progetto…
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Synchro Levels è ora finalmente uno dei pochissimi integratori in campo oncologico che può vantare uno studio clinico in doppio cieco con placebo (gli stessi criteri con cui si valutano i farmaci). I risultati dello studio sono ottimi e sempre più medici lo studiano e lo utilizzano. Quanta strada è stata fatta in questi anni!!
Spray orale per consentire l’assorbimento attraverso la mucosa orale e sublinguale di alcuni principi, senza esporli al degrado gastrico.
Synchro Levels è un integratore sviluppato per sostenere i pazienti in grave sofferenza e debilitazione come avviene durante le cure oncologiche. Sono stati realizzati studi clinici che hanno confermato l’azione di Synchro Levels nel migliorare il benessere generale dei pazienti aiutandoli a sopportare meglio le terapie ed attenuando molti effetti collaterali come l’astenia, l’inappetenza e lo stato di malessere generale.
Synchro Levels contiene peptidi di pesce e sostanze che intervengono nei processi di divisione e specializzazione cellulare (Ca pidolato, Mg pidolato, Retinolo) sostanze a sostegno del sistema immunitario (Piridossina e retinolo) sostanze che favoriscono la produzione di energia e contribuiscono alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento (Piridossina, Mg pidolato, Ca pisolato e Tiamina).
#erboristeria_arcobaleno_schio#Synchro Levels #supportooncologico
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Obesità: epigenetica, nutrigenetica, nutrigenomica
Contrastare l’obesità e ridurre al minimo le interferenze farmaco-alimento nelle cure oncologiche al centro del congresso Epigenetica, nutrigenetica, nutrigenomica CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – La Campania è stata la seconda regione in Italia per numero di interventi chirurgici eseguiti per il trattamento dell’obesità. Inoltre, i ricoveri per chirurgia generale costituiscono il 15% della…

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"Annullato ogni impegno". Kate e William "fuggono" da Windsor Nelle prossime settimane, i principi William e Kate non si troveranno a Windsor. Nell'Adelaide Cottage, splendida residenza Ottocentesca con quattro camere da letto che insiste all'interno del parco del castello, i futuri re hanno costruito la loro isola felice insieme ai loro bambini ma ora che la principessa ha bisogno di assoluto riposo e di tranquillità, hanno deciso di tornare nel Norfolk. Qui, infatti, sorge la residenza preferita da William e Kate, regalo di nozze della regina Elisabetta II alla coppia, situata non distante dall'altra residenza reale della zona, quella di Sandringham. Immersa nelle campagne, alla periferia del villaggio di Anmer, è una delle più belle country house inglesi. È una villa georgiana con 10 camere da letto realizzata nel 1802, che i principi hanno profondamente restaurato per renderla ancora più personale. Quando gli impegni di corte lo consentono, i due amano rifugiarsi in questo splendido casale inglese, che per loro rappresenta ciò che per la regina Elisabetta è stato il castello di Balmoral. Ora che i figli sono in vacanza da scuola fino a dopo Pasqua, i principi del Galles hanno deciso di trasferirsi e, benché Windsor non sia Londra, lì Kate non avrebbe comunque potuto avere la serenità e la tranquillità che la sua condizione richiede. D'altronde, la stessa principessa, durante il messaggio con il quale ha rivelato di aver iniziato una chemioterapia preventiva, ha chiesto privacy per sé e per la sua famiglia e questa residenza nel Norfolk è il rifugio ideale. Il principe William, attualmente uno dei pochi "working royal" operativo, ha annullato qualunque impegno fino al prossimo 17 aprile per dedicarsi completamente alla sua famiglia. Il trasferimento nel Norfolk dà, implicitamente, un'altra informazione. I principi del Galles non saranno presenti alla tradizionale messa di Pasqua che, ogni anno, si tiene a Windsor. Prima del video della principessa, in tanti pensavano che quella sarebbe potuta essere l'occasione per il ritorno in pubblico di Kate Middleton ma le nuove informazioni acquisite eliminano qualunque possibilità in tal senso. A Windsor, però, potrebbe fare la sua comparsa re Carlo III, anche lui sottoposto alle cure oncologiche. Da Palazzo è stato chiesto alla stampa inglese di non acquistare alcun video o foto che potrebbero essere prodotti durante le uscite privare della principessa, proprio per tutelarne la tranquillità. Tra le quattro mura domestiche, Kate sta comunque continuando a lavorare per la famiglia reale, anche se ha dovuto necessariamente interrompere qualunque impegno pubblico. Lo stesso William ha già dichiarato che in questo momento la sua priorità massima, anche davanti ai doveri della Corona, è sua moglie. Insieme a loro ci sono spesso i genitori di Kate e i suoi fratelli, che si occupano di dare conforto ai principi e di gestire i loro figli, per i quali i due non hanno mai voluto una tata a tempo pieno in casa. Anche il re, benché nella stessa situazione di Kate, non sta facendo mancare il proprio supporto al figlio e alla nuora.
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Chernobyl: i lupi nuovi animali mutanti
A Chernobyl i lupi sono i nuovi animali mutanti. Uno studio condotto da ricercatori americani ha evidenziato un'importante mutazione genetica in questi canidi che li rende più forti. I risultati preliminari della ricerca non sono stati ancora pubblicati poiché necessitano di ulteriori studi sul campo al momento impossibili. Se tali risultati fossero confermati, si potrebbero aprire nuove importanti strade per cure oncologiche per l'uomo. La Zona di Esclusione Chernobyl Dopo l'esplosione del 26 aprile 1986 del reattore 4 nella centrale di Cheronbyl, in Ucraina, la cittadina fu evacuata: andarono via circa 100.000 persone. Nacque quindi la zona di esclusione di Chernobyl (CEZ): un'area di oltre 1.000 miglia quadrate intorno alla centrale nucleare istituita per tenere le persone lontane dalle radiazioni provocate dall'esplosione. Un invito non raccolto, per ovvi motivi, dalla fauna locale, alci, caprioli, cervi, cinghiali e lupi, che proprio in questa zona, forte dell'assenza di attività antropica, ha iniziato a svilupparsi. Nel 2014, un gruppo di studiosi dell'Università di Princeton, New Jersey, guidato dalla biologa evolutiva ed ecotossicologa, dottoressa Cara Love, si è recato della CEZ per monitorare la reazione alle radiazioni degli animali presenti. Gli studiosi hanno messo al collo dei lupi presenti nella CEZ dei collari per ricevere in tempo reale la posizione dei lupi e la loro esposizione alle radiazioni. Hanno, inoltre, prelevato campioni di sangue per valutare l'esposizione degli animali alle reazioni cancerogene. I dati raccolti dal monitoraggio sono stati davvero stupefacenti. I lupi nuovi animali mutanti di Chernobyl I lupi che abitano nella CEZ sono esposti a 11,28 millirem di radiazioni al giorno. Parliamo di una quantità che supera sei volte il limite di sicurezza legale stabilito per un essere umano. Le rilevazioni hanno evidenziato che il sistema immunitario dei lupi è alterato, presenta similitudini con quello dei pazienti oncologici che sono stati sottoposti alla radioterapia. Questa caratteristica insieme ad altre informazioni genetiche suggeriscono una particolare resilienza dei lupi all'aumento del rischio di cancro. Lo studio ha così identificato mutazioni che in qualche modo aumentano le possibilità di sopravvivere al cancro. Un metodo in controtendenza se si pensa a tutti quegli studi che invece tendono a scoprire le mutazioni che aumentano il rischio di cancro. In attesa di nuovi riscontri I risultati della ricerca non sono stati pubblicati. Sono stati presentati dalla stessa dottoressa Love in occasione della riunione annuale della Society of Integrative and Comparative Biology a Seattle, Washington, il mese scorso. Risultati che hanno bisogno di essere confermati da nuove rilevazioni che il team non ha potuto eseguire. Negli ultimi anni, infatti, la pandemia prima e l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia poi, hanno reso impossibile recarsi nuovamente a Chernobyl per completare gli studi. In copertina foto di Andrea Bohl da Pixabay Read the full article
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Per Messina Denaro stop alla chemioterapia, sì alla terapia del dolore
Le condizioni generali del boss Matteo Messina Denaro, ricoverato da oltre un mese nella cella del reparto per detenuti dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, sono molto gravi tanto che viene sottoposto alla terapia del dolore e alla alimentazione parentelare, cioè la nutrizione per endovena, per il suo sostegno: sono state sospese le cure oncologiche, come la chemioterapia, che il 61enne…
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Roma. Illumina Novembre 2024: dieci anni di sensibilizzazione contro il cancro al polmone. Un successo straordinario per la campagna nazionale di ALCASE Italia
Un traguardo di solidarietà e consapevolezza
Un traguardo di solidarietà e consapevolezza Roma, 2 dicembre 2024 – La decima edizione della campagna “Illumina Novembre”, organizzata da ALCASE Italia, si è conclusa con un successo senza precedenti. L’iniziativa, inserita nelle attività internazionali di sensibilizzazione al cancro del polmone, ha superato ogni aspettativa, coinvolgendo 14 regioni italiane, oltre 250 città e istituzioni di…
#advocacy tumori#ALCASE Italia#ALCASE ODV#ALCASE successi#Alessandria today#awareness lung cancer#Campagne di Sensibilizzazione#cancro al polmone#cure oncologiche#diagnosi precoce#diagnosi tumori.#eventi di sensibilizzazione#eventi Italia 2024#Filippo Lococo#Google News#Illumina novembre#Illuminazione Monumenti#Immunoterapia#italianewsmedia.com#lotta ai tumori#neoplasie#Novembre bianco#novità oncologiche#Oncologia#ospedali e cura#Pier Carlo Lava#Policlinico Gemelli#prevenzione tumori#Roma eventi#salute e prevenzione
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Questa review Canada-Usa, dove la Anagrafica Inclusiva LGBTI esiste dal 2010, fa il punto sulle questioni pratiche che si sono dovute affrontare e che ancora hanno bisogno di essere migliorate:
https://www.jmir.org/2023/1/e46773
I focus sono sui seguenti argomenti:
terminologia, salute digitale e funzioni del fascicolo sanitario elettronico, implicazioni politiche e pratiche, impostazioni di assistenza primaria, impostazioni di assistenza per acuti e terziaria, assicurazione sanitaria, sistemi di fatturazione medica, sistemi legali e culture sanitarie diverse (come quella UE).
In UE abbiamo pubblicato da luglio 2023 questa guida generale ma in Italia ancora nessuno si è fatto carico della Anagrafica Inclusiva LGBTI in Sanità:
https://commission.europa.eu/document/download/66adbc7e-99cb-4d88-a653-d7fbfba9d7e8_en?filename=JUST_Guidance%20note%20on%20the%20collection%20and%20use%20of%20data%20for%20LGBTIQ%20equality%20%E2%80%93%202023.pdf.pdf
I problemi maggiori verificati sono:
1) L'uso della Carta di Identità o del Codice Fiscale impedisce di elaborare la presenza di persone Transgender o Intersessuali e nega loro l'assistenza primaria o la gratuità delle prestazioni di base.
2) Si è proposto il concetto di "sesso per uso clinico" (SFCU) separato dal sesso anagrafico ed è stato usato per garantire l'accesso a cure ormonali e chirurgiche specifiche ma anche oncologiche, urologiche o ginecogiche. Gli intervalli di riferimento di salute anche ematologici possono essere diversi inoltre in persone Transgender o Intersessuali.
3) In Canada come negli USA l'assicurazione sanitaria è privata e c'è un rischio di frodi per l'uso di termini Alias o dopo il riconoscimento del proprio genere legalmente. Questo problema non esiste in Italia.
4) In Italia il problema maggiore è inveve che il cambio di sesso anagrafico rende impossibile alcuni screening oncologici, ad esempio. Anche prima del riconoscimento legale i valori alterati dagli Ormoni non sono riconosciuti dai sistemj elettronici automatizzati su M o F solamente. Esistono poi valori, ad esempio ematologici o al PAP test, che sono unici per le persone Transgender o Intersessuali.
5) In Canada e USA è ovviamente sentita come molto importante la questione intersezionale tra ricchezza-povertà, genere, etnia, orientamento sessuale, religione, espressione di genere, cultura di appartenenza, ecc. In Italia le minoranze sono ancora semplicemente maltrattate o ignorate anche in Sanità.
6) Anche questo articolo sottolinea l'importanza di aggregare i dati delle Minoranze per garantire categorie utili statisticamente. Tuttavia a livello clinico resta l'unicità della persona a garantire la relazione sanitaria e la aderenza a programmi di prevenzione diagnosi e cura.
7) Quindi è necessario un meccanismo di un peso... due misure... per usare in modo aggregato i dati epidemiologici e in modo individualizzato i dati nella relazione sanitaria col singolo utente.
8) Anche durante un'emergenza è stato considerato fondamentale rendere nota l'identità di genere per l'uso del nome e desinenze ma anche per l'assegnazione alle camere o agli esami specifici per il corpo che si ha e non per l'indicazione Anagrafica che sarebbe sempre parziale sia prima sia dopo il riconoscimento del genere
9) Lo stesso discorso vale per il riconoscimento dell'orientamento sessuale, del partner, soprattutto se sposati o uniti civilmente, specialmente in Ginecologia ed in Pediatria (per la cura dei figli di coppie omogenitoriali)
10) In caso di incoscienza del paziente:
A) la raccolta dati in fascicolo sanitario elettronico potrebbe garantire anche che non ci siano gravi confusioni sul corpo da curare
B) si possa evitare di dileggiare chi non può difendersi in caso si identifichi la persona come Intersex o transgender durante l'esame clinico.
11) Le relazioni iniziano all'accoglienza dove l'appellativo Sig. oppure Sig.ra o l'uso del nome anagrafico possono causare gravi imbarazzi ed impedire l'accesso alle cure delle persone Transgender non riconosciute nei documenti per il proprio genere.
Anche successivamente nella comunicazione in messaggi telefonici o per email bisognerà trovare soluzioni migliori per le persone TGNC.
12) La maggior povertà e per alcuni sottogruppi la minore scolarità rendono difficile l'accesso ai sistemi informatici utilizzati oggi sempre più spesso in Sanità.
13) La questione della Visibilità del proprio genere o orientamento sessuale è fondamentale per ottenere l'accesso a screening o cure specifiche ulteriori ma non sempre le persone LGBTI se ne rendono conto e generalmente i medici non sono comunque formati a fornire quei servizi sanitari specifici.
14) Il rischio di misgendering, omofobia sanitaria o espulsione sono forti anche in Italia ma anche l'assenza di specifica formazione in Medicina di Genere LGBTI rende spesso inutile il Coming Out con il personale sanitario.
15) Il problema della visibilità LGBTI si incrocia anche con la paura soprattutto per i minori che determinate informazioni siano date a parenti omofobi. Al contrario servono specifici sostegni sociali e psicoeducativi per garantire una transizione la più serena possibile al Coming Out con tutti.
16) Le informazioni sull'orientamento sessuale e identità di genere vanno aggiornate una volta l'anno soprattutto se si verifica un errore di indicizzazione e in adolescenza.
17) La raccolta di questi dati va fatta con moduli autosomministrati su supporto elettronico e garantendo la riservatezza quando chiesti di persona.
18) I dati da aggregare per gli studi epidemiologici devono rispondere ai seguenti criteri scientifici: (1) universalità; (2) consenso informato; (3) formazione obbligatoria regolare; (4) processi di riservatezza dati sensibili; (5) pertinenza; (6) formazione anche del fornitore dei materiali sanitari e del personale non medico.
19) Vanno considerati anche fattori come la comprensibilità da parte della popolazione generale, perché indici chiari solo alle persone LGBTI possono causare che i dati della popolazione generale finiscano indicizzati come appartenenti alle minoranze. La univocittà del significato dei termini usati, l'impossibilità di tradurre termini inglesi come straight, il fatto che eterosessuale e cisgender siano confusi spesso col loro opposto, l'uso diverso in contesti diversi di parole inglesi, l'esistenza di termini etnici come femminiello e masculone in Italia, rende difficile la standardizzazione.
20) Rimandiamo ai nostri post sul Sex & Gender Orienteering per una nostra proposta a nostro avviso più efficace.
#epidemiologia #statistiche #dati #LGBTI #sanità #amigay
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Efficacia delle cellule CAR-T sui neuroblastomi

Le cellule CAR T sono efficaci contro i neuroblastomi, tumori solidi che colpiscono i bambini. Per la prima volta una terapia genica con cellule CAR T si è dimostrata in grado di trattare con successo i neuroblastomi, tumori solidi che possono manifestarsi in età pediatrica. Dall'ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma arriva una notizia che potrebbe rivoluzionare il futuro delle cure oncologiche: un gruppo di clinici e ricercatori guidato dal professor Franco Locatelli è riuscito per la prima volta a impiegare un'immunoterapia con cellule CAR T per curare i neuroblastomi, tra i più aggressivi tumori che possono manifestarsi in età pediatrica. Prima volta Finora le CAR T, cellule immunitarie ingegnerizzate per prendere di mira specifici tumori, si erano dimostrate molto efficaci soltanto nel trattamento di tumori del sangue. Come spiega Locatelli, responsabile dell'area di ricerca e area clinica di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico del Bambino Gesù: «È la prima volta che uno studio sull'uso delle CAR T contro i tumori solidi raggiunge risultati così incoraggianti».

Le cellule CAR T sono efficaci contro i neuroblastomi, tumori solidi che colpiscono i bambini. La ricerca che è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine, ha coinvolto 27 bambini e ragazzi tra gli 1 e i 25 anni con forme di neuroblastoma ad alto rischio, recidivanti o resistenti alle terapie convenzionali (chemio e radioterapia). La risposta al trattamento ha superato il 60% e la probabilità di sopravvivere senza malattia è significativamente aumentata rispetto alla prognosi, spesso infausta, di questo tipo di tumore. Neuroblastoma: che cos'è? Il neuroblastoma è un tumore del sistema nervoso simpatico che ha origine dai neuroblasti, cellule presenti nel sistema nervoso simpatico, e può insorgere in diversi distretti corporei tra cui il più frequente è il surrene, l'insieme di due piccole ghiandole poste al di sopra di ciascun rene. Si tratta del più comune tumore solido (cioè con massa compatta di tessuto) extra cranico nei bambini, responsabile dell'11% del totale delle morti per cancro in età pediatrica, e colpisce soprattutto i bambini di età inferiore ai 5 anni. Quasi la metà dei pazienti presenta una malattia ad alto rischio già al momento della diagnosi e la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è del 40-50%. I bambini in cui falliscono i trattamenti di prima scelta hanno probabilità di guarigione molto basse e una sopravvivenza a lungo termine tra il 5 e il 10%. Da qui la decisione, dice Locatelli, di «verificare se la terapia con le cellule CAR T fosse in grado di cambiare la storia naturale della loro malattia». Quale terapia è stata usata? Le CAR-T (la sigla sta per Chimeric Antigens Receptor Cells-T) sono linfociti T (i globuli bianchi che di norma riconoscono le minacce costituite da virus o cellule maligne, mantenendo la memoria degli attacchi subiti) ingegnerizzati per riconoscere e prendere di mira uno specifico antigene cellulare, come quelli espressi da cellule tumorali. La scelta del bersaglio Per progettare le cellule CAR T che sono state infuse nei pazienti i ricercatori sono partiti da cellule immunitarie di ciascun paziente, i linfociti T autologhi, che sono state poi modificate geneticamente per esprimere sulla propria superficie il CAR (Chimeric Antigen Receptor), una molecola sintetica in grado di riconoscere in modo specifico le cellule tumorali. Le cellule di neuroblastoma esprimono sulla membrana esterna alti livelli di una molecola chiamata GD2, che è stata pertanto scelta come bersaglio. Seguendo questo mirino i linfociti T modificati sono stati in grado di individuare e neutralizzare le cellule malate. Quelle usate nello studio sono CAR T di terza generazione. Diversamente da quelle di seconda generazione approvate per uso clinico contro i tumori del sangue (leucemie, linfomi e mieloma) queste includevano quello che viene definito un secondo dominio costimolatorio, una combinazione di molecole che accresce l'efficacia e la persistenza dei linfociti T ingegnerizzati. Le cellule ingegnerizzate contenevano inoltre una sorta di "interruttore di sicurezza", un gene suicida che blocca l'azione dei linfociti T in caso di effetti avversi gravi dell'immunoterapia. Siccome un comune è possibile effetto collaterale delle terapie a base di CAR-T è la sindrome da rilascio di citochine (febbre, ipotensione, ipossia) questo escamotage permette di eliminare rapidamente le CAR T infuse nel giro di qualche ora. I risultati Lo studio realizzato anche grazie ai finanziamenti ricevuti da AIRC, Ministero della Salute, AIFA e Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma ha valutato sia sicurezza e tollerabilità delle CAR T in vari dosaggi (fase 1), sia l'efficacia nella cura dei tumori e la permanenza delle cellule nell'organismo (fase 2). La terapia si è dimostrata sicura ed efficace. Il 63% dei pazienti (17 bambini e ragazzi) ha mostrato una risposta alla terapia e tra questi 9 sono andati in remissione completa. Cresce inoltre la probabilità di sopravvivenza fino a 3 anni (60% dei casi) e di sopravvivere senza evidenza di malattia (36%). Le CAR T persistono nell'organismo sino a 2-3 anni dall'infusione sostenendo l'efficacia della terapia. Una nuova opzione terapeutica Oltre a rappresentare un'arma in più nella lotta al neuroblastoma, anche nei bambini in cui questi tumori siano stati diagnosticati da poco e nei quali siano presenti elementi di alto rischio per la sopravvivenza, la ricerca apre la strada all'uso delle CAR T anche per altri tumori solidi. A breve inizierà una sperimentazione in cui lo stesso tipo di cellule CAR T dirette contro la molecola target GD2 verrà utilizzato in pazienti pediatrici e giovani adulti affetti da vari tipi di tumore cerebrale. "Siamo orgogliosi di aver contribuito a questo importante traguardo con fondi raccolti da Airc", ha detto il professor Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico di Fondazione AIRC. Read the full article
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Il Policlinico Gemelli festeggia 60 anni

Una delegazione della Fondazione Policlinico Gemelli, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e dell'Istituto Giuseppe Toniolo è stata ricevuta il 10 Luglio scorso al Quirinale, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per la celebrazione di un Anniversario importante: i 60 anni dalla nascita del Policlinico Gemelli, un grande polo della salute, un punto di riferimento per la Sanità Regionale e Nazionale, nonché uno dei più grandi ospedali privati non profit d’Europa, dove ogni anno vengono ricoverati circa 100 mila pazienti provenienti da tutta Italia (1 su 5 da fuori regione) e dove vengono assistite circa 58 mila persone con tumori. A guidare la folta delegazione in visita al Quirinale, ricevuta nella Sala di Rappresentanza, sono stati Carlo Fratta Pasini, Presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Elena Beccalli, Rettrice dell’Università Cattolica, e Marco Elefanti, Direttore Generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Presenti all’udienza Paolo Nusiner, Direttore Generale dell’Università Cattolica, S.E. Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico Generale dell’ateneo, Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia Università Cattolica, Giuseppe Fioroni, Vicepresidente dell’Istituto G. Toniolo di Studi Superiori, Enrico Fusi, Segretario generale dell’Istituto G. Toniolo di Studi Superiori, Michele Lenoci, componente del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto G. Toniolo di Studi Superiori, insieme a una rappresentanza di medici, ricercatori, operatori sanitari, dipendenti amministrativi, pazienti, associazioni di volontariato, donatori, studenti e specializzandi.
Il Policlinico Gemelli nasce il 10 luglio 1964 per volontà dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sessant’anni di servizio per la tutela della salute, mai disgiunti dalla vocazione accademica, perché il Policlinico Gemelli è anche un teaching hospital (ospedale che insegna, prepara) e un polo di Ricerca, in dialogo costante con la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica, anche se la trasformazione in Fondazione privata no profit nel 2015, lo ha reso giuridicamente autonomo dall’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Nel 2018, il riconoscimento come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) per le discipline “Medicina Personalizzata” e “Biotecnologie Innovative”, lo ha ulteriormente caratterizzato come centro di ricerca al top, a livello Nazionale e Internazionale. Il cuore pulsante del Gemelli è oggi sempre più “rosa” e “young”: su 5.607 dipendenti, ben il 63,8% è donna e l’età media è di 44,9 anni. I seguenti numeri, certamente d’impatto, raccontano solo una parte della storia del Policlinico Gemelli, costruita soprattutto sulla dedizione e la qualità delle cure. Nei suoi primi sessant’anni di storia, il Policlino Gemelli è passato dai 304 ricoveri del 1964, ai 99.564 del 2023; dai 70 i posti letto del primo anno (appannaggio esclusivo della Patologia Chirurgica e della Patologia Medica), agli attuali 1.611, all’interno dei quali sono rappresentate tutte le specialistiche. Il Policlinico è dotato di 57 sale operatorie chirurgiche, tecnologicamente avanzate, 8 robot chirurgici e centinaia di apparecchiature tecnologiche. Nel corso degli anni, il Policlinico Gemelli è cresciuto fino a diventare il più grande centro oncologico in Italia per numero di pazienti assistiti: sono quasi 58 mila quelli presi in carico e ogni anno vengono effettuati 2 mila ricoveri, oltre 17 mila interventi di chirurgia oncologica, oltre 700 mila prestazioni oncologiche ambulatoriali, 52 mila terapie infusionali antitumorali e 15 mila tra colloqui e valutazioni psico – oncologiche. Un’eccellenza riconosciuta anche a livello Internazionale. Quest’anno, per il quarto anno consecutivo, il Gemelli è stato incoronato migliore ospedale d’Italia, dal prestigioso ranking stilato dal Magazine americano Newsweek, che lo colloca al 35esimo posto del mondo e tra i primi 10 in Europa. Dal 2021, il Policlinico romano ha inoltre conseguito l’accreditamento da parte della Joint Commission International (JCI), che lo colloca tra le eccellenze mondiali della sanità. Risultati di livello, ai quali ha contribuito la stretta collaborazione con la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica, con i suoi attuali 5.500 studenti e 2.200 specializzandi che, dalla sua fondazione (5 novembre 1961), ha contribuito a formare generazioni di medici e operatori sanitari. A oggi sono 10.838 i laureati in Medicina e Chirurgia usciti dalla Cattolica, 214 i laureati in Medicine and Surgery e oltre 16.000 i laureati nelle Professioni sanitarie (4.844 presso la Sede di Roma e 11.342 presso le sedi collegate). Importante la presenza del Policlinico Gemelli anche nel campo della ricerca, con 1.119 i progetti finanziati con bandi competitivi, per un valore complessivo di € 21.383.887, ai quali si aggiungono i quasi 23 milioni di euro delle sperimentazioni profit. Storie e numeri che fanno del Gemelli un punto di riferimento per la Sanità Nazionale, capace di far convivere l’eccellenza delle cure, con la scommessa di una sempre più complessa sostenibilità economica. Immagine di copertina: - L'ingresso principale del policlinico universitario Agostino Gemelli, parte dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. La statua di fronte è un monumento marmoreo a Giovanni Paolo II - (Wikipedia) Read the full article
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