#Illuminazione Monumenti
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Roma. Illumina Novembre 2024: dieci anni di sensibilizzazione contro il cancro al polmone. Un successo straordinario per la campagna nazionale di ALCASE Italia
Un traguardo di solidarietà e consapevolezza
Un traguardo di solidarietà e consapevolezza Roma, 2 dicembre 2024 – La decima edizione della campagna “Illumina Novembre”, organizzata da ALCASE Italia, si è conclusa con un successo senza precedenti. L’iniziativa, inserita nelle attività internazionali di sensibilizzazione al cancro del polmone, ha superato ogni aspettativa, coinvolgendo 14 regioni italiane, oltre 250 città e istituzioni di…
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io-pentesilea · 4 years ago
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Roma è eccezionale. Laddove per eccezionale opterei per 'che deroga dalla norma'.
C'è la città eterna, orgogliosa della sua storia e altezzosa per i suoi monumenti che il mondo invidia.
I resti di un passato glorioso.
La città degli sfarzosi palazzi nobiliari e papali che abbelliscono il centro. La Roma delle chiese e delle opere d'arte.
Poi c'è la Roma dei quartieri popolari e popolosi, quelli 'vecchi' dove la sora Rosa e la sora Maria si parlano ancora da una finestra all'altra.
E quelli 'nuovi' dei palazzoni, monumenti terrificanti di cemento e ludibrio architettonico.
C'è la metropoli intasata di traffico, inquinata dallo smog e dal rumore.
Di persone indaffarate che camminano a testa bassa chiuse nei loro silenzi e nei loro problemi.
C'è la Roma dei giardini e delle grandi ville, polmoni verdi, veri e propri 'boschi' nel cuore della città, o nelle estreme periferie.
E infine c'è la città 'di campagna'. Immensi campi coltivati, animali al pascolo, tra stradine a volte sterrate e senza illuminazione, quasi uno sperduto paesino.
Roma dalle mille facce.
Barbara
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3nding · 4 years ago
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Alassio e Albenga accendono il Natale: illuminazione di strade, monumenti e frazioni - IVG.it
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pangeanews · 5 years ago
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“Ogni scrittura è apocrifa. Sono sbalordita nel vedere tanti romanzi inoffensivi nelle librerie, privi del rischio di ardere”: una lezione di Ingeborg Bachmann
Una lezione di Ingeborg Bachmann (1947), dal titolo originario “La febbre e il limite”, in difesa della scrittura apocrifa, perché sia realmente “questione di vita e di morte trascrivere voci”.
*
Signore e signori,
sono qui ancora una volta a parlarvi di scrittura. Non di commemorazioni, convegni, centenari, bicentenari, genetliaci, riscoperte postume, ma della scrittura.
E allora comincerò a dirvi la mia verità: ogni scrittura è apocrifa. Ogni scrittore, in quanto opera nel segreto del suo spirito, è apokriphos, segreto, e il suo apprendistato si esercita con una lingua scritta e consumata nei secoli da altri scrittori, vissuti prima di lui e alla ricerca della loro anima. Cosa significa tutto questo? Che lo scrittore, proprio perché è autentico, si abbevera alla fonte da cui altri hanno già bevuto. Non vi sembra straordinario e contraddittorio? Una sincerità dell’anima che si basa su una forma di vampirismo? A me sembra splendido e assoluto. Dirò di più: inevitabile.
La scrittura, quando espelle i suoi prodotti letterari, diventa quello che deve essere: un’etica del pensiero, una direzione del sentire: una forza che ci strige lì, nel regno della parola a sperimentare, in modo scandaloso, l’inadeguatezza dei nostri strumenti. Ma ognuno canta con la sua voce, indossa la sua maschera, cammina con il suo passo. Ed è osando il proprio tono e non un altro, preso a prestito dalle tradizioni della letteratura, che la scrittura smette di essere inoffensiva e diventa energia pulsante e trasgressiva, diagramma spezzato di una febbre.
Anche un romanzo di successo, con le sue psicologie logore e i suoi paesaggi dèja vus, è apocrifo perché un autore inventa comunque un personaggio altro da sé: comico è il sussiego con cui le azioni e i pensieri del tronfio protagonista sono descritti dall’occhio vanesio dell’io scrivente come tappe esemplari dello sviluppo di una verità. Divagazioni impressioniste, biografie romanzate, cronache giornalistiche, resoconti storici: stupisce la volgare sicurezza con cui la scrittura pretende di dipanare, risolvere, classificare, con l’Autorità della scrittura.
Ma, dentro questa ridicola autorità si può essere scrittori? Si può realmente evitare, nel momento in cui si dice io, l’identificazione allucinatoria con il personaggio che osa dire io? I veri poeti sentono questa folle adesione a una forma di bellezza e scrivono un’opera poetica sempre coerente, non casuali raccolte di versi.
Sono sbalordita nel vedere tanta scrittura dilapidata nelle librerie, inoffensivi esercizi stilistici, trattati di cucina e di ginnastica, pamphlets sulle regole del benessere, e quanto l’utopia della letteratura, il rischio di ardere delle proprie parole, il gettarsi allo sbaraglio con lo scopo di trasformare, influenzare, mescolare passati e futuri, sia considerata solo un’antiquata retorica da “romantici maledetti”.
Non sto parlando, ovviamente, di trasformazioni linguistiche: con la lingua hanno giocato e sperimentato non solo le avanguardie. Riscopriamo alcuni autori barocchi o medioevali e vedremo che il surrealismo è una rivelazione già preannunciata dalle bibbie dei monaci e dai trattati di oniromanzia.
Ma il gesto – quello che determina la scrittura – dove trovarlo? Lo scrittore apocrifo non gioca con la storia, non divaga con i destini, non costruisce biografie: prende una vita umana, consegnata all’erbario delle storie dell’arte, della poesia e della filosofia, e la provoca, la smaschera, la interroga: le fa rivelare sorprendenti segreti, fantasie più vere della realtà, che fanno esplodere tutte le storie e tutti i cimiteri, riconsegnando alla vita quanto di una vita è stato immaginato vivente.
Ecco di cosa ci parla sempre la scrittura apocrifa: di questa scandalosa, calda, insopprimibile vita. La vita di chi ha vissuto o tentato di vivere con l’etica del suo pensiero è ancora tutta da esplorare. Il suo destino terreno si è concluso ma solo in parte. Bisogna perturbare il passato per scoprire le prospettive nascoste da altri destini: ma il compito è immane perché alle nostre spalle non ci sono solo enciclopedie letterarie o biografie romantiche ma anche tutta quella sterminata popolazione di anime ignote che solo nella folle fantasia dello scrittore apocrifo possono ritrovare la voce. Sarà sempre una voce falsa, come sempre falsa è la scrittura, ma di un falso assolutamente vero, sostenuto da una necessità etica: quella di dare forma all’impossibile e pensiero all’impensabile.
Non saprei concepire migliore utopia: scrivete in questo senso, se volete scrivere. Se invece amate l’ars scribendi, crepate pure nei vostri peccatucci lirici. Io vi consiglio di pensare la scrittura come io penso il mio corpo percorso dal sangue. Non godete delle singole immagini, non rendete l’arte una consolazione da femminucce. Pensate che è vostra, nell’arte, se lavorerete come ossessi, la scelta di una traiettoria e di un destino che non vi consentirà scampo, e questo destino è apocrifo: sia che parli di sé, del fratello, del padre, della madre o di un altro personaggio, lo scrittore è condannato a essere apocrifo, a dire quanto sarebbe indicibile, a parlare di quanto varca i confini della parola.
L’atto di scrivere è apocrifo perché la pagina nata dalla volontà dello scrittore parla della sua alienità dalle forme sociali, del suo scaraventarsi verso il proprio destino, oltre le rassicuranti leggi della grammatica del ‘bello scrivere’, derise in modo implacabile e definitivo dal Bouvard et Pecuchet. Ma nella pagina scritta vibra anche tutta la determinazione del gesto che è stato svelato e non ci sono esercizi, favole, generi e nuore letterarie: solo un fuoco che brucia del suo essere fuoco, che scrive e riscrive l’impulso da cui è generato.
In questo secolo gli scrittori si cercano in chi, per somiglianza di passione e di follia, nei secoli passati, ha cercato ciò che loro vanno cercando: una verità etica, un momento in cui il dire, simile al non-dire, espone con ardore il suo tormento. La maschera dell’apocrifo diventa così la via della scelta, la tensione del proprio destino. L’uccello canta o la pianta fiorisce, ma quell’uccello e quella pianta parlano delle stagioni passate e future che giustificano quella presente come la luce le ombre infinite che l’hanno generata.
Ci sono coincidenze che rendono l’immaginazione un povero riflesso che graffia appena la realtà sommersa. C’è sempre un momento in cui la mano che scrive, mozzata dal corpo, non ha necessità di avere un nome che la definisca, un’identità che la giustifichi.
Io ho sempre cercato una lingua universale, la lingua dei perduti e dei giusti; l’ho cercata nel passato, la cerco nel presente, la cercherò nel futuro: ma in realtà non è una lingua, è un gesto costruito dalle unghie della mano, una carezza modellata dalla carne delle dita, una posizione conquistata, una strategia di difesa. È una lingua del tatto, fatta di lacrime e di voci, con cui la sentinella-vedetta esprime il suo lamento.
L’opera è sangue. Ma costrizioni e fantasmi hanno bloccato il fluire naturale della circolazione sanguigna. Allora, per sopravvivere, abbiamo sviluppato le anastomosi vicine, i circoli collaterali, abbiamo ingigantito vasi fragili e sottili, che non potevano sopportare tutta la pressione del flusso, e tuttavia ne abbiamo fatto il nostro regno assoluto, rischiando sempre l’emorragia del delirio, la rottura della parete. Il non senso della morte. Ma siamo ancora qui, oggi, a conservare questi fragili vasi perché il sangue continui, nonostante gli ostacoli, a scorrere. E non solo nei nostri corpi incompiuti ma anche in altri corpi, che hanno condiviso il nostro stesso destino. Per questo vogliamo la scrittura apocrifa: per trovare corpi fratelli in cui il sangue non è circolato abbastanza, per rimuovere i trombi e gli emboli da quelle arterie, per cercare nuove strade al vecchio sangue che non ha mai pulsato come doveva pulsare.
E se la scrittura apocrifa, che tutti suppongono vampira, invece di nutrirsi del sangue dei morti nutrisse lei i morti, trasformando antiche scritture ghiacciate e compatte in diagrammi discontinui e convulsi che cercano, azzerando le differenze fra i secoli, quell’enigma indecifrabile, quell’impensabilità dell’arte che si nasconde sotto la greve superficie dei capolavori e dei monumenti? Chiedo che il paradosso della scrittura sia accettato, tollerato, rispettato, e pertanto non risolto. Ciò che in arte chiamiamo imperfezione non fa che rimettere in moto ciò che perfetto non è. Una volta spenti i riflettori e ogni altra forma di illuminazione, la letteratura, lasciata in pace e al buio, risplende di luce propria, e le sue creature vere, commuovendoci ancora oggi, emanano bagliori. Le opere sono punti morti e punti di luce, frammenti in cui si avvera la speranza della lingua intera, che dirà i mutamenti dell’uomo e i mutamenti del mondo: questa lingua, questa koiné dell’arte nei secoli, è il frammento di confessione che non smette di agitare la lingua del morente per l’ultimo respiro. E il morente è l’esegeta, il traduttore, il posseduto, il camaleonte di questo sospiro: abbandonato dai destini che lo avevano invaso, tace e torna a vegliare, in attesa che l’aria vibri ancora e torni questione di vita e di morte trascrivere voci…
Ingeborg Bachmann
A cura di Marco Ercolani
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in-marocco-con-laura · 4 years ago
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Una distesa di dune che si estende a vista d’occhio, un orizzonte irraggiungibile e come unico suono la zampa di un cammello che affonda nella sabbia: Merzouga è il punto di partenza ideale per vivere il sogno chiamato trekking nel deserto. Questa città a sud del Marocco, non lontana dal confine con l’Algeria, non ha monumenti o edifici storici di rilievo, ma è una delle più visitate del Marocco perché da qui partono i tour a piedi verso le grandi dune di Erg Chebbi. Tornate a seguire i ritmi della natura, con l’inizio e la fine di una giornata scandito dal sole che sorge e tramonta. Godetevi una cena conviviale, tutti assieme riuniti sotto le stelle mangiando dallo stesso piatto, come facevano i beduini del deserto. Ascoltate le melodie a tratti ritmate a tratti struggenti della musica tradizionale, dopodiché abbandonatevi a un sonno ristoratore. Prima di addormentarvi ricordatevi di alzare lo sguardo al cielo Questa forma di turismo “astronomico” sta diventando sempre più celebre, anche perché le particolari condizioni climatiche e l’assenza di illuminazione artificiale rendono l’osservazione degli astri notturni una vera esperienza mistica, regalando la possibilit�� di ammirare un cielo che non è più possibile ammirare nell’Europa colpita dall’inquinamento luminoso. Questo scenario maestoso seduce, strega. E' anche da lì che le carovane partivano, cariche di cibo, per Timbuktu, dove tornavano. Tantissime poi sono le attività che si possono fare nel Sahara Partiamo dalla classica cammellata, ad un entusiasmante giro in quod fino al arrivare al magnifico send board , la discesa delle dune con la tavola . Per gli amanti degli animali e gli appassionati di fotografia naturalistica un viaggio a Merzouga è l’occasione per osservare da vicino le magnifiche creature che abitano questa località desertica ma ricca di creature di ogni tipo. Tra le dune attorno all’oasi si possono avvistare volpi del deserto, gerbilli, ricci del deserto, rettili e serpenti ma soprattutto i magnifici rapaci del Sahara, come falconi gheppi e grifoni. Inoltre nelle acque del lago dell’oasi di Merzouga si possono osservare numerose specie di anatre e fenicotteri che trovano ristoro li. https://www.instagram.com/p/CN600coAB87/?igshid=2btwkzikso4i
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aneddoticamagazinestuff · 4 years ago
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COSI’ SOLEVA MENARE IL GIORNO ORAZIO
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COSI’ SOLEVA MENARE IL GIORNO ORAZIO
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Ottanta anni circa dopo la morte di Augusto, un grande storiografo, CORNELIO TACITO, scrive la storia degli imperatori romani della dinastia Giulio-Claudia, iniziata con Augusto il 31 a.C. e terminata con Nerone nel 68 d.C. Si intitola ‘Annales’, con un voluto riferimento alla tradizione annalistica romana (raccontare la storia anno per anno).
E’ un racconto a tinte fosche, di un’epoca caratterizzata da una paura, a cui ci si era fatta l’abitudine: veleni serviti a pranzo e a cena, morti misteriose e continue, trame occulte, sotterranee,
un fuoco sempre lì a covare sotto la cenere, il tutto in palazzi sfarzosi, ma sempre in penombra. E la plebe ormai ridotta ad uno sfondo indistinto, come in una grande foto di gruppo, nella quale però le facce senza nome degli individui sono tutte uguali e senza lineamenti.
Ed un presentimento di fine che si avvicina.
Uno storiografo, certo, ma anche uno stupendo romanziere.
Scrive anche un prezioso saggio di tipo etnologico sui germani, popolazione ancora selvaggia, se paragonata alla cultura dell’impero romano, ma Tacito ti fa avvertire il brivido della paura che egli prova, immaginando che da quelle popolazioni al confine con Roma prima o poi arriverà il pericolo.
Dice Tacito:
“Valgono tra loro i buoni costumi, più di quanto altrove volgono le buone leggi.��
Altrove? E dov’è altrove, se non a Roma? Le buone leggi: è una regola che vale sempre, quella per cui chi governa emana leggi, quando il costume non basta più. Ed allora più sono nutriti i codici, più è segno che il costume non funziona. Alcuni decenni fa in Italia, una stretta di mano valeva più di un puntiglioso atto notarile, oggi non basta nemmeno questo. Viene da concludere con Tacito che, più è abbondante il codice, più è diffuso il malcostume.
E Orazio?
Andava a rendere visita al suo amico e protettore Mecenate, nella villa dell’Esquilino. Quando arrivava, nei pressi della fastosa dimora trovava una folla di varia umanità. Lo riconoscevano, e tutti a farglisi intorno, chi per congratularsi per le sue aderenze in alto loco, chi per consegnargli petizioni da inoltrare a Mecenate.
E molti gli ponevano quesiti sulla politica: che fanno i Parti, che si dice dei Germani, è vero che i Daci….?
E lui a ripetere di saperne quant’e loro:
“Sai tenere bene i segreti, tu, eh!”. E non sapevano che Orazio ed il ministro si incontravano per il piacere della compagnia, ed i discorsi erano del tipo: “Che ora sarà?”; oppure: “Comincia a fare freschetto la mattina, e, chi non si copre, si buggera!”; o anche: “Secondo te quale gladiatore è più forte, Syro o Gallina?” (insomma Ronaldo o Messi? Maradona o Pelé?), e cose simili, che ben si depongono in orecchie con le fessure. Ma non andrà mica tutti i giorni da Mecenate. E negli altri?
Orazio è ostinatamente deciso ad evitare la carriera politica, da buon epicureo: quello che ha, gli basta ed avanza. Se fosse schiavo della depravante ambizione, dovrebbe dire addio alla serenità che gli dà la saggezza, e fa degli esempi di persone che vivono vita grama per colpa dell’ambizione. E dice nella VI satira del I libro: “Se volessi darmi alla carriera politica, mi dimostrerei malato della malattia di Barro, che desiderava di essere considerato uomo bellissimo: ovunque andasse, metteva nelle ragazze la curiosità smaniosa di esaminarlo con attenzione ed in ogni parte del fisico: la faccia, i capelli, le gambe, i piedi, i denti. Così se prometto di proteggere l’impero l’Italia, e Roma ed i sacri templi degli dèi, indurrei tutti gli uomini ad interessarsi di me, a chiedere da quale padre io discenda, e se sono figlio di madre di bassa origine. E poi dovrei di continuo incrementare le mie sostanze, ed andare a salutare questo e quello più potente, e portarmi dietro della compagnia, per non andarmene solo soletto in campagna ed in giro; e poi dovrei mantenere cavalli e stallieri, e guidare carrozze di rappresentanza. Invece, così come sto ora, me ne vado in giro su un modesto mulo, se voglio addirittura fino a Taranto, senza essere mai biasimato per spilorceria. E per questo, e per mille altre ragioni, me la passo meglio di un senatore illustre. Me ne vado dove mi pare e piace, e domando il prezzo della verdura e del farro. E vado girando per il Circo massimo pieno di insidie, e di sera nel Foro; sosto davanti agli indovini; e poi me ne torno a casa, ad un piatto di porri frittelle e ceci. Mi servono il pasto solo tre schiavetti, due coppe su una tavola di marmo , una ciotola con una saliera dozzinali, ed un’ampolla con un piatto largo, mercanzia alla buona della Campania. Poi me ne vo a dormire, senza il pensiero di dovermi alzare presto domani, e di dover passare davanti al Marsia, che con l’espressione dolente sembra voler dire che non ce la fa più a sopportare la faccia del minore dei fratelli Novii.”. Spiegazione: Marsia era un satiro, che si fece passare per la testa di sfidare Apollo in una gara musicale. Ovviamente vinse Apollo, che per punizione legò il satiro ad un albero e lo spellò vivo. Ovviamente la cosa doveva essere ben dolorosa, e nelle statue del poveretto la sofferenza era in tutto il corpo, specie nel viso. Una statua così fatta del Marsia era piazzata davanti alla bottega dei fratelli Novii, ed Orazio scherza, dicendo che Marsia è in preda alla lancinante sofferenza, non per la punizione, ma perché non gliela fa più a sopportare la faccia del minore dei due fratelli. I Novii erano usurai. Ma riprendiamo il racconto di Orazio:
“Poi mi riposo fin verso le dieci. Quindi, me ne vado un po’ a passeggio, e poi leggo o scrivo qualcosa per mio silenzioso diletto, e mi ungo di olio, ma mica quello che quello zozzone di Natta usa a tale scopo, dopo averlo rubato ai lampioni della pubblica illuminazione.”. Questo Natta, illustre sconosciuto, tale sarebbe rimasto, se Orazio non l’avesse qui citato. “Il sole alto poi esorta me stanco ad andarmi a fare una bagno, ed allora me ne scappo dal Campo Marzio e dal gioco della palla. Mangio con calma, quel tanto che basta allo stomaco per durare fino a sera, e me ne sto in ozio beato a casa. E’ questa la vita slegata dalla ambizione che ti fa misero e che pesa. Con questo mi sento sicuro che vivrò più serenamente che se avessi avuto un padre o uno zio questori.”.
Nella VI satira del II libro ci dice: “Quando sto a Roma, la mattina presto mi trascina a far da sponsor, da garante (è latino, mica inglese!): ‘forza, sbrigati, prima che qualcun altro ti preceda nel compito ’. Spiri pure la tramontana a spazzare la terra, oppure la bruma trascini la stagione della neve nel giro più basso del sole, è doveroso andare. Mi tocca dire qualcosa che forse mi danneggerà, pure in modo chiaro e certo, mi tocca spintonare tra la folla e maltrattare chi va lento. ‘Che vuoi, scemo! E che hai di urgente?’ mi dice uno incavolato con termini d’ira: ‘Tu sei capace di abbattere tutto ciò che ti si para davanti, quando con il pensiero stai da Mecenate!’. Lo ammetto, questo riferirmi a te mi fa proprio piacere e mi addolcisce il giorno……….. O campagna, quand’è che ti potrò rivedere?! E quando mi si consentirà di affidarmi alla piacevole dimenticanza di una vita affannosa, ora con i libri degli antichi, o con il sonno e con le ore dell’inerzia? O quando mi sarà servita la fava, parente di Pitagora, insieme a verdurine insaporite con lardo abbastanza grasso?”. La fava è parente di Pitagora: l’antico maestro greco credeva nella reincarnazione delle anime, la metempsicosi, trasmigrazione delle anime. Ed a qualche anima toccava reincarnarsi in una fava, pertanto Pitagora aveva proibito ai suoi seguaci di cibarsi delle fave: “Potresti mangiare l’anima di nonno!”. Come mai questa proibizione? A mio avviso aveva capito o appreso che le fave possono attivare una pericolosissima allergia, il favismo, e quindi era meglio tenersene lontani. Però, per essere convincente e terrorizzare con il sacro i suoi seguaci, tira in ballo la metempsicosi. Qualcosa di simile sarà capitato per la carne di maiale e Maometto. Ma di questa satira, la VI del II libro, parleremo nell’ultima puntata di questo lungo, e spero piacevole, viaggio intorno al pianeta Orazio. E la proporrò tutta, commentandola pezzo per pezzo.
Orazio si fa sostenitore della politica e della ideologia di Augusto, e per varie ragioni. Intanto ha chiuso il tempio di Giano, avendo riportato nell’impero la PACE! Dopo un secolo di sangue, sangue, sangue, non è merito di poco conto, celebrato da Ottaviano con l’Ara Pacis. Con la pace sono ripresi i commerci, ed il principe pare la personificazione del dio Mercurio, anzi in area orientale Augusto E’ l’incarnazione di Ermes/Mercurio. Le suggestioni delle aspettative palingenetiche e messianiche da qualche parte lo fanno divenire addirittura il verbo incarnato, la parola degli dèi divenuta uomo, dato che Ermes è il messaggero degli dèi: quando parla lui, è l’Olimpo a rivelarsi agli uomini. Augusto a Roma mira a restaurare gli antichi costumi: vive sul Palatino, in una casa modesta, nella zona dove tutta la storia romana è iniziata, e sua moglie Livia gli confeziona gli abiti, e gli è fedele per mezzo secolo, cosa rara ma antica. Restaura il Cursus Honorum, le tappe e le norme per la carriera politica, rimettendo ordine là dove i torbidi civili e le convulsioni della Repubblica avevano fatto grande disordine. E poi abbellisce Roma di monumenti nuovi (il suo generale e genero, Agrippa, oltre ad avergli fatto vincere tutte le battaglie decisive, contro Sesto Pompeo e Antonio, ha edificato anche il Pantheon, che fa ancora magnifica mostra di sé, anche se non è proprio l’originale, ma un rifacimento di Adriano dopo un incendio). Ha consolidato il limes, il confine dell’impero, rendendolo più sicuro con lo stanziamento di guarnigioni militari. Ha bastonato i Parti, recuperando le insegne perdute da Crasso insieme alla vita; e poi ha bastonato i Germani, recuperando le insegne perdute da Varo a Teutoburgo, e riportato a casa i soldati romani fatti schiavi dai germani. Insomma Augusto pare l’uomo della Provvidenza, uno che ci voleva, perché le cose tornassero a posto. Vivo lui, gli si riconosceva il primato, poi però si sarebbe potuto tornare alle antiche maniere. Ma Augusto aveva altro in testa, e pensava a designare un successore.
Ma questo è un altro capitolo. Ne parleremo più avanti. Ricordo solo che Orazio è nato il giorno 8 dicembre
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noemi10s · 4 years ago
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Casa-vacanze in Valle D'Aosta - 7 notti🏡 Ponte di Capodanno ❄☃🎅🥂 date disponibili➡26-12-2020 - 02-01-2021 - € 950✅ ✅Max 6 Ospiti 🟢🎄
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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“Ricordare per Cambiare”: Dare Voce alla Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime della Strada
Il 17 novembre 2024, la Giornata Mondiale e Nazionale del Ricordo delle Vittime della Strada invita tutti a riflettere sulla sicurezza stradale e sull'importanza della prevenzione.
Il 17 novembre 2024, la Giornata Mondiale e Nazionale del Ricordo delle Vittime della Strada invita tutti a riflettere sulla sicurezza stradale e sull’importanza della prevenzione. Il prossimo 17 novembre 2024, terza domenica del mese, si celebrerà la Giornata Mondiale e Nazionale del Ricordo delle Vittime della Strada, istituita dalla legge 227/2017. Questa giornata rappresenta un’importante…
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andyfi03 · 5 years ago
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Da domani 22 maggio riaprono al pubblico i monumenti del Duomo di Firenze che saranno GRATIS fino al 31 maggio.
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Nonostante il lungo periodo di chiusura che ha portato grandi perdite al complesso museale dell’Opera del Duomo si potranno visitare gratuitamente (con prenotazione obbligatoria online) la cattedrale di Santa Maria del Fiore, il Battistero di San Giovanni, il campanile di Giotto e il museo dell’Opera del Duomo.
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Come ha detto in conferenza stampa Monsignor Timothy Verdon, dobbiamo trovare qualcosa di buono anche in questa tremenda pandemia, potremo visitare le opere del complesso museale come solo gli addetti ai lavori posso fare cioè senza l’assedio di persone vicino ai capolavori artistici e con la possibilità di ammirare le opere  con la giusta ispirazione religiosa che rappresentano.
COMUNICATO STAMPA
Da venerdì 22 maggio 2020 riaprono al pubblico i monumenti del Duomo di Firenze dopo la chiusura per la pandemia da Covid-19. Da domani fino alla fine del mese di maggio sarà possibile visitare in maniera gratuita, con prenotazione obbligatoria on line, la Cattedrale di Firenze, il Battistero, il Campanile di Giotto e il Museo dell’Opera del Duomo. Rimarrà invece chiusa al pubblico, fino al 18 giugno, la Cupola del Brunelleschi per lavori di manutenzione all’impianto di illuminazione, sospesi a causa della chiusura per l’emergenza sanitaria.
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“L’Opera di Santa Maria del Fiore – dichiara il Presidente Luca Bagnoli – riapre seppur con un volto completamente diverso. Il venir meno della stagione turistica avrà un pesante impatto sulla nostra Istituzione. 20 milioni di euro di ricavi perduti – come l’impegno di quattro anni di restauri che in queste condizioni sono resi impossibili – costringeranno l’Opera a interventi drastici per adempiere all’obbligo giuridico di conservazione del patrimonio monumentale a essa affidato. Inevitabile conseguenza la riorganizzazione dello svolgimento delle attività e il doloroso azzeramento della programmazione culturale, per cui sono state sospese le Celebrazioni per i 600 anni della Cupola, le rassegne musicali O Flos Colende e Note al Museo e interrotta la collaborazione con la Pergola per l’impiego del Teatro Niccolini. E nonostante questo riapriamo per dare un segnale di speranza concreto, per dire ai fiorentini e a tutto il mondo che noi ci siamo pronti ad accogliere in sicurezza quanti verranno a Firenze”.
Dal primo giugno gli orari cambieranno e i monumenti e il Museo saranno aperti al pubblico tutti i fine settimana (venerdì, sabato e domenica) e il 24 giugno, Festa di San Giovanni, Patrono della Città di Firenze. Per i mesi successivi gli orari di apertura potranno aumentare progressivamente, in base ai flussi turistici, per poi tornare nel più breve tempo possibile alle aperture precedenti al lockdown (aperti tutti i giorni al pubblico).
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Anche la bigliettazione cambierà e si passerà da un biglietto unico a 5 giornalieri per ogni monumento. Anche per visitare la Cattedrale sarà necessario prenotare un ingresso gratuito con il giorno e l’ora. Per accedere alla Cupola e al Campanile il costo del biglietto sarà di 15 euro per ognuno dei monumenti; l’ingresso al Museo costerà 10 euro e 5 al Battistero. La Cripta di Santa Reparata rimarrà, per il momento, non accessibile al pubblico non essendoci le condizioni necessarie per le visite in sicurezza.
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Per garantire la massima sicurezza nelle visite, l’Opera di Santa Maria del Fiore ha adottato le misure indicate nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 17 maggio 2020, tra cui la gestione controllata e programmata dei flussi dei visitatori attraverso la prenotazione obbligatoria con percorsi a senso unico. Di conseguenza ci sarà una notevole riduzione del numero d’ingressi che passeranno al giorno dai 3.500 con biglietto del 2019 al massimo di 1.000 al Museo dell’Opera del Duomo e 80 sul Campanile di Giotto. Per gli altri monumenti potranno salire in Cupola 304 persone ogni fine settimana (mentre in precedenza potevano salire 2600 persone al giorno); 1.710 in Battistero; 3.750 in Cattedrale (1.500 il venerdì e il sabato e 750 la domenica). Sulla Cupola del Brunelleschi e sul Campanile di Giotto si potrà accedere solo accompagnati in piccoli gruppi. Nel Battistero saranno a disposizione delle guide per illustrare il monumento e il restauro in corso. Nel Museo il percorso, per il momento, esclude la visita all’ultimo piano non essendoci la possibilità di creare un itinerario a senso unico.
L’Opera di Santa Maria del Fiore, come annunciato nel giorno precedente, sarà la prima istituzione al mondo ad adottare in ambito museale una nuova tecnologia che permette di mantenere la distanza di sicurezza tra i visitatori. Si tratta di un dispositivo (Tag EGOpro Social Distancing sviluppato dalla società italiana AME (Advanced Microwave Engineering) di piccole dimensioni (circa 7 cm per 5, per 1,30 di profondità), fornito gratuitamente ai turisti all’inizio delle visite, che una volta indossato segnala con un suono, vibrando e illuminandosi, che è stata superata la distanza minima consentita. Terminata la visita, il dispositivo sarà riconsegnato e sanificato per essere poi riutilizzato. Il sistema è anonimo e non traccia i movimenti e i dati.
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Le altre misure di sicurezza messe in campo dall’Opera per rendere sicura la visita ai propri monumenti sono:  la sanificazione e l’igienizzazione certificata dei locali, l’ingresso controllato, la misurazione della temperatura, le postazioni di sanificazione delle mani  (colonnine in eco cartone con gel per disinfettarsi le mani), le protezioni anti contagio alle biglietterie e al guardaroba.  I visitatori, invece, dovranno dotarsi di mascherina protettiva ai sensi della normativa vigente.
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Gli orari in dettaglio e le variazioni degli stessi, l’acquisto dei biglietti con prenotazione obbligatoria, le informazioni sulle attività dell’Opera, sono disponibili sul nuovo sito: www.duomo.firenze.it.
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testo : Ufficio Stampa Opera di Santa Maria del Fiore
immagini : Andrea Paoletti © 2020
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RIAPERTURA DEI MONUMENTI DEL DUOMO DI FIRENZE Da domani 22 maggio riaprono al pubblico i monumenti del Duomo di Firenze che saranno GRATIS fino al 31 maggio.
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wdonnait · 5 years ago
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Casamassima, il paese azzurro in provincia di Bari
Nuovo post pubblicato su https://www.wdonna.it/casamassima-il-paese-azzurro-in-provincia-di-bari/107697?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=107697
Casamassima, il paese azzurro in provincia di Bari
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Casamassima è un borgo situato in provincia di Bari.
Ha quasi 20.000 abitanti ed è noto come paese azzurro per alcune faccende legate al passato. E nonostante sia un piccolo paese, ha molto da raccontare, poiché possiede un patrimonio storico e culturale non indifferente.
Scopriamo alcune curiosità e tutto quello che c’è da vedere a Casamassima!
Casamassima paese azzurro
Molti di voi si saranno chiesti: come mai questa località è conosciuta come il paese azzurro?
La risposta è strettamente connessa al periodo seicentesco, quando l’Italia dovette affrontare il problema della peste. Secondo la leggenda, il duca Vaaz fece un voto per far sì che venne sconfitta.
Il suo desiderio si esaudì: così, la gente iniziò a credere che si trattò di un vero e proprio miracolo e che Vaaz avesse davvero aiutato Casamassima dall’epidemia mortale.
Pertanto, egli decise di dipingere il caseggiato a calce viva di azzurro, nei pressi dell’arco di via Santa Chiara, come gesto di riconoscimento. Molto probabilmente, il colore fa riferimento al mantello della Madonna.
Casamassima cosa vedere
Nel caso in cui doveste recarvi a Casamassima, sappiate che avrete la possibilità di visitare numerosi luoghi religiosi, come ad esempio il Monastero di Santa Chiara, l’Auditorium dell’Addolorata (noto anche come il Complesso delle Monacelle) e la Chiesa del Purgatorio.
Monastero di Santa Chiara
Esso è certamente una delle testimonianze storiche e religiose più importanti in assoluto.
Il monastero, è situato nel centro storico e risale al 1573, per opera Antonio Acquaviva d’Aragona. In realtà, all’inizio fu progettato come orfanotrofio: nel secolo successivo invece, divenne il Monastero delle Clarisse.
Sono tante le trasformazioni che ha subito nel corso della storia. Ad esempio, dalla fine dell’Ottocento cambiò la sua funzione in maniera repentina, passando da carcere a scuola, ma anche caserma dei Carabinieri cine-teatro.
Auditorium dell’Addolorata
Anche se rientra nella categoria luoghi religiosi, l’Auditorium dell’Addolorata è un’ex chiesa del XIX secolo, realizzata da Domenico Console in stile barocco.
Attualmente invece, (come suggerisce la denominazione) si tratta di un auditorium adibito alle presentazioni, ai concerti e ai convegni. Ciò che lo rende unico a livello architettonico è il suo campanile.
Allo stesso tempo, tra le vie del centro storico di Casamassima e in altre zone limitrofe è possibile scovare una serie di palazzi o comunque simboli legati ai secoli precedenti.
Tra i più importanti troviamo:
Il Palazzo Monacelle, strettamente interconnesso al convento
Porta Orologio, che rappresenta l’accesso principale al borgo (si trova in piazza Aldo Moro)
Palazzo Amenduni, un edificio risalente al XVII secolo e situato vicino via Castello
Palazzo Ducale Vaaz, ossia la residenza dei feudatari Vaaz
Inoltre, bisogna citare l’arco Madonna di Costantinopoli (situato in via Santa Chiara) in cui è presente il famoso affresco della madre di Gesù con il manto azzurro. Fu proprio quest’opera ad ispirare il duca nel dipingere il borgo di azzurro. Ma non è tutto, tra i monumenti che conservano ancora questo colore è impossibile non ricordare l’Arco delle Ombre. Secondo la leggenda, esso rappresentava la dimora dei fantasmi.
Questo perché all’epoca non c’era illuminazione e nel momento in cui si passeggiava con i lumi, era possibile osservare delle strane sagome.
Ovviamente, era un effetto dato in risposta alle candele ma i più superstiziosi pensavano che si trattasse della presenza dei fantasmi.
Casamassima centro storico
Il centro storico è certamente la parte più affascinante di Casamassima.
Camminando tra le vie del borgo azzurro, avrete modo di scoprire anche degli scorci particolari, come ad esempio via Paliodoro e Chiasso Bongustai.
Via Paliodoro è molto amata dai turisti, poiché presenta sia il famoso tocco di colore azzurro che una serie di case contadine restaurate ed abbellite con fiori e altri simboli della tradizione locale. Invece, per quanto riguarda Chiasso Bongustai, sappiamo che un tempo era la sede dell’antico forno del Duca.
Attualmente, risulta essere un’attrazione turistica e anch’essa è dipinta in azzurro. E’ molto suggestiva e proprio per tale motivo, si rivela uno dei posti più fotografati di Casamassima.
Oltre a queste due località, bisogna citare anche il Rione Scesciola.
Si tratta per l’appunto di rione contenente diverse casette, sia a piano terra che a piano rialzato. L’aspetto più affascinante riguarda la sua denominazione araba “Shawash’ala” (che sta per labirinto) e molto probabilmente fa pensare a delle invasioni storiche del passato.
Casamassima cucina
La cucina di Casamassima si ispira moltissimo a quella barese. Di conseguenza, visitando questo borgo avrete l’opportunità di assaggiare numerose specialità di origine contadina, semplici ma allo stesso tempo gustose.
Nei piatti locali è possibile percepire tutte quelle tradizioni che vanno avanti di generazione in generazione e che ci ricordano l’autenticità di una volta. Pertanto, tra i cibi che avrete modo di degustare a Casamassima, ci sono:
Patate, riso e cozze, uno dei piatti più noti di Bari
La burrata e il fallone di Gravina di Puglia (ossia un formaggio tipico)
Le orecchiette con le cime di rapa
Il calzone di cipolle ma anche di ricotta
I carciofi, sia fritti che al forno
La focaccia barese (semplice con pomodori a pezzi e origano)
La farinella, piatto a base di farina di orzo e ceci
Il pane, in particolar modo quello di Altamura
La pasta e cavoli
Le braciole, dette anche brasciole
E tanto altro ancora…
Casamassima e dintorni
Casamassima è un paese facilmente raggiungibile, sia con la macchina che con il bus.
Dista all’incirca un quarto d’ora dalla città di Bari e proprio per tale motivo, risulta ben collegato. Da Taranto invece, bisogna percorrere all’incirca 45 minuti d’auto.
A prescindere da tutte le località tipiche del borgo, Casamassima è molto frequentata per via di un grande centro commerciale, situato proprio all’ingresso. Ogni anno, tantissime persone si recano qui per fare spesa e shopping, specialmente durante il periodo natalizio.
Tuttavia, nei dintorni (oltre al capoluogo pugliese) si ha la possibilità di visitare una serie di paesi, come ad esempio Cellamare, Rutigliano, Adelfia, Triggiano, Mola di Bari, Turi e via dicendo.
Insomma, le attrazioni nei pressi di Casamassima non mancano affatto. Inoltre, risultano essere ideali per dei brevi giri turistici, ad esempio per un weekend fuori porta, all’insegna di storia, cultura e tradizioni.
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Pescocostanzo è tra i borghi più belli d’Italia, a 1395 metri sul livello del mare, alle pendici della Majella e l’Altopiano delle Cinque Miglia. Rientra nella provincia de L’Aquila, in Abruzzo, e deve il suo particolare nome al basamento roccioso sul quale si è formato il centro originario (Pescus). Per quanto concerne il Costanzo che legò il proprio nome a quello del masso, non si hanno invece notizie certe. L’organizzazione urbanistica di Pescocostanzo è rigorosamente programmata, frutto di un lavoro operato per centinaia d’anni, a partire dal XVI secolo. Ogni chiesa, casa e scultura sono il frutto del lavoro di una “commissione edilizia”, per così dire, che ha regalato di generazione in generazione la propria idea di bellezza al mondo. Non vi è forzatura nei confronti della natura circostante, considerando come le case a schiera vadano ad adagiarsi docilmente sul territorio, con disposizione ben curata. Si crea un vero e proprio legame architettonico col paesaggio, che offre ai turisti una scenografia unica nel suo genere. Vi è corrispondenza, fino all’inverosimile, tra le forme della pietra e il ferro battuto dagli artigiani. Il tutto legato da una simbologia locale. Cosa vedere a Pescocostanzo Lo stile che caratterizza totalmente il borgo è un misto tra Barocco e Rinascimento. Posto piede nel centro storico, ci si potrà recare alla Chiesa di Gesù e Maria, così all’annesso Convento dei francescani. Una struttura realizzata nel 1611, con altari barocchi in marmo, sui quali spicca l’altare maggiore, disegnato da Cosimo Fanzago, autore inoltre del chiostro del convento (quadriportico). Immancabile una visita a Palazzo Sabatini, il cui pregevole fronte è ammirabile proseguendo su via Colecchi. Su uno dei lati si affaccia invece sulla ripida gradinata di via Colle dei Corvi. Luoghi che ci giungono intatti da altre epoche. Ambienti che consentono di respirare atmosfere vetuste, per un Palazzo dai tanti portali, decori in pietra e balconcini. Da qui si giunge in breve alla Collegiata di Santa Maria del Colle, realizzata tra il XIV e il XV secolo. Al suo interno vi sono opere d’arte di gran pregio, a partire dal soffitto a cassettoni dorato e dal dipinto che copre l’intera navata, realizzato da Carlo Sabatini nel 1680 circa. Luoghi dalla storia secolare che spiegano come Pescocostanzo sia un borgo visitato tutto l’anno. Da Palazzo Colecchi all’ex Monastero di Santa Scolastica, passando per Piazza Municipio. Fuori città inoltre è possibile godere dello splendore dell’Eremo di San Michele Arcangelo, sito in una grotta. Un borgo sospeso nel tempo, incastonato in un’area che attira visitatori anche d’inverno, grazie alle proprie piste da sci. Dove sciare a Pescocostanzo In pochi minuti si passa dal centro alle piste e gli impianti del Monte Calvario. Non sono necessarie lunghe tratte per ritrovarsi tra la neve, dove potersi cimentare nei propri sport preferiti e godere di straordinari panorami. Si potrà approfittare di una delle più belle piste da fondo d’Abruzzo, tra Pescocostanzo e Cansano, discendendo tra gli alberi secolari del Bosco di Sant’Antonio. Ci si ritrova a pochi chilometri dalle piste di Roccaraso, forse più famose ma di certo più affollate. Qui si potrà godere della pace di un luogo indimenticabile, pronto a entrare di diritto tra i preferiti di qualsiasi viaggiatore. Si potrà godere di una seggiovia quadriposto, che conduce comodamente dal Piazzale degli Sciatori fino al Rifugio, sito a 1729 metri. Questa è affiancata da un’altra seggiovia, biposto, fondamentale per lo sci alpino. Vi sono nove strutture in sequenza per uno snowpark con più linee di discesa e illuminazione notturna. Il luogo ideale per adulti, giovani e famiglie, con tanto di baby garden per i più piccoli, con giochi gonfiabili e un percorso di snowtubing. https://ift.tt/2rskLw4 Pescocostanzo, perla d’Abruzzo tra storia e piste da sci Pescocostanzo è tra i borghi più belli d’Italia, a 1395 metri sul livello del mare, alle pendici della Majella e l’Altopiano delle Cinque Miglia. Rientra nella provincia de L’Aquila, in Abruzzo, e deve il suo particolare nome al basamento roccioso sul quale si è formato il centro originario (Pescus). Per quanto concerne il Costanzo che legò il proprio nome a quello del masso, non si hanno invece notizie certe. L’organizzazione urbanistica di Pescocostanzo è rigorosamente programmata, frutto di un lavoro operato per centinaia d’anni, a partire dal XVI secolo. Ogni chiesa, casa e scultura sono il frutto del lavoro di una “commissione edilizia”, per così dire, che ha regalato di generazione in generazione la propria idea di bellezza al mondo. Non vi è forzatura nei confronti della natura circostante, considerando come le case a schiera vadano ad adagiarsi docilmente sul territorio, con disposizione ben curata. Si crea un vero e proprio legame architettonico col paesaggio, che offre ai turisti una scenografia unica nel suo genere. Vi è corrispondenza, fino all’inverosimile, tra le forme della pietra e il ferro battuto dagli artigiani. Il tutto legato da una simbologia locale. Cosa vedere a Pescocostanzo Lo stile che caratterizza totalmente il borgo è un misto tra Barocco e Rinascimento. Posto piede nel centro storico, ci si potrà recare alla Chiesa di Gesù e Maria, così all’annesso Convento dei francescani. Una struttura realizzata nel 1611, con altari barocchi in marmo, sui quali spicca l’altare maggiore, disegnato da Cosimo Fanzago, autore inoltre del chiostro del convento (quadriportico). Immancabile una visita a Palazzo Sabatini, il cui pregevole fronte è ammirabile proseguendo su via Colecchi. Su uno dei lati si affaccia invece sulla ripida gradinata di via Colle dei Corvi. Luoghi che ci giungono intatti da altre epoche. Ambienti che consentono di respirare atmosfere vetuste, per un Palazzo dai tanti portali, decori in pietra e balconcini. Da qui si giunge in breve alla Collegiata di Santa Maria del Colle, realizzata tra il XIV e il XV secolo. Al suo interno vi sono opere d’arte di gran pregio, a partire dal soffitto a cassettoni dorato e dal dipinto che copre l’intera navata, realizzato da Carlo Sabatini nel 1680 circa. Luoghi dalla storia secolare che spiegano come Pescocostanzo sia un borgo visitato tutto l’anno. Da Palazzo Colecchi all’ex Monastero di Santa Scolastica, passando per Piazza Municipio. Fuori città inoltre è possibile godere dello splendore dell’Eremo di San Michele Arcangelo, sito in una grotta. Un borgo sospeso nel tempo, incastonato in un’area che attira visitatori anche d’inverno, grazie alle proprie piste da sci. Dove sciare a Pescocostanzo In pochi minuti si passa dal centro alle piste e gli impianti del Monte Calvario. Non sono necessarie lunghe tratte per ritrovarsi tra la neve, dove potersi cimentare nei propri sport preferiti e godere di straordinari panorami. Si potrà approfittare di una delle più belle piste da fondo d’Abruzzo, tra Pescocostanzo e Cansano, discendendo tra gli alberi secolari del Bosco di Sant’Antonio. Ci si ritrova a pochi chilometri dalle piste di Roccaraso, forse più famose ma di certo più affollate. Qui si potrà godere della pace di un luogo indimenticabile, pronto a entrare di diritto tra i preferiti di qualsiasi viaggiatore. Si potrà godere di una seggiovia quadriposto, che conduce comodamente dal Piazzale degli Sciatori fino al Rifugio, sito a 1729 metri. Questa è affiancata da un’altra seggiovia, biposto, fondamentale per lo sci alpino. Vi sono nove strutture in sequenza per uno snowpark con più linee di discesa e illuminazione notturna. Il luogo ideale per adulti, giovani e famiglie, con tanto di baby garden per i più piccoli, con giochi gonfiabili e un percorso di snowtubing. Pescocostanzo è una località abruzzese ricca di monumenti storici e religiosi, dove in inverno si può sciare in uno dei tanti impianti disponibili.
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fashioncurrentnews · 7 years ago
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Un primo sguardo: il set della sfilata Primavera Estate 2019 di Craig Green è un gioco di prospettive
Durante le 11 stagioni in cui ha sfilato a Londra, Craig Green si è affermato in fretta come uno degli stilisti più attesi in calendario. Per la sua prima presentazione fuori dalla capitale britannica in qualità di guest designer alla 94ma edizione di Pitti Uomo a Firenze, ha individuato nel Giardino di Boboli un luogo congruamente maestoso per presentare la sua collezione Primavera/Estate 2019.
“Inizialmente avevamo approcciato la ricerca di un luogo per la sfilata allo stesso modo in cui procediamo a Londra, ovvero visitando edifici fatiscenti, abbandonati o che hanno in essi una bellezza inusuale,” ha spiegato Green a Vogue il giorno prima della sfilata. “Ma quando abbiamo visto il Giardino di Boboli, abbiamo optato per un cambio di rotto e pensato che potesse essere interessante presentare la collezione in un luogo che fosse classicamente fiorentino ma farlo in modo nuovo, offrendo alla gente una nuova esperienza permettendo loro di vedere quel posto come non lo avevano mai visto prima.”
Annesso a palazzo Pitti, la principale residenza dei Medici per circa due secoli, la disposizione del giardino fu stabilita da questa antica casata di politici e banchieri ed è popolato da sculture e grotte rinascimentali. Ma invece che presentare la collezione accanto ad uno di questi monumenti storici, Green ha scelto un prato isolato circondato da alberi che occludevano la vista della Fontana dell’Oceano del Giambologna a pochi metri di distanza.
Qui ha installato una serie di ponteggi che fungevano anche da sistemi di illuminazione, tra i quali ampi riquadri di tessuto nero penzolavano da cavi. I modelli si muovevano a zigzag tra i riquadri e attraverso porte ritagliate nel tessuto in modo tale che gli invitati intravedessero scorci dei look in momenti diversi, prima che questi gli si rivelassero davanti agli occhi nella loro interezza. Lo stilista cita le discrepanze nei racconti dei testimoni oculari quale fonte di ispirazione. “La gente può guardare la stessa cosa e vedere cose completamente diverse,” commenta Greene. “La collezione si basa sul concetto di realtà e prospettiva e l’installazione mira a creare prospettive differenti per il pubblico di invitati.” Lo stilista ha scelto di presentare la collezione “all’ora del giorno in cui la luce sta sbiadendo e il cielo è color blu notte” al fine di aumentare la probabilità che il pubblico ricevesse impressioni diverse dello stesso evento.
Ore prima dell’arrivo degli invitati, quando il sole era ancora alto in cielo, il team di Vogue ha avuto il piacere di un tour del set.
di Liam Freeman
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Nuova illuminazione per piazza Statuto a Torino | FOTO
Maggiore luminosità per esaltare la bellezza di facciate e monumenti, minor consumo energetico per ridurre i costi e, soprattutto, per contribuire a salvaguardare l’ambiente. A partire da questa sera, piazza Statuto si presenterà più bella e più “green” grazie alla nuova illuminazione architettonica progettata da Iren, insieme alla Città di Torino e alla Soprintendenza Archeologia … Leggi... Per il contenuto completo visitate il sito https://ift.tt/1tIiUMZ
da Quotidiano Piemontese - Home Page https://ift.tt/2W6c46E via Adriano Montanaro - Alessandria
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tmnotizie · 5 years ago
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ANCONA – Il Comune  di Ancona, tramite il  suo assessorato all’Ambiente, aderisce all’iniziativa “M’illumino di meno” – Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili  – che si svolgerà domani, venerdì 6 marzo  e che coinvolgerà diversi punti della città.
Lanciata dalla trasmissione radiofonica di Radio2 “Caterpillar”, l’iniziativa è in linea con l’attenzione crescente che questa Amministrazione ha posto alle politiche legate a tali temi. La Giunta comunale, su proposta dell’assessore Michele Polenta,  ha deciso di partecipare con l’oscuramento simbolico dalle 18.00 alle 19.30 dell’illuminazione della facciata del Palazzo comunale e della Fontana delle tredici cannelle, della statua di Cavour.
“E’ evidente che l’oscuramento di questi monumenti non incide in maniera significativa sul consumo di energia – commenta l’assessore all’Ambiente, Michele Polenta – ma è un segnale dell’attenzione che questa Amministrazione intende porre all’ambiente, sia con iniziative che ne stimolino la sensibilizzazione, sia con progettualità di più lungo respiro. Infatti proprio per il contenimento energetico si provveduto negli ultimi tempi alla riqualificazione della illuminazione pubblica con lampade a led, con l’implementazione degli impianti fotovoltaici sopra molti edifici scolastici e sportivi ed infine con la costruzione di plessi scolastici (come le Mercantini e le Socciarelli) a bassissimo consumo energetico”.
Inoltre, l’edizione di quest’anno si caratterizza anche per l’invito a piantare un albero, perché gli alberi nutrendosi di anidride carbonica, contribuiscono a ridurre la principale causa dell’aumento dei gas serra nell’atmosfera terrestre e quindi dell’innalzamento delle temperature. Per onorare la giornata di domani 10 alberi saranno piantati dall’ Amministrazione Comunale al Parco Lunetta.
“Ma il lavoro sul rimboschimento del nostro territorio non si limita a questo – puntualizza l’assessore alle Manutenzioni Stefano Foresi – negli ultimi due mesi dello scorso anno, con l’Ufficio Verde, abbiamo piantumato 13 nuovi alberi in diversi punti della città e nel 2020, in due mesi siamo già a quota 11. A ciò si aggiunge tutto il puntuale lavoro sul vasto patrimonio verde della città, a testimonianza della sensibilità ambientale della città di Ancona”.
Sensibilità che si manifesta anche nell’impegno dell’assessorato alle Politiche Educative per stimolare una consapevolezza degli studenti anconetani della scuola dell’obbligo sul valore del verde.
“Proseguiremo nel nostro progetto di rimboschimento di numerose aree verdi in collaborazione con le scuole e anche con l’Ufficio verde dell’Amministrazione – spiega l’assessore alle Politiche Educative, Tiziana Borini -. Siamo certi che il percorso messo in atto sinora ha ben sensibilizzato i nostri ragazzi sui temi ambientali”.
Di seguito l’elenco degli ultimi interventi attuati in tema di rimboschimento dall’assessorato alle Politiche Educative con le scuole doriche.
PROGETTO FINALITA’ ANNO IL NOSTRO GIARDINO
SCUOLA RODARI IN COLLABORAZIONE  CON LA CASA DEL QUARTIERE SOCIO RICREATIVO ALBERO DELLE IDEE
RIMBOSCHIMENTO DEL GIARDINO DELLA SCUOLA PRIMARIA RODARI 2019 GIORNATA DELL’ALBERO SCUOLA  PRIMARIA ANTOGNINI PIANTUMAZIONE ACERI CAMPESTRI ZONA PINCIO 2018 ECOFESTA SCUOLA PRIMARIA FALCONE PIANTUMAZIONE NUOVI ALBERI A PARCO MENDEZ
  2018 UN BOSCO PER LA CITTA’ IC SCOCCHERA PIANTUMAZIONE N 50 PIANTE DI QUERCIA  IN UNO SPAZIO MESSO A DISPOSIZIONE DELL’AMMINISRAZIONE IN LOCALITA’ VARANO 2018 FESTA DELL’ALBERO SCUOLA BUONARROTI PIANTUMATI ALBERI INTITOLATI A PERSONAGGI COME FALCONE,  BORSELLINO ED ALTRI 2018 FESTA DELL’ALBERO  IN COLLABORAZIONE CON LEGAMBIENTE PIANTUMAZIONE PRESSO LA SCUOLA ANNA FRANK 2018 FESTA DELL’ALBERO SCUOLA INFANZIA ACQUARIO PIANTUMAZIONE ALBERO DI CORBEZZOLO 2018 FESTA DELL’ALBERO IC GRAZIE TAVERNELLE PIANTUMAZIONE ALBERI 2018 FESTA DELL’ALBERO  IN COLLABORAZIONE CON LEGAMBIENTE SCUOLA PRIMARIA GRAMSCI PIANTUMAZIONE DI UN ALBERO 2016 ISTITUO VANVITELLI STRACCA ANGELINI PIANTUMAZIONE DI UN ULIVO   ISTITUTO COMPRENSIVO SCOCCHERA SCUOLA CONERO PIANTUMAZIONE ALBERO NEL GIARDINO DELLA SCUOLA 2019
  INAUGURAZIONE NUOVO CORSO DI AGRARIA ISTITUTO VANVITELLI STRACCA ANGELINI PIANTUMAZIONE DI UN ULIVO 2019
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mysenzacuore · 5 years ago
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LE OPERE E LE LEGGI DEL FASCISMO -----------------------------------------------
Le opere del Fascismo, Mai più è stato eguagliato il progresso ottenuto da Mussolini durante il ventennio. LE 100 OPERE DEL DUCE E’ stato fatto più in vent’anni di Fascismo che in settant’anni di democrazia”. Eccone un elenco schematico: ACQUA: per tutta la vita Mussolini cercò acqua potabile e creò innumerevoli acquedotti, i più famosi Pugliese e Peschiera; AGRICOLTURA: la sua prima occupazione che continuò e promosse per tutta la vita fu l’agricoltura; AEREONAUTICA: la trovò quasi inesistente e la portò tra le migliori d’Europa; ALBERI: istituì la Forestale; AMMINISTRAZIONE: non sapeva amministrare i suoi soldi ma per quelli dello Stato fu modello; ANALFABETISMO: eravamo i primi in Europa,siamo diventati ultimi nell’Analfabetismo; ANIMALI: puniva chi li maltrattava; ARCHEOLOGIA: sviluppò l’archeologia in tutti i suoi rami; ARCHIVI: dal 1923 istituì gli Archivi Statali; ARTIGIANATO: dopo la cura dell’agricoltura ci fu per il Duce quella dell’artigianato; ASFALTO: centuplicò le strade, fu il primo ad utilizzare l’asfalto; ASSEMBLEA: amava le assemblee con gli stranieri, fondò la FAO; ASSISTENZA: creò l’opera per la Maternità e per l’infanzia per l’assistenza di tutti, piccoli e grandi; ATEISMO: il primo che fece sentire il nome di Dio e della Chiesa in Parlamento; ATLETICA: ci volle tutti atleti, iniziò con la ginnastica dall’asilo fino alla maturità; AUTARCHIA: siamo vissuti alcuni mesi in perfetta autarchia. I primi nel mondo; AUTOMOBILE: la volle per tutti, vedi: Balilla, Topolino; BIBLIOTECA: volle in tutti i paesi d’ Italia la biblioteca a disposizione di tutti ; BONIFICHE: bonificò milioni di ettari di terreno, rendendoli da incolti ,fertilissimi; BRIGANTAGGIO: la Mafia e la Camorra furono completamente eliminate in Europa; CALCIO: fece del gioco del Calcio il gioco nazionale, l’Italia vinse due titoli mondiali; CAMPEGGIO: amava il campeggio e lo fece amare agli italiani; CARBONE: fece scavare carbone in tutte le regioni d’Italia, Carbonia ne è la prova; CASA: forse la preoccupazione più grande del Duce fu la casa per tutti, costruì le Case popolari per i poveri; CHIESE: costruì migliaia di chiese, solo nelle paludi Pontine ne costruì 126 (es. Aprilia ); CINEMA: amò il cinema, fece costruire CINECITTà; CIRCEO: un borgo antico abbandonato fatto rinascere come Parco Nazionale; CITTADINE E COMUNI COSTRUITI DAL DUCE IN 10 ANNI: Latina, Aprilia, Sabaudia, Pomezia, Guidonia, Ardea, Ostia Lido, Fregene, Palo, Ladispoli, Macerata; CITTÀ GIARDINO: ogni città italiana ha una città giardino detta Mussoliniana; COLONIALISMO: definito il più grande colonizzatore, perché fece come Roma, volle le colonie; CONSORZI: il Duce fondò i consorzi agrari al servizio degli agricoltori; CONTADINI: tra tutti i lavoratori amava i contadini, i più utili d’Italia; COSTRUZIONI: per tutta la vita fece costruire case, palazzi, ministeri; DEMOCRAZIA: se tra tutti i politici c’è un Democratico è il Duce, seguiva il popolo; DIGHE: ne fece costruire molte per raccogliere le acque; DISCIPLINA: è vero, però, che il Duce voleva completa disciplina e guai se….; DISOCCUPAZIONE: la maggior preoccupazione per il Duce fu sempre la disoccupazione; DITTATURA: quella del Duce non fu dittatura ma democrazia popolare; DOPOSCUOLA: fondò i Doposcuola per completare la preparazione degli alunni; DESERTO: fece del deserto libico zona di altissima produzione agricola; EDILIZIA. costruzioni, monumenti, scuole; ENCICLOPEDIA: il Duce è l’autore della più grande e completa Enciclopedia del mondo; ESPORTAZIONE: un altro punto fisso del Duce: esportare i nostri prodotti agro-industriali; ETIOPIA: è questo l’Impero coloniale sospirato dal Duce per il popolo; FERROVIE: moltiplicate dal Duce FORO: il foro era per il Duce il centro dell’ Impero; FINANZE: altro Corpo istituito dal Duce, prima non era militarizzato; GELA: cambiò il nome (era Terranuova) e ne fece una moderna città italiana; GIORNALE: creò 7 giornali; GOVERNO: il vero governo fu il suo, rimasto al potere 20 anni ; GUARDIE: fondò la Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, la Guardia di tutti; INDUSTRIA: durante il fascismo, Mussolini diede sviluppo all’industria a livelli esponenziali ILLUMINAZIONE: al Duce piaceva la luce, illuminazione in città e paesi; INTERNAZIONALISMO: volle avere contatti con tutti gli Stati della Terra; LAGO DI NEMI: il Duce nel 1930-31 prosciugò il lago per riportare alla luce le navi romane; LIBERTA’: parola fatidica per il Duce: libertà completa , controllata e civile; LIRA: aumentò il valore della Lira; MILLE MIGLIA: creazione del Duce; MONZA, MUGELLO: questo circuito venne ideato da Mussolini; ‘900 : è uno stile di vita creato dal Duce, così nell’arte così nelle opere; OSSERVATORI: i suoi capolavori : Trieste, Genova, Merate, Brera, Campo Imperatore; PANE: per avere il pane per tutti vinse la battaglia “del grano”; PINO, PIOPPO, ABETE: piante predilette dal Duce che distribuiva in tutta Italia; PREVIDENZA SOCIALE: in ogni città vi è il palazzo della Previdenza Sociale; PROVINCIE: furono 72, ne fondò altre sedici: Agrigento, Enna, Latina, Frosinone, Massa, Matera, Pistoia, Ragusa, Rieti, Terni, Savona, Varese, La Spezia ecc…; RADIO: Mussolini amava la radio e il suo inventore aiutato da lui; REFERENDUM: non ne aveva bisogno perché era sempre con il popolo; REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA (R.S.I.): fu un bene operato dal Duce per la salvezza della Patria ; RICERCHE: fondò l’istituto delle Ricerche; RIFORMA: ha riformato tutto, scuola, politica, Parlamento, vita stessa; RIMBOSCHIMENTO: uno dei motivi della Forestale rimboscare tutto: monti, piani; RINASCIMENTO: il fascismo vero moderno Rinascimento di tutto e di tutti; RISPARMIO: era scrupolosamente risparmiatore nelle spese dello Stato; RIVOLUZIONE: se rivoluzione vuol dire trasformazione, il Duce ha vinto; ROMA: la sua passione, la Dea, l’Alma, la divina del Duce, ne fece una metropoli, vedi le sue strade, le sue piazze, i viali, i palazzi, i ministeri, le accademie, le università, l’antico portato alla luce del sole per nostro godimento; STRADE: vedi ASFALTO; TEMPO LIBERO: voleva che i giovani utilizzassero il tempo libero nella ginnastica; TERME: il Duce amante dei romani li imitò in tutto e quindi anche nelle Terme; TREBBIATRICI: ne comprò molte ai contadini…; TRIBUNALE DEL POPOLO: volle istituire il Tribunale del popolo per la difesa di questo; TRIBUNALE SPECIALE: destinato per i nemici dello Stato e del Governo. L’unica condanna era quella del carcere o dell’esilio, mai la morte; TUBERCOLOSI: era come la sifilide, inguaribile. Costruì il Forlanini per la sua cura; UNIVERSITÀ: ha costruito innumerevoli università, anche la Città Universitaria a Roma; URBANISTICA: la scienza che ha maggiormente eseguita, infatti, ecco le città; UTOPIA: il fascismo non fu utopia perché ha realizzato ogni cosa propostasi, fu utopia il Comunismo che pensava di conquistare il mondo ma ha fallito; VACCINAZIONE ordinò la vaccinazione di tutti i bambini anche i più piccoli; VELA: divenne sport al tempo del Duce come altri sport non esistenti allora; VIGILI DEL FUOCO: istituiti dal Duce; VULCANO: propose fin da allora uno studio speciale sulle eruzioni dei vulcani; ZOLFO: il Duce cercò e trovò lo zolfo in tutte le regioni. Più specificamente in 20 anni è stato fatto, tenendo conto delle crisi belliche: Opere sociali e sanitarie 1. Assicurazione invalidità e vecchiaia, R.D. 30 dicembre 1923, n. 3184 2. Assicurazione contro la disoccupazione, R.D. 30 dicembre 1926 n. 3158 3. Assistenza ospedaliera ai poveri R.D. 30 dicembre 1923 n. 2841 4. Tutela del lavoratore di donne e fanciulli R.D 26 aprile 1923 n. 653 5. Opera nazionale maternità ed infanzia (O.N.M.I.) R.D. 10 dicembre 1925 n. 2277 6. Assistenza illegittimi e abbandonati o esposti, R.D. 8 maggio 1925, n. 798 7. Assistenza obbligatoria contro la TBC, R.D. 27 ottobre 1927 n. 2055 8. Esenzione tributaria per le famiglie numerose R.D. 14 maggio 1928 n. 1312 9. Assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, R.D. 13 maggio 1928 n. 928 10. Opera nazionale orfani di guerra, R.D.26 luglio 1929 n.1397 11. Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), R.D. 4 ottobre 1935 n. 1827 12. Settimana lavorativa di 40 ore, R.D. 29 maggio 1937 n.1768 13. Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (I.N.A.I.L.), R.D. 23 marzo 1933, n. 264 14. Istituzione del sindacalismo integrale con l’unione delle rappresentanze sindacali dei datori di lavoro (Confindustria e Confagricoltura); 1923 15. Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.), R.D. 3 giugno 1937, n. 817 16. Assegni familiari, R.D. 17 giugno 1937, n. 1048 17. I.N.A.M. (Istituto per l’Assistenza di malattia ai lavoratori), R.D. 11 gennaio 1943, n.138 18. Istituto Autonomo Case Popolari 19. Istituto Nazionale Case Impiegati Statali 20. Riforma della scuole “Gentile” del maggio 1923 (l’ultima era del 1859) 21. Opera Nazionale Dopolavoro (nel 1935 disponeva di 771 cinema, 1227 teatri, 2066 filodrammatiche, 2130 orchestre, 3787 bande, 1032 associazioni professionali e culturali, 6427 biblioteche, 994 scuole corali, 11159 sezioni sportive, 4427 di sport agonistico.). I comunisti la chiamarono casa del popolo 22. Guerra alla Mafia e alla Massoneria (vedi “Prefetto di ferro” Cesare Mori) 23. Carta del lavoro GIUSEPPE BOTTAI del 21 aprile 1927 24. Lotta contro l’analfabetismo: eravamo tra i primi in Europa, ma dal 1923 al 1936 siamo passati dai 3.981.000 a 5.187.000 alunni – studenti medi da 326.604 a 674.546 – universitari da 43.235 a 71.512 25. Fondò il doposcuola per il completamento degli alunni 26. Istituì l’educazione fisica obbligatoria nelle scuole 27. Abolizione della schiavitù in Etiopia 28. Lotta contro la malaria 29. Colonie marine, montane e solari 30. Refezione scolastica 31. Obbligo scolastico fino ai 14 anni 32. Scuole professionali 33. Magistratura del Lavoro 34. Carta della Scuola Opere architettoniche e infrastrutture 35. Bonifiche paludi Pontine, Emilia, Sardegna, Bassa Padana, Coltano, Maremma Toscana, Sele ed appoderamento del latifondo siciliano. Con la fondazione delle città di Littoria, Sabaudia, Aprilia, Pomezia, Guidonia, Carbonia, Fertilia, Segezia, Alberese, Mussolinia (oggi Alborea), Tirrenia, Tor Viscosa, Arsia e Pozzo Littorio e di 64 borghi rurali, 1933 – 1939 36. Parchi nazionali del Gran Paradiso, dello Stelvio, dell’Abruzzo e del Circeo 37. Centrali Idroelettriche ed elettrificazione delle linee Ferroviarie 38. Roma: Viale della Conciliazione 39. Progetto della Metropolitana di Roma 40. Tutela paesaggistica ed idrologica 41. Impianti di illuminazione elettrica nelle città 42. Prosciugamento del Lago di Nemi (1931) per riportare alla luce navi romane 43. Creazione degli osservatori di Trieste, Genova, Merate, Brera, Campo Imperatore 44. Palazzo della Previdenza Sociale in ogni capoluogo di Provincia 45. Fondazione di 16 nuove Province 46. Creazione dello Stadio dei Marmi (di fronte allo stadio si trova ancora un enorme obelisco con scritto “Mussolini Dux”) 47. Creazione quartiere dell’EUR 48. Ideazione dello stile architettonico “Impero”, ancora visibile nei palazzi pubblici delle città più grandi 49. Creazione del Centro sperimentale di Guidonia (ex Montecelio), dotata del più importante laboratorio di galleria del vento di allora (distrutto nel 1944 dalle truppe tedesche che abbandonavano Roma) 50. Costruzione di numerose dighe 51. Fondò l’istituto delle ricerche, profondo stimatore di Marconi che mise a capo dello stesso istituto grazie alla sua grandiosa invenzione della radio e dei primi esperimenti del radar, non finiti a causa della sua morte 52. Costruzione di molte università tra cui la Città università di ROMA 53. Inaugurazione della Stazione Centrale di Milano nel 1931 e della Stazione di Santa Maria Novella di Firenze 54. Costruzione del palazzo della Farnesina di Roma, sede del Ministero degli Affari Esteri 55. Opere eseguite in Etiopia: 60.000 operai nazionali e 160.000 indigeni srotolarono sul territorio più di 5.000 km di strade asfaltate e 1.400 km di piste camionabili. Avevano trasformato non solo Addis Abeba, ma anche oscuri villaggi in grandi centri abitati (Dessiè, Harar, Gondar, Dire, Daua). Alberghi, scuole, fognature, luce elettrica, ristoranti, collegamenti con altri centri dell’impero, telegrafo, telefono, porti, stazioni radio, aeroporti, financo cinematografi e teatri. Crearono nuovi mercati, numerose scuole per indigeni, e per gli indigeni crearono: tubercolosari, ospizi di ricovero per vecchi e inabili al lavoro, ospedali per la maternità e l’infanzia, lebbrosari. Quello di Selaclacà: oltre 700 posti letto e un grandioso istituto per studi e ricerche contro la lebbra. Crearono imprese di colonizzazione sotto forme di cooperative finanziate dallo stato, mulini, fabbriche di birra, manifatture di tabacchi, cementifici, oleifici, coltivando più di 75.000 ettari di terra. 56. Sviluppo aeronautico, navale, cantieristico Opere politiche e diplomatiche 57. Patti Lateranensi, 11/02/1929 58. Tribunale del popolo 59. Tribunale speciale 60. Emanò il codice penale (1930), il codice di procedura penale (1933, sostituito nel 1989), il codice di procedura civile (1940), il codice della navigazione (1940), il codice civile (1942) e numerose altre disposizioni vigenti ancora oggi (il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, il Codice della Strada, le disposizioni relative a: polizia urbana, rurale, annonaria, edilizia, sanitaria, veterinaria, mortuaria, tributaria, demaniale e metrica) 61. Conferenza di Losanna 62. Conferenza di Locarno 63. Conferenza di Stresa 64. Patto a quattro 65. Patto anti-Comintern Opere espansionistiche 66. Riconquista della Libia 67. Conquista dell’Etiopia 68. Guerra di Spagna Opere economiche e finanziarie 69. Istituto di Ricostruzione Industriale (I.R.I.), 1932 70. Istituto Mobiliare Italiano (I.M.I.), 1933 71. Casse Rurali ed Artigiane, R.D. 26 agosto 1937, n. 1706 72. Riforma bancaria: tra il 1936 e il 1938 la Banca d’Italia passò completamente in mano pubblica e il suo Governatore assunse il ruolo di Ispettore sull’esercizio del credito e la difesa del risparmio 73. Socializzazione delle imprese. Legge della R.S.I., 1944 74. Parità aurea della lira 75. Battaglia del grano 76. 1929: crisi finanziaria mondiale. Il mondo del capitalismo è nel caos: il Duce risponde con 37 miliardi di lavori pubblici e in 10 anni vengono costruite 11.000 nuove aule in 277 comuni, 6.000 case popolari che ospitano 215.000 persone, 3131 fabbricati economici popolari, 1.700 alloggi, 94 edifici pubblici, ricostruzione dei paesi terremotati, 6.400 case riparate, acquedotti, ospedali, 10 milioni di abitanti in 2493 comuni hanno avuto l’acqua assicurata, 4.500 km di sistemazione idrauliche e arginature, canale Navicelli; nel 1922 i bacini montani artificiali erano 54, nel 1932 erano arrivati a 184, aumentati 6 milioni e 663 mila k.w. e 17.000 km di linee elettriche; nel 1932 c’erano 2.048 km di ferrovie elettriche per un risparmio di 600.000 tonnellate di carbone; costruiti 6.000 km di strade statali, provinciali e comunali, 436 km di autostrade. Le prime autostrade in Italia furono la Milano-Laghi e la Serravalle-Genova (al casello di Serravalle Scrivia si trova una scultura commemorativa con scritto ancora “Anno di inizio lavori 1930, ultimato lavori 1933”) 77. Salvò dalla bancarotta l’Ansaldo, il Banco di Roma e l’Ilva (1923-24) 78. Attacco al latifondo siciliano 79. Accordi commerciali con tutti gli Stati compreso l’Urss 80. Pareggio di bilancio già dal 1924 Opere sportive e culturali 81. Costruzione dell’Autodromo di Monza, 10/09/1923 82. Fondazione di CINECITTA’ 83. Creazi
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aneddoticamagazinestuff · 4 years ago
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COSI’ SOLEVA MENARE IL GIORNO ORAZIO
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COSI’ SOLEVA MENARE IL GIORNO ORAZIO
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Ottanta anni circa dopo la morte di Augusto, un grande storiografo, CORNELIO TACITO, scrive la storia degli imperatori romani della dinastia Giulio-Claudia, iniziata con Augusto il 31 a.C. e terminata con Nerone nel 68 d.C. Si intitola ‘Annales’, con un voluto riferimento alla tradizione annalistica romana (raccontare la storia anno per anno).
E’ un racconto a tinte fosche, di un’epoca caratterizzata da una paura, a cui ci si era fatta l’abitudine: veleni serviti a pranzo e a cena, morti misteriose e continue, trame occulte, sotterranee,
un fuoco sempre lì a covare sotto la cenere, il tutto in palazzi sfarzosi, ma sempre in penombra. E la plebe ormai ridotta ad uno sfondo indistinto, come in una grande foto di gruppo, nella quale però le facce senza nome degli individui sono tutte uguali e senza lineamenti.
Ed un presentimento di fine che si avvicina.
Uno storiografo, certo, ma anche uno stupendo romanziere.
Scrive anche un prezioso saggio di tipo etnologico sui germani, popolazione ancora selvaggia, se paragonata alla cultura dell’impero romano, ma Tacito ti fa avvertire il brivido della paura che egli prova, immaginando che da quelle popolazioni al confine con Roma prima o poi arriverà il pericolo.
Dice Tacito:
“Valgono tra loro i buoni costumi, più di quanto altrove volgono le buone leggi.”
Altrove? E dov’è altrove, se non a Roma? Le buone leggi: è una regola che vale sempre, quella per cui chi governa emana leggi, quando il costume non basta più. Ed allora più sono nutriti i codici, più è segno che il costume non funziona. Alcuni decenni fa in Italia, una stretta di mano valeva più di un puntiglioso atto notarile, oggi non basta nemmeno questo. Viene da concludere con Tacito che, più è abbondante il codice, più è diffuso il malcostume.
E Orazio?
Andava a rendere visita al suo amico e protettore Mecenate, nella villa dell’Esquilino. Quando arrivava, nei pressi della fastosa dimora trovava una folla di varia umanità. Lo riconoscevano, e tutti a farglisi intorno, chi per congratularsi per le sue aderenze in alto loco, chi per consegnargli petizioni da inoltrare a Mecenate.
E molti gli ponevano quesiti sulla politica: che fanno i Parti, che si dice dei Germani, è vero che i Daci….?
E lui a ripetere di saperne quant’e loro:
“Sai tenere bene i segreti, tu, eh!”. E non sapevano che Orazio ed il ministro si incontravano per il piacere della compagnia, ed i discorsi erano del tipo: “Che ora sarà?”; oppure: “Comincia a fare freschetto la mattina, e, chi non si copre, si buggera!”; o anche: “Secondo te quale gladiatore è più forte, Syro o Gallina?” (insomma Ronaldo o Messi? Maradona o Pelé?), e cose simili, che ben si depongono in orecchie con le fessure. Ma non andrà mica tutti i giorni da Mecenate. E negli altri?
Orazio è ostinatamente deciso ad evitare la carriera politica, da buon epicureo: quello che ha, gli basta ed avanza. Se fosse schiavo della depravante ambizione, dovrebbe dire addio alla serenità che gli dà la saggezza, e fa degli esempi di persone che vivono vita grama per colpa dell’ambizione. E dice nella VI satira del I libro: “Se volessi darmi alla carriera politica, mi dimostrerei malato della malattia di Barro, che desiderava di essere considerato uomo bellissimo: ovunque andasse, metteva nelle ragazze la curiosità smaniosa di esaminarlo con attenzione ed in ogni parte del fisico: la faccia, i capelli, le gambe, i piedi, i denti. Così se prometto di proteggere l’impero l’Italia, e Roma ed i sacri templi degli dèi, indurrei tutti gli uomini ad interessarsi di me, a chiedere da quale padre io discenda, e se sono figlio di madre di bassa origine. E poi dovrei di continuo incrementare le mie sostanze, ed andare a salutare questo e quello più potente, e portarmi dietro della compagnia, per non andarmene solo soletto in campagna ed in giro; e poi dovrei mantenere cavalli e stallieri, e guidare carrozze di rappresentanza. Invece, così come sto ora, me ne vado in giro su un modesto mulo, se voglio addirittura fino a Taranto, senza essere mai biasimato per spilorceria. E per questo, e per mille altre ragioni, me la passo meglio di un senatore illustre. Me ne vado dove mi pare e piace, e domando il prezzo della verdura e del farro. E vado girando per il Circo massimo pieno di insidie, e di sera nel Foro; sosto davanti agli indovini; e poi me ne torno a casa, ad un piatto di porri frittelle e ceci. Mi servono il pasto solo tre schiavetti, due coppe su una tavola di marmo , una ciotola con una saliera dozzinali, ed un’ampolla con un piatto largo, mercanzia alla buona della Campania. Poi me ne vo a dormire, senza il pensiero di dovermi alzare presto domani, e di dover passare davanti al Marsia, che con l’espressione dolente sembra voler dire che non ce la fa più a sopportare la faccia del minore dei fratelli Novii.”. Spiegazione: Marsia era un satiro, che si fece passare per la testa di sfidare Apollo in una gara musicale. Ovviamente vinse Apollo, che per punizione legò il satiro ad un albero e lo spellò vivo. Ovviamente la cosa doveva essere ben dolorosa, e nelle statue del poveretto la sofferenza era in tutto il corpo, specie nel viso. Una statua così fatta del Marsia era piazzata davanti alla bottega dei fratelli Novii, ed Orazio scherza, dicendo che Marsia è in preda alla lancinante sofferenza, non per la punizione, ma perché non gliela fa più a sopportare la faccia del minore dei due fratelli. I Novii erano usurai. Ma riprendiamo il racconto di Orazio:
“Poi mi riposo fin verso le dieci. Quindi, me ne vado un po’ a passeggio, e poi leggo o scrivo qualcosa per mio silenzioso diletto, e mi ungo di olio, ma mica quello che quello zozzone di Natta usa a tale scopo, dopo averlo rubato ai lampioni della pubblica illuminazione.”. Questo Natta, illustre sconosciuto, tale sarebbe rimasto, se Orazio non l’avesse qui citato. “Il sole alto poi esorta me stanco ad andarmi a fare una bagno, ed allora me ne scappo dal Campo Marzio e dal gioco della palla. Mangio con calma, quel tanto che basta allo stomaco per durare fino a sera, e me ne sto in ozio beato a casa. E’ questa la vita slegata dalla ambizione che ti fa misero e che pesa. Con questo mi sento sicuro che vivrò più serenamente che se avessi avuto un padre o uno zio questori.”.
Nella VI satira del II libro ci dice: “Quando sto a Roma, la mattina presto mi trascina a far da sponsor, da garante (è latino, mica inglese!): ‘forza, sbrigati, prima che qualcun altro ti preceda nel compito ’. Spiri pure la tramontana a spazzare la terra, oppure la bruma trascini la stagione della neve nel giro più basso del sole, è doveroso andare. Mi tocca dire qualcosa che forse mi danneggerà, pure in modo chiaro e certo, mi tocca spintonare tra la folla e maltrattare chi va lento. ‘Che vuoi, scemo! E che hai di urgente?’ mi dice uno incavolato con termini d’ira: ‘Tu sei capace di abbattere tutto ciò che ti si para davanti, quando con il pensiero stai da Mecenate!’. Lo ammetto, questo riferirmi a te mi fa proprio piacere e mi addolcisce il giorno……….. O campagna, quand’è che ti potrò rivedere?! E quando mi si consentirà di affidarmi alla piacevole dimenticanza di una vita affannosa, ora con i libri degli antichi, o con il sonno e con le ore dell’inerzia? O quando mi sarà servita la fava, parente di Pitagora, insieme a verdurine insaporite con lardo abbastanza grasso?”. La fava è parente di Pitagora: l’antico maestro greco credeva nella reincarnazione delle anime, la metempsicosi, trasmigrazione delle anime. Ed a qualche anima toccava reincarnarsi in una fava, pertanto Pitagora aveva proibito ai suoi seguaci di cibarsi delle fave: “Potresti mangiare l’anima di nonno!”. Come mai questa proibizione? A mio avviso aveva capito o appreso che le fave possono attivare una pericolosissima allergia, il favismo, e quindi era meglio tenersene lontani. Però, per essere convincente e terrorizzare con il sacro i suoi seguaci, tira in ballo la metempsicosi. Qualcosa di simile sarà capitato per la carne di maiale e Maometto. Ma di questa satira, la VI del II libro, parleremo nell’ultima puntata di questo lungo, e spero piacevole, viaggio intorno al pianeta Orazio. E la proporrò tutta, commentandola pezzo per pezzo.
Orazio si fa sostenitore della politica e della ideologia di Augusto, e per varie ragioni. Intanto ha chiuso il tempio di Giano, avendo riportato nell’impero la PACE! Dopo un secolo di sangue, sangue, sangue, non è merito di poco conto, celebrato da Ottaviano con l’Ara Pacis. Con la pace sono ripresi i commerci, ed il principe pare la personificazione del dio Mercurio, anzi in area orientale Augusto E’ l’incarnazione di Ermes/Mercurio. Le suggestioni delle aspettative palingenetiche e messianiche da qualche parte lo fanno divenire addirittura il verbo incarnato, la parola degli dèi divenuta uomo, dato che Ermes è il messaggero degli dèi: quando parla lui, è l’Olimpo a rivelarsi agli uomini. Augusto a Roma mira a restaurare gli antichi costumi: vive sul Palatino, in una casa modesta, nella zona dove tutta la storia romana è iniziata, e sua moglie Livia gli confeziona gli abiti, e gli è fedele per mezzo secolo, cosa rara ma antica. Restaura il Cursus Honorum, le tappe e le norme per la carriera politica, rimettendo ordine là dove i torbidi civili e le convulsioni della Repubblica avevano fatto grande disordine. E poi abbellisce Roma di monumenti nuovi (il suo generale e genero, Agrippa, oltre ad avergli fatto vincere tutte le battaglie decisive, contro Sesto Pompeo e Antonio, ha edificato anche il Pantheon, che fa ancora magnifica mostra di sé, anche se non è proprio l’originale, ma un rifacimento di Adriano dopo un incendio). Ha consolidato il limes, il confine dell’impero, rendendolo più sicuro con lo stanziamento di guarnigioni militari. Ha bastonato i Parti, recuperando le insegne perdute da Crasso insieme alla vita; e poi ha bastonato i Germani, recuperando le insegne perdute da Varo a Teutoburgo, e riportato a casa i soldati romani fatti schiavi dai germani. Insomma Augusto pare l’uomo della Provvidenza, uno che ci voleva, perché le cose tornassero a posto. Vivo lui, gli si riconosceva il primato, poi però si sarebbe potuto tornare alle antiche maniere. Ma Augusto aveva altro in testa, e pensava a designare un successore.
Ma questo è un altro capitolo. Ne parleremo più avanti. Ricordo solo che Orazio è nato il giorno 8 dicembre
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