#cuore e oncologia
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Elettrocardiografo per l’Oncologia dai Clown Marameo. Trattamento mirato e personalizzato anche grazie alla scuderia V.M. Motor Team
Un gesto di grande solidarietà ha arricchito il reparto di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Alessandria grazie alla donazione di un elettrocardiografo da parte dell’associazione Clown Marameo, che da anni affianca i pazienti oncologici – e non solo - con la sua presenza preziosa e rasserenante.
Un gesto di grande solidarietà ha arricchito il reparto di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Alessandria grazie alla donazione di un elettrocardiografo da parte dell’associazione Clown Marameo, che da anni affianca i pazienti oncologici – e non solo – con la sua presenza preziosa e rasserenante. L’elettrocardiografo rappresenta un ausilio diagnostico fondamentale nella…
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I giorni di Tantalo
A volte mi torna in mente l'ospedale, i giorni del ricovero, l'ago nel braccio e la paura d'addormentarmici sopra, l'assurda mattina in cui, di ritorno dai raggi, un solerte portantino mi lasciò nella corsia d'un reparto che doveva esser il mio, ma che non riconoscevo. Estranei tutt'intorno piangevano, gridavano, strappandosi i capelli, in un atroce vorticare d'atri lamenti e fosche preghiere. Smarrito all'inferno, mi persi nel male eterno di quegli enormi occhi sbarrati, ancor trepidanti di flebile vita, eppur già spenti come lampioni fulminati da tempo. Doveva esserci un errore, così fermata la prima infermiera, le barbugliai spaurito che io lì non c'entravo, non era la mia stanza, quella, né il mio reparto, dio. Piuttosto seccata dell'abbaglio, allora, la ragazza chiamò un altro baldo portantino, affinché mi levassero di torno. Ricordo che, mentre me la svignavo da quel loco scuro, in cuor piuttosto sollevato, una donna cui non era sfuggita la mia balzana presenza lì, mi guardò fisso negli occhi dicendomi: "Scappa. Scappa finché puoi". Non c'era invidia nel suo tono, nessun astio o malevole rancore, benché io mi sentissi dannatamente in colpa per tanta fortuna, incapace di rispondere a quel sorriso denso d'umana partecipazione, se non timidamente, con un cenno. M'avevano portato nel reparto di oncologia. Chissà dov'è ora quella donna, che ne è stato di tutti quei volti affranti, i parenti spesso più dei malati, che fine ha fatto Vuolo, il mio anziano compagno di stanza, che impossibilitato a parlare o mangiare, cercava di sfilarsi incessantemente l'ago dal braccio per raggiungere i biscotti nascosti sotto il letto, sicché anziché approfittare di quel tempo per leggere Calvino, finivo per vegliarlo come un figlio, quietandolo alla meglio. La cosa che più mi manca però è il cibo immaginato. Quando la dietologa ghignando perversa veniva a prospettarci il menù dei successivi tre giorni, evocando languidi trionfi di pasta al forno, parmigiane di melanzana, maiali in agrodolce, e poi puntualmente al terzo giorno mi cambiavano reparto, vanificando così ogni prenotazione. Ahimè, ripensando ai piatti proposti e al modo suadente in cui li elencava, credo fermamente che si trattasse solo d'un brutto scherzo, un'ingannevole morgana di piacere, ma magari mi sbaglio, magari siamo stati cavie d'una qualche terapia psicologica sperimentale ideata per instillare nel paziente la gioiosa aspettativa d'un godimento gargantuesco, migliorandone l'umore. Chissà, certo è che non v'è nulla di più dolce del buon cibo trasognato.
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DONNE CON IL TURBANTE
La prima volta che ti danno appuntamento in oncologia già il nome ti fa scorrere un brivido lungo la schiena. Vedi donne con i turbanti in testa e gli occhi tristi, pensi che siano lì, intrappolate nell’anticamera della morte. Razionalmente sai che non è così, sai che molti si salvano, ma tutte le persone che hai conosciuto che hanno affrontato il calvario della chemioterapia non ne sono più uscite. O sono morte, o la chemio è diventata compagna di vita. Per ora.
Per te non sarà così, non vuoi e non te lo puoi permettere.
Passano poche settimane che sembrano secoli e l’oncologia è ormai la tua seconda casa. Infermieri e dottori ti chiamano per nome e tu sei lì, sei una di quelle con il turbante in testa… ma gli occhi non sono tristi. Brillano di forza e di una serenità inaspettata, perché questa non è una lotta come le altre, come quelle che ti hanno distrutto l’anima e le speranze. Questa è una lotta che puoi vincere. Hai sempre saputo che puoi contare su te stessa, che per ciò che ti riguarda in prima persona “volere è potere” sembra quasi vero. Ora devi solo essere sicura di volere, dal più profondo del cuore.
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Fondazione Santobono Pausilipon e le nuove attività di ricerca oncologica
Fondazione Mediolanum e Fondazione Santobono Pausilipon insieme per la ricerca in oncologia pediatrica. Donati quasi 148mila euro per sostenere le attività di ricerca scientifica dell’Ospedale Pediatrico della Campania. La cerimonia di consegna dell’assegno è avvenuta alla presenza della Presidente di Fondazione Mediolanum, Sara Doris, del direttore generale dell’AORN Santobono Pausilipon, Rodolfo Conenna e del direttore e del presidente della Fondazione Santobono Pausilipon, Flavia Matrisciano e Anna Maria Ziccardi. La collaborazione rientra nel progetto benefico “Piccoli grandi sogni”, promosso da Banca Mediolanum a favore di tre organizzazioni tra le più rilevanti in ambito pediatrico ospedaliero, con l’obiettivo di migliorare le possibilità di cura per i piccoli pazienti. Fondazione Santobono Pausilipon e Fondazione Mediolanum Oltre alla Fondazione Santobono Pausilipon, infatti, destinatari di questa iniziativa benefica sono la Fondazione GaslinInsieme ETS di Genova e l’Associazione A.B.C. del Burlo Garofolo di Trieste. Una raccolta fondi importante che è stata possibile grazie all’impegno di Banca Mediolanum, che ha voluto trasformare le scelte dei clienti in un gesto solidale. I clienti che hanno sottoscritto i prodotti della Banca abbinati al progetto solidale, nei mesi tra ottobre e dicembre 2023, infatti, hanno contribuito alla raccolta fondi di Fondazione Mediolanum a favore delle tre associazioni che operano in importanti Ospedali pediatrici italiani. Una iniziativa solidale che ha consentito alla Banca di devolvere, con una donazione automatica di 3, 6, 25 oppure 50 euro (a seconda del tipo di prodotto sottoscritto dal cliente), 441.319 euro a Fondazione Mediolanum che ha erogato l’intero importo, in parti uguali, a sostegno dei minori in cura presso Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale Santobono Pausilipon di Napoli, Gaslini di Genova e IRCCS Materno Infantile “Burlo Garofolo” di Trieste. Le parole delle due fondazioni «Grazie al supporto di Fondazione Mediolanum è messa in moto una grande macchina della solidarietà a sostegno delle cure dei nostri piccoli pazienti. Grazie all’impegno e alla generosità di tutti quelli che hanno contribuito a questa bella iniziativa collettiva implementeremo le linee di ricerca in oncologia pediatrica, un progetto che ci sta molto a cuore perché ci consente di investire in terapie all’avanguardia per offrire nuove speranze di cura ai nostri bambini», dichiarano dalla Fondazione Santobono Pausilipon. «I tumori pediatrici sono la prima causa di morte nei bambini, investire in ricerca significa investire in nuova speranza di guarigione grazie a protocolli personalizzati e a terapie innovative», commenta Rodolfo Conenna, direttore generale dell’AORN Santobono Pausilipon. «Ciò che verrà realizzato con Fondazione Santobono Pausilipon attraverso la nostra donazione - afferma Sara Doris, vicepresidente di Banca Mediolanum e Presidente di Fondazione Mediolanum - trova fondamento non solo nelle mie convinzioni personali ma coincide anche con i valori fondanti della nostra istituzione e della Banca. Sono orgogliosa di constatare che anno dopo anno, iniziativa dopo iniziativa, insieme ai nostri clienti possiamo fare veramente molto per rendere sempre più incisiva e produttiva la pratica del bene». Nuovi progetti di ricerca Grazie alla donazione della Fondazione Mediolanum sarà sostenuto il progetto di ricerca in oncoematologia pediatrica, investire sulla ricerca significa investire sulla possibilità di rendere meno invasive le cure dei più piccoli in modo tale da diminuirne i tempi di degenza ed aiutarli a tornare il prima possibile alla loro vita. Gli ultimi studi si orientano sulla cosiddetta “medicina personalizzata” che mira a identificare terapie specifiche per il singolo paziente in base alle caratteristiche individuali della sua malattia e alle alterazioni genetiche della cellula neoplastica. L’obiettivo è quello di identificare e isolare le cellule tumorali per poterle attaccare in maniera specifica senza andare ad intaccare le cellule sane come capita, invece, nei classici cicli di chemioterapia. Da anni la Fondazione Santobono Pausilipon sostiene, tramite attività di raccolta ed erogazione fondi, lo sviluppo della ricerca scientifica all’interno dell’AORN Santobono Pausilipon con lo scopo di offrire ai piccoli pazienti dell’ospedale pediatrico cure sempre più all’avanguardia. Foto di copertina: Fondazione Santobono Pausilipon Read the full article
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Angus Dalgleish è professore di Oncologia presso l’Istituto di ricerca di malattie infettive e immunitarie della St George’s University of London e direttore del dipartimento di Oncologia della medesima università. Ecco che cosa ha dichiarato sui “vaccini” anti-Covid:
“Alla fine dello scorso anno ho riferito che stavo vedendo pazienti con melanoma, che erano rimasti stabili per anni, recidivare dopo il loro primo richiamo (la terza dose). Mi è stato detto che era semplicemente una coincidenza e di tacere, ma è diventato impossibile farlo. Da allora il numero dei miei pazienti colpiti è aumentato. Ho visto nei miei pazienti altri due casi di recidiva di cancro dopo la vaccinazione di richiamo proprio la scorsa settimana.
Altri oncologi mi hanno contattato da tutto il mondo, compresi l’Australia e gli Stati Uniti. L’opinione generale è che la malattia non sia più limitata al melanoma, ma che dopo le iniezioni di richiamo si osservi un aumento dell’incidenza di linfomi, leucemie e tumori renali. Inoltre i miei colleghi che si occupano di cancro del colon-retto segnalano un’epidemia di tumori esplosivi (quelli che presentano metastasi multiple nel fegato e altrove). Tutti questi tumori si verificano (con pochissime eccezioni) in pazienti che sono stati costretti a sottoporsi a un richiamo Covid, che fossero entusiasti o meno, per viaggiare o altri motivi.
Allora perché si verificano questi tumori?
La soppressione delle cellule T è stata la mia prima probabile spiegazione dato che l’immunoterapia è così efficace in questi tumori. Tuttavia ora dobbiamo anche considerare l’integrazione del plasmide del DNA e dell’SV40 nel promuovere lo sviluppo del cancro, una caratteristica resa ancora più preoccupante dai rapporti secondo cui la proteina spike dell’mRNA lega p53 e altri geni soppressori del cancro. È molto chiaro e molto spaventoso che questi vaccini abbiano diversi elementi per provocare una tempesta perfetta nello sviluppo del cancro in quei pazienti abbastanza fortunati da aver evitato attacchi di cuore, coaguli, ictus, malattie autoimmuni e altre comuni reazioni avverse ai vaccini Covid.
Consigliare i vaccini di richiamo, come nel caso attuale, non è né più né meno che incompetenza medica; continuare a farlo con le informazioni di cui sopra costituisce negligenza medica che può comportare una pena detentiva.
Senza più se e senza ma. Tutti i vaccini a mRNA devono essere fermati e vietati adesso.”
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I titolari della Lettieri consegnano 25 mila euro al Reparto Oncologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera di Perugia (Cittadino e Provincia) Perugia – Corciano 30 agosto ‘23 – Vince la l’ASD Spina il triangolare di calcio “Continuiamo a sorridere” – 1° Memorial Claudio Lettieri, nato per ricordare la figura dell’imprenditore Claudio Lettieri, secondo posto per l’ ASD Ellera Calcio e terzo per la Lettieri Group composta da dipendenti dell’azienda, sponsor dell’evento e qualche amico. Come sempre in questi casi il risultato non conta, vince lo sport e il cuore della Lettieri Group che consegna, nella mani di Lorenzo Duranti, coordinatore infermieristico area […]
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Tutte le Review degli ultimi 3 anni sottolineano che la Salute Mentale delle persone Transgender è migliore dopo l'uso di Ormoni Cross-Sex ma che è più elevato il rischio Cardiovascolare:
https://www.annualreviews.org/doi/full/10.1146/annurev-med-020222-121106
Bisogna anche valutare l'accessibilità agli screening oncologici e alla MOC perché quella oncologica è la terza causa di mortalità delle persone Transgender dopo Suicidio/Omicidio e appunto cause cardiovascolari:
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/joim.13441
È necessaria la modifica di diversi protocolli sanitari in Italia per garantire I Diritti Sanitari LGBTI ed è necessario l'obbligo formativo in Medicina di Genere LGBTI:
https://journals.lww.com/jpnnjournal/Abstract/2021/04000/Clinically_and_Culturally_Competent_Care_for.11.aspx
Puoi aiutarci in 3 modi:
1) Condividendo questo ed altri post Amigay aps
2) Dando il tuo 5 per mille ad Amigay aps col CF 95256710633
3) Iscrivendoti se sei Studente o Personale sanitario LGBTI o friendly
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#salute #Oncologia #osteoporosi #Transgender #Cardiovascolare #cuore #cardiologia #Amigay
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Vent'anni fa mi rassicuravi dicendomi che il nonno lì sorrideva perché aveva smesso di soffrire e mi prendevi per mano per andarlo a salutare; quasi tredici anni fa mi portavi le merendine fuori dal reparto di oncologia del San Luigi, mentre aspettavo papà, preoccupandoti che mangiassi qualcosa e accompagnandomi con i tuoi occhi azzurrissimi e quella bontà d'animo che non ho mai trovato in nessun altro. Ci sei stato sempre, così felice di ogni mio traguardo, così presente in ogni dolore, così semplicemente puro. Sta sera non ho fame, non ci sei tu a ricordarmi di mangiare, e domani devo trovare la forza di venire a salutare Te, per l'ultima volta. Il mio cuore si è spezzato un altro po'.
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Quanto Sono Efficaci la Chemio e la Radioterapia?
Una diagnosi di cancro travolgente e che cambia la vita. Tuttavia, sono disponibili diversi metodi terapeutici per combattere la prevenzione del tumore al pancreas e prevenire la diffusione delle cellule tumorali. Le terapie più efficaci per la maggior parte dei tumori sono la chemioterapia e la radioterapia. Pur avendo gli stessi obiettivi, le due forme di trattamento non differiscono in modo significativo. Spiegheremo in questo post come funzionano queste terapie, come variano e che tipo di effetti avversi potrebbero avere.
Che cos'è la chemioterapia?
La chemioterapia è un metodo che viene utilizzato per combattere il cancro del pancreas con i farmaci. Questa terapia è "sistemica". L'intero corpo lavora per prevenire la diffusione della malattia. I farmaci utilizzati differiranno in base al tipo e allo stadio del cancro, all'età e alle condizioni del paziente. La chemioterapia ha lo scopo di fermare la diffusione del cancro in altre regioni del corpo.
La chemioterapia viene eseguita da un operatore sanitario, spesso un infermiere o un medico, in oncologia medica (cancro). La chemio può essere somministrata deliberatamente come trattamento ambulatoriale, in ospedale, dal medico o a casa:
Applicazione diretta sulla pelle
Iniezione in muscolo, vena o arteria
Iniezione nel corpo, per esempio, come l'addome
Per via orale
Che cos'è la radioterapia?
L'impiego di parti o onde ad alta intensità energetica per uccidere o danneggiare le cellule tumorali è il trattamento con radiazioni. Vengono utilizzate apparecchiature specifiche per la trasmissione delle radiazioni alle cellule cancerose o ai tumori con grandi dosi di radiazioni. Tuttavia, le cellule normali possono anche curarsi, ma le cellule cancerose no. Le radiazioni possono anche danneggiare i tessuti sani.
Le radiazioni vengono talvolta utilizzate per uccidere le cellule tumorali o per migliorare la salute del cuore, ad esempio per ridurre il disagio osseo. La radioterapia può essere eseguita da sola, ma come programma completo di trattamento del cancro, è spesso associata alla chemioterapia. La radioterapia varia dalla chemioterapia eseguita esclusivamente per il trattamento del tumore in modo che sia interessata solo la parte corporea del tumore.
Come viene trattato il trattamento del cancro con radiazioni e chemioterapia?
Non esiste un corpo uguale e nessun cancro. Inoltre, non dovrebbe esistere un approccio equo alla terapia del cancro. La chemioterapia e la radioterapia hanno lo scopo di guarire il corpo e combattere il cancro, ma lo fanno in vari modi.
L'organo di ogni individuo e ogni forma di cancro potrebbero rispondere in modo diverso alle terapie; pertanto, è fondamentale che gli esperti abbiano accesso ad alcuni dei trattamenti più sofisticati, alla tecnologia, alla ricerca, ai medici specialisti e a un approccio completo all'assistenza sanitaria.
Sebbene alcune persone possano essere trattate solo con chemioterapia o radioterapia, altre potrebbero essere trattate con uno o anche trattamenti aggiuntivi, come l'immunoterapia, farmaci più personalizzati o studi clinici. Tutto questo, i nostri specialisti del cancro consentono ai pazienti con terapia, recupero e cura quotidiana del cancro di ottenere i migliori risultati possibili.
Quando un trattamento è migliore dell'altro?
Occasionalmente alcune di queste terapie possono trattare una certa forma di cancro in modo più efficace dell'altra. In effetti, la chemio e le radiazioni possono essere utilizzate e somministrate contemporaneamente in vari casi. Il tuo oncologo ti fornirà le scelte più efficaci per il trattamento del tuo tipo di cancro ogni volta che incontrerai il tuo team di assistenza sanitaria contro il cancro. Puoi scegliere la scelta di trattamento appropriata per te insieme al tuo team di cura del cancro.
#prevenzione del tumore al pancreas#cura dei pazienti affetti da tumore al pancreas#prevenire il tumore al pancreas
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Racconti vari ed eventuali di ricordi che mi hanno turbata fino in fondo.
tirocinio in day hospital di oncologia
Era tardo pomeriggio, i medici erano già molto stanchi, alcuni di loro si lamentavano come al solito, il reparto era in subbuglio perché c’è chi fremeva per l’inizio delle ferie e chi disperava per il ritorno dalle vacanze al mare. Non per tutti era un giorno come l’altro, soprattutto per quei pazienti che entravano per dover affrontare un immuno/chemioterapia.
Chiamarono la signora E**** , io aprì la porta per accoglierla, mi aspettavo già l’arrivo di un accompagnatore. Mi risiedo e loro entrano. La donna aveva un colorito molto scuro, era prosciugata di tutte le energie, le poche che potessero rimanerle. Sclere itteriche, sedia a rotelle per mancanza di forze, ascite che le aveva gonfiato tutto l’addome. Lamentava un malessere generale, non riusciva ad esprimere in altro modo la sua sofferenza. Iniziai a leggere dal computer la cartella della paziente, per capire quale fosse il suo quadro clinico. Tumore della mammella metastatico, fegato completamento interessato dalla malattia. Il marito aveva trascinato con le ultime forze rimaste sua moglie in macchina da Bari, per portarla da noi, policlinico rinominato. di Roma. La donna era in una situazione che richiedeva un immediato ricovero, dunque il pronto soccorso. Passare dal pronto soccorso sarebbe significato farla stare lì, morente, per altri 3 giorni. Le mie parole non sono capaci di descrivere ciò che i miei occhi hanno visto in lei quel giorno. Iniziammo a provare nel convincere il marito che la moglie era giunta ai suoi ultimi mesi, se non giorni, di vita, e che da protocollo e per etica era il momento di attivare il servizio assistenziale per malati terminali. In modo da risollevarla dal forte dolore e dal forte scompenso generale a cui i suoi organi erano ormai giunti. Lui urlava. Protestava contro i medici per farla ricoverare nel nostro reparto di oncologia. I medici chiamano il reparto, ricevendo conferma dello stagno che c’è in reparto, della mancanza di posti letto. Lei continuava a soffrire davanti ai nostri occhi. Il marito non avrebbe dovuto farle affrontare un viaggio in quelle condizioni. Ma io guardo pure al suo cuore, quello non era uno dei giorni peggiori solo per lei, ma soprattutto per lui, un uomo che vede svanire nel nulla come cenere la sua amata compagna la cui malattia è ormai arrivata a nutrirsi di ogni singolo frammento di lei. Non c’era soluzione. Niente ricovero immediato, ma non si poteva neanche rimetterla in macchina e farle affrontare un viaggio di 4 ore di ritorno a casa. I medici decisero di mandarla in pronto soccorso, se non l’avessero ricoverata in medicina interna o oncologia entro due giorni, lei in qualsiasi momento avrebbe potuto firmare le dimissioni.
Non è tanto la storia che voglio raccontarmi oggi, ma le sensazioni.
Impotenza, inutilità, tristezza, dolore.
Tirocinio è come se imparassi dal vedere pazienti soffrire, imparo a sopportare il senso di rassegnazione a cui molto spesso un oncologo deve andare incontro.
Vi porto tutti con me, regalo un fiore nel mio giardino del cuore della speranza ogni volta che uno di voi si spegne. Non siamo insensibili al dolore, fa male da morire.
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Associazione Gabriel OdV per l’Umanizzazione delle Cure in Oncologia
LIBRI,MUSICA E POESIA. Una carezza del cuore ♥️ 21 aprile 2022 IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo II BARI- Associazione Gabriel OdV per l’Umanizzazione delle Cure in Oncologia 21 aprile 2022 ore 11:00 IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo II BARI- Libri, musica e poesia Una carezza del cuore Donazione di libri al reparto Don Tonino Bello da parte dell'@Associazione Porta d'Oriente della…
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Oncologia pediatrica: la ceramico-terapia come aiuto?
L'oncologia pediatrica è la protagonista della storia di oggi. Il nostro racconto mette in luce quella che è la ceramico-terapia come soluzione di attività ricreativa per i bambini ricoverati malati di cancro. Oncologia pediatrica e la ceramico terapia La ceramico-terapia attraverso la modellazione dell’argilla può essere una vera forma di espressione di sé e quindi una possibilità di accesso al mondo interiore del bambino attraverso modalità di comunicazione e di espressione non verbali. Si tratta infatti un’esperienza tattile molto intensa e potente che aiuta concretamente i piccoli nel superare la paura, il dolore e la frustrazione della malattia, mettendo l'organismo nella condizione di ricevere meglio le cure, come confermato da diversi medici. Intervista alla Fondazione Lene Thun Onlus Una rete molto ampia che si estende su tutto il territorio nazionale da ospedale in ospedale. Come funziona? In che modo si è potuto creare questa grande rete? L'abbiamo chiesto direttamente alla Fondazione Lene Thun Onlus: Partiamo con la nostra storia da un punto fermo: cos'è la Fondazione Lene Thun Onlus? I valori del "Bello e del Buono", parti fondanti e integranti della filosofia di LENET GROUP, insieme a una policy interna votata alla Corporate Social Responsibility, trovano la loro massima realizzazione nella Fondazione Lene Thun, che rappresenta oggi la prima Onlus per dimensione e diffusione nell'ambito della terapia ricreativa sul territorio italiano, con attività continuative settimanali rese possibili grazie ai volontari, all'organizzazione, alla disponibilità e alla generosità di molti. Quando e perché avete iniziato questa rete? A livello mondiale ogni anno a più di 400.000 bambini e adolescenti sotto i 20 anni viene diagnosticato un cancro. Proprio per supportare i piccoli malati e le loro famiglie, dal 2014 Fondazione Lene Thun Onlus offre laboratori gratuiti di terapia ricreativa attraverso la modellazione dell’argilla principalmente nei reparti di oncoematologia pediatrica. Viene così garantito un servizio permanente ai bimbi in cura che conta oggi 52 laboratori di ceramico-terapia in 33 strutture ospedaliere sul territorio nazionale (e dal 2021 anche europeo). Quali sono i benefici della ceramico-terapia? Al di là degli innegabili benefici sul piano psicologico ed emotivo che si osservano nei piccoli pazienti coinvolti nella terapia ricreativa, la valenza scientifica della terapia ricreativa è quella di stimolare l’organismo a produrre sostanze favorevoli al proprio benessere, come le citochine, che vanno ad agire su parametri vitali dell’organismo, quali frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, pressione arteriosa; sostanze che influiscono anche sul rilascio di ormoni come il cortisolo, che vanno invece ad agire sullo stress, sull’emotività del malato. Com'è possibile realizzare una rete di queste dimensioni? Tutto ciò è reso possibile grazie alle donazioni raccolte dai numerosi punti vendita di THUN/Gruppo Lenet e al supporto di oltre 500 volontari tra cui si contano molti “Amici della Fondazione”, ceramisti e arteterapeuti, ma anche tanti dipendenti del Gruppo che hanno deciso di donare il loro tempo “con le mani e con il cuore”. Un modello innovativo dove THUN/Gruppo Lenet si pone come punto di aggregazione che coinvolge e mette a sistema tutti i potenziali attori, in una sinergia unica nel suo genere tra pubblico e privato, tra azienda e comunità, che si basa sulla forza e sull’importanza di ogni singolo contributo: gli ospedali ovviamente,, oltre 1.000 imprese della rete Lenet, ciascuna delle quali adotta il laboratorio più vicino alla propria sede e contribuisce non solo con donazioni, ma anche coinvolgendo i propri dipendenti con azioni di volontariato; i cittadini consumatori in occasioni di attività di raccolta fondi legati all’acquisto di prodotti THUN, La Porcellana Bianca, Rituali Domestici, Rose & Tulipani; le 16 associazioni di volontariato su tutto il territorio nazionale. Foto di fernando zhiminaicela da Pixabay Read the full article
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Per sempre tua, Kate - D. Nichole King, RECENSIONE
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Titolo: Per sempre tua, Kate Autore: D. Nichole King Editore: Hope Edizioni Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
Recensione
Per sempre tua, Kate – D. Nichole King Salve readers, ho appena finito di leggere un libro che mi ha lasciato col viso rigato dalle lacrime, in questo momento sono ridotta ad un ammasso di emozioni, qualcosa di incontrollabile mi si agita nel petto e voglio scrivere la recensione finché questo sentimento mi si agita nel petto, prima che lo elabori e lo lasci andare, nella speranza di riuscire a trasmettervelo per intero. Di che libro si tratta? È presto detto: Per sempre tua, di Kate di D. Nichole King edito a marzo 2019 dalla Hope Edizioni. Questo libro è molto lontano dai soliti, non è una trama trita e ritrita, scritta in milioni di versioni, no, Per sempre tua, Kate è una storia toccante che tocca temi, purtroppo attuali e reali, che vi lasceranno col cuore in subbuglio, se poi come me siete genitori di una ragazza adolescente, immedesimarvi nei panni di Marcy o Jason sarà inevitabile e straziante. È il primo libro che leggo di questa autrice che fin dalle prime righe è stata capace di rubarmi il respiro, mi ha tenuta sulla corda, in attesa di un miracolo, in attesa di qualcosa che confutasse le mie paure… Ogni emozione descritta l’ho sentita strisciarmi dentro e intrufolarsi sotto la pelle fino a scaturirmi copiosamente dagli occhi, ero stata avvertita che ci sarebbe stato da piangere, ma non mi aspettavo un livello emozionale così alto, non sono una persona facile alle lacrime, ma trattenerle non è stato possibile e in realtà non ci ho nemmeno provato, sarebbe stato inutile. Il tempo sta per scadere e non voglio affrontare l’inevitabile. Non perché ho paura di morire, ma perché non posso fare a meno di pensare che non starò mai più insieme a Damian, che non sentirò più i suoi baci. Non voglio stare senza di lui. No, non posso lasciarlo andare. Pensavo che, se fossi potuta restare con lui ancora qualche mese senza essere malata, mi sarebbe bastato per tutta la vita e sarei stata pronta, quando la morte avesse bussato. Credevo che sarei stata in grado di dirgli addio. Non si può leggere questa storia e restare impassibili. Kate è solo un’adolescente che vorrebbe poter vivere come tutti gli altri ragazzi della sua età, vorrebbe fare le stesse esperienze, ricevere il suo primo bacio, viaggiare, vedere l’oceano, crescere e avere dei figli, ma sa che non sarà mai come gli altri, sa che non farà mai quelle cose, eppure continua a lottare tutti i giorni per avere una speranza. Damian è un ragazzo come tanti all’apparenza, la sua salute è ottima, è figlio di un luminare di oncologia pediatrica, ma l’incidente in cui sua madre e suo fratello sono morti, lo ha devastato. Non è più lo stesso, dopo due anni non si è ancora ripreso, anzi, fa tutto ciò che può per precipitare nell’oblio ogni giorno di più, almeno finché incontra Kate; quella ragazza ha praticamente una data di scadenza impressa sulla fronte, eppure illumina la sua vita come un faro nella notte. Non c’è una spiegazione A quello che stai cercando Non ho lasciato quella porta aperta a lungo Ti prego, non smettere di provare Ho bisogno della tua comprensione Ho bisogno che tu mi assicuri che cadrò in piedi Dimmi che mi ami Dimmi che mi vuoi Dimmi che non è la fine del mondo Mi troverai Nel mio posto segreto Alla fine pregherò per te Non sono sicuro che andrai fino in fondo, ma se lo farai Sarò lì ad aspettarti Dimmi che mi ami Che odi questo mondo Che non è la fine per me Che non è la fine del mondo Damian non ha bisogno di innamorarsi di Kate, ma non può farne a meno, per lei, lui è la cosa più bella che la vita potesse regalarle. Kate è tenace, ma il mostro contro cui lotta da quando aveva undici anni lo è di più. Ogni scena di questa toccante storia rimane impressa come un’istantanea, mi sono trovata davanti alla finestra con lei a guardare l’alba, ero abbracciata a lui sotto al sambuco davanti al marmo grigio delle lapidi dei suoi cari, sentivo salirmi la bile in gola ogni volta che lei stava male. La capacità descrittiva della King è davvero impareggiabile, non credevo che una storia così dolorosa e difficile da leggere, specialmente per una mamma, potesse conquistarmi così tanto. Il tocco di genio? Averlo scritto sotto forma di diario, intervallando ai pensieri di Kate ciò che le accadeva intorno. Ho imparato che essere coraggiosi è la cosa più difficile al mondo. Che fa male. Che mette alla prova tutto ciò in cui credi e molto di più. Mi sono resa conto di quanto poco io lo sia, in realtà, e di come vada bene così. Sono felice che tu sia proprio accanto a me, adesso. Mi dai coraggio. Ho paura quando penso che stai leggendo questa lettera. Ti immagino nella tua stanza, con il tocco e la tunica, tra due settimane. Per quel che posso vedere, comunque. La storia è scritta quasi esclusivamente dal punto di vista di Kate, solo alla fine vengono concesse delle pagine ai sentimenti di Damian, ma il libro è già così intenso che non avrei potuto reggere altre emozioni. La morale nascosta tra le righe è potente e meravigliosa, e credo che ognuno di noi abbia bisogno di farla sua ogni giorno, perché in fondo, nessuno sa quando verrà il momento. Per sempre tua, Kate mi è piaciuto davvero tanto, ma se devo essere sincera fino in fondo una cosa che non mi ha conquistato c’è: la copertina! La copertina non mi piace, non mi emoziona e non mi dice nulla del libro, ma la storia e fantastica e per questo vi consiglio di correre a leggerla, anche perché fra pochi giorni uscirà: Per sempre tuo, Damian, non vorrete farvelo sfuggire? Credo d’avervi raccontato tutte le mie emozioni, non mi resta che augurarvi buona lettura, Jenny. SCOPRI IL NOSTRO TEAM Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
Trama
Per sempre tua, Kate – D. Nichole King Caro Diario, la leucemia è stata parte della mia esistenza fin da quando avevo undici anni. Ora, sei anni dopo, rivoglio indietro la mia vita. Solo, non sono sicura di cosa significhi. I risultati delle analisi sono arrivati oggi. Ventiduemila. Il che vuol dire che sono ufficialmente fuori dalla remissione, di nuovo. Ho tre opzioni: Un altro ciclo di chemio. Un nuovo farmaco sperimentale. Mollare tutto, dimenticare farmaci e trattamenti e godermi il tempo che mi resta. Penso di sapere cosa voglio. Ma poi arriva Damian e tutto cambia. Intendo, proprio tutto... Ha la sua dose di problemi. Questo ci accomuna, sai? Entrambi sappiamo cosa significa perdere tutto ciò che è più importante, in pochi istanti. Comunque, l’ultima cosa di cui ho bisogno è di avere qualcun altro da affliggere, nel caso in cui non riuscissi a combattere con sufficiente tenacia. E l’ultima cosa di cui lui ha bisogno è di versare lacrime per qualcun altro. Come non detto. Mi sono rimaste due opzioni, ora. In un modo o nell’altro, so che qualunque cosa io scelga il risultato sarà lo stesso. Con la sabbia nella mia clessidra del tempo che filtra verso il fondo, spero me ne resti abbastanza per mostrare a Damian che vale la pena vivere. Vale la pena lottare. Vale la pena morire. Per sempre tua, Kate Per sempre tua, Kate – D. Nichole King Buona lettura, Jenny. Se ti è piaciuta questa recensione ti consiglio di acquistare questo libro direttamente su Amazon Cliccando qui Ringraziamo di cuore a tutti quelli che continueranno a sostenerci seguendoci e per chi farà una piccola donazione! Grazie di cuore! Autrice consigliata : monique vane SERVIZI ONLINE PER IL TUO LIBRO Read the full article
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Un bambino predestinato nell'Amore/2
Continua il triduo pasquale in compagnia del piccolo Antonio Terranova. Entriamo nel Venerdì Santo per mano di un bambino che si è immedesimato così tanto con il Cristo da divenire lui stesso un piccolo grande Crocifisso d'Amore. Un giorno, stremato dai dolori, si mise a piangere in modo inconsolabile e guardando la sua mamma disse: "Piango perché penso a quanto ha sofferto Gesù sulla Croce, io in confronto non ho sofferto nulla".
di Costanza Signorelli (02-04-2021)
“AL SIGNORE È PIACIUTO PROSTRARLO CON DOLORI”
La malattia di Antonio fu un vero Calvario: di prove e di umiliazioni Antonio ne ebbe davvero tante, sia nel corpo, sia nello spirito. Anche se piccolo e innocente, non gli fu risparmiato nulla del patire.
Dopo il trapianto di fegato, i medici scoprono che i polmoni del bambino presentano dei piccoli punti in cui il tumore si è sviluppato. Dall’istituto dei trapianti, perciò, viene sposato nel reparto di Oncologia Pediatrica di Palermo, dove comincia a fare i primi cicli di chemioterapia in vena, per un totale di 20 sedute. Antonio ha solo sette anni.
Ci sono momenti in cui il dolore si fa così aspro e insopportabile che il piccolo viene sopraffatto dallo sconforto e mosso alla ribellione. Proprio in quei momenti, ovvero in quelle reazioni così umane e comprensibili, si fa largo però qualcosa di inspiegabile. Mentre è in preda alla sofferenza, Antonio si raccoglie, talvolta chiude gli occhi o chiede di essere lasciato solo, e da questi istanti di profondo raccoglimento “riemerge” con uno spirito nuovo: uno spirito di pace e di speranza. Sembra quasi che Antonio trovi in sé stesso la forza di ricominciare, ma non può essere solo questo… che cosa accade veramente nel cuore del bambino in quei momenti?
«Un giorno – racconta mamma Monica – mi capitò di trovarlo nel letto, con gli occhi chiusi mentre parlava sottovoce. Allora entrai in stanza silenziosamente affinché non si accorgesse della mia presenza e lo sentii dire: “Io vorrei restare, ma se Lui non vuole...”. Mi accorsi subito che mio figlio era impegnato in un dialogo: il suo parlare era interrotto da pause e silenzi, proprio come si fa quando ci si intrattiene con un interlocutore. Gli chiesi allora con chi stesse parlando, ma lui subito tagliò corto: “Con nessuno!”».
Si intuì solo più tardi, dopo la sua partenza per il Cielo, che proprio questo Cielo parlava ad Antonio già da parecchio tempo, svelando al cuore del bambino i suoi progetti d’amore e di salvezza.
Il risultato di questa segreta relazione con Gesù divenne giorno dopo giorno sempre più visibile: Antonio infatti iniziò a vivere la preghiera con una profondità spirituale incredibile per un bimbo così piccolo. “Io e mio marito rimanevamo senza parole e non capivamo cosa stesse accadendo a nostro figlio”.
Fino a che, un pomeriggio, tutto cambiò: “In un momento particolarmente drammatico e doloroso per Antonio venne a casa nostra padre Marco Lupo della Chiesa dell’Acquasanta, dove avevamo iniziato a frequentare un gruppo di preghiera; il sacerdote si sedette accanto ad Antonio, lo fece ridere un po’ cercando di conquistare la sua fiducia e poi cominciarono a pregare insieme, chiedendo il dono dello Spirito Santo. Così accadde il miracolo: da quel momento Antonio non si lamentò mai più, anzi iniziò a incoraggiare noi ad andare avanti sulla via della Croce”. Lo Spirito di Gesù lo portò dritto nella volontà del Padre che lui abbracciò completamente con il suo “Sì” di bambino, umile e semplice.
DIVENTARE CORPO DI CRISTO
A circa sette anni Antonio iniziò ad avere un pressante desiderio: Gesù Eucaristia. I genitori, nel frattempo, non potendo più seguire da soli l’eccezionale spiritualità del figlio, avevano chiesto aiuto ad un sacerdote, padre Nicola, il quale andava ripetendo da tempo: “Fategli fare subito la Prima Comunione!”.
“Ma io non volevo - racconta Monica -. Volevo che Antonio guarisse, che frequentasse il catechismo come tutti i suoi amichetti e che la facesse a suo tempo. Questa corsa alla Prima Comunione per me era come accettare che lui se ne sarebbe andato presto”. Allora quando il sacerdote gli chiedeva: “Antonio, tu vuoi fare la Prima Comunione?”, lui esplodeva in un: “Sììì!!” pieno di entusiasmo, ma poi aggiungeva: “Aspettiamo… mamma non vuole”.
Antonio ricevette Gesù Eucaristia solo negli ultimi tempi: «Un giorno padre Nicola mi guardò e mi disse: “Tra tre giorni ci sono dei bambini che fanno la Prima Comunione”. E io di nuovo mi opposi: “Ma perché così poco tempo?”. A quel punto il sacerdote mi diede un ultimatum: “O adesso o mai più”. Accettai. Più tardi compresi che eravamo stati guidati dallo Spirito Santo, perché dal momento della Prima Comunione, era il mese di settembre del 2012, ci fu un peggioramento drastico e continuo delle sue condizioni di salute che non ci avrebbe più consentito di comunicarlo».
Negli ultimissimi tempi Antonio viene sottoposto alle terapie del dolore, ma per qualche strana ragione queste terapie su di lui non fanno effetto immediato: occorre aspettare ogni volta circa tre giorni di dolori acutissimi, prima che l’effetto inizi. Ad un certo punto il bambino entra in una sorta di coma, dorme sempre e non si riesce a svegliare in alcun modo. «Certe mattine - racconta la mamma -, quando Francesco, il Ministro straordinario dell’Eucaristia, veniva a casa, io quasi angosciata chiedevo a mio marito come potesse Antonio prendere l’Eucaristia visto che sembrava in coma. Ma quando Francesco lo chiamava e pronunciava la formula: “Antonio! Il Corpo di Gesù”, all’improvviso lui spalancava gli occhi e la bocca e diceva: “Amen!”. Poi ritornava subito nella condizione comatosa. Noi restavamo increduli e di fronte a tutto questo ci rendevamo conto che in casa nostra c’era il Cielo, avevamo Gesù!». Durante gli ultimi mesi Antonio si nutrì del solo Corpo di Cristo.
«Una mattina - continua la mamma - venne a portare l’Eucaristia, Padre Antonio d’Anna, il nostro sacerdote della Chiesa di S. Stefano alla Zisa, ma Antonio era in preda a dolori fortissimi. Ad un certo punto il Padre gli chiese: “Antonio, vuoi Gesù?”. E lui, alzando lo sguardo verso Gesù Eucaristia, cominciò a dire: “Gesù, Gesù, perdonami, perdonami Gesù, voglio a Gesù, dammi a Gesù”. Io e mio marito eravamo in confusione e continuavamo a chiederci cosa mai avesse da farsi perdonare il nostro bimbo. Padre Antonio era sconvolto e ad un certo punto decise di poggiare la teca con dentro Gesù sul suo pancino. In quel momento finalmente Antonio si calmò e cominciò a dire: “Grazie Gesù, che bello, sento di nuovo quel calore, grazie Gesù. Papà, è come quello che ho sentito a Lourdes”».
Giorno dopo giorno la casa di Antonio diventa meta di pellegrinaggio, soprattutto di Sacerdoti: sono moltissimi coloro che sentono parlare di questo bambino e vogliono conoscerlo. Qualcuno chiede di rimanere in stanza solo con lui ed esce poi dalla stanza piangendo.
“MAMMA, PIANGO PERCHÉ PENSO A GESÙ IN CROCE”
Verso gli ultimi tempi, quando ancora non aveva iniziato la terapia del dolore, Antonio accusa dolori fortissimi, insopportabili, che non passano in alcun modo. Dopo giorni e giorni strazianti nei quali il bambino, pur di non cedere a pianti e lamenti, corre per casa nel tentativo di alleviare il male, finalmente lo convincono ad andare in ospedale.
Arrivati in reparto di Oncologia pediatrica, subito i medici iniziano i trattamenti, sicché dopo poche ore finalmente il dolore diminuisce e Antonio inizia a respirare. È proprio in quel momento che il bambino si reca in corridoio, si mette su una sedia da solo e inizia a piangere a dirotto. «Non credevo ai miei occhi – commenta Monica. Avevo visto mio figlio contorcersi tra i dolori per giorni senza mai emettere nemmeno un flebile lamento e ora che il dolore era passato piangeva. Subito gli domandai: “Antonio, proprio ora che il dolore è passato piangi?”. Lui mi guardò e mi disse: “Mamma. Sto pensando a quanto ha sofferto Gesù sulla Croce, la mia sofferenza in confronto non è nulla”. Di fronte a quella risposta io credetti di impazzire: ero accecata dal suo dolore che ai miei occhi pareva insopportabile: perché mio figlio diceva così? Mi arrabbiai e gli dissi che la sua sofferenza non era meno grande di quella di Gesù. Antonio semplicemente mi guardò e nel suo sguardo io lessi queste parole: “Mamma, lascia stare, tu ora non puoi capire”».
(CONTINUA…)
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Rapporto sui tumori in Italia. L’amianto che uccide nel silenzio generale
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Rapporto sui tumori in Italia. L’amianto che uccide nel silenzio generale
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Negli uomini il trend mostra una diminuzione delle neoplasie del polmone e della prostata, ma aumentano i tumori del pancreas, il melanoma e i tumori della tiroide. I casi di tumore sono maggiori al Nord e vanno via via riducendosi scendendo verso le regioni meridionali. Il problema dell’amianto che in Italia non viene smaltito perché mancano le discariche e non si sa dove metterlo
E’ stato presentato il rapporto “I numeri del cancro in Italia” frutto di una collaborazione tra AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), AIRTUM (Associazione Italiana dei Registri Tumori), Fondazione AIOM (che apporta il contributo sostanziale dei pazienti Oncologici e delle loro associazioni), PASSI d’Argento (sistema di sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità sullo stato di salute della popolazione) e SIAPEC-IAP (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citodiagnostica) che traccia un quadro della situazione su tutto il territorio nazionale.
Buone notizie per una delle piaghe degli ultimi decenni: i nuovi casi di tumore in Italia tendono a diminuire, nel 2019 sono stati diagnosticati 371mila casi (196mila uomini e 175mila donne), 2mila meno del 2018. Bene, quindi. O forse no.
Se da un lato, i numeri relativi all’incidenza di tumori in Italia parlano di un piccolo calo dei nuovi casi diagnosticati, dall’altro, però, la mortalità per tumore rimane altissima: i tumori sono la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi), dopo le malattie cardio-circolatorie (37%). Eppure, in entrambi i casi, spesso le cause sono per buona parte note. I dati dell’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) indicano per il 2016 (ultimo anno al momento disponibile) che dei circa 600.000 decessi verificatisi quell’anno, poco più di 179.000 erano attribuibili a tumori (maligni e benigni).
Sorge spontanea la domanda: perché non si fa nulla (o molto meno di quanto si potrebbe) per ridurre queste morti? Se un terzo dei tumori deriva dal tabagismo e un terzo da errati stili di vita, questo significa che si sarebbero potute evitare oltre 100mila morti anticipate! Perché allora non vietare definitivamente il fumo (invece di permetterne la vendita ma obbligando a scrivere CAUSA LA MORTE oppure NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE sulle confezioni: un comportamento ipocrita e che, tra l’altro, violerebbe l’art. 32 della Costituzione)? E perché non incentivare iniziative e programmi per ridurre stili di vita sedentari?
I risultati di iniziative come le campagne di screening e prevenzione messe in atto dal Servizio Sanitario Nazionale hanno avuto risultati positivi: sono diminuiti i tumori dello stomaco, del fegato e del colon-retto. Restano però differenze spiegabili ma non giustificabili. A cominciare dall’incidenza dei tumori per sesso: se negli uomini il trend mostra una diminuzione per le neoplasie del polmone e della prostata, dall’altro aumentano i tumori del pancreas, il melanoma e i tumori della tiroide. Un problema che potrebbe derivare dall’aumento dei fattori di rischio.
Da decenni, quando si parla di tumori, i problemi maggiori riguardano i fattori che li generano. Tra le cause del cancro, le più frequenti sono probabilmente quelle di tipo ambientale, seguite da quelle genetiche, infettive, legate agli stili di vita e a fattori casuali. Circa un terzo dei tumori negli USA (ma il rapporto non doveva parlare dell’Italia?) è causato dal fumo di tabacco; un altro terzo, invece, sarebbe dovuto ai cosiddetti stili di vita (dieta, sovrappeso, abuso di alcool e inattività fisica). Anche le infezioni sono un problema rilevante: causano circa l’8% dei tumori.
Stranamente, minore di quanto si potrebbe pensare la percentuale di tumore dovuta alle radiazioni ionizzanti e all’esposizione ai raggi UVA che sarebbero responsabili del 2% dei tumori. Anche il fattore ereditario sarebbe poco responsabile dei tumori: “meno del 2% della popolazione è portatrice di mutazioni con sindromi ereditarie di rischio neoplastico”, si legge nel rapporto.
Interessante anche il legame tra tumori ed età in cui si sono manifestati. Sia per gli uomini che per le donne la percentuale maggiore di casi di tumore si è registrata in soggetti di età superiore ai 70 anni, seguita dalla fascia d’età 50/69 anni. Decisamente inferiore la percentuale di nuovi casi di tumore nella fascia d’età 0/49 anni. Il punto è che il tempo di manifestarsi di un tumore a volte è di anni o addirittura di decenni. Un fatto, questo, che limita in modo pesante la possibilità di definire con certezza il rapporto di causa ed effetto e di intervenire per tempo: spesso le misure utili vengono adottate troppo tardi.
Altro aspetto degno di nota che emerge dal rapporto è quello basato sull’area geografica. I dati forniti da AIRTUM 2010-2015, mostrano che in Italia, per quanto riguarda “i principali indicatori epidemiologici (incidenza, sopravvivenza, mortalità e prevalenza)” esiste “un gradiente Nord-Sud per la maggior parte delle sedi tumorali”. In altre parole, i casi di tumore sono maggiori al Nord e vanno via via riducendosi scendendo verso le regioni meridionali.
“Alla base di queste differenze possono esserci fattori protettivi (differenti stili di vita, abitudini alimentari, fattori riproduttivi) che ancora persistono nelle regioni del Centro e Sud/Isole, ma anche una minore esposizione a fattori cancerogeni” si legge nel rapporto.
E’ vero, “Il cancro come le altre malattie non-trasmissibili (NCD) è causato da fattori di rischio multipli, che in genere agiscono in maniera sinergica”, “la causa del cancro è da considerare nell’insieme di fattori in cui nessuna è di per sé in grado da sola di causare la malattia”. Spesso, però, l’ambiente non solo può innescare il processo che genera un tumore, ma ne influenzerebbe la possibile progressione.
Tra le cause dei tumori (ma stranamente anche di questo si parla poco e si fa ancora meno) un posto speciale è dedicato all’amianto.
“Il ruolo dell’asbesto nella cancerogenesi del MM è noto da oltre 50 anni e la quota di MM attribuibile all’esposizione a questo minerale fibroso è nell’ordine del 90%, con una variabilità geografica sostanzialmente determinata dalla modalità con cui avviene l’esposizione”, si legge nel rapporto. L’asbesto risulta inoltre implicato anche nella genesi del carcinoma polmonare, di alcune pneumoconiosi (asbestosi) e di altre patologie pleuropolmonari (versamento pleurico, placche pleuriche, atelettasia rotonda).
Il fattore di rischio principale del mesotelioma maligno, MM, “è rappresentato dall’esposizione (inalazione) all’asbesto (amianto) nelle sue due forme presenti in natura: anfiboli (actinolite, amosite, antofillite, crocidolite, tremolite) e serpentino (crisotilo)”. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) classifica TUTTI i tipi di asbesto come carcinogeni per l’uomo (sebbene con potere cancerogeno diverso). Ancora una volta è il tempo il cattivo consigliere. L’incidenza del MM dipende dalle caratteristiche dell’esposizione (nelle sue diverse forme: occupazionale, residenziale, domestica), compreso il tempo in cui questa si sia verificata: l’esposizione precoce nel corso della vita conferisce infatti un maggior rischio, se si considera che il tempo di latenza tra esposizione e diagnosi del MM può raggiungere i 40-50 anni.
I rischi legati all’esposizione o inalazione di amianto sono noti da decenni. E ogni anno vengono denunciati i numeri relativi alla presenza di amianto e le conseguenze. Solo pochi giorni fa, il Cnr ha organizzato un convegno dal titolo ”Amianto: gestione del sistema e tutela della salute” nel quale sono stati ripetuti i pericoli che questo materiale rappresenta per la salute, nonostante nel nostro Paese sia stato messo al bando da oltre un quarto di secolo.
“L’esposizione ad amianto – ha dichiarato Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale (Sima) – causa tumore polmonare (mesotelioma pleurico), laringeo e ovarico, oltre a condizioni di fibrosi polmonare”.
Ancora una volta numeri impressionanti: in Italia, ogni anno, circa 6.000 decessi sono da ricondursi all’amianto (nel mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono 125 milioni le persone esposte a rischio amianto). Morti che hanno un costo umano enorme, ma anche un costo “diretto” (ritiro dal lavoro, cure e morte) non indifferente: nei 28 Paesi dell’Unione europea sarebbe pari allo 0.7 per cento del Pil dell’Ue (410miliardi/anno).
Ciò nonostante, nel Bel Paese ci sarebbero ancora tra 32 (secondo Cnr-Inail) e 40 milioni di tonnellate (secondo l’Osservatorio nazionale amianto) d’amianto ancora da bonificare. “In Italia – ha detto Miani – sono 96.000 i siti contaminati da amianto censiti e presenti nel database del ministero dell’Ambiente”.
Parlare di queste cause (come per il rapporto tumori) o monitorare il fenomeno (come per l’amianto) non basta a risolvere il problema. E’ necessario adottare misure specifiche e urgenti. Delle quali, però, raramente si parla. Durante la settimana dell’ambiente appena conclusa, ad esempio, non una sola parola è stata dedicata al problema dei tumori e alle cause ambientali che li generano. Né all’amianto e all’inquinamento che produce.
Anche gli appelli (sempre più sporadici) di pochi personaggi che hanno a cuore la salute dei cittadini e decidono di parlarne in Parlamento spesso cadono nel vuoto. Due anni fa, in un discorso alla Camera dei Deputati, Laura D’Aprile sottolineò che “uno dei principali problemi è che mancano le discariche: a volte i monitoraggi non vengono effettuati perché poi nasce il problema di dove poter smaltire l’amianto. Ci sono regioni che hanno fatto delibere definendosi a discarica zero e quindi quando faremo la programmazione del conferimento a livello nazionale ci andremo a scontrare con queste regioni”.
Ma come è possibile pensare a discariche per i rifiuti speciali se non si riesce a gestire nemmeno quelle per i rifiuti “normali”? Tornano in mente i problemi delle discariche dei RSU di molte grandi città italiane, Palermo, Catania, Roma e molte altre. Sono tantissimi i Comuni che, concretamente, hanno dimostrato di non essere in grado di gestire il problema dei rifiuti. Con conseguenze gravi per l’ambiente e per la salute dei cittadini.
La conclusione? La conclusione è che molti ricercatori continueranno a parlare di tumori, delle cause che li generano e che spesso sono note o arcinote da decenni, del rischio connesso con l’amianto (anche questo ben noto e dimostrato). Tutti pronti a pubblicare studi, rapporti, approfondimenti. Poi tutto finirà nel dimenticatoio. E decine di migliaia di persone (solo in Italia) continueranno a morire per cause evitabili.
Articolo pubblicato su “I nuovi Vespri“
#amianto#C.Alessandro Mauceri#esposizione ad amianto#incidenza dei tumori#neoplasie del polmone#tumori del pancreas
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