#cultura del dono
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Settimana della Ricerca a Casale Monferrato: studenti e ricercatori uniti per il futuro. Un focus sulle malattie asbesto-correlate e l’importanza della comunicazione scientifica
Casale Monferrato celebra la Settimana della Ricerca con le scuole protagoniste
Casale Monferrato celebra la Settimana della Ricerca con le scuole protagoniste Mercoledì 27 settembre 2024, la Sala Consiliare del Comune di Casale Monferrato ha ospitato l’evento “Come si fa ricerca? Focus sulle malattie asbesto-correlate”, parte della Settimana della Ricerca. L’iniziativa, organizzata dal Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione (DAIRI) in collaborazione con…
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raccontidialiantis · 18 days ago
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Il dono
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Gli anglofoni in genere, per indicare che la donna sta dando piacere all’uomo con la bocca dicono che “she’s givin’ head” cioè "lei sta offrendo la testa”. Ed è per questo che ti apprezzo, amore mio: amo il tuo dono quotidiano per me. Cascasse il mondo, non lo hai mai fatto a tuo marito e mai glielo farai. Ma non esiti a venire a casa mia e a metterti in ginocchio tra le mie gambe, per darmi il privilegio di entrarti in gola come e quanto più mi piace. Ci staresti le ore, così. Ormai l'ho capito.
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E con il mio uccello in bocca, pian piano sei diventata una vera maestra, di quest'arte nobile e delicatissima. Amo il fatto che tu sia una donna di cultura altissima e l'insospettabile, fedelissima moglie del famoso architetto del quarto piano. Ci siamo conosciuti qualche settimana fa in ascensore, appena sono arrivato in questo condominio, conseguenza del mio nuovo lavoro in questa città. Pochi convenevoli e c'è stata da subito un'incredibile chimica, tra noi.
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Il tuo sorriso, il tuo odore e i tuoi occhi di fuoco mi hanno catturato immediatamente. Non sai neppure tu come sia potuto accadere. Ma comunque, eccoci qui: io e te. Siamo due amanti segreti. Pieni di sensi di colpa per un amore che forse non ha alcun futuro, ma solo un presente pieno di sesso e passione travolgente. Ci incontriamo con gran circospezione attorno alle tre. Tu sei appena tornata da scuola e hai sbrigato le faccende di casa. Tutto avviene mentre dopo pranzo i tuoi figli riposano in camera o fanno i compiti.
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Ci amiamo rigorosamente solo dopo che lui �� uscito nuovamente da casa e tornato al suo studio. Con la scusa del bucato da stendere o di dover prendere qualcosa in cantina, vieni da me e immediatamente mi regali la tua bocca. Ormai mi faccio trovare da te direttamente nudo dalla cinta in giù. Ogni giorno mi bevi avida. Solo al pomeriggio del sabato, giorno in cui nel pomeriggio tuo marito va a giocare a biliardo al circolo, ci permettiamo di unire le nostre anime, di sovrapporre la pelle e quindi mi ti concedi tutta.
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Io ricambio il tuo dono, leccandoti e facendoti godere tantissimo: fino a farti dire basta. Poi, per un po’ adoro e onoro i tuoi seni. Che sono sodi, gonfi di puro piacere e di una bellezza che mi stordisce. E i tuoi capezzoli turgidi hanno il profumo e il sapore del puro peccato. Sei una meravigliosa creatura erotica. Infine, t’accarezzo e t'avvolgo col mio amore dalla testa ai piedi. Tutta ti devo amare. È il modo più bello e giusto tra noi, per possederci reciprocamente ed entrare in una comunione profondissima, mai provata prima da entrambi.
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Ti godo sempre stando in un concentrato e rispettoso silenzio. Solo dopo che siamo sazi di noi e abbiamo finito le energie, esaurito lo scambio emotivo, ti guardo arrossire di vergogna e di rimorso. Mentre sorridi comunque soddisfatta e piena del mio seme ovunque. T’aiuto a ricomporti e infine ti do delle sonore pacche sul culo. Che ti piacciono da morire, perché ti fanno tornare ragazzina. Non riesci proprio a pentirtene: neppure io.
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La tua bocca e i tuoi seni io me li sogno la notte. Mi confessi davanti a Dio che Il mio corpo ti fa impazzire. L'amore proibito è sempre quello più saporito e gradito al cuore. E al corpo. Questa, che piaccia al cielo o no, è la nostra comune, vera, assolutamente deprecabile, illegale droga. Necessaria a entrambi per far continuare a vivere le nostre anime reciprocamente innamorate. Fuoco rovente di due cuori senza alcuna speranza di un futuro.
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RDA
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kon-igi · 1 year ago
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SOPRACCIGLIA E BARBA ROSSA
Questa è una storia su di me... a tratti noiosa e/o delirante, autocelebrativa e antipatica per taluni, commovente e sincera per altri.
Nel video che si trova fissato in alto nel mio tumblr, invito chi mi conosce da poco (oppure da molto ma superficialmente) a non confondere persona, personaggio e professionista.
Intendiamoci, non esistono tre Kon-igi schizoidi che in ogni momento non sai con quale interagisci ma di sicuro in questi spazi è molto facile che un muro scrostato e vecchio io ve lo intonachi con stucco veneziano e magari ci allestisca pure una mostra di arte contemporanea con giochi di luci meravigliose... ma comunque rimane un muro vecchio e scrostato, sull'imbellimento fantasioso del quale non ho mai mentito o promesso comodati d'uso a contratto capestro.
Mi piace citare cultura pop, video cringe, videogiochi, giochi di ruolo oppure anime e manga che abbiamo visto o letto in tre...
Ma sono nato nel 1972 e quindi sono mediamente vecchio, anche se non di merda (spero).
Nonostante tutto, difficilmente mi vedrete interagire con persone della mia età che non siano quei quattro famigerati gatti qua su tumblr, che per fortuna hanno resistito dal diventare quei vecchi di merda di cui è popolato il mondo reale e con cui faccio una miserabile fatica anche solo a prendeci assieme un caffè alla macchinetta a base di calcio&figa.
Mi autoelogio nel definirmi uno invecchiato bene... perlomeno nella testa e nel cuore (il corpo vabbe').
Ho imparato a frenare il mio paternalismo, il mio man(kind)splaining e la mia sindrome del salvatore, tenendo a bada anche una certa impiccionaggine nel voler sapere le cose degli altri per condividere ed essere d'aiuto.
Ma come state giusto ora sperimentando, perdo il prezioso dono della sintesi quando devo parlare di cose radicate ben dietro il personaggio, nella parte più profonda della mia persona.
In un post di qualche mese fa, quello in cui raccontavo in tono scherzoso del ricovero di Figlia Piccola, ho preso in prestito da uno dei miei anime preferiti (Le Bizzarre Avventure di Jojo) il concetto di STAND - una sorta di potente proiezione delle nostre energie psichiche dotata di poteri particolari - e l'ho usato come allegoria della sua enorme forza d'animo nel non farsi piegare dal dolore, fisico e psichico.
Continuiamo questo sciocco gioco metaforico e fate cortesemente finta di rimanere stupiti e sconvolti positivamente dalla descrizione del mio Stand e dei suoi poteri...
HEART ON JOHN
Se non lo sapevate ora ve lo dico, la pronuncia in giapponese è molto simile a quella del nome del famosissimo cantante e pianista inglese, a cui ho sottratto il titolo di una delle sue canzoni più famose per definire il suo attacco speciale
ROCKET MAN
Ma prima di dirvi quali sono le caratteristiche di Rocket Man, mi preme spiegarvi il titolo del post, frutto del mio citazionismo colto (ma manco per il cazzo).
Nella mitica serie 'Scrubs', a un certo punto JD si mette assieme a una collega psichiatra e la sua amica e collega Elliot, una bomba a mano emotiva, si mette di mezzo e bulleggia questa dottoressa, affermando che questa può dirle qualsiasi cosa che tanto lei è una donna equilibrata e forte... la camera inquadra la psichiatra che sorride e sussurra a Elliot 'SOPRACCIGLIA', con JD che controbatte 'Ma cosa c'è di male nella parola sopracc...' se non che la camera ritorna un attimo dopo su Elliot singhiozzante e disperata col mascara colato.
Barbarossa, invece, si riferisce a una delle scene per me più toccanti della serie 'Sherlock', quando il protagonista viene ferito quasi a morte da una certa persona (no spoiler per chi si fosse appena svegliato da un coma di 13 anni) e nel suo palazzo mentale rivive episodi del suo passato per cercare di trovare un modo per salvarsi, tra cui l'incontro col suo setter Barbarossa, l'unico essere vivente con cui da bambino abbia mai interagito con amore.
Ecco cosa fa Rocket Man.
Di chiunque entri nel suo raggio d'azione io posso vedere sia le sopracciglia che la barba rossa.
Di chiunque.
Di tutti.
Venite pure avanti con la vostra faccia di cazzo, con le vostre pretenziose idee di merda, con le vostre lamentele autocentriche di persone sfortunate o di individui speciali a cui tutto è dovuto, la cui unica dote è sparare cazzate con un potentissimo filtro instagram che sembra quasi riuscire a cancellare la stupida vacuità.
Il primo pugno manda in frantumi la vostra scintillante armatura di fasulla perfezione, il secondo vi riporta indietro all'ultima persona che vi ha detto di no, il terzo a quando anni prima il mondo vi sembrava pieno di promesse e luce e così via finché davanti a me non ho il bambino piangente a cui è stato negato un gesto di amore.
E quando l'ultimo pugno sembra poter cancellare ogni cosa, io invece vi abbraccio fortissimo e vi riporto indietro al presente, in mezzo ai frammenti di ciò che non volevate essere ma che siete stati costretti a diventare per non sentire il dolore.
Vi piace il potere del mio Stand?
Non l'ho scelto io e nella vita reale ovviamente non ci sono pugni, solo la mia consapevolezza di tutte le vostre sopracciglia e la mia scelta di voler arrivare fino a Barbarossa, accanto al quale giace in solitudine il bambino piangente che era stato felice quell'ultima volta.
Magari non vi sembrerà ma io a quel vostro bambino ci arrivo sempre.
E se suona come una promessa infatti lo è.
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valentina-lauricella · 7 days ago
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Di Davide Lajolo, l'incontro con Poli
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"Scrissi Il «vizio assurdo». Storia di Cesare Pavese senza avere volutamente incontrato la donna dalla voce rauca, divenuta tutt’altra donna, e senza potere invece parlare con Poli come avrei voluto, perché nelle confuse notizie che ero riuscito ad avere, nessuno sapeva dove il protagonista del Diavolo sulle colline continuasse a vivere dopo che aveva esteso il suo itinerario nel mondo. [...] Quel diavolo era il personaggio che Pavese aveva dovuto riscrivere meno con la sua fantasia.
[...] «La matematica può tutto, mi disse, ma a un determinato livello va ricalibrata completamente». Sempre assimilando una sigaretta dietro l’altra, cominciò a parlarmi di un libro che aveva pubblicato, L’uomo cinque, dei suoi calcoli precisi per separare la prenatalità dell’uomo dal nulla, per liberare il mondo dalla fame, dalla illibertà, dalla schiavitù della moneta biunivoca: se la moltiplicazione di due numeri deve sempre essere superiore alla loro somma, perché uno per uno fa sempre solo uno e uno più uno fa due? Perché la particella elementare è singolarità del campo, mentre il campo non ammette singolarità?
[...]
«E Pavese?» «All’inizio mi guardava come lei, con l’aria appunto di parlare con un folle. Poi s’interessò. Sono cose estremamente semplici». «Non per me».
«Un pazzo come me pensava che può essere giusto se mai diventare poveri ma non nascere poveri, essere erede della povertà. Ma l’idea, la prassi, la propedeutica sbagliata, è la vecchia divisione. Quella giusta è una moltiplicazione nuova che la cultura non conosce ancora e la natura sì». [...] Sembrava che esistesse in lui un dono di evinzione comune di tutti i principali universi specifici, quasi che il massimo della unità e il massimo della molteplicità fossero in suo pieno potere.
«Se il momento del reddito e il momento della spesa, della stessa moneta, dello stesso pezzo di carta di chi lo guadagna e di chi lo spende, non seguono le regole del moltiplicatore naturale e rendono la moneta invece biunivoca nella realtà fungibile delle due voci salario che è pur sempre un reddito, per quanto basso, e prezzo, che invece è altissimo, come possiamo parlare della più elementare giustizia economico sociale? Dov’è l’errore nascosto di questo nonsenso? Il segreto è nella natalità prenatale, non solo dell’uomo ma di tutte le cose. Non si può arrivare alla vera essenza dell’uomo, se non si corregge quella del numero. Ricorda lei “la misura di tutte le cose”? Come si può iniziare dallo zero?»"
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susieporta · 5 months ago
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Fante di Denari.
"Io scelgo per Amore".
C'è inquietudine nell'Aria. Come se stesse per accadere qualche evento di frattura.
Alcuni scrutano il Cielo, altri testano la stabilità della Terra.
Ma ciò che deve accadere, accadrà.
E non sarà "bello o brutto", "giusto o sbagliato". Sono categorie di pensiero inutilizzabili nella Nuova Visione interiore.
Sarà ciò che sarà.
Passiamo la Vita ad arrovellarci su ciò che è giusto o ingiusto, accettabile o incoerente, bene o male.
E non ci rendiamo conto che la Verità è, ed è sempre stata, davanti ai nostri occhi. In ogni singolo istante del nostro sacro Cammino.
Solo che ci siamo raccontati storie per non vederla, per respingerla, per salvaguardare la disfunzione che albergava nelle nostre pratiche quotidiane.
Condividere una relazione dove non c'era rispetto, reciprocità, gioia, entusiasmo era profondamente "disallineato" con ciò che sentivamo dentro.
In fondo in fondo lo sapevamo. Ma restavamo ugualmente.
E ci facevamo del male. Tanto male.
Goccia dopo goccia, lasciavamo morire il nostro Oceano interiore, per entrare nella piena siccità d'Amore.
L'abbiamo pagata cara la nostra sfiducia nel Sentito.
Ci siamo pure asserviti ad una professione che non attivava la passione del Cuore, ci umiliava, ci spegneva, ci isolava. Eppure restavamo. E ci ammalavamo. Perdevamo il "nostro senso profondo". Ci svuotavamo di entusiasmo. Giorno dopo giorno. Per un pugno di danari.
Abitavamo in un luogo che non rispondeva più alle nostre attuali Vibrazioni, ci faceva sentire sradicati dalla Casa interiore. Ci allontanava dall'Unione con la Terra. E ci aggrappavamo a quelle quattro mura di cemento. Ci barricavamo dietro ad una montagna di scuse e giustificazioni per non seguire la nostra autentica Direzione.
Siamo stati degli esemplari "bugiardi patologici".
Siamo stati "immaturi".
E magari insegnavamo pure ai nostri figli ad inseguire una vita "finta", come la nostra. Per non incoraggiarli a sentirsi "diversi", "emarginati", "etichettati", "falliti" agli occhi della Famiglia, del Sistema, della Cultura imperante.
Siamo stati "ciechi" e "sordi".
Pur percependo nelle profondità del nostro "sentire" che stavamo supportando una rappresentazione teatrale, una finzione, ci siamo incaponiti a non fidarci del Sentito.
Abbiamo creduto a Genitori, Maestri, Religioni, Libri.
A tutti. Tranne a noi stessi.
Il "Sentito" è la nostra Struttura Strategica, il nostro Centro Direzionale.
Ci porta verso la Ricchezza, l'Abbondanza, la piena Realizzazione.
Gestisce gli imprevisti, convoglia le soluzioni. Laddove la Mente vede solo problemi e ostacoli, raddrizza la rotta e suggerisce innovative e creative modalità di superamento del blocco.
Le "Menzogne" sono invece parte dello schema disfunzionale. Regolano i campi di sicurezza, difendono l'omeostasi del disequilibrio, ci proteggono dalla felicità, per ricordarci che noi non meritiamo noi stessi, i nostri Doni, le nostre meravigliose opportunità di Bellezza e Prosperità.
Ma la realtà è che "noi siamo meritevoli". Lo siamo sempre stati.
Non sono i nostri Genitori che hanno "voluto o non voluto" la nostra venuta al Mondo.
Era già scritta tra le Stelle del Cielo.
E non siamo qui per punirci di essere così belli, così pieni di Doni e di Vita. Non dobbiamo nasconderci o privarci dell'Abbondanza perché ferisce l'Altro o lo rende troppo vulnerabile alle sue menzogne interiori.
Chi intende perseverare con la propria Bugia, è libero.
Tutti siamo "liberi".
Nessuno è prigioniero, se non di se stesso e delle sue strutture cristallizzate nel limite, nel conflitto e nell'asservimento.
Chi non "vede scelta" è colui che "non vuole vederla".
Perché è faticoso cambiare. Richiede tanto Amor Proprio e tanta tanta Passione per se stessi e per la Vita che ha ricevuto in Dono.
Non si cambia per "disperazione". Non più.
Oggi si cambia per Amore.
Il Cambiamento diviene "Scelta consapevole". Ed assume un significato diverso rispetto agli schemi del Passato.
"Io oggi scelgo per Amore".
E lo scelgo io. Solo io.
Io sono Responsabile per me stesso.
Non l'Altro per me.
Ed ecco che la Via prende forma proprio davanti ai nostri increduli sensi.
"Io scelgo per Amore, per Amore della Verità che alberga dentro me stesso".
Sarà l'affermazione che accompagnerà il nostro Viaggio di Fine Estate.
Pronti per l'Incanto? Pronti per la Meraviglia? Pronti per lo Stupore?
Mirtilla Esmeralda
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mineestellepolari · 2 months ago
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Quest'anno mi vesto da rancore. Quest’anno mi vesto da “bene, bene, e tu?”.
Quest’anno mi vesto da comprensione del testo, da influencer che piange, da neurotipico per fama, da meme buffissimo sul fatto che non avremo la pensione. Quest'anno mi vesto da ci sono questioni più importanti, da benaltrismo, da non si scherza su certe cose, da la guerra è orribile e il mio libro è in libreria. Quest'anno mi vesto da brava persona, da buon padre di famiglia, da troppo amore, da raptus, da titolista di quotidiano. Mi vesto dal tuo vicino di casa, mi vesto dal mio che ha venduto l'anima al diavolo per l'immortalità e un tosaerba, oppure mi vesto da quello stronzo del suo vicino, che poi sarei io.
Quest'anno mi vesto da breve incontro, da sentimento non corrisposto, da visualizzato e non riposto, da tutto quel ghosting, fatto e subito, che potremmo aprirci una casa stregata.
Mi vesto da messaggi alle due del mattino, da telefonata non richiesta, dall'interregionale veloce che ho preso e forse non era il caso. Dal fatto che non posso lasciarlo, mi ama troppo.
Quest'anno mi vesto da accisa, da rincaro, da fine mese, da per il contratto ormai se ne riparla l’anno prossimo. Mi vesto da regali di Natale, da pagami un caffè, da wishlist Amazon sotto il post dov’è morto papà.
Quest'anno mi vesto da dono della sintesi, dalla parola morbidoso, da neolingua, da congiuntivo in una pozza di sangue, da mio cugino che si rivende il bonus cultura da 500 euro a 200.
Quest'anno mi vesto da tastiera. Quest'anno mi vesto da parere, da informazione, da opinione informata, da lungo elenco emozionale per raccattare un po’ di like. Quest'anno mi vesto da commento social, da mio zio che mi vuol bene e mette la faccina che ride sotto il post della strage e io al pranzo di Natale dovrò capire quale dei due sentimenti è più forte.
Quest'anno mi vesto da oh, se funziona significa che ha valore, se vende è bravo, se piace è giusto così.
Quest'anno mi vesto da necrologio a fumetti di uno famoso pronto venti minuti dopo che è morto. Da ordigno sui binari, da tizio sotto un treno, da sciopero generale, da 120 minuti di ritardo.
Quest’anno mi vesto da ponteggio, da elmetto, da norma di sicurezza, da fatalità, da tragico incidente, da morte bianca ma così bianca che non è colpa di nessuno.
Quest'anno mi vesto da corteo, da manifestazione, da raccolta firme, dalla voglia di cambiare il mondo che si scontra con un mondo che non ha tanta voglia di cambiare. Mi vesto da poliziotto troppo zelante, da abuso di autorità, da eccesso colposo di legittima difesa.
Quest’anno mi vesto da quella serie tv che devi troppo vedere, mi vesto da sinonimo, da perifrasi, da non meglio identificata matrice squadrista, da fragilità esistenziale, da anche cose buone. Mi vesto da accorato, coraggioso, disinteressato appello al cessate il fuoco, dove però la parola guerra la censuro perché altrimenti l’algoritmo mi penalizza.
Quest'anno mi vesto dalle parole che non diciamo, dagli specchi che copriamo.
Quest'anno mi vesto da Tosa, da Gramellini, da Fazio, dal primo che ha deciso che il modo migliore per opporsi alla retorica di una destra priva di contenuti fosse imitarla.
Mi vesto dalla condivisione spietata di ogni ricordo importante, di ogni esperienza significativa, di ogni preziosa cronaca famigliare sperando che alla fine ne rimanga qualcuna per me. Mi vesto da persona così naturalmente gentile che ce lo deve raccontare.
Mi vesto dagli eserciti di mamme, nonne e zie che si sono conquistate con le unghie e con i denti prima un palinsesto, poi un social e domani, probabilmente, il mondo.
Quest'anno mi vesto da ansia, da panico, da soffitto di camera da letto, da pelo bianco sul cazzo, da quella cosa che il dottore dice che non sa bene cos'è, magari è psicosomatica, provi a rallentare. Quest'anno mi vesto da io che penso che se rallento ancora un po’, sto fermo.
Quest'anno mi vesto dalla distanza tra l'uomo e l'artista, mi vesto da pessima persona che fa arte bellissima, perché di vestiti da brava persona che fa arte mediocre ce ne sono già troppi.
Quest'anno mi vesto da quella cosa spaventosa che faccio finta non ci sia, che non ho mai detto a nessuno, neanche a me, eppure sta lì e mi fissa ogni giorno.
Quest'anno mi vesto da domani, da futuro, da inutile fasciarsi la testa prima del tempo, da bestemmia quotidianamente voluta, cercata, ponderata, trattenuta e, quietamente, somatizzata.
Anzi no. Quest'anno non mi vesto da niente, che siamo già a posto così.
(Dalla pagina Non è successo niente di Fb, che vi consiglio caldamente di seguire)
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stelladilemmen · 1 year ago
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Christmas Night
There is an ancient legend that on Christmas night pets acquire the gift of speech and comment among themselves on the merits and shortcomings of their caregivers - us humans.
Bizarre and far-fetched as it may seem, this story certainly has the merit of granting, at a time widely celebrated by our culture, special attention to these beings: companions in life and work, lenders of labor and commodity for our livelihood.
Granting them the privilege of being able to express themselves verbally is perhaps a way of bringing them closer to us, an albeit momentary concession that makes them worthy of attention by enhancing their role.
Animals have souls, the word itself (“anima” is the Latin word for “soul”!) and the fact that, unlike plants, they move say so. Theirs is not an individual soul, but a group soul that oversees the behavior of the entire species.
They do not act at random (as, on the contrary, we humans may do): their only intent is the survival of the individual and their own species. Consequently, they always behave in the most appropriate, best-performing and effective way for this to happen.
The legend tells how animals, on holy night, should be looked after with special care, for example by providing them with good food and fresh water or straw to stretch out on. But it is also told how deleterious it is for us custodians, even on pain of death, to try to listen to their talk.
Allow me to make a proposal, for the approaching Christmas night: do not fabulously concede the word to the animal world, but instead learn, we from them, to be quiet. And to listen.
To listen to the darkness studded with stars, or even veiled by fog, to the fresh air we inhale, to the beating of our heart, to our breath, to our deepest intimacy, the one we are used to hiding or ignoring, or of which we are afraid - so much so that we prefer suffering to the emptiness we seem to face if we take care of it.
Listening instead of expressing, seeing instead of imagining, living instead of remembering, giving instead of demanding. All this requires courage. If still, and silent, we begin to see it... well then this can perhaps be called Christmas.
La notte di Natale
Narra un'antica leggenda che la notte di Natale gli animali domestici acquistino il dono della parola e commentino tra di loro pregi e mancanze di chi li accudisce - noi umani.
Per quanto bizzarra e inverosimile ci possa sembrare, questa storia ha certamente il pregio di concedere, in un momento ampiamente celebrato dalla nostra cultura, un'attenzione particolare a questi esseri: compagni di vita e di lavoro, prestatori d'opera e di materia prima per la nostra sussistenza.
Concedere loro il privilegio di potersi esprimere verbalmente è forse un modo di avvicinarli a noi, una concessione seppur momentanea che li rende degni di attenzione esaltandone il ruolo.
Gli animali hanno un'anima, lo dicono la parola stessa ed il fatto che, a differenza delle piante, si muovano. La loro non è un'anima individuale, ma un'anima di gruppo che sovrintende il comportamento dell'intera specie.
Non agiscono a caso (come, al contrario, possiamo fare noi): il loro unico intento è la sopravvivenza del singolo e della propria specie. Di conseguenza si comportano sempre nel modo più adeguato, più performante ed efficace affinché ciò avvenga.
Nella leggenda si racconta di come gli animali, nella notte santa, vadano accuditi con particolare attenzione, ad esempio mettendo loro a disposizione buon cibo ed acqua fresca o paglia per distendersi. Ma si narra anche di quanto sia deleterio per noi custodi, addirittura pena la morte, cercare di ascoltare i loro discorsi.
Mi permetto di fare una proposta, per la notte di Natale che si sta avvicinando: non favoleggiare concedendo la parola al mondo animale, ma al contrario imparare, noi da loro, a stare zitti. E ascoltare.
Ascoltare il buio tempestato di stelle, o anche velato dalla nebbia, l'aria fresca che inaliamo, il battito del nostro cuore, il nostro respiro, la nostra più profonda intimità, quella che siamo abituati a nascondere o a ignorare, o della quale abbiamo paura - tanto da preferire la sofferenza al vuoto che ci sembra di dover affrontare se ce ne curiamo.
Ascoltare invece di esprimersi, vedere invece di immaginare, vivere invece di ricordare, dare invece di pretendere. Tutto questo richiede coraggio. Se immobili, e muti, cominciamo a vederlo... ecco, questo forse si può chiamare Natale.
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ambrenoir · 1 year ago
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QUANDO L’AMORE È “AMORE”♥️
IL PRIVILEGIO DI AVERLA ACCANTO
di Renzo Arbore
"Sono stato innamorato di una grande artista e di una grande donna. E sono stato fortunato, per aver conosciuto una persona eccezionale che mi ha fatto diventare prima uomo e poi artista, una fortuna, lo dico con il cuore a pezzi, che ora pago con il grande dolore che provo.
Per lei, che era un dono della vita, ho sentito un amore ininterrotto. Io che ho sempre desiderato diventare un artista, stavo con una artista vera, un privilegio unico averla accanto, vedere che le sue scelte erano sempre fatte per migliorarsi; non era artista per ambizione personale o smania di ricchezza, lei viveva l'arte come una missione e per questa ha affrontato grandissime rinunce improntate all'etica, alla bellezza, alla cultura.
Era figlia di un timidissimo vigile urbano che ho conosciuto e lei era riuscita con enorme fatica e rinunciando alle cose futili a coltivarsi. Amava i libri, fino all'ultimo li ha voluti con sé, ai complimenti vacui preferiva quelli del suo pubblico fatto di persone modeste e intellettuali schivi. Andava orgogliosissima, tra i tanti premi, dall'aver ricevuto due volte il Duse, stravolgendo così il regolamento che non consentiva doppioni.
Questi ultimi tre anni, sono stati terribili per lei e anche per me. Nonostante ciò, malata, sottoposta a cure faticosissime affrontate con enorme coraggio, viveva per tornare sulla scena e ha ancora portato al successo tre lavori straordinari: Casa di bambola, Il dolore, un meraviglioso monologo e Filumena Marturano per la televisione. Era una donna vera, con una nobiltà d'animo fortissima. I suoi sentimenti erano puri, s'interessava di piccoli artisti, saltimbanchi, gente semplice, era lontana dalla meschinità, dalle menzogne, dalla cattiveria, dal cattivo gusto.
Lei mi ha insegnato la sua cultura straordinaria e io le ho fatto amare la cultura del Sud. Come i grandi aveva un fortissimo senso dell'umorismo e della musica. Aveva lo swing, una grazia interiore; ballava come nessuna, si aggiornava in maniera che mi lasciava stupefatto, aveva una passione per la sceneggiata, come per Ronconi e Medea, era multiforme. Tutto senza mai un accenno al botteghino, non abbiamo mai parlato di soldi noi due. Oggi la ricorderà Emma Bonino: non si conoscevano bene ma Mariangela l'amava perché riconosceva in lei il suo stesso rigore. Sempre con un sorriso. Quello con cui ci ha lasciato."
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thebeautycove · 1 year ago
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ACQUA DI PARMA - ZAFFERANO - Collezione Signatures of the Sun - Eau de Parfum - Novità 2023 -
Saffron as a beam of joy. From ancient Persian word zarparān which means flowers as valuable as gold.
•••
Torniamo qui, tra calli e canale, dove le atmosfere occidentali e orientali collidono riportando alla luce i fasti di Venezia, approdo eletto nella rotta della via delle spezie, luogo che accoglieva i vascelli impegnati in rocambolesche traversate oceaniche e custodiva i preziosi carichi per un commercio sapiente ed esclusivo. 
Queste materie prime rare e preziose, ne citiamo solo alcune: pepe, zenzero, cannella, noce moscata, zafferano, chiodi di garofano, cardamomo, anice stellato, curcuma erano molto contese e ritenute indispensabili non solo a fini gastronomici e per la conservazione dei cibi ma per la loro efficacia curativa.
I loro aromi, come cita Aristotele nel De Anima a proposito di alcune spezie calde, procuravano, durante l'olfazione, un piacere essenziale al benessere dell'individuo. Altre stimolavano la fantasia circa i misteriosi luoghi di provenienza e sollecitavano l'immaginazione ad indagare la cultura di popoli remoti, in una sorta di processo di globalizzazione ante litteram.
Ed è a Venezia che Acqua di Parma si ferma per cercare il dettaglio che accomuni la nuova creazione per la collezione Signatures of the Sun - Zafferano - all'arte, alla cultura, alla bellezza della città. 
Lo trova nello storico manufatto del 'terrazzo veneziano', raffinata tecnica compositiva delle pavimentazioni dei sontuosi palazzi in laguna.
Le note odorose in similitudine, assemblate con dovizia, come tanti preziosi frammenti di marmo, oro, pietre dure, vetro, compongono un mosaico olfattivo che rivela tutto il suo valore nella suggestiva visione d'insieme.
Zafferano ha il pregio della rarità e il dono di una grazia durevole, si offre impeccabile nelle tarsie aromatiche, il suo appropriarsi della pelle sa di tattile sensazione serica, di luce calda che diffonde inaspettati riflessi rubati ad antiche murrine.
È superbo il bouquet in fulgente fioritura che ti accoglie, tra le esperidi di arancia bergamotto e mandarino, queste corolle seducono il respiro, fiore d'arancio, gelsomino sambac e rosa sembrano emergere da un fascio di luce dorata. 
È la luce radente tridimensionale dello zafferano, nella sua peculiare risonanza bittersweet che forgia il carattere della composizione. 
Infine è lo spessore ambrato, la sostanza dei legni, la sinuosa eleganza del trio vaniglia, tonka, patchouli a promuovere l'armonia finale, il perfetto equilibrio degli elementi si lascia apprezzare lentamente, complici tempo e passione. 
Mano nella mano.
Eau de Parfum 100 e 180 ml. Online qui
©thebeautycove    @igbeautycove
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barbarapicci · 2 years ago
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Passaporto rinnovato e visto fatto. La partenza si avvicina e, come al solito, cerco un padrino per il viaggio, uno scrittore che mi racconti la cultura che andrò a visitare. A Praga è stato Kafka, a New York Woody Allen… Per Cuba ho preferito un approccio diverso e, non avendo mai letto il capolavoro di Hemingway, ho deciso di leggere “Il vecchio e il mare” per cercare di penetrare la cultura cubana attraverso uno dei testi più appassionati (e veri) che la riguardano. Mi interessa soprattutto il punto di vista di un non-cubano profondamente invaghito dell’isola caraibica, forse perché sento di avere in comune con lui la spinta che mi sta portando lì.
La storia del vecchio pescatore che lotta contro le innumerevoli avversità senza mai arrendersi, non è solo un ritratto dell’indole tenace e coraggiosa del popolo cubano, ma è anche un incoraggiamento a non darsi mai per vinti e combattere fino alla fine con dignità e rispetto verso l’avversario e verso ciò che il destino ci riserva.
A me ha dato coraggio per affrontare questo viaggio che un po’ mi spaventa. I piovaschi improvvisi della stagione invernale, l’isolamento dal luccichio dell’Occidente, la povertà sempre più accentuata, il non aver mai posseduto il dono della contrattazione, l’essere sola dall’altra parte del mondo in una cultura tanto diversa… Ora so che quello che succederà, succederà per un motivo, anche solo perché io l’ho scelto, e il pescatore sarà con me a proteggermi e infondermi coraggio e poesia. Come quella del racconto di Hemingway, bellissimo…
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cdgruppo12 · 2 years ago
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Il futuro della cultura digitale: tra fasci di luce e metaverso
La cultura partecipativa pura, ovvero la capacità dei cittadini di contribuire attivamente alla creazione, condivisione e modifica dei contenuti digitali si contrappone alla permission culture; la quale prevede maggiori restrizioni. Noi pensiamo che la cultura digitale del futuro dovrebbe essere accessibile a tutti e dovrebbe far maggiormente riferimento a quella partecipativa pura, in quanto potrebbe essere più utile per il business. Infatti, tramite la cultura partecipativa pura, le persone creano molti più contenuti e fanbase più forti. Questo favorirebbe anche una maggiore condivisione di conoscenze e una migliore collaborazione tra gli individui. Per garantire ciò bisognerebbe implementare delle leggi che garantiscano una maggiore libertà di creazione e condivisione dei contenuti da parte degli utenti.
Per quanto riguarda il “fair use” bisognerebbe renderlo più chiaro ed esplicito per evitare che gli utenti si approprino senza permesso e manipolino, ri-adattando, i lavori creati precedentemente da altri. Nelle culture partecipative, in cui le persone sono incoraggiate a contribuire attivamente alla creazione e alla condivisione dei contenuti, può esserci una certa ambiguità riguardante cosa sia considerato accettabile in termini di utilizzo di opere già esistenti. Questo aspetto è ancora oggi, come abbiamo visto nel corso, un problema estremamente rilevante nelle culture partecipative.
In futuro ci aspettiamo che le nuove culture digitali registrino un orientamento sempre più forte verso l’approccio scambiocentrico fondato sulle relazioni reciproche di produzione e modifica, secondo un modello senza soluzione di continuità e incentrato sulla flessibilità. Si assisterà senz’altro ad un’importanza sempre maggiore dei contenuti culturali sulle forme rigide degli esempi propugnati dalla permission culture e dagli approcci oggettocentrici. Ne consegue che anche e soprattutto il rapporto tra autore ed opera fondato sul possesso del prodotto cambierà ancor più drasticamente in favore di una libertà di appropriazione data dal fair use, dallo sviluppo della reciprocità tra fanons (contributi digitali delle fandom communities) a partire dai canons (testi dei produttori mediali attorno ai quali le fandom communities si riuniscono) e viceversa, da un modello economico fondato sul dono (richiesta dei fans ai produttori mediali per colmare debiti di quest’ultimi) e sul riciclo (riuso di produzioni di fan senza lucro allo scopo di lanciare nuovi prodotti e ricavarne profitti maggiori), dalle nuove aziende leader del digitale, dalle nuove norme giuridiche e non in ultimo dalle nuove frontiere dell’AI. Proprio queste ultime rappresenteranno la più grande sfida per le nuove culture digitali del domani. Se da un lato spingeranno verso una maggiore partecipazione dal basso (consentendo di creare prodotti eccellenti anche a persone senza particolari skills od esperienze) e verso una liberalizzazione degli scambi in rete, presenteranno nuove sfide per i diritti d’autore, per le discipline artistiche e per i valori etici e morali da seguire.
Prima di utilizzare Bing, abbiamo creato un prompt per Midjourney: “A group of people around the world interconnected by a futuristic and innovating technology with internet flow coming in and out of people’s heads, metaverse, futuristic technology with hologram and space suit, powered by renewable green energy, VR glasses, internet flow as a glow light and it shines over the people and darkness against light, hi-tech, cinematic, unreal engine, –ar21:9 –style raw –v.5”. Da questo prompt abbiamo preso spunto per poi creare gli altri due prompt per Bing. 
Prompt 1: “Delle persone attorno al mondo, interconnesse da un fascio di luce internet, con uno stile futuristico nel metaverso”
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Prompt 2: “Persone nel futuro nelle loro case connesse nel metaverso attraverso occhiali oculus”
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Le due immagini restituite da Bing rappresentano abbastanza fedelmente la nostra idea di cultura digitale del futuro. Inizialmente abbiamo dato a Bing il primo prompt, cioè “Delle persone attorno al mondo, interconnesse da un fascio di luce internet, con uno stile futuristico nel metaverso”. Infatti, pensiamo che in futuro il metaverso sarà una tecnologia che prenderà il sopravvento e sarà possibile che ci renderà quasi troppo interconnessi, cioè schiavi della tecnologia e che riuscirà ad estraniarci dal mondo reale. Non ci aspettavamo che ci desse un’immagine così stilizzata, pensavamo che avrebbe riportato persone con volti e corpi più realistici. Il nostro ideale era creare un’immagine che rappresentasse la diversità e l’inclusività della popolazione di tutto il mondo, ma anche chiedendo più prompt non ci restituiva mai un’immagine che soddisfacesse questo aspetto. Tutte le immagini, come anche quella scelta, sono rappresentate tramite il colore blu con delle sfumature di viola. Ci aspettavamo questo risultato perché nelle immagini futuristiche che riguardano le nuove tecnologie e internet, il colore blu domina, è infatti il simbolo della tecnologia e dell'innovazione.Anche il fascio di luce che scende dall’alto non ce lo aspettavamo. Pensavamo infatti che ci sarebbero stati solo i fasci di luce che avrebbero interconnesso le persone. Questo fascio di luce molto grande e centrale che scende dall’alto ci fa pensare che il potere della cultura digitale potrebbe essere in mano ad una sola persona potente o azienda (o gruppo di aziende). Questo potrebbe essere problematico, perché il monopolio porta sempre con sé potenziali pericoli, come il controllo, la manipolazione e l’assenza di diversificazione delle informazioni e dei contenuti.  
Un possibile bias di questa immagine è che, oltre ad aver rappresentato tutte le persone nello stesso identico modo escludendo la diversità, le figure nere sembrano essere tutti uomini. Infatti, la stilizzazione della figura femminile generalmente è rappresentata con un triangolo a livello del busto (gonna). Rimane dunque il dubbio se l’AI è maschilista oppure pensa che il futuro della cultura digitale sarà dominato da maschi.
Non del tutto soddisfatti, abbiamo dato a Bing un secondo prompt: “Persone nel futuro nelle loro case connesse nel metaverso attraverso occhiali oculus”. Quest’ immagine secondo noi rappresenta il “fuori” del metaverso. La routine quotidiana delle persone verrà modificata dall’uso degli oculus e altri apparecchi tecnologici per entrare nel metaverso (ovvero entrare nella prima immagine). In questo caso non abbiamo riscontrato dei bias, tranne il fatto che anche in questa immagine sono rappresentati di nuovo solo uomini. C’è da dire che, sulle quattro immagini generate dal nostro secondo prompt, una di queste rappresentava una figura femminile con aria divina in primo piano e da sola. Non abbiamo scelto l’immagine in questione perché non rappresentava la nostra idea di cultura digitale del futuro.
Per quanto riguarda il lato grafico abbiamo notato un caso di deficit della tecnologia AI, infatti non riesce ancora a creare delle mani veritiere. Hanno sembianze aliene e non rispecchiano l’anatomia umana. Inoltre, le persone sullo sfondo non sono rappresentate al meglio perché se si guarda attentamente l’uomo a sinistra ha tre gambe.
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salvo-love · 1 year ago
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“Barbie”, il film di una società allo sbando
Da Samuele Maniscalco ➡️ a tutti voi
Gentile amica/o,
quest’oggi desidero parlarti di quello che si appresta ad essere il vero e proprio caso cinematografico dell’estate – ma alcuni si spingono a dire dell’intero 2023 –, ossia del film “Barbie”, uscito nelle sale cinematografiche il 20 luglio e che a pochi giorni dal lancio ha già riscosso incassi da record.
E secondo te, potevano mai mancare in un film del genere riferimenti al “patriarcato”, alla cultura “gender fluid” e a tutti gli stereotipi politicamente corretti del momento?
Ovviamente, no!
Ma facciamo un passo indietro, per comprendere l’operazione politico-commerciale che vi è dietro la produzione di questo film.
Iniziamo intanto col ricordare che nel 1921, il critico cinematografico Ricciotto Canudo definì il cinema come la “settima arte”, dopo la poesia, la pittura, la scultura, la musica, la danza e l’architettura.
E, con tutta evidenza, al pari delle altre essa risente ed è influenzata dallo spirito del tempo.
Ma la cosa più importante che fa Canudo è quella di darci una definizione di insuperata maestria circa la funzione dell’arte:
«L’arte non è la rappresentazione dei fatti reali, è l’evocazione dei sentimenti che avvolgono i fatti».
Se comprendi bene cosa significa ciò, ebbene indosserai le lenti adatte per decifrare il film “Barbie”.
Ma, adesso, do la parola a chi il film l’ha visto:
«Barbie è un film in cui i villain (cattivi) sono gli uomini – scrive Grazia Sambruna su Fanpage.it – Non perché a livello oggettivo facciano qualcosa di male, ma semplicemente in quanto tali.
Nell’universo “perfetto” di Barbieland, i Ken (si chiamano tutti così, ovviamente, come le loro controparti femminili) sono tutti degli imbecilli buoni a nulla. Se questo, inizialmente, provoca più di una risata, alla lunga stanca.
Mentre Barbie è Presidente, medico, netturbina, astronauta, Premio Nobel… Ken è, ad andar bene, “spiaggia”, convinto pure che sia un lavoro. Muscoli, birra e risse, Ken non è nient’altro, non sa fare nient’altro. Non ha nemmeno una casa o, almeno, nessuna ha mai pensato a dove possa abitare. Non è rilevante».
Davvero difficile non scorgere in queste brevi “pennellate”, una proiezione di una “umanità rinnovata” ad immagine e somiglianza della donna, contro la “terribile cultura patriarcale” che ha dominata da sempre la società.
E infatti, nel film il concetto di “patriarcato” è sempre evocato ed è costantemente presente sullo sfondo.
Tant’è che l’autrice dell’articolo rileva che «il film tiene a ribadire come e quanto il nemico sia l’uomo. Tocca fare fronte compatto per distruggerlo. Nemmeno una storia d’amore eterosessuale è contemplata, non sarebbe un lieto fine per nessuna delle coinvolte.
Non a caso la BBC tra le recensioni alla pellicola riporta anche il Daily con il suo “An anti-man movie”, un film anti-uomo. Alla stregua di una mina, praticamente».
Ragione per cui l’autrice sottolinea che Barbie, alla fin fine «è un film che promuove una grande, grandissima solitudine come unico modello di vita vincente. Una solitudine estrema, quasi aggressiva, che mira a fagocitare qualunque rapporto sentimentale in virtù di un bene più grande: combattere il patriarcato».
In questa solitudine siderale – che sarebbe più appropriato definire egoismo –, in cui regna un’apparente solidarietà solo tra donne l’unica Barbie “troppo strana” è non a caso una donna incinta (Midge), «considerata da tutte una specie di paria per via di quel pancione», che richiama l’alterità, il dono, la complementarità (e non l’uguaglianza), la cooperazione etc.
«Sarebbe stato bello, se non assai utile, che entrambi si aiutassero a vicenda a comprendere quale potesse essere la loro strada, partendo, tra l’altro, dalla stessa situazione iniziale: sono bambole, non umani. Invece no, Ken va condannato, Barbie eletta regina. Per nascita», aggiunge sagacemente l’autrice.
Che sfodera poi una superba sintesi di ciò che ha rappresentato per lei la visione del film di cui ci stiamo occupando:
«Barbie è un distorto Manifesto del Partito Femminista adornato con glitter, battute e canzoncine catchy. Se volete spegnere il cervello per due ore, Barbie è sicuramente il film che fa per voi. E che il “pinkwashing” vi sia lieve».
Pur non avendo visto il film, ma soltanto il trailer, credo che sia la definizione più giusta da dare a questa operazione politico-commerciale di indiscutibile successo mediatico ed economico, come dicevo in apertura.
Si tratta di un bellissimo specchio dei “contro-ideali” della società del nostro tempo, in cui dietro la patina del presunto ribellismo e della pseudo-cultura alternativa, si cela soltanto un grandissimo egoismo ed una “civiltà dell’immagine” (Paolo VI) in cui l’essere umano è ridotto a merce.
Non so la tua opinione, ma la immagino!
Ad ogni modo, sono curioso di sapere cosa ne pensi di questa “geniale” trovata.
Ti chiedo anche il tuo sostegno per rovesciare la narrazione folle che ormai informa libri, programmi televisivi, film e quant’altro.
Ci riprenderemo a poco a poco tutto quel che ci spetta: ne puoi star certo! Dammi una mano!
Prima di salutarci, ne approfitto per ricordarti di firmare la petizione online che ho lanciato giorni fa, indirizzata al ministro dell’Istruzione Valditara, per impedire che nelle nostre scuole sia riconosciuta l’identità alias.
Grazie, come sempre.
Un caro saluto,
Samuele Maniscalco
Responsabile Campagna Generazione Voglio Vivere
P.S. non dimenticarti di diffondere la Newsletter e invitare amici e conoscenti ad iscriversi ad essa. Più saremo informati, più parteciperemo alle iniziative, più potremo incidere nella società e influenzare la politica.
P.P.S. ti ricordo che ho deciso di contrastare la cultura di morte che imperversa nella nostra società con un gesto concreto, pratico ed efficace, sostenendo economicamente il Centro di Aiuto alla Vita di Abbiategrasso-Magenta. Dammi una mano a salvare la vita di queste creature!
Aiuta le mamme in difficoltà!
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BARBIE (2023) dir. Greta Gerwig
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wakeuptony · 23 days ago
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due bestie sacre che regalo ad un caro amico
Agrapart è tra i più fighi recoltant manipulant di Champagne, per di più di Avize, luogo a me caro dove vengono prodotti anche Selosse e Waris Larmandier.
Lo chardonnay di Avize è un gioiello unico, uva magica che ho scoperto che costa 8€ al kg, pertanto solo per una bottiglia non possono bastare 25€, è solo il prezzo dell'uva da pressare.
RM, recoltant manipulant, contadini che raccolgono l'uva, fanno la potatura, pressano l'uva e seguono tutta la lavorazione fino all'imbottigliamento, sono degli idealisti, poeti, artisti che donano un vino che è identità, cuore, carattere.
Sanno perfettamente cosa fare in tutto, da come spaccare la terra con l'aratro a quale etichetta scegliere.
Tra i preferiti che ho bevuto certamente devo menzionare Selosse, la rockstar dello champagne, Egly-Ouriet che non sbaglia una bottiglia, Bereche che da quando ha preso in mano l'attività il figlio sta scrivendo una pagina di storia, poi Laherte e infine Agrapart.
Sono ormai un centinaio i vini di Champagne che ho bevuto in questi due anni... uno stupendo viaggio per il mio palato, tante emozioni e tanta cultura e amore per la natura.
Se per Natale volete fare un dono ad un amico che ama il vino, un vero appassionato, acculturato, regalate uno champagne, finissime bollicine, uve elegantissime come chardonnay, pinot nero o il più pazzo meunier.
Altrimenti se preferite i rossi affidatevi all'impeccabile Borgogna o ai piccoli produttori italiani del vino naturale.
Ci sono zone particolari da scoprire anche per i bianchi fermi, pianeta che mi sta incuriosendo sempre di più.
Penso però di aver scritto abbastanza, spero sia stato utile scrivere questo, spero che iniziate a spendere soldi in vino, bere meno, ma bere meglio, impariate a capire ed apprezzare il lavoro delle persone.
L'amico al quale regalerò queste bottiglie ha lavorato duro per me e sono 3 anni che lo ringrazio a Natale con i migliori vini di Champagne, perché lui apprezza il lavoro di questi uomini, come io ho apprezzato il suo ed è giusto che gli uomini che lavorano al massimo siano ricambiati, ripagati con la stessa moneta, l'impegno, l'amore, la passione
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valentina-lauricella · 1 year ago
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"Passaro solitario entro la gabbia stava cantando"
Mio caro, di buon mattino ho fatto ricerche in internet su di te, perché mi piace conoscere le novità che ti riguardano. E ho scoperto una notizia interessante!
Una professoressa ha ravvisato delle similitudini tra alcune tue opere (e il tuo cosiddetto "pessimismo cosmico") e un libro del '600 intitolato "Scherzi d'ingegno", autore un medico e scrittore, tal de Virgiliis. Però non è provato che tu possedessi questo libro, che attualmente non si trova nella tua biblioteca, e del quale esistono solo due copie al mondo.
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Tu non ne parli mai nello Zibaldone, dove di solito annoti ciò che ti piace e che può esserti utile; inoltre, la tua biblioteca è andata arricchendosi di volumi, e non impoverendosi, quindi è veramente un mistero. Uno dei tanti della tua vita.
Questa professoressa che ha scritto il libro sulla tua presunta fonte d'ispirazione e i giornalisti che le hanno fatto pubblicità, hanno parlato, poco rispettosamente nei tuoi confronti, di "plagio". Qualcuno, per fare il simpatico, ha scritto persino "Leopardi copione". È una cosa che mi ha fatto arrabbiare. Dovresti dar loro una tiratina d'orecchi.
Sai cosa penso? Ho fatto due ipotesi: la prima è che il libro sia effettivamente passato dalla tua biblioteca, dove tu lo hai rapidamente sfogliato e ne hai letto quasi inconsciamente dei passi (tu hai l'abilità della lettura veloce, ti basta posare gli occhi su una pagina per recepire quel che vi è scritto, e hai anche il dono di una memoria prodigiosa); poi il volume è stato ceduto, ma parti del suo contenuto sono rimaste nel tuo subconscio, pronte a germogliare nella tua mente e a fiorire sotto la tua penna.
Un'altra ipotesi è che tu sia un medium inconsapevole, e che l'anima di quell'oscuro scrittore del '600 abbia sussurrato alla tua, per farsi luce.
Nella tua poesia e nei tuoi scritti in genere, si rinvengono molteplici tracce di autori giudaici, greci, latini, medievali, rinascimentali, illuministici...ma tu hai creato, con la tua vasta cultura e le tue reminiscenze, qualcosa di completamente nuovo, organico, stilisticamente perfetto. Parlare di plagio quando si parla di te, è quantomeno inappropriato.
Ho confrontato i passi di quel libro che sarebbero simili ai tuoi e, a mio avviso, non hai copiato proprio nulla: che l'uomo nasce a stento con gran pericolo proprio e della madre, e che la vita è faticosa, sono concetti di pubblico dominio, su cui non c'è copyright. Una cosa curiosa è che quell'autore scrive di un "passero solitario" mangiato da un gatto 😅, invece tu fai del passero solitario una metafora di te stesso.
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E poi, aggiunge la prof, Leopardi e de Virgiliis avevano un'altra cosa in comune: odiavano le donne. Io ti ho studiato con scrupolosità e interesse, e so che non odii affatto le donne, quindi anche questa presunta somiglianza è in realtà inconsistente.
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s-memorando · 25 days ago
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14 dicembre 2024
Regalare qualcosa è un modo universale per ringraziare qualcuno, stringere un legame o consolidare un rapporto. Sapevate che il galateo dei regali cambia da un Paese all’altro?. Uno degli aspetti fondamentali del galateo del dono riguarda proprio il modo in cui accettiamo i regali. Indipendentemente dalla cultura, penso che strappare la carta sia sempre scortese: non potete sapere quanta cura,…
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alemicheli76 · 28 days ago
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Il 6 dicembre 2024 è uscito librerie fisiche e online il nuovo libro di Anouk Grevin della collana «Nuove economie», pubblicato da Effatà Editrice.
Quattro storie di impresa con le radici nel modello dell’Economia di Comunione –una banca nelle Filippine, una catena di panetterie e ristoranti in Corea, un’impresa di pulizie industriali in Paraguay e un grossista di materiali edili in Argentina – dimostrano che la cultura del dono nel mondo aziendale è fonte di efficienza e promozione sociale.Ispirato dall’Economia di Comunione, il libro…
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