#crisis de verso
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No es que uno u otro elemento se desvíe, con ventaja, hacia una integridad que triunfa separada, en calidad de concierto mudo si no se articula, enunciador, con el poema: por su comunidad y nuevo temple, ilumina la instrumentación hasta la evidencia bajo el velo, como la elocución desciende en la noche de sonoridades. El moderno de los meteoros, la sinfonía, a gusto del músico o sin que lo sepa, se acerca al pensamiento; que ya no necesita únicamente de la expresión corriente.
— Stéphane Mallarmé, «Crisis de verso» en Divagaciones. Seguido de Prosa diversa. Traducción de Ricardo Silva-Santisteban.
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El desencanto por la vida me ha calado los huesos,
perdiendo día a día la esperanza he dejado que el dolor me mate por dentro,
gritando sin parar buscando ayuda sin conseguir nada más que un "silencio",
a pesar de esta desesperación por vivir, la muerte es la única que me llama a sus brazos, prometiendo una eternidad sin juicios ni complejos.
-corazón de hielo
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vivo, pero no existo, si es que acaso soy. soy pero no quiero, al menos por hoy. no me queda nada en este corazón.
duermo mucho, apenas vivo, creo que dejé de existir, ya no queda mucho de mi alma en mí.
escribo pero no quiero, es siempre sobre mí, sobre si soy o no soy, se lo debo a mi existir.
pienso mucho y hago poco, nunca dejo de pensar, entonces debe ser que soy, lo dijo un racionalista.
tengo miedo de no ser, pero si tengo miedo debo ser, ¿soy lo que debo ser o pura incorrectidad?
pienso poco, hago tanto que me olvido de pensar, y si pensara un poco más no sería mi vida pura incorrectidad.
que si vivo, que si existo, o si acaso soy, se preguntan y vienen todos a escucharme el corazón. que incorrección.
si soy debo ser algo abstracto porque algo claro yo no soy, si me vivo haciendo preguntas, pero nunca estoy claramente siendo. constante incorrectidad apareciendo.
soy, no soy, estoy en el limbo, por eso no puedo pensar que existo, pero tengo miedo de un día despertar. pero para eso necesito existir y estoy difícilmente existiendo.
-fulloffears
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Donald Trump jr e Kennedy jr: “Subito de-escalation e aprire negoziati diretti con la Russia”
"Il New York Times ha riferito che l'amministrazione Biden sta valutando di consentire all'Ucraina di usare armi di precisione a lungo raggio fornite dalla NATO contro obiettivi in profondità all'interno della Russia. Una decisione del genere metterebbe il mondo a un rischio maggiore di conflagrazione nucleare rispetto a qualsiasi altro momento dalla crisi missilistica cubana". Lo scrivono su 'The Hill' il figlio di Trump, Donald Trump junior, e Robert Kennedy junior.�"In un momento in cui i leader americani dovrebbero concentrarsi sulla ricerca di una via di fuga diplomatica per una guerra che non avrebbe mai dovuto aver luogo, l'amministrazione Biden-Harris - proseguono Trump e Kennedy junior - sta invece perseguendo una politica che la Russia afferma che interpreterà come un atto di guerra. Nelle parole di Vladimir Putin, gli attacchi a lungo raggio in Russia 'significheranno che i paesi della NATO, gli Stati Uniti e i paesi europei, sono in guerra con la Russia'. La logica degli analisti sembra essere che se si stuzzica un orso cinque volte e non risponde, è sicuro stuzzicarlo ancora più forte una sesta volta. Una strategia del genere potrebbe essere ragionevole se l'orso non avesse denti. I falchi dell'amministrazione Biden sembrano aver dimenticato che la Russia è una potenza nucleare. Hanno dimenticato la saggezza di John F. Kennedy, che nel 1963 disse: 'Le potenze nucleari devono evitare quegli scontri che portano un avversario a una scelta tra una ritirata umiliante o una guerra nucleare'. Dovremmo prendere sul serio questo consiglio".
Trump e Kennedy junior continuano: "Putin ha segnalato numerose volte che la Russia avrebbe usato armi nucleari in circostanze estreme. A settembre 2022, Putin affermo': 'Se l'integrita' territoriale del nostro Paese e' minacciata, useremo senza dubbio tutti i mezzi disponibili per proteggere la Russia e il nostro popolo: questo non è un bluff'. A marzo 2023, ha stretto un accordo con la Bielorussia per stazionare lì armi nucleari tattiche. All'inizio di questo mese, il vice ministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha annunciato che la Russia avrebbe modificato la sua dottrina nucleare in risposta al coinvolgimento occidentale nella guerra in Ucraina. Immaginate se la Russia fornisse a un altro paese missili, addestramento e informazioni di puntamento per colpire in profondità nel territorio americano. Gli Stati Uniti non lo tollererebbero mai. Non dovremmo aspettarci che lo tolleri neanche la Russia. Questo gioco del nucleare è andato abbastanza lontano. Non possiamo avvicinarci più di così al limite. E per cosa? Per 'indebolire la Russia'? Per controllare i minerali dell'Ucraina? Non è in gioco alcun interesse americano vitale. La febbre della guerra nell'establishment della politica estera statunitense è a un livello tale che è difficile dire se credono alla loro stessa retorica. Nel dibattito di martedì scorso, la vicepresidente Kamala Harris ha evocato immagini di forze russe che avanzano in Europa. Di sicuro deve sapere quanto sia assurdo. Per prima cosa, la Russia riesce a malapena a strappare qualche provincia all'Ucraina, che non è affatto una delle grandi potenze europee. In secondo luogo, la Russia ha reso molto chiari i suoi obiettivi di guerra fin dall'inizio, in particolare la neutralità ucraina e la fine dell'espansione verso est della NATO. Centinaia di migliaia di vite perse e centinaia di miliardi di dollari dopo, nessuno sta meglio, né l'Europa, né l'America e certamente nemmeno l'Ucraina. E' giunto il momento di una de-escalation di questo conflitto. Questo è più importante di qualsiasi questione politica su cui la nostra nazione discute. Una guerra nucleare significherebbe la fine della civiltà come la conosciamo, forse persino la fine della specie umana. L'ex presidente Donald Trump ha giurato di porre fine a questa guerra, ma quando entrerà in carica, potrebbe essere troppo tardi.
Marco Rizzo
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Por esta nota, brillante, profunda, de Daniel Link, me entero que entre 1970 y 1971, en medio de una crisis con su compañero sentimental Ninetto Davoli, Pasolini se embarca en su "dilatado proyecto" de comprarse una torre medieval en Viterbo para apartarse del mundo. Ahí escribirá su libro Transhumanar y organizar del que Link pondrá un fragmento del poema "Versos del testamento", donde me quedo con esto:
La soledad: es necesario ser muy fuerte
Para amar la soledad; es necesario tener buenas piernas
Y una resistencia fuera de lo común; no se debe uno arriesgar
A resfríos, gripes o males de garganta; no se debe temer
A ladrones o asesinos; si te toca caminar.
Alejarse para pensar, para estar en el mundo de una nueva forma, para sanarse, para escribir aunque uno ya no pueda comprarse una torre medieval como Pier Paolo.
Transhumanar, leo por acá, es un verbo inventado por Dante para explicar como fue su ascensión al cielo con Beatrice.
Transhumanar, dejar de ser humanos, no temer a ladrones o asesinos, alejarnos de los miedos terrenales del capitalismo.
Pienso en las preguntas que Roxane Gay hacía hace unos meses ante el miedo asesino de lo hombres: "Why are men so afraid? Why are they so fragile that they shoot or harm first and ask questions later? Why do they believe death or injury is an appropriate response to human fallibility?"
¿Por qué tenemos tanto miedo?
Pero también pienso en la trashumancia que es un tipo de pastoreo en continuo movimiento, donde el pastoreo se debe adaptar a los cambios del ambiente.
No quiero decir que para combatir el miedo es necesario caminar, porque lo vengo intentando desde hace muchos años y el miedo no desaparece, pero algo hay de eso. Para caminar, para pensar y enfrentar la soledad, en este mundo que se desmorona, es necesario ser fuertes como dice Pasolini. Ser pastores sin ovejas, como se llama un libro de Morábito que nunca pude terminar, pero del que nunca me olvido, y también, o sobre todo, como dice la otra parte del título del libro de Pasolini, organizarse.
Dejar de ser humanos y organizarnos.
Caminar y organizarse.
En fin, Pasolini siempre una vez más.
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Donald Trump jr e Kennedy jr: “Subito de-escalation e aprire negoziati diretti con la Russia”
"Il New York Times ha riferito che l'amministrazione Biden sta valutando di consentire all'Ucraina di usare armi di precisione a lungo raggio fornite dalla NATO contro obiettivi in profondità all'interno della Russia. Una decisione del genere metterebbe il mondo a un rischio maggiore di conflagrazione nucleare rispetto a qualsiasi altro momento dalla crisi missilistica cubana". Lo scrivono su 'The Hill' il figlio di Trump, Donald Trump junior, e Robert Kennedy junior: "In un momento in cui i leader americani dovrebbero concentrarsi sulla ricerca di una via di fuga diplomatica per una guerra che non avrebbe mai dovuto aver luogo, l'amministrazione Biden-Harris - proseguono Trump e Kennedy junior - sta invece perseguendo una politica che la Russia afferma che interpreterà come un atto di guerra. Nelle parole di Vladimir Putin, gli attacchi a lungo raggio in Russia 'significheranno che i paesi della NATO, gli Stati Uniti e i paesi europei, sono in guerra con la Russia'. La logica degli analisti sembra essere che se si stuzzica un orso cinque volte e non risponde, è sicuro stuzzicarlo ancora più forte una sesta volta. Una strategia del genere potrebbe essere ragionevole se l'orso non avesse denti. I falchi dell'amministrazione Biden sembrano aver dimenticato che la Russia è una potenza nucleare. Hanno dimenticato la saggezza di John F. Kennedy, che nel 1963 disse: 'Le potenze nucleari devono evitare quegli scontri che portano un avversario a una scelta tra una ritirata umiliante o una guerra nucleare'. Dovremmo prendere sul serio questo consiglio".
Trump e Kennedy junior continuano: "Putin ha segnalato numerose volte che la Russia avrebbe usato armi nucleari in circostanze estreme. A settembre 2022, Putin affermo': 'Se l'integrita' territoriale del nostro Paese e' minacciata, useremo senza dubbio tutti i mezzi disponibili per proteggere la Russia e il nostro popolo: questo non è un bluff'. A marzo 2023, ha stretto un accordo con la Bielorussia per stazionare lì armi nucleari tattiche. All'inizio di questo mese, il vice ministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha annunciato che la Russia avrebbe modificato la sua dottrina nucleare in risposta al coinvolgimento occidentale nella guerra in Ucraina. Immaginate se la Russia fornisse a un altro paese missili, addestramento e informazioni di puntamento per colpire in profondità nel territorio americano. Gli Stati Uniti non lo tollererebbero mai. Non dovremmo aspettarci che lo tolleri neanche la Russia. Questo gioco del nucleare è andato abbastanza lontano. Non possiamo avvicinarci più di così al limite. E per cosa? Per 'indebolire la Russia'? Per controllare i minerali dell'Ucraina? Non è in gioco alcun interesse americano vitale. La febbre della guerra nell'establishment della politica estera statunitense è a un livello tale che è difficile dire se credono alla loro stessa retorica. Nel dibattito di martedì scorso, la vicepresidente Kamala Harris ha evocato immagini di forze russe che avanzano in Europa. Di sicuro deve sapere quanto sia assurdo. Per prima cosa, la Russia riesce a malapena a strappare qualche provincia all'Ucraina, che non è affatto una delle grandi potenze europee. In secondo luogo, la Russia ha reso molto chiari i suoi obiettivi di guerra fin dall'inizio, in particolare la neutralità ucraina e la fine dell'espansione verso est della NATO. Centinaia di migliaia di vite perse e centinaia di miliardi di dollari dopo, nessuno sta meglio, né l'Europa, né l'America e certamente nemmeno l'Ucraina. E' giunto il momento di una de-escalation di questo conflitto. Questo è più importante di qualsiasi questione politica su cui la nostra nazione discute. Una guerra nucleare significherebbe la fine della civiltà come la conosciamo, forse persino la fine della specie umana. L'ex presidente Donald Trump ha giurato di porre fine a questa guerra, ma quando entrerà in carica, potrebbe essere troppo tardi. Dobbiamo chiedere, subito, che Harris e il presidente Biden invertano la loro folle agenda di guerra e aprano negoziati diretti con Mosca"
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Tutti in ginocchio
Anche nelle reti televisive non appartenenti a lui, il santino è pronto. Il Monumento, anche per le doti personali, per la simpatia (la politica è intrattenimento), anche per il lato umano (ci aspettiamo che i politici siano diavoli bavosi), è pronto a superare la grandezza del Duomo di Milano. Imminenti i paragoni con Aldo Moro e De Gasperi. Tutti in ginocchio in una messa cantata per dimenticare la storia. Una corsa ad esprimere cordoglio per un uomo che ha conquistato la televisione per poter conquistare le coscienze ed il senso della realtà. Mussolini si rese conto che avrebbe dovuto fare il Concordato con la Chiesa cattolica per consolidare il suo consenso; oggi, per lo stesso scopo, bisogna acquistare una società di calcio, spendere tantissimo e farla vincere. Se trionfi nel campo della vera religione di massa, il calcio, in politica tutto è in discesa. In un mondo semplificato dalla logica sportiva dei meritevoli e degli sfigati, dei vincenti e dei servi, non c’è piacere migliore del baciare i piedi di chi ha denaro, potere e forza mediatica. Il Padrone potrà anche aver dato un contributo decisivo alla crisi profondissima sul piano economico (esplosione del debito pubblico, crescita zero, natalità zero, aumento dell’emigrazione, salari più bassi d’Europa), sul piano culturale (falsificazione del liberalismo, volgarizzazione della televisione, pornografizzazione delle donne, delegittimazione della scuola e della cultura), sul piano morale (evasione fiscale, prostituzione a livello pubblico, corruzione, rapporti opachi con la mafia), sul piano della legalità (condanna definitiva per frode fiscale e cacciata dal Senato nel 2013, decenni passati a parlare dei suoi processi, risolti con fughe, leggi ad personam ed insulti ai magistrati, definiti “malati mentali), politico (attacco a tutti i poteri terzi in pieno malinteso della democrazia, l’amicizia con i dittatori, l’avallo della guerra in Iraq e della repressione di Genova 2001, alleanze con fascisti e razzisti) potrà aver fatto tutto questo, ma innanzitutto dobbiamo nascondere il servilismo e l’assenza di libertà critica dietro l’ovvia pietà per un anziano che muore. Anche questa indulgenza è il tripudio del berlusconismo, una sintesi di perdonismo immorale, plutocrazia anticristiana, cortigianeria e fascino per il potere, sempre lo stesso della tradizione della penisola, atavico, popolare, sempre concesso dal basso della plebe verso l’alto di vescovi e re, papi e sovrani, mafiosi e piazzisti mediatici.
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Diciembre ση’
Miércoles 28 de diciembre, 2022.
(365 días.)
En aquella última semana de diciembre, aquel 28 a las 8:00 p.m, todo los sucesos y agridulces sentimientos de los últimos 3 meses se volvieron torbellino.
Lluvia torrencial y después naufragio. Dulce exterior y centro amargo.
La muerte anunciada, vestida de color rosa y brillantina.
(De camino a casa solo yo y mi primera crisis de ansiedad. Porque sin exagerar, te estabas llevando gran parte de mi vida.)
Los siguientes casi 6 meses fueron encuentros difusos, caricias desdibujadas y volátiles "te quiero".
Dejé de pensar con raciocinio para darle paso a mi torpeza innata. Dejé que los impulsos por querer ser aún tuya pisotearan la cruda realidad en la que ya no estabas.
Pero aquella madrugada de mayo volviste a desaparecer y con el vacío que hacías cada vez más grande, ya no sabía qué hacer.
5 meses más y me obligué a aceptar que no te vería nunca ya.
Quería salir corriendo e intentar hallarte, sin embargo tu olvido, en mis pies se convirtió en cemento, así que con solo tenerte en sueños me di consuelo.
Cada mañana, tarde, noche y madrugada de ese año causaron daño, siempre, en mayor y menor grado. Y es que, al evocar tu recuerdo siempre terminé en colapso.
365 días finalmente han pasado, y lo único que pude hacer fue escribirte textos fechados.
Dedicarte versos y pensarte en poesía, dejar en papel todo eso que no te dije por mi estúpida cobardía.
Sola con mi insomnio me dediqué a redactar a tu ausencia con cafeína.
- Cafeína para el papel. 🥀
- I.
Sweetice.b ♡
#sweeticeb#escritos#notas#frases#citas#sinfonia-relativa#diciembre2022#amor#notas de desamor#desamor#BM#escritos de una mente en insomnio
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What's behind...
Well, it's been a while since I wanted to bring this kind of "trivia" about the things I write here.
Music has always been with me as an emotional and life support - basically everything I do involves music. I love it. With my stories, it's no different; each thing takes shape through other stories that the songs I listen to tell or represent.
Today I start with this small project for my multi-chapter stories, Versos de Placer and Bossa Nova. In the future, when I start writing more, I can keep doing it.
Let’s go, then?
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Bossa Nova - Benny ‘Borracho’ Magalon
Being a minor character in a B-movie of very dubious quality, writing for Benny is always an adventure, but at the same time a great writing exercise tool (for those who like that approach) or even pure and simple creativity. I like to say the benefit of writing for him is having the one and only physical sketch that Maurice Compte brought us, which was awesome because the guy knows how to be pretty as fuck.
ANYWAY
Bossa Nova was planned a little more closely than Versos de Placer, so even the title was chosen from a meticulous perspective of a Brazilian musical rhythm - with meaning. I've already explained this here, so I won't extend myself and go straight to the structure of the story haha
THE DIVORCE:
The moment that kicks off the whole story is the main character's divorce. There was a past and an established relationship between everyone, but the trigger for everything we've been doing since then comes from that moment of separation.
The reader and Theo, her ex-husband, had a crisis through cheating. Therefore, this plot was thought with a song in mind:
DREAMS - FLEETWOOD MAC
I think it's common sense that the Fleetwood Mac drama yielded that impeccable album called Rumors and ‘Dreams’ is my favorite song by far - theirs, of course, because there's so much fucking artistic pain in there.
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Now here you go again, you say you want your freedom Well, who am I to keep you down?
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Players only love you when they're playing
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Theodore was the antagonist due to a classic but no less painful situation, which opened wounds that the reader disassociates, but that she feels. Parents don't know about suffering; the brother, limited to a minuscule fraction of the divorce bureaucracy. She knows that, deep down, Theo became empty and selfish enough to find what he wanted, when he wanted it, no matter what it could cost him, and hopes that he will be frustrated in the end (overcoming? I don't know her). ‘Dreams’, for me, is the biggest representation of someone mourning towards a person they loved but couldn’t have because, in the end, this someone choose to be with another someone. Tell them, Stevie. Tell them!
FEMALE ENERGY PART. 2 - WILLOW
BEING HERSELF AGAIN:
In another, slightly older post, I mentioned how I constructed father-daughter relationships differently in my two "biggest" stories, and that applies a lot with this aspect in particular. In both cases, I explored something that is personal to me, which is my relationship with the men I live with in life - I work in a predominantly male place, a father who is present but a difficult family history in this regard. Here, I think it's important to use such relationships to demystify the woman built under what she lives with a man.
The Bossa Nova reader is not as close to her mother as she is to her father; this dynamic will often interfere with her future relationships, from what to expect from a man to living with other women. When she loses Theodore, she finds herself alone. The father would not understand her like the mother, but how to talk to this figure who has always been partially distant?
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Oh, and I'm falling into the arms of naked truth Not surprised to see the sky and know what I must do
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I am human, I am woman Drifting down my life
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The changes she has been going through include facing her own nature and looking for all the personality hidden in a failed relationship. We still have a lot to explore here, but I value that heartfelt, honest parallel as we build a background romantic drama.
BILLIE BOSSA NOVA - BILLIE EILISH
THE FIRST DATE:
Oh yeah, yeah, I’ll be the devil’s advocate here and give credit to a white girlie using a latin rythym to make money. SORRY. The song is a banger tho, I like Billie.
That’s basically the beggining (where we are now btw) of Benny and reader’s relationship. No one wants to prove anything or have high expectations - it came naturally and they linked right away. A few drinks, a kiss below a lamp post, a football game and sex. Everyone could do that. Makes sense for me.
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'Cause waitin' for it gets so borin' A lot can change in twenty seconds A lot can happen in the dark
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I'm not sentimental But there's somethin' 'bout the way you look tonight, mm Makes me wanna take a picture Make a movie with you that we'd have to hide
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For me it’s the basics of: hey, found you really attractive, let’s fuck. In a way, they both don’t want complications and happens that Benny and reader can provide that to each other. I wouldn’t say they are 100% in tune, but they both agree that they should do what they should because there’s nothing better than a few orgasms.
FADE INTO YOU - MAZZY STAR
THE FIRST TIME:
This song was mentioned in the last chapter of Bossa Nova and it wasn’t just because.
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I look to you and I see nothing I look to you to see the truth
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Some kind of night into your darkness Colors your eyes with what's not there
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I think that's something we'll explore in the future, but there was a reason Benny was wary of the reader in her house and genuinely indulged in lying on the floor with her to relax. I hate being that playful type of person who puts metaphors into everything because sometimes life is life, but they both knew it wasn't going to be, generally speaking, a grab and go thing. It's the beginning of opposition to what they think will be that 'convenient meeting', even if they don't know it yet. She knew him, but she didn't know who he was; the same happens with Benny. In the living room, the two of them are discovering themselves and understanding that to get where they wanted, they would have to find a balance point, something that would erase a more difficult reality for a moment of satisfaction.
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P.S.
It's a little early to bring more of this, we have a way to go, but I think it's worth sharing this kind of creative dynamic to help set a good narrative tone and involve those who follow the story.
I want to take this opportunity and thank everyone who has been giving me this strength here, as well as congratulating all the fanfic writers who keep sharing incredible stories with dedication and affection. You are amazing! ❤
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No pressure tags:
@cheesybadgers
@thesandbeneathmytoes
@nerdyreaderpapi
@thoroughlymodernminutia
@the-hinky-panda
@mysoulisasunflower
#benny borracho magalon#benny magalon x reader#benny magalon fic#benny borracho magalon x reader#den of thieves#den of thieves fic#maurice compte#female reader
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Imperfectas son las lenguas por ser muchas, falta la suprema: siendo pensar escribir sin accesorios, ni susurro sino permaneciendo aún tácita la palabra inmortal, la diversidad de los idiomas sobre la tierra impide a cualquiera proferir las palabras que, de otra forma, encontrarían, por medio de un solo y mismo cuño, la verdad material.
— Stéphane Mallarmé, «Crisis de verso» en Divagaciones. Seguido de Prosa diversa. Traducción de Ricardo Silva-Santisteban.
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De pronto los fandoms
La segunda mitad del 2023 trajo al debate público la voz de un grupo social que en Argentina estaba condenado a la superficialidad y, muchas veces, a la burla.
Hace unos meses caí en un nuevo consumo irónico que consistía en ver a mitad de semana el programa del periodista Carlos Pagni, La Odisea, una vez que fuera subido a YouTube. Como una cosa te lleva a la otra, decidí buscarlo en Instagram y seguirlo (qué decisiones tomabaaaa).
Sorprendida por esta estrategia absolutamente novedosa e inteligente sobre todo tratándose de periodistas, fui a chequear y confirmé que yo hubiera podido triunfar en los medios sin ningún problema igual que ellos, porque todas las cuentas que estaba siguiendo eran “Cuentas Fandom” y ninguna era oficial. Adivinando en el momento de que todo se trataba de una muy inteligente estrategia de trolls para alimentar a las redes de contenido político, me pregunté desde cuándo una cuenta de fans podía ser un dispositivo eficiente para “inocular” (muchas comillas) un mensaje, como ya venían siendo las mucho más populares cuentas de memes (Coherencia Por Favor, Indignadxs, etc.)
En los hermosos y siniestros años 90, un presentador de la Rock & Pop llamado “Tuqui” (humorista, guionista, “artista” “polifacético”), cantaba con una especie de banda que había logrado armar una canción que me aprendí de memoria porque la pasaban en “Se Nos Viene La Noche”, un programa que hacía junto a Juan Di Natale. El tema se llamaba “Gorda Lanza Gases” y se dedicaba a describir a las “presidentas” de los clubes de fans de una forma absolutamente machista y grosera que hoy no podríamos tolerar. Más allá de que la mente en situación de consumo problemático de Tuqui se iba al pasto en todas las estrofas, de manera muy cruda esa imagen era un poco la imagen de la fan que la mayoría de las personas tenían. Al final de la canción, la protagonista de la letra se moría y el verso rezaba: “la gorda ahora mira de arriba, a todas las otras pobres pibas que viven del fan club…”
¿Cuáles son, en la mamoria colectiva, las imágenes que nos vienen a la mente cuando pensamos en los FANDOMS argentinos?
Personalmente, pienso en seguida en Cinthia Tallarico, que en 1992 se suicidó porque su padre no la dejó asistir a un concierto de Guns N’ Roses. También pienso en “el fan de Wanda” Mariano De La Canal llorando, recuerdo a los floggers que eran fans de Cumbio y de otros, recuerdo a la chica de “Cómo te quedó eso, eh?” y al chico fan también de Justin Bieber de “Para los que no saben, Justin es de Piscis”. Recientemente, vimos a las fans de Luis Miguel apostadas en la puerta del hotel del artista haciendo perfos con un imitador. Recuerdo también a Madonna Sandra, que podría ser el primer antecedente de una fan que públicamente ha tomado posiciones públicas más o menos políticas como su apoyo a las Marchas del Orgullo, por ejemplo.
Pero en 2023 los fans están en una (en otra, mejor dicho). De pronto los fandoms meten comunicados de prensa, visitan canales de noticias para dar entrevistas, se posicionan políticamente y se pronuncian más allá de lo estrictamente relacionado con su artista.
Finalmente, como fenómeno tal vez adyacente pero interesante para argumentar que sí existe una nueva voz en la conversación pública para los y las fans, la mayoría de los clubes de fútbol expresaron su repudio a las declaraciones del candidato Javier Milei en contra de las Asociaciones Civiles en el fútbol (categoría a la que pertenecen la mayoría de las instituciones). Se generó un debate entre los seguidores de los equipos de cada institución y esto podría indicar que una nueva relevancia del lugar de fan (o hincha, en este caso), trasciende también la cuestión del género.
En un contexto cambiario (no me animo a poner “económico” porque no sé explicar los recitales agotados y los teatros llenos en medio de la crisis) y cultural que en Argentina propicia desde hace unos años la visita de artistas, bandas, filmaciones de series, películas y publicidades extranjeras, exposiciones artísticas de gran porte, entre otros proyectos de la cultura de masas, no resultaría tan extraño que los fandoms empiecen a dejar el lugar más o menos marginal que tenían en la cultura, casi siempre relegados al meme o a la nota de color, y tomen otra voz, más seria, más empoderada, más sólida.
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La distancia es la crisis, en que
no puedo olvidar, el aroma de
su esencia que de noche me
viene a visitar... en que sus labios,
en sueños, me vienen a besar.
Miro tus ojos y tu sonrisa encantadora
Contemplo, en el deseo infinito
que de una estrella fugaz
como un rayo,
sus suspiros, en mi,
vengan a ami como los versos
Las letras los poemas
que manifiestas ardientemente
Y tienen el poder de robar mis sonrisas 🦋
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Tanto tiempo con alguien con quién no fui capaz de mostrar que lo amaba, que no lo pude decir en voz alta,hice muchas cosas y lo intenté pero jamás salió, demostré mi amor a mi manera pero no fue suficiente aunque en realidad nada habría sido suficiente y no lo fue
Rogué un mejor trato,más tiempo juntos,exclusividad,responsabilidad afectiva,respeto pero,no hubo nada,ni un solo cambio, ni un día de mejoría,y aún así me quedé creyendo que algún día algo cambiaría hasta que lo entendí, ese barco se había hundido sin haber zarpado
Y me quedé a hundirme con él pero tú te fuiste,ni siquiera abordaste,no te importó porque tú ya estabas en otro sitio,y yo esperé hasta el final,hasta que el agua llegó a mis pulmones,me salvé por muy poco, tuve que hacerlo sola, tardé pero lo hice
Salí de ahí con miedo al agua, tanto miedo que veces vuelvo a sentir que me ahogo, no soy capaz de confiar ni de aceptar ayuda, cada vez que quiero o pido algo me asusta volver a recibir malos tratos o respuestas que me duelan tanto que me harán llorar durante días o años
Tanto tiempo creí que amarme era complicado, que yo no era digna de ser presumida ni querida ni ser una prioridad, siempre creí que yo no podría ser más de lo que alguna vez fui contigo pero, llegó alguien que se ha esforzado por entenderme y darme cosas que yo ni siquiera sabía que quería.
Él no me grita cuando se enoja, no me jala ni me lastima porque me equivoqué o porque fui torpe o porque llegué tarde, no se va cuando me ve llorar y no me ignora ni desaparece durante semanas. Él me escucha y se esfuerza todos los días, se preocupa porque coma y descanse, alivia mis dolores musculares y me canta cuando tengo una crisis, me abraza después del sexo y me mira dormir, se esfuerza por hacerme reír y por darme más.
No lo he visto en semanas pero me llama cada día, hoy tomamos café juntos, yo le pedí más tiempo juntos y él lo está haciendo, nos interrumpieron y él dijo: "me disculpas? Estoy tomando café contigo pero debo atender esto, no, no está bien, es algo que hablamos y quiero cambiarlo así que, estoy tomando café contigo, dame 10 minutos y seguimos tomando café si?"
No sabía que necesitaba tanto escucharlo hasta hoy, hasta que él lo dijo y entonces lo entendí, me fui porque nunca recibí nada, pasé noches rezando porque cambiaras, porque me amaras o que me dejaras ir, recé porque fueras diferente pero no pasó nada hasta que me fui
Te dejé ir y encontré a un hombre que toma café conmigo por videollamada, que me canta, que me abraza y me toma la mano en público, un hombre que se esfuerza por nosotros y baila conmigo sin importar donde estemos, un hombre que usa lo que le regalo, usa camisa y me besa la frente y las manos, él nota cuando me pinto las uñas y si algo ha cambiado, me cuida y me deja amarlo
Tantos años pasé creyendo que era difícil amarme pero él lo hace parecer tan sencillo
Nunca me atreví a decirte en voz alta cuánto te amaba porque creí que saldrías corriendo o que no te importaba y ahora, con él solo sale, le escribo las cosas más cursis que pueda imaginar y no le asusta, soy capaz de tomarle la mano y caminar juntos sin sentir que me falta el aire, lo dejo que me abrace y me cuide, lo escucho con atención y le escribo poemas y versos malos que no riman pero se sienten tan adentro que solo sale
Él me hace brillar como no lo había hecho antes y brillamos juntos, todos dicen que no estamos avanzando pero justo ahora no hay otro sitio en el que yo quisiera estar.
Cada paso y cosa que he hecho me ha llevado hasta aquí así que gracias, gracias por el daño, no lo habría conocido sin ti.
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Un Toro rabbioso torna alla vittoria. Barletta mai in partita.
NARDO' - BARLETTA 3-0
Scorers: 5' D'Anna, 27' Ceccarini, 89' Dambros rig.
NARDO' (3-5-2): Viola; Russo, Lanzolla, Gennari; Milli (60' Ciracì) Mariani (75' Gentile), Guadalupi, Ceccarini, Ingrosso (75' Urquiza); D'Anna (55' Dambros) Dammacco (80' Addae).
Reserve: Furnari, De Giorgi, Ciannamea, Melillo.
Coach: Nicola Ragno
BARLETTA (3-5-2): Sapri; Rizzo, Silvestri, Lobosco; Schelotto, Marconato, Marsili (57' Bramati), Padovano (65' Venanzio), Inguscio; Russo, Marilungo (62' Ngom).
Reserve: Provitolo, Sepe, Cafagna, Caputo, Lacassia, De Marino.
Coach: Di Maio (Ginestra squalificato)
Ammoniti: Marconato e Lobosco (B), Gennari e Gentile (N). Espulso: 11' Inguscio (B)
Arbitro: Gerardo Di Caruso di Viterbo
Assistenti: Luca Granata di Viterbo e Lorenzo D'alessandris di Frosinone.
Il Nardò centra la prima vittoria con una prestazione maiuscola. Grande aggressività, pressing alto e concretezza sotto porta. Per il Barletta non c'è stato scampo.
Un Nardò inedito, schierato da Ragno con novità in ogni reparto. Inserito subito il nuovo arrivato Ingrosso, preferito a De Giorgi. Centrocampo totalmente ridisegnato con Guadalupi, Mariani e Ceccarini e per la prima volta i due ex brindisini D'Anna e Dammacco insieme a formare il tandem d'attacco. In panchina a sorpresa Dambros e Addae.
Nel Barletta lo squalificato Ginestra butta subito nella mischia il neo acquisto Marilungo ad affiancare Schelotto in attacco.
Il Nardò parte subito forte. Al 3' Dammacco impegna Sapri in una difficile respinta a terra.
Il pressing neretino schiaccia i barlettani nella loro area. Al 7' corner di Guadalupi e perfetta spizzata di testa di D'Anna che insacca sul palo lontano.
Due minuti dopo altro corner con colpo di testa di Gennari a stamparsi sulla traversa.
Trovato il goal il Nardò non molla la presa. All'11' l'ex Inguscio trattiene D'Anna proiettato verso la porta. E' fallo, per l'arbitro è chiara occasione da goal quindi espulsione.
La conseguente punizione battuta da Guadalupi va a frangersi sulla traversa.
Il Barletta si affida alle ripartenze di Schelotto. L'argentino si produce in pregevoli sgroppate cercando l'innesco di Marilungo.
Al 25' i due si trovano. Cross di Schelotto e colpo di testa di Marilungo parato da Viola. E' l'unica azione pericolosa del barletta nel primo tempo.
Al 30' azione tambureggiante del Toro che va al tiro con Dammacco, respinto da Sapri, con D'anna, respinto da un difensore e con Ceccarini che elude Schelotto e insacca con un gran tiro da appena dentro l'area.
Il Barletta non riesce ad abbozzare una reazione credibile, anzi è il Nardò a sfiorare il terzo goal con Dammacco al 40'. Fuori di un metro il diagonale in corsa della punta neretina.
Si chiude la prima frazione di gioco sul 2-0.
Nel secondo tempo il Barletta prova a riaprire il match con un piglio più intraprendente. Il Toro arretra il baricentro e innesca le ripartenze. Al 55' D'Anna impegna con un tiro in corsa Sapri che sventa respingendo coi piedi.
Al 60' pericolo per il Nardò. Stavolta la traversa è amica sulla conclusione di Bramati.
Ragno fiuta il pericolo e rinforza gli ormeggi. Dentro Urquiza per Ingrosso mentre in avanti energie fressche con Dambros al posto di D'Anna. Il Barletta risponde con Ngom per un Marilungo ancora a corto di condizione.
Al 75' occasione per il Barletta con tiro di Marconato provvidenzialmente deviato da Gennari e destinato in fondo al sacco.
All'87' Sante Russo atterra Jacopo Russo ed è rigore per il Nardò. Dal dischetto trasforma Dambros e chiude il match. Nel recupero c'è solo il tempo per una rovesciata di Schelotto, l'ultimo ad arrendersi, parata da Viola.
Finisce con un rotondo 3-0 per un Nardò che si lascia alle spalle una inaspettata crisi. Per il Barletta tanto da rivedere in chiave difensiva ma non manca la qualità per rialzarsi e proporsi come protagonista di questo campionato.
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Comuneros, la revolución que pudo ser
Por Isabel García
Fuentes: Nueva Tribuna
Comunes el sol y el viento común ha de ser la tierra, que vuelva común al pueblo lo que del pueblo saliera. (Los Comuneros. Romance de Luis López Álvarez. 1972)
Los acontecimientos que se vivieron hace 500 años en tierras de Castilla podrían haber cambiado el curso de la historia de España. Así lo cree un buen número de historiadores que ve el levantamiento comunero no solo como una revolución, sino como la primera gran revolución de la era moderna en Europa y adelantada a su tiempo. Una revolución frustrada pero que, para muchos, dejó los mimbres de la esencia de una nación en su lucha por la conquista de las libertades.
El 23 de abril, Día de Castilla y León y fiesta oficial de esta comunidad autónoma, se conmemora el aniversario de la batalla de Villalar, con la derrota del movimiento comunero y el apresamiento y ejecución el día después de sus tres principales líderes, Juan de Padilla, Juan Bravo y Francisco Maldonado. Ese 23 de abril de 1521 se daba fin a una aventura que puso en jaque al todopoderoso Carlos V y que sigue sirviendo de inspiración para movimientos políticos y sociales en la España contemporánea.
El documental Comuneros de Pablo García Sanz, estrenado en 2022, recupera este episodio histórico con el testimonio de historiadores e investigadores y una narración espléndida entrelazada con los versos del romance ‘Los Comuneros’ que el poeta berciano Luis López Álvarez escribió en 1972.
Tras la muerte de Isabel la Católica en 1504, la Corona de Castilla se sumió en una crisis institucional que duró dos décadas. Aunque la heredera natural del trono era Juana I de Castilla y siguió siendo oficialmente reina hasta 1555, fue apartada de todo poder real primero por su padre, Fernando el Católico y después por su hijo Carlos I, que se autoproclamó rey de Castilla y Aragón. La naturaleza de un monarca, al que muchos veían como un “extranjero”, que trajo a su corte de flamencos a Castilla, valiéndose del dinero y riquezas del reino para convertirse en emperador, levantó recelos en las élites castellanas que derivó en la conocida como ‘Guerra de las Comunidades’.
“La integración de Castilla en el imperio se presentaba como una catástrofe nacional. Había que defender, incluso conta el rey si llegaba a ser necesario, los intereses del reino”, nos cuenta el historiadorJoseph Pérez en su libro Los comuneros. Para ellos, el reino estaba por encima del rey, y dada la dejación manifiesta de Carlos V por los intereses de Castilla, según pensaban, intentaron basar su legitimidad en su madre, la reina Juana, recluida en Tordesillas hasta su muerte, pero no lo consiguieron.
Los comuneros, la comunidad, el común… “Siempre hablaban de volver al orden, es decir, recuperar el orden, en ningún caso ellos entendían que estaban haciendo algo malo, declararse comunero en ese momento era declararse en comunidad para lograr el bien común”, señala en el documental la historiadora Claudia Möller. Su objetivo era someter a la nobleza y al rey a la ley “adelantándose a una teoría que en el resto de Europa tardaría aún siglos en cuajar: el principio de representación política”, afirma Joseph Pérez. El hecho de considerar este movimiento como una revolución y no como una rebelión o una revuelta, radica, a juicio de los investigadores, en la proclamación oficial de la Santa Junta en Tordesillas, máximo órgano dirigente del movimiento. ‘Santa’ no por religiosa, sino por ‘universal’. Además, los comuneros dejaron por escrito un esbozo de Constitución, la ‘Ley Perpetua’, precisamente ‘perpetua’ por su carácter supremo, al que estaban sometidos todos, incluida la propia figura del rey.
En su libro, Joseph Pérez alude al historiador José Antonio Maravall, autor de otro trabajo publicado en 1963 bajo el título Las Comunidades de Castilla. Una primera revolución moderna. En el mismo, el historiador afirma que “con los comuneros se llega implícitamente a concebir el pueblo como unidad y a considerarlo, en consecuencia, capaz de ser sujeto del poder”.
Carlos V venció a los comuneros tras la victoria de Villalar y la ejecución de sus tres principales líderes. Pero su venganza se prolongó durante mucho tiempo, con la ejecución, cinco años después del obispo Acuña, clérigo español que participó junto al bando comunero, y la persecución de María Pacheco, esposa de Padilla, que no solo murió exiliada en Portugal, sino que el emperador también le negó ser enterrada en su tierra natal, Toledo. La represión también se extendió contra los descendientes de los líderes. Tal saña, por parte de Carlos V, explica en buena medida la amenaza de primer orden que supuso para su reinado la revuelta comunera. Si Padilla, Bravo y Maldonado hubieran conseguido la firma de Juana en la ‘Ley Perpetua’, su hijo hubiera perdido todo poder y la historia de España podría haber sido diferente: a partir de ese momento, se impuso en España y en toda Europa la monarquía absoluta.
UN MOVIMIENTO LIBERTADOR
En el siglo XIX, los comuneros se convirtieron en manos de los liberales en un movimiento libertador. “El liberalismo militante del siglo XIX redescubre a los comuneros, convierte en mártires a sus jefes y enarbola la bandera en su nombre para luchar contra el absolutismo”, escribe Joseph Pérez. Décadas después, el propio Manuel Azaña, escribía: “Los comuneros sí querían ser libertadores. Querían librarse del despotismo cesarista, del gobierno por favoritos, del predominio de una clase”.
En el documental, el historiador Julio Valdeón asegura que “los comuneros de Castilla son un punto de referencia imprescindible para todos los movimientos de la España contemporánea que tenían como objetivo fundamental la conquista de las libertades”. Y el historiador Salvador Rus va aún más lejos al señalar que los cuatro valores fundamentales de la Constitución de 1978: libertad, igualdad, justicia y pluralismo, “eran los pilares que sustentaban el movimiento comunero”.
Para la historiadora Möller de la Universidad de Valladolid, el movimiento comunero “tiene unas connotaciones increíblemente revolucionarias entonces y ahora». Asegura que «no tiene nada que envidiarle a la revolución francesa, lo que pasa es que Francia siempre construye unos relatos extraordinarios y no entiendo porque nosotros no lo hemos construido con los intelectuales que hemos tenido, no lo puedo entender. Es hora de empezar a escribir el relato verdadero de lo que ha sucedido y entenderemos porqué festejamos el 23 de abril [día de Castilla y León]. Es una gran revolución, y además una revolución moderna anticipándose muchos años a la francesa».
Y un último apunte: ¿por qué la bandera republicana es roja, amarilla y morada? El Gobierno de la República acordó añadir una franja morada a la bandera bicolor como reconocimiento al pueblo de Castilla. Se basaron en una tradición liberal que creyó que el estandarte comunero era violeta cuando en realidad era rojo carmesí. Un error, debido seguramente al desteñido de los tejidos, ajados por el tiempo y al desgaste, llevó a esta confusión histórica.
Muy recomendable el documental ‘Comuneros’ disponible en Netflix; y el libro de Joseph Pérez ‘Los Comuneros’.
Fuente: https://www.nuevatribuna.es/articulo/cultura—ocio/comuneros-revolucion-que-pudo-ser/20230410161338210484.html
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