#cose a caso ma che potrebbero avere un senso
Explore tagged Tumblr posts
Text
parlo solo in soliloqui
mentre tutti giudicano, chi?
vorrei incidermi la voce in un cd
o forse la pelle così
tipo taglio netto, sì
che ogni giorno sembra lunedì
e non si va avanti, vorrei degli sci
e dire basta, ascoltiamoci
perché in sta società tutto si
compra, ma amarsi è free.
6 notes
·
View notes
Text
Questa era la situazione sul mio Linkedin fino a Martedì. In settimana si sono aggiunti altri 2 messaggi.
A me, senza nessuna esperienza concreta né competenza particolare.
Il motivo principale è che in questo paese mancano lavoratori a livelli estremi. In più, qui esistono (non) lavori che non esistono in nessuna parte del mondo.
Ditemi voi che lavoro è prenotare gli ascensori per i clienti di un centro commerciale oppure che lavoro è regolare il (non) traffico di un parcheggio di massimo 15/25 posti auto.
Invece il motivo del perché sono così richiesti posizioni IT ancora non me lo so spiegare bene, ma ho una teoria.
Partiamo da un presupposto: IT non significa "ingegnere" nel senso puro del termine, ma, banalmente, significa solo avere a che fare in qualche modo con i computer o con vari device. Non fai nè sai niente di più (al massimo poco più) dell'utente medio.
Per quanto riguarda la mia piccola esperienza in questo campo (sia in Italia che qui), IT ha significato solamente avere accessi da amministratore a qualche funzione (dato che sti sistemi aziendali sono tutti complicati) per aiutare i dipendenti a risolvere qualche problema all'account o alla stampante o altre cagate. Ora, in più, gestisco tipo il "magazzino" dei PC aziendali da fornire ai dipendenti quindi vanno resettati all'occorrenza.
Un lavoro stupido, letteralmente.
Eppure, io mi rendo sempre più conto che la grandissima parte dei lavori sono stupidi. Forse quello che lo rende leggermente meno stupido è solo il carico di "responsabilità", ma per il resto sono tutti lavori stupidi. Talmente stupidi che potrebbero farli chiunque. Ed è qui la chiave, perché se possono farli tutti vuol dire che siamo letteralmente pura manodopera. Ecco perché ne cercano a manetta. Non a caso, considero questo campo come la più bassa forma di manodopera del settore terziario: così come servono le persone che selezionano e impacchettano le mele negli scatoli, così servono persone che resettano i PC e li spediscono ai vari dipendenti. Non c'è ragionamento, non c'è cervello, ci sei solo tu che sposti e fai cose.
L'essere umano sprecato. Io che sento il mio essere senziente sprecato.
Eppure a tutti va bene così, va talmente bene che se la macchina minaccia il proprio lavoro automatizzato le persone pensano alla paura di perdere lo stipendio, piuttosto che alla possibilità di essere di nuovo essere umani. Ma non si può chiedere troppo a chi il cervello non lo vuole usare perché non gli è stato insegnato come si fa.
Nessun dubbio se in tutto il mondo stanno aumentando le partite IVA. I Tlon hanno scritto nel loro libro che il lavoro odierno è sperzonalizzante anche perché facciamo parte solo di un pezzo del processo produttivo e non vedendo il prodotto finito, non sentiamo il senso di soddisfazione in quello che stiamo facendo. Mettersi in proprio, almeno, ci rende partecipi del processo dall'inizio alla fine, così come accade con i lavori manuali, che, al contrario della società odierna, considero il lavoro tra i più belli in assoluto - se solo si riuscisse a guadagnarci adeguatamente.
I vegani si battono contro i diritti degli animali che vivono in condizioni terribili in stalla eppure io penso che i veri maiali siamo noi: chiusi nei vagoni dei treni tutte le mattine, stretti come fossimo carne pronta ad andare al macello. Anzi, in realtà lo siamo, carne pronta ad andare al macello. Siamo persino più stupidi dei maiali: perché se loro sono stati ingabbiati da noi esseri umani, noi siamo stati capaci di crearci la gabbia da soli e non riusciamo più ad uscirne.
Che razza di merda.
#Karl Marx#io ti invoco#perché nessuno ha mai fatto un cazzo quando hai svelato tutta la merda dell'era industriale? boh#pensieri notturni#lavoro#IT field#information technology#IT#pensieri#Tlon
17 notes
·
View notes
Text
olocene
Come sempre inizio dicendo che: non è che non faccio cose, è che non mi va di scriverle. Cercherò di mettere in ordine un po’ di robe che mi hanno dato da riflettere nelle ultime settimane perché ho paura che poi me le scordo.
Abbiamo uno zio di circa settant’anni che ha i numeri di due dei miei fratelli, tra gli altri, e ogni mattina da qualche anno invia loro un messaggio di buongiorno, ha iniziato con le immagini, poi è passato alle gif, adesso invia sticker. Io non so dove li prenda questi media e non so nemmeno se usa un broadcast per fare un invio generico a tutta la rubrica o se perde un sacco di tempo la mattina ad inviare i messaggi uno per uno, fatto sta che nessuno dei miei fratelli ha mai risposto, però ogni mattina a turno inviano il buongiorno di zio a tutti noi altri, così per sfizio, un rito che è diventato un rito. Ieri mattina uno di loro ci ha fatto vedere i messaggi delle ultime settimane, una fila infinita di immagini di buongiorno senza risposta e lì mi sono resa conto cosa significa la costanza e di quanto è tenera questa cosa e di cosa poi ha comportato per noi, è una delle sicurezze della giornata a cui prima o poi dovremo rinunciare, magari senza accorgercene, così come ci siamo abituati ad averlo ci abitueremo a fare senza. È comunque un momento nella vita di mio zio che lui ha assunto forse per noia, forse perché alle 5 di mattina, non potendo stare nel letto, si sveglia e vuole dirlo al mondo, non so, so però che i miei fratelli ogni mattina si svegliano e sono sicuri di trovare un messaggio di mio zio, finchè poi non lo troveranno più.
Ho letto un libro per ragazzi, nel senso che sono andata alla Triennale di Milano e nel bookshop c’era questo libro bellissimo con delle illustrazioni fantastiche e allora l’ho comprato e me lo sono letto tutto, è sulla storia della Terra. Dalla formazione dell’universo alla comparsa dell’uomo passando per tutte le ere geologiche. Spoiler: siamo una fottutissima probabilità che è accaduta, una serie di fottutissime probabilità che sono successe e hanno portato a noi. Nessuno ancora spiega come mai abbiamo un essere pensante dentro di noi, ma di certo questo essere pensante è lo stesso che ha portato la famiglia Sackler a immettere sul mercato farmaceutico l’Oxycontin, nonostante fosse eroina pura e quindi illegale e di conseguenza a condurre alla dipendenza e anche alla morte migliaia di americani che non avendo possibilità di curarsi un semplice mal di schiena e facendo lavori usuranti, come i minatori, erano costretti a prendere antidolorifici solo per funzionare. Antidolorifici che nel caso dell’Oxycontin erano eroina e quindi hanno portato a conseguenze devastanti per comunità intere, rovinate dall’avidità dell’essere pensante che si trova nei membri della famiglia Sackler e nei membri dell’FDA che si sono lasciati comprare e che hanno chiuso un occhio davanti all’abominio che si stava commettendo. Oh la probabilità di esistere in questa galassia e universo e di avere occupato un pianeta vivibile non sempre è una notizia bella, a volte sarebbe stato meglio fermarci ai dinosauri, che per la cronaca potrebbero essere stati ammazzati da una semplice e naturale era glaciale che è ciclica o da un enorme meteorite che comunque ha causato l’era glaciale. Le ere glaciali e anche le piccole ere glaciali (una finita meno di 200 anni fa) sono, parrebbe, causate dall’attività del cole che a volte è più vivace e a volte meno, dalla composizone dell’atmosfera e dal movimento della crosta terrestre, anche se essendo praticamente cicliche potrebbe anche essere tutt’altro ecco. Adesso ci troviamo in un’era interglaciale che durerà, probabilmente, ancora milioni di anni. Riferimenti per queste info: - Paesaggi Perduti della Terra, Ed. Ippocampo - Questa è l’America, Ed. Mondadori, di Francesco Costa - Dopesick, Disney +
Settimana scorsa siamo usciti con un gruppo di amici che vediamo a volte regolarmente a volte meno regolarmente. Sono delle persone di cui io conosco anche i genitori, anche se siamo tutti tipo quarantenni e oltre, questo perché i loro genitori sono dei festaioli e ci sono delle volte che si riuniscono e cucinano per tutti e noi come dei figli ancora infanti ci mettiamo seduti e ci lasciamo nutrire. Ci sono dei genitori che sono davvero delle madri e dei padri.
Allora noi con questo gruppo di amici a volte diventiamo gruppo allargato con genitori, amici di genitori, amici di amici, tutti tipo anziani a cui noi invadiamo il circolino che una volta era del PCI e c’è ancora la gigantografia di Berlinguer e la balera in cui d’estate ballano e noi ci mettiamo sulle sedie di plastica bianca a guardarli mentre beviamo amari.
Questo per dire che un paio di questi nostri amici hanno circa 50 anni e hanno fatto il militare negli anni ’90 e una sera abbiamo parlato di questa roba che è il militare e che è lontana dal mio mondo, nel senso, ricordo solo papà che ne parlava, ma mio padre era autista di camion e lo ha fatto ancora prima degli anni di piombo quindi non ha ricordi “interessanti”.
Invece Luca, uno di questi nostri amici, era di servizio a Gorizia o lì vicino e nei Balcani c’era la guerra e in Sicilia c’era appena stata la strage di capaci ed era il periodo dei maxiprocessi e lui tra un’esercitazione di guerra al nord e una guardia armata al sud insomma raccontava come di un’altra epoca e invece sono appena 30 anni e dici dici, ma certe cose fanno solo il giro e non vanno via mai.
13 notes
·
View notes
Text
IMPARARE A DISCRIMINARE
Fra le tante funzioni presenti nell’Essere umano quella della discriminazione rimane un fattore di primaria importanza.
Dal dizionario Zingarelli, la parola discriminare significa: “Ciò che serve a separare. Distinguere una o più cose o persone dalle altre. Fare differenza.”.
Esempio: operare una discriminazione.
Nella fattispecie, nel lavoro su se stessi, la capacità di vedere e di discriminare sono due lati della stessa medaglia che a loro volta innescano delle variabili, non trascurabili, nel momento in cui dobbiamo prendere delle decisioni.
Discrimino se desidero vedere fino in fondo una situazione, me stesso, o qualsiasi altra cosa, ma attenzione: solo se desidero realmente vedere, solo se mi do il permesso di vedere e non di “interpretare” ciò che mi sta innanzi.
Molte persone sprecano il proprio tempo-energia e quello degli altri a causa della mancanza di discriminazione. In questo caso possiamo vedere la facoltà della discriminazione come ad esempio:
La capacità di separare l’utile dall’inutile.
La capacità di comprendere ciò che è di beneficio da ciò che può risultare dannoso.
La capacità di distinguere la causa, dalla condizione, dall’effetto in una situazione che si viene a presentare.
La capacità di discriminare ciò che deve essere fatto prima e ciò che deve essere fatto dopo.
Discriminare ci porta alla capacità di eseguire un compito con sufficiente chiarezza e precisione e soprattutto la possibilità di un’azione efficace.
L’opposto della discriminazione è la confusione e la mancanza di chiarezza, l’indecisione, il conflitto interiore ed esteriore, l’immaginario automatico, il non essere presenti a se stessi, l’identificazione, il non agire conformemente alla propria comprensione profonda, ma in base all’automatismo innescato dal condizionamento, ecc.
Se noi osserviamo consapevolmente una nostra giornata tipo, vedremo molto chiaramente quanto tempo passiamo a fare cose inutili e spesso senza senso (e questo lo sappiamo benissimo), così da aver la scusa della mancanza di tempo per le cose veramente importanti, quelle che potrebbero dare una svolta alla nostra vita.
Il tempo è contato.
Senza discriminazione rischiamo di buttare via la nostra vita e il nostro tempo.
La cosa peggiore e che abbiamo la tendenza di sprecare anche il tempo degli altri come se fossero lì solo per noi o a nostra disposizione.
Le persone “inconsapevoli” non sono in grado di rispettare la vita degli altri.
Se vi guardate attorno con uno sguardo disincantato, potrete notare che gli uomini e le donne non riescono ad essere felici, ma allo stesso tempo hanno troppa paura per cambiare.
La soluzione allora è parlare, immaginare, sognare a occhi aperti, così da aver la sensazione di fare qualcosa e di andare da qualche parte, spostando così il problema di oggi, lì nel futuro da qualche parte: “Un giorno le cose cambieranno”. “La speranza è l’ultima a morire”. “Domani sarà un giorno migliore”.
Sogni, dentro sogni, dentro sogni…
Se la “testa” non è ben collegata al corpo, ci saranno solo parole e pochi fatti.
Se il “cuore” non è ben collegato al corpo, ci saranno molte emozioni, ma non seguiranno dei fatti.
Vedere porta a discriminare e discriminare ti porta a decidere sul da farsi.
Un ottimo esempio l’abbiamo sotto il naso tutti i giorni nel campo della politica e dell’economia; tutti parlano e nessuno decide realmente e si prende delle responsabilità.
L’Uomo “razionale”, come egli si ama definire, in realtà e ben poco razionale, egli non è più in grado di pensare con efficacia e quindi di trovare soluzioni ai problemi che lo sommergono.
Uno dei meccanismi più perversi che osservo nelle persone è la loro capacità di mantenere costantemente operativa la loro “confusione”, per avere la scusa di non dover prendere decisioni e responsabilità.
Aspettano un miracolo o che qualcuno si faccia avanti e che prenda le redini in mano e che decida e pensi al posto loro.
Noi possediamo una mente fantastica ed un cuore immenso dalle mille potenzialità, ma una sola “malattia” come un cancro, che ha la capacità di radicarsi profondamente nell’animo, riesce a non farci avanzare di un solo passo, e questa è la… PAURA.
Tutto dipende unicamente da noi.
Avere “coscienza di sé” significa fare, decidere, essere fattivi nella propria vita, avere coraggio: “cambiare ciò che deve essere cambiato - armonizzare ciò che deve essere armonizzato - tagliare ciò che deve essere tagliato” e per questo usiamo il potere della discriminazione.
Ma se preferiamo solamente sognare…
Roberto Potocniak
6 notes
·
View notes
Note
"Spiando" Twitter Italia sembra che quasi tutti siano felici delle dimissioni di Binotto, oppure si stanno rendendo conto solo ora a cose fatte di aver perso uno dei migliori ingegneri del paddock dopo mesi e mesi di #binottoout.
E poi ci sono in assoluto i miei prefe: i leclerchini assatanati che quando girava la voce di Vasseur TP hanno esultato manco avessero vinto alla lotteria della vita solo per il legame che ha con Charles.
Per non parlare di Novella 20... Ehm... Della Gazzetta e altri media (tipo Sky, Vanzini in primis, ma non solo la redazione di Sky) che continuano, imperterriti, a fomentare una certa narrazione contro Carlos "spingendo" proprio su quelle tesi complottistiche tanto care a quella parte che si considera "ferrarista" ma che poi insulta un proprio pilota un giorno sì e l'altro pure. La cosa che più mi dà fastidio di quest'ultimi e proprio la loro totale incapacità di leggere le interviste di Carlos e comprenderne il contenuto. Ti giuro, non so come facciano a leggere "X" e comprendere "Y" e distorcere completamente ogni singola virgola di quello che dice Carlos, davvero, ogni volta rimango sconcertata da come cercano di rivolgere le cose a loro favore. Certe volte penso che si meriterebbero che Charles corresse da solo, senza nessun compagno di squadra ad aiutarlo, così avrebbero quello che tanto desiderano e non potrebbero incolpare nessun' altro se non sé stessi.
Scusa per lo sfogo, ma a quanto pare nemmeno durante la pausa invernale possiamo avere un po' di tregua; anzi, con le dimissioni di Binotto penso che le cose potranno andare solo che peggio dato che ai vertici c'è Elkann. In ogni modo spero vivamente, per la Ferrari, per Carlos e per Charles di sbagliarmi su tutta la linea.
OH ECCOMI 28373727 tentativi di risposta dopo
Guarda, lo ammetto, provo un certo senso di perversa soddisfazione nel vedere le stesse persone che da MESI urlano e sbraitano insulti e chiamano il #binottoout fare dietrofront con la coda tra le gambe perché si rendono finalmente conto cosa cazzo stia succedendo <3 si ok siamo tutti rovinati tanto vale apprezzare le piccole gioie della vita
Ti giuro i leclerchini favolosi. Da quando sono partite le voci su Vasseur gli unici post a favore che ho visto sono fotine caruccine di lui e Charles o citazioni in cui lo elogia....... assolutamente NULLA sulla sua carriera da TP o come stia andando il team che sta dirigendo (dal 2019 ormai! lo stesso numero di anni di Binotto! le coincidenze.....) o come si trovino i piloti che lavorano con lui. Assolutamente nessun commento su come abbia trattato il nostro Giovinazzi dalla FDA né niente sullo strano caso di Bottas e Zhou che da Silverstone in poi (TREDICI GARE) siano riusciti a portare a casa solo 4 (QUATTRO) punti totali per il mondiale nonostante la macchina niente male! Ma vabbe basta che sia amiketto di Charles no? Alla fine è lo stesso motivo per cui Binotto era tanto amato fino a Monaco...
La Gazzetta del Calcio con la caduta di stile nella risposta ad Alesi si è un po' dimostrata per quello che è, confermando la definizione di carta straccia <3
Guarda, Skysport è una testata/tv così imbarazzante, impreparata, incommentabile sotto ogni punto di vista che ormai i fritti misti che si inventano manco mi stupiscono più. Vedere gente (pure qua) che cerca di avvalorare le proprie narrazioni ripetendo cose dette da Vanzini mi mette i BRIVIDI. Quasi come vedere gente chiamare Charles "predestinato" in maniera non ironica. Ancora non ho digerito la faccia tosta con cui hanno passato mesi a piangere lacrime di coccodrillo per Seb che si ritira dopo tutta al cattiveria che gli hanno sputato addosso per ANNI. Figurati se mi stupisce il riciclaggio di tutto quello schifo contro Carlos.
Boh sì è veramente un atteggiamento strano, mai visto questo soprattutto perché appunto ripetono quello che hanno fatto a Seb, teorie del complotto incluse. Saranno contenti solo quando Charles sarà il primo pilota della storia a guidare due macchine contemporaneamente.
3 notes
·
View notes
Note
In realtà non approvo nemmeno molto quello che hai detto prima. Cioè può valere per altri discorsi ma non per un blog, non in questo caso. Se io ho Tumblr lo faccio per scrivere, postare cose mie oppure leggere o guardare le cose degli altri. Altrimenti perché farlo. È come andare a comprare un martello pneumatico per tenerlo in casa quando sai che non lo userai mai e allora non ti curi nemmeno di leggere le istruzioni. Quante persone lo fanno? Probabilmente molte poche. La maggior parte di noi compra cose che comunque sa potrebbero tornare utili nella vita quotidiana o perché li rende felici. Se fai un blog e inizi a interagire con qualcuno ponendo delle domande, ma poi non leggi nemmeno i blog, o quello in questione, allora perché stare su Tumblr? Esempio banale: due persone comprano un dildo, una per masturbarsi e l’altra da usare come appendi stracci. Ovvio che non esiste un uso assoluto e ognuno può fare ciò che vuole con quel dildo, anche andando contro l’uso comune, ma ci può stare è libero arbitrio. Qui se ti fai Tumblr e non leggi il blog ma fai una domanda che senso può avere? Che curiosità ci può essere? Discorso contorto non so se capisci quel che dico. Come se adesso digito nella ricerca dei blog ragazzo e il primo risultato ci clicco e senza curiosare nel blog scrivo una domanda anonima ti piacciono le ragazze bionde? Il senso di comunicazione e di interazione di quella azione avrebbe un valore pari a zero. E allora perché fare quella domanda? Sì discorso contorto da fare alle sette di sera e a distanza.
la smetto di fare il sofista, mi divertivo un po'. comunque sul fatto che sia un po' stupido, o superfluo se vuoi, siamo d'accordo. Però tieni a mente che (magari sono io mal pensante) qua qualsiasi domanda che contenga concetti o parole attinenti alla sfera sessuale sono fatte con un che di predatorio, sempre sessualmente parlando
0 notes
Photo
New Post has been published on https://www.tempi-dispari.it/2023/09/08/le-soluzioni-per-lunderground-frank-marrelli/
Le soluzioni per l'underground: Frank Marrelli
Prosegue il nostro viaggio nell’underverso per trovare le soluzioni al suo stato di stallo. Questa volta è Frank Marrelli, chitarrista dei Les Long Adieux ad esprimersi. Un discorso lucido, pragmatico, ben conscio dei limiti e, soprattutto delle possibilità anche l’underground ha.
Quelli che sono limiti e ‘problemi’ del rock/metal in Italia, soprattutto per quello prodotto nel Belpaese, li conosciamo già. Difficoltà di divulgazione, limitati spazi mediatici, problemi nell’organizzare eventi e via discorrendo. Sono anni che se ne parla, se ne dibatte, se ne discute. Sono anni che, però, si parla e basta. È diventato quasi un mantra autolesionista. La domanda è, assodato quanto sopra, quali potrebbero esse le possibili soluzioni effettivamente attuabili? Non parliamo del: sarebbe bello se. Parliamo del: possiamo fare così.
Facciamo una premessa: non credo che esista una soluzione univoca. Mi spiego meglio: credo che quello che può funzionare per un artista o in un determinato contesto non è detto che possa andare bene in un altro contesto. Detto questo ritengo che il nodo cruciale sia quello del coinvolgimento dei più giovani. Dopo tutto sono loro che muovono il mercato, un tempo acquistando i CD o i vinili, adesso in altra maniera.
Quindi in qualche maniera bisogna sapersi adattare nel trovare il modo di raggiungere questo potenziale pubblico, che (parliamoci chiaro) non si trova nei pochi locali underground che sono rimasti (in questo caso parlo di Roma). In una certa misura la conseguenza è che i social media diventano un male necessario e imprescindibile.
Avere interazioni sulle pagine, una certa attività su YouTube e partecipare a eventi in streaming può essere utile. Poi bisogna vedere a quale pubblico ci si vuole rivolgere. Noi con Les Longs Adieux non crediamo di poter interessare agli adolescenti di conseguenza non usiamo Tik Tok, tanto per fare un esempio.
Tramite gli altri social però abbiamo avuto dei buoni riscontri partecipando a tantissimi eventi in streaming su twitch, soprattutto durante la pandemia, certo non parliamo di numeri enormi, ma rispetto a molti gruppi non ci possiamo lamentare.
Sempre grazie al lavoro in questo senso abbiamo avuto la possibilità di suonare all’estero, senza doverci affidare a booking agency a pagamento… insomma i social sono ormai uno strumento fondamentale. Una postilla però va fatta: non si può vendere fuffa. Faccio un esempio. Conoscevo un coglione che si vantava delle visualizzazioni che aveva fatto col suo gruppo su YouTube.
Ovviamente non la metteva così, ma condivideva questo suo finto successo inviando messaggi su WhatsApp e sbandierandolo ai quattro venti su Facebook. Peccato che le aveva acquistate tramite un’agenzia specializzata in Google Ads.
Il bello è che metteva pure il nome dell’agenzia tra i tag… ecco le sponsorizzazioni fini a se stesse non servono veramente a nulla e di tipi così ce ne sono tanti… ma mi sto dilungando. Ultime due cose: essere il più possibile autosufficienti e non fossilizzarsi sulla propria città.
Soprattutto quest’ultimo punto ritengo sia importante. È possibile che per una serie di motivi le cose nel proprio luogo d’origine non girino al meglio, meglio non farsi il sangue amaro e cercare risposte positive da altre parti.
La sensazione è che si rimanga in attesa che le cose cambino. Che arrivi qualcuno o accada qualcosa per cui la situazione possa mutare. Nel frattempo si vivacchia. Salvo poi, per moltissimi, lamentarsi. Non sarebbe forse meglio cercare di muoversi autonomamente e creare vie di uscita invece di aspettare che qualcun altro lo faccia per noi?
Sarebbe meglio in effetti. Per anni si è aspettato che arrivasse un gruppo di successo che trascinasse tutta una scena locale con sé nell’ Olimpo del rock. Alcuni credevano che tutto questo si fosse concretizzato con i Maneskin, ma ovviamente non è cambiato nulla. Rimaniamo a parlare di un prodotto uscito da X-Factor, che può interessare allo stesso pubblico che ascolta Fedez, Emma Marrone e tutto quel mondo.
Non credo che il ragazzino sedicenne che ascolta i gruppi usciti dai talent lo puoi trovare ad ascoltare gli Obituary il giorno dopo, magari al concerto dei Guns n’ Roses al Circo Massimo sì, ma giusto perché poi può postare la diretta su Instagram.
Manca la credibilità non ti pare? Ti puoi muovere per conto tuo è forse sarebbe meglio, non si può sostenere un mondo che si deve auto alimentare. Cose del tipo: “io vado al suo concerto così lui viene al mio” a cosa servono? Forse solo ad abbassare il livello qualitativo generale.
Non credo che di questi tempi uscirà fuori una nuova Seattle e se dovesse accadere non scommetterei su Roma. Tutto sommato, come dici tu, conviene cercare soluzioni in proprio, ne gioverebbe pure l’originalità probabilmente. I mezzi per muoversi in proprio poi nel 2023 non mancano di certo.
Un difficoltà emersa ascoltando diversi youtuber tra i 20 e i 30 anni che parlano di rock/metal, è il riuscire, per la loro generazione, ad inserirsi nel giro. Molti evidenziano come, a causa della giovane età, vengono spesso dileggiati, non presi sul serio. Quasi che per essere ‘considerati’ debbano superare un esame di ammissione. Il che non favorisce certo un dialogo. È un problema che avete riscontrato?
Innanzitutto bisogna vedere di che giro si parla. Certo nel “giro” underground magari lo Youtuber può essere guardato con sospetto, ma manco troppo. Onestamente nel rock e nel metal non ho mai visto problemi di questo tipo… anzi. Ricordo che una volta vidi un gruppo di liceali (dieci anni fa), si chiamavano White Thunder ed erano fichissimi.
Vidi sempre nello stesso periodo gli Hi-Gh, facevano speed metal ed erano poco più che ventenni, ma fortissimi e apprezzatissimi dal pubblico, però in effetti parliamo di anni fa, ma non credo che il pubblico metal sia diventato meno accogliente in tal senso.
Io dal canto mio sono stato fortunato nell’ambiente metal, avendo esordito presto su disco con i Savers nel 1999, adesso nessuno se li ricorda, ma ai tempi eravamo molto seguiti e questo mi ha fatto inserire bene in quel mondo.
Il discorso cambia in altri ambiti, se penso alla scena goth ad esempio è difficilissimo trovare gruppi locali nuovi che siano seguiti e non siano composti già da persone che stanno da anni nel giro (parlo di Roma, perché fuori non ho riscontrato questo problema). Quindi se non si vuole fare la fine dei dinosauri meglio accogliere i volti nuovi, altrimenti tanto vale fondare una setta o una società segreta.
Le mentalità dei ‘vecchi’ della scena e delle nuove leve, sono davvero inconciliabili o è volontà degli storici non voler ammettere che il tempo passa e che bisogna andare avanti, ‘crescere’ ascoltando anche altro?
Fa quasi ridere che ci si possa scannare per quelle che tutto sommato sono briciole non credi? Bisogna crescere certo, ma in che modo? Io preferirei senz’altro gruppi nuovi che possano proporre cose nuove, roba che vada oltre la lezione studiata su YouTube. Belli i Greta Van Fleet, ma ho già ascoltato i Led Zeppelin.
Oggi tra le novità di Radio Rock ho ascoltato un gruppo che si chiama Dirty Honey (mi pare fosse quello il nome), tutto bello, tutto suonato bene, ma tutto già sentito se hai ascoltato anche solo di sfuggita gli Aerosmith. Gli Airbourne? Stesso discorso di sopra sostituendo i nomi citati con gli Ac/Dc. Dove sta la novità? Dunque torniamo al punto di partenza: mi piacerebbe ascoltare anche altro, ma come verrebbe accolta una cosa nuova dai “vecchi” della scena?
Probabilmente vengono trattati bene i gruppi che ai veterani ricordano i loro anni d’oro. Del tipo “gagliardi ‘sti pischelli! Questi suonano la musica buona, mica le porcate di adesso! E si vestono pure come noi ai bei tempi…”. Ma con questo ragionamento come verrebbe accolto un David Bowie nel 2023? Forse bene, forse no. Un gruppo veramente bravo e originale verrebbe apprezzato o preso per il culo? Credo che lì sia un po’ il caso che decide, insieme al discorso di un’ipotetica credibilità.
Certo le cose nuove all’inizio non è detto che vengano subito apprezzate e questo vale da Frank Zappa fino all’ultimo punk incompreso di provincia. La conseguenza è che a volte l’unico modo che hanno i gruppi nuovi per crearsi una nicchia di rispetto è quello di fare cose vecchie (spesso meglio dei vecchi).
Altro limite evidenziato dai giovani è che quando si recano ai concerti vengono criticati o sminuiti perché non conoscono tutte le canzoni delle band che si stanno esibendo. Dal loro punto di vista questo non è un limite dato che si stanno ‘formando’. È un limite che notate?
Mai vista una cosa del genere, sicuramente però se te lo hanno riportato il fenomeno esiste ed è la cosa più stupida che si possa fare. Perché dileggiare un ragazzino che si vuole vedere un concerto? Si vede che da qualche parte ci stanno dei guru che possono rilasciare il patentino per essere metallaro, goth o punk… non saprei, fa già abbastanza ridere così. Una cosa la posso affermare con certezza: a un concerto dei Metallica probabilmente non saprei riconoscere almeno la metà del repertorio, sono rimasto troppo indietro.
Grazie mille
Grazie a te!
0 notes
Text
NON LO AMO PIÙ, MA NON RIESCO A LASCIARLO ANDARE
Quante volte abbiamo pensato “questa storia va chiusa”, “non lo amo più, ma non riesco a lasciarlo/a andare”❓
Siamo sicuri di voler lasciare andare il partner, ma poi non lo facciamo mai.
Affrontare la situazione ci spaventa, quindi trasciniamo le storie all’infinito. Ma perché è così difficile dire addio❓
Cosa ci impedisce di lasciar andare il partner❓
Paura di rimanere soli e di mettersi in discussione. Una delle cause può essere proprio questa: la paura di rimanere soli. Quel timore di non avere più qualcuno che si prende cura di noi. Alla base di tutto c’è, dunque. una propria insicurezza personale. Alla paura della solitudine, spesso, si aggiunge anche quella di rimettersi in gioco. Non tutti siamo disposti a cambiare le nostre abitudini o a ricostruire nuovi schemi e una nuova vita. Per questo preferiamo rimanere nella nostra “zona comfort”. Nella nostra relazione.
Dubbi circa il futuro, il potere dell’incertezza. L’idea di poter lasciare il nostro partner, inoltre fa nascere in noi tanti dubbi, tante domande: dinamiche che scatenano ansia, al sol pensiero di un cambiamento. Ci si arriva a chiedere se sia davvero la scelta giusta, se ci pentiremo di questa decisione, se ci mancherà, se avremo nostalgia di quello che si era insieme. Insomma, tanti perché e nessuna certezza e nell’incertezza che si fa❓ Si resta con quella persona.
La dipendenza affettiva. Alla base di questo blocco potrebbe esserci proprio lei, una dipendenza che vi fa restare in un rapporto, anche se non c’è più amore: in una relazione da cui si dipende solo per sentirsi al sicuro. Solo avendo la nostra persona accanto, ci sentiamo meritevoli di attenzioni e valore.
La convinzione che sia il partner perfetto. Pensare e sentirsi dire che abbiamo accanto il partner perfetto, non semplifica le cose. Tutti intorno vi dicono che siete fortunati❓ Bene: più ascoltate frasi simili e più vi convincete di dover rimanere dove siete. Il senso di colpa di lasciare un così bravo ragazzo/a non fa che martoriarvi: ma la verità è che magari è il ragazzo/a perfetto per gli altri, ma per voi❓
Paura di deludere chi ci vuole bene. Spesso non facciamo questo salto per paura di deludere i nostri genitori o i nostri amici. Magari la relazione dura da tanto e non ve la sentite proprio di dare questa notizia, questo dolore ai vostri cari. Insomma, il senso di colpa in un certo senso, sembra bloccarvi ulteriormente e preferite tenere contenti gli altri, mentre voi state male dentro. Ma se vi vogliono davvero bene, dovrebbero volere questo: il vostro bene, appunto. Pensateci.
Paura di ammettere i propri errori. Accettare che una storia è finita, significa anche mettersi in discussione e cercare di capire cosa abbiamo sbagliato e perché; spesso, però, preferiamo non interrogarci su certe cose. Non ne abbiamo il coraggio. E, così, preferiamo non farci domande. Restando in una relazione che, apparentemente, ci protegge da alcune risposte che potrebbero essere scomode.
Paura di lasciare solo il proprio compagno. Spesso si crede che sia così fragile da non riuscire a sopportare il colpo. Anche qui prendono il sopravvento i sensi di colpa. Per questo si cerca di amare qualcuno, anche quando non lo si ama più.
Copioni vissuti. Da un punto di vista psicologico, vediamo come questi comportamenti possano avere radici molto lontane: spesso si mettono in atto copioni vissuti nella propria famiglia. Una madre potrebbe aver tramandato, in un certo senso, questa modalità di comportamento alla propria figlia: il tutto ovviamente avviene in maniera non consapevole.
Motivi economici e non. Possono esserci anche motivazioni economiche: magari non si vuole rinunciare ad uno stile di vita che ci assicura il nostro partner e mollarlo significherebbe proprio questo: lasciare i comfort a cui siamo abituati. Per questo, dunque, si può scegliere di restare con una persona, soprattutto se si hanno dei figli. In questo caso, spiegar loro la fine di un rapporto potrebbe essere difficile e spesso si decide di restare con il loro “papà” per il loro bene.
Consigli per lasciare andare il proprio partner
I motivi che possono entrare in gioco, quando si fatica a lasciar andare il partner, sono davvero tanti e di diversa natura. Abbiamo parlato di vari aspetti, come sensi di colpa, motivi economici, figli, rapporto avuto con la propria madre, o il non volersi mettere in discussione.
Ma, alla base di tutto, sembra esserci sempre una cosa: la scarsa consapevolezza di chi siamo e di cosa sia migliore per noi e per la nostra vita.
Imparate a capire chi siete davvero, cosa volete, cosa vi fa stare bene, ma soprattutto imparate a mettere al primo posto quello che è meglio per voi. Solo in questo modo riuscirete a lasciar andare il partner che non amate.
Questo non significa essere egoisti: significa solo volervi bene.
Chiedere aiuto ad uno psicologo, può aiutarvi a chiarire qual è il nodo che vi blocca e permettervi di venirne fuori più forti di prima.
UNISCITI AL CANALE TELEGRAM CLICCA 👉🏻 QUI 👈🏻
HAI BISOGNO DI AIUTO❓Cheidi al MENTAL COACH online, inquadra il CODICE IQR qui sotto e INIZIA A CHATTARE: 👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻
#Tito Bisson#Life Coach#Mental Coach#Sviluppo Personale#forza interiore#bisogni#necessità#accettazione#consapevolezza#aiuto#sostegno#meditazione#buddismo#emozioni#interiore#salute#benessere#corpo#mente#Rinascita#storia#partner#coppia#uomo#donna#genitori#figli#madre#padre#fine
1 note
·
View note
Photo
La fissa di questi ultimi giorni si chiama The Devil's Hour, una serie scritta da Tom Moran e disponibile su Prime video. Sono appena 6 episodi, ma bastano e avanzano per mandare in brodo di giuggiole gli impallinati di labirinti metafisici e paradossi temporali quale io mi ritengo.
L'incipit è piuttosto semplice e forse anche un po' abusato - come del resto quasi tutti i tropes presenti nella trama, ma è dal loro intreccio che emerge la qualità della scrittura.
Lucy è a letto. Dopo una lunga giornata può finalmente riposare tranquilla, salvo che fuori è ancora buio e lei è sveglia come un grillo. Che ora è? Le 3:33 - l'ora del diavolo, la chiamano. Le leggende a proposito si sprecano, storie di streghe e ricorrenze sinistre, ma quel che importa è che tutte le sante mattine Lucy si sveglia a quest'ora. Magari sarà un caso, o magari si trova in uno sceneggiato prodotto da Steven Moffat, e ormai si sa quanto si diverta a incasinare le cose. Comunque l'insonnia non è l'unico problema, ahimè. Lucy infatti ha come dei flash, tipo immagini nascoste tra i fotogrammi della vita. Vede forse frammenti di futuro? Beh senz'altro farebbe molto comodo, ma poi i fatti la smentiscono - cioè non si avverano. Allora magari sono semplici ricordi. In un certo senso sì, ma non del passato e nemmeno del futuro in senso stretto. Vabbè, allora chiamiamoli deja vu e non se ne parli più. Ma a cosa sono dovuti? Beh è proprio questo il mistero intorno al quale ruota l'intera storia. Si potrebbe pensare che siano solo gli effetti della mancanza di sonno, però questo non spiegherebbe perché suo figlio abbia le stesse visioni. La mente di Isaac è un rebus per gli psicologi. La sua incapacità di esprimere emozioni unita alla sua farebbero pensare a un disturbo dello spettro autistico, eppure il bambino riesce nell'impresa impossibile di mettere d'accordo tutti gli psicologi, che escludono categoricamente la diagnosi. Il fatto è che Isaac vede la realtà in maniera diversa da noi, un po' come accade per sua madre e sua nonna, ma incasinata alla potenza dieci: persone, oggetti ed eventi che in nessun modo dovrebbero essere lì eppure ci sono, anzi, a volte ci si ritrova in mezzo. E infine c'è Gideon, interpretato da un Peter Capaldi pazzo come un cavallo, che con i suoi "cominci a capire ora?" e il suo comportamento paranoide suggerisce ai protagonisti e allo spettatore le istruzioni dell'intero giochino narrativo. Che poi sarebbe il suo di giochino, se proprio vogliamo fare quelli che non si precludono nessuna interpretazione. Una cosa un po' alla Shamalayan e un po' alla Henry James, ma soprattutto direi alla Schroedinger. Di fronte a questo enigma fatto di cicli e snodi what if, realtà alternative e coesistenti che finiscono per sfiorarsi, il fatto che la narrazione riesca a non perdere mai la bussola trovo che sia un merito notevolissimo e per niente scontato, e ammetto di avere un po' di timore per come potrebbero incasinarsi le cose nella prossima stagione - a quanto pare già in programma - ma, beh, staremo a vedere.
could talk about this for hours
#the devil's hour#tom moran#steven moffat#peter capaldi#time loop#Memory#life and death#moebius strip#labyrinth and maze#resurrection#thriller#metaphyics#TV show
113 notes
·
View notes
Photo
OSSESSIONE E' anche un film. Diretto nel 43' da Luchino Visconti e liberamente tratto da "Il Postino suona sempre due volte" di James M. Cain. Narrando la storia sentimentale dei due interpreti, Visconti disegna sulla pellicola non solo la torbida e sensuale storia di un "amore malato" ma apre con il suo neo-realismo la visione a quella atmosfera compressa e bigotta tanto cara al fascismo e alle sue certezze d'esistenza, contrapponendeola alla vita "diversa" basata sulla speranza e quindi sul sogno. La durezza della realtà contro l'illusione del cambiamento. Ed il cambiamento ne viene sconfitto. Come quasi sempre accade, colpito e vittima dello status quo, del lasciare inalterate le cose affinchè non si debba avere l'onere (ed il dolore della fatica) di ricostruirle. Ossessione é un termine che deriva dal latino "assediare, occupare". Come la realtà che spesso occupa abusivamente i nostri sogni frantumando le nostre speranze. Come oggi. Viviamo nell'ossessione del "ristabilire" l'ordine; di recuperare certezze, accontentandoci del classico uovo a scapito di una futura (ed incerta) gallina. E' l'ossessione, non a caso tanto cara ai nuovi fascisti e agli idioti legaioli di Pontida, a spingere le masse-bovine verso le barriere, gli steccati, i rifiuti. Essi sono ossessionati da quel sogno interrazziale e multietnico che preme sulle coscienze, da quel messaggio "cristiano" di fratellanza che rifiutano d'accettare pur definendoszi "veri cristiani" facendo ciondolare catenine del rosario. Quindi, come nel film, assistiamo alla guerra di due eserciti che saranno entrambi sconfitti. Gli ossessivi non potranno fermare a lungo l'avanzata del nuovo e gli ossessionati dal cambiamento potrebbero vedere i loro desideri naufragare nella paura stessa della diversità. Ma i primi, pavidi e codardi coglioni, rinchiusi nelle mura di presunte certezze; prima o poi verranno spazzati via da quella inarrestabile forza che si chiama Futuro. Non potete mantenere a lungo i vostri fili spinati, i vostri muri; le vostre inique Leggi. Prima o poi cadrete. E noi aspetteremo quel momento per trasformare il sogno in realtà. Mi rivolgo oggi a tutti coloro che nel giardino della mente coltivano il sogno; che lo curano, lo proteggono, lo innaffiano con tutto l'amore che possiedono. Non stancatevi mai di farlo. Siate ostinati. Vivete la vostra ossessione sbarrando la strada all'altra. Siate forti della vostra speranza, non barattatela mai con la malefica casa di una presunta stabilità. Un Uomo che fugge dalla disperazione, sia che lo faccia attraverso sentieri di montagna, scavalcando dune di sabbia o sfidando il mare, é simile a Noi. Siamo Noi quell'Uomo, quella Donna, quel Bambino. Abbiamo lo stesso sangue, lo stesso Pensiero e, in minima parte, la stessa Disperazione. Noi come Loro, cerchiamo di trasformare l'oggi in un domani diverso. Per farlo, essi rischiano la vita. Noi possiamo solo far di tutto per salvarla. Per essere Degni di vivere. Per essere Fratelli, caricandoci anche in minima parte del loro dolore, di stringere quelle mani che cercano aiuto. Se non vogliamo farlo, se non riusciamo a farlo, mi dite che senso ha continuare a vivere ? Claudio Khaled Ser
6 notes
·
View notes
Link
Benvenuti! In questo post daremo uno sguardo, carattere per carattere, al codice sorgente del vaccino a mRNA BioNTech/Pfizer contro il SARS-CoV-2.
Ora, questi termini potrebbero sembrare in contrasto - il vaccino è un liquido, che viene iniettato nel braccio. Come si può parlare di codice sorgente?
Questa è una buona domanda, e quindi cominciamo con una piccola parte del codice sorgente del vaccino BioNTech/Pfizer, anche noto come BNT162b2, anche noto come Tozinameran, anche noto come Comirnaty.
Nel cuore del vaccino mRNA BNT162b2 c'è questo codice digitale. E' lungo 4284 caratteri e potrebbe entrare in una trentina di tweet. Proprio all'inizio del processo di produzione, qualcuno ha caricato questo codice in una stampante a DNA (eh, già!), che ha convertito i byte sul disco in vere molecole di DNA.
Da una simile macchina escono piccole quantità di DNA, che dopo molti passaggi chimici e biologici diventano RNA (su cui diremo fra poco) in una fiala del vaccino. Una dose di 30 microgrammi contiene appunto 30 microgrammi di RNA. In aggiunta, c'è un ingegnoso sistema di impacchettamento con lipidi (grassi), che porta il mRNA fin dentro le nostre cellule.
Il RNA è la versione volatile, la "memoria di lavoro" del DNA. Il DNA è un po' il disco a stato solido delle scienze biologiche. Il DNA è molto robusto, internamente ridondante, e molto affidabile. Ma proprio come i computer non eseguono codice direttamente da un disco a stato solido, prima che succeda una qualunque cosa, il codice viene copiato su un altro supporto, più versatile e tuttavia molto più fragile.
Per i computer si tratta della RAM; per le scienze biologiche, è il RNA. La somiglianza è stupefacente. A differenza della memoria a stato solido la RAM si degrada molto in fretta a meno che non sia amorevolmente accudita. E la ragione per la quale il vaccino a mRNA di Pfizer-BioNTech deve essere mantenuto nel più potente dei congelatori è la stessa: il RNA è un fiore delicato.
Ogni carattere del RNA pesa nell'ordine di 0.53x10-21 grammi, il che significa che in una singola dose da 30 microgrammi ci sono 6x10+16 caratteri. Espresso in byte questo viene a significare approssimativamente 25 petabyte, anche se va detto che si tratta in realtà di circa 2000 miliardi di ripetizioni dei medesimi 4284 caratteri. L'effettivo contenuto del vaccino in termini di informazione è appena sopra un kilobyte. Il virus SARS-CoV-2 stesso pesa circa 7.5 kilobyte.
Appena un pochino di background
Il DNA è un codice digitale. A differenza dei computer che usano 0 e 1, la vita usa A, C, G e U (o T), detti "nucleotidi", "nucleosidi", o "basi".
Nei computer immagazziniamo gli 0 e gli 1 come presenza od assenza di una carica, o sotto forma di corrente, come transizione magnetica, o come potenziale elettrico, o ancora come una variazione di riflettività. In breve, gli 0 e gli 1 non sono concetti astratti, bensì vivono come elettroni o come altre manifestazioni fisiche.
In natura, A, C, G e U/T sono molecole, immagazzinate come catene nel DNA (o nel RNA).
Nei computer raggruppiamo 8 bit in un byte, e il byte è la tipica unità di dati che viene elaborata.
La Natura raggruppa tre nucleotidi in un codone, e il codone è la tipica unità che prende parte all'elaborazione. Un codone contiene 6 bit di informazione (2 bit per ogni base del DNA, 3 basi = 6 bit. Questo significa che ogni codone può avere 2^6 = 64 valori diversi).
Fin qui siamo piuttosto digitali. In caso di dubbi, consultate il documento del WHO con i codici digitali che potete leggere da soli.
Un po' di letture aggiuntive sono disponibili qui; questo link ("Cos'è la vita") potrebbe aiutare a farsi una idea del resto di questa pagina. O, se preferite il video, ho due ore per voi.
Quindi, cosa FA questo codice?
L'idea dietro il vaccino è di insegnare al nostro sistema immunitario come combattere con un patogeno, senza però ammalarci veramente. Storicamente questo è stato fatto iniettando un virus indebolito o neutralizzato (attenuato), più un adiuvante che spingesse il nostro sistema immunitario all'azione. Questa era una tecnica decisamente analogica, e implicava miliardi di uova (o di insetti). Richiedeva anche un sacco di fortuna e molto di tempo. A volte, veniva usato anche un virus diverso (non collegato).
Un vaccino a mRNA ottiene lo stesso risultato ("informare il nostro sistema immunitario") ma con una precisione laser. E intendo questo in entrambi i sensi: molto preciso ma anche molto potente.
Ed ecco qui come funziona. L'iniezione contiene materiale genetico volatile, che descrive la famosa proteina "Spike" del SARS-CoV-2. Attraverso ingegnosi metodi chimici il vaccino riesce a introdurre questo materiale genetico all'interno di alcune delle nostre cellule.
Queste perciò iniziano obbedienti a produrre proteine Spike SARS-CoV-2 in quantità grandi abbastanza da fare scattare in azione il nostro sistema immunitario. Trovandosi davanti a queste proteine Spike e (importante) a segni che le cellule sono state invase, il sistema immunitario sviluppa una risposta massiccia contro diversi aspetti delle proteine Spike e contro il loro processo produttivo.
E questo è ciò che ci dà un vaccino efficiente al 95%.
Il codice sorgente!
Iniziamo proprio dall'inizio, un buon posto per cominciare. Il documento del WHO presenta questa istruttiva immagine:
Questa è una sorta di indice. Inizieremo con il "Cap", che è rappresentato con un piccolo cappello.
Proprio come non si può sbattere dei codici operativi in un file di computer e aspettarsi che funzionino, il sistema operativo biologico ha bisogno di intestazioni, linker e altre cose del tutto simili alle convenzioni di chiamata.
Il codice del vaccino inizia con questi due nucleotidi:
GA
Questo può essere paragonato molto bene a qualunque eseguibile DOS o Windows che iniziano per MZ, o gli script Unix, che iniziano con #!. Sia nei processi biologici che nei sistemi operativi, questi due caratteri non sono eseguiti in alcun modo. Ma devono esserci, altrimenti nulla accade.
Il "cappello" del mRNA ha una serie di funzioni. Prima di tutto marca quel codice come di provenienza dal nucleo. Nel nostro caso naturalmente non è così, e il nostro codice viene da una vaccinazione. Ma non è necessario che lo diciamo alla cellula. Il "cappello" rende il nostro codice legittimo, e questo lo protegge dalla distruzione.
I due nucleotidi GA iniziali sono anche chimicamente un po' diversi dal resto del RNA. In questo senso, la sequenza GA contiene un po' di informazione fuori banda.
La "regione non tradotta cinque primo"
Qui serve un po' di gergo. Le molecole del RNA possono essere lette soltanto in un verso, e per confondere le cose, l'estremità dove comincia la lettura è chiamata "5'", o "cinque primo". La lettura termina all'estremità "3'" o "tre primo".
Qui abbiamo la regione non tradotta ("UTR"), cioè la parte che non finisce nella proteina
GAAΨAAACΨAGΨAΨΨCΨΨCΨGGΨCCCCACAGACΨCAGAGAGAACCCGCCACC
E qui incontriamo la prima sorpresa. I normali caratteri del RNA sono A, C, G e U. U è la molecola che nel DNA corrisponde a "T". Ma qui troviamo un Ψ: che succede?
Questo è uno dei punti estremamente ingegnosi di questo vaccino. Il nostro corpo utilizza un potente antivirus (l'originale!). Per questo motivo, le cellule sono estremamente poco amichevoli verso del RNA estraneo, e si impegnano molto per distruggerlo prima che riesca a fare qualsiasi cosa.
Questo è un po' un problema, per il nostro vaccino, che deve infiltrarsi oltrepassando il sistema immunitario. Ma dopo molti anni di esperimenti si è scoperto che se la U nell'RNA viene sostituita con una molecola diversa, il nostro sistema immunitario perde interesse. Completamente.
E così nel vaccino BioNTech/Pfizer, ogni molecola di uracile U è stata sostituita con una molecola di 1-metil-3'-pseudouridina, indicata con Ψ. E la parte ingegnosa è che anche se questa Ψ sostituita calma il nostro sistema immunitario, le parti chiave della cellula la continuano a considerare come una normale U.
Anche in sicurezza informatica conosciamo bene questo trucco: a volte è possibile inviare una versione leggermente alterata di un messaggio, che confonde i firewall e le soluzioni di sicurezza, ma che è lo stesso accettata come valida dai server che vi stanno dietro, e che in questo modo possono venire hackerati.
Oggi raccogliamo i benefici di una ricerca scientifica fondamentale svoltasi negli ultimi anni. Gli scopritori della tecnica Ψ hanno dovuto combattere, per ottenere i fondi per il loro progetto, e poi per farlo accettare. Dovremmo tutti essere loro molto grati, e credo che a tempo debito arriveranno anche i premi Nobel.
Molte persone hanno chiesto, potrebbero dei virus usare la stessa tecnica Ψ per ingannare il nostro sistema immunitario? In breve, la cosa è tremendamente improbabile. La vita non possiede il meccanismo per produrre nucleotidi di 1-metil-3'-pseudouridina. I virus usano i meccanismi della vita per riprodursi, e questo meccanismo semplicemente non è presente. I vaccini a mRNA si degradano molto in fretta, nel corpo umano, e non c'è possibilità che il RNA con Ψ sostituita si possa replicare senza perdere le Ψ. Una buona lettura è anche, "Sul serio, i vaccini a mRNA non influenzeranno il vostro DNA".
Okay, torniamo alla sequenza 5' UTR. Cosa fanno questi 51 caratteri? Come tutto in natura anche questa non ha una sola, ben definita funzione.
Quando le nostre cellule hanno bisogno di tradurre il RNA in proteine, questo viene fatto usando un meccanismo chiamato ribosoma. Il ribosoma è come una stampante 3D per proteine. Legge un filamento di RNA, e basandosi su di esso produce una sequenza di aminoacidi, che poi si ripiegheranno su loro stessi a formare una proteina.
Source: [Wikipedia utente Bensaccount](https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Protein_translation.gif)
Questo è quello che vediamo succedere sopra. Il nastro nero in basso è l'RNA. E il nastro che appare nella zona verde è la proteina che viene fabbricata. Le cose che svolazzano in qua e in là sono gli aminoacidi, con i necessari adattatori per farli incastrare nel RNA.
Il ribosoma ha bisogno di essere fisicamente a contatto con il filamento di RNA per poter funzionare. Una volta che ci si è adattato sopra, può iniziare a formare proteine, basate sull'ulteriore RNA che entra. Da questo, potete immaginare che il ribosoma non è in grado di leggere la zona di RNA su cui si appoggia per prima. Questa è una delle funzioni della regione UTR: è la zona di atterraggio per il ribosoma. La UTR fornisce un "avvio".
Oltre a questo, la UTR fornisce dei metadati: quando dovrebbe iniziare la traduzione? E a che velocità? Per il vaccino, è stata presa la regione UTR più "Prima possibile" che si è trovata, presa dal gene per l'alfa globina. Questo gene è noto per produrre in modo molto robusto una quantità di proteine. Negli anni passati altri scienziati avevano già trovato il modo di ottimizzare ancora di più questa UTR (così dice il documento del WHO), perciò, questa non è esattamente la UTR dell'alfa globina. E' meglio.
Il peptide di segnalazione della glicoproteina S
Come si è detto, lo scopo del vaccino è indurre la cellula a produrre grossi quantitativi di proteina Spike del SARS-CoV-2. Fino a questo punto, abbiamo incontrato solo metadati e "convenzioni di chiamata" nel codice sorgente del vaccino. Ma ora entriamo nel territorio della vera proteina virale.
Abbiamo però un ultimo strato di metadati da esaminare. Quando il ribosoma (come mostrato dalla splendida animazione precedente) ha prodotto una proteina, quella proteina deve poi andare da qualche parte. Questo è codificato con la "sequenza di avvio estesa del peptide di segnalazione della glicoproteina S".
Per visualizzare questa cosa, immaginiamo che all'inizio della proteina ci sia una etichetta di qualche tipo, codificata come parte della proteina medesima. In questo caso specifico, il peptide di segnalazione dice che questa proteina deve uscire dalla cellula attraverso "il reticolo endoplasmatico". Perfino il gergo di Star Trek non arriva a tanto!
Il "peptide di segnalazione" non è molto lungo: però, quando guardiamo il codice troviamo delle differenze fra il RNA del virus e quello del vaccino.
(Notate che per semplificare la comparazione, ho sostituito le Ψ modificate con ordinarie U del RNA):
3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 Virus: AUG UUU GUU UUU CUU GUU UUA UUG CCA CUA GUC UCU AGU CAG UGU GUU Vaccine: AUG UUC GUG UUC CUG GUG CUG CUG CCU CUG GUG UCC AGC CAG UGU GUG ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! !
Che cosa sta succedendo, qui? Non ho diviso il RNA in gruppi di tre lettere per caso. Tre lettere di RNA formano un codone. E ogni codone codifica per uno specifico aminoacido. Il peptide di segnalazione nel vaccino consiste esattamente nei medesimi aminoacidi che sono codificati dal virus.
E allora come è possibile che il RNA sia diverso?
Ci sono 4^3 = 64 codoni differenti, dato che ci sono 4 caratteri nel RNA e ci sono tre di essi in ogni codone. Però, ci sono soltanto 20 aminoacidi diversi possibili. Questo vuole dire che più di un codone codifica per lo stesso aminoacido.
La vita utilizza la seguente tabella quasi universale per trasformare i codoni del RNA in aminoacidi:
The RNA codon table (Wikipedia)
Usando questa tabella vediamo che le modifiche al vaccino (es. UUU –> UUC) sono tutte di tipo sinonimico. Il codice del RNA vaccinale è diverso, ma codifica gli stessi aminoacidi e perciò produce le medesime proteine.
Se osserviamo con attenzione, notiamo che la maggioranza dei cambiamenti avviene in terza posizione nel codone, sopra annotata con un "3". E se guardiamo la tabella universale dei codoni, vediamo che in effetti spesso questa terza posizione è irrilevante ai fini di che aminoacido viene prodotto.
Quindi, i cambiamenti sono sinonimici… ma allora perché sono lì? Guardando attentamente vediamo che tutti i cambiamenti, tranne uno, aumentano il numero di C e G.
Perché uno vorrebbe fare questo? Come si diceva prima, il nostro sistema immunitario vede di pessimo occhio un RNA "esogeno", codice RNA che arriva dal di fuori della cellula. Per sfuggire al controllo, le U nell'RNA sono già state sostituite da Ψ.
Tuttavia, risulta che un RNA con maggiori percentuali di G e C viene anche convertito con maggior efficienza in proteine.
E questo è stato ottenuto nel RNA del vaccino sostituendo altri caratteri con G e C tutte le volte che ciò è stato possibile.
Sono intrigato dall'unica modifica che non ha portato ad una ulteriore C o G, la modifica da CCA a CCU. Se qualcuno ne conosce la ragione, per favore, informatemene! Notate che so che alcuni codoni sono più comuni di altri nel genoma umano, ma ho anche letto che questo non influenza granché la velocità di traduzione.
La proteina Spike vera e propria
Anche i successivi 3777 caratteri del RNA del vaccino sono ottimizzati per aggiungere più C e G possibile. Per motivi di spazio non elencherò qui tutto il codice, e mi concentrerò su un pezzetto particolarmente speciale. Questo è il pezzetto che fa funzionare tutto, la parte che ci aiuterà a tornare a una vita normale:
* * L D K V E A E V Q I D R L I T G Virus: CUU GAC AAA GUU GAG GCU GAA GUG CAA AUU GAU AGG UUG AUC ACA GGC Vaccine: CUG GAC CCU CCU GAG GCC GAG GUG CAG AUC GAC AGA CUG AUC ACA GGC L D P P E A E V Q I D R L I T G ! !!! !! ! ! ! ! ! ! !
Qui vediamo i soliti cambiamenti di sinonimizzazione del RNA. Per esempio il primo codone CUU è stato cambiato in CUG. Questo aggiunge una G, che sappiamo aumentare la velocità di produzione delle proteine. Sia CUU che CUG codificano per l'aminoacido 'L', o Leucina, di conseguenza nella proteina nulla cambia.
Quando esaminiamo la proteina Spike nel vaccino e nel virus, tutti i cambiamenti sono dei sinonimi come questo… tranne due. E questi due li troviamo qui.
Il terzo e quarto codone, sopra, rappresentano modifiche nel codice. Gli aminoacidi K e V sono entrambi sostituiti da 'P', ossia Prolina. Per la 'K', ciò richiede tre cambiamenti, indicati con !!!, e per la 'V' ne ha richiesti due ('!!').
E scopriamo che sono questi due cambiamenti a rendere il vaccino davvero efficace.
Cosa è successo? Se guardiamo una vera particella di SARS-CoV-2 vediamo la proteina Spike sotto forma di una serie di punte (spike, appunto):
SARS virus particles (Wikipedia)
Le punte sono montate sul "corpo" virale (la "proteina nucleocapside"). Ma il fatto è che il nostro vaccino produce solo la proteina, e non la monta proprio su nessun corpo.
E se si lasciasse tale e quale, la proteina Spike libera collasserebbe su se stessa, fino a formare una struttura diversa. Se iniettassimo il vaccino con una sequenza intatta, ciò farebbe sì che il nostro corpo sviluppasse immunità, sì… ma alla proteina collassata.
E il virus SARS-CoV-2 si presenta con la proteina dritta. Il vaccino non funzionerebbe un granché, in quel caso.
E allora cosa si fa? Nel 2017, è stato descritto come la sostituzione con un doppio ponte di Prolina nel punto giusto avrebbe reso le proteine S del SARS-CoV-1 e della MERS rigide come nella loro configurazione "pre-fusione", anche senza essere collegate al vero virus. Questo perché la Prolina è un aminoacido dalla struttura molto rigida. Funge da stecca, e stabilizza la proteina nello stato che dobbiamo far riconoscere al sistema immunitario.
Le persone che hanno scoperto questo dovrebbero andare in giro dandosi il cinque a palla. Dovrebbero emanare quantità insopportabili di compiacimento. E ne avrebbero il diritto.
Aggiornamento. Sono stato contattato dal Laboratorio McLellan, uno dei gruppi dietro alla scoperta della prolina. Mi dicono che il battere il cinque è molto ridotto, a causa della pandemia in corso, ma sono contenti di avere contribuito ai vaccini. E sottolineano anche l'importanza di molti altri gruppi, lavoratori e volontari.
La fine della proteina: prossimi passi
Se andiamo avanti nel codice, troviamo alcune modifiche alla fine della proteina Spike:
V L K G V K L H Y T s Virus: GUG CUC AAA GGA GUC AAA UUA CAU UAC ACA UAA Vaccine: GUG CUG AAG GGC GUG AAA CUG CAC UAC ACA UGA UGA V L K G V K L H Y T s s ! ! ! ! ! ! ! !
alla fine di una proteina troveremo un codone di "Stop", qui marcato con una s minuscola. Questo è un modo educato per dire che la proteina dovrebbe finire qui. Il virus originale usa il codone UAA per lo stop, il vaccino UGA, e ne mette due, forse per buona misura.
La "Regione Non Tradotta Tre Primo"
Proprio come il ribosoma aveva bisogno di uno spazio di inizio all'estremità 5', dove noi abbiamo potuto osservare la "Regione Non Tradotta Cinque Primo", alla fine della proteina possiamo trovare un costrutto simile denominato la 3' UTR.
Potrebbero essere scritte molte parole sulla 3' UTR, ma qui cito cosa dice Wikipedia: "La 3' UTR gioca un ruolo cruciale nell'espressione dei geni, influenzando la localizzazione, la stabilità, l'esportazione e l'efficienza di traduzione del mRNA ..nonostante la nostra attuale comprensione delle 3' UTR, rimangono ancora relativamente misteriose".
Quello che sappiamo, è che alcune 3' UTR sono molto efficaci nel promuovere l'espressione di una proteina. Secondo il documento del WHO, la 3' UTR per il vaccino BioNTech/Pfizer è stata prelevata da "the amino-terminal enhancer of split (AES) mRNA and the mitochondrial encoded 12S ribosomal RNA" per conferire stabilità al RNA ed elevata espressione proteica totale. Al che io dico, "Ben fatto!".
La fine AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA di tutto
La fine del filamento di mRNA è poliadenilata. Questo è un modo fico per dire che termina con un sacco di AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA. Anche l'mRNA ne ha avuto abbastanza del 2020.
Il mRNA può essere riutilizzato varie volte, ma ogni volta che succede perde alcune A che ha alla fine. Quando le A sono finite, il mRNA non è più funzionale e viene scartato. Per questo, la coda "pluri-A" è una protezione contro la degradazione.
Sono stati fatti degli studi per capire quale sia il numero ottimale di A per i vaccini a mRNA. Ho letto nella letteratura aperta che questo massimo è intorno ai 120.
Il vaccino BNT162b2 finisce con:
****** **** UAGCAAAAAA AAAAAAAAAA AAAAAAAAAA AAAAGCAUAU GACUAAAAAA AAAAAAAAAA AAAAAAAAAA AAAAAAAAAA AAAAAAAAAA AAAAAAAAAA AAAAAAAAAA AAAA
Ossia 30 A, poi un "collegamento a 10 nucleotidi" GCAUAUGACU, seguito da altre 70 A.
Sospetto che quello che vediamo qui sia il risultato di altre ottimizzazioni proprietarie per aumentare ancora di più l'espressione della proteina.
Concludendo
Con questo, conosciamo l'esatto contenuto del mRNA del vaccino BNT162b2, e per la maggior parte possiamo capire perché sono presenti le varie sequenze:
il cappello per assicurarsi che l'RNA sembri mRNA ordinario
una nota, efficace ed ottimizzata regione non tradotta 5'
un peptide di segnalazione ottimizzato per mandare la proteina Spike nel posto giusto (copiata 100% dal virus originale)
una versione ottimizzata della proteina Spike originale, con due sostituzioni Prolina per assicurarsi che la proteina si avvolga nella forma giusta
una nota, efficace ed ottimizzata regione non tradotta 3'
una coda poliadenilata leggermente misteriosa con un "collegamento" non spiegato
L'ottimizzazione dei codoni aggiunge molte G e C al mRNA. Inoltre, usare 1-methyl-3’-pseudouridylyl, un aminoacido artificiale, al posto della U aiuta ad evitare il nostro sistema immunitario, così che l' mRNA possa rimanere in giro abbastanza a lungo da potere davvero aiutare ad addestrare il sistema immunitario.
PreviousPrevious post: Αποκωδικοποιώντας τον πηγαίο κώδικα του εμβολίου κατά του Κορωνοϊού
Next post: Merekayasa Balik Kode Sumber Vaksin SARS-CoV-2 BioNTech/PfizerNext
Open Github account in new tab
Open Twitter account in new tab
Contact via Email
Open Linkedin account in new tab
© 2014-2021 bert hubert
6 notes
·
View notes
Text
Comunque dicevano che la prima regola era non parlare del club (09/04)
Mani appoggiate sul bordo del banco, e testina alta con un bel ghignetto stampato in volto. « Non tutti sanno il motivo di questa convocazione » e ora gli occhietti guizzano in particolare su CECI, EMILE e NICO « Ho avuto un’idea » oh no « e lo sto proponendo solo a voi perché mi fido » e quindi non potete deluderla (!), e qui lo sguardo cade inevitabilmente sulla BFF, per ovvie ragioni. « Non voglio girarci troppo intorno » e quindi niente chiacchiere inutili sulle caramelle oggi « Ma dovete giurarmi che non direte niente a nessuno, e dimostrarmi quindi che ho fatto bene a scegliere solo voi » e qui ora lo sguardo cade su TUTTI quanti. Manco stesse mettendo su l’Esercito di Silente sotto la Umbridge (…). Però è davvero seria, e gli occhietti passano su TUTTI, nessuno escluso, con un sopracciglio un po’ alzato in attesa del loro giuramento solenne.
Emile: Non dice nulla, ma annuisce. E poi, visto il tono con cui MAEGAN ha parlato della cosa, diciamocelo, bara anche un poco. O ci PROVA. Magari sfrutta anche il silenzio, o il fatto che benché siano in tanti, sono sicuro meno che a lezione. Ma cerca con gli occhi la figura della CORVONERO mentre, invece, a livello empatico, sembra PROVARE a sondare le emozioni altrui. E` inpratico, ancora, e ignorante su quello che sa fare, soprattutto. Ma lo ha fatto, oramai, abbastanza volte da capire come concentrarsi. CERCA di abbassare quello sputo di barriera empatica che giusto i mesi ad Hogwarts gli hanno concesso, in favore della singola emozione maggiore che MAEGAN prova. Perché se sotto quel tono serio c`è da preoccuparsi, almeno si preoccupa subito, oh. Che stia pensando di andare in guerra praticamente lo si evince da due cose: la rigidità muscolare, e il fatto che miracolosamente se ne sia pure stato zitto.
Nico: Lui è uno di quelli che non sa il motivo, sì… infatti all’ “ho avuto un’idea” va subito a muovere la mano destra col palmo in alto in direzione della CORVONERO, come a dirle di proseguire e pure spedita che mica abbiamo tutto il giorno. « Ma se ti fidi » e qui la situazione cambia. « non devo dimostrare proprio niente. » Poi dai Meg… lui, con i segreti… ha l’accesso vip. Per stavolta si abbasserà a queste quisquilie. « Ti giuro che sarò una tomba. » Magari non letteralmente, ecco. « Poi appunto tu devi fidarti della mia parola. » Quindi siamo da capo a dodici, cara MEG. « Spara. Chi dobbiamo seppellire? »
B: Quando arriva la richiesta di un giuramento solenne (?) non perde tempo, staccandosi dal banco e facendo un paio di passetti avanti mentre la mano destra va a posarsi contro il petto – lì dove sotto la pelle c’è il cuoricino giallonero. « Giuro solennemente » di non avere buone intenzioni « Di non rivelare o parlare con nessuno a parte i presenti di quello che faremo » gli angoli delle labbra vanno a piegarsi spontaneamente verso l’alto, quasi non resistesse alla tentazione di ghignarsela « O vedremo. Va abbastanza bene o vuoi che mi inchino anche? Sai, per effetto » apposto « Comunque sai che non dico niente a nessuno. » lo sai, vero? Se l’è fatto il Silencio, pure se metaforico.
Bly: « Non così tanto formali, su » guardando l`altra BLYTHE « Nessuno di noi vuole essere beccato, è già un buon motivo per tenere il becco chiuso.» si stringe nelle spalle alzando le sopracciglia, una certa ovvietà nel tono di voce « Però potremmo comunque decidere cosa succede alle spie, così, per precauzione » un sorrisetto malizioso le incurva le labbra, mentre squadra i compagni uno a uno. Che kattivah.
Yara: Fa eco a NICO nella sua risposta quando MEG finisce di parlare aggiungendo a voce alta « Puoi fidarti » mentre fa cenno affermativo con la testa come per dare forza alle sue parole « Non siamo mica JONAS o BRAN che andiamo a raccontare tutto ai professori » e no, la frecciatina ai due infami non poteva mancare.
Ceci: « Giuro di stare zitta molto zitta. » … « Solennemente. » la parola le piaceva, la sta rubando all’altra TASSA. Con una manina che si porta al petto, per dimostrare estrema sincerità, proprio. Però è vero, è sincera. « E’ morto qualcuno? » prioritario. Perché ha sentito NICO parlare di sepolture. Un’occhiata più lunga a EMILE, dato che lo vede zitto – e una alla WARTON, visto che parla di spie. Curiosità, eh, che vuole sapere anche lei cosa succede. Continua a starsene molto accigliata e addocchiare MAEGAN, manco avesse paura di perdersi la spiegazione principale.
Liù: Il suo giuramento si limita ad un cenno del mento, anche se è la punizione per le spie proposta dalla WHARTON che le fa offrire a quest’ultima un lieve incurvamento di un angolo delle labbra, fino a che la testa ruota verso YARA quando apre bocca e quel mezzo sorriso si spegne « Tu piuttosto. Sei una cornacchia con il becco largo. » sbuffa pure, gentilissima proprio eh.
Quello sguardo serio, infatti, cade al primo giuramento solenne che arriva proprio da CANARINO, per lasciare spazio al solito ghigno malandrino. Di quelli che non promette niente di buono, ma tant’è. « Se vuoi » fare l’inchino, è ben accetto, e un guizzo di sopracciglia testimonia il suo divertimento alla cosa. « Ma vi ho detto che mi fido » e questo è per rispondere a NICO chiaramente, « voglio che siate convinti e che non vi tiriate indietro – o se lo fate » e fa anche una piccola pausa ad effetto « che rispettiate il segreto » questo è il succo, anche se qui non facciamo nessuna fatica a contare ciecamente su TUTTI i presenti in stanza. Un sorriso a chi ha promesso cieca fiducia, e anche a LIU’ nonostante il solo cenno di testa. « Sapete che c’è il club di duello per i grandi, no? » e fa anche una pausa in attesa di cenni e assensi vari « Ecco, io non penso sia giusto che noi veniamo esclusi » e lo pensa solo lei sulla base del niente, ma okay. (...) « Non voglio litigi » categorica, un’altra volta « Se avete qualcosa contro l’altro avrete modo di sfidarvi come dei veri maghi e streghe » e quindi senza insulti « usando la vostra bacchetta e un po’ di fantasia ». (...) « Appuntiamoci tutte le idee » quindi sia i nomi, sia i loghi sia tutte le cose bellissime che vengono proposte e che aumentano l’entusiasmo della piccoletti. « SIII, il nome in codice! » necessario diremmo qui, e ora lo sguardo divertito cade su YARA (sempre che l’incanto abbia fatto effetto) e « potremmo chiamarci Languelingua » lo dice divertita, ma insomma lei la proposta la fa. Anche se la regia dice che sono accette idee migliori. « Per il simbolo mi fido ciecamente di voi » e guarda chiaramente CECI e LIU’ « fatene uno grinzafichissimo!!!! » perché loro devono essere i più bellissimi. L’attenzione viene spostata su CANARINO e « Non ammetterei » al torneo « tutti coloro che pensano che un Impulsus sia magia nera » e fuori quindi i moralisti vari « e coloro che potrebbero fare da spioni » ciao team serpeverde.
Nico: E anche sul nome ha da ridire, sbuffando nel sentire il “Languelingua”. « O Mangialumache magari. » È ironico ovviamente, è per far capire quanto non apprezzi l’altro nome (?) « L’idea dei colori delle 4 case è bella. I nastrini non so… forse è eccessivo » o da femmine.
B: « Piace anche a me l’idea dei quattro colori. Però i nastrini » occhiata verso NICO « Sono un tocco di classe, mica possiamo tenerci uno stemma noioso con scie colorate e basta » insomma go big or go home. La proposta di MEG le fa scappare una mezza risata, portandola a spostare lo sguardo su di lei « Non male come nome. Però non pensate sarebbe un po’ sospetto? Immaginate dire tipo davanti ad un professore, “ehi, più tardi ci troviamo per il Languelìngua?” » poi sguardo veloce verso il GRIFONDORO « O Mangialumache » annuisce nel dargli ragione, per bocciare il nome – senza cattiveria MEG, ti amiamo sempre – ovviamente. « Però ammetto di non avere idee migliori quindi… possiamo pensarci su, senza fretta » prova a proporre con un sorriso di default.
Bly: « Non possiamo lanciarci incantesimi senza senso, un duello ha un certo... Ordine, di solito » contesta con l`aria offesa, ma non va oltre. È d`accordo sul nome, annuisce distrattamente « Per me va bene tutto » scrolla le spalle « Anche il simbolo sì, fate come volete. » e liquida la questione con un gesto della mano, lei vuole solo punire i traditori.
Ceci: Lo sguardo è verso LIU’ « Siii » approva, l’enfasi sulle i aggiuntive segnala l’entusiasmo annesso. « Potremmo tenere le scie – e magari i nastri fanno tipo – non so. Stendardi? Cioè, non proprio nastrini, più nastri grossi. Da stendardo. » ah, chiarissimo. « E secondo me le scie dovrebbero essere con i glitter, ma perché brillano e perché sono carini, capito. » no. Però è per il go big or go home, anche se sta cercando di mediare tra le idee che ha sentito. Cosa medi, non si sa. « Però basterebbe dire che vogliamo incontrarci per esercitare il – Mangialumache, e sarebbe meno sospetto? Se dovessero sentirci. Anche se non dovrebbero sentirci. » come risolvere il problema alla base, perché non sembra avere problemi.
« Va bene ci penseremo! » ecco, tutti quanti! « Se a qualcuno viene in mente lo dice » ma a chi? E dove? e quando? Panico. (...) « Dobbiamo decidere un giorno preciso » sì, ecco. Necessario « E magari possiamo fare dei gruppi ? » proposta avanzata proprio a caso eh, date tutte quelle antipatie scomode nel gruppo. « Sto ancora calcolando tutto. » stratega proprio « Dobbiamo trovare anche un modo per comunicare in fretta fra di noi » e ora guarda NICO affinchè lo segni. Galeoni magici? Ah no. « E poooi, sì, qualcuno si deve occupare di capire quando incastrare gli incontri » e guarda EMILE, che aveva avanzato al proposta e magari vuole farlo lui (!).
Nico: « Gli stendardi sono meglio dei nastri » ammette, molto tranquillamente proprio. « È meglio così secondo me » risponde a LIU stavolta. « Devono essere persone di cui possiamo fidarci! Dovremo anche esporre gli altri studenti per questa cosa, e se finissero per fare la spia e mettere nei guai non solo noi, ma pure i più grandi? » Potrebbe essere un problema, quindi meglio mantenere il cerchio ristretto, che è anche più facile per gli incontri.
B: Uno scrollare di spalle segue invece la risposta di CECI su cui sposta sugli occhi, arricciando il naso « Oppure possiamo seguire il consiglio di quel vecchio film babbano su un… club segreto di botte? Comunque dicevano che la prima regola era non parlare del club » un bacio a chi la capisce, con tutto il cuore.
Bly: « Perfetto allora, quando sarai certa aggiornarci » con un piccolo cenno del capo, che qua se ci muoviamo troppo esplodiamo. Stringe le labbra « Per gli incastri potrei pensarci anche io, se non lo vuole fare EMILE » propone così, almeno fa qualcosa, lancia uno sguardo al tassorosso « O potremmo farlo insieme, comunque un modo si trova. » annuisce convinta.
12 notes
·
View notes
Text
MAG066 - Caso #002202 - “Trattenuto alla dogana”
Episodio precedente
[pdf con testo inglese al lato / pdf with english text to the side]
[CLICK]
ARCHIVISTA
Dichiarazione di Vincent Yang, riguardo al suo presunto imprigionamento da parte di Mikaele Salesa. Dichiarazione originale rilasciata il 22 febbraio 2000. Registrazione audio di Jonathan Sims, Capo Archivista dell’Istituto Magnus, Londra.
Inizio della dichiarazione.
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
Mi ha drogato. Ovviamente mi ha drogato, è l’unica spiegazione che abbia senso. Era l’unico modo in cui avrebbe potuto farmi entrare là dentro, e le droghe possono avere degli effetti sul tuo modo di vedere qualsiasi cosa, compreso il tempo.
È solo, sembrava così reale. Ho sentito ogni secondo, e ho controllato l’orologio, e - ma ho preso ogni tipo di droga nella mia vita, ho sperimentato a volontà con gli psichedelici quando ero giovane, e questa volta non mi sentivo come se fossi drogato. Mi sentivo come se fossi mangiato. No, non mangiato, sepolto.
Era sua la maledetta colpa. Ho lavorato alla dogana abbastanza a lungo e sappiamo tutti come funziona, dovrebbe saperlo anche lui. Becchi quelli maldestri, becchi quelli che pensi potrebbero essere coinvolti in qualunque sia la cosa di cui i piani alti si stanno occupando quel mese, ma la maggior parte dei trafficanti sono pesci piccoli. Tu tieni le scartoffie in ordine e noi ti staremo fuori dai piedi fintanto che ci ricambi la cortesia.
Sapevo che Mikhail faceva continuamente spedizioni passando per Portsmouth. Non mi ero mai occupato personalmente di quel tipo, ma avrebbe dovuto assicurarsi di avere i documenti in regola. Per come stavano le cose, ho dovuto trattenere il suo carico. Non c’erano abbastanza motivi per una perquisizione completa immediata, gliel’ho spiegato bene - ma se non avesse sistemato in fretta i documenti, non avremmo avuto altra scelta.
Ricordo ancora come mi ha fissato, in piedi in quel container da spedizione circondato da custodie e scatole sigillate. Quello sguardo attento, fisso. Mi stava valutando come un qualche tipo di oggetto di antiquariato. Come se fosse curioso di quale potesse essere il mio valore all’asta. Poi la sua faccia si è trasformata in un cipiglio di irritazione, e ha fatto un ampio gesto in direzione del suo carico, offrendomi la possibilità di esaminarlo se pensavo che fosse un criminale.
La sua voce era profonda, calma, ed equilibrata, ma nei suoi occhi c’era una rabbia che mi ha spaventato. Ho guardato in giro per il container, non tanto per guardarne il contenuto, ma per evitare il suo sguardo.
A dire la verità, odiavo il mio lavoro. È stancante essere qualcuno che nessuno vuole vedere. Contrabbandieri e trafficanti mi odiano perché rischio di disturbare i loro affari, lo capisco, ma i trasportatori in regola mi guardano nello stesso identico modo, perché sanno che un errore nel manifesto di carico può essere ben più importante della possibilità che abbiano 2 chili di eroina nascosti nel bagagliaio di una macchina importata.
Ho cominciato a camminare in giro, esaminando in modo superficiale la collezione di scatole mal assortite che circondavano Salesa. Non ho aperto nulla, non volevo farlo. Volevo solo mettere in mostra il fatto che avrei potuto. Era il 18 gennaio, circa un mese fa, e il container era gelido. Per armeggiare con lucchetti e agganci mi sarei dovuto togliere i guanti, e non avevo alcuna intenzione di farlo.
Salesa se ne stava lì in canottiera e camicia sbottonata, apparentemente incurante del freddo. Se stava cercando di mettere in mostra una qualche forma di tenacia o spavalderia, allora a essere onesto, ci stava riuscendo. Non avevo alcun interesse a far arrabbiare quell’uomo.
Più importante però era il fatto che “oggetti d’antiquariato di contrabbando” era così in fondo alla lista delle priorità in quel momento che da un punto di vista di carriera, piegarmi per osservare qualche custodia piena di vasi incorrettamente dichiarati era un totale spreco del mio tempo.
Ho sospirato, mi sono alzato, e facendolo ho afferrato il bordo di una vecchia cassa di legno per avere supporto. Ho sentito il coperchio muoversi leggermente sotto il mio peso. Ho guardato un po’ più da vicino e non ho potuto fare a meno di notare che non sembravano esserci viti o lucchetti e il coperchio chiaramente non era stato sigillato con dei chiodi.
Ho allungato il braccio per cercare di rimetterlo a posto, ma la mia mano inguantata è scivolata e mentre cercavo di afferrarlo giuro che a malapena lo toccavo, ma il coperchio di legno si spostato ancora, rilasciando una nuvola polverosa di aria che mi fece venire un attacco di tosse. L’aria era secca e calda in un modo che sembrava abbastanza preoccupante nel container frigido. L’interno era buio, la luce dell’entrata non arrivava fino a lì in fondo. Ho fatto luce con la mia torcia e con mia sorpresa la cassa sembrava essere completamente vuota. Non ricordavo che comparisse sull’elenco del manifesto ma se non conteneva nulla non c’era necessariamente una ragione perché ci fosse.
Mi sono girato a guardare Salesa alzando le spalle. Non sembrava più arrabbiato. Invece, ora aveva in volto uno sguardo preoccupato. Ho immaginato che temesse che avessi trovato qualcosa di sospetto, ma io ho scosso la testa e gli ho detto che se avesse sistemato i documenti entro il giorno dopo sarebbe potuto ripartire senza problemi. Altrimenti le cose si sarebbero fatte più complicate. Lo sguardo sul suo viso non è cambiato.
Ho cominciato a uscire, avevo molto lavoro da fare quel giorno, quando lui mi ha afferrato il braccio. La sua stretta era forte come mi sarei aspettato e per un secondo ho improvvisamente temuto che volesse uccidermi. Invece, mi ha guardato negli occhi per un lungo momento prima di dire molto piano, “non andare a dormire”.
Ho scosso la testa, immaginando che dovesse essere un qualche tipo di minaccia, e gli ho lanciato uno sguardo che cercava di dirgli che non ero spaventato. Certo che lo ero, ma in ogni caso lui non ha sembrato farci caso e semplicemente mi ha guardato e ha ripetuto quello che aveva appena detto.
Ero comprensibilmente agitato dopo quel breve incontro ma vivo in un appartamento al piano terra in una zona abbastanza brutta, quindi ho diversi lucchetti, una porta robusta, e sbarre alle finestre, e li ho controllati tutti tre volte prima di andare a letto quella notte. Tutto sembrava in ordine quindi mi sono fatto qualche shot di vodka per calmare i nervi e, beh, sono andato a letto.
Ripensandoci ora, la cosa che mi viene più difficile credere è quanto bene ho dormito. È stata una notte di sonno ristoratore e non ho sognato. È stato il dolore alle gambe a svegliarmi. Il sordo crampo mi ha trascinato lentamente via dallo stato di incoscienza, e ho cercato di spostarle in una posizione più comoda sotto le coperte.
Mentre provavo mi sono gradualmente reso conto che non potevo. Erano schiacciate contro una superficie dura. I miei occhi hanno cominciato ad aprirsi e mi sono accorto che invece che sul mio cuscino, la mia guancia era premuta contro qualcosa di ruvido e rigido, qualcosa che, quando ho provato a muoverlo, mi ha accolto con l’affilata puntura di schegge.
Era buio. Aprire gli occhi non è servito molto a cambiare ciò che potevo vedere. Le mie mani hanno premuto contro legno grezzo e ho sentito il panico crescere nella mia mente. Penso che sotto sotto sapevo già esattamente dov’ero ma ho comunque provato, progressivamente, uno alla volta, di muovere ogni arto e parte del mio corpo, sperando disperatamente che uno di questi uscisse all’aria aperta e mi rassicurasse del fatto che non ero intrappolato in quel piccolo cubo. Ma riuscivo a malapena a muoverli e presto è diventato evidente che la mia prigione era proprio una robusta cassa di legno.
Ho cominciato a chiamare aiuto allora. Il suono era stridulo, l’eco smorzato dallo stretto confine delle pareti, e il mio grido sembrava incredibilmente rumoroso alle mie orecchie. Ho urlato ancora e ancora ma non è venuto nessuno. Dopo alcuni minuti ho improvvisamente avuto l’orrendo pensiero che forse ero stato sepolto vivo, e avevo aria limitata. Questo mi ha fatto zittire velocemente, e invece ho cominciato ad ascoltare attentamente se sentivo un suono qualsiasi di movimento. Nulla.
Sa, è strano, mi ci è voluto parecchio tempo per fare il collegamento con la cassa di legno che avevo fermato al confine e il container di Salesa. Ero così disorientato quando mi sono svegliato che l’idea che fosse opera sua ci ha messo un tempo sorprendentemente lungo ad arrivare. Quando l’ha fatto, però, ho cominciato a sentire l’ira crescere. Mi ricordavo che il coperchio non era fissato e prendendomi un momento per orientarmi, ho cominciato a spingere verso l’alto il legno direttamente sopra di me.
Non si è mosso di un millimetro. O era stato inchiodato o qualcuno ci aveva messo sopra qualcosa di molto pesante, o entrambe le cose. Ho cominciato a dimenarmi a quel punto, volendo disperatamente fuggire ma così facendo mi sono guadagnato solo altre schegge.
Immagino di essere stato fortunato che fosse inverno. Il pigiama pesante in cui dormivo, che a quanto pare stavo ancora indossando, mi ha protetto da molte di quelle. Al pensiero dell’inverno ho cominciato a notare il calore. Faceva caldo in quella minuscola cella, un calore umido che ha fatto sì che il sudore mi gocciolasse delicatamente lungo il collo e che la mia gola diventasse gradualmente stanca e irritata.
Non potevo fare niente se non sedere lì, angusto e disperato, e sentire quell’opprimente calore soffocante avvolto tutto intorno a me.
Tutto in quella situazione era opprimente e soffocante. Non avevo mai sofferto di claustrofobia prima ma non ci è voluto molto perché quella si facesse sentire e per un po’ ho ceduto al panico completo, mormorando tra me e me e andando in iperventilazione annaspando a vuoto la calda aria appiccicosa.
La cosa che alla fine mi ha fatto uscire da quello stato è stata la realizzazione che avevo respirato così forte per molto tempo ma ero ancora cosciente, il che significava che c’era un flusso d’aria e non ero completamente sepolto vivo. Quell’improvviso momento di sollievo è finito bruscamente però, quando giuro che ho sentito la scatola rimpicciolirsi.
Era un movimento leggero, a malapena un centimetro, ma l’ho sentito in una fitta di dolore lungo la gamba. Che la cassa aveva deciso di punirmi per il mio momento di speranza. Dopo un po’, i crampi che erano stati così strazianti all’inizio hanno cominciato ad andare e venire. Non è che avesse smesso di fare male, assolutamente, ma era diventato un dolore così costante che potevo ignorarlo per lunghi periodi di tempo prima che ritornasse a colpirmi in un’ondata di muscoli urlanti.
È stato durante una di queste finestre di normalità che ho realizzato che ero in grado di vedere le mie braccia. C’era luce. Sembrava che filtrasse attraverso le piccole fessure nel legno, a malapena sufficiente per riuscire a vedere normalmente, ma i miei occhi si erano abituati bene all’oscurità. Sembrava luce del sole. Dovevo essere all’esterno ma non avevo idea di dove potessi essere.
Vicino alla mia testa, uno spazio leggermente più grande tra le assi di legno lasciava entrare un sottile raggio di sole vicino alla mia testa. Mi sono spostato, con il collo che protestava per il movimento, ma per un singolo momento l’ho sentito sulla faccia. Quella luce solare, il sogno della libertà. Poi la scatola ha chiuso la fessura con un sussulto e mi ha schiacciato un po’ più stretto per quello che avevo osato fare.
Comunque, sapevo che c’era un esterno, e sapevo che avevo aria, quindi ho cercato di nuovo di chiamare aiuto. Ho implorato, ho gridato, ho sentito le mie labbra secche rompersi per la forza delle mie urla. Ho continuato finché la mia voce non era più altro se non un roco sussurro e poi sono collassato di nuovo nella disperazione e nel terrore.
Alle 11:56 mi sono accorto che riuscivo a vedere il mio orologio. Non avevo l’abitudine di toglierlo a letto, e la posizione in cui ero stato costretto faceva sì che fosse appena visibile nella luce fioca. È stato sorprendentemente di poco conforto, perché le ore che erano trascorse in una confusa foschia di dolore e paura erano ora scandite con una terribile lentezza.
Nonostante questo, mi ha fatto da ancora, mi ha permesso di concentrarmi su qualcosa di reale. I minuti e le ore passavano nello stesso modo in cui sarebbero passati fuori dalla scatola, e questo più di tutto il resto mi ha convinto che non stavo sognando e non ero pazzo.
Alle 9:45, la luce ha cominciato a sparire e sono ritornato nell’oscurità. Ho dormito a quel punto, a intermittenza e con molto dolore, e quando mi sono risvegliato e mi sono trovato ancora intrappolato lì, ho pianto. Anche mentre lo facevo, dal fondo della mia mente mi odiavo perché stavo sprecando quel po’ di acqua che era ancora in me.
Sono rimasto là quattro giorni, almeno se il buio e la luce erano davvero la notte e il giorno. Ero religioso un tempo e ho provato diverse volte a pregare, ma le parole sembravano vuote sulle mie disperate labbra secche. Ho invocato Dio, poi più tardi il diavolo, e infine Salesa stesso. Nessuno di loro ha risposto.
Sapevo che sarei morto lì, intrappolato e solo. Mi sono chiesto se qualcuno mi avrebbe mai trovato. Ero in un posto in cui la puzza del mio marcire avrebbe portato qualche povera anima a indagare? Probabilmente no se le mie grida non potevano essere sentite ma forse qualcuno mi avrebbe trovato. Forse si sarebbe unito a me se la scatola aveva ancora fame.
Erano pensieri del genere a ripetersi senza sosta nella mia mente, girando e girando come una delirante giostra assetata. Poi all’improvviso è finito tutto. Mi sono svegliato al suono del legno che si spostava sopra di me. Ho a malapena avuto il tempo di registrare cosa stesse succedendo prima che la frigida aria gelata mi colpisse e la luce di una torcia mi illuminasse il volto.
Ho sbattuto le palpebre rapidamente mentre cercavo di distinguere le due figure sopra di me. Uno era Salesa, che mi fissava con un’espressione di curiosità, l’altro non lo so, anche se l’ho vagamente riconosciuto come uno dei capitani che occasionalmente attraccavano là. Capitano Larell, forse, o Lukas? Non mi ricordo proprio.
Ha guardato me e poi Salesa, ha alzato le spalle e gli ha dato una banconota da 20 sterline prima di girarsi e uscire dal container da spedizione, dentro al quale ho visto di essere di nuovo.
Salesa mi ha sollevato delicatamente dalla scatola facendo attenzione, ho notato, a non toccarne i bordi. Muovere le gambe era come camminare su dei coltelli, ma sono riuscito a inciampare fuori, fuori di me per la gioia della mia libertà. Ho sentito Salesa mettermi in mano delle carte. Un manifesto aggiornato mi ha detto, e mi ha mandato via.
Ho passato quel giorno a cercare di far tornare un minimo di vita nei miei muscoli torturati e atrofizzati e a bere lentamente acqua. Ho ignorato completamente il lavoro e ho concluso la giornata consegnando le dimissioni.
Sa qual era la data sulla mia lettera di dimissioni? Il 19 gennaio, il giorno dopo quello in cui avevo visto Salesa per la prima volta. Il mio orologio da polso non era più sincronizzato con quello nella sala ristoro. Non so perché la notte fosse stata così tanto più lunga per me, o perché mi avesse fatto bollire con il sole nel bel mezzo dell’inverno.
Devo essere stato drogato. Salesa deve avermi drogato. È l’unica spiegazione razionale. Ma so che non l’ha fatto. ��
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione.
Un altro racconto dello sfuggente Mikaele Salesa che traffica ogni genere di artefatto senza alcuna misura di sicurezza decente. A meno che non sia proprio quello il punto, certo.
E se non mi sbaglio, sembrerebbe che per lo meno conosca il Capitano Peter Lukas della Tundra. Qualunque sia questo grande gioco, Salesa è decisamente coinvolto. Vorrei solo sapere se è un giocatore, una pedina, o qualcosa di completamente diverso.
Sorprendentemente, sembra che per Tim sia più difficile ottenere degli esaustivi registri di spedizioni flirtando come fa con i rapporti di polizia, e anche Sasha ha avuto dei problemi ad accedere ai registri elettronici. Se c’è una documentazione ufficiale di questa particolare spedizione che potrebbe verificare la storia del signor Yang, non siamo in grado di ottenerla.
Martin ha avuto un diverso problema a localizzare lo stesso signor Yang. A quanto pare, ora è in pensione e vive con i suoi figli, che sono stati sorprendentemente collaborativi e hanno lasciato che Martin gli facesse visita. È anche in uno stadio avanzato di una forma precoce di Alzheimer. Non è stato in grado di fornire alcuna nuova informazione utile, e Martin se n’è andato dopo che il signor Yang è diventato evidentemente angosciato quando si è cominciato a parlare di scatole.
Tutto sommato, un vicolo cieco. Se questa fosse la prima volta in cui Mikaele Salesa compare nei nostri fascicoli, concorderei sicuramente con la valutazione dello stesso signor Yang, ma ormai ci sono troppi casi per attribuirli tutti alle droghe.
Qualunque cosa sia quello che Salesa traffica, sospetto che sia infinitamente più pericoloso.
Fine della registrazione.
[CLICK]
_________________________________________
[CLICK]
ARCHIVISTA
Supplemento.
Il laptop di Gertrude è stato abbastanza interessante. Sfortunatamente, nulla del tipo “IlMioOmicidio.avi”. Non teneva alcun tipo di diario da quello che vedo. In effetti, non sembra che tenesse molti documenti in generale. Alcuni fogli di calcolo delle spese e moduli di lavoro, ma ho l’impressione che non fosse il tipo da prendere molti appunti.
La cosa che è interessante nel foglio di calcolo delle spese è la grande somma che aveva richiesto per i viaggi. Ciò che è ancora più strano è che sembra che la spesa fosse stata approvata.
La sua cronologia internet e le email rivelano altre informazioni pertinenti. Sembra che in effetti viaggiasse molto, in tutto il mondo, ben oltre il singolo seminterrato a cui ci si aspetta un archivista si limiti. E in questi casi, almeno, ha tenuto le ricevute e le informazioni delle prenotazioni. Nairobi, Wichita, Budapest, Shanghai - la lista continua. Nessun registro precedente al ‘98, certo, ma visto l’andamento non penso che un viaggio ad Alessandria sia completamente fuori questione.
C’è anche il fatto dei prodotti che stava ordinando. Ci sono diversi ordini online di benzina, liquido per accendini, pesticida e torce ad alta potenza. Sono sporadici, ma notevoli dal momento che non guidava, non fumava e non lavorava nel controllo parassiti. Le torce avrebbero senso se non fosse per la quantità in cui le ha ordinate. Ha anche ordinato uno sconcertante assortimento di post-it, etichette e segnapagina, tutti di diversi formati, fattezze e sistemi, la maggior parte dei quali ho trovato in diversi moduli in giro per gli archivi.
Considerato che l’immagine della tremante vecchietta è ora interamente smentita, non posso fare a meno di chiedermi se ci sia una ragione per cui stava tenendo i file in disordine. Non sono sicuro che avrebbe approvato i miei sforzi di organizzarli.
Parte di me è tentata di seguire i suoi passi e sospendere le mie esplorazioni, ma più scopro riguardo a Gertrude, meno sono incline a fidarmi di lei, e non sono sicuro che emularla sia la linea di condotta più saggia. Soprattutto considerando i tre acquisti più preoccupanti che ho trovato nella sua cronologia.
Gertrude Robinson stava cercando di comprare dei Leitner. Vedere il nome utente grbookworm1818 mi ha fatto ridere amaramente. Diventa ovvio quando lo vedi, immagino.
Sembra che fosse riuscita a entrare in possesso di tre libri: un’edizione speciale di I Sette Lumi dell’Architettura di John Ruskin; la particolarmente dubbia copia de La Chiave di Salomone, e un opuscolo del 1910 intitolato Una Scomparsa. Sono abbastanza sicuro che nessuno di questi sia negli archivi, e non erano neanche nel suo appartamento. Spero proprio che li abbia distrutti, soprattutto perché La Chiave di Salomone è un qualche tipo di almanacco di demonologia, ma non sono così tanto fortunato.
Tutto sommato, il laptop mi ha dato molti motivi di preoccupazione, e poco in fatto di prove concrete. Più imparo su Gertrude, più la rispetto, e più mi preoccupo dei suoi moventi.
Forse mi sono concentrato sulla domanda sbagliata, e la cosa più importante non è chi l’abbia uccisa, ma perché.
Fine del supplemento.
[CLICK].
[Tradotto da: Silvia]
[Episodio successivo]
#the magnus archives#tma#mag066#magnuspod#tma transcripts#tma translation#held in custom#jonathan sims#mikaele salesa#peter lucas#tma italia
9 notes
·
View notes
Photo
I meta-luoghi. Uno, nessuno, molti o infiniti?
La “località” è un principio posto alla base della fisica newtoniana. Tutto quanto è soggetto alla località può essere pesato, misurato e riprodotto in laboratorio. Da qui deriva l’inevitabile e incrollabile convincimento che la realtà è esclusivamente materialista. Tuttavia, è stata dimostrata una località non newtoniana, detta, appunto, “non-località”. Cosa accade qui?
1 Luoghi e meta-luoghi.
Prima di parlare dei meta-luoghi dovremmo intenderci sul concetto di luogo. Dal punto di vista della fisica classica, il luogo è una parte di spazio materialmente e temporalmente circoscritta. In questa parte di spazio avvengono i fenomeni fisici conosciuti. In base a questa caratteristica, i fenomeni fisici vengono detti “locali”. La località è una caratteristica irrinunciabile per la validazione di ogni fenomeno. Viviamo in un universo localizzato. Tutta la fisica newtoniana, e anche la relatività einsteiniana, funzionano perché descrivono fenomeni perfettamente rispondenti alle caratteristiche della località. Tutto quanto è soggetto alla località può essere pesato, misurato e riprodotto in laboratorio (o potrebbe esserlo disponendo di strumenti sufficientemente precisi). Da qui deriva l’inevitabile e incrollabile convincimento che la realtà è esclusivamente materialista. In effetti, se una “cosa” è materia, come per esempio un sasso, può essere pesata. misurata e riprodotta. Quindi lo studio dei sassi si ascrive alla fisica. Viceversa, “cose” come Shambala, El Dorado, il Paese dei Balocchi, La Terra di Mezzo, il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio non sono localizzabili, quindi non sono pesabili né misurabili e perciò vengono dette, nei casi più benevoli, luoghi fantastici oppure invenzioni per i grulli. Lo studio di queste “cose” si ascrive alla metafisica.
In effetti, poiché la metafisica descrive le istanze non collocabili nel dominio della fisica, questi luoghi possono essere definiti meta-luoghi.
Alla ricerca di un meta-luogo esistente.
In effetti, basterebbe dimostrare che un solo meta-luogo esiste, per aprire la strada all’affermazione che tutti i meta-luoghi esistono, o, quantomeno, potrebbero esistere, se non altro grazie alla proprietà transitiva che recita:
se A = B e B = C allora A = C.
Immaginiamo che il meta-luogo B sia dimostrato esistente.
A= tutti i meta-luoghi;
B= uno dei tanti meta-luoghi;
C= esistenza affermata.
Poiché A=B, e B=C, allora A=C.
Il problema è che, fino a pochi decenni fa, nessun meta-luogo era mai stato dimostrato esistente. Sebbene ne avessero scritto schiere di studiosi e filosofi, neppure i meta-luoghi più affascinanti, come il Mondo delle Idee di Platone o l’inconscio collettivo di Carl Jung, erano stati dimostrati esistenti.
Le caratteristiche di un meta-luogo.
Come già detto, un luogo, per essere considerato meta-luogo, dovrebbe essere libero da tutti i vincoli tipici della località newtoniana, principalmente:
1) Non dovrebbe possedere “misure” quali lunghezza, larghezza, altezza e peso. I fenomeni al suo interno non sarebbero attenuati dalla distanza, perché non esisterebbero distanze. La velocità della luce non avrebbe senso, lo scambio di informazioni sarebbe istantaneo e totale.
2) Non dovrebbe essere soggetto alla freccia del tempo. Al suo interno non dovrebbero esistere concetti quali “prima” e “dopo”. Dunque, in un meta-luogo non sarebbero più applicabili i concetti materialistici di causalità e determinismo, secondo cui ogni evento è causato da un evento che lo precede, e determina eventi successivi.
Pensate che un luogo (o meta-luogo) simile non potrebbe mai esistere? Vi sbagliate di grosso. Esiste sicuramente, e la sua esistenza è stata dimostrata scientificamente già negli anni ’80 del secolo scorso.
Anno 1982: un esperimento sconvolgente.
Ho già descritto in altri post (vedi: https://www.pensarediverso.it) il fenomeno dell’entanglement quantistico, dimostrato nel 1981-82 da Alain Aspect tramite l’implementazione in laboratorio di un esperimento suggerito da Stewart Bell nel suo teorema detto “diseguaglianza di Bell”. Questo teorema voleva far luce sul precedente esperimento mentale detto EPR, proposto dal trio Einstein, Podolski e Rosen. EPR metteva in dubbio le teorie quantistiche formulate dalla “Scuola di Copenhagen” di Niels Bohr. Per la verità, EPR voleva spiegare l’inspiegabile partendo da presupposti sbagliati.
Alain Aspect dimostrò per primo, senza dubbio, l’esistenza reale del fenomeno detto “entanglement quantistico”.
Nasce la non-località quantistica.
Se due particelle (per esempio due fotoni di luce) nate dallo stesso evento vengono spostate a distanze astronomiche, anche ai lati estremi dell’universo, riescono comunque a comunicare tra loro come se fossero una cosa sola. I loro comportamenti sono reciproci e contemporanei. Se una particella cambia il suo “spin”, contemporaneamente anche l’altra lo cambia, a qualunque distanza si trovi nello spazio.
è evidente che tutto ciò avviene al di fuori dei criteri di località tipici della fisica classica.
Infatti, non esiste nessun mediatore capace di spostare “fisicamente” l’informazione in modo contemporaneo tra i due fotoni. Quantomeno, l’informazione dovrebbe spostarsi alla velocità della luce.
In effetti, il principio di località afferma che oggetti distanti NON possono avere influenza istantanea l'uno sull'altro: un oggetto è influenzato direttamente solo dalle sue immediate vicinanze.
L’esperimento di Aspect dimostra che, almeno in un caso, può avvenire il contrario.
Questo sperimento di Aspect è stato ripetuto centinaia di volte in decine di laboratori, con metodi sempre più sofisticati. Attualmente non si pongono più in stato di “entanglement” due fotoni, ma miliardi di particelle contemporaneamente.
Per i fisici materialisti la non località è come una lama con cui una realtà innegabile trafigge le loro carni, rigirandola crudelmente nella ferita.
Non potendo deridere o insabbiare l’evidenza, il grande imbarazzo fu risolto normalizzando il conflitto. Quindi, il fenomeno fu accolto a denti stretti e gli si appiccicò una nuova etichetta priva del prefisso “para”: la non-località. Come affermava cinicamente Mao nel suo Libretto rosso: “Se non puoi distruggere il tuo avversario, fattelo amico”. Sano pragmatismo cinese!
Prospettive future.
Chissà se in futuro si potranno mettere in stato di entanglement due esseri umani, cioè due cervelli? Non si farebbe altro che dare dignità scientifica al “para-fenomeno” della telepatia.
Naturalmente, questo post non vuole affermare la reale esistenza di tutti i meta-luoghi possibili, anche se una teoria meta-quantistica, quella dei multiversi, renderebbe plausibile questa ipotesi.
Per il momento, osserviamo che molti fenomeni detti paranormali o extrasensoriali diventano possibili e normali nel livello della realtà quantistica. Per esempio, oltre alla telepatia, la conoscenza del passato e del futuro, visto che nella non località non esistono il “prima” o il “dopo”. Come accedere a questa realtà? Il livello quantistico è inaccessibile ai nostri cinque sensi, calibrati per il livello macroscopico. Tuttavia, è pienamente accessibile al nostro settimo senso, la coscienza.
Testo di Bruno Del Medico
Blogger, divulgatore, scrittore.
https://www.pensarediverso.it
2 notes
·
View notes
Text
sotto gli spalti;
« Fai il compito di storia? »
« Forse sì, ho trovato ‘sta cosa. » indicando per l’appunto il pezzo di legno incriminato. « Sono due tipi. » facendo da storia per Niall che nel frattempo adocchia mentre si sta mettendo a fare la scimmia della situazione, trovandoselo a testa in giù. Ridacchia portandosi una mano alla bocca, solo per trattenere una risatina, « Magari sono due favolosi che hanno deciso di rimanere immortali nella scuola ma senza far sapere chi sono, oppure erano due annoiati che hanno solo rovinato la scuola. »
« Gnn » mugugna poi, tirandosi su, e mettendosi seduto lassù in alto, per ora. « Oppure sono le rune » e fa una pausa « Inguz » per la testa, e con le mani fa un cerchio « Teiwaz » e con la mano destra fa una V capovolta, ponendo nel mezzo a questa l’indice sinistro « e Kenaz » e fa la V. « Un po’ assemblate strane » mugugna anche, guardando la ragazzina come se si aspettasse già una sua reazione negativa a questo pensiero. Infatti alza le spalle e « oppure è solo un disegno d’amore, tra questi due » dice tranquillo « Magari questo è il loro talamo nuziale » e ridacchia, inclinando la testa verso il basso.
« Non mi sembrano tanto rune, però.. » scuotendo piano la testa e portandosi dietro all’orecchio una ciocca di capelli che le sfugge vicino al viso. « Il talamo nuziale.. » si volta verso di lui, spostando per altro il peso del corpo sull’altro fianco « Maccheddiciiii! Al massimo è il posto in cui venivano a baciarsi un po’, no?! » talamo nuziale. Domanda con l’ovvio alla fine con una mano, quella che non tiene la bacchetta, il cui palmo viene portato verso l’alto a mostrare che…chi si sposa ad Hogwarts? « Due che, mh, chissà di che casata sono.. » guardando l’intaglio. « Credo che prima del settimo anno intaglierò qualcosa anche io. »
« Potrebbero » commenta lui, iniziando appunto a far il linguaggio dei segni, cercando di far capire a lei cosa ci vede lui. « Lo escludo comunque.. ma solo perché sono due uguali » in effetti gli omini, sembrano proprio uguali, da quel che vede lui. Ridacchia un po’ comunque, per il talamo nuziale, e accoglie la sua domanda. Si guarda attorno. « Baciarsi.. e basta? » chiede ora « un nascondiglio.. e pensare che ora ci si bacia davanti agli altri » e forse è una critica a quel gioco della bottiglia? Ma comunque, il suo tono di voce non è per nulla aspro. « Sono… » lo sa lui? « Grifondoro e Corvonero.. ma proprio i fondatori eh » puntualizza. « E qui c’hanno fatto la fantasma Corvonero » e per tutte le cavolate che sta tirando, anche lui, inizia un po’ a ridacchiare. « Non si capisce nemmeno di che sesso sono »
« Vabbèèèè, magari erano due maschi. » e quindi? « Oppure no e magari non volevano farsi vedere dagli altri, erano tipo due amanti segretissimi.. grinzafico. » ridacchiandosela pensando a chi stesse portando avanti una tresca amorosa sotto gli spalti e lontano dallo sguardo di altri. « E poi io preferirei baciarmi qui, tipo, non in mezzo alla gente. » tanto per dire, con il gesto del portarsi via dall’orecchio quel ciuffo di capelli prima messo in ordine. Adocchia meglio le due sagome mentre il terzino le bolla come Godric e Cosetta.
« Continuo a ripetere che qui c’è stato fatto un figlio bastardo » commenta, schietto, alimentando la questione degli amanti segretissimi. Poi vabbè, la spiega a modo suoi eh. « Ecco » dice dopo aver sospirato, per aver sentito che Charlotte preferisce non baciare di fronte a tutti. « Ad un rituale va bene »
Gli occhi grandi e chiari della Serpeverde si spalancano ancora di più « Cièèè sarebbe uno scoop assurdo. Ti immagini?! Forse dovremmo raccontarlo ad Osbert che qui s’è consumato un amore proibito. » mette in chiaro al terzino per fargli sapere che, omg, questa cosa va detta subito ad Osbert! « Se è un rituale.. » facendo spallucce; non può farne a meno. Però qui almeno c’è un po’ di privacy, di intimità, come direbbe qualcuno. E non sei davanti al mondo. « Boh, vabè. Era un giochetto stupido, l’altra volta. » hanno capito entrambi cosa entrambi stavano tacendo, così lei lo esplica senza problemi. « Però qui è sicuramente meglio. Qui o comunque dove non c’è la gente che ti fissa a caso. » sbuffando aria dal naso, con un mezzo sospiro ed una mezza sentenza quella che dice, perché è così. Ma puntualizza pure che: « Non che sia assurdo farlo in mezzo ad altri, ecco. Però vabè, hai capito. »
« Magari ce l’ha consumato lui » e inclina il capo verso il basso, per sghignazzare, e riferendosi chiaramente al fatto che il docente ha già detto di aver baciato tipine a scuola. « Oppure sono due gemelli che consumano l’amore » dice, alimentando la tragedia « sono uguali » gli omini, e li indica. « Oppure, sono morti » e lo dice serio, ma per nulla intristito. « Stiamo parlando sopra dei morti, quei due.. e chissà quanti altri » ma insomma, non si fa problemi a dirlo. Il macabro, cosa è il macabro per Niall? Arriva quindi all’argomento baci, quelli contemporanei, e la ascolta, lasciando che finisca di parlare, mentre lui è proprio sciallo, come sempre. « C’è a chi piace guardare e a chi piace anche farsi guardare » commenta lui, parlando di cose sconce, ovvio. « E poi tutti avrebbero voluto baciare te » commenta.
Fa una smorfietta un po’ schifata quando si allude alle tresche amorose del prof. Osbert « Sì no, che bolide! Lui s’è baciato mezza scuola, in mezzo a mille posti cièè ne lasciasse uno anche a noi, grazie. » quindi picchietta il pugnetto, le nocche per lo più, ma piano piano stabilendo che « nessun incesto, e nessun morto » ew, altra espressione un po’ schifatina « Solo.. forse due così a caso. O forse Godric che se la faceva con Cosetta, potrei accettarlo. » potrebbe, indicandogli poi che « Così gli rubo il posto a quello scemo di Grifondoro! » ecco, così ha senso. « A me piace farmi guardare per altre cose. » tipo la sua favolosità, come cammina, come parla, come esiste, le cose normali che fa che la gente nemmeno comprando profezie fasulle potrebbe mai avere. In sostanza le piace che venga guardata, ma ama pure avere la sua privacy. « Beh, è ovvio che tutti mi vogliano. Vuol dire che tu sei stato quello con più Felix Felicis di tutti! »
« si sarà baciato pure tua nonna » commenta, non mettendo di mezzo la sua, anche perché c’ha i problemi familiari e lasciamo perdere le nonne. « E pensa che scemo sono a non aver voluto quanto mi sarebbe spettato, gnn? » lancia proprio questa mezza domanda, osservando la bimba accanto a se.
« Tu non vuoi concludere il gioco della bottiglia? » chiede « anche solo per scrollarcelo di dosso » dice, guardandola « non abbiamo chiuso un cerchio » che appunto, andrebbe chiuso, volendo. La guarda negli occhi, senza vergogna, anche se sono vicini e lui è più alto di lei.
« E vuoi chiuderlo perché sennò ci viene il gramo o perché pensi abbia senso chiudere il cerchio » chiede lei con un sorrisino più leggero, quasi divertito della sua stessa domanda.
« Non mi garbano nemmeno le cose incompiute » commenta « E poi, oltre a un sacco di sensi vichinghi anche quello di non prendere il gramo, è un senso no? » chiede, guardandola, sorridendo pure lui. E quando vede quel collo che va indietro, lui cerca pure di avvicinare il suo volto a quello di lei. « E tu ci vedi un senso o no? »
« Le cose incompiute non vanno bene, e non sono ossessiva compulsiva. » rammenta, ma la divinazione non ammette le cose che non si concludono. Tutto deve essere compiuto o niente può essere fatto. « Non prendere il gramo è un grande senso. Enorme. » ammette lei che di sfighe non ne vuole avere, sicuramente non così a ridosso delle vacanze. [...] « ma.. se lo fai per scrivere il mio nome sul quaderno sei proprio disperato, Nì. »
9 notes
·
View notes
Note
È “difficile”? Potresti provare a spiegare le “difficoltà” che si potrebbero incontrare? Essendo madrelingua italiana?
Mi fa piacere leggere che metti in evidenza il fatto di avere come lingua madre l'italiano, paradossalmente molti definiscono una lingua "difficile" senza prendere in considerazione una delle cose principali che servono per attribuirle questo aggettivo.
Contrariamente a quanto la maggior parte delle persone può pensare alfabeto e declinazioni non sono il problema. Certo rappresentano sicuramente un piccolo ostacolo che può lasciare spiazzati inizialmente, ma si supera facilmente con la pratica. Noi non siamo abituati a pensare "per casi" e declinare sostantivi, aggettivi, numeri, pronomi e così via, ma l'italiano è una lingua in cui la flessione è molto sviluppata e questo secondo me aiuta. Pensa alla coniugazione dei verbi italiani e paragonala a quella dei verbi inglesi, stiamo parlando di due cose molto diverse. Anche solo il fatto che in italiano non è coperta la categoria di genere grammaticale è un vantaggio, noi siamo abituati a distinguere sostantivi e aggettivi maschili dai femminili. In russo i verbi si coniugano per genere (al passato), numero e persona e c'è anche il genere neutro se parliamo di aggettivi e sostantivi ma neanche questo rapprresenta un problema.
Molto spesso quando penso che il russo per me è difficile provo a mettermi nei panni di un madrelingua inglese e la cosa mi appare un po' più semplice. Anche la pronuncia non è complicata per noi, a parte qualche piccola regola di fonetica il russo si legge praticamente così come è scritto.
Però ovviamente italiano e russo sono due lingue molto molto diverse. Nella maggior parte dei casi le traduzioni letterali non funzionano, la struttura delle frasi del russo è diversa dall'italiano, neanche i tempi si traducono allo stesso modo e spesso non corrispondono, non sempre a un passato in italiano corrisponde il passato in russo, a volte ci vuole il presente. In russo esiste il "gerundio" che non è un verbo e i participi attivi e passivi che si comportano come degli aggettivi. In russo mancano gli articoli, cosa che crea non pochi problemi ai russi che vogliono imparare l'italiano, ma loro hanno molte preposizioni che reggono tanti casi diversi e alcune di queste reggono casi sempre diversi in base al significato che devi esprimere. E poi la punteggiatura è diversa dall nostra. Ma sono cose che vanno imparate queste, niente di esageratamente complicato. E poi come posso non menzionare la categoria di aspetto, che nella nostra mente praticamente non esiste questo modo di vedere la realtà. Una volta il mio professore stava cercando di spiegarci qualcosa e ha fatto l'esempio con il voler invitare a cena qualcuno. Se usiamo l'imperfettivo esprimiamo sì la volontà di invitare quella persona ma lui, da madrelingua, userebbe un perfettivo per manifestare il forte desiderio di invitare a cena una persona a cui tiene. Questa sfumatura di significato noi non la percepiamo. Esprimiamo l'aspetto, sì, certo, ma tramite tempi verbali diversi. I verbi russi invece arrivano a coppie, uno perfettivo e uno imperfettivo e ognuno con la sua coniugazione e tutto e loro non li sbagliano mai, non esiste che un russo confonda l'uno con l'altro perché è il loro modo di percepire il tempo da sempre, mentre noi questa cosa dobbiamo impararla in un momento diverso della nostra vita, quando decidiamo di imparare questa lingua e ci troviamo a dover scegliere quale dei due verbi della coppia usare. Credo di aver letto da qualche parte che arrivano a scuola senza conoscere le coppie pur sapendole usare perfettamente. Il che è normale, no?Una volta ho fatto ridere un amico quando ho usato un perfettivo per dire che avevo appena pranzato perché avevo portato l'azione all'estremo, potevo aver mangiato tutta la pasta disponibile nella mia cucina e non aver semplicemente pranzato. E poi sì, a tutti i verbi si possono aggiunggere prefissi e suffissi che ne alterano il significato. E quasi lo stesso discorso lo posso fare con i verbi di moto, la prima volta che mi sono vista davanti otto coppie di verbi con sedici diverse coniugazioni e non so neanche quanti prefissi con significati diversi sono scoppiata in una risata isterica che per fortuna ho potuto condividere con le mie care colleghe perché non avevo mai neanche pensato a una cosa del genere: andare a piedi in generale, andare a piedi e tornare, nuotare o volare a caso o nuotare e volare in una direzione specifica? Accompagnare qualcuno con un mezzo di trasporto o condurlo a piedi, come un bambino a cui si fa attraversare la strada? Incontrai una signora russa a Roma due anni fa e si mise a ridere prima di spiegarmi, gentilmente, che non potevo andare a Mosca a piedi dalla Sicilia perché era quello che le avevo appena detto. E poi ci sono i numeri, declinare i numeri è una cosa pazzesca e che ancora una volta non avevo mai pensato di fare prima, sembra assurdo.
Sarei stata riduttiva e non avrei reso giustizia a quello che è il mio pensiero se mi fossi limitata a rispondere di sì. È un altro mondo, un'altra realtà, e potrei andare avanti per ore a elencare tutte le divergenze che noto tutti i giorni ma comunque dimenticherei qualcosa e non saprei neanche come descrivere certe sensazioni, come quella che provo quando mi accorgo che quello che leggo in russo ha perfettamente senso e funziona benissimo così com'è ma io non ci sarei mai riuscita ad esprimerlo in quel modo.
È una lingua complicata, sì, certo, ma ti coinvolge, ti spinge a pensare e a riflettere e riuscire ad esprimersi o capirla dà molta soddisfazione. A volte mi sembra molto simile all'italiano e altre volte ho l'impressione che non potrebbe esistere niente di più diverso, ma più vai avanti e più diventa interessante, non si può semplicemente classificare come difficile senza evidenziarne almeno qualche sfumatura, quindi spero di non averti annoiat e di nuovo mi fa piacere se hai letto fin qui :)
8 notes
·
View notes