#cosa non dire a chi soffre di disturbi alimentari
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Ripubblico questo video perché desidero rispondere pubblicamente al commento che segue... Per delicatezza ho cancellato il nome della persona che ha espresso ciò che ha provato emotivamente: "non sai che sollievo sapere che non era solo un mio punto di vista" Ti rispondo subito: NO NO NO, non è e non può essere, solo un tuo punto di vista, credermi che per chi conosce davvero e molto bene i disturbi alimentari è un'assoluta certezza!!! Questa non è informazione sana (per non dire di peggio), tutt'altro. Mi scrivi che l'hai visto all'ora di pranzo e il mio timore grande è che, insieme a te, tante persone abbiano avuto il medesimo pensiero. Quanto viene espresso da questa signora non c'entra nulla con i disturbi alimentari. Incollo quanto ho scritto nel post precedente, perché NON SI PUÒ FAR FINTA DI NIENTE!!!!!!!💜 In questi giorni per la giornata nazionale dedicata ai disturbi alimentari💜,ci sono stati tanti servizi anche utili, ma nel contempo, mi sono stati segnalati moltissimi interventi che non c'entrano nulla con queste malattie e diffondono ancora di più un'idea SBAGLIATA dei DCA. Messaggi che fanno profondamente soffrire chi ne soffre, inoltre non aiutano CERTAMENTE la comprensione di chi vive accanto a chi è affetto di DCA. Mi sento in dovere di pubblicare uno dei tanti video che mi hanno mandato gridando sdegno e dolore. Mi dissocio completamente dalle parole di questa signora con la quale sono d'accordo solo su UNA COSA e cioè che esistono centri specializzati. Amici, amiche che soffrite di disturbi alimentari non ascoltate e passate oltre... continuate il vostro percorso di cura con chi queste malattie le conosce bene, continuate a lottare per vincere quel mostro, per arrivare a essere veramente liberi. Io, nel mio piccolo, sono voi... lottiamo uniti!!!! ..... è sempre di più... AVANTI TUTTA!!!!💪🫶💜🫂🌞❣️ 💜 Link: https://linktr.ee/chiarasolems 💜 #mondosole #coloriamocidililla #15marzo #15marzo2023 #disturbialimentari #tuvali #DCAtumoridellanima #disturbidelcomportamentoalimentare #bingeeating #fiocchettolilla #beyou #credercisempre #arrendersimai #sipuoguarire #anoressia #nonseiunnumero #bulimia #famedivita #doloreinvisibile (presso MondoSole anoressia bulimia binge disturbi alimentari (dipendenze)) https://www.instagram.com/p/Cp2qCvWIb1O/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#mondosole#coloriamocidililla#15marzo#15marzo2023#disturbialimentari#tuvali#dcatumoridellanima#disturbidelcomportamentoalimentare#bingeeating#fiocchettolilla#beyou#credercisempre#arrendersimai#sipuoguarire#anoressia#nonseiunnumero#bulimia#famedivita#doloreinvisibile
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Conosci una persona che soffre di Disturbi alimentari? Ecco come aiutarla! Approfondisci qui: https://melaniaromanelli.com/come-aiutare-una-persona-con-disturbi-alimentari/
#disordini alimentari#disturbi alimentari#melania romanelli#coach alimentare#cosa non dire a chi soffre di disturbi alimentari
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Lati positivi del cibo:
1. Senso di appagamento
2. Uscite con amici
3. Più energia
4. Momenti felici
Lati negativi del cibo:
1. Un eccesso ti fa aumentare di peso
2. Devi allenarti di più
3. Ti senti felice per poco
4. Sensi di colpa
5. Ti senti pesante
6. Paura della bilancia
7. Sentirsi gofia
8. Abbuffate
Ecc...
Quindi secondo la MIA VISIONE il cibo è fonte di dolore ma anche di amore perché potrei stare con le persone che amo ma questo mi porta a vedermi male con me stessa. La mia domanda è quindi, perché non mangiare bene sempre a casa e quando esco godermi la vita? Questo l’ho fatto per più di 3 anni e ho avuto un peso costante dai 46 kg a 50 kg circa che sballavano a seconda dei giorni. Non ho mai saltato un pasto a quel tempo, anzi facevo anche colazione, con una merendina e mi sentivo bene con me stessa. Stavo bene fisicamente, ma ovviamente non ero mai soddisfatta del tutto essendo una perfezionista ma per colpa di questa pandemia non ho avuto più quel giorno di appagamento e quindi sono arrivate queste odiose abbuffate e per conseguenza ci sono stati giorni di digiuno o quasi, e intensi allenamenti. Amo allenarmi ma un conto è farlo per sentirmi in forma e bene con me stessa, un altro invece è perché devo ritornare magra il prima possibile perché se no inizio a farmi paranoie. Non so da dove nasce questa enorme voglia di essere magra ma so che mi rende felice sentirmi così. Non lo faccio per nessuno, ne per il mio ragazzo ne per qualsiasi persona. Quindi un altra domanda che mi pongo è: perchè deve essere un problema volermi vedere così magra? Ovviamente non è semplice bloccarsi ad un peso e non voler scendere di più ma ho trovato questo equilibrio pesando 47 kg. Con questo peso mi sento leggera, ho le gambe sottili e la pancia piatta e ho una percentuale di massa grassa che va dai 15 ai 18% circa. Quindi se riesco a sostenere questo stile di vita perché deve essere un problema? Si perché secondo la mia altezza io sarei sottopeso. In questi 3 anni ho fatto molte visite per controllare il mio stato di salute e tutti gli esami erano perfetti. L’unica cosa negativa in tutto questo era la mancanza del ciclo, ma sinceramente non mi pesava e non mi pesa nemmeno ora (anche se mi è tornato ora) perché comunque era un peso in meno (so che comunque è una visione sbagliata da parte mia). So che faccio discorsi sempre senza un vero senso ma Tumblr è l’unico social dove mi posso sfogare e dire ciò che penso realmente. Vorrei tantissimo non vedere più gente con “problemi” di anoressia o di disturbi alimentari perché so il male che porta e so che può cambiare completamente la vita di una persona e quindi spero con tutto il mio cuore che questo dolore finisca da così iniziare di nuovo a vivere al 100% la vita. Quando vedo gruppi PRO ANA inizio ad incavolarmi perché le persone non capiscono che facendo così possono portare la rovina di altre persone. Concludo dicendo che non bisogna restringere troppo perché non serve praticamente a nulla essendo uno stile di vita non sostenibile, quindi non dico di dover mangiare ogni giorno la pasta o altro ma bisogna si mangiare sano ma una volta a settimana è anche giusto concedersi qualcosa. Però se posso consigliare a chi soffre di abbuffate di evitare il giorno di sgarro e non lo dico per cattiveria ma perché può portare alla sensazione di fallimento e quindi ricrearsi questo loop continuo. In questo caso consiglio di concedersi un alimento non troppo calorico che comunque ti crea una sorta di piacere. Per esempio in questo caso eviterei una pizza e mi concederei una piadina da così sentirmi meno in colpa e soprattutto programmarlo prima da così regolarsi con l’allenamento.
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sapete qual è la cosa strana?
che chi soffre di disturbi alimentari non sa mai quanto ci è dentro, quanto sta male e quanto ci soffre, perché ormai è un’abitudine e credo che questo discorso lo si possa fare con tutte le malattie.
sto provando a combattere davvero da poco tempo e quando ci sono giorni no mi accorgo di quanto io stia male.
sono rimasta positiva per giorni, il che è fantastico per me. ho cercato di scacciare via tutte le voci e la maggior parte delle volte ci sono riuscita ma stasera sono un po’ crollata ed è tornata quella maledetta voce. ho sentito cosa aveva da dire: domani non mangi fino a pranzo.
mi sono improvvisamente sentita potente, come se avessi il controllo su tutto, ho iniziato a pensare alle ossa, a quanto è bello sentire la pancia vuota.
non avevo questi pensieri da giorni e sentirli così di impatto ti fa capire.
fa capire quanto stai male.
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DCA, dismorfofobia e commenti
Sappiamo che una persona che soffre di disturbi alimentari non riesce a percepire veramente le dimensioni del proprio corpo. Come si può aiutare a minimizzare questa disperazione e gli effetti negativi che ne conseguono?
1) Non commentare mai l'aspetto fisico: anche un complimento può essere interpretato negativamente.
Sei grass* -> non c'è bisogno di aggiungere altro, è un commento che non fa che aggravare i sintomi.
Come ti vedo bene -> bene è sempre interpretato come "in salute", che è ciò che si vuole evitare a tutti i costi. E visto che in salute è sempre correlato a della carne sulle ossa, bene è interpretato come grass*, quindi diventa un ulteriore invito a dimagrire.
Come sei magr*/ anoressic*/ ecc -> non fa altro che dare soddisfazione, vuol dire che il dimagrimento si vede e che quindi la strada che si sta percorrendo dà dei risultati.
Per certe persone anche commenti sulle forme femminili, come seno e fianchi, possono risultare negative a causa di traumi o altro.
2) Quando possibile evitare di fare foto in cui il corpo della persona malata possa essere messo in confronto con quello degli altri. Questa è una cosa che mi tocca particolarmente; difatti non è vero che con un corpo sano di fianco si riesca a percepire l'effettiva magrezza, anzi vengono accentuati i punti critici che mettono a disagio la persona. Lo stesso vale, all'inverso, per chi soffre di sindrome dell'alimentazione incontrollata oppure di anoressia atipica/bulimia ed è sovrappeso o normopeso.
Purtroppo il problema della dismorfobobia è da una parte sottovalutato e dall'altra mitizzato; si pensa che basti vedere il numero sulla bilancia per far rinsavire la persona ma il problema non è tanto l'essere grassi quanto l'avere il grasso, sentirselo addosso come una coperta che pesa troppo. Per questo motivo anche un numero basso non è mai troppo basso e c'è sempre una porzione di carne o di pelle da strizzare con disgusto. Chi è malato inoltre non si accorge del proprio dimagrimento perché ha sempre di fronte a sé la propria immagine in modo morboso: è un po' come guardare l'acqua che bolle, se la fissi non ti accorgi che si scalda e sembra che ci metta un tempo eterno. Quando invece qualcuno che non ti vede da tantissimo tempo resta scioccato da come è cambiato il tuo corpo --- allora forse ci si rende conto di come ci si presenta agli altri. Mi ricordo che lo scorso luglio mia sorella aveva messo una storia su instagram di me e lei al centro commerciale. Ero al mio peso più basso ma chiaramente non mi vedevo com'ero; ho poi saputo che una mia vecchia compagna di classe aveva detto che sembravo una vera anoressica sono rimasta sconcertata per un po' perché vedevo ancora del grasso su di me. Poco dopo ad una festa un ragazzo completamente a caso mi ha fermata per dirmi che secondo lui ero troppo magra e per chiedermi se stavo bene. Poi dopo un mese sono andata in terapia per cui non sono più potuta dimagrire (per fortuna).
3) Impedire l'interazione con account pro ana o modelle troppo magre: purtroppo come detto prima il confronto è inevitabile e diventa una competizione. Per questo è indispensabile evitare l'interazione com certi tipi di contenuti. Gli account pro ana, non mi serve neanche spiegare il perché; instagram model (katekusmina, kimiperi ecc, ce l'ho su con loro scusate) perché influenzano negativamente chi le segue dicendo che loro sono magre naturalmente (seh....); e account pro recovery per assurdo. Questi ultimi mi hanno triggerata più di tutto il resto.
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La parola d'ordine è FIDUCIA. Non sempre è facile prendersi cura di noi,è sempre un trauma,soprattutto nei DCA,delegare a qualun altro la nostra salute,le nostre azioni quotidiane. Il fatto è che nei periodi di down è difficile scegliere ciò che é giusto,per chi soffre di disturbi alimentari è molto più semplice scegliere il modo più accettabile che anestetizzi quella fase (spesso prolungata) di malessere. Infatti è molto più facile dire "restringo solo a pranzo o cena" piuttosto che dire "no,devo essere forte e vado contro ana". È più semplice dire "vomito solo a pranzo o solo a cena" piuttosto che dire "devo essere forte e distrarmi" . È molto più facile dire "magari mi abbuffo solo ora,poi terrò il controllo" piuttosto che chiedersi quale vuoto si vuole colmare.. Scegliere di farsi seguire ed essere forti insieme a qualcun altro è un grande atto di fiducia che bisogna fare per prendersi cura di se! Non si può avere il controllo di tutto,bisogna insistere,persistere e resistere..ovviamente una volta trovate le persone giuste.E se ancora non le avete trovate allora non restate fermi/e al punto di partenza! Continuate a cercare! Ma soprattutto non andate mai in riserva di speranza,perché se c'è una cosa che vi posso promettere; è che la vita è un viaggio meraviglioso se fatta in compagnia 💜#NapoliLilla#MollichinaPower#Mollichina#Fitness#Anoressia#AngyRecovery#ProRecoveryDCA DcaWeb#DcaBlog#DcaNapoli#GymAddicted#Inspiration#Motivator#Motivation#Motivated#Workout#Blogger#WebInfluencer#BloggerInfluencer#NapoletanBlogger#ItalianBlogger#InstaWeb#InstaBlog#Instagram https://www.instagram.com/p/B0TgSraI47_/?igshid=lyxow8ep9ilt
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Mi presento
Ciao a tutti, mi chiamo Sara e ho 19 anni.
È da un po’ di tempo che volevo aprire questa pagina, ma non era mai il momento. Ora lo è.
Cosa ci sarà nel mio blog? Vi dico subito
Ho sempre odiato i diari segreti, li iniziavo per qualche giorno e poi li lasciavo a metà, non facevano proprio per me.
Questo blog lo voglio usare come un vero e proprio diario “segreto” (anche se segreto non lo sarà proprio)
Qualcosa su di me:
Ho sempre odiato il mio corpo in tutte le maniere, non sono mai riuscita ad accettarlo. Ho fatto mille dieta sin da quando ero più piccina, ma non sono mai arrivata a dire basta.
Nell’ultimo anno tutto è degenerato, ho iniziato ad abbuffarmi (ciò che non è mai capitato) ho iniziato piano piano. Dopo aver fatto una dieta ferrea, io ero molto rigida con me stessa, guai lo sgarro, subito il giorno dopo a pesarmi sulla bilancia. Ma piano piano iniziai a mangiare sempre di più. Lascia sempre di più andare le varie diete, lasciai lo sport e piano piano iniziai ad abbuffarmi.
In questo anno sono dimagrita è ingrassata in poco tempo, iniziavo diete e poi dopo mesi iniziai di nuovo a strafogarmi di cibo. Non sapevo all’inizio cosa fosse questa cosa, ma iniziai a documentarmi e scopri che questo tipo di comportamento si chiama “Binge Eating Disorder” ovvero Disturbo da Alimentazione Incontrollata.
È veramente difficile sia a livello psicologico che a livello fisico. È difficile parlarne con amici, genitori o qualsiasi altra persona.
Non ho mai sofferto di anoressia o di bulimia.
Non mi reputo una persona malata.
Voglio solo uscire da questa cosa, voglio uscire da questa mia ossessione, Il cibo.
Ora sono a dieta da ormai un mese e ho perso altri chili, ma ieri ho avuto una ricaduta (stanno succedendo meno spesso).
Ho provato anche il vomito autoindotto (pensare che io odio vomitare), non so il perché ma mi sono sentita di farlo, è stato difficile, mi sentivo uno schifo.
Negli ultimi giorni dopo aver visto uscire il sangue dalla mia bocca, mi sono fermata. Non e questa la strada che devo intraprendere.
Insomma, nel mio blog parlerò dei vari disturbi alimentari, ma non solo, voglio che chi ne soffre ne parli, ripeto non mi reputo malata, voglio solo aiutare e voglio incitare anche me stessa per uscire da questo buco.
È difficile lo so e lo sapete, ma spero che ci potremo aiutare a vicenda.
{Sara}
#imparareavolersi#frasi#disturbi alimentari#persona#persone#cit#tumblr#anoressia#bulimia#binge eating#aiutarsi#aiutare#vita#citazioni#ragazze#ragazzo#cibo#mangiare#incotrollato
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Insonnia: come riuscire a dormire a lungo
Nuovo post pubblicato su https://www.wdonna.it/insonnia-come-riuscire-a-dormire-a-lungo/106402?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=106402
Insonnia: come riuscire a dormire a lungo
Insonnia. Trascorrere la notte con gli occhi spalancati nelle vana speranza di prendere sonno, è all’ordine del giorno per tantissime persone. Nonn dormire diventa un dramma, soprattutto se l’insonnia è prolungata nel tempo.
Cosa fare dunque? Avete provato di tutto ma gli occhi sono sempre aperti e i pensieri si accavallano nel letto. In questo articolo cercheremo di dare qualche semplice e utile consiglio per aiutare chi soffre di questo problema.
Spuntino con carni bianche, banane e latte: sono tutti alimenti che contengono triptofano, un aminoacido che se assorbito, aiuta la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore, conosciuto anche come l’ormone del buon umore, che aiuta a regolare il sonno.
Evitare cibi pesanti prima di andare a letto: bisognerebbe aspettare almeno tre o quattro ore per digerire e poi andare a letto.
No ai cibi piccanti e agli zuccheri: le spezie possono irritare lo stomaco; gli zuccheri, soprattutto il cioccolato, contiene caffeina e quindi possono tenerci svegli tutta la notte.
La lavanda: il suo odore riesce a tranquillizzare, basta anche solo tamponare le tempie e la fronte con un batuffolo di olio alla lavanda e il suo aroma concilierà il sonno.
Bagno rilassante: un bagno caldo aromatico prima di coricarsi aggiungendo qualche goccia di olio profumato scioglie i muscoli ed è immediata la sensazione di torpore che favorisce il sonno.
Sveglia allo stesso orario: anche se molti non saranno d’accordo, pare che sia importante per combattere l’insonnia, non modificare il bioritmo e svegliarsi dunque ogni mattina, anche durante il weekend, alla stessa ora.
Un libro o la TV: se proprio non si riesce a dormire è meglio prendere un bel libro da leggere o accendere la TV nella speranza di trovare qualcosa di interessante che pian piano aiuti a rilassarsi e prendere sonno.
Niente alcol, caffeina e sigarette: poche ore prima di andare a letto, caffeina, nicotina e alcol, stimolano il sistema nervoso centrale, interferendo con la capacità di addormentarsi.
Contare le pecore: eh già, le care pecore da contare restano sempre e comunque il rimedio più efficace nei casi di insonnia
Insonnia cause
Alcune persone sono biologicamente inclini all’insonnia, non esiste perciò un motivo ben preciso che scatena questo disturbo; Per altre invece, le cause sono diverse, dal semplice cambio del ciclo sonno-veglia alle più gravi legate a disturbi fisici e mentali quali, la depressione o i problemi di salute.
Insonnia e problemi di salute
Molte volte l’insonnia è riconducibile a problemi di salute. Si pensi a chi soffre di problemi gastrointestinali come il reflusso o chi ha problemi di ipertiroidismo, di pressione alta, di malattie cardiache e di asma. La difficoltà di addormentarsi o la difficoltà di tornare a dormire dopo essersi svegliati sono sempre in agguato.
Insonnia e depressione
L’insonnia può anche essere innescata o peggiorare con la depressione. Le persone depresse hanno difficoltà a ricreare quel “clima” necessario a conciliare il sonno e così le notti alla ricerca del tanto atteso riposo sono sempre un desiderio lontano.
Insonnia e ansia
Essere preoccupati o nervosi disturba il sonno di molte persone. Preoccuparsi per qualcosa che si deve fare, sentirsi sopraffatti dalle responsabilità, associati ad altri pensieri stressanti o a timori, di certo non conciliano il sonno.
Insonnia e stile di vita
Anche stili di vita insalubri possono creare insonnia. I sonnellini pomeridiani se per alcuni possono essere utili, per gli altri possono rendere difficile addormentarsi durante la notte. Lavorare con i turni (il che significa che si lavora a orari irregolari), cambia il bioritmo e può creare insonnia. Alzarsi nel bel mezzo della notte per lavorare può rendere molto difficile riprendere sonno nonostante la stanchezza che si ha addosso.
Insonnia e alimentazione
Anche l’alimentazione incide sul ciclo sonno-veglia. Alcune sostanze e abitudini alimentari, possono essere infatti causa di insonnia. La caffeina e la nicotina, sono degli stimolanti, motivo per cui l’eccessivo consumo può causare insonnia e se ne sconsiglia l’uso prima di andare a letto. Pasti pesanti prima andare a dormire possono disturbare il sonno. Da evitare anche i cibi piccanti che possono causare bruciore di stomaco e interferire con il sonno.
Insonnia : cosa fare per dormire
Quando sentiamo parlare di cibi e bevande da non consumare prima di andare a dormire, tutti pensiamo al caffè. In realtà, non è l’unico responsabile dell’insonnia. Tra i fattori scatenanti dei disturbo del sonno vi è anche l’alimentazione, pertanto è bene tenerla d’occhio, e non solo per controllare la linea.
Secondo i nutrizionisti, dopo le 21 sarebbe meglio evitare i seguenti cibi:
Carne rossa: contiene tirosina, un aminoacido che aumenta la produzione di adrenalina, che mal si concilia con la nostra voglia di riposare, visto che il suo effetto è totalmente opposto.
Verdure: fanno benissimo all’organismo, lo sappiamo bene, ma sarebbe meglio non consumarle a cena, in quanto la loro grande quantità di fibre tende a rallentare la digestione, condizione che può incidere negativamente sulla qualità del sonno.
Pizza: va bene se leggera e poco condita, no a quelle con molti ingredienti, peggio ancora se surgelate.
Patatine e snack salati: la presenza di glutammato monosodico, esaltatore della sapidità, può causare disturbi del sonno.
Gelato: sopratutto se alla crema, può restare sullo stomaco. Inoltre, è ricco di zuccheri, sconsigliati di notte.
Cornflakes: spesso vengono mangiati come spuntino dopo cena mentre si guarda la tv, ma sarebbe meglio dire addio a questa abitudine, sopratutto se si scelgono quelli caramellati o particolarmente ricci di zucchero.
Cioccolato: se proprio non sapete resistere, consumatene una piccola quantità, non oltre un quadratino.
Cibi piccanti: stimolando le terminazioni nervose, possono provocare un effetto adrenalinico indesiderato.
Cibi salati: meglio sostituire i sale con le spezie. Se si esagera col sale, infatti, si corre il rischio di svegliarsi più volte a causa della sete.
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“Ma se vuoi guarire, perché non ricominci a mangiare normalmente?” – ogni persona che soffre di disturbi alimentari è tediata regolarmente da questa domanda. Io di solito rispondo “Perché non è così facile”, e sbaglio, perché poi la conversazione prosegue verso “Ma sì che è facile, guarda, mangia questo (porgendo pezzo di cibo x)” e si conclude con “Vedi che allora non vuoi davvero guarire”. Credo che la risposta giusta sia “Perché non sono capace”. Già, la mia mente ha perso una delle facoltà basi ed innate dell’essere umano, quale quella di nutrirsi – e quindi proprio non sono capace, e non ho idea a cosa si riferisca chi parla di “mangiare normalmente”. Normalmente nel senso che seguo un regime equilibrato, magari studiato da una dietologa? Normalmente nel senso che mangio quello che mi sento di mangiare, quello di cui sento il bisogno? Nel senso che mangio quello che mangiano in media le altre persone? Credo che la ragione principale per cui non posso semplicemente ricominciare a mangiare normalmente è perché ho perso l’istinto che spiega che cosa vuol dire normalmente. Sono successe due cose, nel mio corpo e nella mia mente, che hanno ucciso quel mio istinto quando sono caduta nei disturbi alimentari. Primo – ho preso in giro il mio corpo abbastanza a lungo da fargli dimenticare i suoi cicli naturali. Adesso, per esempio, non so più cosa vuol dire avere fame ed essere piena, perché non ho mai fame e non mi sento mai piena, o perlomeno non quando dovrei. Io potrei mangiare sempre – perché non ci sono mai momenti in cui ho più fame o più appetito, io credo di avere sempre fame, ho fame anche quando mangio, e questa cosiddetta fame mi passa solo quando ho mangiato talmente tanto da sentire le pareti del mio stomaco tirare. Ma non so se si tratti davvero di fame, o se è semplicemente un senso di vuoto. Non lo so. Quindi potrei mangiare sempre, ma allo stesso tempo non mi sembra mai di avere bisogno di mangiare. Non mi sembra mai di avere davvero abbastanza fame, di avere una fame giustificata e non una sensazione di vuoto. E quando poi mangio e faccio un pasto semi-normale, allora non riesco a capire se davvero avevo fame, se ho ancora fame, se avrei dovuto mangiare di più o di meno. Davvero, non lo so: il mio stomaco non me lo dice, o io mi sono dimenticata come ascoltarlo. Capisco solo gli estremi: lo stomaco vuoto pre-svenimento e quello gonfio post-abbuffata. So che non è così per tutte le persone che soffrono di disturbi alimentari – ma so anche che spesso imparare ad ascoltare e rispondere in modo appropriato ai propri stimoli è una parte importante del programma di ricovero. Ascoltare il proprio corpo, quelle robe lì. L’alterazione del senso della fame, ovviamente, non è l’unica ragione per cui io e qualunque persona con dca non possiamo “ricominciare a mangiare normalmente”. Il bodyfuck è sempre rigorosamente accompagnato, o meglio, preceduto dai mindfuck. E di quelli ce ne sono a migliaia, non sto nemmeno qui a contarli: non soltanto la paura di ingrassare, ma anche la paura del cibo, di determinati cibi, la paura di perdere il controllo, e blablabla. Questi mindfuck fanno parte di determinate strutture che la persona con disturbi alimentari sviluppa nel corso di anni e che sono la causa principale del bodyfuck, il motivo per cui si ha perso l’istinto a mangiare normalmente. In pratica, hanno rimpiazzato l’istinto con razionalizzazioni malate, e hanno fatto sì che qualsiasi pasto o non-pasto diventasse il risultato di una complessa programmazione anoressica. Quindi la persona con disturbi alimentari quando vede un ravanello non pensa “ravanello = buono/sano/mangio”, ma pensa piuttosto “ravanello = x calorie, se mangio quello non mangio quell’altra cosa, devo mangiare ravanello per uccidere craving, non devo mangiare ravanello perché ho già mangiato, mangio ravanello solo con questa cosa a tale ora…”. Molti di questi pensieri dovrebbero risolversi in maniera istintiva, o non dovrebbero esistere affatto. Ma per una persona con disturbi alimentare esistono, pesano, e non possono semplicemente essere eliminati da un momento all’altro – anche perché, dopo anni, sono molto più istintivi questi che quello che dovrebbe essere il “mangiare normalmente”. Badate la differenza: anche quando la persona vuole capire che questi pensieri sono sbagliati, questi continuano a sorgerle in maniera istintiva. Una parte di sé continua a percepire questo tipo di idee – e credo che ogni essere umano sul pianeta terra possa convenire che non è sempre così facile sopprimere una voce persistente nella propria testa. Mi chiedo se la terapia ti faccia riguadagnare gli istinti perduti – ma dai commenti che ho ricevuto nel mio post sulla guarigione sembra piuttosto che, per guarire, si impari semplicemente ad implementare una strategia sana, per quanto quella malata rimanga sempre la più istintiva. Cavolo però. Come insegna tumblr: “Eating is one of the most basic parts of human life, and I have failed at it.”
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“Il mostro piantato nella spina dorsale”. Dialogo con Ugo Patierno, lo chef che ha domato un corpo che lo divorava
Radicale ed energico. Ugo Patierno lo puoi descrivere così. Quando ho conosciuto Ugo eravamo in un contesto difficile, dove il ruolo è anche schermo, distanza, il bianco può allontanare. Quando però gli incontri sono destinati a compiersi ci si ritrova, c’è qualcosa da compiere, da portare avanti insieme. La prima cosa è la verità: Ugo è un ragazzo che si dice la verità e manifesta una coerenza di vita che è totalmente radicale, non c’è distanza tra quello che è e quello che fa. Per Ugo Patierno il rapporto col cibo è sempre stato un rapporto d’amore, è chef di professione da quando era ragazzo. Nativo di Napoli, già da quando aveva quattordici anni lascia la casa e vive per conto suo, lavorando e amando quello che è nutrimento e amore. “L’arte non muore mai” ce l’ha tatuato nella carne, ha scelto il centro del petto, il cuore sta lì vicino. L’arte per lui è cucinare, un dono di amore bellissimo, un dono che è nutrimento, la prima forma di amore che conosciamo quando veniamo al mondo.
A un certo punto però questo amore gli si ritorce contro, c’è un tale bisogno, una tale richiesta di aiuto che quel dono se lo porta dentro. Fuori dalle metafore, se lo ingoia. Ugo ingrassa nel giro di 8 mesi in maniera incontrollata fino a pesare oltre duecento kili. Ci tiene a specificarmi più volte una cosa importante che riguarda la sua obesità: la “scelta” più o meno consapevole di mangiare fino a non sentire più i limiti naturali del suo stomaco non è dovuta a un trauma, quel trauma che è la perdita della fidanzata nel terremoto dell’Aquila: è solo e semplicemente la miccia che accende l’inferno. Mi dice: “i traumi e i dolori che partono dalla famiglia ti entrano nella genetica, ti si piantano nella spina dorsale, risalgono il midollo, non puoi sottrarti, sono i tuoi mostri, non puoi cercare nei morti le colpe dei vivi”. Rifiuta infatti una proposta televisiva per questo: non sta nei morti la colpa delle nostre scelte, Ugo me lo ripete quasi allo sfinimento, quasi a sfinirsi, non è la tragedia l’origine della colpa, l’obesità è una forma di scelta lenta e corrosiva, è una richiesta di aiuto diversa, più lenta, meno visibile. Parte da molto lontano, parte da qualcosa che ha a che fare con la radice, con la prima linfa.
L’obesità è un percorso che contiene due aspetti che sembrano quasi oppositivi: da una parte corrode, erode dentro l’uomo, gli consuma gli organi, li metti in stress continuo, è una forma depressiva che ti scava, dall’altra fuori ti gonfia, i volumi si espandono fino a superare i limiti che credevi possibile. In questo però Ugo Patierno ha trovato un punto di frattura, un giorno in cui ha fatto inversione, da quel giorno si è scavato dalla carne 161 kili, è stato scultore del suo stesso corpo.
C’è sempre un punto di frattura estremo e profondissimo che porta a fare un giro di chiave, a tornare indietro. Ti chiedo qual è stato per te questo punto di frattura che ti ha fatto scegliere la vita. Per chi è in un percorso simile al tuo cosa consiglieresti, come si fa a raggiungere quella frattura.
Ugo Patierno: Sicuramente non consiglierei il mio modo, è stato un percorso molto lungo, nel 2012 ero già in cura da due anni e in lista per un intervento chirurgico al policlinico di Napoli. Il giorno prima dell’operazione non mi sono presentato in ospedale, avevo banalmente paura di morire sotto i ferri. La molla è stata mia madre, ogni giorno lei mi mandava i video mentre dormivo in cui andavo in apnea, nel riposo rischiavo di restarci. Non riuscivo a fare più niente, non riuscivo più ad allacciarmi le scarpe, ho sentito le reali difficoltà pratiche di fare da solo un gesto naturale. Quel giovedì sera ho deciso, tre giorni dopo ero a operarmi.
Obesità e percezione del proprio corpo. Chi soffre di disturbi alimentari ha spesso questa difficoltà, per protezione non ci si vede, non ci si percepisce. Tu come ti percepivi da obeso, ti dicevi “sono grasso”, ti vedevi?
Da grasso sapevo che lo ero, ma non mi vedevo, non mi sentivo davvero così anche se ero 248 kili. Ovviamente è una forma di difesa. La presa di coscienza è iniziata quando ho cominciato a non trovare più i vestiti della mia taglia nei negozi, pure in quelli specializzati oversize. Per esempio portavo 46 di scarpe, ora un 42.
Domanda che forse ti fanno quasi tutti, apparentemente ingenua, ma dal forte carattere sociale e giudicante: eri obeso “di nascita” (quindi per genetica o malattia metabolica) oppure lo sei diventato. E qui si sta già parlando di obesità come colpa, come qualcosa che la società può permettersi di giudicare.
Sono sempre stato un po’ in carne, il classico bambino pacioccone, poi nel 2009, a seguito di questa perdita, la cosa si è semplicemente esasperata. Ingrassavo a vista d’occhio. Mangiavo quindici ore al giorno, non sentivo il limite. Facevo anche una vita senza limiti, ero totalmente senza limiti. Dirigevo due aziende, dormivo pochissimo per notte, mangiavo tantissimo. Mangiare era la mia felicità, faccio lo chef da quando ho nove anni, quindi me lo cucinavo e me lo mangiavo. Sono sempre stato cosciente, era una sorta di depressione consenziente, sapevo però che ero in un percorso e ne sarei uscito. Ho scelto diciamo una forma di depressione più delicata, apparentemente meno irruenta di una crisi di panico. Arrivato a 248 kg ero al mio massimo.
Hai scritto un libro di ricette “Metà”, edito da Risguardi edizioni nel 2018, dodici ricette. Che significato ha avuto per te questo libro, e perché un altro ennesimo libro di ricette che ne siamo sommersi.
Per me è stato un liberare. Il libro si intitola Metà ma se togli l’accento diventa meta, una meta da raggiungere, è una cosa che dico spesso alle persone che si stanno per operare. Ho pensato a questo libro a maggio 2018, dopo anni dal momento del cambiamento, è nato parlando tra colleghi e ho pensato che il mio biglietto da visita potesse essere un libro illustrato, riconoscibile, con poche ricette. Ora io posso mangiare poco, il mio stomaco mi permette solo metà porzioni, ecco il perché del titolo. Sono tutte ricette a metà porzione, quelle che mangio io, però cucinate a bassa temperatura dove si salvaguarda tutta l’organolettica degli alimenti. Quindi mezza porzione ma eliminando le cotture classiche. Devo ringraziare Francesco, il mio sous chef, che mi è sempre stato vicino nella fase del cambiamento.
Ugo Patierno, chef: ieri & oggi
Vivi due vite, come è il dopo. Vivi con la paura di ritornare all’obesità, che risposta dai nel tuo quotidiano a questo cambiamento così radicale?
Oggi non ho paura del cibo, da demone che era, ora è il mio migliore amico. Mi faccio passare tutti gli sfizi, sempre con moderazione e controllo. Non ho paura, quando penso al cibo ho la consapevolezza mentale del controllo, so che non posso sbagliare. Avrei sempre fame, ma la chirurgia per me è stata fondamentale, mi ha imposto un limite importante, un limite che mi ha salvato. Quando ero obeso non mi percepivo, non mi sono mai detto “sono grasso”. Però lo sapevo, anche ora per esempio ho paura di sedermi sulle sedie di plastica, non so nemmeno più quante ne ho rotte in giro per il mondo! La percezione del fisico anche ora non è completa, quando vado a comprare vestiti esco sempre con una taglia in più, è una cosa molto delicata. Devo dire che non ho seguito un percorso psicologico, ho accettato immediatamente questo cambiamento, il giudizio altrui, come gli altri ti vedono dopo, sapevo che dovevo accettarlo. Ho fatto però fatica a comprendere il cambiamento, ci ho messo del tempo, anche oggi in molti comportamenti quotidiani ho le stesse modalità o reazioni che avevo prima: in buona sostanza sono sempre io ma con un forte senso di controllo. Sono uguale a prima, ma a specchio, prima non mi vedevo grasso, ora sì, spesso penso che sono ancora grasso, me lo dico quasi tutti i giorni. Infatti sono ancora in lista per operarmi per la pelle in eccesso: sono stupidaggini certo, ma voglio portare il mio percorso a una definizione. Sono sempre stato consapevole, quando ero obeso andavo comunque al mare, così ero e quindi se volevo il mare andavo, il giudizio mi feriva ma era un dolore privato, la vergogna era dentro di me.
Il giudizio degli altri lo sentivi?
Sì, soprattutto quello dei bambini. I bambini sono puri, dicono solo quello che vedono, perché un ciccione con la pancia in spiaggia è divertente. Ferisce, però. Ora accade che i pensieri sono positivi, la gente vede il cambiamento, e quindi penso “stavolta non sono accusato”, mi posso permettere di sorridere. Tiro un sospiro di sollievo. Non percepivo concretamente il mio corpo ma erano gli sguardi degli altri a restituirmi il mio confine. Provavo disagio, mi sentivo osservato continuamente, ma avremmo comunque continuato a parlare così come facciamo ora e tu non ti saresti resa conto di niente, di come stavo dentro.
Quanto è importante nella tua vita la parola controllo.
Fondamentale. Nella mia cucina alla Locanda della poesia a San Mauro Pascoli trovi scritto, “La potenza è nulla senza il controllo”, l’ho scritto e lo vivo, lo testimonio finché posso. Credo moltissimo nel controllo proprio perché prima vivevo totalmente fuori controllo, ero giovane, grasso e inesperto, in un momento di bella vita dove avevo disponibilità economica, tanti impegni e una posizione di rilievo. L’assenza di controllo era una scelta radicale. Ora invece controllo tutto, sono radicale in questo, scelgo continuamente di controllarmi. Ci arrivi a questo se tocchi il fondo, come nel mio caso, o dopo un periodo di meditazione molto forte. La scelta è semplice: o ti lasci andare, e sai bene dove vai a finire, oppure scegli di salvarti.
Clery Celeste
L'articolo “Il mostro piantato nella spina dorsale”. Dialogo con Ugo Patierno, lo chef che ha domato un corpo che lo divorava proviene da Pangea.
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Se avessi un'amica che soffre di disturbi alimentari cosa le diresti?
Guarda: Non ti rispondo male solo perché se stasera ti rispondessi male ti farei piangere.
Detto ciò:Ho avuto un'amica con questi problemi. Ogni caso è diverso, non si può generalizzare. Bisogna, prima di dire qualcosa, qualsiasi cosa, conoscere la storia. Capire come si è arrivati a quel punto.
Poi ti dico anche che: Queste persone hanno bisogno di un aiuto, non “fatto in casa”, come dico io. Ma, hanno bisogno di persone laureate, specializzate, competenti. Che sappiano come rapportarsi con questi problemi.
Certo l'amicizia è una gran bella medicina. Stare vicino a chi soffre è una cosa bellissima da fare, è bello aiutare. Ma, in questo caso, può essere devastante. Quindi beh. Presta attenzione. E ricordati sempre che non è colpa tua. Non spetta a te farti carico di questo dolore. Non ti appartiene.
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L’amore non cura una grave malattia. Questo è un dato assodato, assolutamente certo, perché se l’amore potesse curare, probabilmente non esisterebbero persone malate, dato che un po’ tutti siamo amati da qualcuno. (Ovviamente però l'#amore può tanto, parliamone). Questa riflessione è per tutte quelle persone che vivono accanto ad una persona amata che ha una bestia feroce dentro e cioè una #gravemalattia. Queste possono partire dalla mente e logorare l’organismo e/o viceversa. Non esistono malattie di serie A o di serie B… quando sono gravi, sono gravi e basta: significa che mettono a serio repentaglio la vita di chi ne soffre. Quindi definitivamente depennata la serie B. La riflessione parte sia dalla mia esperienza personale, sia da quanto ho imparato in questi anni… da ex paziente, da operatore e da moglie di un uomo meraviglioso deceduto dopo oltre 3 anni di Leucemia. In questi anni, nei reparti di #oncoematologia (e non solo lì), ho assistito a #famiglie sgretolarsi, a persone che lasciavano la cura, a colpevolizzazioni dettate dalla disperazione, a malati terminali e a davvero tante altre situazioni drammatiche. Il punto è che prima di tutto viene la persona che porta la #malattia e subito dopo chi la ama. Purtroppo non c’è molto aiuto per amici e familiari e allora parliamone un po’. Per ogni male c’è una sorta di decalogo di cosa è meglio non dire alla persona amata, ad esempio per i disturbi alimentari noi abbiamo scritto alcuni consigli nel seguente link: http://www.chiarasole.it/AAA/Come-aiutare-chi-soffre-di-disturbi-Alimentari-DCA.html Ma la riflessione vuole essere assolutamente trasversale e non mirata ad un singolo ambito. A mio avviso la primissima cosa per chi è vicino ad una persona che porta un mostro dentro è quella di prendersi cura di se, prima che della persona amata. Può sembrare egoistico, invece è tutt’altro. La sofferenza, la preoccupazione, la paura possono avere il potere di annebbiare la mente e togliere tutte le energie che servono, quindi il prendersi cura di se, significa mantenere salde le proprie energie....continua: http://www.chiarasole.com/riflessione-vive-accanto-ad-persona-amata-che-ha-una-grave-malattia/ (presso MondoSole anoressia bulimia binge disturbi alimentari (dipendenze)) https://www.instagram.com/p/CoEqLmOob1Y/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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L’amore non cura una grave malattia. Questo è un dato assodato, assolutamente certo, perché se l’amore potesse curare, probabilmente non esisterebbero persone malate, dato che un po’ tutti siamo amati da qualcuno. (Ovviamente però l'#amore può tanto, parliamone). Questa riflessione è per tutte quelle persone che vivono accanto ad una persona amata che ha una bestia feroce dentro e cioè una #gravemalattia. Queste possono partire dalla mente e logorare l’organismo e/o viceversa. Non esistono malattie di serie A o di serie B… quando sono gravi, sono gravi e basta: significa che mettono a serio repentaglio la vita di chi ne soffre. Quindi definitivamente depennata la serie B. La riflessione parte sia dalla mia esperienza personale, sia da quanto ho imparato in questi anni… da ex paziente, da operatore e da moglie di un uomo meraviglioso deceduto dopo oltre 3 anni di Leucemia. In questi anni, nei reparti di #oncoematologia (e non solo lì), ho assistito a #famiglie sgretolarsi, a persone che lasciavano la cura, a colpevolizzazioni dettate dalla disperazione, a malati terminali e a davvero tante altre situazioni drammatiche. Il punto è che prima di tutto viene la persona che porta la #malattia e subito dopo chi la ama. Purtroppo non c’è molto aiuto per amici e familiari e allora parliamone un po’. Per ogni male c’è una sorta di decalogo di cosa è meglio non dire alla persona amata, ad esempio per i disturbi alimentari noi abbiamo scritto alcuni consigli nel seguente link: http://www.chiarasole.it/AAA/Come-aiutare-chi-soffre-di-disturbi-Alimentari-DCA.html Ma la riflessione vuole essere assolutamente trasversale e non mirata ad un singolo ambito. A mio avviso la primissima cosa per chi è vicino ad una persona che porta un mostro dentro è quella di prendersi cura di se, prima che della persona amata. Può sembrare egoistico, invece è tutt’altro. La sofferenza, la preoccupazione, la paura possono avere il potere di annebbiare la mente e togliere tutte le energie che servono, quindi il prendersi cura di se, significa mantenere salde le proprie energie....continua: http://www.chiarasole.com/riflessione-vive-accanto-ad-persona-amata-che-ha-una-grave-malattia/ (presso MondoSole anoressia bulimia binge disturbi alimentari (dipendenze)) https://www.instagram.com/p/CoEqLmOob1Y/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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aiutare: È molto frequente che quando si soffre, quando si sta male si è portati a cercare di aiutare le altre persone. |quante volte ho sentito dire “ho sempre pensato solo agli altri e mai a me. |Capita spesso anche di annullarsi per aiutare chi soffre accanto a noi.| Una abnegazione che nel tempo presenta, emotivamente, un conto molto caro. Aiutare chi soffre è una cosa meravigliosa… difficile, ricca di insidie, ma nel contempo, stupenda. Ma se tu soffri e stai male, la prima persona da aiutare sei tu stesso. È necessario fare di tutto per mantenere le proprie energie per arrivare a stare meglio. Quando si attua questo atteggiamento può avvenire per altruismo oppure proprio per non pensare e sentire la propria personale sofferenza spostando Continua: https://www.chiarasole.com/prima-aiutare-se-stessi-per-poi-aiutare-anche-gli-altri/ (presso MondoSole anoressia bulimia binge disturbi alimentari (dipendenze)) https://www.instagram.com/p/CUHMxQho1l8/?utm_medium=tumblr
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Ricordo/riflessione 21.01.17: L’amore non cura una grave malattia. Questo è un dato assodato, assolutamente certo, perché se l’amore potesse curare, probabilmente non esisterebbero persone malate, dato che un po’ tutti siamo amati da qualcuno. (Ovviamente però l'#amore può tanto, parliamone). Questa riflessione è per tutte quelle persone che vivono accanto ad una persona amata che ha una bestia feroce dentro e cioè una #gravemalattia. Queste possono partire dalla mente e logorare l’organismo e/o viceversa. Non esistono malattie di serie A o di serie B… quando sono gravi, sono gravi e basta: significa che mettono a serio repentaglio la vita di chi ne soffre. Quindi definitivamente depennata la serie B. La riflessione parte sia dalla mia esperienza personale, sia da quanto ho imparato negli anni… da ex malata, da operatore e da vedova di un uomo STRAORDINARIO che ha lottato contro una rara forma di leucemia. Per oltre tre anni, sempre recluso in ospedale, ha e abbiamo combattuto insieme e unitissimi. Addirittura, circa un settimana prima che lui se ne andasse, avvolto tra le mie braccia, abbiamo rinnovato i voti nuziali. In questi anni, nei reparti di #oncoematologia (e non solo lì), ho assistito a #famiglie sgretolarsi, a persone che lasciavano la cura, a colpevolizzazioni dettate dalla disperazione, a malati terminali e a davvero tante altre situazioni drammatiche. Il punto è che prima di tutto viene la persona che porta la #malattia e subito dopo chi la ama. Purtroppo non c’è molto aiuto per amici e familiari e allora parliamone un po’. Per ogni male c’è una sorta di decalogo di cosa è meglio non dire alla persona amata, ad esempio per i disturbi alimentari noi abbiamo scritto alcuni consigli nel seguente link: http://www.chiarasole.com/consigli-su-come-aiutare-chi-soffre-di-disturbi-alimentari-dca/ Ma la riflessione vuole essere assolutamente trasversale e non mirata ad un singolo ambito. A mio avviso la primissima cosa per chi è vicino ad una persona che porta un mostro dentro è quella di prendersi cura di se, prima che della persona.... CONTINUA: http://www.chiarasole.com/riflessione-vive-accanto-ad-persona-amata-che-ha-una-grave-malattia/ https://www.instagram.com/p/CY-xMIqom2t/?utm_medium=tumblr
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Ricordo 21.01.17: L’amore non cura una grave malattia. Questo è un dato assodato, assolutamente certo, perché se l’amore potesse curare, probabilmente non esisterebbero persone malate, dato che un po’ tutti siamo amati da qualcuno. (Ovviamente però l'#amore può tanto, parliamone). Questa riflessione è per tutte quelle persone che vivono accanto ad una persona amata che ha una bestia feroce dentro e cioè una #gravemalattia. Queste possono partire dalla mente e logorare l’organismo e/o viceversa. Non esistono malattie di serie A o di serie B… quando sono gravi, sono gravi e basta: significa che mettono a serio repentaglio la vita di chi ne soffre. Quindi definitivamente depennata la serie B. La riflessione parte sia dalla mia esperienza personale, sia da quanto ho imparato in questi anni… da ex paziente, da operatore e da moglie di un uomo meraviglioso che da circa due anni ha un linfoma leucemico. In questi anni, nei reparti di #oncoematologia (e non solo lì), ho assistito a #famiglie sgretolarsi, a persone che lasciavano la cura, a colpevolizzazioni dettate dalla disperazione, a malati terminali e a davvero tante altre situazioni drammatiche. Il punto è che prima di tutto viene la persona che porta la #malattia e subito dopo chi la ama. Purtroppo non c’è molto aiuto per amici e familiari e allora parliamone un po’. Per ogni male c’è una sorta di decalogo di cosa è meglio non dire alla persona amata, ad esempio per i disturbi alimentari noi abbiamo scritto alcuni consigli nel seguente link: http://www.chiarasole.com/consigli-su-come-aiutare-chi-soffre-di-disturbi-alimentari-dca/ Ma la riflessione vuole essere assolutamente trasversale e non mirata ad un singolo ambito. A mio avviso la primissima cosa per chi è vicino ad una persona che porta un mostro dentro è quella di prendersi cura di se, prima che della persona amata. Può sembrare egoistico, invece è tutt’altro. La sofferenza, la preoccupazione, la paura possono avere il potere di annebbiare la mente e togliere tutte le energie che servono, quindi il prendersi ... CONTINUA: http://www.chiarasole.com/riflessione-vive-accanto-ad-persona-amata-che-ha-una-grave-malattia/ https://www.instagram.com/p/CY-xMIqom2t/?utm_medium=tumblr
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