#città industriale
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Augsburg: La Città della Storia e dell'Innovazione tra Tradizione e Futuro. Scopri la città bavarese di Augsburg, un gioiello di storia e cultura che si fonde con il dinamismo moderno, rendendola una destinazione imperdibile in Germania
Augsburg, situata nel cuore della Baviera, è una delle città più antiche della Germania, fondata dai Romani nel 15 a.C. Questa affascinante città ha visto prosperare diverse epoche storiche e oggi rappresenta un perfetto equilibrio tra tradizione e innova
Augsburg, situata nel cuore della Baviera, è una delle città più antiche della Germania, fondata dai Romani nel 15 a.C. Questa affascinante città ha visto prosperare diverse epoche storiche e oggi rappresenta un perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione. Dalla sua straordinaria architettura rinascimentale al fervente sviluppo tecnologico, Augsburg è un centro culturale e industriale che…
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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La Ceramica Ernestine
Forma, colore ed innovazione 1948-1968   Catalogo Ragionato
Maria Grazia Gargiulo, Laura Conforti
Edizioni Fioranna, Napoli 2009, 191 pagine, 21 x 20 cm,  ISBN: 9788890349126
euro 35,00
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Catalogo ragionato della mostra tenutasi a Salerno presso il Museo Città Creativa di Ogliara - Salerno sulla ceramica Ernestine che ha rappresentato una delle più significative ed importanti esperienze di design industriale del secondo dopoguerra in Campania. Il tentativo della grande retrospettiva sulla produzione Ernestine non è quello di essere completamente esaustivo ma di mettere in luce l'equilibrato connubio tra innovazione tecnologica di processo, qualità della produzione esperimentalismo cromatico che hanno caratterizzato questa breve ma incisiva esperienza di creatività e di arte difficilmente ripetibile tanto da raggiugere ampi riconoscimenti anche a livello internazionale. Questa vicenda ceramica ha inizio nei primi anni '50 grazie all'incontro tra l'americana Ernestine Cannon, l'industriale salernitano Matteo D'Agostino e il keramic - ingegnere Horst Simonis.
05/05/23
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brucesterling · 7 months ago
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The Sharing Association is pleased to announce the 16th edition of the Share Prize, the competition dedicated to contemporary art focusing on technology and science.
The artworks nominated for the prize must follow the theme:
'ALL-NATURAL'
curated by Share Festival artistic director Bruce Sterling and curator Jasmina Tešanović
The platform invites artists from all over the world to submit their works.
Call for entries open from 12 April 2024 to 9 June 2024
The six prize nominees will be announced in July 2024. The announcement will be published on our website: www.toshareproject.it
The winner will be announced during the Share Festival Opening,in Turin from 28 October to 3 November 2024 during the Turin Contemporary Art Week.
Link website:
Link Call:
Link form:
Prize Summary: Winner gets 2500 euro prize Event date: April 12, 2024 to June 9, 2024 Location: Torino Deadline: 09/June/2024
"ALL-NATURAL"
Per la XVIII edizione di Share Festival vogliamo avanzare una proposta che sappiamo essere impossibile.
Qui nell'elegante Torino - città famosa per il suo caloroso sostegno verso ogni forma d'arte - non riusciamo a fare un respiro che non sia contaminato. Non è solo l'intera atmosfera del nostro pianeta a essere inquinata dai gas serra: a causa della sua eredità industriale e della sua peculiare situazione geografica, Torino si trova in una situazione particolarmente preoccupante per via dell'onnipresente foschia dovuta alle polveri sottili che includono metalli, prodotti della combustione e persino polveri agricole. Mentre voi leggete, noi stiamo respirando tutto questo.
Eppure, allo stesso tempo, la provincia piemontese è rinomata nel mondo per la sua dedizione all'artigianalità dello Slow Food, il cibo che nasce grazie alle varietà uniche di piante e animali presenti sul fertile suolo italiano.
Nel prossimo Festival vogliamo prendere di petto questa contraddizione e affrontarla attraverso il nostro mezzo d'elezione, l'arte tecnologica. Possiamo farla diventare un momento dialettico, invece che farla restare una mera contraddizione? Riusciremo a vedere della net-art plasmata sugli uccelli, gli insetti, le api e il paesaggio naturale e locale? Potremo interagire con robot fatti di legno, sculture digitali ricavate dal marmo e opere interattive composte da corni, canne, conchiglie, bambù, paglia, ossa, fossili o - ancor meglio - materiali naturali che rischiano di scomparire e interamente appartenenti alla regione da cui proviene l'artista?
"Difendere l'ambiente" non è sufficiente: questi materiali naturali saranno in grado di infiltrarsi nella sostanza innaturale del domani e prendersi la loro infestante, tremenda vendetta?
Fate del vostro meglio, per favore. Abbiamo bisogno di una boccata d'aria fresca!
Bruce Sterling, Direttore Artistico di Share Festival Jasmina Tesanovic, Curatrice di Share Prize
For the XVIII edition of Share Festival, we make this demand because we know it's impossible.
Here in glamorous Torino -- a city known for its cordial support of "every form of art" -- we can't take one natural, untainted breath. Not only is the planet's whole atmosphere polluted with Greenhouse gases -- here in Torino, thanks to our industrial heritage and our specific geographic climate, we're particularly badly off from an all-pervasive haze of PM2.5 micrometer pollution particles, including metals, combustion products and even agricultural dust. As you read this, we breathe that.
And yet, at the very same time, our Italian province of Piedmont is world-famous for its devotion to hand-crafted, artisanal "Slow Foods" grown from the unique plant and animal varieties of the fruitful Italian soil.
In our forthcoming Festival, we plan to tackle this contradiction headlong -- through our favorite medium of technology art. Can this become a dialectic instead of a contradiction? Can we witness net.art that is all about birds, bugs, bees and natural local landscapes? Can we interact with robots made of natural woods, sculptures digitally carved from marble, and interactive artworks composed of horn, reeds, seashells, bamboo, straw, bones, fossils, or better yet, severely imperiled natural materials entirely unique to the artist's own region in the world?
It's not enough to "defend the environment" -- how can natural materials infiltrate tomorrow's unnatural substance and take some terrible, weedy revenge? Please do your best for us. We need a breath of fresh air!
Bruce Sterling, Direttore Artistico di Share Festival Jasmina Tesanovic, Curatrice di Share Prize
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crazy-so-na-sega · 4 months ago
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primis quella che garantisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Nessuna nazione intervenne, nonostante le Cancellerie ne fossero informate, questo fa capire che vi fossero accordi e una rete di relazioni segrete. L’unificazione italiana fu la distruzione voluta,
programmata e sistematica, che ridusse il più florido Stato della penisola nella miseria e nel degrado. Le fabbriche furono chiuse, in alcuni casi distrutte, i giovani coscritti o deportati, furono inviati i soldati piemontesi a reprimere il dissenso e compiute stragi indescrivibili. È ora di smontare il “falso storico” che ha generato il luogo comune più deleterio che il Paese abbia conosciuto: il Nord industriale ed evoluto, il Sud agricolo e arretrato. In realtà questo è stato l’obiettivo di casa Savoia e del suo padrone Cavour.
Scorrettamente chiamata dalla storiografia “questione meridionale”, essa emerse dopo l’unità, non prima. Quando l’opera di distruzione del tessuto sociale e produttivo del Sud, diede i suoi amarissimi frutti. Il Regno delle Due Sicilie era lo Stato più industrializzato d'Italia e il terzo in Europa, dopo Inghilterra e Francia, così risultò dalla Esposizione Internazionale di Parigi del 1856. I settori principali erano: cantieristica navale, industria siderurgica, tessile, cartiera, estrattiva e chimica, conciaria, del corallo, vetraria, alimentare.
Nel periodo borbonico (1734-1860) la popolazione si era triplicata, determinando lo Stato preunitario più esteso e popolato. Per la sua politica di sviluppo Ferdinando II formò grandi aziende statali, e incentivò anche il sorgere di aziende con capitale suddiviso in azioni di piccolo taglio, per attrarre nella proprietà anche i ceti medi. Nel 1851 fu istituita la "Commissione di Statistica generale pe' reali domini continentali" con lo scopo di guidare la politica economica del Paese, cui si affiancavano le Giunte Statistiche costituite in ogni provincia e circondario. Molti imprenditori nazionali ed esteri accorsero nel Regno. L’economia ferdinandea privilegiava lo sviluppo occupazionale senza spostare masse dai luoghi di origine. Fu uno sviluppo guidato dallo Stato. La propaganda liberale si scagliò con tutte le sue forze contro tale modello e mise in moto una macchina da guerra che distrusse tutte le industrie del Sud e rubò tutto persino i beni personali dei Borbone: con un decreto del 23 ottobre vennero confiscati alla Casa reale 6 milioni di ducati, anche i depositi che Francesco II
aveva lasciato a Napoli, dopo averli ripresi dal Banco d’Inghilterra, a dimostrazione di quanto fosse legato al suo popolo, lui che napoletano lo era per davvero. Cominciò così, dopo il saccheggio del 31 maggio 1860 del Banco di Sicilia da parte di Garibaldi (80 milioni di euro, 150 miliardi di vecchie lire, quasi la metà delle spese per la guerra franco-piemontese contro l’Austria dell’anno precedente), la corsa alla spogliazione e all’arricchimento. Il Regno delle Due Sicilie, nel settore dell’industria, contava 2 milioni di occupati a fronte dei 400.000 della Lombardia, possedendo 443 milioni di moneta in oro, ovvero l’85% delle riserve auree di tutte le province. Oltre 80 milioni furono prelevati, in una anno, da Torino dalle casse dell’ex Regno delle Due Sicilie. Pochissimi investimenti al Sud ma tante ruberie. La boria e lo sprezzo verso le città del Sud, caratterizzava chiunque arrivasse da Torino. Il luogotenente Farini (in seguito Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia tra il 1862 e il 1863), il dittatore che entrò a Modena il 19 giugno come vincitore di un guerra che non aveva combattuto (gli Estensi fuggirono prima dell’arrivo delle truppe francesi e piemontesi), così si espresse riferendosi a Napoli: “Altro che Italia! Questa è Africa, i beduini a riscontro di questi caffoni, son fior di virtù civile”. Va da sé che il controllo delle ex Due Sicilie fu difficile, regnò la precarietà e l’insicurezza, così cominciò l’atroce guerra civile del brigantaggio. Uno Stato così imposto non poté che generare solo ingiustizie e latrocini. Fu messo in opera un preciso disegno della politica vessatoria di Torino: il Nord
si sviluppò ai danni del Sud. Il primo doveva avere il monopolio dell’industria italiana, al secondo invece fu destinato un ruolo agricolo e di fornitore di mano d’opera per l’industria del Settentrione. “Il dissidio tra la Lombardia e molta altra parte d’Italia ha origini in una serie di fatti: soprattutto il sacrificio continuo che si è fatto degli interessi meridionali”(dalla lettera di Nitti del 5 luglio 1898 a Giuseppe Colombo, direttore del Politecnico di Milano). Carlo Bombrini (banchiere, imprenditore, fondatore della banca di Genova) uomo di fiducia di Cavour e redattore del piano di “riequilibrio” economico post-Unità, disse: “Il Sud Italia non dovrà essere più in grado di intraprendere”. A questo punto riporto uno dei casi più eclatanti di distruzione industriale: l’Officina di Pietrarsa. A Pietrarsa, località posta nella zona orientale della città di Napoli, era attiva la più grande industria metalmeccanica d'Italia, estesa su una superficie di oltre tre ettari. Era l'unica fabbrica italiana in grado di costruire motrici a vapore per uso navale. A Pietrarsa fu istituita anche la
[continua su X]
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Lo ricordiamo a tutti, in modo che tutti possano di nuovo far finta di dimenticarselo.
-Castrese
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francescosatanassi · 4 months ago
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MITRAGLIATA
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Probabilmente questa foto non la ricorda nessuno, ma ritrae le jeep della celere entrare in piazza Saffi per bloccare il camion della "carovana della solidarietà" organizzato dai lavoratori di Ravenna, giunti a Forlì per sostenere i compagni della fabbrica Mangelli in sciopero. La Mangelli fu il primo sito italiano a produrre cellophane e fibre artificiali e dagli anni ‘30 il principale complesso industriale forlivese. La sua storia è attraversata da scioperi, occupazioni e tumulti anche durante il fascismo, quando ospitava i comitati clandestini di fabbrica e organizzava scioperi contro il regime. Uno di questi, unito alle maestranze delle altre fabbriche di Forlì, in maggioranza donne, si tramutò in corteo che nel marzo del ’44 forzò i cordoni dei militi della caserma in via della Ripa, salvando così 9 giovani dalla fucilazione. Dagli anni ’70 le lotte operaie coinvolsero tutta la città, che scese a fianco dei lavoratori e della loro salute, sempre a contatto con agenti chimici nocivi. Nel ’72 ci fa una grande manifestazione contro il licenziamento di 847 lavoratori. A guidare la protesta erano gli oltre 200 militanti del PCI iscritti alla sezione aziendale “Quattro Martiri.” Già nel giugno del ‘49, 218 operai erano stati licenziati in blocco. Il fatto aveva scatenato la rottura con i sindacati e la decisione di occupare la fabbrica a oltranza. Un gruppo di crumiri aveva consentito però di non fermare la produzione, così gli operai e i cittadini si erano organizzati per bloccare e presidiare gli ingressi. La polizia era intervenuta con grande violenza, caricando i dimostranti e aprendo il fuoco sui lavoratori. Il bracciante Antonio Magrini era stato colpito a un braccio e l’operaia Jolanda Bertaccini era caduta a terra in gravissime condizioni, mitragliata dalla celere. Molti giornali dell’epoca la diedero per morta, ma pare sia sopravvissuta. Alla fine degli scontri, gli arresti furono oltre 120. Nel '77 la chiusura definitiva. Oggi al suo posto c’è un centro commerciale. Resta la vecchia ciminiera in mattoni rossi, una specie di monumento che ricorda un tempo che non c’è più.
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movie-gate · 4 months ago
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Attenberg (2010) Athina Rachel Tsangari
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pettirosso1959 · 2 months ago
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C'ERA UNA VOLTA LA GERMANIA, UNA POTENZA ECONOMICA, INDUSTRIALE E DI INNOVAZIONE SOCIALE. UNA VOLTA, PERO', PERCHE' I VERDI E LE SINISTRE DEMOCRATICO-PROGRESSISTE AL POTERE HANNO DISTRUTTO IL SOGNO DI MILIONI DI GIOVANI, CHE OGGI SI RIBELLANO, ANCHE A GRETA...
La popolarità dei Verdi e dei Socialisti tedeschi è al collasso, così come le infrastrutture della Germania.
Una parte di un importante nella città sassone di Dresda, un ponte, è misteriosamente crollato. L'incidente evidenzia la negligenza della Germania nei confronti delle proprie infrastrutture, mentre incanala decine di miliardi di euro in progetti verdi dubbi in patria e all'estero. Il crollo del ponte di Dresda è una metafora dell'attuale situazione della Germania.
"Parte del successo di AfD può essere attribuito alla sua politica economica. I tedeschi chiedono la fine dei sussidi governativi che distorcono il mercato dell'energia elettrica e rendono costosa l'energia, quindi la fine della costosa transizione energetica verde del paese e, soprattutto, un'inversione dell'attuale deindustrializzazione. Se questa politica economica moderata viene abbandonata dai centristi al potere, allora gli elettori guarderanno altrove".
Una volta votati i Verdi, i giovani sotto i 18 anni si sono spostati in massa a destra. Lo scorso mese di agosto, in Turingia, in un sondaggio è stato chiesto a 9000 giovani di età inferiore ai 18 anni per chi avrebbero votato. Il vincitore con un ampio margine è stato il partito di destra AfD, che ha ottenuto il 37,4% dei voti, più del doppio rispetto al 16,5% ottenuto nel 2019. I Verdi, d'altra parte, hanno perso un'enorme quota, circa l'83% dei loro sostenitori.
I giorni di Fridays for Future, guidati da Greta Thunberg, sono scomparsi più velocemente di una palla di neve in una calda giornata estiva. In effetti, i giovani hanno mantenuto la loro promessa "vi terremo d'occhio" e, ironicamente, odiano ciò che stanno vedendo ora: uno sgretolamento del loro paese e del loro futuro.
Ora stanno guidando una ribellione silenziosa ma potente. Le bugie sul Covid e sui vaccini, le bugie sulla guerra contro la Russia e il sabotaggio palese del gasdotto North Stream 2 che ha reso l'energia elettrica ed il gas in Germania costosissimi, ma i giovani si stanno rendendo conto di come l'Occidente sia tutto tranne che libero e democratico.
I dissidenti sono stati messi a tacere mentre la censura si diffondeva sulle principali piattaforme di social media. In Germania, e altrove in Europa, le persone che esprimevano opinioni diverse si sono trovate calunniate e criminalizzate. I leader dissidenti sono stati persino arrestati e imprigionati. Migliaia di account di social media sono stati sospesi.
Nel luglio 2024, la rivista tedesca di "estrema destra" Compact è stata perquisita dalle forze speciali tedesche e chiusa dall'eccessivamente zelante ministro dell'Interno socialista, Nancy Faeser.
Il fondatore del servizio di messaggistica istantanea Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato dalle autorità francesi. Il suo crimine: fornire libertà di parola. I giovani ora si rendono conto di come la "libertà di parola" in Occidente sia solo uno scherzo.
L'uccisione di tre persone (e molte altre ferite) da parte di un rifugiato siriano durante un festival ha evidenziato una lunga serie di crescenti violenze da parte degli immigranti. L'opinione pubblica ha reagito mettendo in discussione a gran voce le politiche europee sulle frontiere. Nonostante una serie di grandi promesse, i politici non hanno intrapreso alcuna azione concreta per arginare l'ondata di migranti dal Medio Oriente e dall'Africa, provocando l'indignazione di tutti, soprattutto proprio dei giovani.
Il crimine e la violenza hanno reso insicure molte parti della Germania, e i giovani si stanno rendendo conto che il loro paese sta potenzialmente andando all'inferno; in nome dell'accoglienza, in nome della guerra, in nome dell'energia verde e di false promesse, ormai palesemente bugie di Stato.
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somehow---here · 7 months ago
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Nel medioevo l'uomo era abitante di due città: quella terrena e quella celeste. Quella terrena non era perfetta, quella celeste sì. Era inutile cercare la realizzazione di se stessi, la felicità nella città terrena, poiché questa completa realizzazione l'uomo poteva trovarla, dopo una vita proba, nella città celeste.
La Raison, la civiltà industriale che ne derivò, abolirono la città celeste. All'uomo ora restava di realizzarsi nella città terrena: trovare cioè in vita quella felicità che gli era stata promessa dopo la vita. Da qui la filosofia del successo, del libero amore, del perseguimento della felicità e del benessere.
L'uomo non vuole più soffrire in questa sua città terrena, né rinunciare a nulla. Ma la civiltà del benessere porta con sé proprio l'infelicità, poiché propone all'uomo i simboli del suo stato, da raggiungere, e riduce ogni conquista in termine materiali, quindi deperibili.
Ennio Flaiano, dal "Diario degli errori"
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curiositasmundi · 5 months ago
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A Vicenza il progetto del Treno Alta Velocità, all’interno del tracciato Brescia-Padova, oltre che ad impattare fortemente sulla città e sulla salute della cittadinanza, rischia di distruggere 11 mila metri quadrati di bosco, che si trovano all’interno di un’ex area industriale abbandonata di quasi 60 mila metri quadrati. Si trova a ridosso del quartiere Ferrovieri, a un paio di chilometri dal centro storico e confina con l’esistente ferrovia Milano-Venezia. Nei pressi dell’area si trova anche il Centro Sociale Bocciodromo, che verrebbe anch’esso divorato da una strada che dovrebbe essere costruita a lato del mega cantiere della grande opera inutile e dannosa. L’area appartenne all’industria tessile Pettinatura Lanerossi tra il 1925 e il 1994, anno nel quale lo stabilimento fu chiuso. Da allora ha passato diverse proprietà, senza che venisse effettuata alcuna bonifica e senza che mai si arrivasse a una proposta di recupero. Nel frattempo la natura ha preso il sopravvento: in trent’anni di abbandono, si è creato spontaneamente un ecosistema proprio abitato da diversi elementi tra flora e fauna. Animali quali cerbiatti e tassi abitano ora il bosco selvaggio e un censimento vegetale ha registrato la presenza di almeno 75 specie vegetali appartenenti a 50 famiglie diverse. Il polmone verde è a rischio distruzione. Attualmente il futuro dell’area prevederebbe la costruzione del campo base e dell’area del cantiere a servizio della costruzione del TAV. Per questo verrebbero distrutti 11 mila metri quadrati di parco, senza toccare invece l’ex fabbrica da bonificare. Diverse organizzazioni della città di Vicenza si stanno mobilitando per difendere l’area verde. Lo scorso fine settimana si sono svolte numerose iniziative per far conoscere il luogo alla cittadinanza, tra le quali attività per bambini e non, performance, proiezioni e momenti di condivisione collettiva. Sono anche state costruite delle casette in legno sopra agli alberi “con l’idea di difenderli”.
Vicenza: il Tav vuole travolgere il bosco Lanerossi, rischia anche il CS Bocciodromo - Infoaut
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abr · 2 years ago
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Due calcoli della serva - ditemi se sbaglio eh.
Ipotizziamo che le batterie delle auto elettriche abbiano una capacità media di 50kWh (oggi poche ci arrivano), con consumi medi di 5km/kWh (poche superano i 7km/kWh: dipende anche da fattori esterni tipo salite/discese e temperatura esterna). Da cui una autonomia massima teorica di 250km con un "pieno" elettrico; un'auto a motore termico ne fa il triplo ma pace, fingiamo pure che ciò stia bene alla metà degli utenti.
Ipotizziamo quindi che, senza pianificatori europei del cazzo, su base "di mercato" (solo aiutini tipo divieti e limitazioni di transito), si arrivi a un certo punto a elettrificare 20 milioni di mezzi, metà del parco auto circolante italiano oggi.
Un'auto in media fa 20.000km/anno, circa 50km/giorno. Significa che serviranno 20m*20k/5 = 80TWh di potenza elettrica aggiuntiva media annua. Oggi in Italia si consumano circa 300TWh totali di elettricità (2021): significherebbe aggiungere +25% ai consumi elettrici. Altro che risparmi. Fattibile? Spoiler: non credo (btw, da tale numero si capisce l'enfasi verso la delocalizzazione industriale e la riduzione dei consumi con scuse varie guerresche).
La vera domanda da farsi sarebbe, si può fare in modo green, altrimenti è una presa per i fondelli? Oggi in Italia si producono circa 25TWh da fonti rinnovabili (fonte Gse). Quindi servirebbe aggiungerne più del triplo.
Dice sia fattibile: vedi Germania che ne produce oltre 130TWh. Crediamoci, intanto però là aumenta il consumo di carbone; mobilitiamoci (tosando le burofurerie locali che rallentano tutto, mica solo gli impianti rinnovabili). Resta da gestire il problema cogente del bilanciamento di potenza (fv e vento non sono costanti) e dei picchi di domanda che so, a pasquetta e ferragosto. A proposito di green, ci sono le centrali nucleari alla francese; solo ne servirebbero diverse, diciamo: le più potenti generano 1.6GW di potenza, cioè producono meno di mezzo TWh in un anno.
Sin qui i conti facili, meno costosi. Lasciamo pur stare come si fa approvvigionare tutto il litio cobalto terre rare che serve ( e i relativi costi socio-ambientali); lo scoglio finale è portare tutta quella potenza capillarmente fino alle colonnine, ai garage nei condo. Si fa col fv sui balconi? In contemporanea con lo switch dai riscaldamenti a gas alle pompe di calore elettriche? Ciao core.
Fingiamo pure che i prezzi della auto elettriche scendano un po' all'aumentare dei volumi venduti (toh, il tanto vituperato "mercato"); in ogni caso, per quanto detto sinora, mi sa che è TUTTO UN BARBATRUCCO PER APPIEDARNE UN BEL PO'. Il che, pensando alle Karen con la Yaris, in fondo confesso non sia prospettiva che mi dispiaccia più che tanto.
In realtà stan dicendo: "Vieni, vieni in città, che stai a fare in campagna?" (cit.). Come foste contadini cino-indiani o allevatori nigeriani (questi ultimi aiutati a decidere da un po' di terrorismo islamico); come fecero del resto coi nonni meridio-polesani trapiantati a Torino e Milano. Perché in città ci stanno i Trasporti Pubblici efficenti (per andare da dove dican loro a dove voglian loro), la Sanità e le Squole (stipendifici maximi), i riscaldamenti centralizzati (cioè spegnibili: chiedere ai malcapitati quest'inverno) e i monopattini a nolo.
Gli zombie sinistri godono: si torna al Lumpen Proletariat, alle periferie straccione ma stavolta non per produrre facendo vivere una generazione o due nella merda, sperando di meglio per figli e nipoti: é per NON consumare, NON fare figli ed eliminare i vecchi (ma non gli Schwab o gli utili idioti alla Mattarella, tutti con 80+ anni).
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susieporta · 6 months ago
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Sono stato solo per duemila anni - il tempo dell’infanzia. Nessuno è responsabile di questa solitudine. Bevevo silenzi, mangiavo cieli blu. Aspettavo. Tra il mondo e me si ergeva un bastione davanti al quale un angelo montava la guardia, stringendo nella sua mano sinistra un fiore di ortensia, come una palla di neve blu. In quei duemila anni di prigionia ho interrogato molti libri. Leggevo, così come all’estero si apre una cartina per identificare il punto dove ci si trova, prima di cercare quello dove si vuole andare. Non sapevo dov’ero.
Le Creusot non era il nome di una città, ma di un’attesa. Il tempo mi ficcava il suo pugno in gola, e mi soffocava lentamente. La mia astuzia consisteva nel lasciarmi morire, senza fare altro che guardare dalla finestra il blu delle catastrofi. Ancora oggi ricordo la luce sfilacciata di quei giorni, più degli eventi della mia stessa vita.
da ‘Prigioniero in culla’ di Christian Bobin
da oggi nelle librerie e sul sito della casa editrice AnimaMundi
IL LIBRO
La poetica di Christian Bobin nasce in una città, Le Creusot, dall’anima metallica.
È in uno spazio greve, una capitale industriale, che lo sguardo del poeta si allena alla contemplazione: “È proprio perché non c’è niente da vedere che gli occhi cominciano ad aprirsi”, scrive.
Prigioniero in culla è un vertiginoso viaggio nell’infanzia dell’autore che genera una profonda eco nell’infanzia di tutti noi. Christian Bobin ci racconta in modo minuzioso come ha vissuto fin dai suoi primi anni di vita, dove è sorta la sua urgenza di scrivere: “Era nello scintillio delle parole vere che scoprivo un’altra possibile vita, nascosta dentro questa”.
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mezzopieno-news · 7 months ago
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LA CITTÀ CON PIÙ ALBERI CHE PERSONE
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La città di Sheffield, nello Yorkshire inglese, si è sviluppata su un’area collinare alla confluenza di cinque fiumi. Fin dal 12° secolo le sue acque azionavano ruote idrauliche che davano energia a centinaia di mulini, tanto che la nascente cittadina divenne un rinomato centro per la produzione di manufatti metallici come posate e lame per coltelli. Più avanti, con l’avvento della Rivoluzione industriale, Sheffield consolidò la sua fama di “città del ferro” e vide crescere in modo considerevole altiforni e industrie siderurgiche.
Oggi tuttavia, quella che un tempo era una città a vocazione industriale, si è trasformata nel più verde centro urbano d’Inghilterra con una superficie pari al 61% del suo bacino urbano coperta da parchi, boschi e giardini. La svolta è iniziata nel 2012 quando, a seguito di una campagna per proteggere alcuni alberi cittadini abbattuti dalla municipalità, i residenti hanno stretto un patto con l’amministrazione che ha portato alla nascita della Sheffield Street Tree Partnership, un piano d’azione condiviso per tutelare e promuovere la piantumazione di alberi urbani e la loro fruizione da parte della cittadinanza.
I 4,5 milioni alberi in città superano ora di gran lunga la popolazione residente di 550.000 persone, un primato rispetto a qualsiasi altra città europea. Abitanti e visitatori possono goderne consultando la mappa della “verde-politana” poiché la vera differenza, ha affermato il responsabile del comune Mark Mobbs, “sta nel come gli spazi verdi collegano diverse parti della città e sono fruibili nella vita di tutti i giorni”.
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Fonte: Sheffield Street Tree Partnership; Città di Sheffield.
foto di Benjamin Elliott
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ambrenoir · 2 months ago
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I gatti hanno sempre avuto un posto speciale nel cuore dei giapponesi.
Ma il capostazione Tama, una gatta tricolore, è riuscita a catturare il cuore di un'intera città e contribuire con 1,1 miliardi di yen all'economia locale.
La stazione di Kishi a Kinokawa, nella prefettura di Wakayama, in Giappone, fa parte della linea ferroviaria elettrica di Wakayama.
Nel 2004, la stazione rischiava la chiusura e venne salvata solo dalla protesta della gente del posto.
Tuttavia, due anni dopo, la compagnia ferroviaria decise di togliere il personale a tutte le stazioni sulla linea Kishigawa per risparmiare sui costi.
A quel tempo, il direttore della stazione era Toshiko Koyama, un uomo che aveva iniziato a nutrire un gruppo di gatti randagi che vivevano vicino alla stazione.
Una gatta di razza calico di nome Tama era particolarmente apprezzata dai pendolari, essendo sia mite che amichevole.
La si trovava spesso a prendere il sole alla stazione, felice di essere accarezzata e coccolata dai passanti.
Quando giunse il momento per il signor Koyama di procedere, chiese che la linea ferroviaria continuasse a prendersi cura di Tama.
Il presidente dell'epoca, Mitsunobu Kojima, era così preso dal gatto che non solo ne fece ufficialmente il capostazione nel 2007, ma le fece anche fare un cappellino.
Lo stipendio del gatto era pari a un anno di cibo per gatti e le fu dato un cartellino d'oro con il suo nome e la sua posizione impressi su di esso.
In qualità di capostazione, il ruolo di Tama non era solo quello di salutare i passeggeri e il personale ferroviario, ma anche quello di promuovere la ferrovia.
In effetti, la pubblicità aumentò il numero di passeggeri in visita a Kishi del 17% solo in quel mese.
A marzo 2007, le statistiche indicavano che il 10% in più di persone viaggiava sui treni solo per vedere Tama.
Il capostazione Tama guadagnò rapidamente fans...
Nel marzo 2008, Tama fu promossa a "capostazione super", un titolo che le valse addirittura un "ufficio" - vale a dire una biglietteria convertita con una lettiera e un letto.
Tama dimostrò di essere così popolare che il negozio di articoli da regalo iniziò a creare dei souvenir di Tama, come badge, portachiavi e caramelle.
I riconoscimenti continuavano e nell'ottobre 2008 Tama fu nominata cavaliere.
Per questo, un vestitino blu con volant al collo di pizzo bianco venne realizzato appositamente per il gatto.
Quando giunse la stagione dei bonus, Tama ricevette uno speciale giocattolo per gatti e una fetta di polpa di granchio, che le servì lo stesso presidente della compagnia.
Un suo ritratto speciale fu commissionato per essere appeso nella stazione.
Nel 2009, il pluripremiato designer industriale Eiji Mitooka fu assunto per progettare un "treno Tama" con raffigurazioni a fumetti del famoso gatto.
La parte anteriore del treno venne dotata di baffi, e all'interno le carrozze avevano pavimenti in legno e scaffali di libri per bambini.
Le porte si aprivano al suono preregistrato del miagolio di Tama.
Anche l'edificio della stazione venne ristrutturato da Mitooka nel 2010.
Il nuovo design assomigliava alla faccia di un gatto, incorporando le orecchie sul tetto.
Ci sono persino finestre stilizzate che sporgono dal tetto di paglia che imitano gli occhi di un gatto, specialmente la sera in cui le luci all'interno le fanno brillare di giallo.
Nel suo quarto anno come capostazione nel 2011, Tama fu promossa a Managing Executive Officer, la terza posizione più alta, appena sotto il presidente della società e l'amministratore delegato.
A quel punto, aveva già due assistenti capostazione: sua sorella Chibi e sua madre Miiko.
Dopo aver ricoperto il suo ruolo per sei anni, fu elevata al grado di presidente onorario della Wakayama Electric Rail.
Tuttavia, a questo punto, Tama aveva 14 anni e venne deciso che invece di essere visibile in ufficio dal lunedì al sabato, Tama sarebbe stata lì solo dal martedì al venerdì.
La sua morte avvenne il 22 giugno 2015 in un ospedale veterinario. Alcuni giorni dopo la scomparsa fu celebrato un funerale shintoista e Tama fu dichiarata "Onorevole Capostazione per l'Eternità".
Viene oggi onorata in un tempio vicino come divinità.
(Annalisa Susini)
(assemblato da Simone Chiarelli pag FB il piacere della scoperta)
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superfuji · 2 years ago
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Del resto, Fratelli d’Italia nasce esattamente per sfruttare questa finestra di opportunità. Prendiamo i suoi tre fondatori ufficiali: Ignazio La Russa, Guido Crosetto e Giorgia Meloni. Il primo rappresenta (in modo perfino caricaturale) la fedeltà al fascismo storico, e la militanza nel torbido e sanguinario neofascismo del dopoguerra. Il secondo rappresenta la garanzia di totale organicità ai dogmi del liberismo economico e alle esigenze del sistema militare-industriale e dunque della guerra. La terza rappresenta l’apertura all’ideologia dell’estrema destra internazionale (da Orban a Bolsonaro a Trump). Quest’ultimo punto merita qualche parola in più. Nonostante l’affettuosa deferenza per Giorgio Almirante e alcune giovanili dichiarazioni di entusiasmo per Mussolini, Meloni è attenta a smarcarsi dal fascismo nostalgico alla La Russa. La ragione è la volontà di essere, e apparire, in sintonia con un nuovo fascismo che – pur nella sostanziale continuità ideologica con le idee di Hitler o di Evola – non ha bisogno di un apparato simbolico storico, e costruisce nuovi simboli e nuovi miti. In questo 25 aprile, prendetevi un momento per guardare un terribile video del 2013 (in francese, con sottotitoli in inglese: https://www.youtube.com/watch?v=XA5S5Qrg6CU). È la ‘dichiarazione di guerra’ alle democrazie lanciata da Génération Identitaire, un movimento politico nato in Francia (e lì sciolto dal governo nel 2017) che fa della ‘questione etnica’ il fulcro di una politica fondata sulla paura e sull’odio. La linea è quella del suprematismo bianco: e in concreto quel movimento ha organizzato una serie di attacchi anche fisici contro le Ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo. I simboli non sono le svastiche: ma, come si spiega nell video, i ‘lambda’, cioè le lettere greche che figuravano tra gli emblemi degli Spartani (‘lambda’ è la lettera iniziale di Lacedemoni, altro nome degli Spartani). La scelta cade sulla grande antagonista della democratica Atene: una città governata da una minoranza (gli Spartiati) che dominava attraverso la violenza e il terrore su una maggioranza (gli Iloti) etnicamente diversa. Un modello atroce, fatto proprio dall’organizzazione studentesca di Fratelli d’Italia. Un esempio eloquente: il percorso formativo di Azione studentesca si chiama ‘agoghé’, come quello dei giovani spartiati, che in esso si formavano alla resistenza fisica, e alla violenza (anche attraverso uccisioni rituali e impunite degli Iloti). Una ricca documentazione iconografica mostra come i ragazzi italiani che crescono all’ombra della Presidente del Consiglio non ricorrano ai fasci o alle svastiche (anche se la croce celtica rimane il simbolo ufficiale di Azione studentesca), ma ai simboli dell’antica Sparta: un mimetismo formale che mette i giovani di estrema destra italiana al riparo dalle accuse di fascismo nostalgico, e in connessione con i loro camerati di tutta Europa, consentendo una perfetta, e indisturbata, continuità con gli ‘ideali’ fascisti e nazisti. Vale la pena di ricordare che è stata proprio Azione studentesca la responsabile, nel febbraio scorso, del pestaggio dei ragazzi del Liceo Michelangiolo, a Firenze: e che nello stesso palazzo fiorentino hanno sede Fratelli d’Italia, Casaggì (nome locale di Azione studentesca) e la casa editrice “Passaggio al bosco” (etichetta esplicitamente jüngeriana che allude alla ribellione contro la democrazia), il cui catalogo è ricco di testi su Sparta, e sulla sua mistica del razzismo violento. È in questo quadro che si deve leggere l’uscita sulla ‘sostituzione etnica’ del ministro Lollobrigida, cognato di Meloni. Lungi dall’essere frutto di “ignoranza”, come penosamente asserito dall’interessato, si tratta della maldestra esibizione della parola d’ordine chiave per questa nuova-vecchia destra europea che fa della questione razziale e migratoria il centro di un intero sistema di pensiero e azione. Negli ultimi decenni si possono documentare decine e decine di uscite di Salvini, Meloni e molti altri leader della destra italiana sulla sostituzione etnica: e ora la tragedia di Cutro mostra come proprio quell’ideologia ispiri le azioni e le omissioni dell’attuale governo della Repubblica. Un nuovo fascismo, dunque: che non ha necessariamente bisogno dei labari del Ventennio. Ma che quel progetto comunque resuscita e persegue: soprattutto in una mistica della violenza e della morte che ha nei neri, nei musulmani, nei diversi i propri eterni obiettivi. Lo dimostra il fatto che la politica di questo governo fascista attacca frontalmente alcuni principi fondamentali della Costituzione antifascista
Il 25 aprile con un partito fascista al governo
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istanbulperitaliani · 6 months ago
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I silos di Çubuklu
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I Silos di Çubuklu sono tra i più antichi impianti di stoccaggio di Istanbul. Situati nella località di Çubuklu di Beykoz, i silos hanno svolto un ruolo cruciale nello stoccaggio di carburante durante il periodo di industrializzazione di Istanbul. Dopo il loro abbandono hanno ritrovato nuova vita grazie ad un ambizioso progetto di restauro e trasformazione realizzato dal comune di Istanbul.
Il complesso, con una superficie di 20.000 metri quadrati, offre ora una vasta gamma di servizi culturali e ricreativi. Ha una biblioteca che può ospitare 110 persone e dispone di una collezione di 12.500 opere. Inoltre, il sito comprende il Museo delle Arti Digitali, il Museo della Natura e della Scienza, laboratori, un palco per eventi, aree per bambini, ristoranti e bar.
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Come successo per altre strutture, come ad esempio il Museo Gazhane, non solo é stato preservato un pezzo significativo del patrimonio industriale di Istanbul ma é stato creato un nuovo centro culturale che arricchisce la vita della comunità locale con eventi educativi, culturali e artistici accessibili a tutti. Sono tutte innovazioni che rendono Istanbul una metropoli all'avanguardia per i progetti di rigenerazione urbana, combinando conservazione del patrimonio e funzionalità moderne per il beneficio della città.
La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città.
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donaruz · 1 year ago
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“Venghino siori, venghino…”
IL GRANDE INGANNO
Ci hanno portato via dalla Terra,
Con la scusa della rivoluzione industriale,
illudendoci di un rinnovato benessere,
per poi alla fine chiuderci dentro fabbriche e uffici,
mentre loro contano i soldi a fine mese.
Ci hanno detto di andare a vivere in città,
per essere più comodi e alla moda,
per poi ritrovarci a vivere dentro
alveari bunker con il prato sul balcone.
Ci danno da mangiare antichi sapori
fatti con nuove ricette
e tirati a lucido da maghi del marketing,
per poi ritrovarci i carrelli pieni di coloranti e pesticidi.
Ci hanno convinti che siamo malati,
sempre più vulnerabili e cagionevoli
e che per il nostro bene ci curano e ci vaccinano,
per poi trovarci schiavi come provette ambulanti
di manager senza scrupoli,
che basano il loro business plan sui nostri ricoveri e starnuti.
Ci hanno messo un ipoteca sull'anima,
ancor prima di venire al mondo,
perché di certo avremmo peccato,
noi figli di peccatori,
promettendoci un paradiso
che nessuno di loro ha visto
e probabilmente vedrà mai.
Ci stordiscono con giochi a quiz,
serial killer e medici in corsia,
distraendoci ancora una volta,
da quanta gente sta cambiando il mondo.
Siamo in pieno colonialismo moderno,
una partita a Risiko senza regole e confini.
È il grande inganno dei tempi moderni,
quello che ha portato l'uomo sulla luna,
ma non ancora nel suo cuore.
Rossana Castiglia
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