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“Il Salotto del Cioccolato”. Sabato 5 e domenica 6 aprile Piazza Mazzini dedicata al cioccolato
Sabato 5 e domenica 6 aprile 2025 in Piazza Mazzini a Casale Monferrato si terrà la prima edizione de “Il Salotto del Cioccolato”, un’iniziativa dedicata al cioccolato artigianale, organizzata dall’Associazione Acai in collaborazione con Chocomoments, Botteghe Storiche e Confesercenti, con il patrocinio della Città di Casale Monferrato, che offrirà ai visitatori un percorso alla scoperta di…
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GATTI: e il loro mondo Magico...
Se un gatto ti lecca le mani, il viso o i capelli, accettalo come un grande complimento: é come se fossi uno dei "suoi"...
Se un gatto si stende supino quando ti vede, significa che si fida di te, in quanto in questa posizione non può difendersi da un attacco...
Le persone che hanno i gatti hanno meno stress e meno infarti...
I gatti si considerano i proprietari della casa dove convivono con l'umano...
Quando un gatto si strofina contro di te è perché ti sta marcando come parte del suo territorio...
Un gatto non comunica quasi mai con un "miagolio" ad un altro gatto, usa questo suono per comunicare con gli umani...
👉Se un gatto alza la coda e la tiene completamente tesa, significa che sta salutando...
I gatti prestano più attenzione alle donne rispetto agli uomini, perché reagiscono meglio a un tono di voce più acuto...
Se il tuo gatto si ammala e smette di lavarsi, lavalo tu stesso, perché potrebbe perdere la voglia di vivere solo con l'aspetto sporco e smemorato...
I gatti tricolore o fino a quattro colori sono esclusivamente femmine. Con mantello a tre colori nero, rosso e crema (varietà tartaruga) e quattro colori quando c é anche il bianco.
La particolarità è data: i tricolori e i quattro colori sono solo femmine e, negli strani casi di alcuni maschi, sono sterili.
👉 Inoltre il gatto tricolore chiamato gatto calico è considerato il gatto della fortuna
I gatti non capiscono la punizione, ma capiscono le ricompense quando fanno qualcosa di giusto...
I gatti dormono dalle 16 alle 18 ore al giorno.. Ma pur dormendo, sono attenti a qualsiasi stimolo...
I gatti hanno un'ottima visione notturna...
👉un gatto se fissa il vuoto avverte un'entità
Dopo aver mangiato, i gatti si lavano subito...È un istinto di sopravvivenza che li porta ad agire in questo modo affinché i predatori non sentano l'odore del cibo e quindi potrebbero attaccarli...
Il gatto cammina e corre spostando le zampe anteriori e posteriori dallo stesso lato...Solo il cammello, la giraffa e il gatto hanno questa caratteristica...
I gatti odiano l'odore dell'arancia e del limone...
Le fusa dei gatti hanno la capacità di rassicurarli quando sono malati o spaventati...
Gli antichi egizi si rasavano le sopracciglia in lutto quando il loro gatto moriva...
Proprio come gli esseri umani hanno le impronte digitali e sono unici, il disegno del nasello del gatto è unico, non esistono due gatti con lo stesso disegno...
I gatti neri sono solitamente più calmi di quelli bianchi, che sono sempre molto nervosi...
La lingua dei gatti sono fatte di piccoli ganci, che li aiutano a separare il cibo. Pertanto, è sensibile al tatto con la pelle.
Il cioccolato è tossico per i gatti..
La maggior parte dei gatti bianchi con gli occhi azzurri sono sordi a meno che non abbiano un occhio di colore diverso dall'altro...
Questo è in parte vero, c'è una percentuale più alta di gatti sordi...Il gene della sordità, è un gene caratteristico dei gatti bianchi, si chiama W ( white per l'appunto ) ed è la causa del colore bianco e della sordità nei gatti...
Ma non tutti i gatti bianchi sono sordi.
Le orecchie dei gatti hanno gli ultrasuoni. Ciò significa che possono sentire frequenze che per te non sono udibili. Per eempio come i suoni che usano i roditori per comunicare.
C'è una pianta che affascina i gatti. Li eccita di momenti sublimi per pochi minuti.
È l'erba gatta, della famiglia del timo e della lavanda..
Il suo profumo innesca nell'animale un comportamento simile a quello di una femmina in calore...

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La Sicilia si è aggiudicata il prestigioso titolo di Regione Europea della Gastronomia 2025, un riconoscimento conferito dall’Istituto Internazionale di Gastronomia, Cultura, Arte e Turismo (IGCAT) durante il Vinitaly 2025, annunciato l’8 aprile. Questo importante traguardo celebra la straordinaria ricchezza enogastronomica dell’isola, mettendo in luce i suoi vini e prodotti tipici. Il titolo di Regione Europea della Gastronomia 2025 assegnato per la prima volta a una regione italiana è il risultato di un lungo percorso iniziato con la candidatura della Sicilia al Vinitaly 2023. La nomination, promossa dal Dipartimento dell’Agricoltura della Regione Siciliana e supportata da consorzi come quello dei Vini DOC Sicilia e del Cioccolato di Modica, ha visto la Sicilia distinguersi tra una quarantina di regioni candidate. L’IGCAT ha premiato l’isola per il suo impegno nella sostenibilit�� agricola, la tutela delle specie locali e la promozione delle tradizioni culinarie, elementi che ne fanno un simbolo della civiltà mediterranea. Durante il Vinitaly 2025, tenutosi a Verona dal 6 al 9 aprile, la Sicilia ha celebrato questo riconoscimento con un evento dedicato nel Padiglione Sicilia, uno dei più visitati ed apprezzati. L’assessore regionale all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo, ha sottolineato l’importanza di questa occasione: “La Sicilia custodisce un patrimonio unico di vini, prodotti agroalimentari, tradizioni e cultura. Essere Regione Europea della Gastronomia nel 2025 è un’opportunità unica per valorizzare le nostre produzioni e rafforzare il legame tra enogastronomia, territorio e cultura.” Degustazioni, incontri con produttori e show cooking hanno animato l’evento, mettendo in mostra la biodiversità e la qualità dei prodotti siciliani. Ancora una volta questo riconoscimento mostra la potenzialità del nostro territorio, la ricchezza della nostra tradizione e l’eccellenza dei nostri prodotti locali che vengono apprezzati in tutto il mondo. Read the full article
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Gianduiotto originale, un’eccellenza Piemontese

Vortici.it, questa volta ha deciso di prendervi per la gola, parlandovi del gianduiotto originale...
Parliamo del gianduiotto originale, in dialetto “giandojòt”, un'eccellenza Piemontese o meglio di Torino. La leggenda narra che il gianduiotto sia nato come conseguenza del blocco continentale del 1806 imposto da Napoleone, il cacao in quel periodo era difficilmente reperibile, oltre a essere particolarmente caro.
Si dice quindi che, in Piemonte, molti chocolatier, come Michele Prochet, avessero iniziato a produrre cioccolato sostituendo parte dell’impasto con le nocciole, un prodotto tipico e abbondante nelle colline della regione. Certamente tempo dopo, l’invenzione di una macchina per la preparazione industriale del cioccolato, da parte di Giovanni Martino Bianchini, ha contribuito notevolmente alla creazione di ciò che oggi chiamiamo gianduiotto.

L’arrivo di Pierre Paul Caffarel nella Torino del 1832, cambia le sorti del panorama cioccolatiero. Insieme al chocolatier Michele Prochet, Paul Caffarel fonda la Caffarel Prochet & C. e come tutti gli altri pasticceri e chocolatier dell’epoca, a causa del rincaro del cacao, sostituiscono una parte dell’impasto del cacao con le nocciole delle Langhe, presenti in abbondanza nel territorio. Si perfeziona l’impasto, macinando e tostando finemente le nocciole, fino ad arrivare alla creazione del “givu” (letteralmente mozzicone, ma da interpretare con il significato di bocconcino), l’antenato del gianduiotto. L’esordio vero e proprio del Gianduiotto originale, cioccolatino torinese per eccellenza avviene nel Carnevale del 1865: in quest’occasione una maschera tipica piemontese, Gianduja, distribuiva i famosi cioccolatini alla gente in festa e da questo momento in poi furono chiamati gianduiotti.

Il nostro racconto non è certo finito qui…A forma di barchetta rovesciata il gianduiotto o giandujotto è stato il primo cioccolatino ad essere impacchettato singolarmente, nel 1865, una vera e propria novità per quei tempi. Ancora oggi si presenta avvolto in carta dorata o argentata, che lo impreziosisce e ne preserva la fragranza. Un tempo si consumava solamente nel periodo natalizio, oggi si trova facilmente e tutto l’anno, in casa, ma anche in molte sale d’attesa di uffici, studi medici. Un delizioso dolcetto sempre piacevole da mangiare in qualsiasi momento della giornata, da solo o in compagnia di un buon caffè. Diverse le varietà di ripieni diffusi in commercio: al latte, fondente, al caffè, al peperoncino, al pistacchio.

In passato, l’elevata quantità di nocciole presente nell’impasto non consentiva, di fatto, al cioccolatino di essere prodotto in forme e per lungo tempo il gianduiotto veniva tagliato a mano. Oggi, invece, sono due i metodi maggiormente usati per la sua produzione: l’estrusione e il concaggio. L’estrusione è il metodo che prevede la colatura dell’impasto direttamente su piastre senza uso di stampi, ma con l’aiuto di specifiche macchine progettate ad hoc. Una tecnica che consente di produrre Gianduiotti dalla consistenza né troppo morbida né troppo compatta. Il metodo del concaggio, invece, si riferisce propriamente al gianduiotto stampato, una tecnica produttiva più industriale. In questo caso l’impasto contiene una percentuale minore di cioccolato ed è, necessariamente più solido, dovendosi staccare, senza rompersi, dallo stampo. Prima di proseguire vi mostriamo come il cacao diventa cioccolato:Come possiamo preparare dei deliziosi gianduiotti fatti in casa? Ecco la semplice ricetta e qualche utile trucco. La ricetta per 12 gianduiotti: Ingredienti: 200 gr di cioccolato fondente 100 gr di nocciole sgusciate Preparazione: Tostare le nocciole uniformemente per qualche minuto a fiamma bassa, lasciarle raffreddare e poi frullarle al mixer fino a quando non libereranno i loro oli ed inizierà a formarsi la pasta di nocciole. Far sciogliere il cioccolato a bagnomaria, facendo bollire dell’acqua in un pentolino e spezzettando il cioccolato in un recipiente sovrapposto. Successivamente unire la crema di nocciole precedentemente ottenuta e il cioccolato ben fuso ed omogeneo. Mescolare il tutto con l’aiuto di una piccola frusta in modo da far amalgamare perfettamente i due ingredienti. Versare il composto ottenuto nello stampo (preferibilmente in silicone, facilmente reperibili in commercio) e lasciare raffreddare i Gianduiotti per almeno un paio d’ore. Per estrarli più facilmente dallo stampo ecco un piccolo trucco: mettere i gianduiotti raffreddati in frigorifero per circa 30 minuti. Immagine di copertina e altre immagini: Pixabay Read the full article
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Sagre d'Autunno in Campania 2024: Scopri Tradizioni e Sapori
Con l’arrivo di ottobre, la Campania si prepara a festeggiare l’autunno con una serie di sagre imperdibili che celebrano i prodotti tipici del territorio. Tra castagne, funghi porcini, nocciole, mele e cioccolato, ogni weekend si trasforma in un’occasione per scoprire sapori autentici e immergersi nelle tradizioni locali. Ecco le sagre selezionate di ottobre 2024 da non perdere! 46° Sagra della…
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Un viaggio tra le più grandi industrie dolciarie italiane
L'Italia vanta una lunga e rinomata tradizione nel settore dolciario, affermandosi come leader mondiale nella produzione di specialità zuccherine. Dalle Alpi alla Sicilia, il Bel Paese custodisce gelosamente segreti artigianali e ricette tramandate di generazione in generazione, dando vita a un panorama produttivo ricco e variegato. In questo articolo, intraprenderemo un viaggio virtuale alla scoperta di alcune delle più importanti industrie dolciarie italiane, esplorando la loro storia, i loro prodotti di eccellenza e il contributo che offrono al Made in Italy nel mondo. Ferrero Gigante indiscusso del settore, Ferrero è un nome iconico che evoca immediatamente Nutella, Kinder Bueno e Ferrero Rocher. Nata ad Alba, in provincia di Cuneo, nel 1947, l'azienda ha saputo conquistare i palati di tutto il globo con i suoi prodotti innovativi e di alta qualità. Ferrero rappresenta un modello di eccellenza imprenditoriale, coniugando tradizione e innovazione, attenzione alla qualità delle materie prime e un marketing impeccabile. Caffarel Fondata a Torino nel 1824, Caffarel è la più antica industria dolciaria italiana. Famosa per il suo gianduja, una crema di cioccolato e nocciole, Caffarel ha saputo affermarsi come ambasciatrice del cioccolato piemontese nel mondo. L'azienda produce un'ampia gamma di praline, torroni e altri dolciumi, utilizzando ingredienti selezionati e lavorati con cura artigianale. Balocco Nata a Fossano, in provincia di Cuneo, nel 1925, Balocco è specializzata nella produzione di panettoni, pandori e altri dolci tipici natalizi. L'azienda vanta una lunga esperienza nella lavorazione del lievito madre e nella scelta di materie prime di alta qualità, che conferiscono ai suoi prodotti un gusto unico e inimitabile. Balocco è oggi uno dei principali produttori di dolci natalizi in Italia e all'estero. Mulino Bianco Dal 1925, Mulino Bianco porta nelle case degli italiani la bontà e la fragranza dei suoi biscotti. Con un'ampia gamma di prodotti, che spaziano dai classici Gran Cereale ai più golosi Digestive, Mulino Bianco ha conquistato il cuore dei consumatori grazie alla genuinità degli ingredienti e all'attenzione per il benessere. L'azienda è inoltre impegnata nella sostenibilità ambientale e sociale, promuovendo filiere produttive etiche e processi produttivi rispettosi dell'ambiente. Loacker Situata a Bolzano, in Alto Adige, Loacker è famosa per i suoi wafer Loacker, caratterizzati dalla friabilità unica e dal gusto intenso. Fondata nel 1925, l'azienda ha saputo coniugare la tradizione dolciaria austriaca con la creatività italiana, dando vita a prodotti di alta qualità che conquistano i palati di tutto il mondo. Loacker è inoltre attenta alla tutela dell'ambiente e del territorio, utilizzando energia da fonti rinnovabili e promuovendo la biodiversità. Industrie dolciarie italiane: eccellenze nostrane Queste sono solo alcune delle tante eccellenze che compongono il panorama dolciario italiano. Ogni regione vanta le sue specialità e i suoi segreti, tramandati di generazione in generazione e custoditi con cura dai maestri pasticceri. L'industria dolciaria italiana rappresenta un fiore all'occhiello del Made in Italy, apprezzato in tutto il mondo per la sua qualità, la sua creatività e il suo legame con la tradizione. Un settore in continua evoluzione, che sa coniugare l'innovazione con il rispetto per le antiche ricette, regalando al mondo intero momenti di dolcezza e felicità. Foto di Ralf Ruppert da Pixabay Read the full article
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Andar per Borghi e Sagre, alla scoperta dei "Sapori di Primavera"...
Con l'inizio della primavera, sono tante le occasioni per conoscere o riscoprire un territorio ricco come quello dell'Emilia-Romagna.
La nostra stagione primaverile si apre con le Sagre di Brisighella, dedicate ai profumi della primavera e ai sapori della tradizione:

ll centro storico del borgo da' il via all'edizione primaverile delle sagre con il lunedì di Pasquetta, quest'anno 1 aprile 2024, dedicato alla "Sagra dei Salumi Stagionati e del Tartufo Marzolino".
In programma il 7 aprile “Viva la Primavera!”, prevede stand gastronomico e mercato di prodotti tipici al Parco Ugonia.
Il 14 e il 21 aprile torna la tradizionale "Festa della Spoja Lorda" (tradizionale pasta romagnola all'uovo, ripiena).
Grande chiusura degli appuntamenti, con uno dei prodotti più tipici del territorio brisighellese: l'appuntamento è il 28 aprile e 5 maggio con l’ormai classica “Sagra del Carciofo Moretto” (carciofino autoctono, Presidio Slow Food).
Come rappresentante di uno dei prodotti tipici locali, Modigliantica sarà presente con il suo classico Mandorlato al Cioccolato di Modigliana (prodotto dell'Arca Slow Food, presente fra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali dell'Emilia-Romagna). Oltre alle sue rivisitazioni conosciute come "Dolci Rocca dei Guidi", troverete la nostra ampia gamma di biscotteria artigianale, vegana e tradizionale.
Gli eventi coinvolgeranno tutto il centro storico di Brisighella e si svolgeranno dalle ore 9 alle 19. Saremo presenti con il nostro stand, nei pressi del Parco Ugonia.

Durante queste Festività Pasquali poi, non mancate di farci visita a Modigliana (FC), presso la nostra piccola "bottega museo" in Via Garibaldi 48, dove non solo potete degustare e acquistare i nostri prodotti, ma vedere i riconoscimenti e gli strumenti di lavoro che hanno fatto la storia del Mandorlato al Cioccolato di Modigliana, conosciuto anche come il "panforte o pampapato di Modigliana", terra di confine fra Romagna e Toscana.
Per Info eventi e orari bottega, vi consigliamo di contattarci al n° 3489002578.
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𝐂𝐨𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐭𝐞 𝐥𝐞 𝐮𝐨𝐯𝐚 𝐝𝐢 𝐏𝐚𝐬𝐪𝐮𝐚 𝐂𝐫𝐨𝐜𝐞 𝐕𝐞𝐫𝐝𝐞 𝐚𝐠𝐥𝐢 𝐨𝐬𝐩𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐒𝐀 𝐝𝐢 𝐀𝐝𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐯𝐨𝐥𝐨𝐧𝐭𝐚𝐫𝐢
Nella giornata odierna i nostri Volontari hanno distribuito le uova di cioccolato e portato gli auguri di una Pasqua serena alle persone che vivono all'interno della residenza per anziani adriese con un messaggio forte e chiaro: "Grazie per tutto quello che ci avete insegnato", firmato “I Volontari”.
Presente anche il sindaco di Adria, Massimo Barbujani.
Il primo uovo è stato consegnato dal piccolo Antonio come vero e proprio ringraziamento delle nuove generazioni verso i nostri "nonni" che molto ci hanno insegnato e tanto ancora hanno da testimoniare con la loro esperienza di vita.
Un modo, in primo luogo, per far comprendere la gratitudine che ognuno di noi deve ai nostri "nonni" per quello che hanno fatto per la nostra comunità; e poi un modo per essere vicini, anche in queste feste pasquali, agli ospiti della Casa di Riposo di Adria, che continuiamo ogni giorno a portare nel cuore.
Croce Verde Adria prosegue da diversi anni nel portare il proprio aiuto concreto a questa struttura e ai suoi ospiti, come accaduto in maniera particolare nei giorni più duri della pandemia quando i nostri volontari hanno vissuto fianco a fianco con ospiti e operatori per dare il proprio aiuto.
Per questo motivo, anche in questa occasione, non ci si poteva esimere nel dal dare un messaggio di serenità e vicinanza a tutti loro.
Così il presidente di Croce Verde Adria, Andrea Roccato: "Sono veramente felice per questa iniziativa voluta fortemente dalla nostra associazione. Segna idealmente il continuum del patto d'amicizia e del progetto "Narrar Cantando" siglato con il coro "Soldanella" di Adria, che ha allietato gli ospiti di varie case di riposo del territorio nel periodo natalizio.
I nostri "nonni" sono la nostra memoria storica e coloro che ci hanno permesso d'essere qui oggi,per cui era giusto ringraziarli al meglio".
Anche il vicepresidente Lamberto Cavallari ha commentato: "Siamo contenti di donare queste uova e fare i migliori auguri di Buona Pasqua a tutti gli ospiti della struttura, che portiamo sempre nel nostro cuore. Come Croce Verde abbiamo 112 anni di storia e, proprio per questo dobbiamo ringraziare coloro che hanno tramandato i valori di questa associazione fino ad oggi, a maggior ragione ringraziare voi perchè oggi siamo qua a testimoniare quei valori con i nostri volontari e le persone che rendono grande Croce Verde".
Le uova sono state distribuite a tutti i 170 ospiti della struttura dopo gli interventi del sindaco Massimo Barbujani e del presidente della Casa di Riposo Simone Mori.
Csa AdriaComune di AdriaCORO SOLDANELLA
#croceverdenelcuore#passionecroceverde#iosonocroceverde#anpas#anpasveneto
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Douja d’Or 2023 ad Asti
Dall’8 al 17 settembre Asti accoglie la Douja d’Or, la manifestazione del vino più attesa dell’autunno italiano, che sarà anche quest’anno diffusa ed itinerante, per raccontare le eccellenze enologiche del territorio nelle piazze, nelle strade e nelle più suggestive dimore storiche della città piemontese. Il vino è ancora una volta l’indiscusso protagonista tra talk, degustazioni, masterclass, incontri, letture, musica e spettacolo per scoprirne tutte le sfumature e offrire a turisti, addetti ai lavori e appassionati spunti di conoscenza e di approfondimento. La Camera di Commercio di Alessandria-Asti ospiterà nel pomeriggio di venerdì 8 settembre l’inaugurazione della Douja d’Or, infatti alle 17.30 partirà da Palazzo Borello la sfilata inaugurale con i musicisti Diego Borotti, sax tenore, Felice Reggio, tromba, Gianni Virone, sax basso, Stefano Calcagno, trombone, Ruben Bellavia, rullante e percussioni, Alessandro Nicoli, grancassa e percussioni e l’animazione Lindy Hop di The Kitchen Swing. Sempre Palazzo Borello sarà la sede dei Talk in Camera, il 12 settembre alle 18 è in programma l’incontro con Umberto Spinazzola, regista televisivo (MasterChef) e cinematografico, con la proiezione del suo film Non morirò di fame, mentre il 14 alle ore 18.30 sarà la volta di Vamos a la Vigna, con ospite Johnson Righeira, cantante del celebre duo musicale. In programma l’11 settembre dalle 9.30 è una giornata dedicata all’eccellenza della grappa italiana per premiare i vincitori del 40° concorso nazionale Alambicco d’Oro Anag e conoscere da vicino la produzione e l’assaggio responsabile. Il 9 settembre alle 17.30 a Palazzo Mazzetti sarà ospitata una tavola rotonda con tutti i protagonisti della Douja d’Or 2023 per un confronto sul panorama vitivinicolo piemontese, con Luca Morino, compositore, musicista e scrittore torinese che vanta innumerevoli tour in Italia e all’estero e ha all’attivo una vasta discografia sia con il gruppo Mau Mau sia come solista (LucaMor, Morinomigrante). Come già nelle passate edizioni il vino sarà un percorso che lega anche arte e fotografia, infatti la mostra Il Mito delle Rosse, accoglie una selezione che celebra l’icona assoluta del mondo dell’auto e dalla collaborazione con la mitica azienda di Maranello sono scaturite le immagini delle vetture stradali allora in produzione ed i loro sublimi dettagli, mentre Vite notturne è il frutto dell’esperienza quadriennale vissuta nottetempo nei vigneti, dove il fotografo si trasforma in pittore e scenografo. Nel reportage Settembre astigiano, rivivono grazie al Palio e al Festival delle Sagre la vita medievale, i valori e la tradizione contadine, oltre ad tanta emozioni e sentimenti attraverso frammenti di vita astigiana. Il Consorzio Tutela Grappa del Piemonte e Grappa di Barolo arricchirà il calendario della Douja d’Or con eventi per approfondire la conoscenza delle grappe prodotte in Piemonte. Tutti i giorni presso l’androne del Palazzo del Comune di Asti di Piazza San Secondo il consorzio proporrà un Banco d’Assaggio delle grappe, lunedì 11 e mercoledì 13 settembre saranno proposti cocktail a base grappa a cura di Il Confessionale Mix Bar e il 13 e il 15 settembre sono in programma, presso il Teatro Alfieri, due degustazioni di 4 diverse grappe abbinate ora alla piccola gastronomia, ora al cioccolato, sotto la guida mastri distillatori e degli assaggiatori professionisti. Novità di quest’anno della Douja d’Or è il format 5 sensi del vino, con talk ed esperimenti sensoriali per 5 diverse esperienze in abbinamento ad ognuno dei 5 sensi, grazie a Maurizio DiMaggio di Radio Montecarlo, gli chef del circuito Osti Narranti – AntipAsti, il maestro pasticcere Alessandro Del Trotti, lo scrittore noir Enrico Pandiani, Claudia Sepertino, esperta in Neuromarketing e Comunicazione Olfattiva e lo chef stellato Marcello Trentini. Read the full article
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GATTI: e il loro mondo Magico...
Se un gatto ti lecca le mani, il viso o i capelli, accettalo come un grande complimento: é come se fossi uno dei "suoi"...
Se un gatto si stende supino quando ti vede, significa che si fida di te, in quanto in questa posizione non può difendersi da un attacco...
Le persone che hanno i gatti hanno meno stress e meno infarti...
I gatti si considerano i proprietari della casa dove convivono con l'umano...
Quando un gatto si strofina contro di te è perché ti sta marcando come parte del suo territorio...
Un gatto non comunica quasi mai con un "miagolio" ad un altro gatto, usa questo suono per comunicare con gli umani...
👉Se un gatto alza la coda e la tiene completamente tesa, significa che sta salutando...
I gatti prestano più attenzione alle donne rispetto agli uomini, perché reagiscono meglio a un tono di voce più acuto...
Se il tuo gatto si ammala e smette di lavarsi, lavalo tu stesso, perché potrebbe perdere la voglia di vivere solo con l'aspetto sporco e smemorato...
I gatti tricolore o fino a quattro colori sono esclusivamente femmine. Con mantello a tre colori nero, rosso e crema (varietà tartaruga) e quattro colori quando c é anche il bianco.
La particolarità è data: i tricolori e i quattro colori sono solo femmine e, negli strani casi di alcuni maschi, sono sterili.
👉 Inoltre il gatto tricolore chiamato gatto calico è considerato il gatto della fortuna
I gatti non capiscono la punizione, ma capiscono le ricompense quando fanno qualcosa di giusto...
I gatti dormono dalle 16 alle 18 ore al giorno.. Ma pur dormendo, sono attenti a qualsiasi stimolo...
I gatti hanno un'ottima visione notturna...
👉un gatto se fissa il vuoto avverte un'entità
Dopo aver mangiato, i gatti si lavano subito...È un istinto di sopravvivenza che li porta ad agire in questo modo affinché i predatori non sentano l'odore del cibo e quindi potrebbero attaccarli...
Il gatto cammina e corre spostando le zampe anteriori e posteriori dallo stesso lato...Solo il cammello, la giraffa e il gatto hanno questa caratteristica...
I gatti odiano l'odore dell'arancia e del limone...
Le fusa dei gatti hanno la capacità di rassicurarli quando sono malati o spaventati...
Gli antichi egizi si rasavano le sopracciglia in lutto quando il loro gatto moriva...
Proprio come gli esseri umani hanno le impronte digitali e sono unici, il disegno del nasello del gatto è unico, non esistono due gatti con lo stesso disegno...
I gatti neri sono solitamente più calmi di quelli bianchi, che sono sempre molto nervosi...
La lingua dei gatti sono fatte di piccoli ganci, che li aiutano a separare il cibo. Pertanto, è sensibile al tatto con la pelle.
Il cioccolato è tossico per i gatti..
La maggior parte dei gatti bianchi con gli occhi azzurri sono sordi a meno che non abbiano un occhio di colore diverso dall'altro...
Questo è in parte vero, c'è una percentuale più alta di gatti sordi...Il gene della sordità, è un gene caratteristico dei gatti bianchi, si chiama W ( white per l'appunto ) ed è la causa del colore bianco e della sordità nei gatti...
Ma non tutti i gatti bianchi sono sordi.
Le orecchie dei gatti hanno gli ultrasuoni. Ciò significa che possono sentire frequenze che per te non sono udibili. Per eempio come i suoni che usano i roditori per comunicare.
C'è una pianta che affascina i gatti. Li eccita di momenti sublimi per pochi minuti.
È l'erba gatta, della famiglia del timo e della lavanda..
Il suo profumo innesca nell'animale un comportamento simile a quello di una femmina in calore...
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POLMONI TAMPONATI POLMONITICI
Mi sa che qua (qua-->ovunque) la gente faccia un po’ di confusione su quando e perché si faccia (o non si faccia) il tampone per la ricerca del Covid-19 e su come e quanto sia pericolosa la polmonite (causata dal Covid-19 o meno).
Tampone --> un cotton fioc lunghissimo che a volte ti infilano nel culo, a volte nella passera, a volte persin laggiù in fondo nell’utero e qualche volta persin’anche addirittura guarda te nell’uccello, dove natura insegna che di solito non ci va proprio nulla. Serve a prelevare del materiale cellulare per studiarlo mediante tantissime metodiche di laboratorio diverse, volte ora a rilevare cellule tumorali, ora batteri, ora virus, ora miceti, ora se qualcuno fa cosacce contronatura col cioccolato fondente. Quando te lo infilano nella bocca e nel naso, prende il nome di tampone oro-faringeo o rino-faringeo e la sua punta intinta nel vostro moccio salivoso viene poi studiata tramite una tecnica magica di laboratorio chiamata PCR (Polymerase Chain Reaction), in cui la macchina magica fa la parte dello sbirro inquisitorio che chiede i documenti al virus (se c’è) e poi li trasmette in centrale. Esistono tecniche più nuove e più veloci (RT-PCR, real-time PCR) ma non ci interessano ai fini di quanto sto per dirvi.
Poche ore dallo stupro oro-nasale con cotton-fioc per orecchie maggiorate e saprete se avete o no il Covid-19.
E, ditemi, a voi che cazzo ve ne frega se ce l’avete o no?
La domanda sembra stupida, forse retorica ma senza dubbio offensiva come un colpo di phon su un prezioso e unico fiocco di neve (cioè l’italiano medio CHE VUOLE SAPERE COSA GLI TENGONO NASCOSTO!) eppure la questione, hic et nunc, è proprio questa.
Non ha più senso fare i tamponi di ricerca per il Covid-19.
Ci arrivo ma prima fatemivi dire cosa sia una polmonite.
La polmonite --> immaginate di avere una spugna nel petto che si imbeve d’acqua quando tirate dentro il respiro e che schizza fuori l’acqua quando tirate fuori il respiro. La polmonite è un’infiammazione che rovina e strappa così tanto la trama di quella spugna che questa non è più capace di assorbire acqua o ne assorbe pochissima, spesso non in modo sufficiente. La trama della spugna sono gli alveoli polmonari - immaginateli come dei piccoli chicchi d’uva, ognuno collegato col picciolo ai bronchi - e l’acqua, ovviamente, l’ossigeno.
La polmonite viene per svariate cause - tipo anche a respirare farina, cemento o polvere di cioccolato fond... ok, avete capito - ma quella virale, per esempio, è causata molto spesso dal Rhinovirus, i virus del raffreddore. La polmonite è, in genere, motivo di allerta sanitaria e quella virale a maggior ragione poiché non può essere debellata con antibiotici.
Ma alla fine le polmoniti virali VENGONO TRATTATE TUTTE ALLA STESSA MANIERA: si aspetta che passino se sono lievi, si somministra ossigeno e corticosteroidi se sono serie e si intuba il paziente se sono molto gravi.
E quando dico tutte intendo pure QUELLE CAUSATE DAL COVID-19, che ha l’unica colpa di essere un po’ più aggressivo per il tessuto polmonare rispetto ad altri patogeni. Un po’... non mortalissimo di morte certa.
Se vi ricoverano non è perché lì vi somministrano il farmaco ammazza Covid-19 che a casa non vi danno (al massimo, se siete gravi provano con qualche antivirale) ma perché lì c’è ossigeno, respiratori e medici che vi possono soccorrere qualora il calzino dovesse cominciare a tirare.
Quindi, il tampone aveva un proprio senso ALL’INIZIO dell’epidemia, quando c’era la necessita di circoscrivere il contagio ed eventualmente rintracciare i vettori errabondi (gli involontari untori che andavano a ballare per il Nord Italia) ma ora che IL COVID-19 E’ DA CONSIDERARSI UBIQUITARIO PRATICAMENTE SU TUTTO IL TERRITORIO ITALIANO IL TAMPONE NON SERVE PIU’ A NULLA.
Quindi,
Se avete il raffreddore state a casa.
Se avete la tosse state a casa e lo dite al medico per telefono.
Se avete febbre alta e tosse lo dite al medico e lui, eventualmente, vi verrà ad auscultare o lo dirà ai servizi preposti.
Se fate davvero fatica a respirare chiamate il medico e il 118 e sarete soccorsi come anche prima del coronavirus.
Se avete la polmonite - non importa se da Covid-19 o da inalazione di polvere di cioccolato fondente - se è lieve VI RIMANDANO A CASA e vi dicono di stare in isolamento controllato, se è seria VI RICOVERANO come se fosse da Covid-19 e se è grave vi intubano.
Basta parlare di tamponi negati, tamponi mancanti, tamponi per i ricchi e se non hanno i tamponi mangino le brioches.
I TAMPONI PER LA RICERCA DEL COVID-19 HANNO UN VALORE DIAGNOSTICO COMPLETAMENTE DIFFERENTE DA QUELLO CHE GLI VIENE COMUNEMENTE DATO.
Se vi può far stare tranquilli infilatevi un cottonfioc nel naso e speditemelo per posta... vi prometto che vi riscrivo indietro una lettera contenente un pensiero o una poesia che vi allieteranno l’attesa mentre non potrete rompere il cazzo a nessuno con le vostre paranoie perché rinchiusi in quarantena dentro casa vostra.
E non lo dico con cattiveria o senso di superiorità... solo che davvero vi state preoccupando per la cosa sbagliata. <3
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Ferrara vista dall'alto, vissuta dal basso. Una città che non conoscevo, accogliente e calda, ricca di palazzi ed edifici risalenti al Rinascimento, una delle capitali europee della cultura, dell’arte, della politica, della gastronomia, nonché punto di riferimento per artisti, poeti e cantori. Ho avuto un cicerone tutto d'accezione, collega sommelier e amante della storia, Marco Carmosino, che mi ha fatto girare a piedi per la mia gioia (utopica) tutta la cittadina. Tra racconti e piatti del territorio, tra vini ed assaggi ho imparato che la dinastia estense, grande famiglia di mecenati eccentrici ( lo si denota dall'architettura e dettagli dei palazzi), fu capace di trasformare in tre secoli un centro rurale in un capolavoro curato e mozzafiato del rinascimento dichiarato Patrimonio dell’Umanità. Ferrara sotto il dominio degli Este, infatti, conobbe i suoi secoli di maggiore fioritura, ospitando le più importanti personalità dell’epoca in campo artistico e letterario, rivestendo un ruolo di primissimo piano in molti campi, tra cui anche la gastronomia. Ho camminato per godermi tutta la storia, la tradizione e la cultura artistica ed edilizia di questa città, dal Castello Estense al Palazzo dei Diamanti, sede della Pinacoteca Nazionale, la Cattedrale di Ferrara, per finire in alcuni ristoranti della tipica cucina ferrarese. Ho asaggiato il Pasticcio ( in versione dolce e salata) fatto direttamente dalla collega Barbara Guidi, una ricetta antica le cui origini risalgono al ‘500 caratterizzato da uno scrigno di frolla dolce ( o salata per chi non gradisce l'abbinamento dolce/salato) e un ripieno di maccheroni pasticciati con ragù bianco e besciamella, direi delizioso, inoltre aggiungo che la ricetta può essere rivista con l'uso della pasta brisè. Ho assaggiato i cappellacci di zucca, la Tenerina, la golosa Torta al cioccolato ferrarese dal cuore tenero che si scioglie in bocca come un cioccolatino, i cappelletti, ma la prossima volta avanzo l'assaggio della Salama da sugo IGP, che è un particolare tipo di insaccato realizzato da diversi parti del maiale mescolate con sale, pepe e spezie oltre che vino rosso, tanto vino rosso. (presso Ferrara, Italy) https://www.instagram.com/p/CG4o-plHUVG/?igshid=10wc7y4i9c2lc
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& 🇬🇧 English in Comment ‼️➡️ @lamoledilamole è la cantina del #chianticlassico fondata su un territorio magico e ricco di storia al quale hanno unito innovazione e ricerca per creare vini che puntano su frutto, equilibrio ed eleganza. 📍➡️ Presentano in grande stile durante la @milanowineweekofficial il loro Lam’oro Igt Toscano Rosso nell’annata 2015. 🍇 ➡️ L’enologo @andrea.daldin spiega come questo vino rappresenti un’eccezione rispetto al territorio e alla filosofia che ha sempre guidato questa cantina incentrata sul Sangiovese . È stato creato per valorizzare e sfidare il territorio con l’Unione di 3 anime: “Quella del #sangiovese per donargli la ricchezza, Il #cabernetsauvignon per l’eleganza e il #merlot per la materia.” 🔎 ➡️ Non vuole rappresentare un #supertuscan ma possiamo chiamarlo un SuperLamore. Sole 5.000 bt. prodotte con una lunga sosta in legno nuovo, 6 mesi con i diversi vitigni separati poi 2 anni assemblati. 🍷➡️ Al naso escono i frutti freschi a polpa rossa come la ciliegia ma con accenni anche di mora, una parte di erbe aromatiche, liquirizia, pepe nero, dolci spezie, un tocco di tabacco e cioccolato bianco. È austero, profondo , di grande persistenza, ma non perde una piacevolissima beva, il carattere pulito, elegante e molto fresco. 💬 ➡️ Come sottolineato da @albertougolini67 wine ambassador del gruppo @santamargheritawines , potrebbe essere associato allo stile di Michelangelo più muscolare mentre Raffaello rappresenta la leggiadria dei Chianti classico tradizionali di #lamole . Ma tutti racchiudono equilibrio, bellezza ed armonia. 💡➡️ Special thanks @chiaradipiano 📸 ➡️ Vino.tv @chiaragiannotti__ • • ———————————————— #followmywinepassion #vinotv #wine #winetime #winery #winelover #winetasting #vino #sommlife #winetravel #chiaragiannotti (presso Milano Wine Week) https://www.instagram.com/p/CGNVLVvnU7R/?igshid=1jajmhic7k587
#chianticlassico#sangiovese#cabernetsauvignon#merlot#supertuscan#lamole#followmywinepassion#vinotv#wine#winetime#winery#winelover#winetasting#vino#sommlife#winetravel#chiaragiannotti
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Il Gianduiotto di Torino diventerà IGP?
Riuscirà il Gianduiotto di Torino a diventare un prodotto IGP? La strada è lunga e non priva di ostacoli. Al momento uno dei principali veti è stato abbattuto e la macchina della burocrazia può riprendere il suo percorso. Oggi vi parliamo di una delle prelibatezze del nostro Paese, il Gianduiotto, che da quasi 160 anni mette d'accordo tutti i palati. Napoleone e Michele Prochet Quando nel 1806 Napoleone impose il blocco continentale, il suo scopo non era solo render pan per focaccia alla Gran Bretagna, sua acerrima nemica, ma anche colpire la sua economia. L'imperatore di Francia sembrò non considerare, però, il dettaglio che a risentire di tale blocco sarebbero stati anche i Paesi al di qua della Manica. In Italia, all'epoca, la passione per il cioccolato era già diventata irrefrenabile e le quantità di cacao, che arrivavano in Europa proprio grazie alle navi bloccate, iniziavano a diminuire sempre di più e a costare sempre più care. Fu così che il maître chocolatier Michele Prochet ebbe l'idea di creare un impasto con cacao, zucchero e nocciole. La tonda gentile è una variante di nocciola tipica del Piemonte; gli oli presenti nel frutto consentono la creazione di una crema una volta tritato. La crema di nocciola unita a cacao e zucchero ha dato vita alla pasta gianduia, un'eccellenza del Piemonte. Da qui il passo per la nascita del gianduiotto, il primo cioccolatino confezionato singolarmente, fu davvero breve. All'epoca venivano tagliati a mano mentre oggi, per ottenere l'originale forma a barchetta rovesciata, si utilizzano due tecniche: l'estrusione e il colaggio. L'estrusione prevede che l'impasto coli su piastre e l'utilizzo di macchine progettate ad hoc che permettono di produrre un cioccolatino dalla giusta consistenza. Il colaggio, invece, che si serve di appositi stampi, vuole un impasto più duro. Il primo gianduiotto fu prodotto, nel 1865, con la ricetta di Prochet, dall'industria dolciaria Caffarel, nello stabilimento torinese di Borgo San Donato. Fu presentato in occasione del Carnevale associato a Gianduia. La famosa maschera locale andò in giro per la città a distribuire i fantastici gianduiotti. Il Gianduiotto di Torino: un simbolo della città da tutelare e valorizzare Le cronache ci raccontano che l'alleanza tra Prochet e la Caffarel portò il celebre maître chocolatier a essere via via dimenticato mentre l'industria dolciaria, che ha regolarmente depositato il marchio “Gianduia 1865. L’autentico gianduiotto di Torino”, è tuttora l'unica autorizzata a riproporre la maschera di Gianduia sugli incarti. La storia ci dice anche che nel 1997, la Caffarel è stata acquisita dalla casa dolciaria Lindt & Sprüngli che oggi produce gli iconici cioccolatini torinesi su scala industriale. Nel 2017 nasce a Torino il Comitato del Giandujotto di Torino Igp. L'obiettivo è quello di ottenere l'Indicazione geografica protetta riconosciuta dall'Unione europea per i prodotti d'eccellenza la cui produzione è legata al territorio sia per le materie utilizzate sia per il luogo di lavorazione. L'iter è presto iniziato: viene fatta regolare richiesta alla Regione Piemonte che accetta e la presenta a sua volta al ministero dell'Agricoltura. Il sì del ministero avvia le consultazioni tra tutti gli attori in gioco: associazioni di categoria e produttori. Tra questi c'è anche la Caffarel, o meglio la Lindt, che ha opposto non poche remore sull'eventuale riconoscimento. Caffarel vs Comitato: pace fatta? L'azienda, inventrice del cioccolatino, temeva, infatti, che il marchio "Gianduiotto di Torino IGP" avrebbe oscurato quello di cui si fregiano da quasi 160 anni: "Gianduia 1865. L’autentico gianduiotto di Torino". In più, aveva proposto di modificare la ricetta introducendo il latte in polvere (largamente utilizzato nel settore) e riducendo la percentuale di nocciole dal 30% al 28%. Proposta, neanche a dirlo, rigettata. Dopo mesi di diatribe, che erano arrivate fino in Europa, il Comitato e la Lindt sono giunti a un accordo. La Lindt potrà continuare a produrre i suoi gianduiotti utilizzando lo storico marchio e la ricetta personale. Di contro gli artigiani utilizzeranno la ricetta originale e, quando il marchio IGP sarà riconosciuto, potranno inserirlo. Cosa, quest'ultima, che invece sarà negata alla Lindt. L'accordo, che ha bisogno di ulteriori limature, se non altro, ha sbloccato l'iter per la richiesta del riconoscimento che ora andrà al ministero dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare e poi alla Commissione Europea. Read the full article
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“Non è come le altre ragazze, questo dovresti averlo capito. È davvero diversa: ti lascia i tuoi spazi, non pretende di passare del tempo con te e non vuole regali. Ogni tanto dice di volere una rosa, ma se le porti una barretta di cioccolato o una pizza, credimi, lo apprezzerà cento volte di più. Ci sono volte che mangia come se dovesse sfamare otto persone, altre dove non ne sfama neanche mezza. Cerca sempre di essere perfetta, si trucca bene e ci mette ore a scegliere cosa mettersi: tu dille che è bella, bellissima, sempre. Dille che è meravigliosa anche con le felpe larghe, i capelli scompigliati e senza trucco. Lei non ti crederà mai, ma il suo cuore sussulterà quando te lo sentirà dire e lei sarà felice. Adora le soprese, quelle stupide, che non costano niente. La sera, cerca di capire se è a casa e raggiungila senza dirle niente. Avvertila solamente quando sei davanti al cancello e, quando ti chiederà come mai sei lì, dille semplicemente che avevi voglia di vederla. A quel punto abbracciala, stringila e dalle un bacio sulla fronte. Lei li adora, i baci sulla fronte, la fanno sentire protetta e capita. Dopodiché, apri la portiera della macchina, siediti e falla sedere sulle sue gambe. Baciala e, all'improvviso, falle il solletico, anche se lo odia. Perché lei odia il solletico, ma ama ridere. Ci saranno volte che sembrerà una bambina, mentre ballerà e canterà a squarcia gola, altre volte che si isolerà in un angolo con le cuffiette. In quei momenti sta affrontando dei pensieri che non vorrebbe affrontare, quindi devi andare lì e giocare con i suoi capelli, perché è l'unico modo per farla rilassare. La notte, quando siete a letto, stanchi ed ognuno nella vostra stanza, dille che vorresti essere lì con lei a scaldarla e coccolarla. Falla sentire importante, solo tua, se la vedi parlare con qualche ragazzo, abbracciala da dietro e fai finta di interessarti al discorso. Non ti chiederà mai di andartene, a meno che non sia una cosa privata ed importante. Adora i succhiotti, per lei è come se stessi marcando il territorio. Non importa se a te o su di te non piacciono, fai uno sforzo e, se proprio non li vuoi sulla tua pelle, riempi la sua. È insicura, ha paura a lasciarsi andare, ha paura di rimanere ferita. Tu devi solamente fare in modo che si fidi di te e, credimi, ci vuole davvero poco.”
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L’avventura di due sposi al tempo del Coronavirus. Una riscrittura di Italo Calvino
Alle nove di sera, l’operaia Elisa, tornando a casa dal lavoro dopo un lungo viaggio in tram da parte a parte di Milano, annunciò al marito: “La sai la novità? Da domani si sta a casa tutto il giorno!”.
Italo Mazzoni, turnista di notte, raggiunto da una notizia così incredibile mentre stava indossando il giaccone impermeabile per andare in fabbrica, mormorò, con gli occhi ancora spenti e appannati di sonno: “Ti hanno licenziata?”.
“Ma no! È a causa del virus che sta infettando mezza Italia. Il padrone non ha sanificato gli ambienti ed è stato denunciato e costretto a chiudere la fabbrica”.
“La fabbrica! Dio, ho fatto tardi?” urlò Italo, e come un automa si allontanò senza neppure guardarla, con in mano le chiavi della macchina e l’immancabile pacchetto di sigarette.
Elisa ebbe un attimo, appena un attimo di smarrimento nell’accorgersi che lui non l’aveva ascoltata, ma poi gli corse dietro e lo raggiunse sulle scale. Disse: “Amore, non hai capito. La fabbrica rimarrà chiusa per un mese”.
Allora Italo, improvvisamente scosso dal suo ipnotico torpore, intuì che qualcosa di grosso era accaduto. Un disastro o un evento fortunato? Prima che potesse iniziare a darsi una risposta, la sua attenzione si concentrò sulle mani di lei, sporche di cioccolata.
“Ma cosa hai fatto?”.
“Sono stata al centro commerciale, ho preso due dolci. Uno anche per te”.
Infilò una mano nella borsa e tirò fuori una ciambella al cioccolato. Disse: “Volevo festeggiare. Mi vergogno un poco perché fuori la gente sta morendo e il rimedio contro questo maledetto virus non l’ha ancora trovato nessuno. Ma finalmente avremo tempo per stare insieme. Sei contento?”.
Italo allargò le braccia in un gesto che manifestava tutta la sua sorpresa. Disse: “Non dovrò più andare in fabbrica di notte? E neanche tu, di giorno?”.
“Esatto. La produzione è stata bloccata. Siamo in cassa integrazione fino a nuove disposizioni del Governo. E a me sta bene”.
“Dormiremo insieme?”.
“Dalla sera alla mattina”.
Si strinsero forte e pensarono le stesse cose: niente più caffè presi al volo, niente incontri fugaci sulla porta di casa, niente corse nella nebbia, niente grane sul lavoro.
Erano trascorsi quattro mesi da quando il coronavirus aveva fatto la sua comparsa in città, dando il via a quella che nel giro di poche settimane sarebbe diventata un’epidemia diffusa. Nelle famiglie obbligate a rimanere in casa, il bollettino dei morti era diventato un argomento di conversazione perfino più ricorrente della crisi economica. Per evitare l’ulteriore diffondersi del virus, il Governo aveva reagito con misure draconiane, chiudendo scuole, negozi, ristoranti e ora anche quelle fabbriche dove gli operai erano costretti a lavorare gomito a gomito. Ai cittadini era stato ordinato di limitare i contatti sociali.
Stando tutti e due a casa, Elisa e Italo avrebbero finalmente vissuto la vita da sposini che il lavoro gli aveva sempre negato: andare a letto insieme, nudi e un po’ eccitati, scambiarsi qualche parola oscena e poi fare l’amore ogni sera, con la stessa emozionante e convulsa serialità.
Vivevano a Sesto, periferia industriale di Milano, in un monolocale di 40 metri quadri. Il cucinino era umido e buio, il bagno aveva la finestra a tetto, ma Elisa diceva di essere innamorata di quel posto perché gli ricordava Un amore in soffitta, un telefilm che guardava da ragazza.
Italo invece amava l’agricoltura, e se avesse avuto una casa in campagna e un fazzoletto di terra da coltivare non si sarebbe fatto pesare qualche ora di auto in più per raggiungere la fabbrica. Tuttavia, per non mettere in difficoltà sua moglie, che era stata bocciata alla scuola guida un numero impressionante di volte, si era adattato a quello spazio angusto che gli dava ansia.
Ormai erano sposati da sette anni ma non avevano mai vissuto insieme per più di qualche ora al giorno. La chiusura della fabbrica li proiettava in un territorio sconosciuto, una convivenza vera che non li spaventava, poiché volevano viverla con tutto l’amore che erano stati a lungo costretti a reprimere.
La prima notte insieme fu meravigliosa. Senza bisogno di parole, riuscirono a darsi esattamente ciò che volevano: una brama di interezza mai provata, una passione incandescente, tanta pace.
La notte successiva ci fu un piccolo imprevisto. Elisa si accorse che Italo russava. Non era cosa da poco, perché la costringeva a prendere sonno con un concerto di tromboni nelle orecchie.
Questa piccola scoperta la turbò, come una nuvola nera apparsa in un giorno di sole.
Lui dal canto suo, era abituato a dormire da solo nel letto a due piazze, e aveva molta difficoltà a condividere il materasso. Ripensava con nostalgia a quando si coricava e, dopo qualche minuto, piano piano si spostava dalla parte di Elisa, assorbendone l’assenza e il tepore. E così s’addormentava.
Ora invece, se provava a uscire dal suo confine, veniva ricacciato indietro con parole di fuoco: “Italo, non riesci a stare fermo? Ogni volta che sto quasi per dormire, sento che mi tocchi una gamba e perdo il sonno!”.
Poi a Elisa sembrò che suo marito avesse l’alito pesante. Fu indecisa se dirglielo, per paura che lui la prendesse male, ma poiché quel difettuccio non passava, dopo quattro notti nelle quali ebbe l’impressione di dormire con un ubriaco che si era bevuto un cocktail di superalcolici e aglio, si fece coraggio e gli suggerì di lavarsi i denti prima di mettersi a letto.
Ma lui si offese e ribatté: “Ieri notte ti è scappato un peto”.
“Non è vero!”.
“Sì, è così. Avrei voluto aprire la finestra ma ho preferito non svegliarti per non essere insultato”.
“Quando ci vedevamo poco, l’amore c’era”, disse lei, in tono amareggiato.
Lui annuì: “Ora le cose dovrebbero andare meglio, e invece è il contrario”.
Si tennero il muso per ore, ma la sera, passando in rassegna gli inconvenienti che erano accaduti, pensarono che in fondo si era trattato di piccoli malintesi, equivoci senza importanza.
Convennero che anche nella persona che amiamo di più al mondo può esserci qualcosa che non ci piace ma che non deve mandarci il sangue alla testa in un secondo. Bisogna comprendere e pensare al buono. Così la rabbia finisce lì, senza emozioni distruttive.
Si promisero pazienza, ma non servì.
Da quando faceva i turni di notte, a causa delle alterazioni del ciclo sonno-veglia, Italo era ingrassato ― ormai sfiorava i cento chili ― e dopo una piccola corsetta il cuore gli batteva all’impazzata. Come se non bastasse, aveva sviluppato un’ipertrofia prostatica che lo faceva correre al bagno appena sentiva lo stimolo. Se dentro c’era Elisa, gli montava il nervoso e cominciava a dare pugni alla porta.
“Amore, mi scappa! Lo sai che sto male! Non posso fare la pipì sul pavimento, fammi entrare! Se non mi fai entrare, spacco tutto!” gridava, come un bambino capriccioso.
Elisa era furiosa. Tra i mille oltraggi cui non amava sottoporsi, il peggiore era trovarsi sulla tazza del cesso con un pazzo che le chiedeva di fare in fretta. Ma anche Italo aveva le sue ragioni: la vescica che scoppiava non era il suo unico problema. L’abitudine a riempire le giornate con il lavoro era così consolidata che, dovendo restare chiuso in casa, si sentiva morire di noia e, per quanto odiasse la fabbrica, la preferiva a una stanza in cui camminare avanti e indietro come una belva in gabbia.
Di giorno non aveva sonno e non sapeva che fare. Accendeva la tv e si innervosiva nel vedere che tutte le trasmissioni parlavano del coronavirus. Metteva qualcosa a cuocere e la dimenticava sul fuoco. Sfaccendava, creando un gran disordine. Accendeva la stufa anche se non faceva freddo. Elisa cominciò a temere che prima o poi l’avrebbe visto impazzire.
E infatti una sera, alle nove e tre quarti, Italo prese il portavivande, il termos, si mise l’impermeabile e uscì.
“Dove vai?” chiese lei. “A quest’ora i supermercati sono chiusi. C’è il coprifuoco”.
“Vado in fabbrica”.
Elisa capì che la vita a volte offre dei regali. Era stanca di litigare. Proprio stanca. Perciò non provò a fermarlo. Disse solamente: “Aspetta, prendi la mascherina”.
E lo salutò con un bacio.
Italo corse giù velocemente, in modo macchinale, infrenabile, ma non riuscì a dare un passo fuori dal portone perché un militare armato di mitra gli fece cenno di tornare indietro.
Scoraggiato, rimase per un tempo incalcolabile seduto sulle scale, con la mente perduta in una zona d’ombra tra l’alienazione e la fuga. Poi gli venne sonno e si addormentò.
Anche Elisa, rimasta sola, spense la luce e andò a letto.
Accucciata sotto le coperte, nel silenzio riconquistato, allungò un braccio verso il cuscino di suo marito e lo portò verso di sé.
Meditò su quell’amore che aveva bisogno di non essere mai del tutto con lei.
Sentì il veleno della nostalgia, doloroso e incurabile, dentro al petto.
Francesco Consiglio
L'articolo L’avventura di due sposi al tempo del Coronavirus. Una riscrittura di Italo Calvino proviene da Pangea.
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