#ciminiere
Explore tagged Tumblr posts
philoursmars · 13 days ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Avec Christine, on a fêté nos 40 ans d'amitié en faisant un voyage de 15 jours en Sicile.
3 jours à Catane (Catania).  La ville, le jour...
Via Sei Aprile, une façade Art Nouveau
piazza Bovio, garage Musumeci à l'allure entre Art Nouveau et Art Déco
Via Africa, Ciminiere (anciennes raffineries de soufre)
Piazza Mazzini
voir 1
6 notes · View notes
ilpianistasultetto · 1 month ago
Text
Tumblr media
C'e' chi punta il faro sul lato oscuro della luna, chi ti fa sprofondare dentro universi ignoti, chi ti fa correre su prati o respirare tra ciminiere, chi abbatte muri e chi combatte guerre..... e poi c'e' chi ti fa visitare certi mondi facendoli pulsare su pentagrammi musicali come diamanti grezzi... @ilpianistasultetto
youtube
65 notes · View notes
t-annhauser · 1 year ago
Text
Sulla fissa del riscaldamento climatico
(che non nego a prescindere non essendo io un climatologo)
Stanno davvero mettendo in testa al medio consumatore occidentale che può invertire il trend del cambiamento climatico acquistando l'auto elettrica e il detersivo bio con l'etichetta cambiata, quando solo per spostare tutta la quantità di gadget necessari al nutrimento della coscienza green si muovono aerei ed enormi navi commerciali che consumano inimmaginabili quantità di carburante fossile, insomma, tutto sembra funzionale a creare un nuovo bisogno, quello dell'ecologia, che come scopo principale ha la vendita di prodotti "virtuosi", constatata la generale stagnazione dei prodotti privi di un seppur minimo appeal etico-morale. Ci sono voluti due o tre secoli per creare le condizioni del riscaldamento globale, dalla comparsa delle prime ciminiere fino ai giorni nostri, e ai consumatori occidentali oggi rifilano l'idea ottimistica e tutta interessata che il processo si possa invertire nel corso di qualche lustro mettendoci tutti a separare diligentemente i cartoni delle uova dal tappo di Crodino. Poi arriva quello che chiede il reato di concorso esterno in crisi climatica e ti rendi conto che abbiamo raggiunto la saturazione.
55 notes · View notes
mineestellepolari · 8 days ago
Text
La notte atomica che ci ha rimboccato le palpebre guardare il cielo malconcio di chernobyl da qui esprimere desideri quando vedi scoppiare navicelle spaziali o moduli lunari russi o giapponesi o americani arrampicarsi sulle impalcature per prendere il sole e rivenderlo a qualche spacciatore lavarsi i denti con le antenne della televisione durante la pubblicità ho abbassato le saracinesche dei negozi sui miei occhi con le nostre discussioni serie si arricchiscono solo le compagnie telefoniche siamo l'esercito del sert a parigi dici che non volano mosche benedirci in chiese chiuse e in farmacie compiacenti sposarci con i cerotti usati in passeggiate su spiagge deturpate le piazze sono vuote le piazze sono mute per combattere l'acne sono tutti in ferie maratone sulle tue arterie sulle diramazioni autostradali sui lavori in corso solo per farti venire e invidiare le ciminiere perché hanno sempre da fumare le notti inutili e le madri che parlano con i ventilatori negli inceneritori le schede elettorali e i tuoi capelli che sono fili scoperti costruiremo delle molotov coi vostri avanzi faremo dei rave sull'enterprise farò rifare l'asfalto per quando tornerai siamo l'esercito del sert e i tuoi capelli che sono fili scoperti che sono nastro isolante che sono fili scoperti. - vasco brondi
2 notes · View notes
canesenzafissadimora · 3 months ago
Text
Prima che sia scritta, è parole la poesia.
Poi le sue parole diventano nuvole,
colori, luce, maree di astri,
fiumi di bandiere, macchine, ciminiere,
gente che sale o scende,
impalcature all’orizzonte.
E pensate: tutte queste cose, prima di diventare ciò
che sono in poesia, erano solo parole.
Tumblr media
"La terra che si fa fiore e albero" - Nikifòros Vrettàkos
5 notes · View notes
bicheco · 9 months ago
Text
Persone originali
Se fossi un imprenditore assumerei senza indagare oltre la prima persona che sul proprio curriculum, sotto la voce note personali o hobby, scrivesse: "Detesto la musica e mi fa schifo la natura, sogno un mondo silenzioso e pieno di ciminiere fumanti".
3 notes · View notes
gregor-samsung · 1 year ago
Text
“ La nostra Talbot scrostata scivolava lungo l’Autostrada del Sole prigioniera del caldo di Ferragosto. Sei ore dopo – invece delle tre impiegate dalle auto normali – eravamo a Pinarella di Cervia, in una pensioncina sull'Adriatico. Ci trovavamo lì per incontrare degli amici, probabilmente la sola altra rwandese sposata con un italiano in tutto il paese. «Tutti al mare, tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare!», cantava papà come Pippo Franco nel film Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande. Con la scusa che non avevamo l’autoradio, papà si ostinò a cantarla per tutto il tragitto. Quella fu la nostra prima vacanza in famiglia. Contro la volontà dei miei, ero andata a letto la sera prima col mio bikini americano: rosso, bianco e blu. Dieci anni e quello era il primo costume da bagno che avessi mai posseduto. Incapace di dormire, cominciai a posare come Naomi Campbell davanti allo specchio. Eccitata quasi al punto di esplodere, gridai canzoni di Jovanotti e Cristina D’Avena come per annunciare a tutta la costa orientale il nostro arrivo imminente. Distesa sul letto, le gambe allungate sul muro, tamburellavo i piedi a ritmo di musica, la stanza dei miei dall'altra parte di quello stesso muro. Mio padre mi aveva avvertito non una, non due, ma ben tre volte. La sua voce più grossa a ogni minaccia. Lo sculaccione che seguì fu raffinato da un crescendo di schiaffi. «Il metodo Pestalozzi», lo chiamava lui. Ma neppure le guance gonfie e i lacrimoni riuscirono a incrinare la mia gioia.
Una volta arrivati, papà si trasformò. Come una creatura marina, sbocciò a contatto dell'acqua salata, le alghe e il sole. Ad anni luce di distanza dalle ciminiere, l’asfalto e i camion di casa. Chiudeva gli occhi, cadeva all'indietro e si lasciava trasportare via dalle onde. Non lo vidi mai così libero. E nonostante tutto, rifiutai di entrare in mare. Solo pochi minuti dopo che eravamo arrivati in spiaggia, un bagnante aveva estratto dall'acqua un ratto grosso quanto un cane e io ne fui traumatizzata. Ci vollero cinque giorni prima che mi azzardassi a mettere piede sul bagnasciuga. Era gelato e costellato di sassolini. Papà mi afferrò le mani e mi spinse dentro. «E se ci trovo un ratto?». «Non succederà, stai tranquilla», mi promise. «Ma io ho paura dell'acqua, è nera e non riesco a vedere niente!». «Abbi un po’ di fede, bambina mia». Quando l’acqua gli arrivò alla gola, prese un bel respiro e mi trascinò di sotto. Non si vedeva nulla, però riuscii a distinguere una medusa e i piedi sguazzanti di decine di natanti, giovani e anziani. Quando riaffiorammo in superficie, avevamo già oltrepassato le boe. E più ci spingevamo oltre, più la visibilità aumentava. Cozze, granchi, triglie. E spugne, gigli di mare, praterie di Posidonia. Un banco di sardine ci passò accanto, solleticandoci le caviglie. Papà mi tenne per mano, nuotando sempre più giù, fin dove l’ossigeno poté portarci. «Tornate indietro! Siete fuori di testa?». Il bagnino agitò furiosamente le braccia dalla torre di controllo. «Oltrepassare le boe prevede una multa salatissima». «Per una volta non sono io quello arrabbiato», disse papà ridendo, mentre nuotavamo verso la spiaggia. «Per una volta sai che vuol dire essere al posto mio». Mi lanciò uno sguardo pieno d’amore. Ma si trasformò presto in una tristezza ancora più profonda. Per lui, le due cose, erano diventate inseparabili. “
Marilena Umuhoza Delli, Negretta. Baci razzisti, Red Star Press (collana Tutte le strade), 2020.
[ Libro elettronico ]
10 notes · View notes
cutulisci · 9 months ago
Text
C’era una volta un giardino, Avevo raccolto le cose più luminose che potevo vedere; Un grembiule pieno di fiori del signor Harding, Non sapevo che mi stesse guardando. Mia madre corse subito a dirglielo chiedendosi cosa avrebbe detto o fatto. Il signor Harding sorrise e disse: “È solo una bambina; Sapevo che li avrebbe raccolti per te”. Accanto al fuoco papà mi raccontava delle storie. Una di queste riguardava anche un giardino, dove il leone e l’agnello giacevano insieme e crescevano tutti i frutti e i fiori più belli. Il giardiniere mandava i suoi bambini a giocare lì, gioendo della luminosità del giorno, Ma quando andarono in esplorazione e presero un frutto da assaggiare Li maledisse entrambi e li rimandò per la loro strada. Già allora mi resi conto, nella mia mente di bambino che non era un vero giardiniere come il signor Harding. Il giardino del signor Harding era stato occupato da uomini inferiori con il cemento in testa. Le ciminiere delle fabbriche crescevano al posto delle margherite, Nessuna farfalla da quella catena di montaggio. Mia madre svanì più velocemente di un fiore, Papà si sedette nell’oscurità e pianse. Il signor Harding si muove un po’ più lentamente di prima, ma continua a curare la tomba dove giacciono entrambi. Ovunque siano andati, spero che troveranno un giardino come quello del signor Harding. La donna sciocca a volte si sente disperata E pensa che sia così difficile da trovare. La bambina cerca di piantare un po’ ovunque vada Quell’amore speciale del signor Harding. Un giorno, quando sarò più grande, forse mi accorgerò che sono diventato una giardiniera alla Mister Harding.
June Tabor - A Proper Sort of Gardener
da Una mente chiara su Kelebek Blog
5 notes · View notes
b4by-nuna · 1 year ago
Text
C'è una notte stellata tra le ciminiere
C'è una vita pensata ed una da pensare insieme
Ed una da invetare
Ed una capire
Ed una da durare io e te
Ed una da impazzire io..
2 notes · View notes
intotheclash · 2 years ago
Video
youtube
Giorgio Canali - Nell’aria
Sapevamo già che sarebbe andata così Sapevamo già tutto e ora siamo qui A parlare di libertà con chi non sa cosa farsene A parlare di vita a chi pensa solo a sopravvivere E nell'aria l'odore della paura cancella il profumo dei fiori E resta attaccato ai vestiti una vita intera E si sa che a tarda sera le storie di mostri in TV spaventano di più [Strofa 2] È la liturgia del pensiero unico Continui appelli in mondovisione A isolare i terroristi che divergono d'opinione Occupazione militare e delazione pеr il bene comune Dai chе si arriva alla temperatura di ebollizione delle rane E nell'aria mille cremazioni e ciminiere a milioni Turiboli laici delle santissime società per azioni E l'ultimo alito di disobbedienza civile Sepolto con le museruole in un unico grande funerale
7 notes · View notes
scorcidipoesia · 2 years ago
Text
Ho paesaggi infiniti negli occhi, strade che mi attendono con polvere bianca e stelle appese a cieli bui dove la luna splende senza arrendersi ai fumi di ciminiere che mangiano la vita.
Nei miei occhi mappamondi e praterie, monti e fiumi, e tutto confluisce in un mare caldo e chiaro, con le sfumature di pesci che guizzano di armonia, chiudo le palpebre e il mio mondo vibra, impazzito di luce e crocevia dove io solo conosco la prossima fermata, e scendo per vivere.
Tatiana Andena
6 notes · View notes
Text
Guarda "CLAUDIO BAGLIONI - LE VIE DEI COLORI" su YouTube.
Tumblr media
youtube
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
O bella mia, io vado via
E non ti porto con me
C'è un viaggio che
Ognuno fa solo con sé
Perché non è che si va vicino
Perché un destino non ha
Un mattone vuole esser casa
Un mattino divenire chiesa
Ed il matto che c'è in me
Che si chiede che cos'è
Vuole diventare qualche cosa
E sarà una strada senza fine
Sotto ad una spada o su una fune
A cercare il mio Far West
A trovare il Santo Graal
Una corsa brada oltre il confine
Una luce prenderò
Per te là fuori
Quando io camminerò
Le vie dei colori
Scalerò le rocce in mezzo al vento
Sulle tracce di chi ha perso o vinto
Vagherò la mia odissea
Nell'idea di te mia dea
Tagliati le trecce e vai in convento
Una voce prenderò
Per te là fuori
Quando io camminerò
Le vie dei colori
C'era un cavaliere
Bianco e nero prigioniero
Senza un sogno né un mistero
Senza fede né eresia
Senza le ali di un destriero
Senza le onde di un veliero
Se la sorte rivolesse ciò che ho speso
Forte non sarei per il tuo peso
A volare in un rodeo, a valere nel torneo
Della morte ed essere il tuo sposo
Una pace prenderò
Per te là fuori
Quando io camminerò
Le vie dei colori
C'era un cavaliere
Bianco e nero prigioniero
Senza un posto né un sentiero
Senza diavolo né Dio
Senza un cielo da sparviero
Senza un grido di un guerriero
Io ti lascio senza perderti
E ti perdo un po'
Anche se poi
Lasciarti è un po' perdermi
O bella mia
O bella ciao
Io sono via
Con un pensiero di te immenso
E un nuovo senso di me
C'era un cavaliere giallo
Che rubò un cavallo alle scogliere
Ed un cristallo alle miniere di un metrò
Sulle ciminiere disegnò un castello di corallo
E al ballo tutto il quartiere andò
C'era un cavaliere rosso
Che salì sul dosso di bufere
Sopra il fosso delle sere di città
Dietro un cielo mosso di ringhiere
Dentro il mare grosso
Di un braciere d'immensità
Bella mia
O bella ciao, bella mia
(E festa sia, e festa sia)
C'era un cavaliere blu
Che catturò la gioventù di primavere
Che portò chimere in schiavitù
Liberò le gru dalle lamiere di un cantiere
Verso un campo di preghiere laggiù
Dove arriverai anche tu
Camminando le vie dei colori!
2 notes · View notes
arcobalengo · 2 years ago
Text
L’Armata rossa attaccò Berlino con una manovra a tenaglia: 163 divisioni, 32.143 cannoni e mortai, 6.460 carri armati e mezzi cingolati, 4.772 aeroplani, per un totale di oltre due milioni di soldati, divisi tra il Primo fronte della Bielorussia, comandato dal maresciallo Gregorij Konstantinovic Zhukov, e il Primo fronte dell’Ucraina del maresciallo Ivan Stepanovic Konev. Dei due era Zhukov il predestinato, colui che doveva prendere il centro della città e catturare Hitler. Del suo entourage faceva parte il generale Vasilij Ivanovic Ciujkov, l’eroe della battaglia di Stalingrado: «Il mio aiutante non dormiva. Taceva. Neppure io pronunciavo una sola parola, eppure ci comprendevamo l’un l’altro, e assai bene». «La porta si aprì e Vishnevskij si precipitò nella stanza. Non era solo. Dietro di lui si infilò Dolmatovskij, che era stato anche lui sul Volga, ed era pertanto un testimone vivente della grande battaglia e della capitolazione dell’armata di Von Paulus. Anche Blanter non restò indietro». «Stavolta, però, non riusciva ad avviare il discorso. Ognuno pensava agli avvenimenti che stavano per accadere e li giudicava a modo suo. Tutti fumavano come tante ciminiere e camminavano su e giù per la sala dalle nere colonne, scambiando di tanto in tanto qualche parola…» «Finalmente alle 3 e 50 minuti del mattino bussarono alla porta ed entrò un generale tedesco con la croce di cavaliere al collo e una croce uncinata sulla manica». «Di media statura, tarchiato, i capelli rasi a zero, cicatrici sul viso e un naso da vino di Porto. Con la destra fece il saluto hitleriano e con la sinistra mi porse il libretto militare. Era il generale Krebs. Insieme a lui erano venuti il colonnello di stato maggiore generale Dufving, il capo dello stato maggiore del Cinquantaseiesimo corpo d’armata corazzato e un interprete. Senza attendere domande da parte nostra, il generale Krebs cominciò a parlare: “Il colloquio è strettamente confidenziale. Siete i primi stranieri ai quali comunico che il 30 aprile Hitler ci ha lasciato di sua spontanea volontà, e si è suicidato”». «Dopo queste parole, Krebs fece una pausa. Quasi volesse controllare l’effetto su di noi della sua comunicazione sensazionale. Probabilmente si attendeva che lo subissassimo di domande, palesando un ardente interesse». «“Lo sappiamo già”, dissi tranquillamente…». «Tacqui un po’. Quasi volessi fargli ben capire che per me la notizia non costituiva una novità. Quindi, chiesi a Krebs di comunicarmi in modo preciso quando era accaduto». «Krebs appariva evidentemente imbarazzato. Mai si sarebbe aspettato che la sua dichiarazione sensazionale altro non fosse che un proiettile inesploso. «“È accaduto oggi verso le 15”. E quando vide che guardavo l’orologio si corresse e precisò: “Ieri, 30 aprile, verso le 15”». «Perché mai risposi a Krebs che per noi il suicidio di Hitler non costituiva affatto una novità?». «Debbo senz’altro confessare che la morte di Hitler mi era del tutto ignota, e che nulla di simile mi aspettavo dalla bocca di Krebs. Mentre mi preparavo all’incontro con lui, mi ero tuttavia proposto di accogliere con la massima tranquillità qualsiasi sorpresa, senza palesare la benché minima meraviglia, e soprattutto senza trarne affrettate conclusioni definitive». «La morte di Hitler per me, e per tutti i presenti al colloquio, costituiva naturalmente una notizia sensazionale: era la vittoria sul nazismo. Le sorti di Hitler erano strettamente legate alle sorti del conflitto. A Krebs serviva, invece, per coprire diplomaticamente quella che era la questione principale: la resa».
Franco Fracassi - Hitler 1945 La fuga, i segreti, le bugie
2 notes · View notes
claudiotrezzani · 30 days ago
Text
Tumblr media
l corpo umano è una scultura.
Chiedete pure a Michelangelo, se V'aggrada.
Ma anche uno strumento musicale, lo è.
Scultura moderna, e se d'ottone, con addentellati all'archeologia industriale.
Sì, tuba con tubi.
Tubi come raccordi, condotte, ciminiere.
Ed ora siamo alla reificazione.
Un bel problema, questo, qui.
Perché se Michelangelo tende alla sublimazione del corpo umano, qui lo si rende cosa al servizio di cosa.
Un momento, epperò.
Anche Michelangelo è carnale, col marmo, eccioè materiale nella fisicità.
E Vadim Stein di tutto fa materia, sublimandola in una virtuosa reificazione.
Vedete? Tutto si tocca, tutto armoniosamente si fonde.
Così una gamba s'erge a lato del conico canneggio.
L'altra dolcemente asseconda il circolare adagiarsi della campana.
E braccia abbracciano, ove il canneggio si fa propaggine di vaporiera, o sala macchine di nave.
E luce bacia occhi, i tre pulsanti che titillano valvole che azioneranno pompe.
Eccosì modella diviene operaia e al tempo stesso cosa.
Ma il risultato, dicevo, è complessivo.
Virtuosa reificazione, dicevo.
Una meravigliosa scultura moderna che luce esalta, tornisce, lambisce.
Claudio Trezzani
0 notes
pettirosso1959 · 5 months ago
Text
Tumblr media
Le Startup esistono da milioni su milioni di anni, si chiamano alberi...
E non Startup di cogl***i.
Poi lo stramaledettissimo vizio di metterci una ciminiera di fabbrica come esempio, non tengono conto che in Italia l'industria è andata a farsi friggere.
Oggi le ciminiere rimaste sono più o meno controllate nell'emissione di gas in atmosfera da Asl e Arpa regionali.
Inoltre la depurazione dei fumi industriali negli ultimi vent'anni ha fatto passi veramente da gigante nel migliorarsi sempre di più, un po' perché la concorrenza è tanta (in Europa) e un po' perché sempre più le università sfornano tecnici veramente preparati.
Queste sono aziende da menzionare, non le startup acchiappa citrulli.
Follia pura.
Quando scrivono questi articoli, mai una volta che l’approfondissero e lo completino con informazioni come la quantità di energia necessaria per separare un kg di CO2 dall’aria e stoccarlo, il costo dell’installazione, la dimensione di un impianto, come si garantisce la tenuta dello stoccaggio sotterraneo, dove prende l’energia per funzionare, cosa usa per separare la CO2 (membrane? Condensazione?), i filtri esausti come li gestiscono.
Per non parlare poi della rappresentazione, CO2 grigia, quando in realtà è invisibile ed inodore.
Alla fine il tutto si riduce a presentare un buzzicotto che separa la CO2, articolo ad uso e consumo degli eco bolliti.
1 note · View note
blogexperiences · 5 months ago
Text
MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna: Robert Kuśmirowski. P E R S O [A] N O M A L I A
Preview stampa Robert Kuśmirowski. P E R S O [A] N O M A L I A presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Foto di Ornella De Carlo In occasione del 44°anniversario della strage di Ustica, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna ospita dal 21 giugno al 29 settembre 2024, nello spazio della Sala delle Ciminiere, la mostra Robert Kuśmirowski. P E R S O [A] N…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes