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ANTIPASTO E ANTIPASTISSIMO
Capitò per caso, una sera d’agosto, che si sali a Gallodoro, un piccolo paese sopra Letoianni vicino a Taormina. Seduta tutta la compagnia hel piccolo ristorante, mio cugino Ciccio, chiese il menù. “Ma quali menù e menù, puttamu tuttu nui!” disse il cameriere alludendo al fatto che il menù era fisso visto il prezzo irrisorio che si pagava. Mio cugino lo guardò con odio. Per lui il menù era già l’inizio del piacere di mangiare, senza menù già pensava a una disastrosa cena. I camerieri incominciarono a portare gli antipasti. Il salame dei nebrodi con fettine di lardo al peperoncino rosso, funghi sott’olio, olive schiacciate sott’olio, olive sotto sale, olive al forno, finocchietto selvatico sott’olio, melanzane sott’olio semplici, melanzane sott’olio aromatizzate all’aceto, melanzane arrostite vuote e ripiene, caponata, peperoni arrostiti, peperoni sott’olio, peperoni ripieni, melanzanine ripieni, piccole arancini, suplì di patate, acciughe sott’olio, acciughe al limone, marmellata di fichi con pecorino stagionato, miele con ricotta, parmiggianina di melanzana, prosciutto crudo, prosciutto cotto, capocollo, salame piccante calabrese, nduja, polpettine di melanzane, panelle varie, fritturina di moscardini, fritturina di sarde impanate, patatine bollite condite con prezzemolo, zucchine ripiene di pangrattato al forno, cozze ripiene di pan grattato al forno, cous cous, pane caldo con filod’olio, pane caldo con pomodoino tagliato, torta salata,uova con tonno. Ovviamente i piatti arrivavano uno dietro l’altro e l’entusiasmo dei primi piatti, diventò stupore, e poi silenzio ed infine angoscia per tutta la roba che arrivava e che non sapevamo se fossimo riusciti a mangiare. Solo Ciccio continuava imperterrito e testardo a mangiare tutto quello che il cameriere portava quasi a sfidarlo che dopo tutti quegli antipasti, lui voleva continuare la cena. Alla fine gli antipasti finirono, ma solo forse perchè il locale doveva chiudere. Il cameriere si avvicinò a Ciccio e con aria di scherno chiese. “Voli autru” Guardai Ciccio e negli occhi aveva lo stesso odio di quando ad una sua doppia coppia a poker l’avversario rispondeva con un full. Guardò il cameriere e chiese serio “Chi hai du maccaruni? dopu tutti sti antipasti , du fili i pasta ci vonnu” Il cameriere lo guardò stupito e in silenzio andò in cucina. Dopo dieci minuti, mentre i più erano passati al limoncello e al caffè apparve dalla cucina con un piatto di maccaroni enormi e lo piazzò davanti a Ciccio. Lui lo guardò con indifferenza e incominciò a mangiare. Guardavamo tutti sorpresi. Il cameriere non si allontana perchè voleva vedere se Ciccio avrebbe finito il piatto. Lui continuava lentamente, con lo stesso ritmo e precisione con cui una volta si era mangiato una capra durante la festa della Santissima. Qualcuno chiamò il cameriere in cucina e lui si allontanò. Improvvisamente tutti noi, forchetta in mano, ci avventammo sui maccheroni e li finimmo per aiutare Ciccio. Quando il cameriere tornò vide il piatto vuoto e Ciccio che si asciugava le labbra. “Boni - gli disse con la solita aria indifferente - però la prossima vota scinnili prima chi eranu moddiceddi” Il cameriere gli restituì l’odio con gli occhi. “Ora ciu dicu o sceffi”
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L’Atletico Scicli vede più vicino l’obiettivo salvezza
L’Atletico Scicli vede più vicino l’obiettivo salvezza
FRIGINTINI 0
ATLETICO SCICLI 0
Frigintini: Vindigni, P. Leone, Campailla, Barillà, Pianese, Di Pasquale (25’ st. Garaffa), Corallo, Bonomo (39’ st. Zakaria), Vicari, Aliaj, Noukri. Panchina: La Ferla, Milluzzo, Buscema, Vasile, Agosta, Vinci, Bennardo. All.: Adamo
Atletico Scicli: Limone, Sinacciolo, Carbone, Santospagnolo, V. Padua, Iozzia, Riela (45’ st. Gentile), Gazzè (36’ st.…
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CICCIO PANCAKE SALATO @cuor_di_pistacchio e se la colazione fosse salata? I tuoi meravigliosi ciccio mi hanno ispirato questa goduria, forse esagerata per colazione ma ottima come antipasto. Ciccio pancake salato al parmigiano con fonduta di gorgonzola e prosciutto crudo croccante. Di fit non ha nulla ma è buonissimo! ⏩ Prepara gli ingredienti e vieni sul mio blog per scoprire come prepararlo⏪ -Farina 00 -Farina di riso -parmigiano grattugiato -idrolitina -limone -latte -albumi -gorgonzola -prosciutto crudo -noce moscata #cicciopancake #ciccio #cicciopancakesalato #unaricciachepasticcia #food #italianfood #foodsocial #gialloblog #giallozafferano #gnamgnam #bontaitaliane #solocosebuone #cibo #instafood #ricette #daprovare #fattoincasa #ricettadelgiorno #cookmypassion #yummy #cookingrecipesrepost #foodpic #repostfoodita #SavoirShare #followersfoodrepost #cioncatevincucina #salato #colazione #antipasto #gorgonzola https://www.instagram.com/p/CFTts6fIO_H/?igshid=l8aftx6r4rp8
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#Repost @ibanchiragusa with @get_repost ・・・ Il vino del mese: Al Qsar, Zibibbo dop Sicilia bio 2014 di Rallo Lo Zibibbo Al Qsar di Rallo è prodotto con uve biologiche provenienti dai vitigni di Patti Piccolo, nel comune di Alcamo. Di solito, impiegato per la produzione di vini dolci, questa versione secca rivela tutta l’intensità e la pienezza del vitigno. Al naso propone profumi fruttati e floreali, con sentori di sambuco, zagara, mirto e pera. In bocca è fine ed equilibrato, assai persistente, con bel finale aromatico. «Lo abbino volentieri alla lasagnetta di seppia, ricotta, limone e piselli – dice Peppe Cannistrà – ottenuta tirando una sfoglia di grano duro, impastata con sugo nero di seppia. La sfoglia avvolge una soffice farcia di ricotta, buccetta di limone e polpa di seppia. «Una volta passata in forno, si completa aggiungendo sotto una salsa di piselli e sopra una julienne di seppia, olio, limone e prezzemolo». «Al Qsar, granaio fortificato in arabo – spiega Andrea Vesco, direttore generale Rallo – ricorda anche nei colori dell’etichetta, verde e lavanda, il vicino oriente arabo. È un vino ammaliante che s’impreziosisce nel tempo. Si distingue per le sue note di miele e idrocarburi che affiorano nelle annate meno recenti. Un vino che avvicina i commensali, entusiasma e, al tempo stesso, un vino da centellinare». Ciccio Sultano mente pratica @ibanchiragusa #cicciosultanoexperience @cicciosultano1 #foodwine #sicily #zibibbo @rallo_azienda_agricola #lasagna #vignesiciliane #cucinasiciliana
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Viviana Varese è la chef di Alice, il ristorante di Eataly Milano. Stella Michelin che splende sulla migliore tavola di pesce del capoluogo meneghino, Viviana Varese ha però origini campane.
Nasce a Salerno nel 1974 e ogni estate, da sempre, la trascorre in Costiera Amalfitana. Lì cresce e tocca e annusa e assaggia tutti i sapori della sua terra. Impara a conoscere i luoghi che nel tempo diventano del cuore e conserva il ricordo di quei profumi. Adesso è di nuovo estate, la nostra fame di buono e di nuovo è sempre insaziabile e per questo abbiamo chiesto alla chef 5 indirizzi per mangiare bene in Costiera Amalfitana. Ecco che ve li mostriamo.
1. Il Faro di Capo d’Orso
Immerso in uno spettacolare contesto, il Faro di Capo d’Orso a Maiori, è uno di quei ristoranti in cui la nostra chef ama tornare.
La cucina è nelle mani di Pierfranco Ferrara, cresciuto professionalmente in Francia, che è in grado di costruire piatti dai sapori netti e ben riconoscibili. Il menu cambia al variare delle stagioni e nei piatti si alternano portate di pesce e di terra, nel rispetto di ciò che il mare e il territorio circostante offrono allo chef. Il Faro di Capo d’Orso. Strada statale amalfitana, 44. Maiori (Salerno) Tel. +39 +39 089 877022
2. Ristorante Pizzeria Al Valico di Chiunzi
Al Valico di Chiunzi è l’indirizzo che Viviana ci consiglia per andare a mangiare la pizza. “A metro” specifica la chef ovvero la pizza lunga 1 metro che è tipica della tradizione campana. Il suggerimento è di scegliere quella con pomodorini freschi, rucola e caprino spolverizzato all’uscita dal forno. Il ristorante è un evergreen che da tre generazioni è punto di riferimento per chi trascorre le vacanze in Costiera Amalfitana. Tra i piatti da non perdere ci sono le braciole di capra, la pasta o il farro con i fagioli e lo stoccafisso. Ristorante Pizzeria Al Valico di Chiunzi. Via Chiunzi, 91.Tramonti (Salerno). Tel. +39 089 876165
3. Ristorante Pizzeria Nettuno
Classico, tipico, casereccio questi sono gli aggettivi che descrivono il Ristorante Pizzeria Nettuno a Maiori. Ti invita, ti accoglie, ti sfama con tutti i piatti di mare della tradizione. E fa anche la pizza. Ristorante Pizzeria Nettuno. Via G. Capone, 1. Maiori (Salerno). Tel. +39 089 877594
4. Pasticceria Trieste
C’è una cosa precisa che la chef ci chiede di assaggiare: i sospiri al limone della storica Pasticceria Trieste a Maiori. Piccoli pasticcetti a base di pan di Spagna, crema e glassa allo Sfusato Amalfitano il limone IGP della Costa D’Amalfi. Ideata da Don Ciccio ‘o Spilacito nel 1950, la ricetta dei sospiri al limone è stata poi ripresa e leggermente riveduta nel 1960 dalla Pasticceria Trieste che da allora contribuisce a diffonderle e raccontarli a chiunque si trovi ad assaggiarli. Pasticceria Trieste. Corso Reginna, 121. Maiori (Salerno). Tel. +39 089 853575
5. Pasticceria Sal De Riso
Come ogni assiduo frequentatore della Costiera Amalfitana, Viviana Varese ha tra i suoi indirizzi del cuore la Pasticceria Sal De Riso. Sal De Riso è geniale nelle sue creazioni: la delizia al limone e la ricotta e pere sono dolci che hanno fatto la storia della pasticceria campana (da lui inventati e da molti copiati). E il suo estro non si arresta: per il nuovo locale aperto da poco a minori, che è anche gelateria, pizzeria e bistrot, ha pensato al tirabaci, un gelato su stecco preparato in diretta con i gusti (miscelati on time) scelti dal cliente. Pasticceria Sal De Riso. Via S.Maria La Neve. Tramonti (Salerno). Tel. +39 089 856446 Sal De Riso. Via Roma, 80. Minori (Salerno). Tel. +39 089 87794
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Il Frantioio su www.homeway.it
Era un siciliano strano. Era alto, vestito con una camicia di lino costosissima e un jeans firmato come le scarpe che portava. Lo precedeva un costoso profumo di Armani o forse Dolce e Gabbana con un sentore di limone. Aveva i capelli scurissimi pettinati tutti all’indietro e tenuti in quella posizione da una cera che li rendeva lucidi, Gli occhi erano scuri come i capelli e i baffetti a vederli erano ridicoli. Sembrava nel complesso Marcello Mastroianni nel film “Divorzio all’italiana”, preciso uguale al barone uxoricida. In aggiunta sull’avambraccio braccio sinistro, abbastanza muscoloso per rivelare che non aveva mai studiato, c’era il tatuaggio di una trinacria, quasi in evidenza. Lei pensò che sembrava quasi ostentare il fatto che era siciliano, cosa che generalmente nessun isolano ha bisogno di evidenziare. Si presentò all’appuntamento di fronte casa sorridendo chiedendo se voleva parlare in inglese, francese o tedesco. Lei scelse l’inglese e lui incominciò in un inglese con l’accento delle città del nord dell’Inghilterra. “vieni – disse sorpassando le due colonne gialle dell’ingresso - questo è un antico frantoio della mia famiglia. Vedi laggiù dove c’è la piscina? li c’era una cisterna d’acqua che in siciliano chiamiamo con una parola araba “Gebbia”. L’acqua viene dalla sorgente che era l’unica ricchezza della mia famiglia. Con essa davamo acqua agli ulivi quando serviva e loro ci davano delle ulive grosse e paffute piene di succo. Entra. Il soffitto è ancora con i tronchi di secoli fa, la dispensa è quella vecchia della nonna e dove c’è il divano c’era il frantoio: due grosse pietre tonde mosse da Ciccio, il piccolo asino che avevamo. Vieni - disse salendo al piano superiore - questo è ancora il letto dei nonni. Allora i materassi erano pieni di un’erba che sembrava crine di cavallo ma che d’estate teneva freschi. D’inverno scendevamo al paese perché nessuno poteva stare nella casa piena di spifferi. Quando il lavoro era tanto e nonni e genitori lavoravano fino a tardi, io salivo fino quassù e dormivo nel materasso pieno di gobbe con Lampu, il nostro cane. Vieni, andiamo in cucina. Il portapiatti è quello della nonna. L’ho recuperato pulendolo e dipingendolo. Il lavabo è una pietra che il nonno ha trovato quassù e che ha scavato con le sue mani. Lui era forte, aveva due braccia grosse ed enormi. Mio padre mi ha detto che partito per la guerra e non è più tornato. Mio padre prese il suo posto e continuò a fare olio. DI la si esce nel patio. Qui mettevamo le olive ad asciugare prima di spremerle. Lì c’era un enorme tavolo dove mangiavamo nelle feste. Eravamo trenta e a volte quaranta parenti. Un signore che chiamavamo ziù Peppe suonava la fisarmonica così che a volte ballavamo. Vieni. Da qui si vede il mare e quando c’è il tramonto capisci che questo posto è magico e che andare via è un peccato mortale”. Restò un minuto in silenzio con lo sguardo perso nell’insenatura che avevamo di fronte. “Io sono andato via presto. Eravamo troppi per poter vivere decentemente. Ho fatto il cameriere in Germania, il pizzaiolo a Lione ed ora ho un ristorante a Glasgow e non ho problemi di soldi. Sono tornato e ho comprato dai miei fratelli la loro quota della casa e l’ho arredata come vedi. Qui intorno vi sono solo case vuote e anche al paese vi sono case in cui ormai da anni non vive nessuno. Ora se dovessi far venire i miei a mangiare quassù, basterebbe un tavolo piccolo piccolo. Per questo l’affitto per le vacanze. Non mi interessano i soldi, voglio che la casa torni a vivere.” Tornò a stare in silenzio con lo sguardo perso ad osservare il mare dove le barche partivano per la pesca con la lampara. Era un siciliano molto strano
He was a strange Sicilian. He was tall, dressed in a very expensive linen shirt and designer jeans like the shoes he wore. An expensive Armani perfume or perhaps Dolce and Gabbana with a hint of lemon preceded him. He had very dark hair combed all back and held in that position by a wax that made them shiny, the eyes were dark as hair and the mustache to see them were ridiculous. He seemed on the whole Marcello Mastroianni in the film "Italian Divorce", exactly the same as the Uxoricidal baron. In addition on the forearm left arm, muscular enough to reveal that he had never studied, there was a tattoo of a trinacria, almost in evidence. She thought it almost seemed to flaunt the fact that he was Sicilian, which generally no islander needs to highlight. He showed up at the appointment in front of the house, smiling, asking if he wanted to speak in English, French or German. She chose English and he began in English with the accent of the cities of northern England. "Come - he said passing the two yellow columns of the entrance - this is an ancient oil mill of my family. See over there where the pool is? there was a water cistern which in Sicilian we call with the Arabic word "Gebbia". The water comes from the spring which was the only wealth of my family. With it we gave water to the olive trees when needed and they gave us big and plump olives full of juice. Come in. The ceiling is still with the trunks of centuries ago, the pantry is the old one of the grandmother and where there is the sofa there was the oil mill: two large round stones moved by Ciccio, the little donkey we had. Come - he said going upstairs - this is still the bed of the grandparents. Back then the mattresses were full of grass that looked like horsehair but kept cool in summer. In winter we went down to the village because nobody could stay in the drafty house. When there was a lot of work and grandparents and parents worked late, I went up here and slept on the mattress full of humps with Lampu, our dog. Come on, let's go to the kitchen. The plate holder is that of the grandmother. I recovered it by cleaning and painting it. The sink is a stone that grandfather found up here and he dug with his own hands. He was strong, had two big and huge arms. My father told me I left for the war and never came back. My father took his place and continued to make oil. From here you go out onto the patio. Here we put the olives to dry before squeezing them. There was a huge table where we ate at parties. We were thirty and sometimes forty relatives. A gentleman we called Ziu Peppe played the accordion so we sometimes danced. Come. From here you can see the sea and when there is sunset you understand that this place is magical and that leaving it is a mortal sin. " He remained silent for a minute with his gaze lost in the inlet in front of us. “I left early. We were too many to live decently. I was a waiter in Germany, a pizza chef in Lyon and now I have a restaurant in Glasgow and I have no money problems. I came back and bought their share of the house from my brothers and I furnished it as you see. Here around there are only empty houses and also in the village there are houses where no one has lived for years. Now if I had to bring my relatives up here to eat, a small table would be enough. For this I rent the house for the holidays. I don't care about money, I want the house to come back to life.” He went back to being silent with his gaze lost, looking at the sea where the boats left for fishing. He was a very strange Sicilian
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