#ci credevo
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Già, non passa mai.
(Via @-seilossigenoconilqualevivo- )
#dimenticare#forget#ci credevo#i believed#ci credo#i believe#noi saremo qualcosa#we will be#n#love#tumblr#amore#lui#tumblr girl#miss you#he#mi manchi#miss#summer
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Ha davvero detto the sky is the limit non ce la faccio
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io con l'isola di arturo ngl
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fedez contentissimo, ci contava sul bacio finale
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Ho passato due ore con il cervello fissato a cercare di ricordare il titolo di un cartone o almeno abbastanza elementi per trovarlo, finendo a usare settimana combinazioni di parole chiave, perché non riuscivo a smettere di arrovellarmi sull'esistenza di un cartone con Santa Klaus e le fate, iniziando pure a pensare chissà che diavolo ho messo insieme.
Ah, come deve essere bello avere un cervello che non si fissa sulle cose.
#alla fine esiste#lo credevo più vecchio e mi danno due titoli simili ma diversi ma esiste#ora ci rassegnati e possiamo andare avanti#givemeanorigami
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Meditazioni (non-)metafisiche.
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Porcoddue
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Cosa si può imparare dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi del 26 luglio 2024?
Sono sempre stato riluttante a criticare l'Occidente "da fuori".
Credevo, e lo credo, che la maggioranza delle critiche all'Occidente, o all'Europa, provengano da criteri o valori di natura occidentale.
L'Occidente è cioè per sua natura autocritica, e messa in discussione.
Tuttavia, credo che negli ultimi dieci anni qualcosa in più sia accaduto.
Vedo la dissoluzione di una intera civiltà come neve al sole.
Vedo il dominio del brutto, dell'osceno, del cattivo gusto.
Vedo la tracotanza estetica del male.
E la vedo esprimersi senza pudore, senza vergogna, a cielo aperto, dinanzi a capi di stato - che non dicono nulla - a vescovi - che in pochi dicono qualcosa - a giornalisti - che dicono tutto per il potere.
In confronto alla presentazione di ieri, Hunger games sembra un'esibizione di misura e di umanità.
Una società che profana il bello, che educa all'osceno, non può che essere una civiltà di guerra, di nichilismo, di ingiustizia.
Una civiltà di odio.
Quanto odio c'era ieri sera?
Quanto odio si voleva diffondere ai miliardi di persone che guardavano quella "cerimonia".
Ci sarebbero molte domande da fare.
Se una civiltà crolla in così poco tempo, significa che aveva dei problemi strutturali.
E poi ci sarebbe da interrogare la storia e il destino della Francia.
Sul piano culturale, il loro continuo voler scandalizzare, essere originali, spararla grossa, decostruire e poi post-decostruire, ha fatto danni immensi, non tanto alla cultura tradizionalista ma al filone critico.
Lo ha sottratto dalla realtà.
Un continuo "Épater la bourgeoisie", che oramai non scandalizza se non gli ultimi, i poveri, i bambini.
Cosa è che oggi realmente scandalizza? Lucio Dalla scriveva che oggi è difficile essere normali.
A me non piace il termine normale. Diciamo che oggi scandalizza la potente realtà dell'umano, il suo mistero abissale e semplice, l'umiltà di un fiore, l'esistenza di una donna e di un uomo, la verità ferita della nostra anima.
Insomma, scandalizza la bellezza, che non è che lo sprigionarsi della verità. Ecco, questo realmente scandalizza il potere, non quella buffonata oscena.
Quella di ieri è una cerimonia reazionaria, un rito di difesa dello status quo.
L'anticonformismo delle oligarchie, questo è stato. Il vero anticonformismo siamo noi.
Ecco, verrà un tempo, in cui si stabiliranno nuovi criteri di giudizio, severissimi, in cui ci sarà un esercito della bellezza, totalmente non violento, ma che manifesterà civilmente contro episodi del genere.
Perché non c'è nulla di più antidemocratico che la bruttezza diffusa come strumento pedagogico. Non c'è niente di più antisociale, e antirepubblicano di quella "cosa" che abbiamo visto ieri.
Non è una questione di estetismo ma di difesa dei diritti dell'uomo e del cittadino.
Ma in quella patria se ne sono dimenticati, sommersi da un cumulo di pseudoprogressismo e laicismo instupidito.
Gabriele Guzzi
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Potevo avere 5 anni. A quel tempo eravamo soliti trascorrere le feste natalizie da alcuni zii, la cui casa in campagna diventava allora accogliente rifugio per parenti e amici. Portavo sempre con me un pupazzo a farmi compagnia, dato che i miei cugini, ormai adolescenti, avrebbero certo mal sopportato l'idea di giocare assieme. Ricordo ancora chiaramente quel pomeriggio: la sera saremmo stati dai miei zii come di consueto ed io mi sarei malannoiato fra i bigi discorsi degli adulti, urgeva perciò la Selezione.
L'ambita Selezione avveniva per eliminazione diretta in scontri 1 vs 1. Ogni pupazzo s'affrontava in una moderna rivisitazione delle giostre medievali, allo scopo di conquistarsi il mio cuore. Come sempre accade, anche quel torneo era palesemente truccato, sicché alla fine trionfavano sempre gli stessi. Fra i grandi campioni, la più avvezza alla vittoria era senza dubbio la Pantera Rosa, un vecchio pupazzo che mi portavo sempre dietro, ovunque andassi. Dopo averla portata in trionfo quel pomeriggio, le promisi che ci saremmo divertiti, sarebbe stata una grande serata. Non sapevo, ahimè, che per noi sarebbe stata purtroppo l'ultima. Il mio giocarci difatti, a quell'età, trovava massimo sfogo nel lanciar in aria il malcapitato pupazzo, raccoglierlo per poi reiterare il gesto ad libitum. Uno di quegli sciagurati lanci però mandò la pantera talmente in orbita da farla finire dietro un'enorme e inamovibile credenza. A nulla valse piangere e disperarsi, la povera pantera restò lì (con sadico compiacimento di tutti gli astanti). Ricordo ancora il malinconico struggimento di quei giorni densi di colpa e mortificazione, le penose richieste e la perenne risposta ("Quando faremo pulizia"), i piani perversi studiati in dormiveglia per infiltrarmi in casa loro e riprendermi la pantera e il languido desiderio che mi s'accendeva a ogni fiera di paese, quando scorgevo fra i premi del tiro a segno un pupazzo simile a quello tanto amato e perduto.
Sono passati trent'anni, dico d'aver dimenticato, ma una parte della mia infanzia è rimasta sepolta lì, dietro quella credenza, dove ho smesso definitivamente di credere agli adulti e ho imparato cosa vuol dire perdere qualcuno o qualcosa senza potergli dire addio. O almeno credevo, perché l'altro giorno chiama mia zia per dirci che finalmente, dopo trent'anni, hanno fatto pulizie e spostato la credenza, trovandovi "un giochino di quando Giuseppe era bambino, non so se se ne ricorda ancora..." Ah, zia ingenuotta! Non pensavo che questo giorno sarebbe mai arrivato, così sulle prime ho pensato, "chissà se mi riconoscerà dopo tutto questo tempo..." "del resto anche casa nostra è cambiata, spero non si senta a disagio". Siamo andati a prenderla la sera stessa, era tutta sporca, molto più piccola di quanto ricordassi, orba d'un occhio (non oso immaginare cosa deve aver subito in questi trent'anni di prigionia) e con un aspetto decisamente vintage, ma ora è di nuovo a casa. Mia madre era convinta che dopo anni d'oscurità e polvere, si sarebbe sbriciolata dopo pochi minuti al sole, invece sembra reggere ancora. Dopo averla lavata a fondo, oggi l'ho potuta finalmente riabbracciare come quell'ultima volta trent'anni fa e ho un po' pianto. È stato come riabbracciare quella parte di me che credevo perduta per sempre.
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Se non tratti il tuo partner con amore, con particolare affetto, n�� dimostri la tua gioia di vivere insieme, devi sapere che pian piano ti smetterà di amare. E si esaurirà, dormendo con te ogni notte, si disinnamorerà con tanta freddezza. E una mattina qualunque ti dirà addio. Perché tu forse non sei infedele, forse non la insulti. Sei solo indifferente, maleducato, annoiato e hai trascurato l'amore della tua vita. E quasi sempre, ciò che non si cura si perde. Ci si perde solo per ritrovarsi? Perderti è stato come perdere il cuore. Tu non c'eri e io non avevo più nessuno con cui parlare quando dentro me calava il buio. Tu non c'eri e io non credevo più in niente perché tutto quello in cui avevo creduto s'era distrutto aveva distrutto me. Tu non c'eri e io non mi fidavo più di nessuno e di niente tutto quello che ami ti delude sempre. Non c'eri e io, piano piano, scomparivo perderti è stato come perdere il cuore, ci si perde solo per ritrovarsi? Ci si ritrova solo per ritrovare il cuore.
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Io mica ci credevo quando leggevo in giro che TUMBLR controlla le chat. Pensavo: figurati, sarebbe da denuncia. Ecco qui. Non solo lo fa, ma lo dichiara candidamente .
@staff potete spiegarci bene cosa significa "l'invio di materiale tramite MESSAGGI"?
Con "materiale sessualmente esplicito" intendete solo foto o anche pensieri, opere e omissioni? Le parole valgono? A parole posso essere molto più sessualmente esplicita che in fotografia e voi lo sapete, dato che controllate tutto.
Vi fate anche le seghe? Posso scrivere seghe?
E tutti i cazzi non richiesti che mi sono arrivati negli anni in chat? Avete chiuso anche loro? Tutti? Non mi pare.
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Joris & Khan in Welsh & Shedar
Appena è stata annunciata la ripresa del progetto, quasi non ci credevo ✨
Non vedo l'ora di vedere le loro interazioni 💙🧡
#joris jurgen#khan karkass#dofus#welsh&shedar#welshandshedar#fanart#digital art#krosmoz#ankama#joris dofus#khan dofus
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“Credevo che la violenza fosse nelle urla,
nelle botte, nella guerra e nel sangue.
Adesso so che la violenza è anche nel silenzio,
e qualche volta è invisibile a occhio nudo.
La violenza è il tempo che risana le ferite,
la sequenza irriducibile dei giorni,
l’impossibile ritorno indietro.
La violenza è quello che ci sfugge,
che tace, che non si manifesta,
la violenza è ciò che non ha spiegazione,
che resterà opaco per sempre.”
Delphine De Vigan - Gli effetti secondari dei sogni
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“E infondo
tutto quello che volevo,
lo volevo con te.
E sembra stupido
ma ci credevo,
e ci credevi
anche te.”
La musica non c’è - Coez
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“Ti ho amato. Davvero tanto. Come non credevo fosse possibile. Ti ho sempre aspettato, ti ho sempre creduto, ci ho sempre sperato. Ho atteso con pazienza i tuoi tempi, le tue paure, le tue insicurezze. Ti ho perdonato infinite volte, quando mi hai ferita, quando mi hai lasciata sola, quando mi hai fatto piangere. Ma a volte l'amore non basta. Io ho bisogno di certezze. Voglio un amore reale, che sappia darmi un abbraccio quando ne ho bisogno e che non sia fatto solo di promesse non mantenute e di belle parole. Ho bisogno di qualcuno che sappia lottare per me, che combatta per avermi. Ho bisogno di qualcuno che non si accontenti di avermi soltanto per un po’ ma che mi ami e mi desideri ogni giorno, per tutta la vita. Ho bisogno di qualcuno per cui io valga la pena. Forse c'è un tempo per aspettare, per sperare, per crederci. Ma c'è anche un tempo in cui si deve dire basta, un tempo per mettere un punto, un tempo per perdersi e dirsi addio”...
the universe of words
dalla pagina di
#onestáintellettuale
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