#che già sono all'ordine del giorno
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Ciao, leggo del terremoto e dello tsunami, spero tu stia bene davvero, dai tag leggo che tu sei a Tokyo, a 500 km dall'epicentro e sul lato opposto dell'isola - tipo la differenza di posizione che c'è tra Palermo e Catania in sicilia , quindi le onde non dovrebbero arrivare, giusto? Spero tu sia al sicuro a parte lo spavento
Ciao!
Spavento in verità nessuno, qui i terremoti sono all'ordine del giorno e la reazione non è per niente come in Italia, dove si esce urlando di casa con soli 3 gradi di magnitudo.
Infatti in 6 mesi ne ho già sentiti 3/4+ di diverse entità, oltre questo. Semplicemente questo è stato abbastanza forte e duraturo, oltre ad essere stato annunciato dall'allarme sul telefono, a differenza degli altri. Ma la gente che era al centro commerciale dove ero io ha semplicemente fatto finta di niente e continuato a camminare come se la terra non stesse tremando.
Per il resto hai detto giusto: l'epicentro è sulla costa opposta, quindi qui non ci sono conseguenze. Al momento c'è uno tsunami e stanno evacuando il lato costiera e la penisola di Noto*, che sono le zone più in pericolo.
#*solo ora a scriverlo in alfabeto mi sono accorta che la penisola ha lo stesso nome della città siciliana ahahah#ask#terremoto#anon#my life in tokyo
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30.
Ho letto sta cosa che a Bologna hanno messo il limite di velocità a 30 km/h e naturalmente ci sono vari post di lamento oltre ai vari meme. Qua il limite in città è di 50 km/h e in alcune strade di 30 tipo vicino alle scuole o al centro dove è pieno di pedoni. Beh, se si considera che qua si rispetta il codice della strada, ci si ferma allo stop e prima delle strisce pedonali quando qualcuno è in procinto di attraversare, si può capire che da quel punto di vista forse sono più avanti, infatti oramai sono abituato nonostante non ho l'auto e prendo quella della mia compagna di più d'inverno ed è una cosa che mi spaventa di questo imminente spostamento a CT perché nella mia città si guida come dei folli senza rispettare nessuna segnaletica e spesso a velocità folle in pieno centro urbano, come un pò in tutto il sud, senza contare un uso eccessivo del clacson, cosa che qua non esiste, mai usato. Che l'italiano non ama le regole lo sappiamo, che a rispettarle gli viene l'orticaria è risaputo, ma che a lamentarsi è il primo in classifica. Sembra che questa sia una precauzione per evitare incidenti, che sappiamo dalle cronache essere all'ordine del giorno, ma cosa cambia se il limite è a 50 e non si rispetta comunque? Scommetto che se fosse a 100 lo infrangereste lo stesso solo per il gusto di farlo. Seguire le regole, in questo caso stradali, non è solo un dovere del cittadino ma anche un forte segno di senso civico e se tutti seguissero le leggi non ci sarebbe da preoccuparsi, che so, di attraversare la strada senza il timore di essere stirati anche sulle strisce pedonali. Ovvio che mi sembra un'assurdità però se chi mette le regole arriva a questo estremo vuol dire che ve lo meritate, no? Sicuramente tu che leggi no, ma ci sono persone che quando si siedono al volante gli prende una sorta di pazzia e devono andare veloce, certo sicuramente hanno un auto che gli permette di farlo e si credono grandi piloti, magari giocano a qualche video gioco di auto dove vincono sempre e vanno a 300 km/h ma è un gioco, però non considerano che i piloti girano su percorsi fatti ad hoc senza traffico e pedoni e hanno delle auto apposite per andare ad alte velocità e sono iper allenati per farlo, lui magari la sera prima ha bevuto o non si è svegliato come si deve perché è in ritardo e ha i nervi tesi perché non vuole arrivare tardi a lavoro. Sicuramente c'è un amminchiamento su certe cose e si ignorano altre che magari sono più importanti, come il fatto che vi fottono il paese e non ve ne accorgete perché siete in guerra col vicino, col nero, con l'omosessuale, come se il prossimo sia il nemico e non quello che vi dice che lo è. Molti si credono rivoluzionari o anarchici solo perché non seguono le regole, non è questa la rivoluzione che serve adesso, casomai. Questo è solo un mio punto di vista, perché ho letto da qualche parte che è una sorta di addestramento ad obbedire, sicuro? Lo dico a quel tizio che scrive che hanno iniziato col vaccino e ora i 30 all'ora, poi cosa? Sei cresciuto con l'idea di trovare un lavoro fisso e di passare la tua vita con una donna sola, di fare figli e farli crescere come te, non credi che questo sia già un addomesticamento? Inquararti e diventare un bravo cittadino non lo è? E ripeto non è violando le leggi che diventi rivoluzionario, la rivoluzione la fai quando non vuoi inquadrarti anche se rispetti le leggi, che poi in Italia sei già fuori dal coro se rispetti le regole visto che ognuno se le fa a modo suo.
Va bè vi lascio alla vostra diatriba inutile che vi distoglie dai problemi reali con un brano che calza a pennello del caro Frankie HI-NRG MC che stimo moltissimo.
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Restammo a lungo in silenzio, ognuno infagottato nei propri pensieri, finché non ci ridestò lo strombazzare di un automobile in arrivo. “Chi sarà mai?” Chiesi istintivamente, trovandomi catapultato di nuovo nella realtà dell'ora e del qui. “Che vuoi che ne sappia,” rispose mio nonno, “Mica c'ho la palla di vetro. Usciamo di casa e andiamo a porgere il nostro benvenuto a questo ignoto rompicoglioni.” Uscimmo a passi malfermi dal casale, scherzando e ridendo ci eravamo scolati un bottiglione del suo rosso assassino. Erano Sesto, Armando e Peppe il Licantropo, amici fraterni del nonno, vecchi partigiani come lui e, per giunta, anche carogne come lui. Arrivarono sullo spiazzo davanti al casale a velocità un po’ troppo sostenuta, sollevando una nube di polvere dal sapore vagamente minaccioso. “Corrono non c'è male per la loro età.” Dissi “Credo di sapere cos'hanno in mente quei tre avanzi di galera!” Rispose mio nonno visibilmente preoccupato, ma sempre pronto ad esplodere. Girarono con quella scassata fiat 110, dal colore indefinito e indefinibile, intorno alla catasta di legna da ardere e si schiantarono addosso al vaso del melograno nano, facendolo in mille pezzi. Brutti figli di puttana!“ Urlò il nonno, facendosi loro incontro schiumando rabbia. "Buongiorno, Pietro!” Lo salutò il Licantropo scendendo dal posto di guida con indosso la faccia più angelica che avessi mai visto. “Buongiorno una sega!” “Perché non togli dai coglioni quel vasaccio, una volta per tutte?” “Già, ogni volta che decidiamo di venirti a trovare, ce lo ritroviamo tra le ruote, col rischio che si finisca per farsi male. ” Aggiunse Sesto. Nonno Pietro, per tutta risposta, raccolse da terra un bel pezzo di legno e lo lanciò, con tutta la forza di cui ancora disponeva, contro la portiera dell'auto. “Ve lo faccio io del male, perdio!” “Attento vecchio rabbioso, così me la graffi!” Lo apostrofò divertito il Licantropo. Era una scena che andava avanti da un bel pezzo. Mio nonno voleva bene a quel melograno più che a mio padre. Quando lo aveva comprato, teneva il vaso proprio davanti al cancello del cortile, in bella mostra. Ne era orgoglioso. Un bel giorno, sempre loro tre, ubriachi come scimmie, lo distrussero a marcia indietro e il mio avo, incazzato come una biscia, lanciò loro contro un'interminabile sequela di colorite imprecazioni, facendoli scompisciare dalle risate. Da allora, ogni volta che salgono a trovarlo, investono il vaso di proposito, lui si imbestialisce, poi, sbollita la rabbia, ricompra il vaso, vi ripianta il melograno e gli cambia di posto. Ma non c'è Cristo che tenga, lo scovano sempre e lo fanno fuori di nuovo. “Ma come cazzo fate a scovarlo sempre?” “E’ per farti un favore, Pietro. Ti vogliamo bene. Certo che quella sottospecie di pianta è davvero brutta!” Disse Sesto “Tu sei brutto!” “Vero. Non posso darti torto. Ma la tua pianta mi da una pista. Eppoi pure il nome è brutto. Melograno. Ma che cazzo di nome è? O sei melo, o sei grano, dico io!” “Allora sarà bello il tuo di nome!” “Sicuro che è bello. Sesto è proprio un gran bel nome. Poi suggerisce il senso dell'ordine. Non dimenticare che noi eravamo dieci fratelli.” “Si, ma tu sei l'ottavo!” “E allora? Sono l'ottavo, vero. Ma mio padre, buonanima, era analfabeta, e non sapeva contare, perciò mi ha chiamato Sesto. Era ignorante, vero, ma all'ordine ci teneva comunque.” Fu a questo punto che si accorsero di me. “Ciao, Ivan, cosa ci fai quassù, in compagnia di questo vecchio rincoglionito?” Mi chiese il Licantropo. “Ero venuto a sincerarmi che fosse ancora di questo mondo.” “Hai fatto bene. giudicando così, ad occhio e croce, direi che non gli dovrebbe rimanere più molto fiato da spendere!” Guardai l'orologio, le sei del pomeriggio, dovevo andare. Avevo un impegno da lì a un ora. “Vi saluto, vecchi. Devo andare.” Dissi “Ciao, Ivan. E salutaci quel coglione di tuo padre!” Mi risposero in coro. Mi voltai di scatto a controllare la faccia del nonno, che, allargando le braccia, con un'espressione innocente dipinta sul volto, disse:“ Io non ho detto niente. Si sarà sparsa la voce per colpa di qualcun altro.”
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Durant non vuole rinnovare il suo contratto con i Phoenix Suns in anticipo
Durant ha 36 anni quest'anno ed è già un veterano nella sua carriera. Molti fan che indossano canotta nba sconto lo ammirano molto. Tuttavia, Durant è uno dei migliori giocatori nella storia della NBA ed è stato ancora uno dei migliori giocatori della lega la scorsa stagione. E i dati che ha creato sono i migliori della lega.
Durant ha ancora due anni di contratto con i Phoenix Suns e i Phoenix Suns possono completare il rinnovo del contratto con Durant in anticipo. Il rinnovo del contratto di Durant è stato messo all'ordine del giorno, ma Durant ovviamente non vuole rinnovare il suo contratto con i Phoenix Suns in anticipo ora. Perché secondo i regolamenti della lega, il 38enne Durant può rinnovare il suo contratto esistente solo per un anno al massimo. I fan sperano che continuerà a indossare le maglia Phoenix Suns. Poiché evidentemente non vuole firmare questo contratto annuale, è probabile che Durant rinvii le trattative per il rinnovo alla prossima estate, quando potrà firmare un'estensione contrattuale di due anni del valore di 123,8 milioni di dollari.
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SILICON CRACK e-non-solo...
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Sì, d'accordo, per gli argomenti trattati in questo blog, questo pezzo non ha molta attinenza, ma...davvero?
Andiamo con ordine: intanto vi ricorderete del primo "crack" finanziario del millennio (già, perchè di crisi finanziarie-bancarie se ne sono registrate in numero incalcolabile, basti solo pensare al periodo della Seconda Guerra Mondiale...), si era nel 2007 e se inizialmente tutto sembrava rientrare, pur se tra qualche perdita "dolorosa", ci pensò la "bolla" del 2009 a mettere in fibrillazione tutti i mercati finanziari internazionali...
E così via di crisi in crisi (e non solo finanzarie) peraltro "finanziate" dal WEF (World Economic Forum) di Davos che avevano e hanno tuttora come comun denominatore quello di aiutare le istituzioni bancarie a danno dei cittadini, si attraversano le "crisi politiche" di un Medio Oriente in "fiamme" (chi non ricorda gli attentati dell'ISIS?), di un Brasile "fuori dai giochi" di riunificazione mondiale e di una Russia sempre meno dipendente dal NWO (Nuovo Ordine Mondiale).
Il "BRICS"
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(organismo nato nel 2001 che raggruppa i Paesi di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica in contrasto all'egemonia occidentale) si rafforza sul piano economico, mentre un Occidente sempre più "appiattito" su posizioni filo-atlantiste e incapace di perseguire un obiettivo a lungo termine, inizia a fare i conti anche con le problematiche legate all'ambiente, alle varie situazioni sanitarie e ai notevoli costi legati alla capacità di competere con il colosso cinese.
Si arriva così ai giorni nostri quando fa "irruzione" la pandemia però evidentemente "pilotata" per consentire all'Europa, agli USA e a tutti paesi occidentali una ripresa in vasta scala che se già nel 2014 -quando si scatenò il conflitto "russo/ucraino"- permise all'Occidente di "spiazzare" (senza però grossi risultati) la Russia di Putin, negli anni del "Covid19" costituì il più grande inganno che i paesi dell'Ovest potessero perpetrare contro i propri cittadini e ancora di più contro la Russia e le altre "forze" del "BRICS" (Cina in primis).
La crisi che ha colpito la "Silicon Valley Bank"
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sembrerebbe, in realtà, creata "ad arte" per colpire di nuovo i cittadini e per permettere ai vari governi di mettere in atto misure di salvaguardia verso i colossi bancari, le grandi multinazionali e le più grandi catene finanziarie e banche private.
Così come è stato per un "virus" che ha causato milioni di decessi (secondo le stime ufficiali...) "guidati" da politiche sanitarie di dubbia efficacia se non sul piano "politico", e per le quali i "network" di informazione hanno "glissato" probabilmente sotto scacco del NWO che ha imposto rigorose chiusure che sul piano economico hanno comportato il fallimento di molte industrie e imprese "medio-piccole".
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Con il fallimento della SVB (Silicon Valley Bank) ci si aspetta ora un "effetto a catena" che porti le persone a ritirare sempre più contanti o addirittura a chiudere i vari conti correnti, che costituirebbero in questo modo una crisi sempre più irreversibile per il nostro sistema bancario.
Ma sarà poi così? E qual'è il "messaggio" che arriva da tutto ciò?
Innanzitutto il futuro ancora non è certo, nel senso che sicuramente una società che basa tutto il suo "valore" sul denaro, è una società portata inevitabilmente a "tramontare"...Il messaggio, invece, è che se non vengono apportati "correttivi" a un sistema di vita sempre più dipendente dal denaro, sarà arduo uscire da una situazione che con la pandemia è diventata sempre più complicata da risolvere.
"E allora?", vi chiederete! E allora: siate sovrani di voi stessi, immaginate e considerate un futuro dove il denaro sia all'ultimo posto nella scala dei valori, create piccole comunità "parallele" nella quale gli scambi di vario genere siano all'ordine del giorno. Tornate ai lavori nei campi, nella natura e progettate piccoli eco-villaggi nei quali l'empatia, il rispetto, l'educazione e altri atteggiamenti virtuosi e molto più umani di ora siano alla base di un degno vivere civile.
La sensazione che quella bancaria attuale non sia l'ultima "crisi" è più che reale, e visti i danni all'ambiente causati dalle scie chimiche e da altre dissennatezze dei nostri governanti (senza trascurare le nostre di responsabilità) vie di uscite non ve ne siano, e che altre crisi (da quella climatica a quella alimentare) siano in procinto di arrivare, è palpabile.
E allora, considerate di impegnarvi in ciò di cui scritto sopra e -come disse il filosofo Seneca- "vivi ogni della tua vita come se fosse l'ultimo".
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“Per questo alle volte scoppiamo a piangere senza motivo".♥
#la nostalgia degli altri#federica manzon#ho finito sabato di leggerlo#visto che non sono nessuno per fare recensioni#e in più non le so fare#l'ultima l'ho fatta forse in seconda media#non dico niente#che almeno evito di fare fdm#che già sono all'ordine del giorno#almeno me ne risparmio una#comunque#ogni tanto torno#a scassare le scatole#a voi brava gente#io invece sono un disastro completo#ma mi va bene così#altrimenti gli altri di cosa riderebbero?#se non delle mie fdm#o dei miei modi di fare o dire#del mio essere piuttosto strana..#la gente che ho attorno di che cosa potrebbe parlare se volesse ridere un po'?#di nulla#quindi#ringraziamo gesù per avermi dato il dono di far ridere le persone#mettendomi in ridicolo#oggi va così
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Se ripenso ai sogni che aveva la piccola me, capisco di averli infranti tutti. Non sono riuscita a portare a termine neanche un piccolo desiderio di quella piccola bambina piena di vita. Una piccola bambina che ad oggi è solo un ricordo lontano. Forse era troppo ambiziosa già da allora, e questa è una delle pochissime cose che sono rimaste uguali tra me e lei. Ma quello che so per certo, è che temeva piu di ogni altra cosa che io diventassi quella che sono ora. E adesso come glielo dico a quella piccola bimba, che gli anni che la aspettano sono pieni solo di dolore e lotte? Che non troverà mai pace guardandosi allo specchio, che odierà ogni giorno ogni singola parte di sé e che non smetterà mai di torturarsi all'infinito? Non so quando sia iniziata la peggior guerra che potessi iniziare, quella contro me stessa. Ma so che sicuramente non mi aspettavo di non riuscire a terminarla in tanti anni. Ad oggi sono consapevole di tante cose che non capivo, ma ancora ho più domande che risposte e continuo a torturarmi pensando e pensando, fino a crollare tra le lacrime nel letto. Perché? Ma soprattutto, come ne esco? Ad oggi la paura di vivere per sempre così è enorme. La paura di non conoscere mai la felicità e la serenità. La paura di una vita ad ingoiare dolore in silenzio, dove sentirsi sbagliati, un errore, non capaci di vivere è all'ordine del giorno. Mi sono frantumata in mille pezzi. Ho spento le emozioni e la speranza. Ho bisogno di ripartire da un piccolo frammento di me per capire cosa ho sbagliato, per capire da dove ricominciare.
#depressione #dca #dh #dolore #distruzione #odio #frammenti #lotta #sbaglio #errore
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Lettera anonima 💕✨
Ad un certo punto della notte, dovrebbe essere vietato svegliarsi di punto in bianco e pensare al cellulare.
Dovrebbe essere vietato tenerlo sotto al cuscino, prenderlo e iniziare a controllare.
Controllare se quel messaggio tanto atteso fosse arrivato proprio nel momento in cui abbiamo chiuso gli occhi,
con la speranza incastrata tra le ciglia.
Per una chiamata.
Avevo bisogno di te, quindi ho pensato di scriverti qualcosa, sono le 3:00 e non ho sonno, cioè in effetti sì, ma sono sveglia ad ascoltarmi le canzoni di Birdy miste a quelle dei Green Day, e pensando a te.
Mi manchi così tanto sai? Beh dicevo, vorrei che fossi qui con me e quindi boh dato che adesso non possiamo vederci, ho deciso di lasciarti questo ‘messaggino’ se così possiamo chiamarlo. Prima di leggerlo, per favore, ascolta questa musica come sottofondo: https://youtu.be/2rn-vMbFglI , che è una delle poche canzoni che mi fa pensare a te. Ci tenevo a scriverti già da mezzanotte perché l'ho sempre visto come un giorno speciale questo.. Ma non ho trovato subito le parole giuste da usare.. Oramai dopo tanti e tanti mesi passati insieme non so quanti messaggi ti ho scritto ma c'è sempre qualcosa che mi è sfuggito..
Forse non te lo dico spesso, ma amo quando mi rendi tua, tua e di nessun altro, e quando mi dai un bacio sulla testa e mi fai sentire più piccina, ma protetta. E ti chiedo scusa per tutti i miei sbagli, per tutte le mie mancanze.. Che sono tante, lo so. Lo so perché sono tante le volte che mi rimproveri. Non sono come mi vorresti, non lo sono nemmeno lontanamente e non so che darei, invece, per renderti fiero di me. Noto che i nostri screzi a lungo andare ci feriranno sempre più.. Per favore amore mio, se non sarò abbastanza matura nell'ammettere i miei errori aiutami tu. Dimmi sempre quello che provi, senza accusarmi o ferirmi se non è necessario. Cerca di comprendere le mie paranoie e le mie gelosie e i miei gesti e i miei dubbi. Io sono pronta a starti vicino, abbracciarti, capirti. Mi prenderò cura di te, sempre. Voglio starti accanto quando gioirai, per poter vedere la tua spensieratezza nei tuoi occhi ed esserci anche quando il dolore ti pervaderà il cuore, perché sai bene anche tu amore, che la vita ci fa affrontare tanti ostacoli prima di raggiungere la felicità. E perdonami se a volte non ti ascolto e parto in quanta con le mie idee, se non ti dimostro spesso ciò che significhi per me. Dovrei farlo ogni giorno, lo so bene. Perdonami se non sono abbastanza bella, se non ti invidiano tutti ad avere una ragazza come me e se non merito i complimenti che mi fai. Sai bene che mi fanno ridere perché trovo che non mi si addicano. Perdonami se sono incostante nel fare le cose, se ho le mie fissazioni, se sono strana. Perdonami se le ferite del passato non si cancellano, se ti do la colpa di tutto senza rendermene conto. Vorrei che mi capissi senza dover parlare, non mi accorgo invece che sono io la prima a non farti avvicinare e a nasconderti se c'è qualcosa che non va, per poi scoppiare all'improvviso. Perdonami se sono diventata così emotiva da piangere anche mentre scrivo questa lettera, perché temo che forse leggendo queste verità tu ti renda conto che non meriti di certo una come me. Nella vita ho sempre desiderato qualcosa. E sarà banale, ma ora che ho te mi sono accorta di quanto sia futile il resto. Il rumore della felicità, per me, coincide con il suono della tua voce. In tutto questo tempo l'amore che sento per te non ha smesso un solo istante di crescere e non smetterà di farlo nel tempo che
verrà. Grazie di essere entrato con prepotenza nella mia vita quando non volevo nessuno, quando credevo che ormai amare fosse solo un'utopia (che bimba che ero). Mi hai insegnato ad amare senza riserva, mi hai insegnato cosa significhi dedicarsi completamente ad un'altra persona, ad ammettere i propri errori quando è necessario. Ora mi trovo ad amarti in un modo che neanch'io credevo di poter fare. Sei il mio fidanzato, il mio migliore amico.. E mi stimoli sempre ad essere migliore. Ciò che ci lega è così unico e speciale da non poter essere sicuramente racchiuso in cinque lettere che sono sulla bocca di tutti. Perché noi questa storia l'abbiamo costruita pezzo dopo pezzo, con i nostri insaziabili baci, con le nostre litigate all'ordine del giorno, con svariati pianti da parte di entrambi, con l'allegria che racchiude le giornate passate insieme, con gli abbracci per strada, con le promesse mantenute e anche con quelle venute meno. Ti ho mostrato ogni sfaccettatura di me, il mio lato da bambina, i miei valori, le mie debolezze e anche l'orgoglio che ogni tanto caccio e che tu tanto odi. E se un giorno capita che vai via da me, poi torni e infondo mi dimostri che non mi abbandoni mai. Tu sei l'unico per cui valga la pena litigare e dannarsi ogni giorno. Non voglio un ragazzo perfetto, ne ti voglio uguale a me.. Ti voglio così, come sei. Mi hai fatto scoprire il vero senso delle parole: amare, vivere, ridere. C'è una vita intera davanti a noi, ti va di viverla insieme? Perché tu sei l'amore della mia vita. E io non vedevo l'ora di dirtelo.
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🧬🧬 — New Role Nevil & Ginny 13.05.2021 ; Studio fotografico — #ravenfirerpg « Ciao modella, ti lascio subito il set! »
Esclama Nevil recuperando la felpa da una delle sedie presenti nello studio, voltandosi verso Ginny che - appena arrivata - ha già catturato l’attenzione dei presenti. Grazie alle passioni comuni, i due, hanno stretto una forte e duratura amicizia che non è stata affatto minata dai repentini cambiamenti di umore del Dekker che fatica sempre di più nel reprime quel suo lato malvagio che, ogni giorno, diventa sempre più forte.
« Oggi sono molto pretenziosi e moooolto nervoso, ti consiglio di assecondare ogni loro richiesta oppure — beh, scappa finché sei in tempo! »
Esclama ridacchiando ma utilizzando un tono di voce abbastanza basso da non farsi sentire dai fotografi presenti in studio.
Ginny R. Océane Lagarce
Era dura tornare alla vita di tutti i giorni, soprattutto quando i ricordi erano ancora piuttosto confusi riguardo a quegli avvenimenti che l'avevano vista finire in ospedale ancora una volta. Non vi era stato nulla di rotto, almeno non questa volta, eppure era a livello psicologico che Ginny ne risentì maggiormente, soprattutto provando a riprendere la vita di tutti i giorni. Erano diversi incubi a tenerla sveglia la notte, ma occuparsi delle cose più semplici come trascorrere un po' di tempo allo studio fotografico aiutava a distrarsi. Ridacchiò la giovane mentre ascoltava le parole dell'amico che, ancora una volta, cercava di farle nascere un sorriso ovviamente con successo. « Credimi, potrei diventare io il loro incubo... Settimane che non ti vedo e sei sempre più in forma. Mi sono persa qualcosa? »
Nevil Axel Dekker
La borsa a tracolla con all’interno alcuni vestiti di cambio per le varie fotografie viene issata senza difficoltà sulla spalla destra di Nevil ed è pronto per lasciare il campo libero a Ginny, una modella senza dubbio meglio di lui. « Sai che ho una vita frenetica e mi piace tenermi in forma per poter sgarrare qualche volta e concedermi del poco sano ma gustosissimo “ cibo spazzatura. “ » Ridacchia e si accarezza la pancia con la mano destra, compiendo dei leggeri movimenti circolari. « Se stiamo parlando di una guerra all’ultimo sangue tra incubi è meglio che io mi nasconda per bene o… beh, meglio che io scappi a gambe levate. » Ridacchia e scuote il capo, sa che le ultime vicende sono state difficili per tutti e non è facile superare anche questa ennesima stranezza che ha colpito la città. « Tu come stai? »
Ginny R. Océane Lagarce
Ascoltò con attenzione la replica dell'amico che non vedeva da qualche tempo. Sapeva dei suoi mille impegni quadi come quelli della veggente che cerca di fare occupare quasi l'intera giornata, ma sapeva anche che entrambi apprezzavano quelle piccole gioie che dava loro fare cose semplici, come mangiare un hamburger. Si ritrovò così a sorridere la Lagarce, un qualcosa che non faceva da tempo, soprattutto dopo il terremoto che aveva scosso tutti in città. « Ecco perché siamo amici... Cavolo, non farmici pensare, non mangio patatine fritte da fin troppo tempo e il sol pensiero mi fa brontolare lo stomaco. Stiamo preparando un servizio importante e ultimamente se non sono qui, sono in redazione al giornale. » Commentò come se fosse del tutto naturale avere impegni su impegni, dividersi su fronti, e chi altro avrebbe potuto capirla meglio di Nevil? Era però quella domanda ad essere insidiosa, come si sentiva davvero? « Diciamo che ho avuto momenti migliori... Tu, invece? E dico sul serio, non rifilarmi la solita versione che rifili a tutti. »
Nevil Axel Dekker
« Siamo amici perché ti ho conquista la prima volta offrendoti una porzione doppia di patatine. » Ridacchia a quel ricordo, sembra ormai passata un’eternità ed è anche un po’ triste ripensare al passato, a quando tutto era normale e nessuno strano avvenimento aveva ancora scosso l’intera città. « Io tuo stomaco dovrà aspettare ancora un po’ però, se vuoi, ho una stecca di cioccolato nel borsone. Sai, per le emergenze. » Le fa un’occhiolino e con la mano destra indica la tasca contenente la Beretta appena nominata. « Anche io sto lavorando parecchio per il giornale, sono felice di poter affacciarmi su diversi argomenti in modo da poter avere un’ampia visuale e poter decidere cosa è più affine a me. » Buffo come due ragazzi vent’enni parlino di lavoro e di svariati impegni piuttosto che discorrere di serate, di sbronze e di conquiste di una notte. « La verità? Sono stanco. Tutti questi avvenimenti mi hanno davvero distrutto. » E quanta verità nascondono quelle poche parole? Più di quanta egli vorrebbe ammettere.
Ginny R. Océane Lagarce
Non era un caso che i due fossero amici, avevano più in comune di chiunque altro, ma la verità stava nel fatto che in qualche modo avevano sempre fatto un passo indietro. Non appena toccavano determinati argomenti, i due amici si sentivano in dovere di ritrovare il loro equilibrio. Ricordò quando si conobbero tanto tempo prima, molto prima di diventare colleghi allo studio fotografico e al giornale, eppure qualcosa nel ragazzo l'aveva sempre attirata a lui. « Oh lo ricordo bene, sai? Anzi, uno di questi giorni dovremmo replicare... E poi abbiamo ancora un sacco di cose in sospeso! » Ammiccò in modo divertito la veggente prima di scrollare distrattamente le spalle. Ripensò poi al suo blog a come lentamente stava diventando qualcosa di più serio, mentre quelle parole colpirono decisamente la Lagarce. « La stanchezza penso sia ormai all'ordine del giorno.... E non si tratta di stanchezza fisica, piuttosto di quella mentale che ha messo a dura prova tutti noi. Dio, nell'ultimo anno sono finita in ospedale più volte che in tutta la mia vita, e la cosa è estenuante... A volte vorrei solamente un po' più di spensieratezza. »
Nevil Axel Dekker
La loro amicizia è qualcosa di strano, si, ma di davvero unico. Tra loro c’è quel magnifico equilibrio che mai nessuno dei due ha minato, permettendo entrambi di poter coltivare quel legame nel tempo, facendolo diventare sempre più forte. Ed è per questo che Nevil, spesso, si sente in colpa nel non averle mai raccontato ciò che gli successo in quegli ultimi anni, di non averle mai detto la verità su ciò che è diventato e nel non averle mai confessato che, quella estenuante stanchezza, è dovuta sopratutto agli incubi che tutte le notti lo tengono sveglio per ore. « Quando vuoi Miss Lagarce, Nevil Dekker sempre pronto per sfamare le sue voglie di patatine fritte. » Ridacchia, scaccia via quei pensieri che gli occupano la mente e cerca di allontanare il più possibile i sensi di colpa che lo divorano. « Hai ragione, ci servirebbe davvero una bella vacanza. Lontani da tutti i nostri impegni e da questa città. »
Ginny R. Océane Lagarce
Un sorriso comparve sulle labbra della veggente che in quel momento ripensava alla loro amicizia come ad un qualcosa che mai si sarebbe potuto rompere. Fin da quando s'erano conosciuti avevano trovato il loro equilibrio, il loro confidarsi tutto li aveva portati a creare un legame di fiducia, eppure vi era un qualcosa che Ginny non aveva mai confessato all'amico, il suo essere una veggente. « Sai che potrei prenderti in parola? » Disse la Lagarce prima di rabbuiarsi per un momento. Aveva sempre pensato a Ravenfire come la sua casa, il suo punto di riferimento, e per quanto desiderasse visitare luoghi lontani, aveva sempre accettato la sua condizione di buon grado. « Mi limito alla mia piscina privata, anzi se vuoi venire a farmi compagnia sei sempre il benvenuto! »
Nevil Axel Dekker
« E quando mai non mi hai preso in parola, scusa? » Domanda con un tono di voce ironico ma divertito accompagnato da una fintissima espressione delusa. « …. E sopratutto quando mai non sono stato di parola? » Aggiunge subito dopo scuotendo il capo e fingendo ancora di essere molto offeso con l’amica. È divertente punzecchiarla e, per certi versi, è anche divertente allontanare le mille preoccupazioni e pensieri con giochini stupidi ed infantili come quelli. « Che ne dici se una sera ti porto una super pozione di patatine e ci godiamo la tua bella piscina privata? È tanto che non chiacchieriamo come si deve e questi sporadici minuti dove ci incrociamo per caso non valgono. »
Ginny R. Océane Lagarce
Lo scherzo che intercorreva tra il Dekker e la veggente metteva sempre di buon umore quest'ultima che ormai aveva ritrovato nel ragazzo un punto di riferimento. Si mostrò divertita a quel battibeccare mentre ripensava a come quel luogo che era la sua casa, non era solamente la sua dimora, ma anche il luogo in cui poteva essere se stessa. « Credo che avresti dovuto chiedermelo molto tempo fa. » Replicò con lo stesso tono canzonatorio che aveva Nevil. Gli strizzò così l'occhiolino, allontanando definitivamente quei pensieri che ormai angosciavano la Lagarce anche in piena veglia. « Abbiamo tante cose da raccontarci, e soprattutto credo che non tutti possano comprenderle. E ricordati che ogni promessa è debito! » Ammiccò tradendo quelle parole così veritiere con uno sguardo che cozzava ma che era certa che Nevil comprendesse. Inspirando sonoramente, Ginny si accinse poi a salutare l'amico lasciandolo così allo studio fotografico.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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SKY LYNX ( Commander ) War for Cybertron EARTHRISE
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Ci sarebbe tanto da dire sull'accorpamento delle scale dei Generations degli ultimi anni, utile sì per poter presentare i modelli idealmente più grandi a quelli medio-piccoli, ma se da una parte hanno abolito la classe Ultra, rimpiazzandola praticamente con i Leader che però appunto non sono più tali, almeno hanno introdotto i Commander, non imponenti come dei Titan, ma grandi abbastanza da sovrastare Voyager e compagnia.
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Jetfire lo scorso anno ha battezzato questa classe, magari un po' pretestuosamente, magari no, ma di sicuro chi vi ci sguazza davvero è il buon SKY LYNX, personaggio atipico della terza stagione G1 finalmente riprodotto adeguatamente dopo l'exploit originalissimo del Combiner Wars di qualche anno fa.
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C'è poco da dire sullo SPACE SHUTTLE e del MODULO DI TRASPORTO con cui si presenta il nostro nella confezione, dato che sono un'ottima versione moderna del giocattolo originale, con la solita dose di dettagli scolpiti, un blu scuro al posto dell'azzurro originale del modulo, e dettagli in grigio sparsi sempre su questo.
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Se la navicella può aprire lo scafo come il G1, rivelando un finto carico di roba dorata all'interno, il modulo di trasporto non ha ovviamente le funzioni motorizzate come l'originale, ma intanto può aprire uno sportello posteriore centrale per caricare un paio di Micromaster.
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Inoltre, come accessori sono presenti due armi inedite da agganciare ai vari fori laterali del modulo, così come i pezzi di plastica a forma di spari ed esplosioni come per Omega Supreme Titan. Ah, quasi dimenticavo: lo shuttle ha pure i carrelli retrattili funzionanti, che pare una cosa banale da sottolineare, ma una volta erano all'ordine del giorno anche per modelli più piccoli ( le ruotine che ruotano sui velivoli, intendo ) mentre ora ci si meraviglia a trovarli. ^^'
I due veicoli si uniscono, ovviamente, ma bisogna fare attenzione ad agganciarli bene, dato che si va un po' a tentativi finchè l'aggancio posteriore non si fissa bene, mentre per staccarli basta poi abbassare la levetta frontale sul modulo inferiore.
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L'originalità di Sky Lynx è anche quella di essere un Duocon al contrario, dato che lo shuttle ed il modulo di trasporto, che come detto sopra si uniscono e sarebbero tecnicamente un veicolo unico, hanno ognuno una modalità bestiale differente: il modulo diventa una sorta di felino, magari proprio una LINCE robotica come nel nome, mentre la navetta spaziale una sorta di volatile, genericamente chiamato "Dinobird".
La lince robotica si trasforma esattamente come il G1, ovvero con le parti laterali che si estendono a formare le zampe, mentre la testa spunta dalla parte frontale, appassando un opportuno pannello lì sotto. Il nostro mantiene pure le curiose due code, ora ripiegate e non retrattili come nel G1.
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Rigido nel corpo, anche se la testa è meno rialzata rispetto all'originale del 1986, il nostro Commander ha le zampe assai snodate, con tanto di inclinazione delle caviglie, così come le spalle stesse si allargano leggermente dal corpo. Anche la testa si sposta, oltre che sù e giù, anche lateralmente, ma di pochi gradi, mentre la bocca si spalanca mostrando pure un laser. A guardar bene non è che ci siano grandi fori per armi sul felino, solo ai lati di spalle e cosce e sotto le zampe, ma il livello di colorazioni e dettagli è altissimo, con un'ottima scultura, un bel blu scuro generale insieme a bianco e rosso ( scuro anch'esso ) con dettagli grigi sparsi e una strisciona argentata nella parte superiore.
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Nonostante ci sia già la lince, la parte del leone ( ah ah! ) la fa il "DINOBIRD", chiamato così per via della testa, ricavata dalla cabina di pilotaggio della navetta, che con la bocca dentata aperta sembra un archaeopteryx o giù di lì; anche qui la TRASFORMAZIONE è pressochè identica all'Argon del 1986, solo che se nel G1 nella navetta c'era tutta la lunga coda da estrarre, qui è abilmente ripiegata, mentre invece si estrae il lungo collo, che nel G1 era solo coperto da pannelli. Infine, le ali ora slittano un po' avanti, si estraggono sempre le parti blu, ed infine sotto ci sono le zampe, ripiegate all'indietro e non in avanti.
Insomma, per quanto io abbia più in simpatia la lince, è innegabile che ad avere più migliorie rispetto al giocattolo originale è il nostro Dinobird, snodatissimo in tutto, dal collo alle zampe, passando dalle ali, con solo la coda che si piega sì in svariati punti ma non lateralmente, vabbè.
Anche il volatile ha un laser nelle fauci, così come ora nel collo ha due fori per armi, ed idem nella punta della coda.
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E così come i due veicoli si uniscono, anche le due bestie lo fanno, con il Dinobird che ritrare le zampine, mentre la lince nascone testa e code, divenendo un ibrido che potrebbe essere una sorta di DRAGO, con una soluzione visiva migliore ( ma va' ? ^^' ) del G1, che aveva la parte inferiore troppo pronunciata in avanti.
Se prima già le due bestie erano belle grandi, il drago combinato è davvero imponente, e ovviamente richiama al meglio l'immagine iconica più rappresentativa del personaggio.
E fin qui ok, è un'ottima versione moderna del classico, fedele e migliorata, ma giustamente non si sono fermati qui alla Hasbro, e quindi il modulo inferiore può anche divenire un AVAMPOSTO LANCIA SHUTTLE, rovesciandolo ed aprendo le parti laterali posteriori, che rivelano delle piccole rampe ripiegate, mentre torniamo al portellone con rampa accennato più sopra, che si apre, divenendo parte della pista centrale che si solleva, così come le zampe posteriori, mentre quelle anteriori si sdraiano.
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Lo shuttle prende posto nell'apposito vano, anche se i fori e prese non si agganciano prefettamente, rendendo l'unione un po' precaria. Per fortuna almeno la navetta spaziale si può "appoggiare" alla rampa sollevata, che porterebbe all'apertura del vano superiore del velivolo, che però appunto è pieno e quindi fa sola scena, laddove sarebbe stato il massimo che ci fosse stato effettivo spazio per parcheggiarvi altri Micromaster ( o anche, volendo, dentro la cabina di pilotaggio poteva starci un pilota Titan Master, per dire ).
( Quasi inutile sottolineare che le rampe hanno gli agganci per potersi attaccare alle altre basi Titan e a quelle dei Micromaster Modulator di Earthrise ... ^^ )
Insomma, l'idea della base non è affatto male, anche se è un po' spartana, e qui vengono incontro anche le due armi inedite summenzionate a far colore, da posizionare sopra le "torri", ovvero le due zampe irte verso l'alto, ma di certo non si può prentendere postazioni di computer o che se manco le hanno messe nei Titan...
Comunque, dicevo, peccato che lo shuttle contribuisca solo scenograficamente alla base, e neanche tanto perfettamente, non stando bene fisso su di essa, ma è innegbile che questa modalità in più è una boccata d'aria fresca ad un ottimo modello che, nonostante le obbligatorie migliori estetiche ed articolari, rischiava di essere solo un upgrade copia e incolla dell'originale.
#transformers#sky lynx#generations#argon#wfc#war for cybertron#commander#earthrise#autobot#autorobot#recensione#review#hasbro
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Venerdì 13 è solo il tredicesimo giorno del mese che cade di venerdì, ma non per i superstiziosi e per una lunga tradizione che lo crede nefasto, specialmente nel mondo anglosassone.
Perché il 13 porta male
Il 13 è infatti il numero che porta male nella mitologia nordica dal momento che corrisponde a Loki, la tredicesima divinità dell'universo pagano del Nord, dio dell'inganno, malizioso, maligno al punto che nel primo film Marvel della trilogia, Thor (2011), attenta perfino all'ordine cosmico. Loki era crudele con gli uomini e di qui la fonte primaria del 13 sfortunato in tutta l'area nordica. Ma nell'antichità anche nel bacino del Mediterraneo il 13 era già guardato con sospetto, forse perché nella numerologia degli appassionati astronomi assiro-babilonesi non era perfetto come il 12 divisibile per tutto. Poi, secondo lo storico greco Diodoro Siculo (I secolo a. C.), Filippo II (IV secolo a. C.), re di Macedonia e padre di Alessandro Magno, fu ucciso da una sua guardia del corpo dopo aver fatto mettere una propria statua accanto a quelle delle dodici divinità dell'Olimpo e la sua morte sarebbe stata la punizione di questo «sgarro» portando al 13 lo stigma della sfortuna.
Perché il venerdì porta male
All'Ultima Cena, Giuda era il tredicesimo e qui siamo alla pessima reputazione del venerdì infausto perché di venerdì fu crocefisso e ucciso Gesù. Benché chiamato «santo» in quanto culmine della Passione di Cristo, il venerdì è il giorno della morte di Gesù. Nel mondo nordico i due significati del numero e del giorno si sono saldati. Del resto il venerdì aveva poche chance se vogliamo metterci che Adamo ed Eva, rei di superbia e disobbedienza, sarebbero stati cacciati dal paradiso terrestre di venerdì nella tradizione delle religioni monoteiste; che il primo fratricidio – di Caino su Abele – sarebbe stato perpetrato venerdì; e pure la decollazione di San Giovanni Battista e l'infame ordine di Erode della strage dei bambini innocenti dato di venerdì: c'è poco da dire. Volendo un argomento più materialistico, il primo crollo della borsa, il grande crack nel 1869 quando precipitò il prezzo dell'oro, avvenne di venerdì. Volendone un po' esoterico invece, si deve guardare alla storia dell'ordine dei Templari, ai quali il genere calza perfettamente: era venerdì 13 (ottobre) del 1307 quando furono arrestati in massa dopo un'istruttoria sommaria per ordine del re di Francia, Filippo IV il Bello, torturati, costretti ad ammettere eresia, blasfemia, sodomia e nefandezze varie (e i beni dell'ordine incamerati dalla corona). In quell'occasione gli sfortunati cavalieri avrebbero lanciato una maledizione sul giorno venerdì 13 affinché fosse sfortunato per tutti. In ogni caso, nel mondo settentrionale il venerdì 13 è il colmo della sfortuna per i superstiziosi e questa credenza si è ormai diffusa un po' dappertutto, creando confusione in Italia dove invece il numero sfortunato sia il 17.
L'Italia è controcorrente
In Italia il 13 è anzi un numero fortunato, basti pensare al suo significato nelle vecchie schedine dell'amato Totocalcio. Venerdì resta quello che è, per le tutte le suddette ragioni, e anzi si è un po' persa la memoria della cultura romana che attribuiva al martedì un'aura sinistra per essere il giorno dedicato al bellicoso e irascibile dio della guerra della discordia, Marte. Nella fase arcaica il mondo latino era intriso di suggestioni magiche, di auspici e riti sciamanici e in seguito aveva perfino codificato i giorni fausti (nei quali si poteva amministrare la giustizia) distinguendoli da quelli infausti. Si credeva che i figli nati di venerdì avessero davanti una vita difficile e – attenzione – che gli anni bisestili fossero catastrofici: guardando al 2020, ci avevano azzeccato alla grande. La sfiga del 17 è da attribuire al fatto che sulle tombe solitamente si scriveva in latino «VIXI», ovvero «Vissi», per dire «Ero vivo (sono morto)». VIXI è anagramma di XVII, cioè 17 in numeri romani. Una spiegazione meno numerologico-enigmistica e più legata all'antropologia culturale, invece, attribuisce la mala fama al fatto che il 17 dicembre e il 17 febbraio, nella Roma antica, si celebravano rispettivamente i Saturnalia e Quirinalia. I primi erano un ciclo di festeggiamenti dedicati a Saturno, coincidente con l'arrivo dell'inverno e si erano innestati sugli antichi culti sciamanici di protezione dal freddo e dalla fame. Implicavano sacrifici e grandi banchetti prima della dura stagione adatta a consentire l'emersione delle creature degli inferi, mondo di Saturno. Il nesso tra inedia invernale, terrore delle creature del sottosuolo e di tutte le sventure che si portano appresso è presto fissato col 17. I Quirinalia erano invece una festa dell'epoca monarchica, istituita da re Numa Pompilio, in cui si concedeva a tutti di fare la torrefazione del farro, altrimenti esclusiva di alcuni clan che lo lavoravano in corporazione: se il 17 febbraio lo si concedeva a tutti, era la data degli outsider, più o meno sfigati non in linea con la regola sociale. Fatto sta che l'idea di un nefasto 17 è così sedimentata nell'inconscio collettivo che difficilmente si trovava un tempo nei palazzi l'appartamento con questo numero di interno per timore restasse invenduto: c'erano il 16A e il 16B.
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Restammo a lungo in silenzio, ognuno infagottato nei propri pensieri, finché non ci ridestò lo strombazzare di un automobile in arrivo. “Chi sarà mai?” Chiesi istintivamente, trovandomi catapultato di nuovo nella realtà dell'ora e del qui. “Che vuoi che ne sappia,” rispose mio nonno, “Mica c'ho la palla di vetro. Usciamo di casa e andiamo a porgere il nostro benvenuto a questo ignoto rompicoglioni.” Uscimmo a passi malfermi dal casale, scherzando e ridendo ci eravamo scolati un bottiglione del suo rosso assassino. Erano Sesto, Armando e Peppe il Licantropo, amici fraterni del nonno, vecchi partigiani come lui e, per giunta, anche carogne come lui. Arrivarono sullo spiazzo davanti al casale a velocità un po’ troppo sostenuta, sollevando una nube di polvere dal sapore vagamente minaccioso. “Corrono non c'è male per la loro età.” Dissi “Credo di sapere cos'hanno in mente quei tre avanzi di galera!” Rispose mio nonno visibilmente preoccupato, ma sempre pronto ad esplodere. Girarono con quella scassata fiat 110, dal colore indefinito e indefinibile, intorno alla catasta di legna da ardere e si schiantarono addosso al vaso del melograno nano, facendolo in mille pezzi. Brutti figli di puttana!“ Urlò il nonno, facendosi loro incontro schiumando rabbia. "Buongiorno, Pietro!” Lo salutò il Licantropo scendendo dal posto di guida con indosso la faccia più angelica che avessi mai visto. “Buongiorno una sega!” “Perché non togli dai coglioni quel vasaccio, una volta per tutte?” “Già, ogni volta che decidiamo di venirti a trovare, ce lo ritroviamo tra le ruote, col rischio che si finisca per farsi male. ” Aggiunse Sesto. Nonno Pietro, per tutta risposta, raccolse da terra un bel pezzo di legno e lo lanciò, con tutta la forza di cui ancora disponeva, contro la portiera dell'auto. “Ve lo faccio io del male, perdio!” “Attento vecchio rabbioso, così me la graffi!” Lo apostrofò divertito il Licantropo. Era una scena che andava avanti da un bel pezzo. Mio nonno voleva bene a quel melograno più che a mio padre. Quando lo aveva comprato, teneva il vaso proprio davanti al cancello del cortile, in bella mostra. Ne era orgoglioso. Un bel giorno, sempre loro tre, ubriachi come scimmie, lo distrussero a marcia indietro e il mio avo, incazzato come una biscia, lanciò loro contro un'interminabile sequela di colorite imprecazioni, facendoli scompisciare dalle risate. Da allora, ogni volta che salgono a trovarlo, investono il vaso di proposito, lui si imbestialisce, poi, sbollita la rabbia, ricompra il vaso, vi ripianta il melograno e gli cambia di posto. Ma non c'è Cristo che tenga, lo scovano sempre e lo fanno fuori di nuovo. “Ma come cazzo fate a scovarlo sempre?” “E’ per farti un favore, Pietro. Ti vogliamo bene. Certo che quella sottospecie di pianta è davvero brutta!” Disse Sesto “Tu sei brutto!” “Vero. Non posso darti torto. Ma la tua pianta mi da una pista. Eppoi pure il nome è brutto. Melograno. Ma che cazzo di nome è? O sei melo, o sei grano, dico io!” “Allora sarà bello il tuo di nome!” “Sicuro che è bello. Sesto è proprio un gran bel nome. Poi suggerisce il senso dell'ordine. Non dimenticare che noi eravamo dieci fratelli.” “Si, ma tu sei l'ottavo!” “E allora? Sono l'ottavo, vero. Ma mio padre, buonanima, era analfabeta, e non sapeva contare, perciò mi ha chiamato Sesto. Era ignorante, vero, ma all'ordine ci teneva comunque.” Fu a questo punto che si accorsero di me. “Ciao, Ivan, cosa ci fai quassù, in compagnia di questo vecchio rincoglionito?” Mi chiese il Licantropo. “Ero venuto a sincerarmi che fosse ancora di questo mondo.” “Hai fatto bene. giudicando così, ad occhio e croce, direi che non gli dovrebbe rimanere più molto fiato da spendere!” Guardai l'orologio, le sei del pomeriggio, dovevo andare. Avevo un impegno da lì a un ora. “Vi saluto, vecchi. Devo andare.” Dissi “Ciao, Ivan. E salutaci quel coglione di tuo padre!” Mi risposero in coro. Mi voltai di scatto a controllare la faccia del nonno, che, allargando le braccia, con un'espressione innocente dipinta sul volto, disse:“ Io non ho detto niente. Si sarà sparsa la voce.
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Le giovani femministe hanno scosso il governo del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador (AMLO), manifestando in modo deciso contro l'aumento dei femminicidi e degli omicidi di donne - in media 10 casi al giorno -, le sparizioni, le violenze maschili, e per aver inserito la questione all'ordine del giorno dei media.
Hanno intensificato una ribellione femminile colorata e senza precedenti contro la violenza patriarcale in Messico. Sono l'espressione più alta della lotta e hanno scosso il Paese ricorrendo all'"azione diretta": forme di azione al di fuori delle istituzioni o della legalità, alcune molto radicali, utilizzate dai movimenti di emancipazione - come quello delle suffragette britanniche - per contrastare l'ordine sociale.
Le azioni dirette - sopracitate - delle giovani donne messicane sono consistite in proteste, spettacoli, il sanzionamento vetrate e l'imbrattamento di monumenti iconici, l’occupazione di strutture educative per chiedere l'espulsione dei molestatori sessuali, la distruzione o l'incendio di uffici pubblici (come la Corte di Giustizia di Sonora) e il blocco delle strade, tra le altre cose, per le quali sono state accusate dal presidente stesso di vandalismo o di essere infiltrate di destra.
Le loro azioni si aggiungono a quelle di un movimento emergente di donne, con posizioni contrastanti sulle azioni violente dirette, che, rendendo visibile la violenza di genere sulla mappa dell'insicurezza nazionale, hanno minato la notorietà del presidente che ha avuto il più grande sostegno popolare nella storia democratica del Paese.
La loro radicalità è proporzionale alla violenza a cui sono esposte, essendo cresciute in un paese invaso dalle fotografie dei volti delle donne scomparse che vengono diffuse negli spazi pubblici attraverso annunci di ricerca, note di cronaca sui mezzi di comunicazione e richieste di aiuto sui social network.
In Messico ci sono più di 15.000 casi di donne scomparse registrati dal 2006 ad oggi. Quattro casi su 10 hanno un'età compresa tra i 15 e i 24 anni, secondo i dati ufficiali.
Con la mia inchiesta ho scoperto che molte delle femministe radicali hanno meno di 25 anni, provengono dalla classe media o dalla classe operaia, utilizzano i mezzi di trasporto pubblici e fanno parte di gruppi di composizione specificatamente femminile.
Pensavo che avrebbero fatto parte di una nuova generazione di cellule anarchiche, come quelle insurrezionaliste che agivano clandestinamente nei governi degli ex presidenti Felipe Calderón ed Enrique Peña Nieto, con una presenza prevalentemente maschile, e che ho documentato nel mio libro “Crónica de un país embozado 1994-2018”.
Tra queste cellule, per lo più maschili, l'eccezione era stata il “Comando Femenino Informal de Acción Antiautoritaria” (Comando d'azione antiautoritaria femminile informale), l'unico composto da donne, che dal 2014 al 2017 ha piazzato bombe artigianali nelle strutture del governo e della chiesa contro la pederastia sacerdotale.
Ma quando ho intervistato le "morras", come vengono chiamate colloquialmente le ragazze in Messico e come si autodefiniscono queste femministe radicali, ho notato che, sebbene alcune di loro mettano in pratica concetti anarchici come l'orizzontalità, l'autogestione estranea alle istituzioni politiche e ai partiti, utilizzino il classico simbolo della “A” racchiusa in cerchio, o si vestano e si coprano il volto di nero, la maggioranza non segue la filosofia anarchica, né ha alcuna ideologia.
Dall'ottobre 2019 decine di loro, tra cui adolescenti delle scuole secondarie, hanno preso con la forza - in alcuni casi con il sostegno dei loro coetanei maschi - 13 campus dell'Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), la più grande università dell'America Latina, chiedendo più sicurezza e sanzioni contro i molestatori sessuali.
Da un colloquio collettivo che ho avuto con le "morras" che dal 30 gennaio hanno occupato la Facoltà di Scienze Politiche dell'UNAM, senza partecipazione maschile, ho avuto la conferma che la maggioranza di loro aveva circa vent'anni e non hanno alcuna formazione anarchica o femminista pregressa.
Non sono femministe teoriche bensì legate ad esperienze vissute. Si sono appropriate di un termine storicamente stigmatizzato e ne hanno attribuito un nuovo significato che hanno reso popolare per la rabbia espressa di fronte alla violenza machista e per la sororidad (fratellanza solidale femminile) che a partire dalla violenza sono andate a costruire con le donne della propria famiglia, dell’ambiente circostante e del loro paese. Una scritta su un muro della facoltà rivela la forza viva che le guida: “Ci hanno tolto tanto, che hanno finito per toglierci anche la paura”.
La loro bellicosità comincia a trascendere il loro terreno di intervento. Yesenia Zamudio, la cui figlia, María de Jesús Jaime, è un caso di femminicidio impunito, affermò, dopo le critiche alle incappucciate per le loro azioni violente dirette, che lei stessa si pensava femminista: “Ho tutto il diritto di appiccare il fuoco e distruggere! Non chiederò a nessuno il permesso per distruggere qualcosa in memoria di mia figlia! E quelle che vogliono distruggere, distruggano! E quelle che vogliono dare fuoco a qualcosa, che lo facciano! E quelle che non vogliono, che non si mettano sulla nostra strada!”.
La risposta di AMLO al movimento è stata lo sdegno o le accuse della presenza di forze conservatrici dietro ad esso, ma all’interno del governo l’allarme è comunque scattato.
Ho ottenuto informazioni riguardanti Ricardo Peralta, sottosegretario di governo, che tra altri funzionari di primo livello, ha tenuto degli incontri con i vertici delle imprese giornalistiche per chiedere loro di diminuire il numero delle notizie di violenze contro le donne, così come delle critiche alla riffa dell’areo presidenziale e la costruzione del Tren Maya nel sud-est messicano, con la promessa di ricevere i contratti di pubblicità ufficiali che sono state tagliate da questo governo per ragioni di austerità.
Le proteste delle morras hanno occupato diverso spazio all'interno della stampa, specialmente quando hanno realizzato azioni dirette contro il mandatario. Quando AMLO affermò di fronte alla stampa che non voleva che il tema del femminicidio oscurasse l’aver ricevuto un assegno da parte della Fiscalía General che avrebbe usato per pagare i premi della lotteria dell’areo presidenziale, gruppi di femministe hanno realizzato scritte, preso a calci e tentato di incendiare la porta della sua casa: il Palazzo Nazionale.
Tra gli obiettivi delle femministe ci sono anche gli organi di informazione. Dopo il femminicidio di Ingrid Escamilla, una giovane di 25 anni squartata dal suo compagno, le morras organizzarono delle proteste a seguito della pubblicazione delle foto del cadavere da parte dei giornali Reforma e La Prensae durante le quali incendiarono un furgone.
Nelle ultime settimane ho chiacchierato con femministe accademiche e istituzionali e alcune di loro rifiutano di credere che queste morras siano delle femministe genuine e che contribuiscano alla lotta delle donne.
Ma la realtà è che stanno rompendo la corazza istituzionale che ha protetto i molestatori scolastici in questi giorni e la loro lotta sta dando una risposta senza paragone.
Il rettore della UNAM, Enrique Graue, ha dovuto creare la Coordinación de Igualdad de Género per affrontare i casi di violenza di genere, tra le varie misure. E recentemente ha tolto dal proprio incarico un accademico accusato di tentato stupro.
Queste misure scolastiche contro i molestatori si sono estese anche a cinque facoltà dell’Universidad Autónoma del Estado de México, che hanno già portato a dieci sospensioni di professori, una destituzione, un licenziamento e sei persone sono state sollevate dal loro ruolo. In altre istituzioni, come la Universidad Autónoma de Nuevo Léon le giovani sono ricorse all’hastag #MeToo da far girare nelle reti sociali ottenendo la creazione di una Unidad de Género che è riuscita a espellere quattro accademici e uno studente.
Inoltre, alcuni media di comunicazione, in maniera interna e discreta, stanno ridefinendo le loro linee editoriali e cercando consulenti per fare un giornalismo con una prospettiva di genere.
In una relazione pubblica, la dottoressa in antropologia Marcela Lagarde, artefice del termine femminicidio, di fronte a una platea femminile affermò che il femminismo cerca l’uguaglianza includente tra donne e uomini ed esortò le partecipanti ad ascoltare e prendere in considerazione le morras. Ha detto loro: “Io le convoco affinché siano voce, sostentamento, appoggio, certezza per queste giovani che si sono prese il testimone”.
Staremo a vedere se la sua convocazione verrà ascoltata e accolta. E anche se le femministe della vecchia e della nuova guardia si nutriranno in comune e daranno sostegno all’emergente e ampio movimento di donne nel paese. Si vedrà se il presidente continuerà a sminuire le loro esigenze e ad attizzare la loro rabbia e fino a dove le morras continueranno con la staffetta nella loro corsa rivolta contro l’ordine patriarcale. "¡Se va a caer! ¡Lo vamos a tirar!", avverte il motto della lotta dell’impetuosa quarta onda femminista messicana.
** Ph. Credit Una protesta feminista a las afueras de Palacio Nacional, casa y oficina del presidente de México, Andrés Manuel López Obrador, el 14 de febrero de 2020. (Ginnette Riquelme)
** Traduzione a cura di Camilla Camilli e Francesca Stanca dell'Associazione Yabasta! ÊdîBese!
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𝐓𝐇𝐄𝐎 & 𝐉𝐀𝐒𝐌𝐈𝐍𝐄
﹙Mini Role﹚⋆ Circle Eight
#𝐫𝐚𝐯𝐞𝐧𝐟𝐢𝐫𝐞𝐫𝐩𝐠
« Allora, quando poserai per me? Vestita, s’intende. »
Sa bene di dover tenere a riposo il braccio e la mano, ma ormai scalpita per riprendere a disegnare. Non sopporta più la vista di tutti i progetti non finiti che occupano il suo studio da quasi due mesi, vuole terminare ciò che ha cominciato e dare vita a nuove idee che gli frullano nella testa ormai da un po’, tra cui un dipinto di Jasmine. Approfittando della serata libera ha deciso di invitarla per una birra al Circle Eight, così da passare qualche ora in sua compagnia e, con un po’ di fortuna, convincerla ad un supplizio come quello di restare immobile in una posa scomoda mentre lui la disegna.
« Giuro che non ti farò tenere in mano un frutto o altre cose strane, promesso. »
Jasmine Persephone A. Harrison
Capelli neri come la notte incorniciavano il volto della dea che ora sembrava nascondere un sorriso sulle labbra carnose. Divertita era l'espressione che aleggiava su una persona che, nonostante la situazione, viveva per quelle attenzioni che il giovane le stava riservando. Aveva accettato immediatamente l'invito dell'amico, non per chissà quale secondo fine, ma solamente con il desiderio di trascorrere una serata all'insegna di quella quiete che ormai andava ricercando. « Ancora non hai finito il disegno? Pensavo che mi sognassi perfino la notte, Hèbert. » Con fare estremamente femminile, Jasmine gli strizzò l'occhiolino approfittando del momento per bere un sorso del liquido ambrato che scaldava più di quanto non volesse ammettere. « Immaginavo una proposta indecente, e invece... Andiamo, non dirmi che hai bisogno ancora di me. Potrei accettare, e dico potrei, solamente se posso decidere che cosa indossare. Non mi alletta il fatto di dover rimanere ferma chissà quante ore... Ah, condizione necessaria affinché accetti è terminarlo per davvero questa volta. »
Theodor Hèbert
« Lo dici come se fosse una mia abitudine quella di accantonare i disegni, non potevo muovere il braccio! Come lo finivo, con i piedi? Mi mettevo la matita nel naso? » Così dicendo porta la cannuccia del suo drink all’altezza del naso e comincia a muovere il capo fingendo di disegnare arabeschi invisibili, incurante degli sguardi che può attirare su di sé. È vero che ha lasciato molti progetti inconclusi e in effetti alcuni non ha più intenzione di riprenderli; preferisce lavorare su nuove idee, almeno per ora, ma questo non significa che sia solito abbandonare le tele iniziate. Uno sbuffo dal naso segue le parole della bruna, specialmente per quella “proposta indecente” che Theo non sarebbe mai in grado di fare, benché il fascino dell’amica sia innegabile. « Solo nei miei incubi, Jas. » Strofina il volto mentre ragiona se accettare o meno quella clausola. Ha già ritratto modelli con abiti moderni, specialmente per lavori su commissione, e non si sente in grado di intraprendere progetti importanti dato che la mano sembra ancora dargli problemi. Non può fare lo schizzinoso, specialmente con dei modelli che nemmeno paga. « Va bene, porta allo studio almeno tre o quattro vestiti che pensi possano andare e ne sceglierò uno. »
Jasmine Persephone A. Harrison
Stuzzicare ecco cosa piaceva realmente alla veggente, vedere nel prossimo la reazione che scatenavano le di lei parole era un qualcosa di irresistibile per lei, e la reazione di Theo non tardò ad arrivare. Ella si ritrovò così a ridacchiare, un ghigno sardonico che impreziosiva il sorriso della venere nera che ora osservava con interesse le movenze dell'amico. « Ehi, potrebbe essere un'idea... » Commentò ridacchiando prima di prendere un sorso del proprio drink. Era una serata come tutte le altre, e l'intenzione era quella solamente di rilassarsi. Certo, chiunque altro avrebbe scelto un locale più tranquillo, ma Jasmine sapeva apprezzare quel locale dedicato solamente agli esseri sovrannaturali. Sapeva di poter essere se stessa, di non dover nascondere la propria natura, ma soprattutto sentiva di non doversi nascondere. « Oh, è dannatamente divertente stuzzicarti, lo sai? E comunque sarebbero incubi bellissimi. E vada per i vestiti, non ti deluderanno. Ma a parte questo, come stai? Il braccio? »
Theodor Hèbert
« Sì, ho intuito che la cosa ti diverte parecchio... » Non è per nulla offeso dai modi di Jas e quella sua naturale propensione che ha di giocare con lui come un gatto gioca con un topo; sa che non c’è alcuna cattiveria dietro, sono solo scherzi innocenti fra due amici di vecchia data. Prende tempo concedendosi un lungo sorso del suo drink fino ad arrivare al fondo del bicchiere, che aspira rumorosamente con la cannuccia senza troppo curarsi del galateo. Non sa bene come rispondere alla veggente senza mentirle spudoratamente, non vuole ammettere di essere ancora lontano dalla guarigione completa ma nemmeno sembrare uno a cui sta per staccarsi il braccio dalla spalla... certo avrebbe profondamente gradito se la folla non avesse deciso di passarci sopra, torcendolo e fratturandolo. Una cosa è sicura, ricorderà quell’ultima festa di halloween per sempre. « Sto meglio, seguo la fisioterapia due volte a settimana ma la dottoressa ha detto che presto potremo ridurre le sedute. Faccio gli esercizi a casa, mi comporto abbastanza bene... ma ho ripreso a dipingere. Solo dipingere, non ho ancora preso lo scalpello in mano, sto cercando di fare il bravo. » Inutile dedicarsi alla scultura quando perfino un pennello sembra pesare troppo nelle giornate no, tanto da far tremare la mano e rendendo impossibile qualsiasi tratto. Non lo dice, Theo, ma è terrorizzato all’idea di non riuscire a recuperare la precisione di un tempo... sarebbe la fine di un sogno e molto di più. « Tu piuttosto, che racconti? Cosa si dice nel mondo di Jasmine? »
Jasmine Persephone A. Harrison
Un sorriso più simile ad un ghigno divertito piegò le labbra della venere nera che ora osservava l'amico bere il suo cocktail. Sapeva che Theodor non se la sarebbe presa per quello stuzzicarsi che ormai era diventato all'ordine del giorno, ma sapeva anche quando era il momento di fermarsi. Mai in alcun caso la veggente avrebbe voluto mettere a disagio l'amico, e mai si sarebbe spinta a tanto. Le conseguenze della festa di Halloween erano ancora ben visibili in molti dei suoi amici, e solamente per una fortuna del caso lei stessa non era rimasta coinvolta in quello che era stato definito un semplice incidente. Osservò con più attenzione l'Hèbert prima di inclinare il capo, assumendo quella posa che usava quando aveva necessità di comprendere appieno ciò che le stava di fronte. « E questa è la versione ufficiale o ufficiosa? Devi semplicemente darti del tempo... Un passo alla volta. Dipingere è già un buon passo, no? » Sapeva quando la scultura fosse importante per Theodor, ma la veggente era anche convinta che tutto avesse bisogno del proprio tempo. Solamente dopo qualche istante, Jasmine prese un sorso del proprio drink e socchiuse gli occhi cercando il punto da cui cominciare. « Il mondo di Jasmine, eh? Potrebbe essere un'idea per il titolo di un libro... Io, le mie avventure, e la straordinaria sensazione che qualcosa di brutto debba capitare da un momento all'altro... Ma a parte questo mi divido tra le lezioni e gli allenamenti. »
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Una ragazza finisce per sbaglio in un'altra epoca dove demoni e magia sono all'ordine del giorno. Scopre di avere qualcosa dentro di sé, un qualche potere, forse? Una potente maledizione grava sul portale che collega i due mondi e che solo lei sembra essere in grado di attraversare. No, ma cosa avete capito! Non sto parlando di Kagome e Inuyasha (anche se mi mancano moltissimo!), sto parlando di Mao! Il nuovissimo lavoro di Rumiko Takahashi, la Maestra! E volete sapere cosa c'entra la Lola in questo nuovo manga? Posso solo dirvi che c'è di mezzo un pericoloso demone gatto 🤫 Mao promette davvero bene 😍 attendo con ansia il secondo volume! Chi di voi lo ha già letto? Cosa ne pensate? • • #booksroom #blogbooksroom #bookstoread #booklover #mao #rumikotakahashi #starcomics #manga #mangarecommendation #mangalover #instabook #instatag #instablog #mangareader https://www.instagram.com/p/CHsd0ajnW2R/?igshid=3bgtbid0cfqk
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