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ChiaraSole Ciavatta, Fiorella Nikolla: guerriere infaticabili nella lotta contro i Disturbi Alimentari (DA) a MondoSole
ChiaraSole Ciavatta, Fiorella Nikolla: guerriere infaticabili nella lotta contro i Disturbi Alimentari (DA) a MondoSole L'immagine che ho trovato un ritratto vibrante di ChiaraSole Ciavatta, il cui sorriso contagioso e lo sguardo pieno di vita riflettono la sua tenacia nel contrastare i Disturbi Alimentari (DA). La didascalia riassume il suo messaggio di speranza e di unione: "TU non sei un NUMERO: tu sei unicə! TU sei PIÙ che abbastanza! NON SEI SOLƏ: insieme possiamo sconfiggere i disturbi alimentari!".......
ChiaraSole Ciavatta, Fiorella Nikolla: guerriere infaticabili nella lotta contro i Disturbi Alimentari (DA) a MondoSole AI: L’immagine che ho trovato un ritratto vibrante di ChiaraSole Ciavatta, il cui sorriso contagioso e lo sguardo pieno di vita riflettono la sua tenacia nel contrastare i Disturbi Alimentari (DA). La didascalia riassume il suo messaggio di speranza e di unione: “TU non sei un…
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Incontri al Santa Chiara: Mariella Enoc si Racconta in una Serata di Dialogo e Riflessione
Una serata dedicata all’esperienza e alla testimonianza della presidente Mariella Enoc, ospite d’onore del ciclo di incontri promosso dall’Università Cattolica e Confindustria Alessandria.
Una serata dedicata all’esperienza e alla testimonianza della presidente Mariella Enoc, ospite d’onore del ciclo di incontri promosso dall’Università Cattolica e Confindustria Alessandria. Questa sera, martedì 12 novembre alle ore 21, la Sala Iris del Collegio Universitario Santa Chiara di Alessandria (via Volturno, 18) accoglierà Mariella Enoc, ospite d’onore del ciclo “Incontri al Santa Chiara…
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Franco Battiato: per capire meglio la mia essenza #sottotraccia
Come da tradizione (recente) dedichiamo agosto alla lettura: per il 2024 abbiamo deciso di ripubblicare una serie di pagine tratte dal volume “Italia d’autore” (Arcana, 2019), dedicato ai grandi cantautori che hanno fatto la storia della musica italiana Francesco Battiato nasce a Riposto, sulla costa catanese, il 23 marzo 1945. Ha ben chiaro molto presto quale dovrà essere il suo avvenire: ha…
#bandiera bianca#biografia#cantautore#capitolo#catania#centro di gravità permanente#fisiognomica#franco battiato#italia d&039;autore#juri camisasca#l&039;era del cinghiale bianco#la cura#la voce del padrone#libro#sottotraccia#summer on a solitary beach
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E se fosse depressione?
Centro psicoterapia Milano
La depressione è una condizione mentale molto diffusa, ma spesso misconosciuta o sottovalutata. Se si soffre di depressione, si può avere una sensazione costante di tristezza, disinteresse per le attività quotidiane, stanchezza, difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni, perdita di interesse per le relazioni sociali e un senso di vuoto interiore. Questi sintomi possono variare in intensità e durata, ma se persistono per diverse settimane o mesi e interferiscono con la vita quotidiana, potrebbe essere necessario cercare aiuto professionale.
La depressione è una malattia che può colpire chiunque, indipendentemente dall'età, sesso o situazione socio-economica, ed è importante riconoscerla e affrontarla in modo adeguato per poter guarire e vivere una vita piena e soddisfacente.
Cell.3311842704
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disturbi d'ansia cosa fare? Depressione a chi rivolgersi? Trattamento ansia a Milano Attacchi di panico a chi rivolgersi? centro di psicoterapia a Milano depressione Terapia depressione Milano
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Ciò che rende una persona attraente è il suo centro magnetico.
È l’energia che ha dentro.
È ciò che egli sa trattenere dentro di sè, come un tesoro prezioso, e poi sceglie di condividere con chi sa apprezzarlo.
È come una calamita, che attira a sè senza fare troppo rumore.
Ció che rende qualcuno attraente, è la sua capacità di impattare l’autenticità costantemente, l’essere trasparente come acqua, senza spigoli e senza nodi.
È il suo fluire, è il suo essere nel corpo in presenza.
Il magnetismo si “guadagna”lavorando su di sè e aumentando la propria consapevolezza, centrandosi, respirando, e espandendo la propria essenza.
Niente a che fare con botox , extension, squat, addominali squadrati, pettorali ...
Possiamo e dobbiamo prenderci cura del nostro aspetto fisico ma consapevoli che non sara’ davvero quello a cambiare le cose ...
stay magnetic ♥️☯️
#claudiacrispolti
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"Consigli per una donna forte” di Gioconda Belli
( DIS. by Tanino Liberatore )
Se sei una donna forte
proteggiti dalle bestie che vorranno nutrirsi del tuo cuore.
Usano tutti i travestimenti del carnevale della terra:
si vestono da sensi di colpa, da opportunità,
da prezzi che si devono pagare.
Non per illuminarsi con il tuo fuoco
ma per spegnere la passione
l’erudizione delle tue fantasie
Non perdere l’empatia, ma temi ciò che ti porta a negarti la parola,
a nascondere chi sei,
ciò che ti obbliga a essere remissiva
e ti promette un regno terrestre in cambio
di un sorriso compiacente.
Se sei una donna forte
preparati alla battaglia:
imparare a stare sola
a dormire nella più assoluta oscurità senza paura
che nessuno ti tiri una fune quando ruggisce la tormenta
a nuotare contro corrente.
Educati all’occupazione della riflessione e dell’intelletto.
Leggi, fai l’amore con te stessa, costruisci il tuo castello, circondalo di fossi profondi però fagli ampie porte e finestre.
E’ necessario che coltivi grandi amicizie
che coloro che ti circondano e ti amano sappiano chi sei,
che tu faccia un circolo di roghi e accenda al centro della tua stanza
una stufa sempre accesa dove si mantenga l’ardore dei tuoi sogni.
Se sei una donna forte proteggiti con parole e alberi
e invoca la memoria di donne antiche.
Fai sapere che sei un campo magnetico.
Proteggiti, però proteggiti per prima.
Costruisciti. Prenditi cura di te.
Apprezza il tuo potere.
Difendilo.
Fallo per te:
Te lo chiedo in nome di tutte noi.
................
"Gioconda Belli è nata in Nicaragua nel 1948. Ha partecipato attivamente alla lotta del Fronte sandinista contro la dittatura di Somoza".
Scrittrice e attivista nicaraguense .Annoverata tra le più importanti scrittrici dell’America Latina, è stata attiva in politica sin dalla giovinezza:
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Consigli per una donna forte”
[ Gioconda Belli -Nicaragua]
Se sei una donna forte proteggiti dai parassiti
che vorrebbero mangiare il tuo cuore.
Essi usano tutti i travestimenti
dei carnevali della terra:
si vestono da colpe, da opportunità,
da prezzi che bisogna pagare.
Ti frugano l’anima, insinuano il trapano
dei loro sguardi o dei loro pianti
nel più profondo magma della tua essenza
non per accendersi con il tuo fuoco
ma per spegnere la tua passione,
l’erudizione delle tue fantasie.
Se sei una donna forte
devi sapere che l’aria che ti nutre,
trasporta anche parassiti, batteri, minuti insetti
che cercheranno di abitare nel tuo sangue
e nutrirsi di quanto è solido e grande in te.
Non perdere la compassione
ma temi tutto ciò che conduce
a negarti la parola,
a nascondere chi sei,
ciò che ti obbliga ad addolcirti
e ti promette un regno terrestre
in cambio di un sorriso compiacente.
Se sei una donna forte preparati alla battaglia:
impara a stare sola
impara a dormire nella più assoluta oscurità
senza paura, impara che nessuno ti lancerà
corde quando ruggisce la tempesta,
impara a nuotare controcorrente.
Allenati alla riflessione e all’intelletto.
Leggi, dialoga con la tua anima, fà l’amore
con te stessa, costruisci il tuo castello,
circondalo di fossi profondi, però fai anche
ampie porte e finestre.
È necessario che coltivi grandi amicizie,
e che coloro che ti circondano
e che ti amano, sappiano chi sei
fatti un cerchio di roghi
e accendi nel centro della tua stanza
una stufa sempre ardente,
dove si mantenga l’ardore dei tuoi sogni.
Se sei una donna forte
proteggiti con parole e alberi
e invoca la memoria di donne antiche.
Devi sapere che sei un campo magnetico
verso il quale viaggeranno urlando
i chiodi arrugginiti
e l’ossido mortale di tutti i relitti.
Tu proteggi, dà rifugio, però prima proteggi te stessa.
Mantieni le distanze.
Costruisciti. Abbi cura di te.
Conserva il tuo Potere.
Difendilo.
Fallo per Te
Te lo chiedo in nome di tutte noi.
[ Gioconda Belli - Nicaragua ]
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Da: The Fiery Cross
Parte seconda, cap. 18
La chiamata dei capo clan.
La brezza proveniva da ovest. Jamie alzò il mento, godendosi il suo tocco freddo sulla pelle accaldata. La terra digradava a onde di marrone e di verde, accese qua e là da sprazzi di colore che illuminavano la bruma degli anfratti come il chiarore di un fuoco da campo. Si sentì calare addosso una gran pace a quella vista, e respirò a fondo, mentre il suo corpo si rilassava. Anche Gideon si rilassò, ogni irascibilità ormai prosciugata come acqua da un secchio bucato. Pian piano Jamie lasciò cadere le mani sul collo del cavallo, che restò immobile, le orecchie puntate in avanti. Ah, pensò, mentre si impossessava di lui la consapevolezza di essere in un Posto con la P maiuscola. Pensava a posti del genere in una maniera inspiegabile a parole, limitandosi a riconoscerlo quando ne scovava uno. Avrebbe potuto definirlo sacro, se non fosse che la sensazione che gli procurava non c’entrava niente né con la chiesa né con i santi. Era semplicemente un luogo a cui sentiva di appartenere, e ciò bastava, anche se preferiva essere solo, quando gli capitava di trovarlo. Abbandonò del tutto le redini sul collo del cavallo. Nemmeno una creatura dalla mente distorta come Gideon avrebbe provocato guai, qui. E infatti il cavallo rimase tranquillo, con il massiccio e scuro garrese che fumava al freddo. Pur non potendo trattenersi a lungo, Jamie si sentiva profondamente soddisfatto di quella tregua... non solo dalla battaglia con Gideon, bensì anche dalle pressioni del prossimo. Aveva appreso molto tempo prima l’arte di isolarsi in mezzo a una folla, di cercare la privacy nella propria mente quando il corpo non poteva averne. Però era un montanaro nato, e aveva imparato presto anche l’incanto della solitudine, e l’aura di guarigione che emanavano i luoghi silenziosi. Tutto a un tratto ebbe una visione di sua madre, uno di quei piccoli, vividi ritratti che il suo cervello conservava gelosamente per poi tirarli fuori di punto in bianco in risposta a Dio sapeva cosa: un suono, un odore, qualche momentaneo ghiribizzo della memoria. Stava posando trappole per i conigli su una collina, quel giorno, tutto accaldato e sudato, con le dita irritate dalle ortiche e la camicia appiccicata alla pelle per via del fango e dell’umidità. Sua madre se ne stava là sotto l’ombra verdognola, a terra accanto a una piccola sorgente, del tutto immobile – il che non era da lei – con le lunghe mani ripiegate in grembo. Lei gli aveva sorriso in silenzio e lui le si era avvicinato, a sua volta senza parlare ma pieno di un grande senso di pace e contentezza, per poi appoggiarle il capo contro la spalla con un braccio di lei attorno alla vita, sapendo di trovarsi al centro del mondo. Aveva cinque anni all’epoca, o magari sei. All’improvviso, così come era arrivata, la visione svanì, simile a una trota luminosa che scompaia nell’acqua scura. Si lasciò dietro di sé la stessa sensazione di pace profonda, tuttavia, quasi che qualcuno lo avesse abbracciato, e una mano morbida gli avesse sfiorato i capelli. Scese rapidamente di sella per il bisogno di sentirsi gli aghi di pino sotto gli stivali, in una specie di collegamento fisico con quel posto. Per cautela legò le redini a un pino robusto, benché Gideon apparisse abbastanza calmo; abbassata la testa, stava brucando a terra in cerca di ciuffi d’erba secca. Jamie restò fermo un istante, poi si girò con cura a destra verso il nord. Non ricordava più chi glielo insegnato, se sua madre, suo padre o il Vecchio John, il padre di Ian. Recitò le parole, tuttavia, mentre girava in tondo seguendo il corso del sole, mormorando la breve preghiera a ciascuno dei quattro venti, per poi terminare a ovest, nel sole del tramonto. Raccolse a coppa le mani vuote e la luce le riempì, traboccandogli dai palmi.
Che Dio possa tenermi in salvo a ogni passo, Che Dio possa aprirmi ogni valico, Che Dio possa sgombrarmi ogni strada, E che possa accogliermi nelle Sue mani.
Seguendo un istinto più antico della preghiera, prese la fiaschetta dalla cintura e ne versò qualche goccia a terra. Brandelli di suoni gli giunsero sulle ali della brezza; risate e richiami, rumori di animali che si inoltravano nel sottobosco. Non lontana da lì, la carovana si trovava giusto dall’altra parte di una valletta, intenta ad aggirare lentamente la curva della collina di fronte. Doveva andare, adesso, raggiungerli nell’ultimo tratto di salita verso il Ridge. Eppure esitò qualche istante, restio a infrangere l’incantesimo di quel Posto. Captando con la coda dell’occhio un minuscolo movimento si chinò, strizzando gli occhi per scrutare la fitta ombra sotto un cespuglio di agrifoglio. Se ne stava lì immobile, perfettamente fuso con lo sfondo cupo. Non lo avrebbe mai visto, se i suoi occhi da cacciatore non ne avessero percepito il movimento. Un gattino piccolo piccolo, il pelo grigio gonfiato come un soffione maturo, gli enormi occhi spalancati che non battevano ciglio, quasi incolori nella tenebra. « A Chait», sussurrò tendendogli lentamente un dito. «Che cosa ci fai tu qui?»
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Diana Vreeland after Diana Vreeland
a cura di Judith Clark , Maria Luisa Frisa
Marsilio Editori, Venezia 2012, 241 pagine , 250 ill. a colori,20x25cm, ISBN 978883172378
euro 34,00
email if you want to buy [email protected]
Diana Vreeland è un personaggio così carismatico e unico nella storia della moda da correre il rischio di rimanere congelata nel racconto della sua incredibile vita tra Parigi, Londra e New York. Fissata, ancora, nella continua riproposizione delle sue frasi e delle sue azioni memorabili. Tutti i materiali che portano il segno Diana Vreeland sono il racconto del continuo presente della moda. Sono la sequenza delle ossessioni, dei desideri e dei sogni che hanno preso forma da una precisa idea di stile e di moda, ma sono anche il racconto in sequenza di tutti i momenti in cui lei si è ritrovata a vivere. Apripista, che oggi appare non replicabile. Nello slittare costantemente fra il ruolo di fashion editor e il ruolo di fashion curator, Vreeland ha saputo giocare l'arma dell'interpretation, al punto da innescare all'interno del museo quella sovrapposizione allestitiva fra luogo della riflessione culturale e luogo dello shopping, come si è andata affermando nella nostra era del total living. Ciò che è al centro del progetto di questo libro sono lo sguardo critico e il gesto interpretativo che ancora oggi definiscono la personalissima grammatica curatoriale di Vreeland, sempre eccessiva e drammatica.
19/04/24
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Nessuno ne parla ma quando soffri di depressione ti sono concesso solo due ruoli: la vittima o l'eroe. Caso 1, sei costretto a subire sfighe più grandi di te, la vita è proprio ingiusta, per cui meriti la compassione altrui. Caso 2, nonostante la grandezza delle sfighe riesci a tenere duro, magari anche a rialzarti, e oltre che la compassione hai il bonus ammirazione: sei "quellx che vince la malattia", perché tanto le cose le normalizziamo ma sempre e comunque col nostro caro sguardo individualista.
Comunque il punto è che invece le emozioni cattive non sono concesse. Le vittime sono innocenti, gli eroi mossi da valori puri. Se provi emozioni cattive torni ad essere un malato mentale nel senso sporco del termine, agli occhi della società non meriti più quella compassione e quel diritto alla cura. Ti sei macchiato, sei uscito dal ruolo, se non rientri per bene nella casella il problema sei sicuramente tu.
A me questa cosa sta sul cazzo. Io sto male e le mie ferite bruciano ancora di più quando provo invidia. E ne provo. Invidia per la mia coinquilina che ha un rapporto con sua madre e una serenità nello stare con lei di cui non ho mai goduto con nessun membro della mia famiglia, saperlo è un conto ma vederlo brucia, appunto. Invidia per chi ha problemi meno gravi, sì, ed ha gli strumenti per comunque dare ad essi lo spazio che meritano e mette al centro il suo malessere, perché è cresciuto avendo almeno qualcuno che desse un minimo di importanza al modo in cui stava. Invidia per mi chi parla di un aspetto doloroso della sua vita come se fosse enorme, e io da una parte mi ritrovo ad empatizzare, ma al tempo stesso ho almeno dieci problemi della stessa portata, anche senza via d'uscita, e nessunx disposto nemmeno a vedere che esistono. Invidia e rabbia per chi ha tutto, soffre come un cane e trova preoccupazioni e mano tese dalla sua famiglia o da altri. Sentire dire "non so perché mi ero ridotta a star così male, io avevo tutto, compresa una famiglia che mi amava e si è subito attivata per aiutarmi e ha sofferto per me" è doloroso. E la rabbia si scatena quando sai che se questi "privilegi non materiali" non li hai, nonostante tanti bei discorsi a te andrà sempre peggio, perché non avrai una rete né tante possibilità quante ne incontrano queste persone.
Io non voglio dire che queste persone non si meritino aiuto e compassione, anzi. Non sostengo affatto la regola del "fatti da parte perché c'è chi sta peggio" , per principio e per esperienza: mi ha danneggiata tanto ed è tra le cose che mi hanno portata così in basso. Ma voglio il diritto di provare e nominare tutte le emozioni, pure quelle squalificate dal giudizio morale. Quelle considerate infantili, inadeguate, cattive. Perché esistono e fanno un male tremendo.
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Niente di nuovo sul fronte occidentale.
Che è poi un eufemismo per dire che:
Ho avuto un ritardo il mese scorso e non mi succedeva da ANNI; Mi sono cagata sotto all'idea di essere incinta e non mi succedeva da ANNI; Ho pensato "non lo voglio non lo voglio non lo voglio" e non mi succedeva da ANNI; Ho fatto un test di gravidanza ed era negativo, sono stata sollevata.
Poi mi sono messa a piangere, perché tempo fa sarei stata tranquilla, con te. Eri il primo e l'unico col quale c'è stato davvero un periodo bello - bellissimo - della mia vita e della nostra relazione in cui ho pensato "con lui sì", e una doppia lineetta l'avrei accolta non dico con gioia manifesta ma perlomeno con una placida serenità, che per una persona come me è forse il massimo slancio possibile verso la maternità. E ho pianto perché quel periodo si è sgretolato, quella Claudia innamorata pazza a tal punto da voler mettere su famiglia non c'è più, o forse è solo andata via per un po' e poi tornerà, non lo so, non so più neanche se io lo vorrò mai un figlio, e quindi mi sono sentita immensamente triste perché vorrei tanto che quella Claudia lì tornasse, che questo amore smuovesse le montagne e mi riaccendesse quella sicurezza atavica che insieme affrontiamo tutto e siamo inscalfibili - invece adesso ho tanta paura che l'ennesima sfida ci distrugga e ci annienti, nonostante tutto questo amore.
C'è stato un periodo che eravamo imbattibili, che il nostro amore avrebbe ribaltato il mondo e superato le maree. Oggi il nostro amore è una bestia che sanguina e si rintana guardinga dai nemici della notte, leccandosi le ferite.
E insomma ho pensato tutto questo mentre vedevo te tranquillo, sereno come sempre, stupito dalla mia reazione, e poi anche deluso, triste.
E ho pianto, pianto, pianto.
Ho dentro tutto questo amore, così tanto che mi terrorizza. Si è annidata al centro del cuore questa paura nuova, che tu mi possa fare del male, questo terrore primordiale che era solo un'ombra quando ci siamo conosciuti, un'ombra che hai saputo scacciare con il sole di tutto il tuo amore, di tutta la tua cura. Che hai allontanato con mille baci, mille carezze, mille lettere e messaggi interminabili tra un aereo e l'altro nel cuore della notte. Con la tua presenza salda al mio fianco. Con il tuo ottimismo e la tua voglia di sognare insieme.
E adesso guardami, tremo di paura. Puoi sentirlo? Puoi sentirmi il cuore paralizzato, ghiacciato da questo terrore?
Tornerò a fidarmi ciecamente di te, a saltare nel vuoto con gli occhi bendati, a non dubitare mai? Scaccerai via di nuovo la bestia, con la stessa pazienza, con la stessa premura?
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SCOPERTO UN NUOVO FARMACO PER CURARE LA SCHIZOFRENIA
Il primo farmaco orale per la schizofrenia, dopo 30 anni, è stato approvato e messo in commercio negli Stati Uniti. Un approccio completamente nuovo, “che ha il potenziale per cambiare il paradigma di trattamento di questa patologia”, spiega Chris Boerner di Bristol Myers Squibb la società che lo ha scoperto e che ha ottenuto risultati sorprendenti nei test clinici.
Il Cobenfy per la prima volta agisce sui recettori colinergici anziché quelli dopaminergici, a differenza dei farmaci che hanno finora rappresentato lo standard di cura per la schizofrenia. L’adozione del farmaco è stata autorizzata dalla Food and drug administration, il più importante ente regolatore sanitario statunitense, sui risultati del programma clinico che hanno dimostrato che Cobenfy ha fatto registrare una riduzione statisticamente significativa dei sintomi della schizofrenia nei partecipanti nell’arco di cinque settimane. “Siamo di fronte al primo nuovo approccio alla schizofrenia dopo decenni, candidato a essere un’alternativa agli antipsicotici finora prescritti”, ha affermato T. Farchione, del Centro per la ricerca e la valutazione dei farmaci della Fda.
La schizofrenia è un disturbo mentale con una base biologica associata a variazioni nella neurochimica del cervello, dove si verifica una attività alterata della dopamina e anomalie nella trasmissione del glutammato. La malattia provoca alterazioni della percezione della realtà, deliri e allucinazioni ma anche apatia, ritiro sociale e, non di rado, il suicidio. La patologia è considerata tra le prime quindici cause di disabilità nella popolazione adulta. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 24 milioni di persone nel mondo soffrono di schizofrenia.
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Fonte: Food and Drug Administration; World Health Organization; foto di Andrea Piquadio
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Festival delle Medical Humanities: Un Viaggio tra Narrazione, Ascolto e Arti Visive Applicate alla Salute. Il Festival si svolge dal 15 al 20 ottobre con eventi online e incontri in presenza ad Alessandria
La quinta edizione del Festival delle Medical Humanities "Iconografia della Salute" ha preso il via il 15 ottobre 2024 ad Alessandria.
La quinta edizione del Festival delle Medical Humanities “Iconografia della Salute” ha preso il via il 15 ottobre 2024 ad Alessandria. Quest’anno il festival è dedicato al tema “Parola e relazione” e prevede un ricco programma di eventi tra presentazioni di libri, conferenze, tavole rotonde e mostre. La manifestazione si propone di esplorare l’interazione tra narrazione, ascolto e arti visive nel…
#Accademia del Paziente Esperto#Alessandria#Alessio Pini Prato.#arte nella cura#arti visive#ascolto e medicina#Centro Nazionale Malattie Rare#Centro Studi Cura e Comunità#cura e relazione#EUPATI#Eventi ad Alessandria#eventi online#Festival 2024#Festival delle Medical Humanities#Giuseppe Opocher#Graphic Medicine#Iconografia della Salute#Istituto Superiore di Sanità#laboratori sulla salute#Malati di Letteratura#manifestazione interdisciplinare#Mariateresa Dacquino#Medicina Narrativa#Musicoterapia#narrazione e salute#oncologia innovativa#professionalità sanitaria#resistenza al Parkinson#salute e cultura#Sandro Spinsanti
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[Frasi colte "a caso" dalle Lettere (1945-50) a cura di Italo Calvino, Einaudi, 1966; tutto è interessante, per chi è interessato. Come si annoia solo chi è noioso. "Sangue e lussuria sacrale" erano davvero il centro del suo interesse, e qui lo lascia intendere con una certa autoironia.]
Esce a dicembre la «Collezione di studi etnologici, psicologici e religiosi» [la "Collana viola"] da me personalmente coccolata, con un De Martino ...
più dell'antico Oriente e dei mandala, a noi interessa la vera e propria etnologia, oppure buona psicanalisi ...
aspettiamo splendidi titoli e testi di etnologia, di psicanalisi, di sangue e lussuria sacrale. Intesi?
Presaga anima mia.
(gli scrittori piemontesi o sono colti o non ce la fanno)
... la notizia che mi ha letto con simpatia e con gusto, mi dà molta gioia. Il mio libro è nato da un interesse per il problema del mito e delle cose etnologiche che mi ha indotto e mi induce a molte strane letture - ma poche mi hanno dato la soddisfazione e lo stimolo della sua Fisiologia [del mito]. Pensi che le sue pagine hanno anche avuto questo effetto, che ho ripreso grammatiche e dizionari (dopo una giovinezza tutta impegnata in problemi di narrativa nordamericana e anglosassone) di venti anni fa e vado, quando posso, rosicchiandomi Omero, col solo rimpianto di non poter procedere scioltamente come vorrei. È una lingua terribile - divina e terribile, come la terra secondo Endimione.
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Abbi cura di me (S. Cristicchi e altri)
Adesso chiudi dolcemente gli occhi e stammi ad ascoltare
Sono solo quattro accordi ed un pugno di parole
Non cercare un senso a tutto perché tutto ha senso
...
Anche in un chicco di grano si nasconde l’univero
...
La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere
...
E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso come se fosse l’ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo
...
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrò paura di cadere
...
Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
L’amore è l’unica strada, è l’unico motore
...
Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso
Perché l’impresa più grande è perdonare se stesso
Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo
Anche se sarà pesante come sollevare il mondo
E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte
E ti basta solo un passo per andare oltre
...
Abbracciami se avrai paura di cadere
Che nonostante tutto
Noi siamo ancora insieme
...
Adesso apri lentamente gli occhi e stammi vicino
Perché mi trema la voce come se fossi un bambino
Ma fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare
Tu stringimi forte e non lasciarmi andare.
Abbi cura di me."
Abbi cura di te, di me...di noi.
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C’è una frase di un mio amico monaco che mi ha colpito:
“Non chiedetevi se ci sia vita dopo la morte.
Chiedetevi se siete vivi prima di morire.”
Caro Gonippo, io sono convinto che nel momento esatto in cui te sei andato,
tu fossi ancora vivo.
Vivo, e innamorato della vita.
E scommetto che ci sei rimasto male anche tu,
perché avresti voluto restare ancora qui accanto a tutti noi,
a tua madre, ai tuoi fratelli, al tuo immenso amore Sabina e a Dante.
Sono troppi i ricordi che mi legano a te, e solo io e te sappiamo quanto bene ci si voleva.
Un bene così profondo che ha attraversato questi dieci anni, senza mai sfumare nemmeno un momento.
Noi c’eravamo sempre, l’uno per l’altro.
Sei stato uno dei pochi a non giudicarmi mai.
Ti sei messo al mio fianco, mi hai accompagnato in questi anni senza far rumore, anche da lontano…
perché “l’importante - mi dicevi - è vederti felice”.
La sera prima di partire per il tuo viaggio verso la luce, mi hai mandato un messaggio su Instagram, il tuo ultimo saluto:
“Sei bello come il sole”, mi hai scritto.
Forse perché vedevi in quella mia foto un sorriso di serenità, quella serenità che ho sempre cercato, e che tu speravi tanto che io trovassi.
Ti prometto amico mio che farò del mio meglio per farti stare tranquillo anche lassù.
Ti prometto che sarò felice.
Io non credo nella resurrezione dei corpi, ma nell’eternità dell’anima.
E allora, il mio desiderio più grande, è che la tua anima continui a esserci non solo nel ricordo, nei nostri cuore, ma in ogni azione quotidiana che possiamo fare.
Soltanto noi possiamo compiere questo miracolo!
Ogni volta che saremo gentili con uno sconosciuto
Ogni volta che avremo cura di qualcosa
Ogni volta che ci toglieremo dal centro,
per metterci accanto
Ogni volta che aiuteremo disinteressatamente una persona in difficoltà
Ogni volta che non sprecheremo il tempo
con l’inutile
Ogni volta che ameremo gli altri incondizionatamente
Ogni volta che non saremo banali
Ogni volta che daremo valore
a ogni giorno che ci è concesso
Ogni volta che racconteremo
chi eri a chi non ti ha mai conosciuto.
Solo così resterai con noi, dentro di noi,
perché vivrai nei nostri gesti, nella nostra quotidianità.
È vero, amico mio: non hai lasciato scritto nemmeno due parole.
Ma voglio dirti che il tuo più grande testamento è qui, questa sera, davanti ai nostri occhi.
Sono queste duemila persone, questo “noi” che la tua presenza è riuscita a generare.
Questo “noi” che porterà avanti la vita anche per te.
Non siamo venuti dal caso.
Ma dall’amore.
Non siamo qui per caso.
Ma per amare.
Non andiamo al nulla.
Ma ritorniamo…all’amore.
Ovunque tu sia, amico mio…abbi cura di me.
FOTO con Sabina Romagnoli
di Ars Fotografia di Ruffali Santori Antonio
Arcidosso 30.8.2024
Simone Cristicchi
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