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"il futuro è nelle mani di chi sceglie di continuare a costruire su tradizioni che hanno fatto la storia del Paese" 15 aprile 2025 - Giornata Nazionale del Made in Italy Conservare, valorizzare e diffondere con la narrazione i pezzi presenti in Collezione come esempio di qualità, creatività e passione.
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Antonio Marras a/i 2017: elogio dell’ornamento che narra l’identità oltre il tempo

Un flâneur singolare, squisitamente unico nel suo genere, viaggiatore che vaga irrequieto e insaziabile in mondi sospesi sulla realtà, affollati di storie che attendono solo di essere narrate. Storie racchiuse in oggetti riemersi e ritrovati dal tempo che fu, in ricordi antichi ed ancora limpidi tramandati giù per lo scorrere delle generazioni, in racconti che appartengono alla terra propria, quella dell’isola sarda, e a quelle lontane ma mai estranee: storie accovacciate in punta di una penna mai stanca di tradurre sul foglio le immagini plasmate dalla fantasia; in punta di mani sapienti, sempre immerse nell’opera sartoriale di dar loro concretezza tattile nella stoffa viva e nei decori accumulati, perciò inconfondibili.

Antonio Marras, rigattiere istintivo e sofisticato della materia e della memoria, che mescola al richiamo forte dell’arte come via prediletta d’espressione, ed impasta assieme alla moda come linguaggio fondamentale di bellezza: non appartiene ad un’unica categoria, bensì al fascino irresistibile ed intenso dello sconfinamento tra le arti e alla profondità della passione a plasmarne le contaminazioni in creazioni di stile da indossare. E tale alchimia accade nuovamente e felicemente con la collezione a/i 2017-2018!

Ogni collezione da sempre racconta una storia diversa: come fosse un gioco di specchi e riflessi da caleidoscopio, quella dedicata al prossimo inverno, come suggerisce il titolo “Haunted”,si compone di varie presenze, ovvero narrazioni che han preso vita in tableaux-vivants in bilico perfetto tra performance teatrale, installazione d’arte e, per l’appunto, presentazione di moda. Scene interpretate da modelli e attori che hanno abitato le ampie stanze della Triennale di Milano. Proprio quelle che, fino allo scorso 21 gennaio, hanno ospitato la mostra antologica dedicata allo stesso Marras: “ Nulla dies sine linea. Vita, diari e appunti di un uomo irrequieto”.





Sullo sfondo, un fil-rouge che dalla vita artistica dello stesso Antonio Marras, già in mostra, si apre in un abbraccio alla vita creativa del regista ed artista armeno Sergej Iosifovic Paradžanov, anche lui custode dell’arte di mescere le discipline per sublimarne le realizzazioni in opere che agganciano lo sguardo con la forza pittorica mentre rapiscono il pensiero con la potenza evocativa.


L’ispirazione parte da qui: da una mostra parigina dedicata al regista che Antonio Marras visitò dieci anni fa, e la cui folgorazione s’innesta nell’immaginario visionario fino a declinarsi, generosa, in un carosello di creazioni maschili e femminili che sintetizzano nella bellezza il penchant di entrambi per quell’approccio da cantastorie di realtà, fatta di oggetti della quotidianità passata, di suggestioni pittoriche, di memorie intime eppur collettive che sfumano nella fiaba sognante, ma con le radici ben aggrappate alla terra madre.
Ed ora, prendiamo l’ensemble appena illustrato e decliniamolo nel linguaggio di poesia stilistica che di Marras è tratto d’identità inconfondibile: ed in un’atmosfera sospesa tra allure retrò e contemporaneità d’intenti si riconoscono le sovrapposizioni di tessuti opulenti e le incrostazioni di decori preziosi, i brandelli di materiali recuperati che prendono una vita nuova, le applicazioni e i ricami che si posano frementi ovunque, dai cappelli alle décolleté, sui colli ampi dei cappotti da uomo e i bomber, sui giubbotti di pelle e sui pizzi sensuali dei vestiti di lei.

Ed ancora, gli accostamenti inusuali che diventano affinità elettive: i completi maschili da uniforme di soldati e gendarmi d’antan e la fluidità lasciva degli abiti femminili, il rigore delle camicie e le trasparenze suggerite, le fantasie floreali che dalla delicatezza man mano esplodono in collage eclettici, gli ori metallici e e i jacquard solenni, i kilt scozzesi e lo chiffon cosparso di ornamenti, le ruches, le balze, i fiocchi. L’ornamento che è segno d’identità, di dichiarazione salvifica d’eccentricità!
Silvia Scorcella
{ Pubblicato su Webelieveinstyle }
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Lago dei Draghi 2023 ad Omegna

Sul Lago d’Orta, il 16 e 17 settembre 2023 ci sarà Il lago dei draghi, un grande safari fotografico che consentirà ai bambini di ammirare i draghi, creature animatroniche in movimento alte fino a tre metri, e di divertirsi con esperimenti e storie a tema, ma anche di incontrare le sirene e gli unicorni. A Omegna, in Piemonte, famosa per aver dato i natali allo scrittore Gianni Rodari, c’è il più grande evento in Europa dedicato a queste creature fantastiche, che attira ogni anno a migliaia di visitatori da tutta Italia e che vede un safari fotografico in motoscafo grazie al quale i partecipanti potranno ammirare i draghi, creature animatroniche in movimento alte fino a tre metri. I bambini, muniti di cappelli ignifughi e binocoli, saliranno a bordo di veri motoscafi che solcano le acque del lago in compagnia di eccentrici dragologi che faranno da guida a tutta la famiglia, inoltre se un pizzico di magia li assisterà potranno incontrare anche le sirene. Il viaggio in motoscafo dura circa 20 minuti e si tiene anche in caso di maltempo dato che le imbarcazioni sono coperte. Una novità dell’edizione 2023 sarà lo spettacolo-dimostrazione Alla ricerca dell’uovo magico di drago“ un’avventura in cui, tra misteriosi enigmi, codici segreti, antichi libri e magie, i bambini potranno aiutare uno scienziato pazzo a far schiudere l’uovo segreto di un drago. Nella loro giornata al Lago dei Draghi i bambini potranno partecipare al safari fotografico in motoscafo, assistere allo spettacolo Alla ricerca dell’uovo magico di drago, partecipare a esperimenti scientifici all’Accademia di Dragologia, prendere parte alla Corsa dei Draghi (che coinvolge anche i genitori), partecipare alla prova di coraggio che consiste nel toccare l’occhio di un drago, ascoltare storie di draghi in compagnia di un drago logo, partecipare alla Caccia ai fossili per le vie della città di Omegna e ritirare il brevetto di Dragologia Altre attività facoltative non comprese nel biglietto saranno il giro con gli unicorni, il laboratorio di decorazione delle uova di drago e il truccabimbi. Il Lago dei draghi è un evento organizzato dallo staff di Grotta di Babbo Natale e di altre suggestive iniziative in tutta la zona, come il Villaggio delle Zucche di Ornavasso. Read the full article
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Eccomi qui. Allora le mie creazioni nascono da materiali 100% naturali e biologici. Cotone e maglina organic, fibre tinte con colori naturali, lana di pecorelle del mio territorio che lavo, cardo e tingo a mano. Per reperire la lana mi rivolgo a persone che tosano manualmente e che non utilizzano le pecore per latte o carne. Non escludo di adottare delle pecore che possano vivere con me in futuro 🐑🐐💗
Realizzo bambole con tutti gli abiti, animali e creature di bosco in lana delle fiabe, accessori tipo cappelli e ciabatte in feltro ad acqua e tanti animali o personaggi in maglia o a crochet. Ho imparato molte delle tecniche che utilizzo come allieva della scuola waldorf, poi come studente e infine tra sperimentazioni individuali, viaggi ed insegnamenti di antichi mestieri da alcune mujer Trentine. Sono tanto grata alla Vita per questo talento 🌸🌼🌿
#IlMondoDiMamushka
#DollMaker
#NeedleFelt
#OrganicCotton
#NaturalWool
#KnittingInLove
#Crochet
#MyLife
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Crostata di segale, ricotta e spinaci Molto in auge nelle mie ricette, la segale! Uno dei cereali più antichi, veniva coltivata già tra 2.000-3.000 anni fa in Asia minore, ma il suo utilizzo non si limitava soltanto all' alimentazione, gli steli della pianta si utilizzavano nelle stalle come lettiera per gli animali ma anche per intrecciare cappelli, impagliare le sedie e addirittura come copertura dei tetti delle abitazioni. Oggi viene consumata in chicchi, fiocchi e soffiata ma il principale utilizzo è sotto forma di farina. La farina di segale è ricca di fibre e ha un elevato contenuto di Lisina, un aminoacido essenziale che, unito alla vitamina C, svolge un’azione che contrasta lo stress e l’affaticamento muscolare, le popolazioni che si alimentano con pane di segale risultano protette nei confronti delle malattie cardiovascolari poiché le viene attribuita un azione protettrice dei vasi sanguigni, difatti un antico detto, recita: lou sél l’è lou pan, e lou pan l’è la vita, ovvero “la segale è il pane, e il pane è la vita” (presso Casa Mia) https://www.instagram.com/p/CE-CjxfK8tZ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Azienda Agricola BioLu


Nell'azienda agricola BioLu siamo determinati a proteggere il pianeta attraverso modelli di produzione e di consumo consapevoli. Gestiamo le risorse naturali in modo che esse possano soddisfare i bisogni delle generazioni presenti e di quelle future. Adottiamo tecnologie innovative per poter garantire i massimi livelli di tracciabilità, qualità e sicurezza. Custodiamo e coltiviamo Grani Antichi, Semi e Specie Erbacee e Legnose Estinte o in via di estinzione Siamo un’azienda agricola che eredita esperienze e saperi dall’azienda dei nonni irpini e l’azienda dei genitori sanniti. I nostri campi si estendono tra l’Irpinia e il Sannio. Produciamo, trasformiamo e commercializziamo cereali, legumi e piante officinali. Tutte le produzioni sono certificate biologiche. Siamo fortemente convinti che la filiera corta, il Km0, la certificazione del prodotto siano presupposti per una nuova forma di impresa, più consapevole, votata al recupero delle tradizioni locali, alla riduzione dell’impatto ambientale. La superficie da noi coltivata si estende per 18 ha nei comuni sanniti di Calvi e San Giorgio del Sannio e 12 ha nel comune irpino di Gesualdo. Molti spazi dei nostri terreni li lasciamo incolti cercando di favorire il ripristino di un ecosistema dinamico dove piante, animali e “animali-umani” possono entrare in connessione. Siamo iscritti nell’Elenco dei Coltivatori Custodi della Regione Campania. Crediamo nel recupero e la salvaguardia di sementi di antiche varietà non più coltivate ed a rischio di estinzione, abbiamo seminato il grano duro “senatore cappelli”, il grano tenero “gentil rosso”, il farro monococco, l’orzo, l’avena, la saragolla. Questi cereali vengono poi macinati a pietra producendo farine integrali e semi-integrali e trasformate in pasta. La pasta rigorosamente trafilata in bronzo ed essiccata a basse temperature. Stiamo lavorando all’implementazione degli impianti delle erbe officinali. La raccolta avviene prevalentemente a mano, minimizzando l’uso dei mezzi meccanici, l’essiccazione avviene per disidratazione a freddo delle erbe e dei fiori raccolti, in modo da mantenere inalterati colori e principi attivi. Amiamo la Nostra Terra, Amiamo il Nostro Lavoro. Porteremo Consapevolezza e Gusto Sulle Tavole Dei Nostri Clienti Indirizzo: Via Piano Casiello, 13 82018 Calvi BN Telefono: Tel. +39 3451195789 Email: [email protected] Social: http://www.facebook.com/aziendabiolu Website: http://www.biolu.bio

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Tutte le settimane proveremo nuove farine! Questa settimana, fino a domenica 30 maggio, chiedi di provare la Grani Antichi Senatore Cappelli del Mulino Angelica! Sarai anche tu a decidere se, oltre la nostra fedele farina ai 9 cereali, sarà questa la farina giusta per le nostre pizze. Facci sapere cosa ne pensi, per noi è importante il tuo feedback! . . . . #farina #senatorecappelli #mulinoangelica #shoreline #ristoranteshoreline #ristorante #pizzeria #pesce #pozzallo (presso Ristorante Shoreline) https://www.instagram.com/p/CPSkqejh_3_/?utm_medium=tumblr
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Percorso Itinerante sui Veli e sugli Abiti Nuziali dal secolo 800 agli Anni ’70 - pt. 2
Tratto dall’esposizione che abbiamo realizzato presso la Pieve di Sant’Eusebio dove abbiamo allestito un percorso itinerante dedicato ai veli e alla sposa del passato – dal secolo 800 agli anni ’70 – con abiti e adorni ricevuti in donazione negli anni. Name(required) Email(required) Messaggio Contattaci Δ
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Guanto Invernale Con Guida
L'inverno si sta attrezzando e ottenere il suo agire insieme, il che significa che è tempo per voi di fare la stessa cosa con i vostri accessori per l'inverno. Cappelli, guanti e muffole ottenere spesso trascurato quando si tratta di realizzare insieme il vostro look invernale. Ecco una guida di stile che pratico ed elegante.
Quando si pensa di Red Wing Heritage è naturale pensare che i loro classici stivali, ma di Pelle Scamosciata e Guanti da Red Wing sono degni dei riflettori nella loro propria destra. Sono fatti di 3,25 oz. Conciate al cromo di Cervo in Pelle e dispongono di una 40g fodera in Thinsulate e di rinforzo palmo in pelle di patch. Disponibile in Nero, Marrone, Giallo e noce Moscata. La loro corrispondenza con il tuo preferito di Ferro Ranger o complimento con un colore a contrasto per un maggiore impatto. $89
The North Face è stato conosciuto per il freddo marcia sin dal 1966, quando Doug Tompkins ha fondato l'azienda con il motto “la necessità prima di lusso” e l'intenzione di fare all'aperto accessibile a persone di tutte le provenienze e le capacità. Il Denali Guanto in Pelle è fatta di 8,5 oz. cerato di cotone e acqua-repellente in pelle di vacchetta. E ' foderato con pelo alto vello in lana. È un'edizione speciale, in modo che si desidera agire in fretta. $100
Filson è una sede a Seattle, società che è stata allestimento avventurieri dal 1897. Abbiamo un sacco in giro: ecco perché i loro prodotti sono fatti per durare una vita. Questi Bisonti Maglia Guanti non fanno eccezione. Bison lana proviene da USA e tenere le mani al caldo senza compromettere la destrezza. Sono incredibilmente morbido e idrorepellente. Questi non contengono lanolina quindi sono completamente lavabili in lavatrice. Fatto divertente: Perché il bisonte di lana è inerte, meno persone hanno una sensibilità reazioni rispetto a prodotti simili, come la lana, il cashmere, alpaca e mohair. Se siete sensibili beardsman, considerare tali da Filson. $98
Beardsman e buffalo plaid caffè e la panna. Questi Buffalo Plaid Guanti in Pelle da J. Crew sono un classico guanto in pelle con un robusto tocco di buffalo plaid cashmere esterni. Coppia con un'oliva verde o nera, giacca, ma non cercare di ottenere troppo matchy-matchy con altri buffalo plaid pattern. $60
L. L. Bean è un nome che è notoriamente sinonimo di freddo, maltempo. La Renna Chopper Guanti sono un tradizionale doppio strato boscaiolo del guanto che sono stato un inverno fiocco in Maine per generazioni. Questi sono abbastanza duro per il taglio della legna, la caccia e la pesca nel ghiaccio: Tutte le cose la tua barba è stato costruito per. Realizzata in morbida e forte renna, resistono al vento, all'usura e all'acqua. Il mocassino stile di costruzione è un classico e l'ala sul pollice seam fornisce per la durevolezza supplementare. Il guscio esterno è in lana merino, la fodera interna è in lana misto nylon. Disponibile in oro e marrone. $69
Pendleton Woolen Mills è uno dei più antichi lanifici, negli Stati Uniti, operativo fin dal 1863. Jacquard Sms Guanti vi aiuterà a ottenere il vostro messaggio attraverso qualunque sia il fattore di raffreddamento. Questi lavori a maglia guanti hanno una speciale combinazione di filati in pollici realizzato in lana merino, elastan e rame. Disponibile in due modelli di smart e un prezzo altrettanto attraente. $29.50
United By Blue è una società con una missione. Per ogni prodotto venduto, si rimuove un chilo di spazzatura da oceani e corsi d'acqua attraverso la società ha organizzato e ospitato la pulitura. Questi Ragg Guanti di Lana sarà il vostro migliore amico per i giorni freddi. Ragg lana è un tessuto e crimpati con due fili di lana colorata e un filo di fatto di lana per creare un look classico. Questa coppia è sicuro per scaldare le mani e il cuore. $26
Se siete alla ricerca di classe un po', provare Harris Tweet Guanto in Pelle da Allen Edmonds. Noto principalmente per il loro artigianale per uomo abito scarpe, sono stati loro a praticare il loro mestiere dal 1922. Questi sono realizzati con i migliori Harris Tweed, lana di Scozia, e il palmo della mano è Metisse pelle. Poliestere fodera in pile li rende caldo come sono intelligenti. $56.25
Per gli indecisi che hanno un momento difficile decidere tra i guanti o muffole, come su alcuni flip-top guanti. L'Accogliente Flip Mitt da SmartWool è il meglio di entrambi i mondi, che consente di liberare le dita quando hai bisogno di loro. Realizzato in lana merino blend, il pollice ha una maglia touch-screen. Chiusura a bottone mantiene il guanto quando le dita bisogno di un po ' di aria fresca. Disponibile in nero o taupe. $40
Conoscete un prodotto fantastico, là fuori, che dovrebbe funzionalità? Fateci sapere via twitter a @bandholz
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Craig Green f/w 2017: marinai eroi affacciati sugli abissi con stile

A proposito di quella moda che si trova nella via di mezzo tra il glamour scintillante e i concettualismi ermetici, quella che per gli antichi era anche il luogo della virtus, e che oggi potrebbe essere il posto nel guardaroba e nel cuore fashionista di chi si lascia affascinare dalle apparenze stilose anche un filino azzardate, per poi scoprire una sostanza di messaggi da esplorare: ecco, Craig Green s’incastona proprio qui!
In questo posto d’onore riservato a chi serba il gusto per l’azzardo nell’apparenza e la cura della ricchezza nella sostanza: e lo fa ancora una volta a meraviglia con la collezione a/i 2017 che ha appena solcato la passerella della fashion week londinese dedicata al mondo stiloso maschile!

Per quella manciata, breve ne son certa, di voi che ancora non avesse udito il suo nome e l’applauso vasto che da qualche stagione porta con sé, che si facciano subito le dovute presentazioni!
Craig Green appartiene a quella pregiata schiera di nomi emergenti che da poco ma prolifico tempo scintillano nel panorama celebrato del fashion: ovvero, giovane per anagrafe e per spirito d’iniziativa, per sguardo sul mondo lucido e azzardo sartoriale con cui poi traduce le sue osservazioni in creazioni di moda che, se all’inizio fecero alzare il sopracciglio dubbioso agli addetti ai lavori, subito dopo han strappato applausi e finanche lacrime di commozione, al punto da condurlo ad una preziosa vittoria. Craig Green è stato infatti nominato British Menswear Designer of the Year agli appena trascorsi The Fashion Awards 2016.
I meriti? Uh, molti: a partire da quel suo sguardo sul mondo che non smette di affilarsi, così come il suo intento appassionato di continuare a costruire una moda tutta sua, una collezione alla volta, che sorprenda gli occhi di chi guarda e che al contempo ne agganci il desiderio assieme al pensiero. Et voilà, intento raggiunto brillantemente con la collezione a/i 2017!

“Una processione di viaggiatori anonimi”: così appare ad un primo acchito ed indizio, una carrellata di uomini infilati in creazioni che li allaccia per fil rouge d’ispirazione e li aggancia a volte quasi letteralmente con quelle stringhe funzionali ma strascicanti che son tra i caratteri distintivi del brand.
Ma se gli occhi vedono completi cerati e teste infilate in cappelli da pescatori d’altura, uniformi da lavoro fatte per salpare su navi da salvataggio o da esplorazione di orizzonti lontani, completi che ora perdono la rigidezza della vera veste del palombaro per assumere invece una morbidezza imbottita in cui quasi affondarci dentro, arricchita persino con il ricordo ora arricciato del tubo dell’ossigeno per le immersioni e tinta di bizzarri colori pastello: bisogna andare oltre la superficie e cercare il racconto che a passo solenne si compone.

E ancora, se gli occhi scrutano quei brandelli lussuosi ma dall’aria lisa di tappeti decorati dal sapore esotico ora assemblati assieme da cuciture vistose e diventati abiti interi, o ancora scorgono l’eco di uniformi militari divenute pannelli trapuntati in lana ispida in tinta unita elegante tanto quanto minacciosa, ecco: Craig Green in realtà sta narrando una realtà che parte dalla vita di quei pescatori veri di cui ha sentito un giorno parlare, quelli che s’imbarcano a solcare le onde di mari immensi che li terranno lontani dalle loro famiglie per tempi incalcolabili fino ad immergerli in un senso di isolamento che nella sua oscurità melmosa somiglia tanto a quello in cui affonda l’uomo sociale e tecnologico di oggi.

Colui che ammantato dentro di solitudine e paura dell’orizzonte sconosciuto del futuro, fuori sceglie di vestirsi di protezione: ed eccola qui, l’uniforme, quella che nell’immaginario veste l’eroe, l’uomo vero la cui identità mascolina ad oggi è diventata un ginepraio di definizioni e ricerche perigliose, anch’essa avvolta nell’insicurezza che però, nel fascino sartoriale di Craig Green perde la pesantezza del dramma per meritare tutta la bellezza del romanticismo.
Silvia Scorcella
[published on Webelieveinstyle]
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Semola di grano duro..... sí... ma non è una semola qualunque, abbiamo macinato il senatore cappelli, uno dei nostri grani antichi #farinebio #farinedigraniantichi #farinenaturali #farinediqualità questo è biotoscana..... dal campo alla tavola #mangiaresano #prodottibio #pitigliano (presso BioToscana) https://www.instagram.com/p/B-hFF5tq_rH/?igshid=9r9r79p2awyu
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Adagiato tra le colline dell’Emilia Romagna, il borgo di Castelvetro di Modena si è saputo conquistare negli anni un posto speciale tra le mete da non perdere in Italia, grazie ai suoi panorami da sogno, alla sua enogastronomia eccellente ed alle meraviglie culturali che conserva. Il comune di Castelvetro è stato insignito della Bandiera Arancione del Touring Club, per la cura dei suoi ambienti e per la sua offerta turistica ampia e diversificata, ed è considerato da molti il borgo più romantico di tutta la provincia di Modena. Ammirando questo piccolo villaggio incastonato tra un paesaggio collinare morbido e ricco di vigneti si evince subito quanto sia intimamente legato alla produzione vitivinicola. In questi territori si coltivano infatti etichette d’eccellenza nonché uno dei migliori aceti balsamici, tra i numerosi motivi di orgoglio della popolazione locale, insieme a castelli medievali, imponenti torri, chiese, musei e pittoreschi sentieri escursionistici. Cosa vedere a Castelvetro di Modena Il nome del borgo di Castelvetro deriva dall’antico Castrum Vetus, una denominazione per il vecchio accampamento romano risalente al 150 a.C. La zona di Castelvetro era però già conosciuta in era etrusca, e sono molte le epoche storiche che hanno lasciato la loro impronta su questo incantevole perla modenese. Fulcro del nucleo storico del borgo è Piazza Roma, celebre piazzale a scacchiera, simbolo del paese ed estremamente originale. Nonostante il suo fascino antico, la piazza nasce in un’epoca piuttosto recente, tra il 1934 e il 1935, anni in cui furono abbattuti alcuni edifici per creare uno spazio aperto affacciato sulla vallata sottostante il paese. Successivamente, gli edifici sulla piazza vennero dotati di prospetti sufficientemente in stile per armonizzarsi all’insieme dei palazzi antichi del borgo, e negli anni ‘50 venne realizzata la nota scacchiera bianca e nera oggi immediatamente riconoscibile. Proprio attorno a Piazza Roma, conosciuta anche come Piazza della Dama, sorgono alcuni degli edifici più belli di Castelvetro di Modena, come Palazzo Rinaldi ed il Palazzo Municipale. A dare carattere allo slargo inoltre svettano fiere due alte torri, ovvero la Torre dell’Orologio e la Torre delle Prigioni. Il panorama di cui godono queste fortunate architetture è a dir poco spettacolare: un poggiamano percorre il perimetro di Piazza Roma e permette di contemplare la natura che circonda il borgo facendo correre lo sguardo lungo la pianura Padana. L’edificio che oggi ospita il palazzo comunale era anticamente noto come Palazzo del Secondogenito e fu abitato da alcuni rampolli della nobile famiglia dei conti Rangoni. Il palazzo venne pesantemente danneggiato dal un terremoto nel XVI secolo, ma ristrutturato con celerità: ci sono tracce storiche che vedono tra gli ospiti della residenza già nel 1564 niente meno che Torquato Tasso, famoso scrittore che fece spesso di Castelvetro il suo rifugio e luogo d’ispirazione. Il Castello di Levizzano e altri edifici da visitare La residenza principale della famiglia Rangoni fu in ogni caso un’altra splendida fortezza, posta a nord est dell’abitato, il Castello di Levizzano Rangone. Il Castello sorge in una posizione dominante sulle colline dell’omonima frazione del comune di Castelvetro e nasce come baluardo difensivo contro i temibili Ungari. Appartenuto al marchese Bonifacio di Toscana, padre di Matilde di Canossa, era un tempo un insediamento fortificato che subì corso del XIII secolo numerosi rimaneggiamenti che lo trasformarono in una sfarzosa residenza nobiliare. La Torre Matildica è una delle architetture che da personalità al Castello, e che è celebre per essere collegata al Palazzo feudale tramite una suggestiva galleria sotterranea, ancora oggi visitabile accompagnati da guide locali e sede dell’Enoteca Comunale. Nel XVI secolo gli edifici che compongono il complesso del castello subirono nuove trasformazioni ed assunsero sempre più una funzione prettamente residenziale, arricchendosi si raffinate stanze affrescate, saloni e loggiati dall’incredibile fascino. Lo charme irresistibile del Castello Levizzano permette oggi a numerose coppie di innamorati di coronare il loro sogno d’amore in una cornice unica: alcune sale del castello sono infatti a disposizione per eventi dal profumo di fiori d’arancio, oltre che per convegni, mostre e attività culturali. Il Castello ospita inoltre uno degli appassionanti siti museali di Castelvetro di Modena, ossia Rosso Graspa, il Museo del Vino e della Società Rurale, un interessante scrigno di attrezzi agricoli ed utensili per la lavorazione dell’uva e del legno. Spicca tra le sedi artistiche e culturali del borgo modenese anche il MUSA, un Museo dell’Assurdo davvero unico nel suo genere, che raccoglie ottimi esempi d’arte contemporanea, dando voce alla dimensione dell’Assurdo ed al ricco linguaggio di questa espressione artistica. Ulteriore rappresentante della ricchezza artistica di Castelvetro è il museo Fil D’Oro a Palazzo, una mostra permanente di abiti d’epoca dove fare un tuffo tra sete, merletti, velluti e cappelli piumati. Tra gli edifici religiosi da non perdere ci sono invece la Chiesa dei Santi Senesio e Teopompo, situata in centro centro tra Palazzo Rangoni e la Torre delle Prigioni, che fu distrutta dal terremoto nel ‘500 e ristrutturata, per poi essere sconsacrata nel 1907 ed usata come residenza dalla famiglia Barani. La nuova Chiesa Parrocchiale del borgo, sempre dedicata ai santi Senesio e Teopompo, completa il panorama di siti religiosi di rilievo insieme all’Oratorio di Sant’Antonio da Padova ed a quello di San Michele Arcangelo, situato poco fuori dal paese. Tra via Cialdini e piazza Roma si trova infine un punto di interesse per gli estimatori del buon vino: l’Enoteca Regionale, dove sono conservate più di 200 etichette emiliano-romagnole, nonché una ricchissima collezione di Lambrusco Grasparossa DOP e di Aceto Balsamico Tradizionale DOP. Castelvetro tra dame viventi e Lambrusco: gli eventi nel borgo Sono numerosi gli eventi che prendono vita nel borgo modenese durante l’anno, tutti legati ad antiche tradizioni ed alle leccornie gastronomiche di questa regione. Piazza Roma ad esempio viene utilizzata per rievocazioni rinascimentali, e vede in scena negli anni pari un’emozionante Dama Vivente giocata sulla sua pavimentazione a scacchiera, e negli anni dispari la Festa a Castello, che rievoca i festeggiamenti che i Rangone dedicarono al poeta Tasso. Legata invece al concetto di Assurdo è il festival Mercurdo, una manifestazione artistica che riempie le strade di Castelvetro di spettacoli teatrali, musiche ed installazioni, di cui il MUSA è una sorta di versione permanente. Non potevano mancare poi una celebrazione dell’importante riconoscimento della Bandiera Arancione TCI in scena ad ottobre, occasione perfetta per vedere i filari di vigneti lambrusco grasparossa nel pieno del loro splendore, ed una Sagra dedicata all’Uva ed al Lambrusco, a settembre, un’opportunità per degustare l’importante vitigno modenese, magari perché no accompagnato con del gustoso parmigiano reggiano, oppure da tortelloni, crescentine modenesi, coniglio alla cacciatora, torte di ciliegie o una delle altre infinite prelibatezze che questi territori offrono. https://ift.tt/2SEr9tz Castelvetro di Modena: tutte le bellezze del borgo emiliano Adagiato tra le colline dell’Emilia Romagna, il borgo di Castelvetro di Modena si è saputo conquistare negli anni un posto speciale tra le mete da non perdere in Italia, grazie ai suoi panorami da sogno, alla sua enogastronomia eccellente ed alle meraviglie culturali che conserva. Il comune di Castelvetro è stato insignito della Bandiera Arancione del Touring Club, per la cura dei suoi ambienti e per la sua offerta turistica ampia e diversificata, ed è considerato da molti il borgo più romantico di tutta la provincia di Modena. Ammirando questo piccolo villaggio incastonato tra un paesaggio collinare morbido e ricco di vigneti si evince subito quanto sia intimamente legato alla produzione vitivinicola. In questi territori si coltivano infatti etichette d’eccellenza nonché uno dei migliori aceti balsamici, tra i numerosi motivi di orgoglio della popolazione locale, insieme a castelli medievali, imponenti torri, chiese, musei e pittoreschi sentieri escursionistici. Cosa vedere a Castelvetro di Modena Il nome del borgo di Castelvetro deriva dall’antico Castrum Vetus, una denominazione per il vecchio accampamento romano risalente al 150 a.C. La zona di Castelvetro era però già conosciuta in era etrusca, e sono molte le epoche storiche che hanno lasciato la loro impronta su questo incantevole perla modenese. Fulcro del nucleo storico del borgo è Piazza Roma, celebre piazzale a scacchiera, simbolo del paese ed estremamente originale. Nonostante il suo fascino antico, la piazza nasce in un’epoca piuttosto recente, tra il 1934 e il 1935, anni in cui furono abbattuti alcuni edifici per creare uno spazio aperto affacciato sulla vallata sottostante il paese. Successivamente, gli edifici sulla piazza vennero dotati di prospetti sufficientemente in stile per armonizzarsi all’insieme dei palazzi antichi del borgo, e negli anni ‘50 venne realizzata la nota scacchiera bianca e nera oggi immediatamente riconoscibile. Proprio attorno a Piazza Roma, conosciuta anche come Piazza della Dama, sorgono alcuni degli edifici più belli di Castelvetro di Modena, come Palazzo Rinaldi ed il Palazzo Municipale. A dare carattere allo slargo inoltre svettano fiere due alte torri, ovvero la Torre dell’Orologio e la Torre delle Prigioni. Il panorama di cui godono queste fortunate architetture è a dir poco spettacolare: un poggiamano percorre il perimetro di Piazza Roma e permette di contemplare la natura che circonda il borgo facendo correre lo sguardo lungo la pianura Padana. L’edificio che oggi ospita il palazzo comunale era anticamente noto come Palazzo del Secondogenito e fu abitato da alcuni rampolli della nobile famiglia dei conti Rangoni. Il palazzo venne pesantemente danneggiato dal un terremoto nel XVI secolo, ma ristrutturato con celerità: ci sono tracce storiche che vedono tra gli ospiti della residenza già nel 1564 niente meno che Torquato Tasso, famoso scrittore che fece spesso di Castelvetro il suo rifugio e luogo d’ispirazione. Il Castello di Levizzano e altri edifici da visitare La residenza principale della famiglia Rangoni fu in ogni caso un’altra splendida fortezza, posta a nord est dell’abitato, il Castello di Levizzano Rangone. Il Castello sorge in una posizione dominante sulle colline dell’omonima frazione del comune di Castelvetro e nasce come baluardo difensivo contro i temibili Ungari. Appartenuto al marchese Bonifacio di Toscana, padre di Matilde di Canossa, era un tempo un insediamento fortificato che subì corso del XIII secolo numerosi rimaneggiamenti che lo trasformarono in una sfarzosa residenza nobiliare. La Torre Matildica è una delle architetture che da personalità al Castello, e che è celebre per essere collegata al Palazzo feudale tramite una suggestiva galleria sotterranea, ancora oggi visitabile accompagnati da guide locali e sede dell’Enoteca Comunale. Nel XVI secolo gli edifici che compongono il complesso del castello subirono nuove trasformazioni ed assunsero sempre più una funzione prettamente residenziale, arricchendosi si raffinate stanze affrescate, saloni e loggiati dall’incredibile fascino. Lo charme irresistibile del Castello Levizzano permette oggi a numerose coppie di innamorati di coronare il loro sogno d’amore in una cornice unica: alcune sale del castello sono infatti a disposizione per eventi dal profumo di fiori d’arancio, oltre che per convegni, mostre e attività culturali. Il Castello ospita inoltre uno degli appassionanti siti museali di Castelvetro di Modena, ossia Rosso Graspa, il Museo del Vino e della Società Rurale, un interessante scrigno di attrezzi agricoli ed utensili per la lavorazione dell’uva e del legno. Spicca tra le sedi artistiche e culturali del borgo modenese anche il MUSA, un Museo dell’Assurdo davvero unico nel suo genere, che raccoglie ottimi esempi d’arte contemporanea, dando voce alla dimensione dell’Assurdo ed al ricco linguaggio di questa espressione artistica. Ulteriore rappresentante della ricchezza artistica di Castelvetro è il museo Fil D’Oro a Palazzo, una mostra permanente di abiti d’epoca dove fare un tuffo tra sete, merletti, velluti e cappelli piumati. Tra gli edifici religiosi da non perdere ci sono invece la Chiesa dei Santi Senesio e Teopompo, situata in centro centro tra Palazzo Rangoni e la Torre delle Prigioni, che fu distrutta dal terremoto nel ‘500 e ristrutturata, per poi essere sconsacrata nel 1907 ed usata come residenza dalla famiglia Barani. La nuova Chiesa Parrocchiale del borgo, sempre dedicata ai santi Senesio e Teopompo, completa il panorama di siti religiosi di rilievo insieme all’Oratorio di Sant’Antonio da Padova ed a quello di San Michele Arcangelo, situato poco fuori dal paese. Tra via Cialdini e piazza Roma si trova infine un punto di interesse per gli estimatori del buon vino: l’Enoteca Regionale, dove sono conservate più di 200 etichette emiliano-romagnole, nonché una ricchissima collezione di Lambrusco Grasparossa DOP e di Aceto Balsamico Tradizionale DOP. Castelvetro tra dame viventi e Lambrusco: gli eventi nel borgo Sono numerosi gli eventi che prendono vita nel borgo modenese durante l’anno, tutti legati ad antiche tradizioni ed alle leccornie gastronomiche di questa regione. Piazza Roma ad esempio viene utilizzata per rievocazioni rinascimentali, e vede in scena negli anni pari un’emozionante Dama Vivente giocata sulla sua pavimentazione a scacchiera, e negli anni dispari la Festa a Castello, che rievoca i festeggiamenti che i Rangone dedicarono al poeta Tasso. Legata invece al concetto di Assurdo è il festival Mercurdo, una manifestazione artistica che riempie le strade di Castelvetro di spettacoli teatrali, musiche ed installazioni, di cui il MUSA è una sorta di versione permanente. Non potevano mancare poi una celebrazione dell’importante riconoscimento della Bandiera Arancione TCI in scena ad ottobre, occasione perfetta per vedere i filari di vigneti lambrusco grasparossa nel pieno del loro splendore, ed una Sagra dedicata all’Uva ed al Lambrusco, a settembre, un’opportunità per degustare l’importante vitigno modenese, magari perché no accompagnato con del gustoso parmigiano reggiano, oppure da tortelloni, crescentine modenesi, coniglio alla cacciatora, torte di ciliegie o una delle altre infinite prelibatezze che questi territori offrono. Castelvetro di Modena è un borgo emiliano dove ammirare castelli e monumenti religiosi, ma anche assaggiare le eccellenze enogastronomiche del posto.
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IL BUCO DELL’OZONO
Al museo dell’umana (in)coscienza fra reperti datati inizio dei tempi
troppi fossili scheletri ceneri per gli antichi maestri che sapevano ciò
che abbiamo dimenticato nei musei lontre giganti ere geologiche ire
divine & l’uomo in tutto questo che scarica i suoi gas nella ionosfera
dilemma fra ciò che è autentico e ciò che non lo è e non lo sarà mai
se un poeta muore meglio un minuto di silenzio o uno scoppio di risa?
cercare un modo per andare oltre origliare sulla soglia dell’infinito sia
oggi che domani che mai dobbiamo farci trovare pronti con tutte le cose
a posto le valigie piene le scarpe ai piedi i cappelli in testa le imposte chiuse
facciamo che d’ora in poi gli alieni siamo noi solo più brutti più schivi più
espressamente nocivi e quando scoppia il conflitto con noi stessi da che
parte ci schieriamo?, non alimentiamo false speranze sediamoci comodi
e facciamoci saltare le cervella o, ancora meglio, sovvenzioniamo un gioco
per adulti consenzienti: come tagliarsi le vene senza farsi male, apriamo le
menti ad altre menti anche animali o minerali lo stato innaturale ci precede
e ci sopravvive la nostra ombra lunga degenera in tenebra sporge le palpebre
ma non vede niente & nessuno solo diaccia poltiglia sabbia rabbia scabbia
la prima volta che ci estingueremo le formiche prenderanno il nostro posto
accadrà poco alla volta ma ineluttabilmente con movimento concentrico neo
cosmico la cui cosmesi richiede impegno basta piangere cominciamo a stringere
le fila e filiamo via in un profluvio di stelle che brillano solo per noi adesso.
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Avevo comprato a Villa San Giovanni qualcosa da mangiare, pane e formaggio, e mangiavo sul ponte, pane, aria cruda, formaggio, con gusto e appetito perché riconoscevo antichi sapori delle mie montagne, e persino odori, mandrie di capre, fumo di assenzio, in quel formaggio. I piccoli siciliani, curvi con le spalle nel vento e le mani in tasca, mi guardavano mangiare, erano scuri in faccia, ma soavi, con barba da quattro giorni, operai, braccianti dei giardini di aranci, ferrovieri con i cappelli grigi a filetto rosso della squadra lavori. E io, mangiando, sorridevo loro e loro mi guardavano senza sorridere. - Non c’è formaggio come il nostro, - io dissi. Nessuno mi rispose, tutti mi guardavano, le donne dalla femminilità voluminosa sedute su grandi sacchi di roba, gli uomini in piedi, piccoli e come bruciacchiati dal vento, le mani in tasca. E io di nuovo dissi: - Non c’è formaggio come il nostro. Perché ero d’un tratto entusiasta di qualcosa, quel formaggio, sentirmene in bocca, tra il pane e l’aria forte, il sapore bianco eppur aspro, e antico, coi grani di pepe come improvvisi grani di fuoco nel boccone. - Non c’è formaggio come il nostro, - dissi per la terza volta. Allora uno di quei siciliani, il più piccolo e soave, e insieme il più scuro in faccia e il più bruciato dal vento, mi chiese: - Ma siete siciliano, voi? - Perché no? - io risposi. L’uomo si strinse nelle spalle e non disse altro, aveva una specie di bambina, seduta su un sacco, ai piedi, e si chinò su di lei, e uscì di tasca una grande mano rossa e la toccò come carezzandola e insieme aggiustandole lo scialle perché non avesse freddo. Da qualcosa di quel gesto io vidi che la bambina non era sua figlia ma sua moglie e intanto Messina si avvicinava, non era più un’ammucchiata macerie sull’orlo del mare, ma case e moli e tranvai bianchi e file di vagoni nerastri su larghi spiazzi di ferrovia. Il mattino era di pioggia ma non pioveva, tutto era bagnato sull’alto ponte e il vento soffiava bagnato e i fischi dei battelli risuonavano bagnati, e come fischi d’acqua giungevano da terra quelli delle locomotive, ma non pioveva, e dall’altra parte delle ciminiere d’un tratto si vide in mezzo all’inverno marino la torre del faro in viaggio, altissima, in navigazione per Villa San Giovanni.
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News:Celiachia, 6 milioni CELIACI immaginari. No glutine "non serve" CELIACI CHOC - Affaritaliani.it
Oggi un italiano su 10 è intollerante al glutine. Perchè è avvenuto questo?
Ci sono vari fattori che rendono possibile il manifestarsi di questa malattia.
A questo si aggiunge il fatto che molte persone pensano di essere celiaci ma
in realtà non lo sono. Per saperne di più su questo argomento CLICCA
anche sul link in basso.
CELIACI, 6 milioni di italiani immaginari. “Dieta no glutine non dà benefici ai non celiaci”. SETTIMANA DELLA CELIACHIA
Sorgente: Celiachia, 6 milioni CELIACI immaginari. No glutine “non serve” CELIACI CHOC – Affaritaliani.it
Ti lascio con un forte abbraccio
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La nostra Rubrica sul Giornale “La Lomellina” – 03/25 – La Belle Epoque : fascino ed eleganza di un'era
Questa settimana il tema della nostra rubrica (n.3/2025) sul giornale " La Lomellina" è dedicato alla moda femminile della Belle Époque tra sfarzo, eleganza e raffinatezza.

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