#cantante femminile
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pier-carlo-universe · 15 days ago
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Dionne Warwick: L’icona musicale che ha segnato un’epoca. Una carriera stellare di successi e riconoscimenti. Alessandria today
A 84 anni, Dionne Warwick continua a brillare come una delle voci più influenti e amate nella storia della musica
A 84 anni, Dionne Warwick continua a brillare come una delle voci più influenti e amate nella storia della musica. Con una carriera che si estende per oltre sei decenni, Warwick si colloca tra i 40 più grandi hitmaker di sempre secondo la Billboard Hot 100 Pop Singles Charts, e detiene il titolo di seconda cantante femminile più quotata di tutti i tempi, superata solo da Aretha Franklin. Una…
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campadailyblog · 6 months ago
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Madonna: Regina del Pop che Ha Rivoluzionato la Musica
Madonna è conosciuta come la regina del pop. Ha cambiato la musica fin dagli anni ’80. Con il suo stile unico, ha sfidato le regole e diventato un simbolo di libertà artistica. Ha lasciato un segno indelebile con brani che hanno cambiato la cultura. Questi brani hanno influenzato molti aspetti della società. Madonna ha raggiunto molti successi, rendendo le sue canzoni vere e proprie icone. La sua…
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diceriadelluntore · 10 months ago
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Storia Di Musica #316 - The Black Crowes, The Southern Harmony And Musical Companion, 1992
La musica rock americana a fine anni ’80 è un calderone emozionante di vibrazioni che ribolle in continuazione. In quegli anni ci sarà una straordinaria concentrazione di visioni musicali, che a seconda della zona dell’immensa nazione prende dal passato per proiettarsi nel futuro. Se per esempio a Seattle la tradizione viene usata per fare a pezzi il vecchio e diventare occasione per buttare fuori tutta l’ansia del periodo, nel profondo Sud è il trampolino di lancio per catapultare nella contemporaneità il rock “classico”. La storia di oggi ci porta in Georgia, ad Atlanta, dove i fratelli Robinson crescono in una famiglia nella quale, nei decenni precedenti, la musica ha regalato qualche soddisfazione: infatti il padre, Dan, arrivò addirittura in classifica con un singolo, Boom-A-Dip-Dip, nel 1959. I fratelli Robinson, Chris alla voce e Rich alla chitarra, prima si avvicinano al punk, ma ben presto trovano molto più stimolante il rock anni ’60, sia quello tipico delle loro parti, il southern rock dal suono caldo e coinvolgente, sia il rock blues anni ’60 portato negli Stati Uniti dai gruppi inglesi. La prima formazione si chiama Mrs. Black Crowe’s Garden, ma nel 1988 cambiano nome in The Black Crowes: diventano localmente richiestissimi nei club di Atlanta e dintorni, dove li nota un emissario della A&M che fa registrare al gruppo dei demo. Non se ne fa nulla, ma una sera a sentirli suonati c’è George Drakoulias, famoso produttore e talent scout, che li segnala alla persona che in quel momento è il produttore più interessante del paese: Rick Rubin. Sebbene non suonino metal, la specialità della Def American di Rubin, i ragazzi suonano meravigliosamente nel loro mix di vecchio e nuovo, un rock solido e arricchito di soul, gospel e passione, e vengono messi sotto contratto. Tutta questa passione si percepisce già dalla copertina del loro primo disco, Shake Your Money Maker (1990): prodotto da George Drakoulias, si rifà nella grafica del titolo e nella foto a quelle mitiche dei gruppi british blues di 30 anni prima, fa pensare ai Faces e ai primi Rolling Stone, e il dubbio scompare sentendo con che voce si presenta Chris Robinson: un mix selvaggio di Rod Steward e di Mick Jagger, il suono potente e solido di brani come She Talks To Angels, Twice As Hard o la superlativa cover di Hard To Handle di Otis Redding. Il successo arriva quasi inaspettato: milioni di copie vendute e una fama crescente, frutto anche delle stupende esibizioni live, pirotecniche e imperdibili, che convincono pure gli spettatori delle band metal della Def American a cui sono chiamati ad aprire i concerti.
Nel 1992, in un paio di settimane, registrano il loro secondo album, chiamati all’arditissimo compito di replicare il successo del primo: ma sin dalle prime note, The Southern Harmony And Musical Companion, che prende il nome dal titolo di un inno di William Walker, un pastore battista dell’800, non delude le aspettative e sarà un disco epocale per bellezza e successo. È sempre la copertina che rivela la nuova strategia della band: i musicisti sono fotografati in bianco e nero facendo intuire che stavolta più che il rock blues inglese è la tradizione del southern rock alla Allman Brothers Band e Lynyrd Skynyrd ad essere di ispirazione. Con l’innesto di Marc Ford alla seconda chitarra (il resto vedeva Johnny Colt al basso, Steve Gorman alla batteria e Eddie Harsch alle tastiere), il suono diventa più pieno e pastoso, l’aggiunta di cori femminile rimanda alla grande tradizione Soul, l’affiatamento generale e le doti da cantante di Chris Robinson, davvero convincente, ne fanno un disco che schizza in vetta alle classifiche, con 4 singoli numero uno nella classifica di Billboard, record rimasto per anni imbattuto. La travolgente Sting Me apre il disco, seguita da Remedy dove si innalza il piano di Eddie Harsch a cadenzarne la ritmica . Thorn In My Pride, un super blues, come No Speak No Slave, ha echi zeppeliani (amore mai nascosto, dopo anni la band registrerà un live nientemeno che con Jimmy Page in persona). Bad Luck Blue Eyes, Goodbye è una ballatona ariosa e stupenda, come Sometimes Salvation, dove Robinson canta alla maniera straziante di Janis Joplin. Hotel Illness è il brano più immediato, come la bellissima My Morning Song. Chiude un omaggio a Bob Marley, Time Will Tell, che sigilla con una struggente natura gospel un disco che si ascolta tutto d’un fiato. Dopo l’ennesimo tour a mille e pieno di soddisfazioni, cambiano produttore e pubblicano nel 1994 Amorica: però più che per le canzoni è ricordato per con la famosa copertina, anche censurata, di un primo piano di un succinto slip a stelle a strisce che appena copre un pube di una donna nera. La band, dopo vari avvicendamenti (il più famoso fu l’allontanamento di Marc Ford come secondo chitarrista, per i gravi problemi di dipendenza da droghe di quest’ultimo) pubblicherà un altro grande disco, By Your Side del 1999, e continuerà una strepitosa carriera live nei più grandi festival e con collaborazioni prestigiose (oltre al già citato Page, anche i mitici Dead) ma i dissidi tra i fratelli, anche economici, porteranno ad una serie di liti e reunion, intramezzati anche da un ottimo disco, Warpaint del 2008, fino allo scioglimento del 2015.
Nel 2019 però l’inattesa svolta: prima l’annuncio di un tour celebrativo di Shake Your Money Maker, poi lo stop per la pandemia Covid-19, ma dal 2022 nuove date e addirittura un nuovo, inatteso disco, che uscirà la settimana prossima, il 15 Marzo 2024, dal titolo che è un programma: Happiness Bastards. Quando uscì, oltre 30 anni fa, Shake Your Money Maker (che è il titolo di un classico blues di Elmore James) la band era considerata la next big thing del rock a stelle e strisce, persino all’esordio musicale band dell’anno 1990 per la rivista Rolling Stone. A distanza di anni si può dire che in parte hanno disatteso quella speranza, ma hanno lasciato degli esempi di musica genuina e viscerale che sembra quasi stridere con tutto quello che in quegli anni diventerà preponderante.
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carmenvicinanza · 4 months ago
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Shania Twain
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Shania Twain, cantautrice canadese e regina del country pop, è una delle donne che hanno venduto più dischi della storia, più di cento milioni di copie.
Scrive testi che parlano d’amore, di empowerment femminile, descrive spaccati di vita quotidiana e mette in luce, con ironia e sarcasmo, il materialismo e la superficialità del mondo contemporaneo.
Più volte in testa alle classifiche mondiali, tre dei suoi album sono stati premiati come dischi di diamante.
Tra i numerosi premi ricevuti spiccano cinque Grammy Awards, due World Music Awards e ben 39 BMI Songwriter Awards.
È inserita nella Walk of Fame del Canada, nella Walk of Fame di Hollywood, nella Canadian Music Hall of Fame e nella Nashville Songwriters Hall of Fame. Le è stata anche dedicata una Barbie.
Per il suo impegno umanitario e per aver dato lustro alla storia della musica, è stata insignita col prestigioso Ordine del Canada.
Nata col nome di Eilleen Regina Edwards a Windsor, in Ontario, il 28 agosto 1965. Ha avuto un’infanzia difficile vissuta in ristrettezze economiche.  Il suo patrigno, che l’aveva adottata insieme alle due sorelle dando loro il cognome Twain, picchiava la madre caduta in depressione che, per un periodo, era anche stata accolta in una casa rifugio per donne maltrattate.
Ha iniziato a cantare nei bar all’età di otto anni per aiutare la sua famiglia. L’esperienza nei locali notturni sono stati la sua prima palestra di vita.
A 13 anni è comparsa in un programma della CBC e ai tempi del liceo era la cantante di una band locale che faceva cover.
Quando, nel 1987, la madre e il padre adottivo sono morti in un incidente d’auto, si è trovata a prendersi cura delle sorelle e del fratello.
Nel 1991 ha firmato il suo primo contratto con la Mercury Nashville Records adottando il nome d’arte Shania, che, in una lingua nativa, significa “a modo mio“.
Nel 1993 è uscito il suo primo album, l’omonimo Shania Twain con cui si è fatta notare e anche criticare nella scena country per i suoi videoclip in cui metteva in mostra l’ombelico.
Due anni dopo, insieme al produttore Robert Lange, che intanto aveva sposato, ha pubblicato The Woman in Me rimasto per mesi al primo posto nelle classifiche country e che ha venduto dodici milioni di copie, vinto un Grammy e ottenuto due premi dall’Academy of Country Music.
Come on Over, del 1997, ne ha consacrato il successo internazionale. Rimasto in classifica per due anni consecutivi, con i suoi 40 milioni di copie, è stato il disco di musica country più venduto di tutti i tempi che le ha portato quattro Grammy.
Da allora la sua carriera musicale è stata tutta in ascesa, tour mondiali, importanti collaborazioni, i suoi brani usati per importanti campagne pubblicitarie e serie tv.
Una vita non priva di intoppi e arresti, ha superato la malattia di Lyme e un lungo periodo di depressione ma si è sempre rialzata, con la grinta e l’ironia che la contraddistinguono.
Nel 2011 è stata protagonista di un reality dal titolo ‘Why Not? with Shania Twain‘ andato in onda sul canale americano ‘OWN’ di proprietà di Oprah Winfrey. Nel corso del programma, ha ripercorso tutte le tappe della sua vita, anche quelle dolorose causate dal divorzio col marito, l’infanzia e la difficile adolescenza.
Il 3 maggio dello stesso anno è uscito From This Moment On, il suo libro autobiografico.
Dal 1º dicembre 2012 è stata presenza fissa per due anni di seguito al Caesars Palace di Las Vegas con lo spettacolo residente Shania: Still the One.
Nel 2017 ha pubblicato l’album Now, seguito da un anno di tour promozionali prima di accettare la seconda residenza a Las Vegas Let’s Go! , che ha aperto il 6 dicembre 2019 che si è conclusa il 10 settembre 2022.
Nel luglio 2022 è stato pubblicato un documentario Netflix che ripercorre la sua carriera intitolato Not Just A Girl.
Il 3 febbraio 2023 è uscito il suo sesto album in studio, Queen of Me.
Shania Twain ha partecipato a concerti che hanno fatto la storia, a numerose trasmissioni televisive e recitato in serie tv e diversi film.
Ha sgomitato per farsi apprezzare oltre la sua bellezza e avvenenza fisica ma è stata di ispirazione per tante giovani musiciste, prima tra tutte, Taylor Swift.
È vegetariana e da anni vive in Svizzera.
Nel 2010 ha creato Shania Kids Can, organizzazione che si occupa di assistenza all’infanzia. Sostiene una serie di enti di distribuzione alimentare per persone indigenti.
È una donna grintosa, partita dal niente che è diventata una delle star più potenti del mondo musicale.
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multiverseofseries · 7 months ago
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Sei nell'anima, il film Netflix su Gianna Nannini: più fiction che rock
Sei nell'anima, film che racconta la storia di Gianna Nannini dagli esordi fino al successo nel 1983. Più fiction che cinema, ma con un'ottima protagonista: la rivelazione Letizia Toni. Su Netflix.
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"Non comprometterti mai, sei tutto ciò che hai" scrive con il rossetto sullo specchio la giovane promessa della musica italiana Gianna Nannini. Tratto dalla sua autobiografia Cazzi miei, pubblicata nel 2016, il film sulla vita della cantante rivela tutto nel cambio di titolo. È vero, i "cazzi suoi" ci sono, ma gli sceneggiatori Cosimo Calamini e Donatella Diamanti, con la regista Cinzia TH Torrini, hanno scelto una linea più morbida, anche rassicurante, nonostante i duri temi trattati. Da quel titolo rock, imprevedibile, come è la cantante di Siena, si è passati quindi a Sei nell'anima, una delle sue canzoni più famose. La prova del nove è arrivata dalla fonte primaria: quando le viene chiesto perché la scelta proprio di quel brano come titolo di un film sulla sua storia, Nannini dice: "Perché questa canzone fa sentire sempre tutti meglio. Rappresenta una perdita e tutti ne abbiamo una". Peccato: un'artista come lei avrebbe meritato un racconto molto più complesso.
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Letizia Toni è la giovane Gianna Nannini
Se il libro di partenza è quasi una seduta di psicoterapia, in cui Nannini si racconta a briglia sciolta, rivelando anche parti tragiche del proprio vissuto, come la morte per overdose di un'amica all'inizio del suo arrivo a Milano per tentare fortuna come cantautrice e, soprattutto, la grave crisi nervosa avuta durante la realizzazione dell'album che l'avrebbe portata al successo, Latin Lover, uscito nel 1982, nel film di Cinzia TH Torrini tutto è edulcorato, sbiadito. I fatti salienti del percorso dell'artista vengono accumulati uno dietro l'altro come delle figurine, senza dar loro nessuno spessore. Sembra quasi che gli sceneggiatori abbiano deliberatamente scelto di non costruire la drammaturgia del racconto: tutto sembra accadere all'improvviso e quasi per caso in Sei nell'anima.
Eppure di cose interessanti e forti ne sono accadute nell'esistenza di una delle cantautrici più importanti d'Italia, unica nel suo genere, sempre troppo poco celebrata rispetto alla sua importanza nel panorama musicale del nostro paese. Nannini è stata infatti una ragazza del 1954 che, in un'epoca in cui non si parlava ancora di emancipazione femminile (le donne hanno votato per la prima volta solo otto anni prima della sua nascita!) ha scelto di ribellarsi al padre, a capo di un'azienda dolciaria, che la voleva a lavorare con lui, per seguire il proprio sogno. Da sola è andata a Milano, da sola ha proposto con ostinazione le canzoni scritte, cantate e suonate da lei, quando invece la maggior parte delle artiste erano semplicemente interpreti. Non solo: Nannini è tra i pochissimi ad aver fatto rock in Italia, tra i primi ad aver adottato un look androgino, icona LGBTQ+, compagna per 40 anni di una donna, madre a 50 anni. Di cose da raccontare ce n'erano in abbondanza per costruire una storia entusiasmante e anche un po' selvaggia. Invece siamo di fronte a una fiction Rai fotografata come un teen drama. Con tanto di pioggia digitale a sottolineare i momenti drammatici. Un po' di compromissione, purtroppo, c'è stata.
Letizia Toni è Gianna Nannini
Da piattaforma all'avanguardia e spericolata, che ha realizzato prodotti innovativi quali House of Cards, BoJack Horseman, Sense8 e The O.A., Netflix si sta trasformando sempre di più in una succursale della Rai. La "novità" sta però nel dare a tutto una confezione più internazionale: quella che al momento va per la maggiore è, dicevamo, lo stile da teen drama. Ovvero fotografia cupa, pioggia digitale, scene madri urlate, frasi sussurrate, musica martellante, montaggio frenetico (a proposito di montaggio: il materiale di partenza era di tre ore, poi ridotto a metà. Cosa sia successo in post-produzione non ci è dato sapere, ma è un'informazione che fa sorgere domande). Poco importa che si racconti la vera storia di Gianna Nannini o si porti su schermo il successo letterario del momento: tra Sei nell'anima e Fabbricante di lacrime (recensione qui) non c'è differenza.
Ed è veramente un peccato che anche la rocker d'Italia abbia subito questo appiattimento del gusto ormai sempre più capillare e premiato dall'algoritmo. Proprio lei che è sempre stata la nota fuori dal coro. Per fortuna un elemento da salvare c'è: la protagonista Letizia Toni. L'attrice, toscana anche lei, spicca per carisma e talento: è lei a cantare nella maggior parte delle scene, dopo aver studiato la giusta respirazione proprio con Nannini. Le movenze, gli sguardi sono perfetti: Toni ha studiato bene il personaggio, senza però cadere nell'effetto parodia o "Tale e quale show". Purtroppo però la sua bravura non basta a risollevare un progetto senza anima, nonostante il titolo.
Conclusioni
In conclusione Sei nell'anima, il film di Cinzia TH Torrini non rende giustizia alla storia della rocker Gianna Nannini, la cui vita spericolata e controcorrente avrebbe meritato un racconto molto più complesso, non una fiction Rai travestita da teen drama. Molto brava invece la protagonista Letizia Toni: un talento da tenere d'occhio.
👍🏻
L'interpretazione della protagonista Letizia Toni: un talento da tenere d'occhio.
👎🏻
La scrittura didascalica.
Il montaggio che riduce tutto a una raccolta di figurine.
La recitazione non all'altezza di alcuni personaggi di contorno.
La fotografia.
La pioggia aggiunta in digitale.
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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La voce del jazz italiano: i cantanti che hanno portato il genere nel mondo
Il jazz italiano è una musica che nasce negli Stati Uniti alla fine del XIX secolo, ma che ha rapidamente conquistato il mondo, anche l'Italia. Negli anni, numerosi cantanti italiani hanno contribuito a diffondere e valorizzare questo genere musicale, dando vita a una scena jazzistica ricca e variegata. I pionieri del jazz italiano I primi cantanti italiani a cimentarsi con il jazz furono quelli che si esibivano nelle grandi città, come Milano e Roma, all'inizio del XX secolo. Tra questi, si ricordano soprattutto: - Nilla Pizzi (1919-2011), che nel 1958 vinse l'Eurovision Song Contest con la canzone "Volare"; - Fiorella Mannoia (nata nel 1954), che ha iniziato la sua carriera cantando jazz negli anni '70 e che ha continuato a esplorare questo genere anche in seguito; - Ornella Vanoni (nata nel 1934), che ha registrato numerosi dischi di jazz, tra cui "La voglia, la pazzia, l'incoscienza, l'allegria" (1976) con Vinícius de Moraes e Toquinho. - Paolo Conte (nato nel 1937), pianista di formazione jazz che ha portato la musica d'autore al suo massimo splendore in Italia e nel mondo Gli anni '70 e '80 Negli anni '70 e '80, il jazz italiano si è arricchito di nuove voci, come: - Daniela Pedali (nata nel 1953), che ha registrato numerosi dischi di jazz, tra cui "Tango en Paris" (1997) con il chitarrista argentino Jorge Dalto; - Gianluca Petrella (nato nel 1964), che ha collaborato con artisti di fama internazionale, come Chick Corea e Pat Metheny. Gli anni '90 e 2000 Negli anni '90 e 2000, il jazz italiano ha continuato a evolversi, dando vita a nuove tendenze, come il jazz fusion e il jazz vocale. Tra i cantanti italiani che si sono distinti in questo periodo, si ricordano: - Fabrizio Bosso (nato nel 1966), che ha vinto numerosi premi internazionali, tra cui il Grammy Award per la migliore performance jazz vocale solista nel 2014; - Simona Molinari (nata nel 1983), che ha saputo coniugare il jazz con la musica popolare italiana; - Tiziana Ghiglioni (nata nel 1964), che è considerata una delle più importanti interpreti di jazz in Italia. - Gianluca Grignani (nato nel 1972), che ha iniziato la sua carriera cantando jazz e che ha continuato a sperimentare questo genere anche dopo aver raggiunto il successo con la musica pop; I nuovi talenti Negli ultimi anni, la scena jazz italiana ha visto emergere numerosi nuovi talenti, tra cui: - Debora Petrina (nata nel 1972), che ha vinto il premio Top Jazz come "Migliore cantante jazz femminile" nel 2022; - Camilla Battaglia (nata nel 1990), che ha collaborato con artisti di fama internazionale, come Wayne Shorter e Chick Corea; Una scena ricca e variegata per il jazz italiano Il jazz italiano è una scena ricca e variegata, che continua a evolversi e a rinnovarsi. I cantanti italiani che si sono cimentati con questo genere musicale hanno contribuito a diffonderlo e a valorizzarlo, portando la voce del jazz nel mondo. Foto di decrand da Pixabay Read the full article
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ross-nekochan · 2 years ago
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Secondo te delle cantanti/ospiti a Sanremo non si sono sessualizzate eccessivamente? (Elodie, Vittoria, la Ranieri)
Il punto è: esiste un Sanremo senza sessualizzazione femminile?
Cioè, io ti direi di sì, sono state tutte sessualizzate, ma allo stesso tempo chiedere di non far indossare alle donne abiti con spacchi vertiginosi è una cosa IMPENSABILE per la Rai e per Sanremo.
Pensa che ho adorato come hanno vestito Anna Oxa per la serata cover. Il punto è che lì andava bene perché era "estro creativo" dello stilista/cantante.
Pensa a vestirle tutte così: farebbe tipo lo stesso effetto che metterle il burqa. Ed infatti, ci troviamo in linea con il pensiero della Ferragni: la libertà della donna è nel non provare vergogna nel mostrare il corpo... ma è davvero questa la libertà?
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nosferatummarzia-v · 2 months ago
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*la storia di una vampira molto speciale, Carmilla Vanstein che forse vive ancora tra noi...
Nel 1896, Belém divenne ricca vendendo gomma amazzonica al mondo, rendendo i contadini improvvisamente milionari che costruirono le loro sontuose dimore con materiali europei, mentre le loro mogli e figlie inviavano i loro abiti per essere lavati nel vecchio continente e importavano acqua minerale da Londra per i loro bagni.
Il "Theatro da Paz" era il centro della vita culturale dell'Amazzonia, con concerti di artisti europei. Tra di loro, uno in particolare attirò l'attenzione del pubblico, la splendida cantante d'opera francese Carmilla Vanstein (1869-1896), che suscitò desideri indescrivibili nei ricchi signori della regione e atroci gelosie nelle loro mogli a causa della sua grande bellezza.
Camilla Vanstein suscitò anche indignazione per il suo comportamento, che era libero dalle convenzioni sociali del suo tempo. Si narrava che fosse stata vista mezza nuda, ballare per le strade di Belém mentre si rinfrescava nella pioggia pomeridiana. Le sue passeggiate notturne solitarie suscitavano curiosità quando veniva vista nei suoi lunghi abiti neri e vaporosi sotto la luna piena, sulle rive del fiume Guajará, verso l'Igarapé das Almas.
Presto cominciarono a circolare voci su di lei e furono fatti commenti maliziosi. Si diceva che fosse l'amante di Francisco Bolonha (1872-1938), che l'aveva portata dall'Europa e che la faceva bagnare con costosi champagne importati nella vasca da bagno della sua dimora.
Si diceva anche che fosse stata attaccata dal vampirismo a Londra, a causa della sua pallidezza e del suo aspetto malato, e che avesse portato questo grande male in Amazzonia, avendo un misterioso desiderio per il sangue umano, al punto da ipnotizzare le giovani donne con la sua voce durante i concerti, facendole addormentare nel suo camerino in modo che la misteriosa signora potesse raggiungere i loro colli.
Curiosamente, ciò coincideva con i resoconti di svenimenti in teatro durante i suoi concerti, che venivano semplicemente spiegati come un effetto dell'emozione forte che la sua musica provocava nelle orecchie del pubblico.
Si diceva anche che avesse il potere di comunicare con i morti e di materializzare i loro spiriti in dense nebbie eteree di materiali ectoplasmatici espulsi dal suo corpo in sedute medianiche. Queste erano indubbiamente le prime manifestazioni in Amazzonia di ciò che in seguito sarebbe stato chiamato spiritismo, praticato in culti misteriosi nei palazzi di Belém, come il Palacete Pinho.
Alla fine del 1896, una terribile epidemia di colera devastò la città di Belém, trasformando Carmilla Vanstein in una delle sue vittime, che fu sepolta nel Cimitero della Solitudine.
Oggi, la sua tomba è ancora lì, coperta di fango, muschio e foglie secche, sotto un enorme albero di mango che fa sprofondare la sua tomba nell'oscurità della sua ombra, illuminata solo dai raggi di sole che penetrano tra le foglie verdi... ma c'è ancora chi dice oggi che la sua tomba è vuota, che la sua morte e sepoltura non sono state altro che un atto per coprire il suo caso di vampirismo e che Carmilla Vanstein vive ancora in Europa, ora all'età di 154 anni.
Si tratta di un mausoleo neoclassico con una porta chiusa da un vecchio lucchetto arrugginito, da cui si può vedere un busto femminile di marmo bianco sul largo coperchio della tomba abbandonata e attaccata al muro, una piccola immagine incorniciata di una donna vestita di nero.
Sulla sua lapide si può leggere l'iscrizione: "Qui giace Carmilla Vanstein (1869-1896)
La voce che ha incantato il mondo".Si diffondeva paura e condivideva potere ai suoi subordinati vendendo gomma alla gente d'Europa e al mondo intero, ma quando si trovavano nella sua dimora, sapeva infondere una nuova forma di paura.
Ma c'è ancora chi dice oggi che la sua tomba è vuota, che la sua morte e sepoltura non sono state altro che un atto per coprire il suo caso di vampirismo e che Carmilla Vanstein ancora in Europa, ora all'età di 154 anni.*
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harusphotos · 3 months ago
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Speciale Matryoshka
P DIDDY: THE BIG SECRET
•Capitolo 3: The Queen Must Die: il caso #Aaliyah •
A cura di @harus_photos
DISCLAIMER: le foto del post sono tratte da portali vari. All rights reserved to respective owners
Il torbido caso che vede protagonista indiscusso #puffdaddy continua a scoperchiare inquietanti vasi di Pandora, alcuni legati a tragiche e sospette morti del passato. Esiste una sorta di "club del 25", personaggi illustri morti proprio nel 25esimo giorno di mesi e anni diversi, una macabra "tradizione" inaugurata dalla stella indiscussa dell' #rnb al femminile: #Aaliyah.
La talentuosa artista, nota anche per essere stata "vittima" di un matrimonio, contratto quand'era minorenne, con il più anziano collega #Rkelly, morì il 25 agosto 2001 a causa di un incidente con velivolo dai contorni tuttora incerti. Scavando in un'inchiesta che rivela diverse zone d'ombra, si apprende come la cantante - per molti la regina della musica r'n'b - potrebbe essere stata drogata e così costretta a salire a bordo, nonostante non volesse farlo. Altro macabro dettaglio è il nesso esistente la star tragicamente scomparsa e Sean Combs, oltre che con la premiata ditta #Jayz - #Beyonce. Stando alle ultime indiscrezioni emerse, infatti, uno dei produttori della star di "Try again" era proprio Diddy. Altro aspetto "curioso" era legato alla vita privata dell'attrice e performer, che dopo la discussa unione con E Kelly aveva cominciato a frequentare #DamonDash, co-fondatore di un'etichetta discografica assieme, tra gli altri, a Jay-Z. Ultimo lavoro su grande schermo di Aaliyah fu la pellicola "La regina dei dannati": per alcuni, il film potrebbe essere una sorta di testamento postumo, la dimostrazione della teoria secondo cui la giovane artista sia stata "sacrificata" per favorire l'ascesa della collega ex Destiny's child.
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ipierrealism · 4 months ago
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Cantante che spammerá i social di post sul rispetto per la figura femminile finirà irrimediabilmente per fare ogni due mesi un duo su una canzone così maschilista e oggettificante che circa ogni dieci parole ci sarà l'equivalente di "sei la mia puttana"
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iotnoitutti · 4 months ago
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oltrearcobaleno · 5 months ago
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Oltre l’Arcobaleno: L’Associazione Culturale Continua il Suo Percorso Artistico al Roumiage di Coumboscuro
L’associazione culturale “Oltre l’Arcobaleno” si prepara a portare avanti il suo impegno artistico e sociale partecipando all’iniziativa culturale “Roumiage” a Coumboscuro, che si terrà tra il 19 e il 25 agosto 2024. Dopo la significativa esperienza a “SHE”, lo spettacolo al femminile tenutosi a Camoroni Arte il 9 agosto, l’associazione ha deciso di mantenere viva l’energia creativa e inclusiva di quell’evento, estendendola attraverso una mostra artistica dedicata al mondo femminile.
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La decisione di partecipare al “Roumiage” non è casuale. Questo evento è un pilastro della cultura provenzale e rappresenta un’occasione unica per l’associazione culturale di condividere e valorizzare il proprio lavoro in un contesto ricco di storia e tradizioni. Il “Roumiage” è un festival che celebra le radici e le espressioni artistiche della cultura provenzale, offrendo una serie di eventi caratteristici, tra cui concerti, mostre, laboratori e incontri. Tra questi, uno degli appuntamenti più attesi è il concerto “La bella estate”, un tributo musicale a Fabrizio De André e Sergio Arneodo, interpretato dalla celebre cantante italiana Tosca, che si terrà il 25 agosto alle ore 15:00.
L’associazione culturale “Oltre l’Arcobaleno” ha voluto creare un filo conduttore tra la partecipazione a “SHE” e l’iniziativa a Coumboscuro, dando continuità ad una visione artistica al femminile. Tutto ciò non è solo un omaggio alla creatività delle donne, ma rappresenta anche un invito a riflettere sull’importanza della parità di genere e dell’inclusione sociale. L’associazione culturale crede fermamente che l’arte possa essere uno strumento potente per abbattere barriere e pregiudizi, e la mostra al “Roumiage” vuole essere una testimonianza concreta di questo impegno.
La partecipazione dell’associazione culturale “Oltre l’Arcobaleno” al “Roumiage” è anche un’opportunità per rafforzare il legame con la comunità locale e per promuovere un dialogo interculturale. Il festival di Coumboscuro, infatti, è un luogo di incontro tra culture, dove la tradizione provenzale si fonde con nuove espressioni artistiche, creando un ambiente fertile per la condivisione e la crescita reciproca. In questo contesto, l’associazione culturale si inserisce con la sua visione inclusiva e aperta, contribuendo a arricchire il panorama culturale dell’evento.
Uno dei momenti clou del “Roumiage” sarà senza dubbio il concerto “La bella estate”, un omaggio musicale che unirà le opere di due grandi artisti, Fabrizio De André e Sergio Arneodo. Tosca, con la sua voce inconfondibile, interpreterà alcuni dei brani più amati di questi due maestri della musica italiana, offrendo al pubblico un’esperienza emozionante e coinvolgente. Questo concerto rappresenta anche un’occasione per l’associazione culturale “Oltre l’Arcobaleno” di far conoscere la propria attività a un pubblico più ampio, rafforzando il proprio ruolo di promotore culturale sul territorio.La scelta di focalizzarsi sull’arte al femminile è in linea con l’obiettivo dell’associazione di promuovere la parità di genere e di dare visibilità a voci spesso marginalizzate nel panorama artistico.
L’associazione culturale “Oltre l’Arcobaleno” è nata con lo scopo di creare momenti di aggregazione e crescita personale attraverso iniziative culturali e sociali rivolte principalmente ai soci della Cooperativa Sociale Arcobaleno Mondovì Onlus. Sin dalla sua fondazione, l’associazione ha sempre cercato di allargare i propri orizzonti, coinvolgendo il maggior numero di persone possibile nelle sue attività. La partecipazione a eventi come il “Roumiage” è un esempio di come l’associazione culturale stia realizzando questo obiettivo, portando avanti la sua missione di promuovere la cultura e l’inclusione sociale.
In conclusione, la presenza dell’associazione culturale “Oltre l’Arcobaleno” al “Roumiage” di Coumboscuro rappresenta un’importante tappa nel percorso di crescita dell’associazione. Attraverso la mostra al femminile e la partecipazione agli eventi del festival, l’associazione continua a perseguire la sua missione di promuovere la cultura e l’arte come strumenti di inclusione e cambiamento sociale. Il legame creato tra gli eventi di Camoroni Arte e il “Roumiage” è un segnale chiaro dell’impegno dell’associazione a costruire ponti tra diverse realtà culturali, offrendo a tutti la possibilità di esprimere la propria creatività e di partecipare a un dialogo culturale aperto e inclusivo.
Camoroni Arte
Coumboscuro Centre Prouvençal
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diceriadelluntore · 1 year ago
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Storia Di Musica #295 - Fleetwood Mac, Rumours, 1977
Di solito un duetto tra una voce maschile e una femminile è si presente in molti dischi, ma in modo episodico. Sembra strano, ma i gruppi in cui le voci principali sono state una maschile e una femminile sono molto più rari di quello che all’apparenza potrebbe pensare. Partendo da questa osservazione, i dischi di ottobre saranno dedicati appunto a casi del genere: ho cercato di unire cose molto note e significative ad altre meno, come è nello spirito di questa rubrica. Si parte oggi, nella prima domenica di ottobre, con uno dei dischi più belli, di successo e imitati di tutti i tempi. Eppure tutta questa gloria non era né scontata né, soprattutto, immaginabile dato che il capolavoro nacque proprio quando tutto sembrava irrimediabilmente compromesso, in un periodo di tensione altissima tra i membri della band che ne fu autrice. I Fleetwood Mac nascono come gruppo brit-blues sotto l’egida di Mick Fleetwood (batteria) Peter Green (chitarra) e John McVie (basso) che lasciano i Bluesbreakers di John Mayall ed intraprendono una carriera autonoma. Si chiamano così perché Green unì il cognome del batterista al Mac di McVie. Iniziano subito a farsi notare, con alcuni pezzi molto belli come Man Of The World, Albatross e Black Magic Woman, che diverrà famosissima solo anni dopo con la cover dei Santana. In questo periodo composero almeno due grandi dischi di rock blues (l’omonimo Fleetwood Mac del 1968 e Then Play On del 1969, dalla stupenda copertina e che nel titolo cita nientemeno che La Dodicesima Notte di Shakespeare). Poi Green se ne va, iniziando una carriera solista dignitosa ma non superlativa. Dal 1970 al 1975 Fleetwood e McVie chiamano a sé molti musicisti per rimpiazzarlo, tra gli altri ricordo Danny Kirwan, Bob Welch, Bob Weston, che durano più un meno un annetto con il gruppo. Colpisce invece la cantante Christine Perfect, che nel frattempo si sposa con McVie, divenendo Christine McVie, entrando in pianta stabile nella formazione. Gli album di questo periodo sentono della poca amalgama tra i membri, finendo per essere scialbi e dimenticabili. Rimasto nel 1975 senza chitarrista, Fleetwood incontra Lindsey Buckingham, che a dispetto del nome è un ragazzo californiano, che in coppia con la sua compagna, Stevie Nicks, aveva pubblicato un disco di leggero pop dal titolo Buckingham + Nicks (che sono una scelta nella scelta, dato che univano una voce femminile e una maschile soliste). Il primo lavoro della nuova formazione è clamorosamente stupendo: Fleetwood Mac (secondo disco omonimo, già un record) nel 1975 è uno dei dischi più venduti in assoluto e trascinato dai singoli Warm Ways, Say You Love Me e la stupenda Rhiannon, diviene già un classico. L’attesa per il proseguimento è spasmodica, tanto che la prima cosa a segnare il passo è la band stessa: sia la coppia Buckingham - Nicks che quella Perfect - McVie si stavano separando, e Fleetwood scoprì sui giornali che la moglie lo tradiva con un amico. Nonostante le dicerie che la davano sul punto di sciogliersi, la band si concentra nelle registrazioni di uno dei capolavori assoluti del pop-rock di tutti i tempi e lo intitolano con notevole spirito ironico Rumours (che ricordo in inglese vuol dire brusio, ma anche chiacchiericcio e dicerie).
Con una maniacale cura che rivoluzionerà il concetto stesso di arrangiamento e produzione (anche per l’uso delle più avanzate tecnologie dell’epoca, come fecero nello stesso anno gli Steely Dan con Aja) Rumours, che esce il 4 Febbraio del 1977 è davvero perfetto: penso che chiunque abbia mai pensato di scrivere una canzone abbia voluto creare qualcosa come Go Your Own Way, trascinante e fantastica. Ma già l’apertura con Second Hand News (che richiama le dicerie di stampa del titolo) che ha echi di musica celtica fa capire che non è un album qualunque. Dreams, che da solo vendette oltre un milione di copie come singolo, è altra canzone definitiva, come Never Going Back. Songbird è piano e chitarra acustica, e diventerà uno dei momenti clou dal vivo. The Chain, che nasce come unione di idee scartate, è un country folk un po’ psichedelico, ed è uno dei pochi brani accreditati a tutti i membri della band. You Make Loving Fun, altro singolo vendutissimo, I Don't Want to Know (già nel repertorio solista di Stevie Nicks) è allegra e ritmica, Oh Daddy e la misteriosa Dust Gold Woman (che per anni si è favoleggiato fosse una canzone sulla droga, che girava molto alle feste cui partecipavano) chiudono il disco. Disco suonato, cantano (memorabili gli intrecci vocali, i salti melodici di tre voci grandiose), prodotto al massimo livello (da Fleetwood e la band con Ken Caillat e Richard Dashut) e dove le singole personalità pur mantenendo piena autonomia individuale, si completano alla perfezione. E ho sempre pensato che 40 milioni di copie vendute in tutto il mondo, con 31 settimane consecutivi al primo posto della Classifica Billboard statunitense, paese dove vendette da solo 20 milioni di copie (che lo fanno uno dei dischi di maggior successo di ogni tempo) e il Grammy del 1978 come miglior disco abbiano oscurato di fatto la bravura di un lavoro non costruito per il successo (almeno non in queste dimensioni) e che nasce dalla voglia di lasciare tutto alle spalle del personale, per mettere tutte le energie nel lavoro. Il momento magico continuerà con Tusk, altro gioiello, passato alla storia per essere costato nel 1979 oltre un milione di dollari in registrazioni. Dopo un Tusk Tour grandioso, la band si ritira in Francia, dove abbandonerà il sofisticato, colto e meraviglioso suono di questi due gioielli per un pop più leggero e senza mordente. Evidentemente forse si erano riappacificati.
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carmenvicinanza · 4 months ago
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Fiona Apple
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Fiona Apple, pianista, compositrice e cantautrice è tra le artiste più interessanti della sua generazione.
Tra i tanti premi e nomination ricevute, spiccano tre Grammy e due MTV Video Music Award.
Nel 2023 la rivista Rolling Stones l’ha inclusa tra le 200 cantanti più brave di tutti i tempi.
Ha composto ballate con liriche drammatiche e intimiste che testimoniano la sua personalità tormentata e i problemi psicologici cominciati dalla violenza sessuale subita a dodici anni da uno sconosciuto, nel garage di casa.
All’anagrafe Fiona Apple McAfee-Maggart, è nata a New York il 13 settembre 1977, dall’unione tra Brandon Maggart e Diane McAfee, entrambi attori che si sono separati quando lei era ancora molto piccola.
A otto anni ha iniziato a suonare il piano e a undici ha scritto la sua prima canzone.
La sua ascesa artistica è iniziata quando, nel 1994, un’amica ha fatto ascoltare una sua cassetta a Kathryn Schenker (che ha prodotto anche Sting e Smashing Pumpkins), per la quale lavorava come babysitter, che le ha subito procurato un contratto con la Sony.
Ha esordito a soli diciotto anni con Tidal del 1996, disco di platino che ha venduto oltre tre milioni di copie solo negli Stati Uniti e con cui ha partecipato al primo festival tutto al femminile della storia, il celebre Lilith Fair. L’album ha riscosso subito un grande successo di pubblico e di critica e le ha portato il primo Grammy Award nella categoria Best New Artist in a Video per il brano Criminal.
Il suo carattere difficile e la resistenza ad accettare le leggi dello star system che la voleva sex-symbol a tutti i costi, mal si adeguavano alle sue ambizioni artistiche. Nel 1997, agli Mtv Video Music Awards, ritirando il Best New Artist Award, ha dichiarato che quel mondo faceva schifo e concluso con la frase della scrittrice Maya Angelou Go with yourself.
Nel 1999 è uscito il suo secondo album When The Pawn Hits The Conflicts He Thinks… che ha venduto oltre un milione di copie ottenendo il disco d’oro e portandole ulteriori candidature ai Grammy. Il disco è entrato nel Guinness dei Primati come album dal titolo più lungo mai entrato nelle classifiche statunitensi, è infatti, una poesia di 90 parole.
Tra i vari progetti collaterali, nel 1998 ha contribuito anche alla realizzazione della colonna sonora del film Pleasantville interpretando Across the Universe dei Beatles.
Il terzo album di inediti, Extraordinary Machine, è uscito nel 2005, portandole il disco d’oro, una candidatura ai Grammy e molte recensioni positive dalla critica. La casa discografica ne aveva bloccato l’uscita ritenendolo poco vendibile, allora venne distribuito in rete, tanto da mobilitare i suoi fans in una raccolta di firme e coniare lo slogan “FreeFiona!
Nel 2006 ha interpretato una cover di Sally’s song inclusa nell’edizione speciale della colonna sonora del film di Tim Burton Nightmare Before Christmas.
Nel 2011 ha partecipato all’album di cover in onore del cantante Buddy Holly, Rave on Buddy Holly, interpretando il famoso brano Everyday.
Nel 2012 ha pubblicato il quarto album, un altro titolo lunghissimo, The Idler Wheel Is Wiser Than the Driver of the Screw and Whipping Cords Will Serve You More Than Ropes Will Ever Do, svettato subito alla terza posizione della classifica statunitense.
Dopo quasi otto anni di parziale assenza dalle scene musicali, nel 2020, ha pubblicato Fetch the Bolt Cutters, interamente registrato a casa sua, che è stato uno degli album maggiormente acclamati nella storia della musica, vincitore del Grammy Award al miglior album di musica alternativa nel 2021.
Fiona Apple ha iniziato come una tenera e languida cantautrice di storie intrise d’angoscia e malinconia, in eterna lotta con il music business, con un carattere difficile e ribelle che l’ha portata a porsi contro chi voleva affibbiarle etichette di bella, sexy e ricca. Oggi è un’artista che non ha dimenticato nulla, che ha imparato a convivere col caos dei suoi sentimenti, pronta ad accusare in pieno ogni nuova ferita. E ad apprezzarne morbosamente le ripercussioni.
Tra uscite di scena, silenzi infiniti e improvvisi ritorni, la sua carriera è un grande gioco di magia che continua a lasciarsi dietro applausi e commozione. Prosegue così come vuole lei, coi suoi tempi e la sua libertà.
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multiverseofseries · 29 days ago
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Emily in Paris 4, Prima Parte: tra cilché e fascino, una stagione all'insegna delle scelte
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I nuovi episodi recuperano brio, ma sono anche inzuppati nei soliti cliché, mentre la serie si ricorda che dovrebbe parlare (anche) di comunicazione. In streaming su Netflix.
All'inizio della terza stagione ritrovavamo la protagonista di Emily in Paris alle prese con un'importante scelta professionale, divisa tra il suo ex capo a Chicago e la sua attuale dirigente nella capitale parigina. Alla fine, come quasi tutto nella sua vita, era stata quest'ultima a scegliere per lei, facendo innervosire non poco gli spettatori. Ora all'inizio della quarta stagione dopo gli sconvolgenti colpi di scena a ripetizione del finale del terzo ciclo, la ragazza deve fare i conti con quanto è successo e stavolta viene messa davanti ad un bivio sentimentale. Riuscirà a compiere una scelta almeno questa volta?
Questione di opzioni
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Emily in Paris: Lily Collins e Lucien Laviscount nella stagione 4
Camille (Camille Razat) e Gabriel (Lucas Bravo) non si sono sposati, lei è incinta di un figlio suo, Alfie (Lucien Laviscount) è convinto che tra lo chef e la giovane responsabile della comunicazione ci sia qualcosa di più di un'amicizia, anche mentre loro due stavano insieme. Mentre deve affrontare nuove crisi professionali, la nostra Emily a Parigi è chiamata a guardare dentro al proprio cuore e - per una volta, udite udite! - riuscirà a farvi chiarezza. Ovviamente questo non semplificherà l'allargamento dei problemi attorno a lei, semmai tutto il contrario, ma almeno darà ritmo e vivacità nonostante alcuni sviluppi prevedibili e i soliti problemi che accompagnano oramai la scrittura di Darren Star.
Una Parigi sempre da cartolina nella serie Netflix
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I mitici outfit della protagonista non si smentiscono mai
Non cambiano i difetti di Emily in Paris, e forse sono solamente attenuati in questa prima parte di stagione. Dopo tre annate gli autori si ricordano dell'esistenza di TikTok nella comunicazione, che però ritorna maggiormente centrale nella vita della nostra protagonista vestita in modo sempre eccentrico e allo stesso tempo impeccabile - ricordando molto il lavoro fatto su Sarah Jessica Parker in Sex and the City. Uno dei motivi che l'ha resa un'icona della moda, e infatti guarda caso le due comedy al femminile hanno in comune lo stesso creatore. I personaggi hanno problemi economici eppure non mancano - con un pretesto o con un altro, come il fidanzato milionario di Mindy (Ashley Park) - di indossare sempre abiti firmati e recarsi in ristoranti prestigiosi.
A proposito di stelle Michelin, Gabriel continua il suo percorso per provare ad ottenerne una per il suo ristorante, mentre anche l'aspirante cantante insieme alla sua band fa di tutto per riuscire ad andare all'Eurovision. Non mancano come sempre gli stereotipi e cliché, come quelli che caratterizzano oramai Julien (Samuel Arnold) e Luc (Bruno Gouery), non mancano gli scorci da cartolina di una capitale francese sempre magica e piena di possibilità in cui tutti vorremmo vivere guardando lo show. E non manca l'atteggiamento a volte fastidioso della protagonista a cui però Lily Collins dona tutta la propria dolcezza.
Emily in Paris: comunicazione e attualità
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Quella di Sylvie è l'altra storyline più convincente di questa prima parte di stagione
Come dicevo, in quest'avvincente incipit del quarto capitolo della comedy Netflix, gli autori si ricordano della parte comunicativa, ovvero il lavoro di Emily, divisa tra presentazioni esclusive, promozioni a livello marketing, campagne social e coinvolgimento di influencer per photo opportunity. Parallelamente si tratta un argomento molto attuale - inserito se vogliamo con un certo ritardo ma che purtroppo non passa mai di moda - ovvero quello di un ambiente di lavoro sessista e tossico da denunciare, in cui si ritroverà coinvolta Sylvie (Philippine Leroy-Beaulieu), costretta anche lei a compiere un'importante scelta di carriera e visibilità, che potrebbe colpire anche il marito e la propria agenzia, l'Agence Grateau, che si sta ancora facendo largo nella competitiva scena parigina. Insomma le carriere di molti saranno a rischio nei primi cinque episodi che compongono la prima parte di questa quarta stagione. Una svolta che permette al serial di parlare anche di salto generazionale, ovvero di come padre e figlio possono affrontare in modo diverso una situazione scomoda e potenzialmente legale, e mostrare che il cambiamento in un'azienda può esistere e attuarsi, se dietro c'è una vera volontà.
Conclusioni
La prima parte della quarta stagione di Emily in Paris torna più frizzante della precedente, permettendo finalmente alla protagonista di fare una scelta chiara almeno in campo sentimentale, senza continuare con inutili e (dopo un po’) noiosi tira e molla. Si dà così opportunità ai personaggi di crescere un minimo e ritornare agli argomenti che avevano caratterizzato il ciclo inaugurale della serie: la comunicazione e l’attualità. Nuovi segreti e colpi di scena attendono Emily nella seconda parte.
👍🏻
La scelta di Emily e le sue implicazioni in campo sentimentale.
La storyline di Sylvie collegata a quella di Mindy (non in campo musicale).
Il rimettere un po’ più al centro il lavoro della protagonista.
👎🏻
Quelli di sempre: cliché, stereotipi, poco approfondimento dei personaggi, una Parigi sempre impeccabile.
Si parla di problemi economici ma non si vedono mai per davvero.
Il finale è prevedibile.
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antennaweb · 6 months ago
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