#cammina vivi amati
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Ig:serenabanzato
Ho scoperto questo libro per puro caso.
Quel giorno mia mamma sta guardando un programma in TV,quei soliti programmi televisivi dove parlano di varie cose e gli ospiti esprimono le proprie opinioni e impressioni sulla cosa.
Generalmente guardo poco la televisione,molto spesso i programmi che passano non attirano la mia attenzione ma quel giorno è bastata una parola ad attirare la mia più totale attenzione sulla TV "IL CAMMINO DI SANTIAGO".Da sempre questa pellegrinaggio mi affascina.Tutta la storia che c'è dietro questo antico percorso che affrontano milioni di persone,credenti e non credenti,che si mettono in viaggio affrontando quasi 800 km di cammino in una quasi totale desolazione per ritrovare se stessi o semplicemente per provare a stare lontano dalla civiltà moderna.
L'ospite in questione era una psicologa,Serena Banzato,che raccontava come si è ritrovata all'improvviso,sul Cammino di Santiago,ad affrontare la quasi morte.Lei e la sua amica Laura erano partite per fare questo viaggio insieme ma Serena,a seguito di un batterio che le era entrato in una vescica,ha dovuto interrompere il cammino per essere operata d'urgenza alla caviglia.
Subito dopo aver ascoltato la sua storia ho voluto assolutamente il libro per poter leggere quella storia che mi aveva lasciato così senza parole.
Un libro che tra le pagine ha una storia forte,vera ma che nelle parole di Serena ti da uno slancio per "ALLACCIARSI LE SCARPE E RIPARTIRE DA ZERO" proprio come dice la canzone della Pausini che ha citato nell'ultima parte del libro.
Un libro che mi ha fatto piangere,riflettere ma soprattutto mi ha fatto capire che dovrei lasciare andare tutti i sassi che mi porto dentro.Proprio come si fa sul Cammino di Santiago che ogni pellegrino lascia un sasso,che porta da casa,come simbolo di purificazione da tutti i pesi che vuole lasciare andare.
Serena ha,purtroppo,portato dal cammino un sasso più grosso del suo però ha imparato che su quel sasso può ricostruire tutto il suo nuovo mondo ripartendo a piccoli passi e ritrovando se stessa e lasciando cadere tutti quei pesi inutili che si porta dentro.
-la ragazza dal cuore nero♡
#serena bronzato#cammina vivi amati#leggere#lettura#libro#libri da leggere#biografia#esperanza#cammino di Santiago
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BIOGRAFIE, bibliografia in ordine cronologico decrescente, a cura di Paolo Ferrario, 23 aprile 2024
* Colucci Mario, Di Vittorio Pierangelo, Prefazione di Eugenio Borgna, (2024), Franco BASAGLIA. Pensiero, pratiche, politica, Meltemi editore * Banzato Teresa, (2024), Cammina, vivi, amati. Pillole per ripartire un passo alla volta, Piemme * Davico Bonino Guido, (2024), La felicità è nel giardino. Una guida letteraria, il Saggiatore * Borgna Eugenio, (2024), In ascolto del silenzio,…
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La paura tu devi averla, è un ovvietà, ti permette di preservarti. A volte però purtroppo l'auto-conservazione non permette il progresso ne l'avanzamento personale, la bolla che rappresenta la comfort zone nel suo esistere è una cosa buona perché dà un equilibrio ma come fai a vivere se non te lo permetti. Ogni tanto se superassi quel maledetto confine dietro di te potresti dopo un po' (minuti,ore,giorni...) tornarci dentro e sentirti rinnovato, nuovo, carico, VIVO, ecc... Ma se non lo fa mai la bolla pian piano riduce la sua dimensione fino ad aderire alla tua pelle e ciò diventa un problema quando già la tua pelle a volte ti sta stretta.
~sognilluso~
#amati#bolla#scappa#esci#vivi#liberati#sogna#poitorna#cammina#scoppia#confine#limite#superati#rischia
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Apri gli occhi è mattina
Alzati, cammina, respira
La senti che arriva
Aspetta
Siediti, rilassati, respira
La senti, è sempre più vicina
Aspetta
Chiudi gli occhi che passa la stretta
Aspetta e respira
È così che va la vita
Che però è anche una festa
E se c'è la torta te ne meriti una fetta
Apri gli occhi è mattina
Alzati, sorridi, respira
Vivi, amati e ammira
Che se fuori sembra tutto grigio
Dentro c'è il paradiso
@anxietyproblem
#my poem#poetry#poesia#beautiful#love#happiness#beautiful smile#smilealways#anxiety#anxious#mental help#positive mental attitude#mental health#support#positivethinking#stay positive#self care#not alone#just breathe
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~ Scopri il mondo, cammina sulla sabbia bollente, ridi con persone che non conosci, ma soprattutto Vivi. “Troppo grassa per amarsi “ è disponibile su Amazon in cartaceo o in eBook. 📖💥💕 #amore #vivi #goodvibes #onlygoodvibes #troppograssaperamarsi #amati #bodypositive #goodmorning #goodafternoon #deauville #plage #soleil #sole #mare #curvygirl (presso Deauville Plage) https://www.instagram.com/p/CC_KRt7CdU2/?igshid=q03ka1c93u04
#amore#vivi#goodvibes#onlygoodvibes#troppograssaperamarsi#amati#bodypositive#goodmorning#goodafternoon#deauville#plage#soleil#sole#mare#curvygirl
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Amati Sempre Sai che forse è vero in queste sere ci pensavo sono sempre più sbadato e in testa aumenta il desiderio di sentirmi più lontano ma lontano sai non ci riesco a stare E sai che infondo è vero l’amore va solo immaginato è un passo ancora non compiuto ed è non farlo sai il segreto ma se tutto resta dentro poi la vita sai ti chiede il conto E poi mi sembra un po’ strano il mondo è un gioco alla mano E prenditi qualcosa, faccia pure signorina dai permettimi di farlo, sono il solito cretino ma con la faccia da bugiardo e con il cuore di un bambino sai sogno spesso di toccarti ma poi mi sveglio nel cuscino E portati con te tutte le cose, non guardarmi con quegli occhi sempre vivi nei miei testi che mi lanciano i ricordi ancora adesso mi fa male ma tu amati sempre Ti sento nelle frasi della gente che cammina, mentre parla d’argomenti a cui forse non credeva prima quando cerco di cambiare in poche ore la mia vita la mattina ti prego amati sempre ricorda amati sempre E passami la vita tra le mani come se passassi il sale come se volessi il cuore e il cuore per averlo sai basta avercene un altro dentro E poi mi sembra un po’ strano il mondo è un gioco alla mano E allora via da questo cielo che contiene i suoi pianeti quelli che ho cantato forte quando volevo ma non c’eri e lascia che poi il nostro tempo non cammini sempre a tempo tanto più pensi a un desiderio, più lui si trasforma in vento E la gente ci guardava come fossimo due alieni ed io che sono abituato a smascherare i miei segreti le confesso che non guardo mai i suoi occhi da vicino perché poi ci casco dentro e non mi accorgo che respiro e spegni tu la luce che io non mi reggo in piedi poi la spegni e vedo poco ma tutto è dentro le mie mani non ti vedo ma ti sento e il letto è diventato mare ti avvicini e non so stare a te vicino senza amare amati sempre… ti prego amati sempre… ti prego amati sempre… Ricorda: amati sempre
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Sai sogno spesso di toccarti
Ma poi mi sveglio nel cuscino
E portati con te tutte le cose,
Non guardarmi con quegli occhi
Sempre vivi nei miei testi
Che mi lanciano i ricordi
Ancora adesso mi fa male
Ti sento nelle frasi della gente che cammina
Mentre parla d'argomenti
A cui forse non credeva prima
Quando cerco di cambiare in poche ore la mia vita la mattina
Ti prego amati sempre
Ricorda amati sempre
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SETTEMBRE (di Laura Ghelli, settembre 2018)
Eccomi. Come torna settembre e il suo sole prezioso così anch’io ritorno tra queste vecchie case a fotografare le ombre nette disegnate dal tramonto. Sono le case della mia infanzia, belle coloniche dalle forme solide. Un tempo, quando ero giovane, ospitavano le famiglie dei mezzadri, famiglie allargate di patriarchi, figli, nuore, nipoti, cognati. Tutti lavoravano nei campi. Era una vita dura, dura perché affidata alla terra e la terra è bassa. La terra va lavorata con costanza ogni giorno, perché ogni giorno e ogni stagione ha i suoi lavori in campagna. E alla sera, ogni sera, le mani sono più callose e i ginocchi più stanchi. Per questo dopo la guerra, quando l’Italia era tutta un cantiere ed ognuno sperava di rimarginare in fretta ogni ferita, intere famiglie si sono spostate nelle città, la mezzadria è finita e le leopoldine sono rimaste a presidiare i campi incolti.
Le case, anche quelle più grandi e ben costruite, sono davvero solide solo se sono abitate e curate. Quelle abbandonate mantengono per qualche tempo un aspetto decoroso ma poi si lasciano andare, inesorabilmente. All’inizio è solo la polvere della campagna che si accumula negli angoli e negli sguanci delle porte; poi sono le erbacce che iniziano a crescere rigogliose; poi la pioggia, che il temporale spinge a bagnare il soffitto attraverso le tegole rotte.
La pioggia bagna le travi rendendole morbide e fragili, le travi s’ incurvano sotto il peso del tetto e lo strato di tegole si affossa. All’inizio non perde la sua continuità, come una stoffa che copra un recipiente vuoto, ma dopo poco tempo le travi si spezzano, le tegole cadono e sul tetto si apre una voragine dall’orlo ineguale. A quel punto la pioggia ha campo libero, come pure il vento, che incessante trasporta terra, e foglie e semi. Semi di piante che si depositano nelle fessure. E nelle fessure germogliano, con tenere radici si insinuano nelle crepe sottili dei mattoni, nella malta disgregata dal sole. I mattoni non chiedono di meglio che ritornare terra, quello che sono sempre stati. Il legno marcisce, le travi cadono nell’erba e diventano humus, in mezzo a muri cadenti nascono e crescono alberi.
A debita distanza fotografo stanze vuote che da tempo non ospitano abitanti umani. Ogni anno torno a visitare e fotografare le stesse case e le ritrovo più incerte e cadenti. Nuovi fori sui tetti, nuovi crolli tra le pareti, rovi ed edera più estesi. Il destino della casa è di ritornare alla terra, come il destino dell’uomo. E anch’io ritornerò alla terra tra poco. Lo sento in questa fatica di vivere che ogni sera mi butta sul letto. Lo sento nell’insonnia che mi fa contare le ore e i ricordi prima dell’alba. Lo sento. E cosa cerco allora in queste rovine? Rovina tra le rovine? Ormai le preferisco alla compagnia degli uomini. Preferisco questo silenzio di sterpi, di alberi prigionieri, di pietre abbandonate e distrutte.
Eppure ci sono memorie nascoste nelle case abbandonate. Ci sono ricordi di nascite e di morti, ricordi di partenze senza ritorno. Le persone che hanno abitato qui cosa hanno lasciato? Quando i tetti crollano cosa resta nella memoria delle pietre? Ecco. Per quanto ancora dovrò tornare qui a cercarti? A sperare che queste pietre inizino a parlare. Perché in fondo ogni volta che torno qui è te che cerco.
Dicono che i fantasmi possono essere fotografati; dicono che i ricordi più vivi dei vecchi sono quelli più lontani nel tempo. Tu sei il mio ricordo più lontano, il mio ricordo più profondo.
Una volta le madri allattavano i bimbi più a lungo di oggi. Anche mia madre lo ha fatto. Non ho un ricordo consapevole di questo, solo mantengo nel cuore, molto in fondo al cuore, la percezione di uno stato di grazia. Un angelo bruno dalla spada fiammeggiante mi ha allontanato per sempre da un paradiso di cui non avevo coscienza.
Mio padre.
Che non era mio padre.
Di lui ricordo solo la rabbia, la freddezza. Non mi ha abbandonato, non ha cacciato mia madre una volta scoperto il tradimento. Non voleva perdere l’unico figlio, il maschio portatore e custode del nome di famiglia. Ma non mi ha amato. Certo che erano altri tempi e che i padri erano poco affettuosi. Ma quello che leggevo nei suoi occhi duri era solo rabbia, rifiuto, una distanza infinita. L’ho capito dopo, molto tempo dopo, quando anch’io mi sono sposato, quando ho avuto i miei figli. Ho capito allora quanto anche lui avesse sofferto. Da bambino no, non capivo. Non capivo nemmeno quanto soffrivo.
Davanti a mio padre mi sono sentito sempre in colpa, anche quando lo aiutavo nel lavoro dei campi, anche quando gli obbedivo in tutto, anche quando non facevo niente, quando dormivo, quando mangiavo. In ogni momento scontavo una colpa non mia. E non lo sapevo. Non lo potevo sapere, sapere con la mente. Mi sfuggivano le sue ragioni, i suoi sentimenti.
A quei tempi il contratto firmato contava più dell’amore tra due persone. Io non so, nemmeno adesso se i miei genitori si siano mai davvero amati, ma certo so che si sono odiati.
Anche mia madre, anche lei soffriva e odiava. E taceva, e ricordava forse. Io non l’ho mai vista ridere, ridere veramente. Eppure sarà stata qualche volta felice anche lei. Oppure la felicità era un lusso che la povertà non permetteva? La felicità è un’invenzione moderna, come l’emancipazione femminile, come gli anticoncezionali, come il divorzio. Allora chi si sposava non si lasciava, non si divideva.
Forse se avesse vissuto abbastanza, se fosse morto prima mio padre, forse allora (solo allora) avrebbe potuto parlarmi dell’altro. Dell’uomo con il quale mi ha concepito. Avrà riso con lui? Tra sguardi d’intesa e carezze rubate ci sarà stato amore? O forse sarà stato proprio quello l’unico suo amore, l’unica passione vera.
Mia madre è morta presto. L’ha colpita una scheggia durante il passaggio del fronte, era uscita dal rifugio pensando che il pericolo fosse passato. Una scheggia alla gola. L’ho vista da lontano, la terra e i vestiti inzuppati del suo sangue. Da allora luglio è diventato un mese molto triste.
E’ successo qui. L’ultimo posto che ti ha vista viva, mamma. Io non credo alle tombe, le tombe custodiscono corpi morti e se esiste un’anima di sicuro non sta in un cielo lontano ma cammina ancora su questa terra, sta nascosta nei luoghi dove ha vissuto la sua vita.
E’ per questo che continuo a fotografare queste case in rovina. Qui c’è la tua vita, quella vita che non ho conosciuto, qui ci devono essere ancora le tue risate, i tuoi pensieri, i tuoi sospiri. Ci devi essere tu, mamma, tra queste pietre. Una volta o l’altra dovrà apparire la tua ombra in queste immagini. Il tuo ricordo dentro di me è ormai impallidito e non esistono vecchie foto di te, nemmeno una. Damnatio memoriae. E’ un’espressione latina che indica la cancellazione di tutte le tracce di una persona. E’ quello che mio padre ha fatto con te. Ha fatto sparire le foto, gli abiti, ha regalato a una lontana, sconosciuta parente la tua macchina per cucire. Se avesse potuto ti avrebbe cancellato anche dalla mia memoria. Certo ha provato a farlo, ma non è riuscito ad allontanarti dai miei sogni.
Dovrà apparire la tua ombra in queste immagini, dovrà apparire il tuo volto, e finalmente potrò rivederti, mamma.
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la volpe dice al piccolo principe: “ se tu venissi, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, io dalle tre comincerò ad essere felice.” e tu, piccolo fanciullo, proprio come la volpe, che cosa aspetti? come immagini la tua vita? vuoi guidare un grande aeroplano, scalare l’Everest, portare la pace nel mondo, oppure vuoi semplicemente continuare a giocare con il tuo peluche a forma di dinosauro fino a mezzanotte? la mamma si arrabbierebbe, certo, ma sarebbe bellissimo, non credi? ricordi che papà oggi ti ha detto che se ti fossi comportato bene, domani sareste andati insieme a giocare al parco? e allora quanto desideri che domani sia già oggi, perché finalmente l’attesa sarà servita a realizzare la voglia di divertirti con i tuoi compagni di sempre? la vita è fatta di piaceri provvisori, sai? proprio come quel gelato che stai mangiando ora seduto su quella panchina, affianco a papà. crescendo imparerai, infatti, che ciò che hai alle spalle sarà sempre più irrilevante rispetto a ciò che avrai davanti a te, che le cose meravigliose che ti attendono nel tuo futuro, saranno difficili da scrutare all’inizio, ma certamente e solo alla fine con la determinazione e il coraggio un giorno riuscirai a raggiungere. nel frattempo, però, mio caro, goditi il viaggio, vivi la vita, nella vera essenza di questa espressione; considera un bene tutto ciò che possiedi ora e qui e un’incertezza tutto quello che occupa il domani; cogli l’attimo, strappa l’inutile e cerca l’eccezione; goditi questo gelato alla fragola che tieni in mano e che mangi sotto questo sole che abbaglia ed è altissimo nel cielo.. sembra non voglia mai calare, non credi? è ricoperto del velo dell’imprevedibilità il futuro. “si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c’è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme di dietro e nessuno ci aspetta..” ma allo stesso tempo corri forte senza mai arrestarti, ragazzino pieno di sogni e speranze, e risollevati quando cadrai. sollevati e fuggi più forte di prima. distingui gli incubi dai sogni buoni e impara ad attendere ciò che deve essere atteso. e non spaventarti se troverai qualche intoppo, grande o piccolo che sia, sulla tua strada. scivola via, lascia che sia. capirai, inoltre, che ad un certo punto della tua vita, ancora breve e ricca di tutta l’innocenza del mondo, che l’attesa non ti basterà più, che non ti piacerà più aspettare che la mamma torni dal lavoro la sera e non aspetterai più, con il cuore che batte forte, la mattina di Natale per scartare i tuoi regali tanto amati. quanto era bella quella macchinina telecomandata rossa e brillante, vero? “se tu sarai capace di stare senza attesa, vedrai cose che gli altri non vedono. quello a cui tieni, quello che ti capiterà, non verrà con un’attesa”, per questo motivo non potrai sempre attendere il momento propizio, il tempo migliore, ma alcune volte, il più delle volte, oserai saltare, in questa smania di anticipare il tempo stesso, per fare in modo che le tue speranze non si tramutino in disillusioni. e la volpe continua rivolgendosi al piccolo principe: “ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore.”
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TartaRugosa ha letto e scritto di: Serena Banzato (2023), Cammina, vivi, amati. Pillole per ripartire un passo alla volta, Piemme, Milano
TartaRugosa ha letto e scritto di: Serena Banzato (2023), Cammina, vivi, amati. Pillole per ripartire un passo alla volta, Piemme, Milano
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E prenditi qualcosa, faccia pure signorina
Dai permettimi di farlo, sono il solito cretino
Ma con la faccia da bugiardo
E con il cuore di un bambino
Sai sogno spesso di toccarti
Ma poi mi sveglio nel cuscino
E portati con te tutte le cose,
Non guardarmi con quegli occhi
Sempre vivi nei miei testi
Che mi lanciano i ricordi
Ancora adesso mi fa male
Ma tu amati sempre
Ti sento nelle frasi della gente che cammina
Mentre parla d'argomenti
A cui forse non credeva prima
Quando cerco di cambiare in poche ore la mia vita la mattina
Ti prego amati sempre
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Amati sempre
Sai che forse è vero
In queste sere ci pensavo
Sono sempre più sbadato
E in testa aumenta il desiderio
Di sentirmi più lontano
Ma lontano sai non ci riesco a stare
E sai che infondo è vero
L'amore va solo immaginato
E'un passo ancora non compiuto
Ed è non farlo sai il segreto
Ma se tutto resta dentro
Poi la vita sai ti chiede il conto
E poi mi sembra un po' strano
Il mondo è un gioco alla mano
E prenditi qualcosa, faccia pure signorina
Dai permettimi di farlo, sono il solito cretino
Ma con la faccia da bugiardo e con il cuore di un bambino
Sai sogno spesso di toccarti
Ma poi mi sveglio nel cuscino
E portati con te tutte le cose
Non guardarmi con quegli occhi sempre vivi nei miei testi
Che mi lanciano i ricordi
Ancora adesso mi fa male
Ma tu amati sempre
Ti sento nelle frasi della gente che cammina,
Mentre parla d'argomenti a cui forse non credeva prima
Quando cerco di cambiare in poche ore la mia vita la mattina
Ti prego amati sempre
Ricorda amati sempre
E passami la vita tra le mani
Come se passassi il sale
Come se volessi il cuore
E il cuore per averlo sai basta avercene un altro dentro
E poi mi sembra un po' strano
Il mondo è un gioco alla mano
E allora via da questo cielo che contiene i suoi pianeti
Quelli che ho cantato forte quando volevo ma non c'eri
E lascia che poi il nostro tempo non cammini sempre a tempo
Tanto più pensi a un desiderio, più lui si trasforma in vento
E la gente ci guardava come fossimo due alieni
Ed io che sono abituato a smascherare i miei segreti
Le confesso che non guardo mai i suoi occhi da vicino
Perché poi ci casco dentro
E non mi accorgo che respiro
E spegni tu la luce che io non mi reggo in piedi
Poi la spegni e vedo poco
Ma tutto è dentro le mie mani
Non ti vedo ma ti sento e il letto è diventato mare
Ti avvicini e non so stare a te vicino senza amare
Amati sempre
Ti prego amati sempre
Ti prego amati sempre
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“Sai che forse è vero in queste sere ci pensavo sono sempre più sbadato e in testa aumenta il desiderio di sentirmi più lontano ma lontano sai non ci riesco a stare
E sai che infondo è vero l’amore va solo immaginato è un passo ancora non compiuto ed è non farlo sai il segreto ma se tutto resta dentro poi la vita sai ti chiede il conto
poi mi sembra un po’ strano il mondo è un gioco alla mano
E prenditi qualcosa, faccia pure signorina dai permettimi di farlo, sono il solito cretino ma con la faccia da bugiardo e con il cuore di un bambino sai sogno spesso di toccarti ma poi mi sveglio nel cuscino
E portati con te tutte le cose, non guardarmi con quegli occhi sempre vivi nei miei testi che mi lanciano i ricordi ancora adesso mi fa male ma tu amati sempre Ti sento nelle frasi della gente che cammina, mentre parla d’argomenti a cui forse non credeva prima quando cerco di cambiare in poche ore la mia vita la mattina ti prego amati sempre ricorda amati sempre
E passami la vita tra le mani come se passassi il sale come se volessi il cuore e il cuore per averlo sai basta avercene un altro dentro
E poi mi sembra un po’ strano il mondo è un gioco alla mano
E allora via da questo cielo che contiene i suoi pianeti quelli che ho cantato forte quando volevo ma non c’eri e lascia che poi il nostro tempo non cammini sempre a tempo tanto più pensi a un desiderio, più lui si trasforma in vento
E la gente ci guardava come fossimo due alieni ed io che sono abituato a smascherare i miei segreti le confesso che non guardo mai i suoi occhi da vicino perché poi ci casco dentro e non mi accorgo che respiro e spegni tu la luce che io non mi reggo in piedi poi la spegni e vedo poco ma tutto è dentro le mie mani non ti vedo ma ti sento e il letto è diventato mare ti avvicini e non so stare a te vicino senza amare amati sempre… ti prego amati sempre… ti prego amati sempre…”
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Noi nasciamo. Veniamo nutriti. Veniamo amati. Impariamo cose. Ci vengono trasmessi dei valori. E cresciamo. In un attimo siamo proiettati nel mondo dei grandi. Siamo adulti. E ci viene detto che non è più tempo di giocare e di fare ragazzate; dobbiamo farci una carriera. Si. "Devi diventare un medico" "un avvocato" "entra in politica". "E mentre fai questo, ricordati di non deludere gli standard della società". Ci viene detto di pensare al futuro, che poi non capisco come possiamo pensare al futuro, se non sappiamo decidere del presente. E ci viene detto che dobbiamo ricordarci di quei valori che ci sono stati insegnati. I valori. Che poi, quali valori? L'uguaglianza? Il rispetto? La non violenza? L'amore? La famiglia? La condivisione? No. Non sempre. Qualcuno che si salva ancora c'è. Pochi ma buoni insomma. No. I valori con cui cresciamo ora sono altri. Fatti i soldi! Fatti una bella posizione! Fai tutto quello che serve (morale o immorale che sia) per ottenere ciò che vuoi! Rispetta solo chi ti rispetta! Lascia perdere "il prossimo", ci penserà qualcun altro! Ottieni del potere. Poi ogni tanto c'è qualcuno che esce dagli schemi. Ma si tenta sempre l'impossibile, pur di non rischiare di perdere una tessera di questo immenso puzzle. Come si può pensare di ottenere quel tanto ambito rispetto, se non si ha riguardo per niente e per nessuno? E poi magari non si riesce nemmeno a "fare carriera", a "farsi una bella posizione" e a "ottenere il potere" Non mi stupisco che poi vengono su frustrati e nervosi. Che per una piccola cosa scattano e uccidono la famiglia, picchiano uno sconosciuto per strada, o riversano il loro odio nei confronti di chi la pensa diversamente da loro. In qualche parte del mondo si combatte una guerra. Donne, uomini e bambini muoiono tutti i giorni. Ma la cosa di cui ci preoccupiamo di più, è di tenere aggiornata la nostra storia su instagram. Certo, ovvio, uno può pensare "non devo mica essere io a dover fermare la guerra". Va bene. Ma ogni persona può fare qualcosa nel suo piccolo. Aiuta un amico, saluta il tuo vicino, parla con gli altri invece che stare sempre con il telefono. Si cammina con la testa china sul cellulare e ci si perde le cose belle del mondo. Aiuta il prossimo, perché spesso capita che non ci pensa qualcun altro. Magari quel "qualcun altro" sei proprio tu e non lo sai. Vivi la vita come la desideri tu, non come l'ha desiderata qualcuno per te. Fai le tue scelte. Sbaglia. Ricomincia. Ama. Ridi. Pensa. Vivi Sii unico, perché ognuno di noi è speciale.
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to di: Serena Banzato (2023), Cammina, vivi, amati. Pillole per ripartire un passo alla volta, Piemme, Milano
Noi tartarughe amiamo camminare: nella nostra lentezza l’atto del cammino è un’esperienza che ci rende libere, a dispetto del lungo sonno che sospende la nostra attività per buona parte dell’anno. Strada facendo allarghiamo anche il campo dei nostri pensieri, inanelliamo fantasie, sogni, progetti, ci imbattiamo in incontri inattesi. Lo abbiamo imparato da David Thoreau che, dopo due anni vissuti…
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Banzato Teresa, Cammina, vivi, amati. Pillole per ripartire un passo alla volta, Piemme, 2024
Banzato Teresa, Cammina, vivi, amati. Pillole per ripartire un passo alla volta, Piemme, 2024
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