#borraccia
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arcobalenomondovionlus · 3 months ago
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Uso delle borracce nell’Evoluzione tecnologica della Mountain Bike
Le origini della mountain bike risalgono agli anni ’70 nel nord della California, Stati Uniti, dove un gruppo di appassionati ciclisti iniziò a modificare le biciclette da crociera pesanti per affrontare i sentieri di montagna. Queste prime versioni, utilizzate per discese ripide e terreni accidentati, furono conosciute con vari nomi a seconda della regione: “ballooners” in California, “klunkers” in Colorado e “dirt bombers” in Oregon. Joe Breeze, un costruttore di telai per biciclette, fu tra i primi a intuire il potenziale di queste modifiche e sviluppò quella che oggi è considerata la prima mountain bike.
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Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, le aziende di biciclette da strada iniziarono a produrre mountain bike utilizzando materiali leggeri e tecnologicamente avanzati, come l’alluminio M4. La Lawwill Pro Cruiser del 1979 fu la prima mountain bike di serie disponibile sul mercato. Il design del telaio si basava su un prototipo costruito da Don Koski utilizzando un condotto elettrico e un telaio Schwinn Varsity. Queste biciclette, vendute a circa $500, furono prodotte in una serie limitata di circa 600 esemplari.
La Specialized Stumpjumper, prodotta per la prima volta nel 1981, rappresenta un altro importante traguardo nella storia delle mountain bike. Con l’aumentare della popolarità di queste biciclette, figure come Randolph (Randy) Ross, vicepresidente esecutivo di Ross Bicycles Inc., dichiararono che le mountain bike stavano portando un cambiamento radicale nell’industria ciclistica.
Negli anni ’90 e 2000, la mountain bike è passata da uno sport di nicchia a un’attività mainstream, con un circuito di corse internazionali e un campionato del mondo. Competizioni come l’FMB World Tour e il Red Bull Rampage hanno ulteriormente elevato il profilo di questo sport, attirando una vasta gamma di appassionati.
Categorie e Design delle Mountain Bike
Le mountain bike si suddividono in quattro grandi categorie in base alla configurazione delle sospensioni:
Rigida: Mountain bike senza sospensioni anteriori né posteriori, dotate di pneumatici grandi e tassellati e manubrio dritto.
Hardtail: Mountain bike con una forcella ammortizzata per la ruota anteriore, ma con un telaio rigido.
Coda morbida: Mountain bike con perni nel telaio ma senza ammortizzatore posteriore. La flessione del telaio assorbe alcune vibrazioni.
Sospensione completa (o doppia sospensione): Mountain bike con sospensioni anteriori e posteriori, offrendo una guida più fluida su terreni accidentati.
Innovazioni nei Componenti delle Mountain Bike
Negli anni ’80, le mountain bike iniziarono a utilizzare sistemi di ingranaggi avanzati, con un numero crescente di velocità disponibili. Sebbene inizialmente fossero considerate impraticabili, le cassette a 10, 11 e 12 velocità sono ora comuni. I gruppi SRAM e Shimano hanno contribuito notevolmente a queste innovazioni, con il lancio di trasmissioni 1×11 e 1×12 che offrono una maggiore semplicità e leggerezza.
La geometria del telaio della mountain bike, con angoli critici come l’angolo di sterzo e l’angolo del tubo sella, influisce pesantemente sulla maneggevolezza e sull’efficienza della bici. Gli angoli più ripidi sono preferiti per la pedalata in salita e per una maneggevolezza più reattiva, mentre angoli più aperti offrono maggiore stabilità alle alte velocità.
Le sospensioni hanno rivoluzionato il comfort e la performance delle mountain bike. Dalle prime forcelle ammortizzate degli anni ’90 alle moderne sospensioni anteriori e posteriori, questi componenti hanno reso la guida su terreni accidentati meno stressante e più efficiente.
Freni a Disco e Design delle Ruote
I freni a disco, ormai standard nelle nuove mountain bike, offrono una potenza di arresto superiore rispetto ai freni a pattino, specialmente in condizioni avverse. Disponibili in versioni idrauliche e meccaniche, i freni a disco migliorano la sicurezza e la performance.
Le dimensioni delle ruote delle mountain bike sono evolute nel tempo, con diametri che vanno dai tradizionali 26 pollici ai più recenti 29 e 27,5 pollici. Le ruote più larghe offrono una maggiore stabilità e controllo, cruciali per le discipline tecniche come il freeride e il downhill.
Innovazioni nei Pneumatici
I pneumatici delle mountain bike variano in base alle condizioni del terreno e alle esigenze del ciclista. Pneumatici con diversi disegni del battistrada, specifici per condizioni bagnate o asciutte, offrono una trazione ottimale in varie situazioni. I pneumatici tubeless, che eliminano il rischio di pizzicature e permettono una pressione inferiore, sono diventati sempre più popolari.
Le mountain bike continuano a evolversi, con innovazioni che migliorano costantemente la performance e il comfort. Dalle sospensioni avanzate ai freni a disco, passando per le ruote e i pneumatici specializzati, ogni componente è progettato per offrire la migliore esperienza di guida possibile. Per i ciclisti di oggi, le moderne mountain bike rappresentano l’apice di decenni di sviluppo e innovazione, rendendo possibile esplorare terreni sempre più difficili con maggiore sicurezza e divertimento.
L’Importanza delle Borracce per i Ciclisti di Mountain Bike
Un elemento cruciale per i ciclisti di mountain bike è la corretta idratazione durante le escursioni. Qui entrano in gioco le borracce, che sono diventate un accessorio indispensabile. Le borracce, facili da usare e leggere, permettono ai ciclisti di mantenersi idratati senza interrompere la loro corsa.
Durante le lunghe giornate sui sentieri, le borracce si rivelano particolarmente utili. I ciclisti possono scegliere tra borracce di vari materiali e capacità, adattandole alle loro esigenze specifiche. Le borracce moderne sono progettate per essere facilmente accessibili e maneggevoli, permettendo ai ciclisti di bere senza doversi fermare.
L’uso di borracce non è solo una questione di praticità, ma anche di sicurezza. Mantenere un adeguato livello di idratazione aiuta a prevenire crampi e affaticamento, migliorando la performance complessiva e riducendo il rischio di infortuni. Inoltre, molte borracce sono dotate di sistemi di isolamento che mantengono le bevande fresche anche durante le giornate più calde, rendendo l’idratazione ancora più piacevole.
Le borracce sono disponibili in vari design e materiali, dal classico plastica al più avanzato acciaio inox. Alcune borracce sono dotate di filtri integrati, permettendo ai ciclisti di riempirle con acqua da fonti naturali lungo il percorso. Altre hanno valvole anti-perdita che assicurano che l’acqua rimanga all’interno anche sui terreni più accidentati.
L’innovazione nelle borracce continua a progredire, con nuovi modelli che offrono caratteristiche come la facilità di pulizia e la compatibilità con i supporti per biciclette. Per i ciclisti di mountain bike, le borracce rappresentano non solo un accessorio utile, ma un elemento essenziale per garantire una corsa sicura e confortevole.
In conclusione, le borracce sono un componente fondamentale dell’equipaggiamento di ogni ciclista di mountain bike, fornendo idratazione immediata e mantenendo alta la performance durante le escursioni. Con la continua evoluzione delle mountain bike e dei loro componenti, anche le borracce si adattano e migliorano, diventando sempre più efficienti e indispensabili per gli appassionati di questo sport.
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benzinazero · 4 months ago
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Come tenere l'acqua fresca nella borraccia durante un giro in bicicletta
Immagine dai Bikeitalia, guida alla scelta delle borracce per bici. Come tenere l’acqua fresca nella borraccia durante un giro in bicicletta. Ecco tre metodi: Provare con un thermos o una borraccia termica che, dopo averla riempita d’acqua, metti in frigo il giorno prima; durante la tua gita manterrà la temperatura per qualche ora; (Lato negativo: bisogna comprare un thermos o una borraccia…
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persa-tra-i-miei-pensieri · 11 months ago
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Ultima nella finale del torneo di natale 😅 vabbè al prossimo torneo carissimo club ora con addirittura le borracce personalizzate non abbiamo più scuse per non rinnovarlo vero?! Spero di sì 🎳
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veggiechannel · 2 years ago
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Sono un oggetto sempre più acquistato e ormai la maggior parte di noi usa per portare con sé l'acqua nelle borracce. Come e quali scegliere? Ne parliamo insieme al direttore di Terra Nuova Nicholas Bawtree a partire dal recente articolo sul nuovo numero di maggio della rivista.
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ilsupremomacchinista · 2 years ago
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ecobotinfo · 2 years ago
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totheecore · 2 months ago
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🗣️📢 CHE SFRANGIAMENTO DI PALLE CHE GRATTUGIAMENTO DI COGLIONI CHE TRITAMENTO DI METAFORICI ATTRIBUTI MASCHILI‼️‼️‼️
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deathshallbenomore · 2 years ago
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donna del posto deve venire a patti col fatto che il fido valigino delle dimensioni di un bagaglio a mano potrebbe non essere sufficiente per un viaggio di 11 giorni, e che pertanto potrebbe essere utile ricorrere a una valigia un po’ più capiente. donna del posto è triste. sono io io sono donna del posto
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fenicegadget · 3 months ago
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omarfor-orchestra · 1 year ago
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Mamma ha detto che me lo prende purtroppo il giornale però per un attimo ci ho creduto
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yourdirtiestdreams · 3 days ago
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Alla fine io voglio solo qualcuno con cui andare in palestra, che mentre si allena nota il mio sguardo dall'altra parte della sala e appena finisce ogni serie attraversa tutto lo spazio solo per baciarmi mentre tiene una mano sul mio culo con il braccio attorno alla mia vita e beve dalla mia borraccia, anche se non ha sete, perché vuole fare capire a tutti che come siamo arrivati, usciamo. Insieme.
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messaggioinbottiglia · 3 months ago
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La ragazza del mare
Ha una maglietta bianca con su scritto "Boston" in caratteri azzurri. Sta stesa su un grande telo e legge un volume dalla copertina rigida. Volta le pagine con calma, al riparto sotto un ombrellone dalle bande gialle e vermiglie. Vicino a lei una voluminosa borraccia semi-trasparente. A tratti si stende e guarda il cellulare: risponde a qualche messaggio, sorride. Va a fare il bagno e poi lascia gocciolare i suoi capelli corvini sulle spalle, sul petto e sul ventre. Rivolge sguardi dolci all'orizzonte e fa innamorare chiunque, per sbaglio o per fortuna, incroci i suoi occhi.
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ilsupremomacchinista · 2 years ago
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benzedrina · 4 months ago
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I primi tempi riuscivo a prendere il treno delle 7.43, timbravo alle 8.50 tipo e cominciava la mia giornata lavorativa. Poi ho virato per il treno delle 7.57, ma aveva più fermate, era più lento e timbravo per le 9.14 circa. Infine ho optato per questo bellissimo treno delle 8.14, regionale veloce, rapido e caotico, e timbro per le 9.17. Come treno è "l'ultimo disponibile", se lo perdo, e mi capita, devo chiedere un permesso per entrare più tardi perché sicuramente timbro per le 9.40. Stessa cosa per la colazione, prima facevo le cose con calma, ora, a distanza di qualche mese, è tutto concentrato. Mi sveglio alle 7.30-7.35 dopo tredici sveglie diverse (giuro) e nel giro di 30 minuti faccio colazione, vado in bagno, mi doccio, preparo lo zaino (mai farlo la sera prima, porta sfiga), riempio la borraccia, prendo il pranzo, e boh, altre cose. Il treno, ormai, lo prendo di corsa. Sono 3 settimane che alle 8.12 tipo vedo il treno arrivare in stazione e inizio a correre. 3 settimane non è casuale o saltuario, ormai è abitudine. Corro, arrivo in stazione, la porta apre al solito posto, entro in treno e lui parte. Insomma come tutte le cose della mia vita, parto benissimo e finisco per vivere al limite. Se solo mi avessero messo un po' di ansia, me la vivrei, forse meglio.
Una volta ho letto un giallo giapponese e loro, wow, sono fissati con gli orari dei treni. Infatti il libro era tutto incentrato su delle incongruenze di minuti su dei treni. Lessi le recensioni di chi l'aveva letto e non erano felic. Lo capisco, a me era piaciuto un botto perché trovavo gli orari avvincenti, lo scandire del tempo lo leggevo come se fosse presente, ma effettivamente era un giallo sugli orari dei treni.
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tatrankyy · 10 days ago
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Pensavo che sarei andata in Romania e che all'arrivo sarei andata in qualche cittadina e mi sarei comprata dei vestiti di seconda mano al mercato. Scarpe.
Una coperta. Avrei bruciato tutto quello che avevo. Il passaporto. Magari avrei semplicemente buttato i miei vestiti nell'immondizia. Cambiato dei soldi per strada. Poi sarei salita sulle montagne. Lontana dal passaggio. Per non correre rischi. Avrei attraversato a piedi la terra dei miei avi. Magari di notte. Ci sono orsi e lupi lassú. Mi sono documentata. La sera uno poteva accendere un piccolo fuoco. Magari trovare una grotta. Un ruscello di montagna. Avrei avuto una borraccia con dell'acqua per quando sarei diventata troppo debole per spostarmi. Dopo un po' l'acqua avrebbe avuto un sapore straordinario. Avrebbe avuto il sapore della musica. La notte mi sarei avvolta nella coperta contro il freddo e avrei guardato le mie ossa prendere forma sotto la pelle e avrei pregato di poter vedere la verità del mondo prima di morire. Ogni tanto di notte gli animali sarebbero venuti fino al limite del fuoco e si sarebbero aggirati nei paraggi e le loro ombre si sarebbero spostate fra gli alberi e io avrei capito che quando il fuoco si fosse ridotto in cenere sarebbero venuti e mi avrebbero portato via e sarei stata la loro eucarestia. E questa sarebbe stata la mia vita. E sarei stata felice.
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filorunsultra · 5 months ago
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Questione di scelte
Avevo deciso che con URMA ero a posto così, almeno come corridore, così appena mi è arrivato l'invito avevo rifiutato. Poi, l'altro giorno sono salito in Marzola per balisare un pezzo del percorso, in compagnia della Leti, di Ale Dellai e del Pass, e mi è venuta un po' di voglia. Diciamo che l'idea è stata del Pass. In realtà in quel momento non mi ricordavo esattamente perché avessi deciso che non l'avrei più corsa, in ogni caso si trattava soltanto di una delle mie ragioni di principio, che spesso lasciano il tempo che trovano. Così il giorno prima della gara ho cambiato idea, spinto anche un po' dai ragazzi, Vezza e Mirel, e anche se non avevo niente con cui correrla, né cibo né una cintura in cui metterlo.
“Che te frega, mona!"
Ripetendomi queste parole, il giorno dopo ho preso la borraccia, ci ho svuotato dentro un po' delle malte del Pass, mi sono messo una t-shirt e sono partito. Negli anni ho capito che correre URMA al gancio non ha molto senso, così avevo dato per scontato di correrla chiacchierando insieme a qualcuno. Sono partito come se stessi andando a correre un classico Biography Loop col TRC, lasciando gli altri andare avanti a spingere. Ho fatto i primi chilometri sparando stronzate col Metti, Jaco Bozzoli, Winner e qualcun altro che in questo momento non ricordo. Poi ho ripreso Luchino e il Pass e ho scambiato qualche parola con loro. Dopo ho preso l'Enrico Scanavin e un tipo di Milano. Poi Roby, poi il Loren. Ho fatto il primo loop correndo facile e chiacchierando con gli altri, poi, senza fare attivamente nulla, mi sono trovato da solo. Talvolta bastano due curve. A quel punto non avevo voglia di fermarmi ad aspettare e avevo dato per scontato che prima o poi qualcuno mi avrebbe ripreso, così ho fatto la salita al mio passo, senza spingere, se non l'ultimo tratto dal Doss dei Corvi a Cima Mirel, dove o corri o ti areni. Poco prima del ristoro di Cima Mirel ho incrociato Jacopino, Rigo e Rino che tornavano indietro, circa cinque minuti davanti a me. Li ho presi un po' per il culo perché mi aspettavo che fossero molto più avanti. Arrivato al ristoro mi sono infilato uno Snickers nel taschino della borraccia, ho mangiato un paio di fette di anguria e mi sono girato per tornare indietro. In discesa ho beccato tutti gli altri che salivano e ho pensato che è una delle cose più belle di URMA. Più ci ripenso e più mi viene da sorridere. Ero davvero contento. Era una bella giornata. Qualcuno deve avermi urlato che avevo Rino, Rigo e Jacopo poco avanti, ma non ho pensato neanche per un momento di provare a prenderli. Mi stavo divertendo e non era quello il giorno o il luogo per fare gara, ammesso che ci fossi riuscito. Al rifugio ho superato Rino, che nel frattempo era stato male, e sono arrivato alla fine dell'out&back senza troppe paranoie.
Il Biography inizia in discesa e la mazzata arriva solo dopo il forte Brusafèr. Pur non avendo corso troppo forte i primi 45 chilometri, sull'ultima salita mi sono piantato e salendo al rifugio ho iniziato a perdere la vista. Ogni volta che usciva il sole mi spaccavo gli occhi e mi girava la testa. Ho iniziato a sentire il fiato di Enrico dietro di me e mi sono arreso all'idea che di lì a poco mi avrebbe superato (non sarebbe successo: pur essendo poco dietro di me, in quel momento stava affrontando i miei stessi demoni).
Quest'anno i ragazzi avevano deciso di tracciare il percorso del Loop della prima edizione, che in realtà nessuno corre mai preferendo invece una variante un po' più logica e leggermente più corta. Salendo al rifugio, in quel luogo oscuro in cui mi trovavo, ho avuto una grande tentazione di tagliare strada, dichiarando i miei peccati all'arrivo e facendomi squalificare: ero talmente lesso che non mi sarebbe importato più di tanto. Poi, arrivato al bivio, mi sono sentito stupido e ho tirato dritto sul percorso giusto.
Al rifugio Maranza ho attraversato il prato e ho iniziato la discesa. In quel momento ho iniziato a pensare a tutti i momenti passati su quella strada: la prima volta a URMA cinque anni fa; la volta in cui, proprio lì, incontrai Noah per la prima volta; il giorno in cui mio nonno morì; quando registrai il miglior tempo del Biography Loop; e poi con Dakota Jones e Martina; e con Paco naturalmente, innumerevoli volte; e soprattutto quella sera, con Nic, Fabio, il Luchino e tutti gli altri. E le volte col sole, con la pioggia e con la neve.
"Fanculo, questo è il Biography Loop, non sarà qua che mi farò superare". Volevo tornare a correre bene, volevo onorare quella corsa improvvisata il giorno prima, e la gara che ha cambiato il mio rapporto con questo sport, e in qualche modo anche la mia vita. Prima ho incontrato Maria, poi Elena e Piergiorgio, li ho salutati e mi è scesa una lacrima, forse più di una. Non era il vento negli occhi. Sono arrivato alla sbarra del loop e nel frattempo ero rinato, la crisi era passata ed era giusto averla vissuta. In fondo, era a quello che serve quel loop, per rivivere la tua vita e rivederla più e più volte, scavando nel profondo. Era andato tutto bene e avevo sofferto solo lì, esattamente dovrei avrei dovuto. Non sarebbe dovuta andare diversamente da così. Sono arrivato al prato e ho girato verso il boschetto magico. Sotto il corridoio di piante che porta al boschetto ho imboccato il ponticello e poi ho visto la bandiera alla fine di quel tunnel verde. Poi si è alzato un boato e ho smesso di correre. Mi sono commosso. È andata come doveva andare, e sono stato dove dovevo essere. Per questo proverò sempre forte gratitudine.
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