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Casteldilago (Terni): Un Tesoro Medievale nel Cuore Verde dell’Umbria
Scopri il fascino di Casteldilago, un borgo incastonato tra le colline umbre, dove storia, natura e tranquillità si incontrano in un perfetto equilibrio.
Scopri il fascino di Casteldilago, un borgo incastonato tra le colline umbre, dove storia, natura e tranquillità si incontrano in un perfetto equilibrio. L’Umbria, conosciuta come il cuore verde d’Italia, offre paesaggi mozzafiato, borghi antichi e una natura incontaminata che la rendono una meta imperdibile per chi cerca una fuga dalla vita frenetica della città. Tra le sue numerose meraviglie…
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Dante e il suo fantastico viaggio 9: Dante e i personaggi dell’Purgatorio
Prima parte Seconda parte Terza parte Quarta parte Quinta Parte Sesta Parte Settima Parte Ottava Parte Prosegue il viaggio del nostro amato poeta nel Purgatorio in compagnia di Virgilio.
Due anime camminano insieme per il Purgatorio quando scorgono Dante, non sanno chi è, ma capiscono che si tratta una persona ancora viva rimanendo stupefatti di questa insolita presenza. Dante non dice loro chi sia, ma gli racconta che arriva dalla Toscana, dove c'è un fiume che nasce dal monte Falterona. Ovviamente si riferisce all’Arno, così le anime capiscono e cominciano a lanciare invettive nei confronti di quei luoghi bagnati dal fiume e divenuti maledetti e sciagurati. I loro abitanti sono oramai diventati delle bestie che sembrano vittime degli incantesimi orditi dalla maga Circe.
Quelli di Arezzo sono descritti come gente fastidiosa, patetica rozza e arrogante, tanto che il fiume con la sua ampia curva sembra volere evitare la città. Il fiume poi si avvicina a Firenze, dove i cani diventano lupi sempre più affamati e avidi. Più avanti c’è Pisa, qui si incontra la malizia, l’ astuzia e la frode, degne compagne delle volpi pisane… Una delle due anime parla poi di un suo nipote, quello che diventerà il cacciatore di quei lupi prima nominati. Li porterà alla disperazione con la sua violenza facendone le sue vittime sacrificali ed uccidendole come bestie da macello. Lordo di sangue lascerà poi una Firenze devastata, che a detta loro non sarà in grado di risollevarsi neanche dopo mille anni, tanto è precipitata in basso.
Dante è molto incuriosito dalle due anime e cerca di capire chi siano. Una di loro è l’anima di Guido del Duca. Lui stesso si descrive come un uomo pieno di invidia e di livore; per questo è qui in Purgatorio a scontare le sue colpe. Era morto da circa 50 anni, in vita era stato un gentiluomo romagnolo, signore di Bertinoro, una località nei pressi di Forlì. Il suo compagno era invece Ranieri de’ Calboli, un grande uomo politico romagnolo. Quando le anime parlano del “cacciatore di lupi fiorentini”, si riferiscono a Fulcieri de (o da) Calboli, nipote di Ranieri che dopo il ritorno dei Guelfi Neri al potere nel 1303, sarebbe diventato podestà di Firenze, Era un uomo crudele, particolarmente efferato, che avrebbe fatto uccidere molti fiorentini per impossessarsi dei loro beni. Le due anime si rivelano amareggiate, consapevoli di quanto gli ideali degli uomini delle loro terre si siano sviliti. Così, mortificate, dopo il loro sfogo e ancora oppresse da questi pensieri, pregano Virgilio e Dante di allontanarsi e permettergli di lasciarli andare con il loro dolore per la loro strada. Fulcieri fu un esponente della parte Guelfa, avversario agli Ordelaffi Ghibellini. Ricoprì cariche politiche di rilievo, come quella di podestà in diverse città tra cui Milano, Modena, Firenze e Bologna. Come podestà di Firenze nel 1303, dovette respingere il tentativo di un gruppo di esiliati Guelfi alleati con dei Ghibellini di riprendere la città. Tra loro c’era anche Dante, sotto la guida di un altro forlivese, un suo vecchio avversario: Scarpetta degli Ordelaffi. Si tratta della battaglia di Castel Pulicciano.
Pulicciano si trova su un colle a pochi chilometri da Borgo San Lorenzo lungo la via Faentina verso la Romagna. In epoca romana ospitava un castrum fortificato, del quale restano alcuni resti delle mura presso il cimitero e una cisterna sitiata sotto il sagrato della chiesa. Nel Medioevo la Contessa Matilde di Canossa fece erigere un castello, più tardi passato agli Ubaldini, teatro di una feroce battaglia avvenuta il 12 marzo del 1303. Un’iscrizione sull’esterno della chiesa di Santa Maria cita: “Questa rocca avvezza per più secoli ad assedi e battaglie, oggi nel seicentenario della morte di Dante fra i resti delle mura, accoglie il ricordo dell’assalto e della fuga di Scarpetta degli Ordelaffi con i fuoriusciti fiorentini e dell’aspra vendetta di Fulcieri de’Calboli nel marzo del 1303. Lieta dello scampo di Dante ed ora per auguri di pace guardò gli abitanti del suo Pulicciano e di Ronta 1321-1921”.
La vicenda venne narrata dai cronisti del tempo che riportano come Scarpetta degli Ordelaffi dal castello di Montaccianico si dirigesse verso Pulicciano alla testa di un esercito composto da Guelfi Bianchi esiliati e da Ghibellini, tra cui gli Ubaldini che volevano riprendere il loro castello caduto in mani fiorentine nel 1260. L’Ordelaffi, signore di Forlì Ghibellino unitosi in matrimonio con Chiara Ubaldini da Susinana, aveva accolto e protetto Dante nei primi anni dell’esilio facendolo suo segretario personale. Nella battaglia le truppe fiorentine erano guidate dal podestà Fulcieri da Calboli, esperto uomo d’arme forlivese e storico nemico degli Ordelaffi. Dino Compagni descrive i due antagonisti nelle sue cronache: Scarpetta dal carattere temperato in contrapposizione a Fulcieri, descritto invece come violento e feroce. Ovviamente i giudizi sono influenzati dalla polemica politica del tempo. Evidentemente Fulcieri doveva essere in gamba visto che i fiorentini contravvennero alla regola di cambiare il proprio podestà ogni semestre rieleggendolo per un secondo mandato consecutivo.
La battaglia si concluse con una schiacciante vittoria fiorentina. Fulcieri sconfisse i nemici che avevano preso d’assedio il castello; poi inseguì e catturò circa 500 fuggitivi e dopo averli torturati li condannò a morte. Scarpetta e gli altri riuscirono invece a rifugiarsi a Montaccianico. La vittoria di Fulcieri ebbe una grande risonanza politica, tanto da essere celebrata in un affresco commissionato dal Comune di Firenze ed eseguito a Palazzo Vecchio da Grifo di Tancredi, pittore esponente dei protogiotteschi fiorentini. Dante che aveva già avuto esperienze in battaglia, sia a Caprona che a Campaldino, molto probabilmente prese parte anche a questo scontro, almeno così sembrerebbe da alcuni riferimenti che traspaiono in un dialogo riportato nelle pagine del Purgatorio. La battaglia di Castel Pulicciano del 1302 si tenne dopo il fallimentare incontro di San Godenzo e si svolse tra Borgo San Lorenzo e Luco, questo fu il secondo tentativo dei fuoriusciti esiliati di rientrare a Firenze.
L’8 giugno del 1302 all’abbazia di San Godenzo dove era presente anche Dante, si tenne un incontro tra esuli fiorentini Ghibellini e Guelfi Bianchi che poteva cambiare le sorti della storia. L’obiettivo era di trovare un accordo con gli Ubaldini per poter rientrare a Firenze, in quel tempo dominata dai Guelfi Neri. L’incontro non ebbe successo e portò in seguito ad uno scontro tra Bianchi e Neri, in cui i primi vennero sconfitti. Fu in questa occasione che Dante maturò la decisione di staccarsi dai compagni fiorentini, ritenuti “compagnia malvagia e scempia”. Un anno dopo questo scontro nel 1303, Scarpetta degli Ordelaffi entrò in possesso di Borgo San Lorenzo, legato a Firenze. Seguì a questo fatto la battaglia della Lastra, un sanguinoso scontro avvenuto il 20 luglio del 1304 nelle vicinanze di Firenze, quando i Guelfi Bianchi furono sconfitti dai Neri nel tentativo di rientrare a Firenze. In seguito il castello di Montaccianico divenne, con le città di Pistoia e Bologna, un baluardo della lotta contro i Neri fiorentini e i loro alleati. Lo scontro si prolungò fino al 1306 quando con il voltafaccia di Bologna e la caduta di Pistoia, il Comune di Firenze e gli alleati tentarono un’azione risolutiva nei confronti degli Ubaldini e della loro roccaforte. Dopo quattro mesi di assedio i fiorentini ottennero la resa di Montaccianico pagandola però a caro prezzo. Ottennero due parti del castello con un esborso di 15.600 fiorini d’oro. Questo presidio cittadino avrà il compito di sostituire gli Ubaldini nel controllo diretto della popolazione.
Riccardo Massaro Read the full article
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Caserta: arte, storia e natura
Caserta, capoluogo della provincia omonima in Campania, è una città ricca di fascino e storia che vanta un patrimonio artistico, culturale e paesaggistico di inestimabile valore. Situata ai piedi del Monte Partenio, Caserta si propone come meta ideale per un soggiorno all'insegna della scoperta e della meraviglia. Un tuffo nella storia Le origini di Caserta risalgono all'epoca medioevale, quando era un piccolo borgo fortificato. Nel XVIII secolo, la città conobbe un periodo di grande splendore grazie all'intervento del re Carlo III di Borbone, che commissionò la costruzione della Reggia, un capolavoro di architettura barocca che rappresenta ancora oggi il simbolo della città. La Reggia, con i suoi sontuosi appartamenti reali, i giardini incantevoli e il magnifico parco, è Patrimonio dell'Umanità UNESCO e merita una visita approfondita. Tra arte e cultura Oltre alla Reggia, Caserta offre ai visitatori un ricco panorama di musei, monumenti e luoghi di interesse culturale. Tra questi, il Museo Campano, che custodisce una vasta collezione di reperti archeologici provenienti da tutta la Campania, e la Biblioteca Palatina, con i suoi preziosi manoscritti e volumi antichi. Da non perdere anche il Teatro San Carlo, uno dei più antichi teatri d'opera d'Europa, e il Duomo di Caserta, con la sua facciata barocca e le opere d'arte conservate all'interno. Natura incontaminata di Caserta Caserta è circondata da un ambiente naturale di grande bellezza. Il Parco Nazionale del Partenio (che si estende tra Avellino, Napoli e Caserta), con i suoi sentieri escursionistici e le sue vette panoramiche, offre agli amanti del trekking e della natura un vero paradiso. L'Oasi di San Silvestro, invece, è un'area protetta dove è possibile ammirare diverse specie animali, tra cui daini, cinghiali e lupi. Tradizioni e sapori La gastronomia casertana è ricca di sapori e profumi autentici. Tra i prodotti tipici più rinomati troviamo la mozzarella di bufala campana DOP, prodotta nella vicina Piana del Sele, e la Casatella di Trentola-Roccamonfina DOP, un formaggio dal sapore delicato e dalla consistenza cremosa. Da non perdere anche i vini DOCG della provincia di Caserta, come il Caserta DOCG e il Sannio DOCG, e i dolci tipici, come i pasticcini di San Martino e la pastiera di Caserta. Caserta oltre la città La provincia di Caserta offre ai visitatori anche un itinerario ricco di borghi pittoreschi e siti archeologici di grande interesse. Tra i borghi da non perdere troviamo Aversa, con il suo centro storico medievale e il Duomo normanno, e Teano, famosa per la battaglia che segnò la fine del regno borbonico. Gli amanti dell'archeologia, invece, potranno immergersi nella storia visitando i siti di Capua antica, una delle città più importanti dell'antica Roma, e di Santa Maria Capua Vetere, con il suo anfiteatro secondo solo al Colosseo per grandezza. Un luogo da vivere Caserta è una città che sa conquistare i suoi visitatori con il suo fascino discreto, la sua atmosfera accogliente e la sua ricca offerta di bellezze naturali, storia, cultura e tradizioni. Che siate amanti dell'arte, della natura, della gastronomia o semplicemente alla ricerca di un luogo dove trascorrere un soggiorno rilassante, Caserta ha qualcosa da offrire a tutti. Foto di alex1965 da Pixabay Read the full article
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Pereta un antico castello aldobrandesco
di Salvina Pizzuoli Pereta Siamo a Pereta un borgo fortificato a dieci chilometri da Magliano in Toscana nella bella Maremma, sulla strada che porta a Scansano. Come l’abbiamo scoperto? Come tutte le gradite sorprese, quasi per caso… La Toscana e la Maremma pullulano di questi piccoli borghi più o meno suggestivi, più o meno integri. Pereta è davvero singolare. … continua a leggere Pereta…
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I LUOGHI DELL'ANIMA
Il viaggio di oggi ci porta in un luogo mai illustrato e citato a dovere, ma che in realtà conserva molto della sua magia e della sua suggestione di bellezza nonostante il tempo che passa propenda più per uno sviluppo non solo "urbano" ma pure tecnologico ed anche esasperato per una incontrollata gestione del territorio.
Siamo in Umbria, sulle sponde del Lago Trasimeno e precisamente a San Savino che invitiamo a conoscere in questo articolo e al link al termine della lettura.
In prossimità del'emissario artificiale del lago Trasimeno, su un piccolo colle, sorse, per volontà di Piero degli Atti di Todi, nel 1006 un monastero fortificato dedicato a San Savino, santo martire di Sulmona. In quel periodo di guerre continue però che opponevano Perugia alle confinanti città toscane, il castelletto fu abbattuto e perfino il monastero sparì, tanto che nel censimento del 1282 il luogo è indicato come 'villa', cioè borgo, abitato da sole 14 famiglie. Nel 1310 il Comune di Perugia fece fortificare di nuovo il paese, provvedendolo di mura elicoidali con un alto cassero triangolare, uno dei tre masti a tre lati delle fortezze del Trasimeno (con Passignano e Castiglione del Lago). Per ripopolare il paese Perugia offrì anche un ''casalino", cioè una piccola casa a quanti volessero andare a risiedervi.
Nei periodi di crescita del lago, San Savino restava facilmente isolato, e ciò offriva una maggiore sicurezza per il difficile accesso al colle. La cinta muraria si è conservata in buone condizioni ed il monumentale cassero, se pur danneggiato, mantiene ancora la sua imponenza. In cima al cassero era nato un olivo che crebbe notevolmente, finché un paio di decenni or sono fu dovuto abbattere perché minava la sicurezza della torre.
Vicino alla base del piccolo colle c'è la paratoia dell'emissario artificiale del lago Trasimeno, costruito dai Romani e fatto ripristinare ai primi del 1400 da Braccio Fortebracci da Montone, all'epoca Signore di Perugia.
Cenni storici
Nonostante numerosi ritrovamenti archeologici attestino significative presenze di insediamenti altomedievali intorno alle colline che abbracciano la costa orientale del Trasimeno, il primo documento che menziona l’esistenza del piccolo borgo di San Savino data al 1006, quando, per iniziativa del conte Pietro Attone, della nobile famiglia degli Attoni di Todi, sorse sulla cima di questo colle semideserto un monastero, dedicato al santo martire di Sulmona, di cui oggi non rimane traccia alcuna se non nella toponomastica del borgo. A protezione del convento e dei suoi monaci lo stesso conte Attone iniziò la costruzione della fortezza a base quadrata, a una sola porta d’ingresso con arco a sesto acuto e una sola torre dall’insolita forma triangolare, probabilmente suggerita dalla geomorfologia del sito. Completato definitivamente intorno al 1180, il castello di San Savino fu ben presto travolto dai decenni di continue guerre e passaggi di eserciti che insanguinarono il contado perugino fino alla fine del XIII secolo, costringendo la città capoluogo impegnata nello sfibrante braccio di ferro con la vicina Cortona, a ricostruirne all’inizio del secolo successivo, le mura difensive, dotandole di merlature. La posizione elevata, dominante l’intero versante sud orientale del Trasimeno, rappresenta la testimonianza più immediata della funzione difensiva di importanza strategica per Perugia e il suo contado subito affidata al castello di San Savino, che insieme agli altri borghi fortificati della costa, costituiva un organico sistema di controllo per una zona economicamente importante e militarmente pericolosa, data la vicinanza al confine politico col libero feudo di Castiglione del Lago, per tutta l’età medievale e moderna nervo scoperto del contrabbando cerealicolo e ittico fra il comune di Perugia prima e lo Stato Pontificio poi, e il Granducato di Toscana. La cronica emigrazione che aveva colpito il borgo a causa delle guerre, riducendo la popolazione quasi esclusivamente ai monaci del convento, costrinse le autorità municipali perugine a emettere una serie di provvedimenti organici che garantivano il possesso di case e il godimento di particolari benefici agli abitanti delle vicine zone di Pian di Carpine e di Montecolognola che avessero voluto trasferirsi al castello di San Savino.
Il risultato di questa operazione politica, dettata ancora una volta dalla necessità di mantenere il controllo della costa del lago, fu però piuttosto deludente: i magionesi non si mossero. Furono invece gli abitanti dell’Anguillara e delle vicine località lacustri a riedificare le case interne alle mura del Castello e a iniziare una prima espansione edilizia anche fuori dalle mura. Attività di importanza strategica per l’economia della zona, la pesca nel Trasimeno attirò subito le attenzioni dell’amministrazione pontificia, a tal punto da spingere papa Paolo V nel 1566 ad emanare una Costituzione con cui ordinava la costruzione e il mantenimento di un porto immediatamente a ridosso del colle e ad esclusivo servizio degli abitanti del paese, di cui oggi resta soltanto un pallido ricordo nel porticciolo, sede della lavorazione della canna palustre, nei pressi dell’oasi naturalistica. La centralità della tutela del Trasimeno nell’economia dell’amministrazione del libero comune perugino, della provincia pontificia, dello Stato unitario è testimoniata dalla costruzione dell’emissario proprio ai piedi del castello. Il 21 maggio 1462 l’acqua del lago iniziò il suo nuovo corso, dopo quello datole dai romani, per opera di Braccio Fortebraccio.
Dopo i dibattiti sette-ottocenteschi legate alla ipotesi di prosciugare il lago, alla fine del secolo XIX, il 9 marzo 1896, presero il via i lavori per un’ulteriore e moderna sistemazione dell’emissario: l’inaugurazione di questa importante opera fu festeggiata con una cerimonia ufficiale a San Savino, che ospitò in quell’occasione i ministri del tesoro e delle finanze, il sottosegretario di stato per i lavori pubblici, senatori e deputati in gran numero, il sindaco di Perugia, nonché i giornalisti dei principali quotidiani nazionali. Se del monastero da cui il paese ha preso il nome, oggi non resta nulla, anche le due chiese parrocchiali entrambe interne al castello, la Chiesa di Santa Maria Maddalena e della Madonna del Rosario, non esistono più, soppresse nel 1889 e sostituite dalla nuova chiesa fuori le mura, costruita a metà del XVIII secolo e consacrata al Santo eponimo dal vescovo Franco Riccardo Firmiani. Nei suoi interni si può ammirare un bellissimo crocifisso in legno, oggetto di devozioni popolari, mentre sopra l’altare maggiore spicca una tela raffigurante San Savino che assiste un malato, su cornice di stile barocco.
Al link successivo potrete venire indirizzati ad altro sottolink che vi indirizzano ai luoghi più suggestivi e interessanti di San Savino.
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Presepe Monumentale 2023 a Città della Pieve
Come ogni anno è molto atteso l’evento clou del Natale di Città della Pieve, nel cuore dell’Umbria, che è il Presepe Monumentale del Terziere Castello, giunto alla 57a edizione, un percorso visitabile dal 25 dicembre al 7 gennaio che combina creatività e tradizione secolare del presepe umbro. Molto particolare anche il Calendario dell’Avvento Luminoso realizzato dal Terziere Casalino che, tutte le sere alle 18 e fino al 24 dicembre, vedrà nella piazzetta del pozzo le finestre luminose aprirsi e svelare la loro storia. Inoltre nei weekend sarà possibile gustare le prelibatezze del Ristoro dell’Elfo e divertirsi con il Ludobus e in Via Vittorio Veneto ci saranno come ogni anno i Mercatini di Natale a cura dell’Associazione Città della Pieve Promotion, oltre tanto intrattenimento per grandi e piccoli con spettacoli teatrali a tema, musical, laboratori e spettacoli di magia. Pur sviluppatasi dall’età medievale, Città della Pieve conobbe senz’altro la presenza umana almeno sin dall’epoca etrusca, confermata da numerosi rinvenimenti archeologici.. In epoca romana, il colle dove sorge il borgo fu noto come Monte di Apollo, per la presenza di un tempio dedicato al dio del Sole. Le prime origini della futura Città della Pieve come centro abitato risalgono, tuttavia, al VII secolo d.C., quando cadde sotto la dominazione dei Longobardi, che fortificarono il colle, posto ai confini del Ducato di Tuscia, in funzione di avvistamento della città di Perugia. Nel centro fortificato fu realizzata una chiesa intitolata ai Santi Gervasio e Protasio, martiri assai venerati presso i Longobardi. Il piccolo castrum conobbe poi un sensibile incremento demografico e, attorno all’anno Mille, sotto l’egida di Perugia, fu munito di una cinta muraria ed elevato a castello, assumendo il nome di Castel della Pieve. Nei decenni il borgo crebbe ulteriormente, grazie allo sviluppo dei commerci e delle attività economiche, fra cui la produzione del laterizio e la lavorazione del ferro battuto, nonché di un tessuto assai pregiato e ricercato come il panno cremisi. Nel 1188, Castel della Pieve cadde sotto la dominazione di Perugia, che la pose a controllo del Chiugi e nel 1228, approfittando del conflitto scoppiato fra le truppe imperiali e senesi e le città di Orvieto e Perugia, il borgo si ribellò, proclamandosi libero comune sotto la protezione dell’imperatore Federico II di Svevia. Perugia nel 1250, dopo la morte di Federico II, riprese il comando del borgo e, per evitare una nuova ribellione, il governo vietò che Castel della Pieve potesse ulteriormente espandersi perché non diventasse ancor più potente. Tra il 1448 ed il 1450, nacque a Castel della Pieve Pietro Vannucci, noto come il Perugino, fra i più celebri artisti del Rinascimento italiano, di alcune delle cui opere si sarebbe arricchita anche la sua città natia. Nel 1529 papa Clemente VII pose Castel della Pieve sotto il controllo pontificio e, nel 1600, il castello fu elevato da papa Clemente VIII a Città, così il toponimo divenne Città di Castel della Pieve, che a breve, per e per l’eccessiva somiglianza con Città di Castello, divenne Città della Pieve. Sul finire della prima metà del XVII secolo, le ambizioni di dominio da parte di papa Urbano VIII sul Ducato di Castro condussero ad un conflitto che coinvolse anche Città della Pieve. Nel 1643 il borgo, difeso da un piccolo contingente papale comandato da Frizza Napolitano, fu espugnato dall’esercito toscano, guidato dal principe Mattias de’ Medici e dal condottiero aretino Alessandro Dal Borro. L’occupazione toscana durò oltre un anno, fino a quando Città della Pieve non tornò nel dominio pontificio. Da allora rilevanti interventi architettonici e la bonifica della Val di Chiana impressero a Città della Pieve l’aspetto odierno, nel quale, in un impianto urbanistico di origine medioevale, si sono alternati tesori rinascimentali, barocchi, manieristi, rococò e neoclassici tutti da scoprire. Read the full article
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CASELLE DI FORNOVO - VAL TARO
Una bella casa-torre lungo la via francigena.
Caselle, piccolo borgo rurale sulle colline di Fornovo Taro, con le sue costruzioni tutte addossate alla casa-torre che si eleva al centro: visto da dietri, sembra quasi un tutt'uno, pare un gran borgo fortificato. Visto frontalmente ci rendiamo conto che non è così, ma la casa-torre è ben conservata, ben ristrutturata e molto bella, con una meridiana sulal facciata, e si trova ora sul percorso della Via Francigena. Non ho trovato particolari informazioni su questa località, per ora, ma solo questa descrizione in una vecchia guida turistica: "A Caselle si può ammirare la tipica corte dei Marchetti in muratura di sassi che nonostante le aggiunte e le modifiche rivela la sua originale grandiosità accentuata nell'altana a tre archi che si erge nel mezzo, sopra il portone d'ingresso."
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Albergo Diffuso S. Stefano di Sessanio https://www.design-miss.com/albergo-diffuso-s-stefano-di-sessanio/ S. Stefano di Sessanio è un borgo medievale fortificato che si trova in Abruzzo, a 1250 metri sul livello del mare, a pochi chilometri dall’Aquila, all’interno del Parco Nazionale del […]
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Lecce Outdoor Sport Experiences: il programma delle esperienze outdoor nelle marine
Lecce Outdoor Sport Experiences: il programma delle esperienze outdoor nelle marine. Un programma annuale delle esperienze all’aperto che si possono fruire nelle Marine di Lecce (San Cataldo, Frigole, Torre Chianca, Spiaggiabella) tutto l’anno, rivolte ai turisti e, in generale, a tutti coloro che vogliono provare l’emozione dell’immergersi nella natura incontaminata della macchia mediterranea a due passi dalla città di Lecce. È Lecce outdoor sport experiences, progetto nato dall’incontro, ad inizio 2023, di un gruppo di Associazioni sportive leccesi nell'ambito del progetto “Connect Aics:la forza della rete”. Grazie al supporto di esperti Aics (Associazione Italiana Cultura e Sport) le associazioni sportive hanno fatto rete e messo a punto un pacchetto di attività legate agli sport acquatici, al mare e all’esplorazione e alla conoscenza del territorio da offrire attraverso le strutture ricettive del capoluogo ai turisti che visitano la città e le sue marine. Di seguito le attività che sono parte di Lecce outdoor experiences: bike tour “Da Lecce ad Acaya passando per la riserva” , “Tra borghi, mare e sapori” e “Dal borgo al bosco della Cervalora”; il percorso mountain bike “Riserva naturale e borgo fortificato”; le escursioni “Trekking a Frigole, la riserva naturale e il bacino di Acquatina”, “Trekking a Frigole, Bosco della Lizza e Macchia del Pagliarone sul sentiero dei rapaci”, “Trekking a San Cataldo, la riserva naturale e le saline sul sentiero di Adriano”; i minicorsi “Windsurf experience a San Cataldo”, “Sup experience a San Cataldo”, “Wingfoil experience a San Cataldo”; le immersioni “Apnea (per esperti) a San Cataldo e Frigole”, “Snorkeling a Frigole e San Cataldo”, “Immersione con autorespiratore a San Cataldo e Frigole”; le lezioni “Nuoto in acque libere a Torre Chianca”, “Sup & Yoga experience a San Cataldo”, “Vela experience a San Cataldo”, “Surf experience a Frigole”, “Yoga e surf a San Cataldo”, “Kitesurf experience a Frigole”; i corsi “Scuola Vela a San Cataldo”. La creazione del netwok dunque ha consentito di mettere a punto per la prima volta sul territorio delle marine leccesi un’offerta turistica sportiva integrata, capace di essere attrattiva non solo per il fruitore finale, ma anche per le strutture ricettive che sono alla ricerca di attività complementari da inserire nella propria proposta turistico-ricettiva per darle ulteriore valore. Le attività di Lecce outdoor sport experiences coprono non solo i mesi estivi ma si protraggono fino al 31 dicembre: lo sport e le attività outdoor, infatti, possono essere una fortissima leva di destagionalizzazione dei flussi turistici. Sararanno comunicate in italiano ed inglese attraverso brochure e materiali digitali con una campagna di promozione e all’interno degli info point turistici della città, oltre che all’interno delle strutture ricettive che vorranno farlo. Si parte domenica 14 maggio, dalle ore 9 alle ore 13, presso il Centro sociale comunale di piazza Bertacchi a Frigole, con il primo open day: qui operatori turistici di Lecce e provincia interessati a integrare con le attività outdoor la propria offerta potranno incontrare le Associazioni sportive che aderiscono alla rete, conoscere le attività inserite nel programma e averne dimostrazione. Lecce Outdoor Sport Experiences è stato ideato dal Comitato Provinciale di Lecce AICS e ad esso hanno aderito l’Associazione Naturalmente Salento, Puglia Wine Experience, l’Associazione Tre Oceani Paddle Surf Center, Cpk Sma Società Cooperativa, Asd Marina di San Cataldo, Asd Locals Crew, Asd Circolo della Vela Marina di Lecce, Asd The free spirit, Asd I Corsari, Asd Snalsea, Aps Todo Modo. “Dal 2017, con i primi incontri di partecipazione sulla rigenerazione delle marine, abbiamo affermato l’idea che Lecce è il suo mare e con il Contratto istituzionale di sviluppo abbiamo trasformato questa visione in progetti già finanziati che vedranno la luce nel prossimo futuro – dichiara il sindaco Carlo Salvemini – dobbiamo essere consapevoli che la linea di costa di Lecce è lunga il triplo di quella di Riccione, è caratterizzata da spiagge meravigliose, ma non solo. La nostra costa è racchiusa tra l’oasi naturalistica delle Cesine, la riserva biogenetica di San Cataldo, i siti di interesse comunitario di Acquatina, di Torre Veneri, di Rauccio, i boschi, i paesaggi culturali della bonifica di Frigole, le torri costiere. È un territorio che per estensione e ricchezza non ha eguali. Oggi una rete di associazioni che si dedicano allo sport e al benessere, consapevole di questo valore, si attiva per sistematizzare e offrire una ricca offerta di attività mettendosi da subito al fianco del settore turistico ricettivo. È un progetto senza precedenti per Lecce, che ha l’ambizione di consolidare una nuova linea di sviluppo sostenibile per le marine e la città”. “Questo progetto nasce da lontano, dal nostro primo insediamento nel 2017 quando con Carlo Morelli ci chiedemmo come poter promuovere gli sport acquatici e non nelle marine, facendoli diventare un'ulteriore leva turistica coerente con la visione dell'Amministrazione comunale di Lecce città di mare – dichiara l’assessore allo Sport e al Turismo Paolo Foresio – Ricordo che alle prime fiere di settore turistico, quando abbiamo cominicato a parlare del mare di Lecce, molti operatori italiani e stranieri ignoravano che ci fosse altro in città oltre l'arte e il Barocco. Adesso che Lecce Outdoor Sport Experience è diventato un programma di iniziative che riunisce 11 associazioni diverse e copre tutto l'anno la mia intenzione è presentare questa articolata offerta alle fiere di settore del TTG e della Bit”. “L’idea di mettere in rete le esperienze outdoor che è possibile vivere nelle marine leccesi, e le associazioni che le offrono, è il frutto della consapevolezza del valore che queste attività possono avere nell’ambito dell’offerta turistica del territorio leccese, una considerazione che è supportata da studi e da iniziative come Btm Puglia, a cui ho partecipato di recente – dichiara Carlo Morelli, delegato agli sport nautici del Coni Puglia e già Delegato regionale della Federazione Sci Nautico Wakeboard e Surfing – ringrazio Matteo Pagliara, Presidente di AICS Lecce, che ha accolto la proposta e avviato i lavori. Come Delegato agli sport nautici del Coni Puglia ho sempre cercato di creare sinergia tra le varie Federazioni ‘del mare’ e anche con gli Enti di Promozione sportiva. Sono davvero soddisfatto di essere riuscito a far partire questo progetto dalla mia città natale e spero che in futuro, grazie al lavoro di Aics e al contributo del Coni e di tutte le Federazioni ed Istituzioni interessate lo si potrà replicare ed estendere a tutto il territorio pugliese.” “Grazie all'opportunità concessaci dal Bando Puglia Capitale Sociale 3.0 della Regione Puglia, come Aics abbiamo potuto mettere in rete le associazioni sportive a noi affiliate, incoraggiando la costruzione di un’offerta turistica legata ad attività ed eventi di promozione sportiva – dichiara Matteo Pagliara, presidente provinciale di Aics – crediamo che dare vita ad una offerta turistica che sia in armonia con l’ambiente, la comunità e la cultura locale, sia un risultato importante che può consentire alle marine leccesi di essere beneficiarie e non vittime dello sviluppo turistico. Aics, del resto, lavora da anni per la promozione della filiera turistica legata allo sport attraverso un proprio tour operator Aics Turismo e il Comitato Provinciale di Lecce, da due anni, ha coordinato la realizzazione della tappa salentina di It.a.ca.- Festival del turismo responsabile”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Serra San Quirico; Antico borgo medievale fortificato
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Il presepe del “Borgo di Mola” della mostra presepiale allestita dall'Associazione Hormiae
Presepe Borgo di Mola - foto di Pietro Zangrillo Tra i presepi allestini nella mostra della Corte Comunale dell'Associazione Hormiae si intravede il luogo della Torre di Mola. Infatti, con gli anni Via Abate Tosti è divenuto il centro della movida formiana, un quartiere che ha un guardiano di pietra vigile e attento: La Torre di Mola. La possente struttura circolare merlata è alta 27 metri, con un di 15 metri. Essa risale al XIII secolo e voluta dal re di Napoli Carlo D'Angiò, l'attuale struttura è tutto ciò che resta di un complesso fortificato che è stato distrutti dai bombardamenti che hanno raso al suolo la città durante l'ultimo conflitto mondiale. A metà del 15400, il complesso passa nelle mani dei conti Caetani di Aragona, nella fattispecie Nicola, figlio di Onorato II Caetani. I Conti Caetani detennero la loro titolarietà del bene fino al 1805, con il titolo di Conti di Castelmola, i quali hanno modificato nel corso del tempo la struttura a fini residenziali. Agli inizi del 1800, con l'arricvo delle truppe napoleoniche nel Regno di Napoli, la cui coirina venne cointa da Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone Bonaparte, il diritto dei caetanoi venne disconosciuto e il Castello fu abbandonato fino al 1815 quando i francesi vennero sostutuiti dalla casa dei Borboni, detentori della corona legittima del regno di Napoli, poi divenuto con la Restaurazione Regno Delle Due Sicilie. Nel 1880 l'ultimo erede della famiglia Caetani, il Conte di Castelmola Onorato XII, decise di restaurare l'antico fortilizio e la residenza ad essa annessa inserendo per l'occasione anche un portale in marmo risalente al XVI secolo, di fattura rinascimentale, comprato all'asta a Gaeta dopo l'assedio del 1861, proveniente dal palazzo Guastaferri di paizza Cavallo. Il fdortilizio venne abbandonato di nuovo dopo le vicende della Seconda Guerra Mondiale, in quanto il complesso era poco più che un cumulo di macerie, ma ancora di proprietà privata. Venne infine acquistao dalla provincia di Latina che lo ha restaurato, arredato e donato nel 2012 alla Città di Formia. Da tener presente che durante i lavori di restauro, è stato scoperto che il fortilizio medievale è stato elevato sui rersti delle Terme Romane ivi presenti, con i resti ancora visibili della pavimentazione in vetro trasparente, utilizzata su molti ambienti del piano terra, che mettono in evidenza una parte del calidarium e del frigidarium e dei canali di scorrimento delle acque calde e fredde. Read the full article
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Candelo ed il Ricetto
Avete mai visitato Candelo (Biella)? Se la risposta è sì, probabilmente le prime cose che avete visto sono state la Chiesa di Santa Maria Maggiore sorta prima dell’anno Mille ed il campanile posizionato alla sua destra.
Tuttavia, il luogo più noto è il Ricetto, cioè il borgo medievale fortificato costruito tra il XIII ed il XV secolo dove venivano accumulavano i beni (foraggi, vini, ecc.) del signore locale o della popolazione e dove, occasionalmente, si ritirava la popolazione stessa in caso di attacchi dall'esterno.
Quello di Candelo è uno degli esempi meglio conservati di ricetto sia in Piemonte sia in Europa ed i suoi ambienti così particolari sono stati scelti diverse volte dai registi, persino da Dario Argento, come set di fiction e film. Passeggiando tra il reticolato di rue potrete vedere antiche mura, torri, botteghe varie con prodotti artigianali o tipici della zona ed ambienti che raccolgono gli arnesi di una volta.
Durante l’anno il Ricetto si anima grazie a diversi eventi come mostre, mercatini, spettacoli, musica, ecc. Io vi segnalo “Candelo in Fiore” che viene organizzato ogni 2 anni: in quel periodo il borgo viene addobbato con fiori colorati portando un po’ di primavera.
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Sillico (Lucca). Sul finire della scorsa estate abbiamo soggiornato in questo piccolo borgo in Garfagnana, un osservatorio ideale su tutta la valle, in posizione strategica e in diretto rapporto visivo con il borgo fortificato di Castiglione di Garfagnana e la Fortezza di Mont’Alfonso a Castelnuovo Garfagnana. Per arrivare a Sillico c'è un po' di strada tutta curve da fare, ma la vista da lassù merita veramente. Seguici su TikTok: https://ift.tt/2YHn13n
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Castelli della Campania: Un Viaggio tra Storia e Leggenda
La Campania, terra ricca di storia e cultura, vanta un patrimonio di castelli medievali che raccontano le vicende di un passato affascinante. Dalle rovine suggestive alle fortezze maestose, queste dimore storiche offrono un viaggio indimenticabile tra epoche diverse, tra battaglie epiche e intrighi di corte. Un tuffo nel Medioevo Sulle colline che dominano il golfo di Napoli, sorge il Castel Sant'Elmo, una fortezza inespugnabile voluta da Carlo I d'Angiò. La sua struttura imponente, con la caratteristica pianta a stella, offre una vista mozzafiato sulla città e sul mare. A pochi passi dal centro storico, si trova invece il Maschio Angioino, un castello normanno-svevo che ha visto susseguirsi regnanti e dinastie. Le sue sale ospitano oggi il Museo Civico, con opere d'arte e reperti archeologici di inestimabile valore. Sulle tracce dei Longobardi Salendo verso la costiera amalfitana, si incontra il Castello di Arechi, una fortezza longobarda che domina la città di Salerno. Le sue mura possenti racchiudono un museo archeologico con reperti di epoca romana e longobarda. Un'altra tappa imperdibile è il Castello di Lettere, situato nell'omonimo borgo medievale. La sua storia è legata alla leggenda di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, che qui trovò rifugio durante i moti del 1848. Fortezze costiere e borghi incantati La Campania è ricca anche di castelli costieri che, in passato, proteggevano le città dalle incursioni saracene. Tra i più suggestivi, il Castello Aragonese di Ischia, un imponente complesso fortificato che sorge su un isolotto vulcanico. Collegato alla terraferma da un ponte, il castello ospita oggi un museo archeologico e diverse mostre d'arte. Merita una visita anche il Castello di Baia, situato nell'omonima località flegrea. Le sue rovine, immerse in un parco archeologico di grande bellezza, raccontano il fascino di un'antica città romana. Un'esperienza indimenticabile Visitare i castelli della Campania significa immergersi in un'atmosfera magica e suggestiva. Tra mura merlate, torrioni e giardini segreti, si possono rivivere le atmosfere del Medioevo e scoprire storie di dame e cavalieri, battaglie e conquiste. Un'esperienza imperdibile per gli appassionati di storia, cultura e leggende. Oltre ai castelli menzionati, la Campania offre una varietà di altre fortezze da esplorare: - Castello di Gesualdo: Un castello normanno situato nell'Avellinese, famoso per essere stato la dimora del principe Carlo Gesualdo da Venosa, compositore e musicista. - Castello Lancellotti: Un castello medievale situato a Lauro, in provincia di Avellino, con un museo che ospita opere d'arte e reperti archeologici. - Rocca dei Rettori: Una fortezza medievale situata a San Felice a Cancello, in provincia di Caserta, con una vista panoramica sulla valle del Volturno. Foto di Didier da Pixabay Read the full article
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La Pieve di Santa Innocenza e la grancia di Piana
Siamo in Val d’Arbia a pochi chilometri da Buonconvento anche se tra strade bianche, castelli, fattorie fortificate, ci si sente fuori dal mondo e diventa facile entrare in atmosfera medievale. A tale periodo infatti risalgono le imponenti costruzioni che andiamo a visitare da vicino. È un borgo fortificato con una pieve e una grancia dell’antico Spedale di Santa Maria della Scala di Siena che…
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Tra orti e frutteti cui il vento porta l’odore del mare, sorge il villaggio fortificato di Moresco (FM), chiuso dal profilo di una torre eptagonale che sembra la bizzarra prua di un nave arenata in collina. All’altro capo del paese risponde la torre dell’Orologio e in questo gioco di rimandi e messaggi si svolge la vita del borgo. https://borghipiubelliditalia.it/borgo/moresco/ @borghitalia Photo by @_alex85__ #borghitalia #borghipiubelliditalia #ilikeitaly #italianvillages #borghiviaggioitaliano #marchetourism #Moresco #Fermo #Marche #italia #italy (presso Moresco) https://www.instagram.com/p/CL6PlCnLADj/?igshid=zay6o8xi9qr5
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