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La cascata del Rio del Bastardo

Presso Roccamurata sfocia un piccolo torrente segnato sulle carte come "Rio del Bastardo", le sue acque scendono dalle scoscese pendici ofiolitiche del Groppo di Gorro e formano un ambiente selvaggio, affascinante e a tratti difficile e faticoso da percorrere, ma molto particolare e molto suggestivo.
Nella parte alta del suo percorso il torrente si biforca, il ramo di destra (sinistra orografica) porta ad una bella cascata, molto particolare per le nostre montagne: un salto piuttosto alto, e alla sommità della cascata si trova una bella vasca, una sorta di piscina naturale scavata dall'erosione nella verde roccia, chiusa alla base da una grossa pietra, da dove poi inizia il salto della cascata. Se si smuovesse quella grossa pietra, la piscina si svuoterebbe all'improvviso ! Comunque una vasca bella ma infernale, perchè se ci si finisce dentro non si sa più come uscirne, dal momento che è circondata da pareti di roccia alte e liscie !

Purtroppo la portata del torrente è sempre abbastanza esigua, quindi per gran parte dell'anno il luogo non ha quella spettacolarità che si merita, bisogna avere la fortuna di vederla nel periodo giusto, dopo abbondanti piogge o all'inizio della primavera, allo scioglimento delle nevi, sempre che sia nevicato durante l'inverno. Alla base della cascata c'è una bella pozza d'acqua limpida e fresca, poco profonda, in cui è piacevole ristorarsi in libertà quando fa caldo.
Dopo abbondanti piogge, questa cascata è visibile da lontano, dal versante opposto della vallata, non non si scorge modo per arrivarci, se non risalendo l'impervio torrente attraverso lunga e faticosa risalita, ma comunque ricca ed appagante. E' stato uno dei primi luoghi selvaggi che ho scoperto e che ho amato, rifugio sicuro per tante avventure interiori.
Il particoalre colore verce e azzurro delle rocce rende il paesaggio a tratti surreale, la sensazione di isolamente è forte, ti senti solo davanti alla natura, ma non è una solitudine che rattrista, ma una solitudine che rafforza e consolida il rapporto con se stessi.
dailymotion
ATTENZIONE: difficile da raggiungere e da trovare, non c'è sentiero, se non alcune vecchie tracce, percorso faticoso, scivoloso, franoso ed insidioso, è facile farsi male e li dentro siete fuori dal mondo!
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Gloria seppe condurre, con soddisfacenti risultati, le brigate partigiane a lui affidate
Zona di Bedonia (Val Taro). Fonte: Costanza Guidetti, Op. cit. infra Come si diceva nell’introduzione del paragrafo, dalla documentazione e dai precedenti studi sulla resistenza parmense, poco è pervenuto sul profilo personale di Paolo Ceschi. Il nome di Gloria infatti compare unicamente nelle vicende della nomina al Comando, nella difesa da lui intrapresa di fronte al provvedimento verso Mauri…

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#1944#1945#brigate#CLN#Costanza Guidetti#fascisti#Gloria#Paolo Ceschi#Parma#Parmense#partigiani#Resistenza#Taro#tedeschi
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Gloria seppe condurre, con soddisfacenti risultati, le brigate partigiane a lui affidate
Zona di Bedonia (Val Taro). Fonte: Costanza Guidetti, Op. cit. infra Come si diceva nell’introduzione del paragrafo, dalla documentazione e dai precedenti studi sulla resistenza parmense, poco è pervenuto sul profilo personale di Paolo Ceschi. Il nome di Gloria infatti compare unicamente nelle vicende della nomina al Comando, nella difesa da lui intrapresa di fronte al provvedimento verso Mauri…

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Val Mozzola skyline

Una bella veduta sulla Val Mozzola e, in successione, sulla Val Taro e la Val Baganza, ripresa dalle pendici del Monte Grosso, la cui ombra incombe sul paesaggio circostante come un sipario, che chiude la scena man mano che l'ora si attarda.
Molto bello lo sperone di roccia ofiolitica di Gusaliggio, che proietta la sua ombra sul torrente Mozzola e sulle cui scoscese pareti si notano le rovine dell'antico maniero. A destra in primo piano il paesino di Mormorola e a sinistra Gusaliggio.
Fa sempre bene elevarsi, spiritualmente e fisicamente, guardare il mondo da un diverso punto di vista, avvicinarsi al cielo e vedere quanto siano piccole le nostre quotidianità, basta fare qualche passo in salita.
La piacevole fatica della scarpinata sarà sempre ampiamente ripagata da un'emozione duratura e permeante, idratante per lo spirito direi, che ti porti a casa come un piccolo tesoro custodito dentro di te.
Se poi hai con te una macchina fotografica, queste emozioni le ricorderai per sempre, le potrai rivivere anche a distanza di anni, e, in una certa misura, le potrai condividere con altre esseri.
Ringrazio sempre Dea Natura per lo spettacolo offerto e per l'insegnamento impartito, che cerco di ricambiare nel mio piccolo diffondento questo messaggio di bellezza, capace di donare pace e serenità.
E come per ogni spettacolo, live is better !
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Vanità, tutto è sempre e solo vanità.
L'importanza di vedere e farsi vedere

In questa fotografia si capisce benissimo la grande importanza strategica che doveva aver avuto in passato il castello di Roccalanzona, posto in prossimita di due importanti vie di comunicazione: la via Francigena e la strada di Marialonga.
Questa fotografia è stata scatta dalle colline di Barbiano, sopra Felino, e la posizione dominante di Roccalanzona sulle valli circostanti appare subito evidente. Sullo sfondo, a destra, si nota anche la rupe di Pietra Corva. Il grande impatto di questa immagine è dovuto alla magnifica particolare giornata, con aria limpida ed un bel contrasto di luci.
Una delle principali peculiarità di Roccalanzanona è proprio la sua visibilità, si nota ed incute rispetto da lontano, visibile da molte località di pianura e di montagna.
Viene da chiedersi: castelli costruiti in luoghi così inospitali ed impervi, con pochissimo spazio a disposizione, costruiti in territori prevalentemente boschivi, incolti, poveri di risorse, per quale motivo? Quante persone avrebbero potuto ospitare o proteggere? Molte poche indubbiamente, un personaggio prepotente ed i suoi scagnozzi forse. E poi a costo di quali sacrifici? Poteva essere un rifugio temporaneo, non essendoci molto spazio per conservare viveri ed acqua, senza contare le difficolta per trasportarle fin lassù.
Forse allora questi castelli, su cui la storia narra comunque di imprese di conquiste, di assedi e di battaglie, più che per difesa o protezione, potevano essere opere di persuasione psicologica e di sfoggio materiale di potere, vanità e ricchezza. Il farsi vedere, il dominare i sudditi dall'alto di un luogo così impervio come aquile dalla vista aguzza, pronte a piombare giù con artigli affilati contro chiunque avesse osato mettere in discussione il potere costituito, poteva essere senza dubbio una vera e propria arma di persuasione di massa.
Ecco che un castello su un dirupo, poteva avere lo stesso significato di una pietra preziosa incastonata su un'anello: un simbolo, un'ostentazione, un "biglietto da visita". Davanti alla Verità l'abito non fa il monaco, ma davanti agli occhi annebbiati degli uomini dormienti si, assoltuamente si, in passato così come oggi.
L'edificazione di castelli in luoghi così particolari poteva anche avere un motivo più sottile, ovvero il tentativo di appropriarsi di luoghi che avevano un certo potere, o certe qualità. Non a caso infatti questi luoghi impervi ed antichi risultano abitati fin dagli albori dell'umanità, quando i nostri antichi antenati che noi chiamiamo impropriamente primitivi, conoscevano le energie della Terra, e sapevano dove edificare e dove stabilirsi, per giovare degli effetti energetici e psichici di queste energie.
Gli uomini che ambivano al potere successivamente potrebbero aver fatto come ha fatto la Chiesa quando ha invaso altre culture, ovvero appropriarsi delle tradizioni e delle conoscenze antiche, per farle proprie ed usarle a proprio vantaggio, o comunque presidiarle per evitare che altri ne potessero usufruire ed interrompere una tradizione, una radice nutriente.
Oggi vedere questi ruderi è rinfrancante per lo spirito ed un monito per gli uomini: tutte le nostre ostentazioni legate all'ego sono destinate a diventare macerie e polvere, come queste pietre testimoniano. Mentre il vedere la natura riappropriarsi dei suoi luoghi e dei suoi silenzi e letteralmente digerire e metabolizzare la rovina e l'oblio dell'uomo usurpatore e profanatore, è un segno ed una lezione sull'ineluttabile aridità di un percorso culturale di predazione.
Questo è il grande fascino di questi ruderi, parlano silenziosamente al nostro spirito e alle nostre arcane memorie.
..................
Saggezza e sonorità medievali in questo bellissimo brano di Branduardi:
youtube
#val ceno#roccalanzona#ruderi#castelli del parmense#energie#preistoria#musica#branduardi#Youtube#vanità
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Amor fallace, quanto dura poco il piacer tuo sì caro! (Alessandro Braccesi, Soneti e canzone, Parma, Studium Parmense, 1983).
(Sommessamente e tra parentesi vi confiderò che la curatrice era docente di Stilistica e metrica all'università e che io ho sostenuto due esami con lei).
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Franco Nero, nacido como Francesco Sparanero el 23 de noviembre de 1941 en San Prospero Parmense, Italia, es un aclamado actor italiano conocido por sus versátiles interpretaciones en cine y televisión. Nero ganó reconocimiento internacional por sus papeles en varios géneros, incluidos spaghetti westerns, dramas y thrillers, a lo largo de su carrera que abarcó más de cinco décadas.
El papel decisivo de Nero llegó en 1966 cuando protagonizó el personaje principal de "Django" de Sergio Corbucci, un spaghetti western emblemático que se convirtió en un clásico de culto. Su interpretación de Django, un pistolero misterioso y vengativo, solidificó su estatus como actor principal en el género y estableció su personalidad robusta y carismática en la pantalla.
A finales de los años 60 y durante los años 70, Franco Nero siguió protagonizando spaghetti westerns y otras películas italianas, entre ellas "Texas, Adios" (1966), "El mercenario" (1968) y "Compañeros" (1970). Sus colaboraciones con directores como Sergio Corbucci y Enzo G. Castellari reforzaron aún más su reputación como actor versátil capaz de interpretar personajes complejos y moralmente ambiguos.
Además de su trabajo en westerns, Nero mostró su talento actoral en varias producciones internacionales. Protagonizó dramas como "El quinto día de la paz" (1970) y "El día del chacal" (1973), donde interpretó diversos personajes con profundidad e intensidad. Su capacidad para transmitir emoción y autenticidad en la pantalla le valió elogios tanto del público como de la crítica.
En los últimos años, Franco Nero ha seguido trabajando prolíficamente en cine y televisión, tanto en Italia como a nivel internacional. Ha interpretado una amplia gama de papeles en distintos géneros, lo que demuestra su pasión inquebrantable por la actuación y la narración de historias.
Fuera de la pantalla, Nero ha participado en iniciativas humanitarias y culturales, incluidos los esfuerzos por preservar el patrimonio cinematográfico italiano. Sigue siendo una figura respetada en la industria cinematográfica, admirada por su talento, su dedicación a su oficio y sus contribuciones al cine.
El legado de Franco Nero como actor icónico del cine italiano e internacional sigue siendo celebrado por los fans y los cineastas de todo el mundo. Sus actuaciones memorables y su presencia carismática garantizan que siga siendo una figura querida e influyente en la historia del cine.
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“Rischio tsunami per la Food Valley. Silenzi e strumentalizzazioni politiche non aiutano e non fermano il contagio”
Peste suina, si allarga l’area soggetta a restrizioni nel Parmense
Peste suina, pressing sul Governo in Parlamento: “Stop all’export dei salumi sarebbe tragedia”
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BUON COMPLEANNO al Cielo num 99 Maestro CARLO BERGONZI!!!
Luglio 13, 1924, Polesine Parmense 🇮🇹
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Il torrente Moneglia ed i suoi abitanti segreti

"I torrenti caotici fanno discorsi che arrivano al cuore"
- Adam Zagajewski -
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Non lontano dalla città, affluente della val Baganza, scorre questo piccolo torrente il cui nome mi ricorda la Liguria. Nel suo tratto iniziale pare essere solo un piccolo anonimo canale, nemmeno tanto pulito, che scorre ai margini di un paese. Ma da questo piccolo paese parte un sentierino che costeggia il canale, e lasciate alle spalle le ultime case, si inoltra subito in un bel bosco, una piccola e graziosa valle, dove il torrente qui appare un poco più grande e serpeggia dolcemente in questo bel bosco, molto rigoglioso e verdeggiante in primavera, e molto magico nel periodo autunnale.
Contrariamente alle impressioni iniziali, l'acqua appare cistallina, molto limpida e pulita, così come il bosco che rivela un bell'ambiente naturale ricco e variopinto. Si può camminare lungo un bel sentiero che costeggia, attraversandolo in più punti, il torrente, oppure si può risalire il torrente stesso, senza particolari difficoltà se non qualche intralcio di rami e tronchi, scoprendo una natura rigogliosa e semi-selvaggia, che mi ricorda alcuni dipinti ottocenteschi di paesaggi campestri e pastorali.
Lungo il torrente si incontrano alcune vecchie murature in pietra che testimoniano l'antica convivenza dell'uomo con queste acque, si incontra anche un piccolo laghetto nella parte alta della valle, dove il sentiero lascia poi il torrente dirigendosi verso alcuni piccoli borghi. Nella parte alta della valle il torrente si suddivide in diversi piccoli rivoli difficili da seguire in quanto molto stretti ed invasi dalla vegetazione.
Con grande sorpresa, camminando nel greto, ho scoperto che questo affascinante torrente è abitato non solo da alcuni pesci, nemmeno tanto piccoli, ma anche da tanti gamberi di acqua dolce, una grande soperta che conferma la purezza di queste acque, questi animali infatti sono molto sensibili alle sostanze inquinanti, ed hanno bisogno di acque pulite e ben ossigenate. Dopo aver realizzato la grande bellezza, ma al contempo la grande delicatezza e fragilità di questo ambiente, mi sono reso conto che quella che per noi può essere una semplice passeggiata, per altre forme di vita questo ambiente è vita, è casa, pertanto occorre sempre prestare la massima attenzione a dove si mettono i piedi, e bisogna muoversi con grande cautela e delicatezza, per non danneggiare il fondo del torrente, e naturalmente non dobbiamo lasciare alcuna traccia del nostro passaggio, sia esso nell'acqua o nel bosco: per questi motivi sono titubante nel fornire indicazioni troppo precise per individuare questo luogo incantato.

Ho raccolto alcune immagini di questi bellissimi e rari animali, e di questo ambiente molto particolare e suggestivo, fotografando il torrente sia sopra che sotto il pelo dell'acqua, nonchè del bel bosco che lo accompagna, in particolare nel periodo autunnale la natura offre ai nostri occhi colori e contrasti molto seducenti e atmosfere quasi fiabesche. Questi sono i luoghi che "mi entrano dentro", sono quei piccoli santuari della natura dove puoi sempre venire a fare due passi per ritrovare il contatto con il tuo spirito e dialogare con l'anima della Terra e degli esseri fatati, che qui certamente dimorano, schivi e silenziosi.
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Il fantasma del castello di Bardi. Leggenda della Val Ceno (Parma)
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Il monte Pareto

Siamo nell'appennino parmense, con una vista sul monte Pareto, sulla dorsale che divide la Val Pessola dalla Val Taro: un paesaggio incantevole, una delle zone rimaste ancora piuttosto "selvagge" del nostro appennino, luoghi che proprio per questo amo in particolar modo. Una grandiosa veduta sull'aspra bellezza del monte Pareto e sulla sua scoscesa Ripa Nera, che la luce radente del sole mette in bella evidenza. Questo versante scende ripido sulla Val Pessola, creando con i suoi possenti strati rocciosi, piegati dalle forze tettoniche come fossero burro, le bellissime cascate del Pessola. Compare anche una piccolissima chiesetta, solitaria, isolata, a pochi passi dall'abitato di San Vito, quasi a consacare, o a contrastare, questa vastità di spazio e di natura dall'aspetto sinceramente pagano.

We are in the Parma Apennines, with a view of Mount Pareto, on the ridge that divides Val Pessola from Val Taro: an enchanting landscape, one of the areas that are still quite "wild" in our Apennines, places that I particularly love for this very reason. A grandiose view of the rugged beauty of Mount Pareto and its steep Ripa Nera, which the grazing light of the sun highlights beautifully. This slope descends steeply into Val Pessola, creating with its mighty rock layers, folded by tectonic forces as if they were butter, the beautiful Pessola waterfalls. A tiny church also appears, solitary, isolated, a few steps from the town of San Vito, almost as if to consecrate, or contrast, this vastness of space and nature with a sincerely pagan appearance.
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Il castello di Palmia

Un antico maniero a cavallo tra la Val Sporzana e la Val Baganza
Più che un castello vero e proprio, sembra essere rimasta solo una torre od una casa torre (bastia), forse le case che si raggruppano alla torre facevano parte del complesso fortilizio, ma se così fosse sono state notevolmente rimaneggiate. Secondo alcuni studiosi, come la Quintavalle, il castello di Palmia sorgeva a Lesignano Palmia, in quello che ora è un antico palazzo, ma la posizione non è strategica per un castello, risulta molto più strategico questo torrione, che sorge su una costa molto meglio difendibile.

Per altri autori infatti, come il Capacchi, il castello di Palmia doveva essere proprio qui a Palmia e dai documenti si evince che molte località circostanti erano feudi di Palmia (Cella di Palmia, Lesignano Palmia sono toponimi significativi), pertanto questo fortilizio era di una certa importantza, e quindi anche di una certa mole architettonica. Sempre secondo questi ricercatori, si troverebbero ancora tracce di torri e la base del mastio originario, ma bisognerebe andar a cercare all'interno di proprietà private e la faccenda si complica per un semplice appassionato.
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IRC: otto prove per il Taro
A fine maggio sull’Appennino Parmense si corre la seconda prova dell’Irc 2025. Come sempre partenza e arrivo a Bedonia. Torna sulle strade della provincia dell’Appennino Parmense il Rally Internazionale del Taro, secondo appuntamento dell’International Rally Cup 2025. La trentunesima edizione della gara, organizzata dalla Scuderia San Michele, si svolgerà da venerdì 23 a domenica 25 maggio e…
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Pietra Corva

Il misterioso macigno della Val Ceno: una piramide naturale
Pietra Corva è uno spettacolare spuntone di roccia ofiolitica che domina, assieme alla rupe del castello di Roccalanzona, tutte le vallate circostanti, ovvero la valle del torrente Boccolo, del torrente Dordone e dei fiumi Taro e Ceno, nonché rimane ben visibile e riconoscibile anche dalla pianura e da altre alture del Parmense, nonostante la sua altezza sul livello del mare non sia nulla di eclatante, solo 543 metri. Ciononostante, dalla sua sommità si gode di un bellissimo panorama a 360 gradi, ed il luogo invita a sostare e a spaziare con lo sguardo ed i pensieri. E' un luogo magnetico, attira da lontano ed invita ad intrattenersi, a tornare.
Da quassù si può notare bene il punto dove il Taro e il Ceno, i due fiumi "gemelli", convergono per ricongiungersi presso Rubbiano, come si nota bene in questa fotografia molto particolare, scattata in un pomeriggio temporalesco nel momento in cui due "lame" di luce solare filtrate dalle nubi hanno illuminato per qualche breve attimo solamente i letti dei due fiumi, lasciando invece completamente "al buio" le montagne circostanti.

Ci vorrebbe il parere di un geologo esperto, ed io non lo sono, ma questo massiccio roccioso mi pare della stessa pasta del massiccio che sorregge il castello di Bardi, ovvero Diaspro Rosso, le rocce sommitali infatti hanno una spiccata tinta tendente al rosso cupo, ad ogni modo si tratta di una roccia ofiolitica.
Questa zona è stata abitata fin dalla preistoria, come praticamente per tutti gli speroni rocciosi di ofiolite presenti nel nostro territorio, forse perchè questi speroni potevano offrire un punto elevato di rifugio e difesa naturali, ma questo ci porta a cadere nello stereotipo dell'uomo primitivo come essere quasi animalesco e senza cultura, sempre impegnato in una perenne lotta per la sopravvivenza, in un mondo ostile e feroce, mentre probabilmente non era così: i cosiddetti primitivi potevano infatti avere capacità spirituali e sensoriali ben diverse dalle nostre, come sostengono molti studiosi, avevano sicuramente conoscenze geomantiche ed una connessione con il pianeta che noi moderni abbiamo da tempo dimenticato, pertanto sceglievano dove e come vivere seguendo criteri ben diversi da quelli che noi oggi immaginiamo, proiettando su di essi i nostri preconcetti, la nostra mentalità ed i nostri valori.
"... l'essere vivente più importante che influenza al massimo la salute dell'uomo è l'essere in cui abitiamo, la nostra casa, che riflette ciò che siamo e ci aiuta a migliorare se vogliamo migliorare, e a peggiorare se questa è la nostra volontà. La neccessità di costruirsi una casa nasce con il bisogno di avere una cassa armonica che permetta alla persona che vi abita di esprimere al meglio le proprie vibrazioni, in sintonia con gli altri ambienti e con le espressioni vitali di ogni essere vivente. La natura del luogo (falde freatiche, correnti d'acqua, venti predominanti, grotte, minerali) che influenza il comportamento fisico e psichico di un individuo, rappresentava un primario criterio di scelta. Questi antichi costruttori erano ben consapevoli della funzione dei monumenti cosiddetti sacri, che erano posizionati sugli addensamenti di flussi energetici: avevano quindi il compito di plasmare, ampliare ed emettere queste energie, in modo che ognuno potesse goderne in rapporto al proprio grado di consapevolezza."
(da GIGANTO-TERAPIA, La tomba di giganti di Li Mizzani: dono di Dio dimenticato di Raimono Altana, Mauro Aresu e Cinzia Sandri - Edizioni Grafica del Parteolla - 2018)

Probabilmente questa roccia è stata teatro di antichi riti o cerimonie in un remoto passato, in effetti queste rocce provengono dalle intime profondità del nostro pianeta, generate da un fuoco vitale e creativo, e possono rappresentare, quantomeno simbolicamente, un ponte o una connessione col cuore o con l'anima del pianeta, hanno insomma una certa aura di sacralità intrinseca. Vista dall'alto ha inoltre una spiccata e curiosa forma piramidale.
E' assai probabile che l'uomo "primitivo" fosse una creatura solo esteriormente simile a noi, ma sostanzialmente fosse tutt'altra cosa da quello che siamo noi oggi, pertanto i due modi di vedere e concepire il mondo e la vita, quello preistorico e quello attuale, probabilmente rimarranno sempre estranei ed incomprensibili l'uno all'altro.
Osservando certi picchi rocciosi, come questo o ancor meglio i corni di Corniana o le rocche di Drusco, tutti siti di insediamenti preistorici, ed osservando in giro per il mondo le costruzioni megalitiche dei nostri antenati, non mi sembra azzardato pensare che alcune montagne dalla particolare conformazione, potessero essere utilizzate come "menhir" naturali, od anche essere i menhir riproduzioni in scala ridotta di particolari formazioni rocciose con particolari proprietà, ovvero un modo di imitare natura con gli stessi materiali di natura, ovvero le rocce.

Molte storie strane circolano attorno a questa montagna, per esempio in certe notti si potrebbero vedere due specie di ali o di drappi luminosi e biancastri salire dalla base della rupe verso il cielo, dapprima avvolgendo tutta la roccia e poi svanendo nel buio profondo della notte.
Una leggenda che risale al medioevo narra dell'amore sbocciato tra un giovane pastore che viveva pascolando le sue greggi nei prati attorno al castello di Roccalanzona, e la giovane figlia del castellano. Ovviamente un amore tormentato e fortemente osteggiato dalla famiglia di lei, che per "ovvi" motivi di rango sociale, non potevano permettere una simile frequentazione. Fermamente decisi a non rinunciare al loro amore, i due giovani decisero di unirsi per sempre fuggendo da questo mondo malvagio, buttandosi insieme dalla rupe rocciosa, per poter finalmente amoreggiare indisturbati in un'altra realtà. In particolare nelle notti di luna piena, sarebbe possibile vedere ancora i loro spiriti corteggiarsi sotto forma di luminescenze biancastre che esalano dal fondo della rupe salendo verso il cielo.
Altri strani fenomeni luminosi sono stati avvistati ed anche studiati in altre zone delle montagne del parmense, in particolare in una piccola valle nei dintorni di Solignano, fenomeni verificatisi anche durante la costruzione della recente nuova galleria ferroviaria tra Citerna e Solignano. Leggende a parte, questi fenomeni luminosi potrebbero essere legati ad alcune proprietà piezoelettriche dei minerali che costituiscono le rocce, e potrebbero celare una fonte sconosciuta di energia.

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- Massimo Teodorani: Sfere di Luce, Grande mistero del pianeta e nuova frontiera della fisica - Macro Edizioni
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IRC da record, 436.000 euro di montepremi in denaro per l’edizione 2025
🔴🔴 IRC da record, 436.000 euro di montepremi in denaro per l’edizione 2025
È una cifra “record”, quella stanziata da IRC Sport per il montepremi di International Rally Cup 2025. Il sodalizio parmense, chiamato alla ventiquattresima edizione del campionato promosso di concerto con Pirelli, metterà in palio la cifra di 436.000 euro, garantendo ai suoi interpreti un riconoscimento in denaro dedicato a dieci distinte classifiche. (Iscriviti gratuitamente al canale Telegram…
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