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pier-carlo-universe · 3 days ago
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Felice Capodanno lunare!. L’Istituto Confucio accoglie l’Anno del Serpente con una serie di iniziative a partire dal 26 gennaio
Il giorno 29 gennaio ricorre il Capodanno cinese che quest’anno è dedicato al Serpente, animale non esattamente simpatico ai nostri occhi, che tuttavia all’interno dell’oroscopo cinese simboleggia arguzia, intuizione, saggezza, spirito critico.
Il giorno 29 gennaio ricorre il Capodanno cinese che quest’anno è dedicato al Serpente, animale non esattamente simpatico ai nostri occhi, che tuttavia all’interno dell’oroscopo cinese simboleggia arguzia, intuizione, saggezza, spirito critico. L’Istituto Confucio dell’Università di Torino si appresta a celebrare questa festa, che riguarda di fatto tutti i paesi dell’Asia Orientale e che è stata…
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normandofcalvillo · 8 years ago
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De Martino, il re del Lido vicino alla ’ndrangheta
di Gianni Belloni wVENEZIA Di certo non è passato inosservato. Antonio De Martino, quarantenne imprenditore e immobiliarista originario di Lamezia Terme, al Lido di Venezia si è dato da fare raccogliendo consensi, sospetti e (poche) pubbliche avversioni. Estroverso, loquace, di una gentilezza un po' chiassosa ed esibita, Antonio De Martino si è occupato un po' di tutto: affari immobiliari, costruzioni, turismo, locali e ristoranti, politica. Un ciclone di attivismo che si è abbattuto su questa quieta isola lagunare tra la fine degli anni '90 e l'inizio del duemila. All'inizio si tratta di una presenza intermittente perché deve scontare una pena per l'omicidio accidentale, avvenuto nel 1993 nella natia Lamezia Terme, di un ragazzo, Giuseppe Giampà. Contando su periodici permessi dal carcere, mette piede al Lido mettendo a segno i primi affari in campo edile con la vigile ed esperta assistenza del padre Saverio, imprenditore reduce a sua volta, nel settembre del 1995, da un attentato in cui rimase gravemente ferito. Questi burrascosi precedenti non impediscono ai De Martino, il figlio Antonio in particolare, di "entrare in società". Dal punto di vista economico, avviando diverse attività tra cui una agenzia immobiliare con sede sul Gran Viale, il ristorante La Pagoda, un negozio di souvenir a Venezia, la costruzione di case e, recentemente, la gestione delle spiagge più belle e rinomate dell'isola lagunare, quelle dei grandi alberghi Des Bains e Excelsior. Negli anni, Antonio De Martino ha animato una associazione di commercianti – l'associazione "Vivere il Lido" - e una serie di iniziative di promozione che hanno stupito. L'età media dei 17mila abitanti del Lido è più alta di quella, già altissima, dei residenti del centro storico veneziano. L'attivismo di De Martino, in una società un po' ripiegata su se stessa, balza all'occhio. Giochi e animazioni serali lungo il viale d'estate, la tessera annuale «Venezia Lido Card», che da diritto a sconti per le famiglie: niente di che, elementari principi di marketing territoriale, ma al Lido non ci aveva pensato nessuno. Non poteva mancare la politica nel suo curriculum: e infatti nel 2006 De Martino apre una sezione dell'Udc, partito che a Venezia fa riferimento a Ugo Bergamo, politico di lungo corso, sindaco negli anni '80. Si parla di un consistente pacchetto di tessere che De Martino avrebbe portato in dote al partito. La sua militanza politica è reale: per dieci anni siede infatti nel direttivo cittadino dell'Udc. Ci sarebbe però una "storia notturna" che scorre parallela e, alle volte, incrocia la brillante carriera imprenditoriale. La racconta l'interdittiva antimafia emanata un paio di settimane fa dal prefetto di Venezia nei confronti della Venice Top Management srl, una delle società dell'imprenditore: "Antonio e Saverio De Martino - si legge nel documento prefettizio - continuano a mantenere rapporti con numerosi esponenti della malavita organizzata calabrese e con soggetti agli stessi sodalizi criminali facendo emergere un intreccio di cointeressenze personali ed economiche". Il padre Saverio e Antonio, negli anni, sarebbero rimasti legati da vincoli di amicizia e riconoscenza al boss della cosca Iannazzo di Lamezia Terme, Vincenzo Iannazzo. Tanto da ospitarlo a Venezia nel 2009 quando Vincenzo lasciò per un periodo Lamezia per contrasti con i suoi sodali o finanziarne il soggiorno in Irlanda. Il documento del Prefetto sottolinea il legame d'affari esistente tra Iannazzo e i De Martino, in particolare per quanto riguarda la Regit srl - società con sede legale a Lamezia, ma attiva nel Veneziano – con cui la famiglia De Martino farà diversi affari tra il 2001 e il 2004. E questo sarebbe avvenuto, secondo la Prefettura, in seguito alla visita, nel 2001, di Iannazzo in alcuni cantieri della Regit. La loro rete di conoscenze nel Veneziano sarebbe stata sfruttata, secondo quanto scrive la Prefettura, varie volte da sodali della rete 'ndranghetista. Come quando Gennaro Longo di Lamezia Terme - "sospettato di essere contiguo alla consorteria 'ndranghestita Iannazzo-Giampà", titolare della ditta ElleDue costruzioni, vince nel 2011 l'appalto la costruzione della caserma dei carabinieri di Dueville nel vicentino. Grazie ai buoni uffici di Antonio De Martino (dice l'interdittiva), la ElleDue costruzioni ottiene la certificazione necessaria per concorrere agli appalti pubblici. I nodi della rete di conoscenze di De Martino sembrano ben piazzati: lo scorso 23 settembre è stato condannato a quattro mesi di reclusione per aver utilizzato informazioni coperte dal segreto. Antonio Cairo, sotto capo della capitaneria del porto di Venezia, avrebbe infatti avvertito in anticipo l'imprenditore sui futuri controlli nei suoi stabilimenti balneari. Della "storia notturna" dei De Martino, al Lido, si vociferava almeno da una decina d'anni. Voci sempre più insistenti dopo l'arresto, il 14 maggio 2015, del padre Saverio nell'inchiesta Andromeda della procura di Catanzaro a carico delle cosche di Lamezia Terme, con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Saverio è poi stato ritenuto estraneo alle accuse dal Tribunale del Riesame di Catanzaro e scarcerato il 2 giugno. Si era alla vigilia delle elezioni e De Martino aveva seguito la parte dell'Udc fedele al centrosinistra, si era candidato per la municipalità del Lido, ma il candidato del centrosinistra, Felice Casson, aveva posto il veto sulla sua candidatura. "Antonio Provenzano mi faceva l'esempio, no?, se De Martino aveva preso tutti questi appalti, come fa a prenderli? Qua come li prendiamo gli appalti? Con l'amicizia. E la stessa cosa è là". A parlare è Angelo Torcasio, collaboratore di giustizia, le cui confessioni hanno dato il via all'inchiesta Andromeda. L'amicizia di cui parla Torcasio è in realtà un saldo rapporto con rappresentanti del mondo politico che – al sud come al nord – rimangono figure decisive per l'assegnazione degli appalti. "Dalle risultanze investigative emerge – scrive il prefetto - che De Martino Antonio avrebbe richiesto ad un politico ed amministratore locale di intercedere sul funzionario a capo della struttura competente al fine di velocizzare al procedura di concessione dell'autorizzazione a costruire nell'area del Parco delle Rose (…). Di fatto l'autorizzazione venne rilasciata dieci giorni dopo". Siamo nel 2010 e l'affare del Parco delle Rose è l'occasione, forse l'unica, in cui Antonio De Martino si scontra con una parte degli abitanti del Lido, i componenti del battagliero comitato ambientalista locale. De Martino progetta di costruire in un'area verde nella zona centrale del Lido due edifici ad uso commerciale e residenziale compreso dei garage sotterranei. Il progetto di De Martino verrebbe ricompreso in tutta la serie di interventi previsti dall'anniversario dell'Unità d'Italia, un "Grande Evento", occasione per nominare commissari straordinari e velocizzare procedure. Al Lido alla costruzione del nuovo palazzo del Cinema il commissario straordinario Vincenzo Spaziante accumula altre competenze tra cui la decisione sul Parco delle Rose. Il progetto di De Martino viene fieramente osteggiato dal coordinamento delle associazioni ambientaliste, ma supera lo scoglio delle autorizzazioni (semplificate dal regime commissariale). Alla fine De Martino non riuscirà a reperire il capitale sufficiente e ad accordarsi con i proprietari dell'area e il progetto – forse il più ambizioso dei suoi - rimarrà sulla carta. I De Martino, padre Salvatore, madre Angela Perri, la sorella Vincenza con il marito Ferdinando Estini (fratello di Ottavio Estini, genero di Pasquale Giampà, capo della famiglia ndranghetista omonima) vivono insieme in un complesso residenziale, dal disegno architettonico un po' vanitoso, alle "terre perse", zona in bilico tra la cittadina del Lido e il borgo veneziano di Malamocco. Da pochi anni ha aperto, con buone speranze, un locale – Lidò – sul Gran Viale. Sia chiaro: il provvedimento della Prefettura è una misura preventiva, i fatti descritti sono frutto di attività investigativa, ma non hanno validità al fine di dichiarare Antonio De Martino appartenete alla 'ndrangheta. De Martino potrà ricorrere al Tar per dimostrare le sue buone ragioni. Che la "storia notturna" esista davvero nessun tribunale lo ha ancora stabilito. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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scienza-magia · 5 years ago
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Il 23 maggio ricade l'anniversario della morte di Falcone e Borsellino
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Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: il coraggio di essere eroi. La storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: due vite intrecciate, uno stesso destino. Affrontato a testa alta fino al 1992, l'anno più nero per l'antimafia e per l'Italia. Improvvisamente, l’inferno. In un caldo sabato di maggio, alle 17:56, un’esplosione squarcia l’autostrada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, nei pressi dell’uscita per Capaci: 5 quintali di tritolo distruggono cento metri di asfalto e fanno letteralmente volare le auto blindate. Muore Giovanni Falcone, magistrato simbolo della lotta antimafia. È il 23 maggio 1992. 19 luglio, 57 giorni dopo. Il magistrato Paolo Borsellino, impegnato con Falcone nella lotta alle cosche, va a trovare la madre in via Mariano D'Amelio, a Palermo. Alle 16:58 un'altra tremenda esplosione: questa volta in piena città. La scena che si presenta ai soccorritori è devastante. Seguono giorni convulsi. La famiglia Borsellino, in polemica con le autorità, non accetta i funerali di Stato. Non vuole la rituale parata dei politici. E alle esequie degli agenti di scorta una dura contestazione accoglie i vertici istituzionali. Il neo-presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, è trascinato a stento fuori dalla Cattedrale di Palermo, con il capo della polizia Vincenzo Parisi che gli fa da scudo. Negli anni nuovi colpi di scena hanno aperto squarci di luce su queste vicende su cui però non c'è ancora completa chiarezza. Ma chi erano i due magistrati-simbolo che hanno sacrificato la vita al servizio dello Stato? E perché sono stati uccisi in modo così efferato? Nel quartiere arabo. Le vite di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono intrecciate fin dall'inizio. Entrambi nacquero a Palermo: Giovanni il 20 maggio 1939, Paolo 8 mesi dopo, il 19 gennaio. Ed entrambi crebbero nella Kalsa, l'antico quartiere di origine araba di Palermo, zona di professori, commercianti ed esponenti della media borghesia. Abitavano a poche decine di metri di distanza l'uno dall'altro e furono amici fin da bambini: si ritrovavano a giocare in piazza della Magione.
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23 maggio 1992: allo svincolo di Capaci, sull’autostrada da Punta Raisi a Palermo, 500 kg di tritolo uccidono Giovanni Falcone, la moglie e 3 agenti della sua scorta. Sono le 17:58: un boato terribile, un intero lembo di autostrada che si solleva, una nube nera altissima, il muro di asfalto e cemento - l'esplosione è tale che viene registrata dai sismografi dell'Istituto nazionale di geofisica. | Nella vita del piccolo Giovanni c'erano la scuola, l'Azione cattolica e pochi divertimenti. Per l'austero padre, viaggi e villeggiatura non esistevano. «Mio padre stava molto in casa», raccontava Falcone nel libro di Francesco La Licata Storia di Giovanni Falcone (Feltrinelli): «per lui era un punto d'orgoglio non aver mai bevuto al bar una tazzina di caffè.» E anche la madre era una «donna energica e autoritaria. Con i 7 e gli 8, la mia pagella veniva considerata brutta». In casa Borsellino, invece, l'ambiente era più vivace: c'erano spesso amici in visita e si discuteva di libri e di filosofia. A scuola Paolo non sbagliava un colpo. In greco aveva 10, si alzava alle 5 del mattino per studiare e la sua memoria prodigiosa faceva il resto. I suoi genitori possedevano una farmacia in via della Vetreria, e anche per questo il padre era un'autorità nel quartiere. Stesso liceo, stessa laurea. Giovanni e Paolo frequentarono tutti e due il liceo classico. Per il primo le scuole secondarie furono particolarmente importanti: grazie al suo professore di storia e filosofia, Franco Salvo, imparò a sfuggire ai dogmi e a coltivare il dubbio, fino ad abbandonare il rito della messa domenicale con la madre. Dopo la maturità entrò all'Accademia militare di Livorno, poi ci ripensò e si iscrisse a giurisprudenza. Borsellino invece optò subito per gli studi di Legge, ma mentre frequentava l'università gli morì il padre, e le condizioni economiche della sua famiglia peggiorarono. Nonostante le difficoltà, a 22 anni si laureò con 110 e lode. Studenti modello. Anche Falcone si laureò a pieni voti. E l'anno successivo conobbe una donna di nome Rita: fu un colpo di fulmine, al quale seguì il matrimonio. I primi passi della sua carriera Falcone li mosse a Lentini (Siracu
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La fototessera di Giovanni Falcone all’Accademia navale di Livorno, nel 1957. Vi andò dopo la maturità classica, ma poi cambiò idea e si iscrisse a giurisprudenza. | sa) come pretore, per poi trasferirsi nel 1966 a Trapani, dove rimase per 12 anni. Così, un po' alla volta, il magistrato si emancipò definitivamente dalla famiglia (tanto che la sorella Anna r accontò di averlo ritrovato "comunista") e cominciò a entrare in contatto con la realtà della mafia. Non era ancora costretto a vivere sotto scorta, quindi trovò il tempo per dedicarsi ad alcune attività sociali e si impegnò a favore del referendum sul divorzio. Di nuovo insieme. Nel frattempo Paolo aveva cominciato la sua carriera al tribunale civile di Enna come uditore giudiziario. Nel 1967 ebbe il primo incarico direttivo – pretore a Mazara del Vallo (Trapani) – e nel dicembre 1968 sposò Agnese Piraino Leto, dalla quale avrà 3 figli. Nel 1969 fu trasferito a Monreale, vicino a Palermo, dove lavorò fianco a fianco con il capitano dei carabinieri Emanuele Basile, ucciso dalla mafia nel 1980. «Mi hanno ammazzato un fratello», disse Borsellino in quell'occasione, e si mise a indagare sull'omicidio. Falcone, intanto, si era trasferito anche lui a Palermo, dove lavorò al processo al costruttore edile Rosario Spatola, accusato di associazione mafiosa. Fu così che i due vecchi amici tornarono in contatto e cominciarono a scambiarsi informazioni sulle inchieste. Il processo Spatola mise tra l'altro in luce le qualità di Falcone, che accompagnò l'istruttoria con indagini bancarie e societarie: un metodo di indagine innovativo che si rivelò efficacissimo. I "viddani" di Corleone. La situazione a Palermo era in rapido cambiamento. Falcone si era accorto che spesso gli indagati e i membri delle cosche sotto inchiesta venivano uccisi o sparivano misteriosamente. Il motivo? Era cominciata una guerra di mafia, che tra gli ultimi mesi del 1981 e i primi del 1982 causò nel capoluogo siciliano un morto ogni tre giorni. Alla fine le vittime furono circa 1.200, una cifra da guerra civile, che andarono ad assottigliare le file delle cosche nemiche del "capo dei capi", Totò Riina. Si scoprì, infatti, che dietro gli omicidi c'erano i "viddani" (villani, cioè contadini) di Corleone, circa settanta persone provenienti dal paese vicino a Palermo. E Riina era il loro capo. Per Giuseppe Ayala, pubblico ministero al maxiprocesso di Palermo che seguirà, il successo criminale di Riina fu «frutto della straordinaria violenza con la quale egli agì: senza precedenti anche per Cosa nostra». La "guerra" finì nel 1983, ma già l'anno prima la violenza dei corleonesi si era rivolta contro lo Stato: la mattina del 30 aprile 1982 Pio La Torre, segretario regionale del Partito comunista e membro della Commissione antimafia, fu ucciso a Palermo mentre si recava in auto alla sede del partito. Per rispondere alla violenza mafiosa, il governo inviò in Sicilia come prefetto antimafia il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, protagonista della lotta al terrorismo delle Brigate rosse. Per Cosa nostra era una minaccia seria, e il 3 settembre anche Dalla Chiesa fu freddato a Palermo con la moglie Emanuela Setti Carraro. Le immagini di quei due corpi riversi uno sull'altro dentro un'A112 bianca, crivellati di colpi, sono rimasti per sempre nella mente di molti. E sul luogo della strage comparve un cartello: "Qui muore la speranza dei palermitani onesti".
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Paolo Borsellino riceve i complimenti della commissione d’esame: si laureò in giurisprudenza con 110 e lode a soli 22 anni. Pochi mesi prima era morto il padre, Diego. | Il pool antimafia. L'omicidio del generale Dalla Chiesa fu solo una tappa della strategia di Totò Riina, che voleva lo scontro frontale con lo Stato. Il 29 luglio 1983 il passo successivo: un'autobomba ammazzò Rocco Chinnici, capo dell'Ufficio istruzione di Palermo. Per sostituirlo, il Consiglio superiore della magistratura (Csm) scelse Antonino Caponnetto, 63 anni. Siciliano di Caltanissetta, Caponnetto lasciò la famiglia a Firenze per sottoporsi a una vita da recluso tra la caserma della Guardia di finanza e il suo ufficio. Il magistrato non aveva esperienza di processi di mafia, ma era nota la sua serietà professionale. Falcone lo chiamò subito per dirgli di arrivare in fretta a Palermo. «Quello che mi colpì della telefonata di Giovanni», avrebbe poi raccontato Caponnetto nel libro Nella terra degli infedeli, di Alexander Stille, «fu il tono assolutamente confidenziale e amichevole che usò nei miei confronti. Come se ci conoscessimo da una vita, e invece non ci conoscevamo affatto.» Caponnetto si rese conto della necessità di costituire un pool di magistrati per frazionare i rischi dei singoli e avere una visione unitaria del fenomeno mafioso. Il primo a essere scelto fu proprio Falcone, che già all'epoca era un protagonista della lotta a Cosa nostra. Poi arrivò Giuseppe Di Lello Finuoli, che vantava una certa esperienza di processi di mafia ed era stato il pupillo di Rocco Chinnici. Su consiglio di Falcone, fu scelto anche Borsellino. E qualche tempo dopo si aggiunse Leonardo Guarnotta, uno dei procuratori con più anni di esperienza.
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Dopo il maxi-processo: il sorriso di Borsellino (al centro) tra Falcone e (a destra) Antonino Caponnetto. 475 imputati, 360 condanne: il maxiprocesso fu il più grande attacco a Cosa Nostra in Italia. E Totò Riina non perdonò. |  Momento magico. Il pool iniziò a lavorare a gran ritmo, mentre sulla scena stava arrivando la stagione dei pentiti. A partire da Tommaso Buscetta, "don Masino", che nella guerra scatenata da Totò Riina aveva perso due figli, un fratello, un genero, un cognato e quattro nipoti. Trafficante di droga, riparò in Brasile dove fu arrestato e poi estradato in Italia. Iniziò a collaborare, ma voleva parlare solo con il numero uno del pool palermitano: Giovanni Falcone. Buscetta dichiarò di fidarsi solo di lui e del vicequestore Gianni De Gennaro. E disse a Falcone, come raccontò il magistrato stesso nel libro Cose di Cosa Nostra: «L'avverto signor giudice. Dopo questo interrogatorio lei diventerà una celebrità. Ma cercheranno di distruggerla fisicamente e professionalmente. Non dimentichi che il conto che ha aperto con Cosa Nostra non si chiuderà mai. È sempre del parere di interrogarmi?». Falcone lo interrogò e Buscetta parlò. Risultato: il 29 settembre 1984 vennero spiccati 366 mandati di arresto. Nello stesso libro, Falcone mette in evidenza l'importanza storica delle confessioni di Buscetta: «Prima di lui non avevamo che un'idea superficiale del fenomeno mafioso. Con lui abbiamo iniziato a guardarvi dentro. Ci ha fornito numerosissime conferme sulla struttura, le tecniche di reclutamento, le funzioni di Cosa Nostra. Ma soprattutto ci ha dato una visione globale, ampia, a largo raggio del fenomeno». Era il momento magico del pool. «Tra il settembre 1984 e il maggio 1985 avevamo il massimo della tensione e dell'appoggio», ricordò Borsellino nel libro I disarmati, di Luca Rossi: «Si sentiva una particolare atmosfera di consenso anche tra i colleghi del Palazzo di Giustizia. Bastava aprire bocca e il Ministero concedeva tutto: aerotaxi, segretarie, materiale.» L'aula-bunker in cui si sarebbe svolto il maxi-processo fu costruita nel giro di un anno.
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1984: Tommaso Buscetta, pentito di mafia, torna dal Brasile dopo l’estradizione nel nostro Paese. Voleva parlare solo con Falcone. E gli disse: «Cercheranno di distruggerla». Il maxi-processo, basato anche sulle sue confessioni, fu il più grande attacco a Cosa Nostra in Italia. |  A proprie spese. Nel frattempo però, nell'ombra, Totò Riina stava preparando un'estate di sangue. Il 28 luglio 1985 fu ucciso Beppe Montana, capo della Sezione latitanti della polizia di Palermo, e pochi giorni più tardi Ninni Cassarà, vicedirigente della squadra mobile e stretto collaboratore di Falcone. «Uccisero Cassarà», affermò Borsellino ne I disarmati, «e venne fuori che la Mobile non esisteva, che non era una struttura ma un impegno di pochi. Il lavoro di Cassarà e il nostro erano già il massimo di quanto lo Stato volesse fare.» La beffa. La paura di altri attentati era forte. I due magistrati, con le rispettive famiglie, furono trasferiti in fretta e furia all'Asinara, l'isola-carcere a nord-ovest della Sardegna, per concludere l'istruttoria del maxi-processo, che fu depositata l'8 novembre di quello stesso anno. Alla fine di quel periodo, durato 33 giorni effettivi, lo Stato ebbe l'ardire di presentare ai magistrati il conto del soggiorno: «Prima di andarcene ci fecero pagare 415.800 lire a testa per il pernottamento, 12.600 lire al giorno», rivelò Borsellino nel libro di Rossi. Fu uno dei momenti di maggiore amarezza per i due magistrati. Non solo. Scossa dagli eventi, Lucia, la figlia quindicenne di Borsellino, fu colpita da una grave forma di anoressia che la portò a pesare soltanto 30 chili. A giudizio. Il maxi-processo, con ben 475 imputati, fu il più grande attacco alla mafia mai condotto in Italia. Ebbe inizio il 10 febbraio 1986, ma a maggio Paolo Borsellino fu nominato procuratore della repubblica a Marsala (Trapani). «Senza Paolo», ricorda Ignazio De Francisci, uno dei nuovi membri del pool, «si accentuò la distanza tra noi e Falcone. Borsellino aveva l'esperienza professionale per parlare con lui da pari, e nello stesso tempo era più umano, più vicino a noi.» Il maxi-processo si chiuse il 16 dicembre 1987 con 360 condanne e 114 assoluzioni. E, con questo, Caponnetto ritenne chiusa la sua esperienza palermitana. Era ragionevolmente sicuro che il suo posto sarebbe stato preso da Falcone. Ma così non fu. Il clima politico era sfavorevole. Alle elezioni di giugno il partito socialista aveva raddoppiato i suoi voti e il nuovo ministro della Giustizia, Giuliano Vassalli, si era dichiarato contro il programma di protezione dei pentiti. Tutto questo ebbe enormi riflessi anche all'interno del Csm, che il 19 gennaio 1988 nominò Antonino Meli capo dell'Ufficio istruzione di Palermo, bocciando Falcone. Quel giorno l'anzianità vinse sulla competenza: Meli, infatti, aveva scarsa esperienza in fatto di processi di mafia. E da quel giorno, disse lo stesso Caponnetto, «Falcone ha iniziato a morire».
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Falcone e Borsellino sorridenti durante un dibattito a Palermo nel 1992. Da piccoli si incontravano nel quartiere arabo di Palermo. Da grandi, nel 1983, si ritrovarono insieme nel pool antimafia. Nel 1992 furono entrambi uccisi. | La fine del pool. Meli cominciò subito ad assegnare a magistrati esterni al pool le inchieste di mafia, e sul tavolo di Falcone e dei suoi colleghi piovvero invece indagini per borseggi, scippi, assegni a vuoto. Borsellino provò a reagire, nonostante lavorasse a Marsala. In un'intervista all'Unità disse: «Hanno tolto a Falcone la titolarità delle grandi inchieste antimafia. Le indagini di polizia giudiziaria sono bloccate da anni. La squadra mobile di Palermo non è mai stata ricostituita. Ho l'impressione di grandi manovre per smantellare il pool antimafia». Falcone era sempre più isolato. Un'altra sconfitta arrivò quando il governo nominò Domenico Sica alto commissario per la lotta antimafia, bocciando la sua candidatura. Falcone si candidò allora al Csm, ma non fu eletto. Lettere anonime lo accusarono di una gestione discutibile del pentito Salvatore Contorno, e nel giugno del 1989 fu sventato un attentato ai suoi danni. Lo scontro con Meli raggiunse livelli altissimi in seguito all'inchiesta sulle confessioni del pentito Antonino Calderone: Meli voleva dividere il processo tra 12 procure diverse (secondo la competenza territoriale) mentre Falcone insisteva che dovesse occuparsene il pool (per non disperdere le indagini, dal momento che unica era l'origine mafiosa). Da Palermo a Roma. Ancora una volta vinse Meli. Era la fine del pool: Falcone chiese di essere destinato ad altro ufficio e fu nominato procuratore aggiunto presso la Procura della repubblica. Appoggiò la nomina di Pietro Giammanco, il suo superiore, a procuratore capo di Palermo, ma da questi fu lentamente messo da parte e ostacolato. Infine Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo e fino ad allora in ottimi rapporti con lui, lo accusò di tenere nei cassetti prove contro i politici mafiosi. Per Falcone fu un periodo molto duro e maturò allora la scelta di accettare la proposta del nuovo ministro della Giustizia, Claudio Martelli, lasciando Palermo per la direzione degli Affari penali a Roma. Nella capitale, però, Falcone non allentò il suo impegno contro la mafia. Con un decreto da lui ideato, infatti, tornarono in carcere gli imputati di Cosa Nostra scarcerati da una sentenza di Corrado Carnevale, il presidente della prima sezione penale della Corte di Cassazione, soprannominato "ammazzasentenze". Per disinnescare la possibile influenza di quest'ultimo sull'esito finale del maxi-processo, inoltre, Falcone ideò la rotazione dei giudici della Corte suprema. In questo modo Carnevale fu assegnato ad altro incarico e la Cassazione confermò le condanne. Inoltre il governo approvò un piano di Falcone per riorganizzare la lotta a Cosa Nostra. Nel frattempo Paolo Borsellino era tornato a Palermo come procuratore aggiunto e con un ruolo direttivo nelle indagini di mafia.
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Falcone, scortato come sempre, arriva a Marsiglia nel 1986 per incontrare i colleghi che stavano indagando sulla cosiddetta Pizza Connection. | La vendetta. Sconfitto nel maxi-processo che gli costò l'ergastolo, Totò Riina volle vendicarsi, tanto per cominciare, di chi non gli aveva garantito l'impunità: il 12 marzo 1992, a Mondello, la spiaggia dei palermitani, fu assassinato Salvo Lima, capo della corrente andreottiana in Sicilia. Era il primo passo verso la strage di Capaci del 23 maggio, nella quale persero la vita, oltre a Falcone, anche la moglie Francesca Morvillo – che aveva sposato nel 1986, dopo il divorzio da Rita – e tre uomini della scorta. Solo, ferito dalla morte del suo amico, ostacolato dal capo della procura palermitana Giammanco, nei due mesi successivi Paolo Borsellino lavorò con frenetica intensità. Sentì pentiti importanti, viaggiò in continuazione – lui che aveva paura dell'aereo – ed ebbe un incontro (dal quale uscì turbato) con il ministro dell'Interno Nicola Mancino, che però ha sempre dichiarato di non ricordare quel colloquio. Dietro le quinte, intanto, circolava un "papello", un documento nel quale Totò Riina avanzava 12 richieste allo Stato. Si andava dalla revisione della sentenza del maxi-processo all'annullamento del 41 bis (l'articolo di legge sul carcere duro per i mafiosi), fino alla riforma della legge sui pentiti. Borsellino fu avvisato della trattativa da Liliana Ferraro, che aveva sostituito Falcone alla Direzione affari penali del Ministero, e sicuramente lui si oppose, firmando per sé una condanna a morte.
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23 maggio 1992: allo svincolo di Capaci, sull’autostrada da Punta Raisi a Palermo, 500 kg di tritolo uccidono Giovanni Falcone, la moglie e 3 agenti della sua scorta. Sono le 17:58: un boato terribile, un intero lembo di autostrada che si solleva, una nube nera altissima, il muro di asfalto e cemento - l'esplosione è tale che viene registrata dai sismografi dell'Istituto nazionale di geofisica. | Un muro da scavalcare. La sua, come hanno raccontato alcuni pentiti, era una morte programmata da tempo, ma anticipata con una "premura incredibile". Perché Totò Riina aveva detto «Bisogna scavalcare un muro», e quel muro era Paolo Borsellino. «La tempistica della strage è stata certamente influenzata dall'esistenza e dall'evoluzione della cosiddetta trattativa tra uomini delle istituzioni e Cosa Nostra», scrissero i pubblici ministeri nell'atto d'accusa che concluse quasi quattro anni di indagini. Il presunto tradimento di un generale dei carabinieri suo amico aumentò lo sconforto del magistrato, che sapeva di andare incontro alla morte. Secondo il colonnello dei carabinieri Umberto Sinico, Borsellino addirittura chiese che fosse lasciato "qualche spiraglio" alla sua sicurezza, perché altrimenti sarebbe stata colpita la sua famiglia. Il 13 luglio, sconsolato, dichiarò: «So che è arrivato il tritolo per me». Alla moglie Agnese disse: «La mafia mi ucciderà quando gli altri lo decideranno», e il 17, fra lo stupore di tutti, salutò uno a uno i colleghi abbracciandoli. Il 19 luglio faceva molto caldo a Palermo. Il magistrato decise di andare a trovare la madre in via D'Amelio. Due minuti prima delle 17, l'esplosione dell'autobomba che uccise lui e 5 uomini della scorta si sentì in tutta Palermo. «È tutto finito», fu il commento di Antonino Caponnetto. Non arrendersi mai. Ma lo stesso Caponnetto, negli ultimi anni della sua vita, girò l'Italia per raccontare nelle scuole la storia dei due eroi, affermando anche che «Le battaglie in cui si crede non sono mai battaglie perse». Totò Riina è morto il 17 novembre 2017 nel reparto detenzione dell'Ospedale Maggiore di Parma, mentre Bernardo Provenzano è morto mentre scontava l'ergastolo in regime di 41 bis (il carcere duro). I corleonesi sono stati disarticolati, ma la lotta alla mafia è ancora lunga. La nebbia in Sicilia è ancora fitta. Le vittime della strage di Capaci Allo svincolo di Capaci, sull'autostrada da Punta Raisi a Palermo, 500 kg di tritolo uccisero Giovanni Falcone, la moglie e 3 agenti della sua scorta. Ecco chi erano: Francesca Morvillo, 46 anni, nata a Palermo, era la seconda moglie di Giovanni Falcone e morì al suo fianco. Sorella di Alfredo Morvillo, sostituto procuratore che fece parte del pool antimafia, aveva conosciuto Falcone a Palazzo di Giustizia e lo aveva sposato nel 1986. Rocco Di Cillo, 30 anni, di Triggiano (Bari). Quando superò il concorso in polizia interruppe gli studi universitari e partì per Bolzano, prima sede di servizio. Nel 1989 iniziò a fare parte della scorta di Falcone, e con altri colleghi contribuì a sventare l'attentato alla villa dell'Addaura. Antonio Montinaro, 30 anni, di Calimera (Lecce). Agente scelto, era stato inviato in Sicilia e temporaneamente assegnato al servizio scorte di Falcone. All'inizio sognava di tornare a casa, poi decise di rimanere e aprì un piccolo negozio di detersivi per la moglie. Quando Falcone lavorava a Roma seguiva altre personalità, ma non mancava mai all'appuntamento quando il magistrato tornava in Sicilia nel weekend. Era padre di due figli piccoli. Vito Schifani, 27 anni, di Ostuni (Brindisi). Guidava la prima delle tre auto che scortavano Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. Lasciò la moglie di 22 anni, Rosaria, e un figlio di 4 mesi. L'immagine di Rosaria ai funerali è rimasta nella memoria di molti. Sull'altare, piangendo, urlò ai mafiosi: «Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare...». Gli angeli custodi di Borsellino I membri della scorta di Paolo Borsellino, morti nella strage di Via D'Amelio. Agostino Catalano, 43 anni, di Palermo. Era un veterano dell'Ufficio scorte. Da molti anni garantiva la sicurezza dei magistrati, si era appena risposato e aveva 2 figli. Poche settimane prima aveva salvato un bimbo che stava per annegare dinanzi alla spiaggia di Mondello. Walter Eddie Cosina, 31 anni, Norwood (Australia). Da una decina di giorni era stato assegnato alla scorta del magistrato. Era arrivato nel capoluogo siciliano da Trieste, dove per 10 anni aveva lavorato nella Digos, frequentando corsi speciali di addestramento per fare parte delle scorte. Dopo la strage di Capaci aveva chiesto di andare come volontario a Palermo nell'Ufficio scorte. Era sposato e aveva un bimbo in tenera età. Vincenzo Li Muli, 22 anni, di Palermo. Era entrato nel gruppo dopo la strage di Capaci per sostituire i colleghi caduti. L'aveva chiesto lui al giudice e non aveva detto niente ai suoi genitori, perché sapeva che sarebbero stati in pena. Quel giorno sua madre sentì alla televisione che Borsellino era morto con la scorta e disse: «Poveri ragazzi e povere mamme». Non sapeva che fra loro c'era anche suo figlio. Emanuela Loi, 24 anni, di Sestu (Cagliari). Dopo la strage di Capaci fu assegnata al nucleo scorte di Palermo. Bionda, fisico minuto, è stata la prima donna a entrare a far parte di una scorta assegnata a obiettivi a rischio e la prima a morire. Quando arrivò a Palermo disse: «Se ho scelto di fare la poliziotta non posso tirarmi indietro. So benissimo che fare l'agente di polizia in questa città è più difficile che nelle altre, ma a me piace». Quella domenica non doveva essere lì. Era a disposizione e fu aggregata alla scorta all'ultimo minuto. Claudio Traina, 27 anni, di Palermo. Agente scelto, neo-padre. Nel corso di un viaggio in Brasile aveva conosciuto una ragazza e l'aveva portata in Italia. Il loro figlio, al momento dell'attentato, aveva pochi mesi. Read the full article
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tmnotizie · 5 years ago
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ANCONA – Ci siamo, con lo show cooking di Elis Marchetti alle 11 al Mercato di Piano San Lazzaro (bis sabato stessa ora) , seguito dalla prima delle tante performance musicali, prende il via DOMANI, venerdì 13 settembre, la seconda edizione di  “Primo Piano Festival 2019”,  l’intensa kermesse della durata di tre giorni che animerà il quartiere più densamente abitato e cosmopolita di Ancona.
Da domani a domenica 15 settembre, passando per sabato 14 – Notte Bianca del Piano – il quartiere si animerà nei suoi diversi spazi  ospitando mercati, concerti di rilievo ed esibizioni musicali di vario genere, performance teatrali e artistiche, incontri, iniziative di street food ed altre occasioni di aggregazione, scambio e  divertimento.
Tre gli ambienti principali del festival:
1) Corso Carlo Alberto con il mercatino organizzato dalla Blu Nautilus, che già cura altri eventi nel territorio anconetano. Si svolgerà per tutte e tre le giornate, dalle 17.00 alle 23.00 con l’esposizione e vendita di artigianato artistico ed hobbistica, prodotti ricercati e di qualità;
2) la piazzetta del Mercato dove sarà allestito un palco e dove sarà possibile degustare Gourmet Street Food: moscioli, pesce fritto, cucina anconetana e dal mondo, ascoltando musica dal vivo.   L’area interna del mercato è destinata ad ospitare gli incontri: ogni pomeriggio, dalle 18.00 alle 20.00, si svolgeranno incontri-dibattiti  sui principali temi dedicati alla inclusione ed alla coesione sociale,  all’ambiente, alla cultura, alla filosofia, ai quali interverranno ospiti di spicco.
In particolare domenica 15 alle ore 17 nella piazzetta del Mercato  la conferenza di Medici Senza Frontiere su “Il piacere della condivisione in MSF” con partecipazione del dott. Maurizio Ricci che dialogherà con il giornalista Giovanni Filosa.
Altra novità di questa edizione, il cinema itinerante con un furgone attrezzato che si trasforma in cinema all’aperto, in collaborazione con M&P parcheggi:  in tre giorni, in zone diverse del quartiere,  verranno proiettati 6 film su temi multiculturali dedicati a grandi e piccoli, film che faranno divertire, sorridere e riflettere:
venerdì 13 settembre Piazzale Loreto:
ore 19.45 Asur e Asmar
ore 21.45 Sognando Beckam
sabato 14 settembre Via Mamiani (parcheggio difronte al civico 76):
ore 19.45 Grande Gigante Gentile
ore 21.45 Il mio grosso grasso matrimonio greco
domenica 15 settembre
Alle ore 19 al Mercato del Piano proiezione del film documentario “Stupor Mundi- Federico II”   alla presenza del regista Gianluca Bianco;
A Piazzale Loreto:
ore 19.45 Kirikù e la strega Karabà
ore 21.45 Come un gatto in tangenziale
3)  Presso il parcheggio dell’ ex campo di calcio di piazza d’Armi dove si terrà il concerto di MAHMOOD, sabato 14 settembre alle 13,30 e, a seguire,  un dj set “Aftermahmood”   Nell’area sarà attivo tutti i giorni  Raval Family Village con street food e altre proposte gastronomiche, bancarelle  che vendono oggettistica e articoli musicali,  dj set,  esibizioni musicali, hip nik Radio. A cura di Raval anche il concerto di domenica sera.
Artisti e concerti
Prevista la realizzazione di piccoli e grandi concerti
nei vari angoli del quartiere del Piano San Lazzaro. Si tratterà di musica di strada ma di qualità: jazz, blues, ma anche lirica, e concerti pop con artisti di calibro internazionale come, appunto, Mahmood. I concerti si svolgeranno in: Corso Carlo Alberto, Piazza Ugo Bassi, Piazza D’Armi, zona dell’ex campo di calcio.
La lirica “per tutti”  sarà protagonista  grazie al contributo della associazione Villa Incanto in due appuntamenti consecutivi che si terranno nei due mercati cittadini venerdì 13 settembre: alle ore 11 al Mercato delle erbe di corso Mazzini e alle ore 12 al Mercato del Piano.
Sabato 14  settembre– in coincidenza con la Notte bianca del Piano- l’evento di punta:  il concerto di Mahmood, rivelazione dell’anno e vincitore a Sanremo con il brano “Soldi” con cui si è classificato successivamente secondo al Festival Eurovision.   Il 27enne milanese, cantante e autore, è stato preferito dagli anconetani nell’ambito di un sondaggio social lanciato dal sindaco.
 Pop tour di narrazione  a bordo di un bus d’epoca
Altra novità del festival:  un bus d’epoca parcheggiato in piazza Ugo Bassi che con un tour virtuale – in bilico tra narrazione e performance teatrale –  ripercorre, con aneddoti e curiosità, la storica linea del bus ¼, che dal Viale della Vittoria arriva alla “destinazione perenne” del cimitero delle Tavernelle.   E’ a cura di CDC – Collettivo Delirio Creativo
 Lo Sport che unisce
Sabato 14 settembre , dalle 16 alle 20 a piazzale Loreto, mega torneo di calcio a 5  “Educalci” per gli adolescenti dei quartieri Archi e Piano.  Il progetto è a cura della associazione Polo9.   Domenica 15 settembre BICINCITTA‘  “L’uguaglianza è in gioco”: ritrovo ore 9,30 a piazza Cavour e- con inizio alle ore 10-   biciclettata non competitiva di km 9 fino  al Piano, a cura di  UISP (quota iscrizione 5 euro)
Happy Talk – Language café
Eventi dedicati alla contaminazione fra lingue e culture diverse: aperitivo di conversazione in Inglese sotto la guida di un tutor
 L’extraterrestre al festival
Come per al prima edizione un attore nel ruolo di “extraterrestre” percorrerà a piedi il quartiere, quasi a ricordarci che a questo mondo siamo un po’ tutti…marziani
 Luci e allestimenti
Per la durata del festival alcuni edifici saranno illuminati con proiezione di luci artistiche. Il quartiere sarà invaso da fioriere e composizioni floreali, a cura di varie associazioni.
La Radio
le radio storiche del capoluogo, Radio Conero e  Arancia network  con il canale televisivo del  gruppo “Orange Comunication” saranno presenze fisse nel quartiere, incontreranno i personaggi, animeranno  i luoghi,  racconteranno gli avvenimenti,  registrando e diffondendo lo spirito e le peculiarità del Festival.
La viabilità
Sabato 14 settembre per la Notte Bianca e il concerto di Mahmood: a partire dalle 18.30 verranno chiuse via Cristoforo Colombo e Corso Carlo Alberto. Via Torresi sarà percorribile verso Montagnola/Tavernelle con senso unico prolungato fino a via della Marina al termine della quale partirà il doppio senso di marcia. L’accesso all’ex campo da calcio, destinato a parcheggio, sarà consentito attraverso la stradina adiacente, percorribile in doppio senso fino al cancello di ingresso, sempre da via Montagnola.
I collegamenti (bus navetta) e i parcheggi
In occasione del concerto di Mahmood sabato 14 settembre un servizio di navetta servirà la tratta Bus-navetta GRATUITO Tavernelle – Ugo Bassi – Via Marconi
Percorso: Tavernelle – P.zza Ugo Bassi – Via Marconi – rotatoria San Martino e viceversa
19.30 19.45 20.00 20.15 20.30 20.45 21.00 21.15 21.30 21.45 22.00 22.15 22.30 22.45 23.00 23.15 23.30 23.45 00.00 00.15 00.30 00.45 01.00 01.15 01.30 01.45 02.00 02.15 02.30 02.45 03.00 03.15      
Sarà possibile parcheggiare
– al parcheggio scambiatore di Tavernelle dove partirà il collegamento con il bus navetta (vedi gli orari sopra) – l’ex campo da calcio di Piazza D’Armi con circa 250 posti auto – Il  parcheggio degli Archi è aperto a pagamento: Venerdì fino alle ore 21.00 – Sabato fino alle ore 1.00 (di domenica) – Domenica dalle ore 15.00 alle ore 24.00 L’orario indica la possibilità di entrare,  si potrà uscire a qualsiasi ora. Con il biglietto del parcheggio si accede all’interno per il ritiro dell’autovettura dall’ingresso pedonale
ACCESSO AL CONCERTO DI MAHMOOD:
I quattro varchi preposti all’area dove si svolgerà il concerto – presidiati da personale della security-  verranno aperti all’incirca 1 ora prima, verso le 22,30.   La capienza del parterre è di 4.900 spettatori, che verranno conteggiati con il contapersone.  Superato quel numero, pertanto, l’accesso non sarà possibile.    Si ricorda che- come avviene per ogni concerto- non sarà possibile introdurre nell’area  bevande alcooliche di qualsiasi gradazione,  bevande contenute in bottiglie di vetro, lattine,  borracce di metallo o bottiglie di plastica di grandi dimensioni, bombolette spray (inclusi antizanzare, deodoranti, creme solari) e corpi contundenti quali ombrelli, bastoni per utilizzo cellulari a distanza ecc.  Il suggerimento è di godersi la Notte bianca fino verso le 22 raggiungendo ordinatamente il luogo del concerto.
– Main sponsor di primo Piano Festival, che si avvale del sostegno e della  collaborazione di molti soggetti tra i quali i commercianti del quartiere, si conferma la società Prometeo ESTRA.
Altri sponsor e sostenitori:   Mobilità & Parcheggi
In collaborazione con:
Ciavattini Garden
Osteria della Piazza
See Port Hotel
Media Partner:
Orange Comunication
Si ringraziano:
Medici Senza Frontiere
Banca Etica
Collaborazioni:
Ancona Jazz
Marche Teatro
Associazioni del Piano San Lazzaro (Piazza D’Armi e Corso Carlo Alberto)
Ial Cisl
Anolf
Coss Marche
Polo9
CDC – Collettivo Delirio Creativo
Teatro Eliot
Zona Musica
Accademia Musicale
Uisp
IL   PROGRAMMA
  venerdì 13 settembre 2019     11.00 Show cooking con Elis Marchetti ” Gusto e salute al profumo di mare” Mercato del Piano     11.00
  La Lirica al mercato – a cura di Villa Incanto al Mercato delle Erbe di Corso Mazzini     12.00
  La Lirica al mercato – a cura di Villa Incanto al Mercato del Piano     18.00 Presentazione progetto “laboratorio con legno di recupero”       19.00 “The remark you made” – tribute to Weather Report Piazza d’Armi  (piazzetta mercato)     19.30 Trio jazz: Francesco Taucci, Daniele Marconi e Zeno Le Moglie Giardinetti Corso Carlo Alberto     19.30 Proiezione film Piazzale Loreto     21.00 Luna Dance Theater – Performance di teatro danza: andato in scena anche a New York, Germania, Francia ed altre città italiane. Coreografie di Simona Ficosecco in una performance “site specific” Piazzetta Mercato     21.00 Folkantina in concerto: folk-rock, irish, folk internazionale e brani autoprodotti a km zero Corso Carlo Alberto di fronte ai Salesiani     21.30 proiezione film Piazzale Loreto      
    sabato 14 settembre 2019
   NOTTE BIANCA DEL PIANO IN PRIMO PIANO FESTIVAL
        11.00 Show cooking con Elis Marchetti “Gusto e salute al profumo di mare” Mercato del Piano   dalle 16.00 alle 20.00 Educalci 2 – progetto di Polo9 s.c.s.i.s. – partite inaugurali del torneo di calcio a 5 per gli adolescenti dei quartieri Archi e Piano della città. Piazzale Loreto   18.00 Lizard music groups  
    19.00 Arianna Brilli & band     19.00 Pole Dance  figure ginniche ed acrobatiche su palo -scuola Paggi Pole & aerial di Ancona     19.00 Michael Paoli from Scotland – Blues Folk e Country americana Corso Carlo Alberto difronte ai Salesiani e giardinetti   dalle ore 18.30 Stand Croce Gialla dimostrazioni di “Disostruzione pediatrica”     ore 22.30 Dj set musica e tribal house con Mattia Gresta, Gabri Mata, Apeless, Marinz Piazzale antistante il Corner Cafè   dalle ore 18.30 ”Giochi de nà volta” a cura dell’Ancona Respect scuola di calcio maschile, mista e femminile Piazza d’Armi (Piazzetta Mercato)   dalle ore 18.30 Stand Croce Rossa punto informativo ed intrattenimento con trucca bimbi e palloncini a cura dei giovani della Croce Rossa Italiana-
Stand Associazione “Centro Papa Giovanni XXIII” lotteria di beneficienza
Stand “Nuova Folgore”
Viale Cristoforo Colombo   18.30 Growing Brother Viale Cristoforo Colombo   19,30 Proiezione film Via Mamiani   Dalle ore 20.00 Dj set con Afro Buk remember Presso Sweet Cafè  – piazzetta COOP   20.30 Band “Foxi Trump” – la storia del Rock dagli anni ’70 fino ad oggi passando per i pezzi più storici.
  Piazza d’Armi  (piazzetta mercato)   20.30 “Lady Dania Group” Rock – Funky – Musica Italiana
  Piazzetta Antistante Flora e Fauna   21.30 Proiezione film Via Mamiani   21.30 JEEG ROBOTS cartoon cover band Gasoline Road Bar – via Lauro Rossi   22.00 Concerto DNA – Pink Floyd Tribute – le migliori canzoni tratte da The dark side of the moon, Wish you were here, The Wall, Animals, Atom heart mother ed altro
  Piazza d’Armi  (piazzetta mercato)   22.30 “I Pronipoti: i fantastici anni ‘60”
  Piazzetta Antistante Flora e Fauna   23.30 CONCERTO MAHMOOD PARCHEGGIO dell’ex Campo di Calcio Piazza D’A
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     domenica 15 settembre 2019
    9.00 Bicincittà: ” L’uguaglianza è in gioco” Partenza da Piazza Cavour verso il Piano San Lazzaro   17.00 Conferenza Medici Senza Frontiere “Il piacere della condivisione in Medici Senza Frontiere“ con la partecipazione del Dott. Maurizio Ricci Piazzetta mercato   19.00 Francesca Borsini trio – voce, piano e contrabbasso Corso Carlo Alberto di fronte ai Salesiani e giardinetti   19.00 Michael Paoli from Scotland – Blous Folk e Country americana Corso Carlo Alberto di fronte ai Salesiani e giardinetti   19.00 Pole Dance  figure ginniche ed acrobatiche eseguite su palo a tempo di musica da atleti e performer della scuola Paggi Pole & aerial Corso Carlo Alberto di fronte ai Salesiani e giardinetti   19.00 Proiezione del film documentario “Stupor Mundi – Federico II” e a seguire conversazione con il Regista Gianluca Bianco : “Imbilico; L’arte del cambiamento” Mercato del Piano   19.30 Proiezione film Piazzale Loreto   21.00 “Chopas & Arerè” – featuring Luca Mattioni e Adriano Taborro Piazzetta Mercato   21.30 proiezione film Piazzale Loreto    
TUTTI I GIORNI    dalle ore 17.00 alle 24.00
        Gourmet Street food: moscioli, pesce fritto, sushi
Piazza D’armi davanti al mercato      
Mercatino oggettistica e artigianato artistico e street food
Corso Carlo Alberto      
Happy talk language caffee
Bar del Piano    
Extraterrestre
in giro per il piano      
allestimenti Fiori
in giro per il piano      
Proiezioni di luci
in giro per il piano      
tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito
        RAVAL FAMILY VILLAGE     TUTTI I GIORNI   piazza d’Armi (lato campo da calcio)
    Street food,barbecue, vegan point birrette. Hip Nik Radio, Concerti Market, dj set opening 17.00- 01.00
Piazza D’armi davanti al mercato  Ore 23.00 ZASTAVA ORKESTAR – BALCAN BOOM Ingresso gratuito
                                          SABATO 14 SETTEMBRE
    17.00- 03.00 After Mahmood UGO BASS SOUND SYSTEM (PANOTRONIK) Interno campo da calcio             DOMENICA 15 SETTEMBRE   Ore 12,00 RADICI NEL CEMENTO  
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purpleavenuecupcake · 6 years ago
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Sea Watch 3: "richieste sindaci italiani solo a mezzo stampa"
Annalisa Cretella, inviata dell'Ansa Italia da Malta fornisce alcuni chiarimenti sull'odissea di Sea Watch 3 e la Sea Eye con a bordo 49 migranti. Un notizia è certa, ovvero che le varie proposte dei sindaci di accogliere i migranti sono avvenute solo tramite i media: Non è stata avanzata alcuna proposta scritta, tranne quella del sindaco di Napoli De Magistris. Tamino Boehm, capo delle operazioni di ricognizione aerea e Chris Grodotzki, coordinatore media della ong. affermano che  serve un porto sicuro e vicino", perche' "la nave non può continuare a navigare con il doppio della capacita'". "Che ci diano una indicazione chiara e subito". Il porto di Napoli, messo a disposizione dal sindaco de Magistris, l'unico che ha inviato una lettera 'ufficiale' alla Sea Watch, e' troppo lontano. "E' arrivata solo la disponibilita' di de Magistris, che ha chiesto di far recapitare a bordo una sua mail - spiega Giorgia Linardi - nella quale si dichiara pronto ad aprire il porto. Il capitano ha accolto con grande piacere questo atto di solidarieta'. Tuttavia andare a Napoli presupporrebbe una navigazione di alcuni giorni in condizioni sfavorevoli. Se potessimo evitare questa ulteriore odissea alle persone soccorse, sarebbe meglio". Anche perche' la situazione a bordo sta "degenerando, si sta aggravando, e' critica" ha detto in collegamento telefonico il capo missione Kim Heaton-Heather a bordo della Sea Watch 3 che si trova al largo della costa maltese. Molti non reggono lo stress e per "disperazione e depressione per due giorni hanno rifiutato il cibo e l'acqua. Solo grazie all'opera di convincimento dello staff hanno ripreso ad alimentarsi" ha raccontato capo missione. A chi chiede quanto tempo potranno resistere queste persone a bordo, risponde con un'altra domanda: "Quanto lasceremo questa gente soffrire, quanta sofferenza vogliamo infliggergli? La soluzione va trovata adesso. Invece la politica non non trova mai un accordo totale e unanime. Ma una cosa e' certa: noi non li porteremo indietro in Libia". Salvini interviene via Face Book "Quanti migranti accogliamo? Zero, abbiamo già dato". Così il vicepremier Matteo Salvini, in una diretta Fb. "Su questa scrivania ho firmato il permesso di arrivare in Italia a centinaia di donne e bambini riconosciuti in fuga da associazione serie e che avranno in Italia il loro futuro. Poi basta: per i trafficanti di esseri umani i porti italiani sono erano e saranno chiusi. Grazie a questo traffico gli scafisti comprano armi e droga; io non sarò complice di chi vende a esseri umani per poi comprare armi e droga". Le "ong non hanno obbedito a indicazioni precise impartite". "Quei generosi - ha poi detto Salvini rivolto alle due Ong al largo di Malta - si sono rifiutati di obbedire a indicazioni precise che erano state impartite: business, soldi, quattrini, io non mollo. Chi fa i soldi sulla pelle della gente non ha un porto". "Donne e bambini sui barconi non ne voglio vedere. Gli scafisti devono cambiare mestiere o pianeta e chi ne è complice non avrà mai il mio sostegno". "Dico ai sindaci e governatori ribelli, il governatore della Toscana, il sindaco di Napoli, ma non avete un po' di vergogna, ritegno, buon senso e dignità? Chi non riesce a risolvere i problemi di Napoli, Palermo, Firenze, Milano deve passare le giornate a preoccuparsi dei problemi dell'altra parte del mondo?". Lo afferma il vicepremier Matteo Salvini in diretta facebook.  "Occupatevi degli ospedali della Toscana e della Calabria, dei treni. Provate ad aiutare gli agricoltori, i commercianti. Forse visto che non ne siete capaci dovete occuparvi dei problemi del mondo. Finché sarò al ministero, le regole si rispettano. Non esistono solo diritti ma esistono anche i doveri". Lo afferma il vicepremier Matteo Salvini rivolgendosi ai sindaci e governatori dissidenti sul decreto sicurezza. ". Lo afferma il vicepremier Matteo Salvini rivolgendosi ai sindaci e governatori dissidenti sul decreto sicurezza. "Ringrazio i tanti immigrati regolari e perbene che pagano le tasse, fanno un lavoro onesto e sono italiani quanto me. Voglio un paese aperto ma chiuso per i trafficanti. Se cediamo il 6 gennaio dal giorno dopo siamo da capo e gli scafisti torneranno a far quattrini e le Ong che non rispettano le norme tornano ad aiutare i trafficanti". Dal Papa un appello a fare sbarcare i migranti in mare, sulla Sea Watch e la Sea Eye. "Da parecchi giorni quarantanove persone salvate nel Mare Mediterraneo sono a bordo di due navi di ong, in cerca di un porto sicuro dove sbarcare. Rivolgo un accorato appello ai leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone": è quanto ha detto il pontefice all'Angelus. E in un tweet  la ong Sea Eye scrive: "Il Papa è con noi. Grazie al Vaticano e al Papa. Tutti gli umani sono uguali". Sulla sua nave 'Professor Albrecht Penck' ci sono 17 migranti vicino a Malta senza ancora l'ok allo sbarco. Il premier maltese Joseph Muscat ha detto che Malta non diventerà il luogo dove vengono fatti sbarcare i migranti salvati dalle organizzazioni umanitarie che altri paesi non vogliono accogliere. In un'intervista a One Radio, Muscat ha chiarito che è sua responsabilità non creare un precedente facendo sbarcare i 49 migranti bloccati sulle due navi. "Il governo - ha affermato - deve trovare un equilibrio tra protezione di vite umane e proteggere Malta e la sua sicurezza, evitando che siano minacciate". Salvini, crollato numero clandestini in Ue grazie a noi - "Frontex: "L'Italia ha fatto crollare il numero di clandestini in Europa". Volere è potere!" Lo scrive su fb il ministro dell'Interno Matteo Salvini. In un altro post il vicepremier ha commentato la frase della Ong Sea Eye "'L'Italia non è Salvinia'. "Fate quello che volete, ma per chi non rispetta le leggi, i porti Italiani sono e rimarranno chiusi", ha scritto Salvini. fonte Ansa link   Read the full article
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diegosarti · 7 years ago
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Via Po e Piazza Vittorio aperti e accesi per la festa di San Giovanni, prima e dopo lo spettacolo dei droni, negozi e locali aperti per voi già da pranzo. Via Po fino in Piazza Vittorio saranno un unico salotto. Potrete sedervi nei locali, ascoltare djset, andare per negozi avvolti nella musica, festeggiamo la città sotto i nostri meravigliosi portici e piazze. Per aiutarci condividete e invitate i vostri amici. Grazie Idea di Diego Sarti resa possibile da: Associazione Commercianti via Po Associazione Commercianti Piazza Vittorio Veneto. #TorinoAccesa #VisiTorino #SanGiovanni #Torino #viaPo #PiazzaCastello #turin #diegosarti #immaginato #igerstorino #foto_italiane #italy #colore_italiano #igersitalia #igers #iphonesia #webstagram #instagood #instamood #instagramhub #volgotorino #picoftheday #bestoftheday #statigram #photooftheday #igdaily #gang_family #instadaily #iphoneonly (presso Turin, Italy)
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