#aspettiamo solo quella
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PERDERE L'AMORE WHEN????????
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Ci sono amicizie che, per un tempo, sembrano l’universo intero. Persone che entrano nella nostra vita con un impatto devastante, come stelle cadenti che illuminano ogni angolo della nostra esistenza. Con loro, condividiamo segreti, pensieri, speranze e dolori, intrecciando le nostre vite come se nulla potesse mai scioglierle. Ci convinciamo che quei legami, così profondi e preziosi, dureranno per sempre. E poi, un giorno, senza un motivo chiaro, senza un segnale evidente, le strade iniziano a divergere. Passano giorni, mesi, anni, e quella presenza fondamentale si allontana, fino a diventare solo un’ombra lontana.
All'inizio, fa male. Un dolore acuto, come una ferita aperta che non sembra voler guarire. Ogni luogo sembra risuonare della loro assenza, ogni oggetto un richiamo ai momenti passati insieme. Era come vivere in una casa piena di fotografie di un tempo che non esiste più, ma da cui è impossibile distogliere lo sguardo. Tutto sembrava richiamare quella persona, ogni piccolo dettaglio, anche quelli che un tempo sembravano insignificanti. Ogni sorriso, ogni risata, ogni segreto condiviso diventava un nodo in gola, un peso nel cuore. Era come camminare in una casa dove le pareti sono ricoperte di ricordi che non vuoi dimenticare, ma che fanno male ogni volta che li osservi.
Col tempo, però, il dolore si smussa. Non scompare, ma diventa una presenza silenziosa, una sorta di eco lontano che non lacera più, ma che fa parte di noi. È strano, quasi spaventoso, rendersi conto di come il cuore impari a convivere con il vuoto, di come l’assenza si fonda con la nostra normalità. E ci si sorprende nel ritrovare una parvenza di serenità anche senza quella persona che, un tempo, sembrava indispensabile.
Ma forse la cosa più dolorosa, quella che ci spaventa di più, è proprio la facilità con cui il cuore si abitua. Guardarsi allo specchio e rendersi conto che quel legame, un tempo così intenso, ora è diventato una presenza sfocata, un ricordo che non riesce più a suscitare le stesse emozioni di una volta. È un pensiero che ci fa sentire fragili, vulnerabili. Come se la nostra stessa capacità di amare, di creare legami profondi, fosse in realtà limitata, destinata a consumarsi con il tempo.
È spaventoso pensare a quanto tutto sia effimero, a come le persone che hanno significato tutto possano diventare niente. È come vivere in un mondo fatto di sabbia, dove ogni passo che lasciamo dietro di noi viene lentamente cancellato dal vento. Ci spaventa la consapevolezza che anche i legami più forti possano svanire, che l’affetto e l’amore possano trasformarsi in ricordi sempre più vaghi, fino a dissolversi completamente.
E così, impariamo a convivere con questo vuoto. Impariamo ad abitare una casa spoglia, a riempire le nostre giornate di gesti nuovi, di volti nuovi. Eppure, ogni tanto, quando meno ce lo aspettiamo, il passato torna a bussare alla porta. Basta un profumo, una canzone, un luogo particolare, e tutto quel dolore che sembrava addormentato si risveglia, ricordandoci di quanto abbiamo amato e perso. È un dolore che non ci travolge più, ma che si insinua piano, come un’ombra che non possiamo scacciare del tutto.
A volte mi domando se sia giusto così, se sia giusto accettare che anche le persone più importanti possano svanire come nebbia al sole. Mi domando se sia possibile costruire qualcosa di eterno, o se siamo destinati a perdere, a dimenticare, a trasformare tutto in ricordi. Ma forse, il senso di tutto questo sta proprio qui: nell’accettare che ogni incontro, ogni legame, è una parte del nostro cammino, una tappa preziosa che ci arricchisce e ci cambia, anche se non sarà per sempre.
E così, continuiamo a camminare. Portiamo con noi i frammenti di quelle persone, di quei momenti, anche se ormai sono solo ombre nel nostro passato. Forse, alla fine, ciò che conta non è quanto dura un legame, ma quanto ci ha fatto sentire vivi, quanto ci ha permesso di scoprire parti di noi che non conoscevamo. Forse è questo il dono che ci lasciano le amicizie passate: la consapevolezza di essere stati amati, di aver vissuto qualcosa di unico, anche se solo per un breve istante.
E in questo silenzio, in questo vuoto che a volte sembra pesare troppo, continuiamo a camminare
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crescere e superare un momento negativo a volte sembra impossibile perchè ci aspettiamo di arrivare a quel punto in cui saremo sempre felici e non avremo mai problemi. ma in questo falliamo nel capire che non esiste (per nessuno) una vita priva di problemi, perchè allora sarebbe una vita priva di complessità, non esiste una vita priva di dolore, perchè sarebbe una vita priva di intensità, non esiste una vita che non richieda ogni giorno lo sforzo attivo (e quindi la scelta consapevole) di viverla, perchè sarebbe una vita priva di significato e di libertà.
l'obbiettivo non è vivere ogni giorno una felicità cristallizzata e placida. l'obbiettivo è acquisire gli strumenti che ti consentano di navigare le complessità dell'esistenza senza perdere il timone di te stesso, è fare in modo che sia tu a gestire i tuoi problemi e non i tuoi problemi a gestire la tua vita e a definire la tua identità.
maturare oltre un periodo buio della nostra esistenza non significa diventare improvvisamente immuni alla tristezza, allo scoraggiamento, al peso delle emozioni più oscure che risiedono dentro di noi: significa piuttosto imparare a riconoscerle per quello che sono, accoglierle come parte integrante della vita e sapere (finalmente!) come guidare noi stessi al di fuori di quei loop negativi, senza abbandonarci a facili e inefficaci soluzioni temporanee per distrarci dal disagio, senza sentire il bisogno di scappare, ma prendendoci cura di noi stessi, nel senso più profondo dell'espressione (ossia, dandoci quello di cui abbiamo bisogno, concentrandoci su quello che è importante, piuttosto che su quello che è facile).
insomma, il momento in cui si è consapevoli di essere dentro la propria vita, piuttosto che guardarla dall'esterno, è quando si smette di aspettare che le cose si allineino alla perfezione per iniziare a esserci al 100%. quando si ha conosciuto il lato più doloroso e complicato e faticoso della vita, ma la si sceglie giorno dopo giorno, con la leggerezza e la certezza che vale la pena prendersela tutta, tutta quella che c'è, finché c'è, con tutti i suoi tesori e tutte le sue magagne. e con la serenità d'animo di sapere che qualsiasi cosa si presenti sul tuo cammino, la affronterai come nient'altro che una fase della storia che si sta costruendo davanti ai tuoi passi, quella storia che sì, ok, magari non hai il potere di scrivere, ma hai la possibilità di interpretare e scegliere e manovrare e impostare e decidere cosa mettere a focus e cosa no! e restando concentrato su ciò che è importante e prezioso ti prometto, ti prometto, che qualsiasi fase tu stia vivendo ora scivolerà via eventualmente! e ci sarà un'altra fase e sarà diversa e tu sarai diverso! e poi ci sarà un'altra fase ancora e poi un'altra e poi vita vita vita vita vita
però il punto è che non devi solo volerla, devi anche sceglierla.
#almeno questo è quello che ho imparato#ispirato da fatti e situazioni e conversazioni avute di recente#pensieri#dopo un paio d'anni di terapia penso di poter dire che la vita se non la scegli ti passa attraverso senza nemmeno che tu te ne accorga#ed è tempo che non recuperi#alla fine è il solito carpe diem: fanne buon uso :)#vita#salute mentale#positività#psicologia#benessere psicologico#non c'è niente di più catastrofico di un atteggiamento catastrofico#mio post#pensiero#felicità#serenità
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Continuo a sognarti sai, ogni notte, ogni qual volta cado solo con la mia mente, continuo a cercarti, continuo a vederti, a pensarti, il tuo sorriso, la tua insistenza, i tuoi occhi scuri, i tuoi gesti, le tue mani, il tuo continuo parlare.
Sei rimasta sai, non riesco proprio a liberarmi di te, sei rimasta come una parte inalienabile dell'anima, legati da sempre, e non riesco a sottrarmi a questa sensazione.
Mi chiedo il perché di queste parole, nonostante tutti gli anni passati dal nostro addio smettere di pensarti non è un opzione. Nei sogni viviamo la vita che non abbiamo mai avuto il tempo di condividere, forse quella che avrebbe dovuto essere, la quotidianità, ridiamo, parliamo, ci aspettiamo, ci teniamo per mano e sarà assurdo ma invecchiamo assieme.
In quei momenti, sembra che il mondo si fermi, tutto quanto attorno appare offuscato come non esistesse, io e te solamente, come se il tempo, la distanza, non avessero mai avuto alcuna influenza. Noi siamo li, assieme.
Ho scelto di lasciarti andare, ti amavo tanto da temere di non essere abbastanza, non riuscendo a viverti come mi chiedevi sentivo che ti stavo derubando del tempo.
Il tempo la risorsa più preziosa, eppure lo lasciavo scorrere via, lasciavo che ti consumasse.
E non era ciò che ti meritavi, era insopportabile vivere con questo pensiero, insopportabile l’idea di trattenerti in un legame che non poteva essere vissuto come avremmo voluto.
Eppure, ora mi trovo qui, a sognarti ed a scriverti, perché tu sei ogni pensiero, viva in ogni piccolo gesto che ci siamo scambiati, nelle parole non dette, nella quotidianità c’è un filo invisibile che mi lega a te, anche se non esistiamo più.
C’è qualcosa di irrisolto che mi incatena, come se una parte di me ti appartenesse, come se una parte di me continuasse a vivere con te, ovunque tu sia.
Non ti ho dimenticata piccola, continuo a portarti con me, in quei luoghi segreti della mia mente dove i sogni ricostruiscono ciò che la vita non ci ha concesso.
Non ti ho dimenticata o forse solamente non voglio dimenticarti.
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In qualsiasi relazione sentimentale, arriva un momento in cui sentiamo che l'altro non è così disponibile come prima, o come ci aspettavamo.
In quel momento facciamo esperienza della deprivazione, della mancanza d'amore, di riconoscimento, e di una profonda solitudine.
La nostra prima reazione è quella di cambiare l'altro.
Pensiamo che spingerlo a essere più presente, a darci più affetto, più amore, più parole di riconoscimento, di ammirazione, di rassicurazione e di sostegno, possa aiutarci a guarire il nostro malessere e a riportare armonia nella coppia.
In breve tempo, scopriamo che questo atteggiamento non funziona.
Anzi, pressato dalle nostre richieste, l'altro si ritira ancora di più al suo interno, trincerandosi dietro a una cortina di mutismo, di distanza impenetrabile e a volte di rabbia, generando le condizioni affinché si creino ulteriori conflitti.
Finché non comprendiamo che la nostra sensazione di mancanza origina da una nostra ferita infantile, dalla indisponibilità dei nostri genitori quando eravamo piccoli e dalla nostra incapacità di stare da soli e darci da soli il sostegno di cui necessitiamo, non possiamo guarire il dolore di questo coltello conficcato nella carne che si riattiva nel momento in cui l'altro non è come ci aspettiamo che sia.
La soluzione sta nella rafforzamento della nostra stabilità interiore quando subiamo gli attacchi delle nostre ombre da deprivazione.
Tale stabilità è raggiungibile attraversando pienamente quel dolore, apprendendo a contenerne la delusione e la frustrazione associate, e rimanendo in questo stato il più a lungo possibile.
Finché non svanisce e si dissolve.
Con il tempo scopriremo che la solitudine, la morte e il dolore, rappresentano delle sfide evolutive per evolvere spiritualmente e psicologicamente, e che possiamo e dobbiamo affrontare solo noi e nessun altro.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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Una bella notizia, cari, sputo il rospo tutto insieme. Non avevo ancora scritto niente su questa novità ma a questo punto il viaggio è cominciato e bisogna pur attirare le energie positive: SONO STATO NOMINATO CONSULENTE PER LO SVILUPPO DELLA NUOVA BIBLIOTECA DI BRINDISI, IL MEDIAPORTO. E il prossimo 22 marzo con un convegno si inaugurano i lavori per la creazione di un OSSERVATORIO DI INNOVAZIONE CULTURALE ED EDUCATIVA ATTRAVERSO LA "NARRAZIONE" E L'ARTE.
Voilà. Una piccola rivoluzione, sì. Una bellissima notizia: una biblioteca e un centro di ricerca sulla povertà culturale attraverso la narrazione. Tutto insieme. All’adrenalina del palco ora si affianca un’energia ancora diversa. E credo che mi toccherà cercare un nuovo centro di gravità "errante".
Il MediaPorto - Biblioteca di Brindisi è uno spazio multifunzionale ristrutturato con il progetto della Regione Puglia Community Library. Qualche anno fa il progetto vincitore lo scrisse Simonetta Dellomonaco e ora una cordata di istituzioni e persone speciali sono davanti a me a tirare la slitta, per dirla alla Zanna Bianca: Luigi De Luca per i #polibibliomuseali della Regione Puglia, Emilia Mannozzi, per il Polo di Brindisi, Toni Matarrelli per la Provincia di Brindisi, Giovanni Luca Aresta per #santateresaspa che di quella slitta ora tiene con energia nuova le redini in mano, il Teatro Pubblico Pugliese e un'infinità di persone laboriose che poco alla volta sto scoprendo dietro le quinte di questo luogo prezioso come l’ossigeno.
Il MediaPorto - Biblioteca di Brindisi comprende sale studio (già affollate dalla riapertura!), un auditorium, una biblioteca ragazzi, una caffetteria di prossima apertura, sale convegni, spazi di co-working e mille altri spazi fisici e immateriali che saranno dedicati ai nuovi media, al cinema, ai libri, alle mie tanto amate storie. Ma soprattutto, e qui batte il cuore, a creare uno spazio dove il potenziale creativo delle ragazze e dei ragazzi del territorio possa trovare nutrimento. Il più alto possibile. E nel massimo rispetto della sovranità e dei mondi intoccabili dei ragazzi. Chi mi conosce può capire a cosa mi riferisco.
Cominciamo il 22 marzo alle ore 17 in rete con le scuole di ogni ordine e grado della provincia, l’ufficio scolastico provinciale, le reti scolastiche più prossime, la ASL, il Comune di Brindisi (il cui sindaco Giuseppe Marchionna ha dato avvio a tutto questo prima di diventare primo cittadino), la consulta provinciale degli studenti, il consiglio comunale dei ragazzi, le reti più virtuose della città (guarda caso la nomina è arrivata da un bando dove come concorrenti eravamo tutti amici cari di mille progetti svolti in città e dintorni) e lo facciamo con un convegno che apre il percorso per la creazione di un OSSERVATORIO DI CONTRASTO ALLA POVERTA’ CULTURALE ED EDUCATIVA ATTRAVERSO LA NARRAZIONE LE ARTI. Il Convegno è aperto a tutti. Muove un primo passo significativo del progetto culturale che vorrei nascesse in questo luogo.
Ho piantato letteralmente migliaia di alberi (erano i tempi che dai miei spettacoli nascevano i progetti di forestazione partecipata) e ho ben chiaro che il bosco nasce solo quando arriva un’esplosione ormai irrefrenabile dalla Terra, dalla Pancia. Quando l’ego, colui che vuole piantare, “io”, ha fatto, forse, quello che doveva fare e poi si è tolto di mezzo. Qui voglio fare questo: ariamo un poco il terreno insieme e quando sarà il momento, se lo sarà, togliersi di mezzo e qualcosa nascerà da sola. E non sappiamo nemmeno che forma avrà.
Che dire? D’ora in poi vi racconterò anche di questo luogo che si chiama Mediaporto di Brindisi. Ovunque siate fra poco potrà valere la pena venire a trovarci. Ah, dimenticavo: l’Osservatorio che sta nascendo si chiama MINISTERO DEI SOGNI. Vi piace? <3 (In una foto io e Carolina in uno dei boschi, vero Antonio…)
Ecco il programma del convegno del 22 marzo, h 17, vi aspettiamo. Contattatemi. Cerchiamoci. ---
Mediaporto di Brindisi 22 marzo 2024, ore 17.00
MINISTERO DEI SOGNI Osservatorio d’innovazione culturale ed educativa Convegno d’apertura
Saluti istituzionali
Introduce Giovanni Luca Aresta, Amministratore Unico di Santa Teresa S.p.A. Loredana Capone, Presidente del Consiglio della Regione Puglia Toni Matarrelli, Presidente della Provincia di Brindisi Giuseppe Marchionna, Sindaco di Brindisi Emilia Mannozzi, Direttrice Polo-Biblio Museale Brindisi Angela Tiziana Di Noia, Dirigente Ufficio Scolastico Provinciale
Interventi e contributi
Luigi D’Elia, Consulente per lo Sviluppo del Mediaporto e coordinatore dell’Osservatorio Gaia D’Argenio, Presidente della consulta provinciale studentesca di Brindisi e Coordinatrice Regionale Luigi De Luca, Coordinatore Poli Biblio Museali della Regione Puglia Rosetta Carlino, Dirigente ICS “Cappuccini” Brindisi - Coordinatrice Rete delle Scuole che promuovono la Salute per la Provincia di Brindisi Mina Fabrizio, Dirigente ITT “Giorgi” Brindisi - Scuola Polo per la formazione Ambito PUGLIA BR 11 Diego Caianiello, Sindaco del CCR Brindisi Consiglio Comunale dei Ragazzi di Brindisi Maria Rita Greco, Dirigente ASL Settore psicologia clinica e pedagogia dell'età evolutiva Lucia Portolano, Dirigente scolastica Coordinatrice de Tavolo docenti per l’educazione ambientale e i “diversi” linguaggi Modera gli interventi Luigi D’Elia
Info: 0831 544301 - [email protected] Si raccomanda l’Iscrizione al link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeCQzKzUy5S_gjj5wzWxZCstD2nGm25fIiuBUgnHvvrN8k8yA/viewform?usp=sf
#luigidelia#narrazione#MediaportoBrindisi#PoloBiblioMusealeBrindisi#regionepuglia#brindisi#teatropubblicopugliese#provinciadibrindisi#santateresaspa#ministerodeisogni
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CESENA
lavori in corso
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NOI NON
DIMENTICHIAMO
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Davanti ai morti, davanti alle cataste di oggetti e attrezzature ormai inservibili..
Davanti ai cumuli di fango.
Davanti al pianto disperato di chi in 36 ore s'e visto portare via la casa, oppure è rimasto isolato in frazioni sperdute della collina e della montagna cesenate, frazioni ormai irraggiungibili perchè le strade si sono sbriciolate e sono scivolate a valle per decine di metri.
Davanti a tutto questo, vorrei condurre l'intera redazione di quei pseudo-giornali che sono Libero e il Giornale di Feltri.
Dovremmo proprio organizzargliela una bella gita scolastica di apprendimento e approfondimento!
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Ve li ricordate i loro interventi in Tv?
Da anni e anni, di continuo, a ridicolizzare Greta Tumberg.
A chiamarla "povera demente in cerca di pubblicità..."
Ve li ricordate i loro sguardi sardonici, la loro becera ironia su "GRETA LA VISIONARIA" , GRETA "la mentalmente instabile", GRETA "che lotta contro i mulini a vento?"
Io ricordo ogni sequenza, ogni parola, ogni loro sorrisetto da primi della classe, da saputelli, da bulletti di quartiere.
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E ve lo ricordate quando arrivarono a coniare il neologismo "GRETINI" per denigrare e sbeffeggiare gli studenti, i giovani ed i meno giovani che hanno voluto partecipare alle manifestazioni del venerdi?
I venerdi del "Fridays for future"?
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Bene, io vorrei condurre tutti quanti loro: i vari Senaldi, i Feltri, i Porro, i Belpietro, i Sallusti, davanti ai risultati devastanti di questa colossale catastrofe climatica , e alle singole officine sventrate, alle cantine piene di melma, alle persone costrette ad abbandonare le loro case inagibili o a dormire nelle palestre delle scuole Medie.
Vorrei averli qui davanti.
Vorrei che rispiegassero una volta ancora ai congiunti delle 13 vittime di questo disastro (cosi esplicitamente provocato dai cambiamenti climatici in corso), quanto fosse troppo pessimista e catastrofista quella ragazzina visionaria!
Quella che ha girato tutto il mondo per portare il proprio grido di allarme davanti a tutti i Governi del pianeta.
Per dire che non c'è più un attimo da perdere se vogliamo salvare il nostro amato pianeta.
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Allora, a tutti questi Soloni da scrivania, a questi leoni da redazione, capaci sono di sentenziare l'infermità mentale di Greta Tumberg, vorrei fare una sola domanda:
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Chi aveva visto più lontano, ben oltre il proprio naso?
Chi era davvero il visionario?
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Cari Senaldi, Belpietro, Porro, Feltri, Sallusti, se è vero che praticate l'onorata professione di giornalisti, fatevele due domande e mettete in moto la vostra materia grigia, prima di giudicare su problematiche che non conoscete minimamente, solo per il gusto di distruggere una attivista, che si batte per salvare ciò che resta del nostro pianeta, la nostra unica CASA .
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Post scriptum:
E se avete tempo, venite qui in Romagna a darci una mano, piuttosto!
Vi aspettiamo.
Un badile, una pala, ve li regaliamo noi!
Perchè noi romagnoli, siamo pure generosi e un lavoro ve lo troviamo volentieri e alla svelta.
C'è ancora davvero tanto da fare [ mesi e mesi ] per mettere in sicurezza le strade, i ponti e gli argini.
In fondo, Voi che siete degli specialisti del fango, dovreste trovarvi a casa, in questa melma.
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[ Gretini di Cesena ]
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Il livello di credibilità e di professionalità di giornalisti e analisti delle nostre TV non è degno di un paese del 3° mondo.
Sono solo insulsi ripetitori di interpretazioni stereotipate di meschina propaganda. Basta vedere cosa hanno scritto sul presunto golpe in Russia.
Un commentatore esperto e onesto racconta la cosa in un tutt’altro modo. Tutto ha inizio con la battaglia di Bakmuth. Chi sa le cose direbbe subito che l’obiettivo russo non era conquistare la città ma distruggere il nemico al suo interno.
Lo aveva detto il generale Gerasimov il 18 ottobre scorso: non andiamo più avanti facendo grandi operazioni ma aspettiamo gli ucraini che avanzano e lo distruggiamo. Lo aveva capito il NYT che il 27 novembre aveva scritto: “Bakmuth è il buco nero in cui Kiev perderà le sue truppo”.
E’ esattamente quello che è successo. Mosca avave dato a Progozhin 6 mesi di tempo per ottenere il risultato, fine ottobre – fine aprile.
La Wagner ha fatto il suo lavoro e il ministero, ad aprile, dice: “bene, missione compiuta, arrivederci”.
Solo che Bakmuth non era completamente conquistata, perché l’obiettivo non era quello ma distruggere il nemico.
C’era ancora qualche palazzo da ripulire ed è a quel punto che Progozhin ha cominciato a protestare ontro il ministero della difesa, non contro Putin, perché non riceveva più rifornimenti.
Logico per il ministero perché il lavoro era terminato e le armi servivano per l’esercito ordinario.
E’ lì che è iniziato lo psicodramma di maggio che ha condotto ad una proroga del contratto fino al 21 maggio. Così la Wagner ha elimato anche le ultime sacche di resistenza ucraina e Prigozhin ha potuto dichiarare ufficialmente la presa di Bakmuth.
I russi hanno ben capito che difficilmente potevano integrare una società privata in una operazione militare condotta da un esercito, per motivi tecnici, legali e funzionali. Hanno così deciso di far ritirare completamente la Wagner, anzi di scioglierla per integrare i componenti in qualche forma nell’esercito sotto il comando dello stato maggiore. Questo doveva essere fatto il 23 giugno. Qui si comincia a capire perché Progozhin ha ricominciato ad attaccare Shoigu e Gerasimov.
Stava cercando di difendere la sua “azienda” , protestando con chi voleva che portasse i libri in tribunale. In nessun momento ha detto di voler rovesciare il governo, mentre ha detto continuamente di avercela con chi era responsabile dello smantellamento di Wagner.
La Wagner, come compagnia privata poteva andar bene solo per una operazione speciale, in cui lo stato Russo non compare ufficialmente in guerra. Ma nel momento in cui si tratta di difendere i territori annessi del Donbass, allora è necessario utilizzare l’esercito nazionale e i mercenari vanno in qualche modo esclusi. Tutte le altre compagnie private presenti in Ucraina, hanno accettato di sciogliersi, solo Progozhin, per interessi personali, ha tentato di resistere.
Putin non lo poteva accettare ed è per questo che è intervenuto duramente con l’accusa di tradimento. La repressione di Putin è stata molto meno dura di quella per una ribellione armata, ma alla fine si è dimostrata una mediazione efficace nel risolvere il problema, dimostrando che Putin è un uomo di compromesso al contrario di come lo si dipinge in occidente. Insomma non c’è proprio nessun elemento che possa portare a parlare di colpo di stato. Stiamo parlando di una faccenda puramente commerciale.
Progozhin no ha voluto difendere la Russia ribaltando il governo, ha voluto difendere la sua azienda e i suoi affari; il suo interesse è strettamente personale e finanziario.
Progozhin non è né un uomo politico, né un militare; è un uomo d’affari che ha voluto sfruttare fino in fondo, a suo vantaggio, la notorietà dopo la presa di Bakmuth. La storia raccontata dai media occidentali è solo fantapolitica interessata a compiacere l'establishment.
@fortnardelli
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Trap: Shyamalan ci regala il miglior Josh Hartnett di sempre
Un grande ritorno da protagonista per Josh Hartnett grazie a Trap di M. Night Shyamalan: il regista lo trasforma in un serial killer che non si dimentica, facendoci vivere un intero concerto dal suo punto di vista.
M. Night Shyamalan si è costruito la fama di "re dei colpi di scena": i finali di film come Il sesto senso e The Village sono di quelli che, se non si è estremamente attenti (per non dire ossessivo compulsivi), sono difficili da anticipare. Per questo ogni volta che arriva un suo nuovo titolo ci aspettiamo tutti che succeda qualcosa di sconvolgente. O quantomeno eclatante. Per Trap la rivelazione principale è detta nel trailer: Josh Hartnett interpreta Cooper, papà che accompagna la figlia adolescente al concerto della sua cantante preferita, Lady Raven.
Josh Hartnett in Trap
Questo grande evento pop ricorda la gigantesca e organizzatissima macchina che segue artisti come Taylor Swift: migliaia di ragazzini urlanti, genitori più o meno presi ad accompagnarli, stand infiniti di merchandising e cibo. E ovviamente uno spettacolo spettacolare: luci, fumo colorato, decine di cambi d'abito, guest star e interazione diretta con il pubblico. Sembrerebbe tutto normale, se non fosse che, come suggerisce il titolo del film, l'esibizione di Lady Raven a Philadelphia è una gigantesca trappola.
L'FBI ha infatti scoperto che un terribile serial killer, il Macellaio (The Butcher in originale), ha comprato un biglietto per lo spettacolo ed è quindi presente tra le persone chiuse nel palazzetto. A dirigere l'operazione di cattura è una profiler molto esperta, che ha istruito, oltre agli agenti, anche tutte le persone coinvolte nell'evento, da chi controlla gli ingressi ai commessi degli stand, su come comportarsi. E qual è quindi questa rivelazione? Il Macellaio è proprio Cooper!
Trap: nella mente del serial killer
I maligni diranno che Trap è soltanto una scusa per lanciare la carriera da cantante della figlia del regista: Saleka Shyamalan. È proprio lei infatti a interpretare Lady Raven. Non solo: tutte le canzoni che sentiamo nel film sono sia composte che interpretate da lei. Sicuramente è una bella vetrina, ma Trap non è semplicemente questo. Shyamalan ha sempre dichiarato di essere stato influenzato - nell'ideazione e nella scrittura dei suoi film - principalmente dalla propria famiglia.
Con questo ultimo film il regista di Philadelphia ci porta quindi sì nel mondo della musica, che è quello che appartiene alla figlia, ma usa questo espediente per parlare di altro. Anche lo stesso genere thriller è un pretesto, un altro tassello per rendere la confezione più luccicante e intrigante. È innegabile che l'idea di un serial killer bloccato a un concerto pop sia una bella intuizione, ma, più che costruire una fuga sorprendente, Shyamalan è interessato a entrare nella psicologia di una persona che manca completamente di empatia e che vede gli altri soltanto come un mezzo per soddisfare le proprie "urgenze", come le chiama lui, o sfide da vincere. Per farci capire come sia strutturata la mente di Cooper, il regista riprende il concerto dal suo punto di vista: tutto è asettico, distante, da osservare analiticamente. Accanto a lui ci sono persone che provano emozioni forti di ogni tipo, ma lui non si fa mai trasportare. Non perde mai la calma.
La miglior prova di Josh Hartnett
Saleka Shyamalan è Lady Raven in Trap
Ci voleva un attore in grado di passare facilmente dalla gentilezza più convincente - e forse anche troppo ostentata - alla più totale mancanza di espressione. Josh Hartnett ci è riuscito perfettamente, dando quella che molto probabilmente è la prova migliore della sua carriera (straordinario il suo sorriso forzato che ricorda quello di Norman Bates in Psycho). È come se interpretasse contemporaneamente due personaggi completamente diversi: l'empatico e rassicurante Cooper e lo spietato Macellaio. Una dicotomia che rispecchia la nostra vita sui social, in cui mostriamo solo la parte che vogliamo far vedere di noi stessi, che, molto spesso, è quella più piacevole. Magari costruendoci sopra un'identità che non ha nessun corrispettivo nella vita reale.
Una scena di Trap
E infatti quando in Trap cambia il punto di vista, cambia anche il modo di girare di Shyamalan: tutto diventa più confuso, più emotivo. E ciò che è tangibile, osservabile senza il filtro di uno schermo, si rivela per ciò che è davvero. Non si possono sentire odori, sapori o temperatura quando osserviamo la vita di qualcuno su un cellulare. Dovremmo quindi ricordarci più spesso di guardare le persone negli occhi, starci insieme, mangiarci insieme. Solo così possiamo capire davvero chi abbiamo di fronte.
Conclusioni
Trap, il nuovo film di M. Night Shyamalan, usa la confezione del thriller per raccontare altro: il concerto di una pop star, Lady Raven (Saleka Shyamalan), è infatti una grande trappola per catturare un serial killer spietato, Il Macellaio. Peccato che la persona a cui l'FBI sta dando la caccia sia proprio il protagonista interpretato da Josh Hartnett! Giocando sapientemente con i punti di vista, il regista ci racconta come sono cambiate oggi le interazioni tra le persone, sempre più alterate dall'osservare le vite degli altri attraverso uno schermo.
👍🏻
L'idea iniziale.
L'ottima prova di Josh Hartnett.
La regia di Shyamalan, che cambia a seconda di quale sia il punto di vista che ci sta raccontando la storia in quel momento.
Le canzoni di Saleka Shyamalan.
👎🏻
Alcune soluzioni della sceneggiatura sono molto facili.
#trap#trap movie#trap film#josh hartnett#m night shyamalan#saleka shyamalan#cooper trap movie#lady raven#recensione film#recensione#reviews
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Non so, discorso che parte bene, ma non so se finisce altrettanto bene...mediterò...
Mio caro uomo:
Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro.
Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa.
Che ne dici, se invece, amassi la strega,
il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi?
Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu.
Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi!
Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello.
Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità.
Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza!
Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re.
E se tu non volessi essere l'eroe?
Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre".
Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione.
Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità!
Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità.
Ti esonero dalla storia e ti dico:
Abbiamo già imparato a salvarci.
Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia.
Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso.
Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia.
[Autrice sconosciuta]
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Mio amato uomo: Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro. Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa. Che ne dici, se invece, amassi la strega, il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi? Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu. Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi! Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello. Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità. Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza! Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re. E se tu non volessi essere l'eroe? Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre". Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione. Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità! Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità. Ti esonero dalla storia e ti dico: Abbiamo già imparato a salvarci. Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia. Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso. Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia. -Anonima
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Che anno strano questo. Tirando le somme posso dire che sia stato un anno pieno di cambiamenti, negativi e positivi com'è giusto che sia. Ho terminato gli studi con accanto le persone per me più importanti, ho visto genitori e nonni felici e fieri di me, almeno in quell'occasione. Ho portato avanti il mio percorso dallo psicologo e continuerò a farlo nel 2024. A volte ne sono uscita sollevata, altre con la voglia di spaccare tutto e distruggermi, ma anche questi momenti mi sono serviti per migliorare. Ho visto allontanarsi l'ansia che mi opprimeva H24, ho imparato a fregarmene di tante cose e a ritagliarmi più tempo per me stessa. Certo, ci sono questioni ancora in sospeso e chissà quante altre ne arriveranno da analizzare e sistemare, ma posso farcela, devo solo credere più in me stessa, anziché darmi contro e svalutarmi continuamente.
Ho lasciato andare persone che mi facevano star male, quelle alle quali a malincuore sentivo di non poter più dare nulla o che non erano in grado di arricchirmi. Ho ritrovato e perso una delle mie colonne portanti da anni, che però rimarrà sempre nella mia mente, così come lo è stata per tutti questi 6/7 anni in cui non ci siamo sentiti. Quest'anno mi sono posta l'obiettivo di cercare amicizie vere, fare parte di un gruppo ed uscire e ho l'intenzione di continuare nel tempo. Voglio poter vivere al 100%, tornare a casa con il sorriso consapevole di aver condiviso ore della mia vita con qualcuno che davvero mi vuole al suo fianco e mi supporta in tutto ciò che faccio. Si, ho perso una colonna portante ma in questi anni se n'è aggiunta una che mai e poi mai vorrò perdere, il mio best friend da ormai 4 anni. Tanto simili quanto diversi, sempre pronto a darmi un consiglio e a cazziarmi se sparo cavolate.
Uno dei miei hobby principali, si sa, è Fortnite, un gioco che mi porto dietro da anni ormai e non ho intenzione di abbandonare. Quante ore trascorse lì, a perdere nelle maniere più assurde, ma soprattutto quante ore passate in compagnia. Forse è proprio grazie a questo gioco se ho conosciuto la seconda persona a cui quest'anno devo tanto e da lì si è creato un piccolo gruppo di amici che si ritrova pomeriggio e sera per cazzeggiare, sfottersi e sfogarsi a vicenda. Ve se ama 💙.
La vera sfida di quest'anno, però, sempre parlwndo di amicizie, è stata quella di trovare qualcuno fisicamente vicino, con cui appunto uscire e forse forse un po' ci sono riuscita, conoscendo cinque personcine con cui pian piano sto legando e con le quali mi sento a mio agio. Spero che questi rapporti possano protrarsi nel tempo e magari diventare più forti. Ho tanto bisogno di amici e non sentirmi più sola, di non vivere più quel senso di solitudine che mi ha accompagnato per tutti questi anni. Tra amicizie sbagliate, disinteresse e porte in faccia ero sul punto di arrendermi dinanzi al fatto che non avrei trovato mai nessuno. Si sa, forse le cose migliori arrivano quando meno ce lo aspettiamo e magari non le stiamo nemmeno cercando. Voglio essere fiduciosa nel nuovo anno, vorrei davvero riuscire a portare avanti tutto ciò che ho fatto fino ad ora. E soprattutto non voglio più stare male e lasciarmi influenzare da te che cerchi sempre di rovinare qualsiasi momento bello e mi metti addosso sempre ansia e angoscia.
Ad maiora semper ✨
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Mio caro uomo:
Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro.
Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa.
Che ne dici, se invece, amassi la strega,
il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi?
Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu.
Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi!
Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello.
Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità.
Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza!
Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re.
E se tu non volessi essere l'eroe?
Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre".
Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione.
Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità!
Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità.
Ti esonero dalla storia e ti dico:
Abbiamo già imparato a salvarci.
Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia.
Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso.
Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia.
- Fonte sconosciuta
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LASCIAR ANDARE
Spesso le persone chiedono come poter lasciar andare un partner, una relazione, una situazione.
In questi casi il dolore, attuale o potenziale, penetra nel corpo come una lama sottile.
Quello che fa male non è tanto l'abbandono dell'oggetto in sé: ma quello delle nostre speranze e aspettative, dei nostri progetti, proiettati su quell'oggetto di attenzione.
Il segreto sta nel piangere il lutto della inattuabilità di quelle speranze e progetti, con quella persona, in quella relazione, in quella situazione.
Non bisogna focalizzarci sulla assolutezza e generalizzazione della perdita, perché non è così.
Tutto, prima o poi, ricomincia.
Occorre anche diventare consapevoli di ciò che di buono quella persona, o quella situazione, ci ha lasciato.
Se ci concentriamo infatti solo su quello che perderemo tagliando il filo che ci unisce a qualcuno, non riusciremo a lasciarlo andare.
Diamoci inoltre il tempo di assimilare tutto questo.
Se sentiamo un attrito rispetto all'azione di cesura che stiamo per mettere in atto, aspettiamo un altro po' dandoci la possibilità di trovare in noi quel coraggio, quell'equilibrio e quella centratura, capaci di darci la spinta per tagliare i ponti.
Nel dire addio, ci vuole molto rispetto, soprattutto per noi stessi.
Un rispetto sacro, che deve tenere conto del dolore presente, di quello futuro, ma anche del tempo di riavvio del nostro essere all'interno del flusso della vita.
Omar Montecchiani
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quindi, ex migliore amica di quando avevo quattordici anni a distanza e con la quale ho SOLO ed ESCLUSIVAMENTE un rapporto epistolare (non ironicamente, NON ironicamente) perché di punto in bianco ha smesso di rispondermi (motivo per il quale dopo sei anni di amicizia ad oggi è una EX amica ma okay) dopo non aver risposto a metà delle mie lettere avendomi fatto così iniziare una sorta di rapporto catartico con la scrittura liberatoria manco fossi in collateral beauty dove scrivo unicamente per allentare la testa consapevole di star parlando da sola, bella e buona, mi manda un messaggio chiedendomi di vederci a Milano.
quindi, si, ricapitolando: Sofia, io non ti sento ne ti vedo dal 2018 ultimo anno in cui non si sa come siamo riuscite a messaggiarci il tanto che basta da avermi convinita a venire da te a Torino dopo quasi due anni che non ti sentivo -senza averne effettivam capita la ragione- per chiarire fallendo miseramente perché dopo una settimana passata assieme come culo e camicia che pareva non ci fossimo lasciate mai una volta tornata a casa hai di nuovo smesso di farti sentire e rispondere lasciandomi ancora più confusa mi chiedi di vederci a Milano (che si trova a 300km da me e ad un'ora di viaggio da te), io ti dico di sì perché sono masochista e legata al passato in un modo così intimo ma al tempo stesso selvatico che solo una del segno della vergine può capire e tu,
smetti di rispondere? sparisci - ti dissolvi - ma cosa mi aspettavo di preciso scusa? - no dico veramente cosa? - e mi chiedo se mi risponderai la mattina stessa del giorno in cui ci dovremmo vedere o magari saresti così fenomenale da non rispondermi nemmeno in quella circostanza lasciandomi vagare per Milano centrale finché avvolte dalla magia delle nostre fiamme gemelle o qualsiasi altra forma karmica di amore che pratichi tu e altre settantanovemila ragazze della nostra generazione annoiata che si vuole sentire ancora giovane pratica ci dovremmo trovare - riconoscere - sorridere tra la folla mosse dal nobile insegnamento tumblr versione 2013 che non importa dove ne come ma riconosci chi ami in mezzo anche a mille persone? - chiedo solo - no dico perché magari io faccio il biglietto mi aspetto di trovarti lì e dopo aver passato mezza giornata da sola in una città tra le più pericolose per una giovane donna torno a casa con 80€ di biglietti in meno nelle tasche, capì? - quindi chiedo solo, è lecito - ma soprattutto, a che ora? e quando torniamo? e specialmente: cosa facciamo? aspettiamo? e se aspettiamo chi aspettiamo? - lo vedi? chiedere è lecito- comunque se facessi i biglietti ora pagherei metà del prezzo ma se poi tu non mi rispondi o mi dai buca, chi mi rimborsa? - emotivamente, intendo. - comunque capisco, ottima mossa, tutto vorremmo capire come trattare gli altri come fossero pedine e devo dire che tu sei fotonica in questo.
ma quindi,
a che ora ci vediamo?
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Il futuro?
“Un'orchestra sinfonica oggi costa meno di un calciatore, quale eredità ci aspettiamo di lasciare ai nostri figli? La cultura non esiste per fare profitto, ma per educare. Se questo non cambia, nelle generazioni future prevarranno persone superficiali e molto pericolose”.
Ricardo Muti
Questa frase del maestro Muti è solo un esempio di lucidità su cui si dovrebbe riflettere, ma la società in cui viviamo, non solo in Italia, è sull'orlo del fallimento a livello umano perché si tende a valorizzare il superfluo e l'inutile. Ancora non siamo alla deriva totale, ma non manca molto, la frase che spesso scrivo come commento a comportamenti da primitivi è "Stiamo scivolando su un piano inclinato verso Idiocrazy", avete presente quel film geniale dove una coppia uomo/donna vengono ibernati per un esperimento militare di un anno ma si risvegliano dopo 500 anni, perché l'ufficiale in capo all'esperimento si fa coinvolgere in un giro di prostituzione e viene arrestato e l'esperimento chiuso ma loro vengono dimenticati? Il film è apparentemente demenziale a tratti molto divertente ma quello che traspare in realtà è che la società sta involvendo sempre di più, questo è reale non un film di fantasia se pur geniale. Ci sono vari aspetti che riconducono alla pellicola, come prima cosa l'impoverimento del linguaggio nelle nuove generazioni, per fare un esempio negli stati uniti (se vedi i tweet dei ragazzi americani ti rendi conto) si usano una infinità di acronimi, loro sono abituati a ridurre tutto per risparmiare tempo, ma facendo così si perde a lungo andare la proprietà delle parole; questa pratica oramai è di uso comune anche in Europa tra i giovani, anche in Italia. Premetto che non è tutto così e che ci sono giovani con la testa sulle spalle che fanno buon uso del linguaggio, ne conosco parecchi. La superficialità di cui parla Muti è segno della mancanza di interesse verso qualcuno o qualcosa, che è spesso figlia della competizione perché nello sminuire il prossimo per passare per più bravi si usano le scorciatoie del cervello, anche perché così sottovaluti il tuo avversario pratica già di per se sbagliata perché si può ritorcere contro di te quando si evidenzia il fatto che le tue sono solo parole e non fatti. La pericolosità invece l'abbiamo vista sullo stupro di gruppo a Palermo, quei bravi ragazzi non hanno empatia e per loro era un gioco, ho letto che uno diceva nella loro chat privata che cose del genere le aveva viste solo sui pornazzi, non demonizzo internet ma purtroppo quando si ha una tecnologia così potente e la si usa male può causare distorsioni mentali, appunto come quella. Ci si interroga sugli errori e si inizia a puntare il dito contro le famiglie, ma siamo sicuri che i loro genitori siano colpevoli quanto loro? Cioè non sappiamo neanche che tipo di situazione sti trogloditi hanno in casa, ma subito i giornali tutti a prendersela con mamma e papà che magari si fanno un mazzo così per dare a sti idioti un futuro migliore, di sicuro c'è altro oltre al nucleo familiare, ma non voglio scendere in particolari visto che la vicenda è abbastanza pesante, dico solo che in una nazione dove non si hanno punizioni esemplari per chi viola le leggi, non solo in questo caso, è ovvio che chiunque si prende la briga di delinquere sapendo che non gli accadrà nulla, il berlusca starà ridendo pensando di aver fatto un buon lavoro. Questo discorso è lungo e intricato, la società si è trasformata in qualcosa di completamente lontano da quello che era negli anni 80 e 90, secondo me regredendo, per via di comportamenti sempre meno umani, la competizione è l'inizio di una guerra, la disgregazione di quel tessuto sociale che ci univa attraverso la separazione sempre più piccole categorie ci ha allontanati e sappiamo che per i potenti più siamo divisi meglio è perché l'unione fa la forza, chiedetelo a Maria Antonietta. E ci sarebbe molto ma molto altro da scrivere, ma ho altro da fare e mi fermo.
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