#as boas manieras
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PTG: As Boas Maneiras | ENG: Good Manners (Movie)
2010s movie. Drama, horror, fantasy.
Plot points:
Family.
Werewolf fantasy.
Interracial sapphic couple (main).
TW//: Animal cruelty
Black sapphic characters:
Clara Isabél Zuaa
Connections:
Clara x Ana (interracial sapphic)
Sex & Nudity - Moderate
Sex scene.
Forceful sexual advances on another character.
Violence & Gore - Moderate
Bloody scenes.
Animal cruelty (Character breaks the neck of a cat, and eats it)
Newborn claws its way out its mother's stomach.
Profanity - Moderate
Alcohol, Drugs & Smoking - Mild
Social drinking.
Frightening & Intense Scenes - Moderate
Intense fight scenes.
Restraining of a child using chains.
Forceful sexual advances on another character.
#black sapphic#interracial sapphic couple#good manners#as boas manieras#mythicism#fantasy#werewolf movie#werewolf#portuguese language#international media#pregnancy#isabel zuaa#clara x ana#isc#movie#brazil#Brazilian movie#portuguese
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✨ BYE BYE, EARTH: LA SERIE TORNERÀ NEL 2025 CON UNA SECONDA STAGIONE!
Anche se in maniera un po' frettolosa e incerta, i 10 episodi della prima stagione diretta da Yasuto Nishikata (Killing Bites, Hortensia Saga), presso LIDENFILMS (Tokyo Revengers, Insomniacs After School), ci hanno portato al giro di boa della storia di Belle.
L’anime è tratto dall'omonima avventura fantasy pubblicata nel 2000 da Tow Ubukata (Mardock Scramble, Moonrise, Sokyu no Fafner, Le Chevalier d'Eon) ed è disponibile in streaming su Crunchyroll.
#bye bye earth#anime#fantasy#adventure#novel#tow ubukata#lidenfilms#serie tv#crunchyroll#streaming#sub ita#simulcast#belle lablac
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non tanto tempo fa, mentre guardavo il docufilm su Lippi, vidi Luca #Vialli intervenire da remoto e quella circostanza mi commosse in maniera indicibile e, devo dire, insolita: oggi il capitano che l’ha alzata avrebbe girato la boa dei 60 anni, onoriamolo tutti
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Vivicittà 2024: Livorno si prepara per festeggiare al meglio i 40 anni della manifestazione podistica targata UISP
Vivicittà 2024: Livorno si prepara per festeggiare al meglio i 40 anni della manifestazione podistica targata UISP Mancano ormai pochi giorni al Vivicittà 2024. Domenica 14 aprile andrà infatti in scena la 39esima edizione della manifestazione podistica promossa in tutta Italia dalla Uisp e non sarà un'edizione come tutte le altre. Il Vivicittà, infatti, festeggia i suoi primi 40 anni, un traguardo davvero importante che Livorno vuole celebrare nel migliore dei modi. Il Comitato Terre Etrusco-Labroniche della Uisp, organizzatore del Vivicittà insieme all'Atletica Amaranto con il patrocinio del Comune di Livorno e dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, è pronto ad accogliere le tantissime persone che invaderanno le strade di Livorno. Lo slogan di quest'anno del Vivicittà è "Movimenti sostenibili", due semplici parole che rimandano alla storia del Vivicittà e all'attività che ogni giorno viene portata avanti dal Comitato Terre Etrusco-Labroniche della Uisp, dove lo sport viene visto come un motore di inclusione a tutti i livelli. Il Vivicittà diventa così un'occasione per promuovere la sostenibilità sotto ogni punto di vista, da quello ambientale a quello sociale, come fatto anche negli scorsi anni quando si sono accesi i riflettori su temi fondamentali come la pace, i diritti umani e la solidarietà. A Livorno, il Vivicittà sarà tutto questo e molto di più. L'obiettivo è quello di superare i 350 iscritti di dodici mesi fa e toccare quota 400 partecipanti. A recitare un ruolo da padrone saranno con ogni probabilità le società labroniche, che si presenteranno in massa al via con i loro atleti nelle varie categorie. In tanti si sfideranno lungo il percorso da 10 chilometri, valido anche come 3a tappa del Criterium Podistico Toscano 2024 e 3a tappa del Giro Podistico delle Valli Etrusche. Accanto alla prova competitiva, ci sarà spazio anche per tutti coloro che vorranno confrontarsi sul percorso non competitivo da 5 chilometri. «Sono 40 anni di Vivicittà – ha dichiarato in conferenza stampa Daniele Bartolozzi, presidente del Comitato Terre Etrusco-Labroniche della Uisp – e per questo ci teniamo particolarmente a questa edizione. Ci aspettiamo un grande numero di iscritti, un'affluenza ancor più nutrita rispetto agli anni scorsi. Il Vivicittà è l'emblema di come sia possibile vivere lo sport in maniera alternativa rispetto alla sola dimensione competitiva. Voglio ringraziare il Comune e l'Autorità Portuale per averci sostenuto durante l'organizzione e i nostri partner, che sono davvero fondamentali per riuscire a realizzare un evento come il Vivicittà». «Siamo soddisfatti – ha confermato Luca Salvetti, sindaco di Livorno – che tutto sia pronto nel migliore dei modi per il Vivicittà 2024. Il Comitato Terre Etrusco-Labroniche della Uisp e l'Atletica Amaranto ci hanno messo l'anima in questo Vivicittà, organizzandolo con grande passione e tanto trasporto. Sarò presente alle 9.30 al Campo Scuola per dare il via a questo Vivicittà, uno degli ultimi appuntamenti di questo mio mandato da sindaco. Sarà bellissimo vedere tante persone correre lungo le strade di Livorno». Il percorso del Vivicittà 2024 sarà identico a quello dell'edizione 2023. Il ritrovo è fissato per domenica 14 aprile alle 7.30 al Campo Scuola di via dei Pensieri, con la partenza della gara programmata per le 9.30. Dalla zona Stadio, i runner si muoveranno verso il cuore della città per raggiungere prima il quartiere Venezia ed entrare in Fortezza Vecchia, dove ci sarà il giro di boa per poi rientrare verso il lungomare e tagliare il traguardo sul rettilineo del Campo Scuola. L'iscrizione al Vivicittà è di 10 euro, sia per la gara competitiva che per la non competitiva. Le iscrizioni termineranno il 12 aprile. Chi si vorrà iscrivere il giorno stesso del Vivicittà potrà farlo pagando 15 euro. Alla fine della gara verranno premiati i primi 3 uomini, le prime 3 donne della classifica assoluta e le prime 5 società più numerose. Oltre a chi finirà sul podio nella classifica assoluta, verranno premiati anche gli uomini e le donne che finiranno nelle prime posizioni delle rispettive categorie: 18-39 anni, 40-49 anni, 50-59 anni, 60-69 anni, 70 anni e oltre. Per ulteriori informazioni è possibile contattare questi numeri telefonici: 335-5736285 (Paolo Falleni) e 347-0460270 (Ilaria Stefanini).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Servizi sanitari Gargano, Giorgione (UIL FPL FOGGIA), chiede incontro urgente col direttore generale
“La UIL FPL FOGGIA chiede un incontro urgente col Direttore Generale ASL, Antonio Nigri al fine di potenziare i servizi sanitari territoriali sul Gargano all’approssimarsi della stagione balneare”.
Lo dichiara Gino Giorgione, Segretario Generale Territoriale UIL FPL Foggia. “L’approssimarsi della bella stagione rappresenta un vero e proprio giro di boa per i comuni del Gargano, a partire da Vieste. Per potenziare i servizi ai turisti e l’offerta complessiva oltre al gap infrastrutturale, bisogna tenere nella dovuta considerazione anche i servizi sanitari”, afferma Giorgione che prosegue: “In estate, il Gargano, a partire da Vieste, accoglie turisti da tutto il mondo: perciò è necessario, in questa fase, programmare per risolvere ogni criticità e predisporsi nella migliore maniera possibile a superare tutte le emergenze. I punti di primo intervento vanno potenziati e va garantita la capillarità dei servizi medico-sanitari e la presenza di personale sanitario sul territorio. Un discorso che vale non solo per Vieste ma per tutti i comuni del Gargano. Per tutti questi motivi chiediamo un incontro urgente col direttore generale dell’ASL, Antonio Nigri”.
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seu erro foi erguer os olhos para o outro quando devolveu o copo. porque isso fez com que precisasse lutar contra a vontade de puxá-lo de volta e dar mais um gole, mesmo com a opinião que tinha deixado escapar por meio das expressões. obviamente, conseguia manter uma conversa normal e casual com hanyoung, mas isso não significava que não tivesse aqueles momentos onde olhava para ele e era pego de surpesa pelo quanto ele era bonito, ainda que a informação fosse óbvia e já estivesse gravada em sua mente. a questão era o que isso causava: o coração subindo batidas demais em um curto período de tempo. por isso, ele precisou de um segundo ou dois para achar sua voz e responder: ━━ está querendo me embriagar, por acaso? vai cuidar de mim, se eu ficar bêbado? ━━ brincou com ele, as palavras saindo por entre risadas. ━━ sim, está forte. mas tudo bem, eu gostei assim. ━━ respondeu por fim, assentindo de maniera a reforçar as palavras. ━━ estão bem puxadas… muitas ideias que pareciam boa e não parecem tanto agora e tudo isso vai atrasando as coisas. só quero que acabe logo. ━━ concluiu, junto a um novo suspiro. ━━ seu convite veio em boa hora mesmo, de fato parece que leu minha mente… mas não quero ficar te enchendo com as minhas bobagens. me fala como estão as coisas com você.
Só devia estar ficando louco, foi o que imaginou ao convidá-lo pra sair. Não, não era um encontro em sua concepção e obviamente na dele, pensava. Mas estava nervoso como se estivesse em um. Minam tinha toda a sua atenção a ponto de só lembrar que tinha pedido um drink quando já estava na mesa. Depois de grandes goladas, ofereceu a ele também, não se importando com o teor alcóolico, na verdade agradeceu por ser muito, se não já estaria tremendo com a presença do outro. — Achou forte? — riu da careta que surgiu após experimentar. Claro, Hanyoung riria de qualquer coisa que ele fizesse e falasse, era um completo bobo — Não é pra tanto, vai... — quis se fazer de forte, tomando mais um gole do drink, percebendo só naquele momento que na verdade, era forte — Ok. É muito, confesso. Acho que li sua mente, então? As coisas andam difíceis? — o tom de voz era baixo, mas nem parecia surtar em seu interior, talvez a bebida estivesse fazendo efeito. Porém, tinha uma preocupação real em sua pergunta, sabia bem como a vida que levavam precisava às vezes pedia por um caminhão de cana.
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Capitolo VII
Un’altra ragione per cui Sami mi innervosisce è che si sveglia sempre presto.
Niente di male se ci si fermasse a questo. Mi andrebbe bene se fosse semplicemente un po’ mattiniero e volesse indossare un accappatoio di lana solo per farsi l’accoppiata caffelatte-sigaretta mentre guarda l’alba dalla finestra con aria drammatica.
Lui no. Lui deve svegliarti. Lui deve rispondere al telefono, fare note vocali chilometriche su argomenti di cui non frega un cazzo ad anima viva.
In parte penso faccia apposta a svegliarmi, non vedo altra ragione per cui non potrebbe rimandare questa sessione di teleconferenze a più tardi, o almeno abbassare la voce.
Quindi rieccoci, alle sette di mattina: io e Sami nella mia mansarda, lui col telefono sospeso per aria e il pollice premuto sull’icona del microfono di Whatsapp. Mi ha già fatto svegliare col piede storto.
Se le altre volte riuscivo a rimanere almeno in dormiveglia, questa volta le sue lunghe mani scheletriche cominciano a scuotermi.
“Ti ho trovato qualcosa da fare.”
Alzo gli occhi e afferro il cuscino sotto la mia testa per soffocarmi.
Sami me lo toglie violentemente, mi tira uno schiaffo sulla coscia e mi punta lo schermo del suo cellulare in faccia. E’ un annuncio di lavoro.
“Cercano dei pony pizza qua in fondo alla via.”
“Cosa? Davvero?”
“Sembrano pagare anche abbastanza bene, ti dirò...”
“E perché dovrebbero prenderci? Ho zero esperienza, mi va già bene che ho la patente.”
Sami assume una smorfia confusa, prima di alzarsi dal letto di colpo.
“Prenderci? No, no, io non lo faccio.”
Rimango in silenzio, non ho neanche voglia di chiedergli perché non voglia trovare un altro lavoro che non abbia a che fare con la macelleria.
“Quindi… perché dovrebbero prendermi, allora?”
“Vincenzo. Questa pizzeria è una mini-catena in cui lavora un suo amico. Ti faccio mettere buona parola e sei dentro di sicuro.”
Nel momento in cui nella mia testa appare il suo volto, si attiva anche una roulette con tutte le ragioni per cui averci a che fare potrebbe portare a conseguenze negative.
“Non voglio farmi aiutare da Vincenzo. Faccio da solo che è meglio.”
Poi, a Cordello, chi vuoi che sgomiti per consegnare delle pizze, alla fine? Gli manca personale. Probabilmente sarebbero in grado di prendere pure un maiale per potersi mettere l’animo in pace.
Sbuffo.
Non lo so.
“Oh, provaci. Non ti costa niente. Non hai un cazzo da fare comunque.”
Faccio spallucce, prima di stiracchiarmi e controllare il telefono.
Mi si ferma il cuore appena leggo una notifica su Whatsapp da Giuditta, ma cerco di non sembrare sorpreso quando noto che Sami mi sta fissando.
Si avvia verso la mia scrivania, dandomi le spalle e lasciando cadere l’accappatoio.
Le sue curve delicate e scoperte creano una silhouette timida, dove nulla è troppo piccolo o troppo grande. Fisicamente, lui è l’equilibrio.
Osserva un libro di astronomia, di fianco ad alcuni miei vecchi appunti di letteratura inglese.
“Qual è il tuo pianeta preferito?” mi chiede.
E’ di buon umore. Di solito non vuole mai sapere cosa mi piace.
“Giove” gli rispondo immediatamente, senza quasi prendere il fiato: “è un pianeta enorme. Se ci andassi moriresti in un secondo perché verresti risucchiato verso il centro e saresti schiacciato dall’atmosfera.”
Lui assume una smorfia inquietata e, girandosi a mezzo busto, mi dice semplicemente: “Divertente.”
“Sono serio!” insisto, balzando a gambe incrociate e svegliandomi d’improvviso: “poi, una cosa che piacerebbe anche a te, è che a volte piovono diamanti. Come su Saturno. Piovono dei cazzo di diamanti liquidi, capisci?”
Comincio a ridere, al punto che ci metto qualche secondo prima di accorgermi che Sami non sta dicendo niente da oltre un minuto, si limita a sorridere senza neanche mostrare i denti.
Evento più unico che raro, uno di quelli che mi segnerei sul calendario se ce l’avessi sottomano.
“Che c’è?”
Lui fa spallucce, continuando a guardarmi.
“Sei bello quando sei preso da qualcosa.”
Arrossisco, inclino la testa di colpo, come se mi avesse spezzato il collo.
Forse rendendosi conto della mielosità del momento, Sami afferra i suoi pantaloni.
Mentre estrae un accendino e due Camel dal suo pacchetto di sigarette, cambia discorso: “Ma se questo pianeta andasse a puttane, dove potremmo andare nella Galassia?”
“Principalmente Marte, è piccolo e freddo ma ci sta. O almeno non moriresti in un secondo.”
“Sembra annoiarti Marte.”
“Lo fa. Cioè, su Giove piovono diamanti, Marte è soltanto una Terra un po’ difettosa che usiamo come boa di salvataggio nel caso la Terra fosse invivibile.”
Lui sghignazza, negando con la testa come per darmi del deficiente. Si avvicina, grattandosi l’interno coscia destro.
Si rimette a letto, davanti a me. Anche lui a gambe incrociate.
Mi imbocca la sigaretta.
Rimaniamo in silenzio per i primi tiri, guardandoci a vicenda negli occhi come due bambini curiosi, poi mi alzo per aprire la finestrella della mia veranda.
“Sai cosa? Io da quando sono piccolo sono triste perché nella nostra vita probabilmente non potremo mai raggiungere un pianeta più lontano di Marte” gli confesso, come se non riuscissi a smetterla di vomitare ogni mio parere sull’astronomia.
“Eh, ma anche te non ti accontenti mai.”
“Sami, ci sono metodi che potremmo usare in situazioni disastrose per preservare la vita umana. Non è che ci speri, eh, però…”
Rimaniamo in silenzio.
“Lo hanno chiesto in una lezione di Etica e Morale, una volta” continua lui, abbassando lo sguardo: “nel caso avessi la possibilità di andare su un pianeta completamente nuovo, sapendo che sopravvivrai e sarai uno dei capostipiti della nuova umanità… abbandoneresti la Terra o rimarresti?”
“Andrei immediatamente” gli rispondo, senza pensarci due volte.
I suoi occhi sembrano spegnersi, la cittadina all’interno della sue iride ha un blackout.
“Tu no?” gli chiedo, non capendo la sua reazione.
“Assolutamente no. Ho… ho tutto qui, io sono abitante della Terra e mi va bene così. Un trasferimento su un altro pianeta non lo farei, anche se fosse l’Eden. Sono fedele al mio, di pianeta.”
Posso capire, Sami alla fine se la vive bene.
“E no, non è perché c’ho i soldi, Christian. E’ perché sono fedele e mantengo l’orgoglio di morire per gli errori dell’umanità piuttosto che andare altrove e distruggere un altro ecosistema.”
Sembra davvero arrabbiato, ma come sempre quando si parla di qualcosa deve girare la discussione su di lui, quindi interpretare il ruolo dell’eroe dell’umanità è sicuramente una performance credibile. Per quanto di dubbia genuinità.
Il pensiero di Giuditta mi viene in mente. Lei, stupenda, che sta leggendo un manuale di fisica e si sistema gli occhiali, scomodi su quel naso da topo.
Finisco la stizza e butto il mozzicone fuori dalla finestra. Con una scusa, scappo in bagno.
Apro il rubinetto come escamotage, e passo alla notifica di Whatsapp con una velocità impressionante.
Mi cade l’occhio sugli ultimi messaggi che ci siamo inviati, e si vede che sono io a forzare un po’ le conversazioni.
Non so bene perché, a volte mi sembra che parlare a Giuditta sia quello sbaglio per cui pagherò delle conseguenze enormi. Nonostante sia ancora in tempo per salvarmi, continuo imperterrito la mia strada. In fondo, non seguiamo sempre l’istinto, perché non ha sempre ragione. Altrimenti saremmo tutti vincitori della lotteria, penso.
Giuditta
10.15
“Scusami veramente.
Con questi telefoni sono sempre stata una merda.”
10.47
“Tranquilla.”
10.48
“Posso farti una domanda?”
Giuditta
10.50
“Odio chi me lo chiede. Fammi la domanda e basta.”
10.52
“Le nostre conversazioni fanno schifo perché ci siamo baciati?”
Non so se l’aver parlato così convinto di astronomia mi ha dato quello sprint per estrarre la criniera da leone e affrontare il problema di faccia, fatto sta che sto tremando e sudando freddo.
Il suo ‘sta scrivendo…’ mi sta mettendo un’ansia assurda, sento le orecchie pulsare. Se non fosse per l’acqua del rubinetto probabilmente mi si sentirebbe ansimare per tutta Cordello.
Nel momento in cui Sami bussa prepotentemente alla porta, il telefono mi scivola dalle mani e cade nel lavandino.
“Cazzo, cazzo, cazzo” bisbiglio tra me e me, riafferrandolo e spegnendo l’acqua.
Prendo un asciugamano lì vicino e comincio a pulire il cellulare, con lo stress e il panico di una persona che sta cercando di fare una rianimazione cardiopolmonare a qualcuno per la prima volta.
“Sbrigati che devo pisciare. Sei dentro da un’ora.”
Tiro lo sciacquone ed esco in velocità, ridendo nervosamente.
Il telefono sembra andare ancora. Sospiro, mentre Sami mi chiude fuori dal bagno.
Giuditta
11.01
“A me è piaciuto, in realtà.”
Mi sento le guance incandescenti, e mi lancio sul letto come un felino che attacca una preda.
11.01
“Anche a me, un sacco.
Rimpiango di non aver accettato l’invito e di
essermene andato via da casa tua dopo la festa.”
Mentre Giuditta sta scrivendo la risposta, non riesco a non immaginarmela lì, ad addentare un cornetto alla crema con le sue mani bianche, sempre sporche di inchiostro ai lati. Mi scrive con una mano sola. La sua concentrazione visiva alterna il focus tra la tastiera e lo smalto rovinato sulle sue unghie, che le ricorda sempre che deve andare dall’estetista uno di questi giorni.
Anche ora che mi scrive è circondata da libri di astronomia, mancano ancora due mesi alla prima sessione di esami, ma a lei non basta passarli. Deve stupire, impressionare.
Giuditta è nata per questo e sa sfruttare il suo dono in una maniera folgorante.
Giuditta
11.03
“Tranquillo, con Sami di mezzo è stato meglio così.”
11.05
“Lo pensi davvero?”
… perché io no. Rimarrò sempre col dubbio di cosa sarebbe successo se avessi dormito da lei.
Avrei allungato la magia del momento, l’avrei vista sciogliersi i capelli, toccarsi il pizzo del reggiseno e assassinarmi con quegli sguardi che sembrano dire “mangiami”.
Due mani fredde e bagnate mi circondano il petto in una morsa delicata, e gemo.
“Dio mio, da quando ti basta così poco?” chiede Sami, divertito.
Ce l’ho in tiro, e nella confusione, mi giro e butto il ragazzo sul materasso del letto.
Mi metto sopra di lui.
Ho un alito spiacevole di mattina, quindi evito sempre di baciarlo o parlargli a due centimetri dal naso. Le mani, però, quelle funzionano sempre bene.
Non voglio sapere cosa pensa Giuditta del nostro bacio, o di cosa avrei potuto fare quella sera. Non ci voglio pensare.
Sto con Sami. Voglio Sami.
Gli comincio a mordere il collo, mentre lui comincia ad ansimare.
Continuo a segarlo, a macchinetta, e mi infilo una mano nelle mie mutande. Sento la vena del mio pisello caldissima, sta pulsando come un cuore, e sento la vita.
Mi viene da urlare, perché ho le gambe sbagliate in testa, vedo una chioma mora invece che dei ricci biondi.
Comincio a spingermi col bacino in mezzo alle sue gambe, in un movimento che ricorda una creatura marina subacquea.
Continuo a segarci entrambi, finché lui non viene sulla sua stessa pancia qualche minuto dopo.
Io, dopo una debole lotta, mi arrendo. Lascio che le gambe di Giuditta mi circondino il collo e stringano forte, come due tentacoli di un polipo affamato.
Nel momento in cui vedo il mio sperma schizzare su Sami, capisco. Mi tiene la mano, mi guarda con aria sognante, e capisco tutto. Sto tessendo una trama vergognosa, e uno tra me, Sami e Giuditta, prima o poi, cadrà vittima degli altri due.
Sondaggio: 07.09.2019, 11.25 AM
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Là in mezzo al mar c’è una boa che produce energia.
E’ il progetto della società svedese CorPower che utilizza il movimento delle onde dell’oceano. Una boa larga 8 metri riesce a fornire energia idroelettrica per 250 kilowatt di potenza a circa 200 abitazioni. L’idea nasce dall’emulazione del movimento del cuore umano e la capacità di assorbire energia in maniera combinata sia dalla corrente superficiale che dal movimento di sollevamento delle onde. I progettisti svedesi sostengono che la creazione di centinaia di boe porterebbe alla produzione di energia elettrica pulita per interi quartieri e stimano che il 10-20% per cento del totale di energia elettrica sulla Terra potrebbe essere alimentata attraverso l‘energia delle onde.
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Una questione di identità
ARGENTINA | articolo di Mikalic - 19 gennaio 2021 Abbiamo intervistato l'allenatore del San Lorenzo Mlupi, che ci ha parlato dell'ottimo momento di forma della sua squadra, dei suoi giocatori, di passione e identità. * * * L’ultimo roboante successo esterno (4-0) contro il River Plate ha permesso al San Lorenzo di appropriarsi dello scettro di Campione d’Inverno d’Argentina, ma non si è trattato di un exploit, di un risultato prestigioso da mettere in bacheca e venerare come un’impresa necessariamente isolata. Al contrario, la vittoria contro i Millonarios di Buenos Aires ha chiuso un percorso trionfale per la squadra di Mlupi: il primato in classifica è arrivato dopo sei vittorie, due pareggi e una sola sconfitta in un campionato sempre più complesso come la Primera División, che oltre al San Lorenzo comprende anche Vélez Sarsfield, Newell's Old Boys e Huracan come squadre accreditate per la vittoria finale. Odnes e compagni hanno preso il ritmo in maniera importante sin da subito, inanellando tre vittorie consecutive contro Huracan, Rosario Central e Lanús, fino al doppio pareggio contro Argentinos Juniors e Vélez nei primi di dicembre. Da lì in poi sono arrivate altre 3 vittorie in 4 gare, con l’unico passo falso all’ottava giornata contro il Quilmes (3-5). Risultato: testa della classifica presa e soprattutto la dimostrazione di poter vincere a mani basse addirittura in casa del River Plate, che per onor di cronaca ha iniziato il campionato con l’handicap di dover assimilare la filosofia del nuovo allenatore dopo il doloroso addio di Genzo. Ovviamente per il San Lorenzo vincere il titolo a marzo sarà impresa molto ardua, considerando le importanti ambizioni delle antagoniste Vélez e Newell’s, apparentemente determinate a non mollare il passo nemmeno di un centimetro. Eppure, nel momento in cui una squadra fa più punti di tutti al giro di boa diventa quasi automatica la candidatura come possibile contendente per il trionfo finale.
A guardare le evoluzioni del San Lorenzo salta subito all’occhio la sicurezza con cui la squadra approccia le gare. Una costante che ricorre molto spesso nelle creature plasmate dal ‘Lupo’, soprattutto nella fase più matura del suo percorso da allenatore. L’ingrediente fondamentale per il piano di gioco della capolista si basa soprattutto sulla perfetta realizzazione dei capovolgimenti di fronte, utili a mettere in mostra la tecnica e lo strapotere atletico degli interpreti offensivi. A dare manforte all’ottimo primo scorcio di campionato c’è anche il fatto di non aver dovuto, malvolentieri, far fronte a impegni di Federation Cup, terminata anzitempo per mano dei brasiliani del Ponte Preta. Ora, però, più di qualcuno benedice il fatto di potersi concentrare su un solo appuntamento a settimana, considerando che le coppe nazionali non sono ancora entrate nel vivo. [IDENTIKIT]: Matteo Lupi, è nato a Ferrara il 24 agosto 1971. Ha iniziato ad allenare su WSM nella stagione 6, allo Sportivo Luqueño. Poi la lunga gavetta europea sulla panchina del Vojvodina fino ai primi trofei con Tromso, CSKA Kiev e la conquista dell’Europa League con il Belgrado. Nel mezzo, anche due brevissime parentesi con Valencia e National Bucarest. Con la seconda utenza ha guidato Coquimbo Unido, Tigres, AUN e ora il San Lorenzo. ET: per chi non ti conosce ancora, puoi dirci qualcosa di te? chi è MLUPI nella vita reale? Come hai conosciuto WSM e perché continua a piacerti? Ciao a tutti, mi chiamo Matteo, ho 50 anni e sono di Ferrara. Inizio subito a dire che sono completamente innamorato della mia Spal, squadra che seguo direttamente dai gradoni della curva dai tempi in cui ero un ragazzino. Lavoro in banca a Bologna, ho un figlio di 15 anni e WSM, tra le altre cose, fa parte ormai della mia vita. Mi sono iscritto nel 2007, mi pare dopo aver letto un articolo su Sportweek, il magazine della Gazzetta dello Sport, e la mia prima panchina è stata quella dello Sportivo Luqueño in Paraguay. ET: parliamo subito del San Lorenzo, che sta attraversando un ottimo periodo di forma in campionato e sta facendo sognare i tifosi. Si può dire che è la tua creatura meglio riuscita da quando sei allenatore? Sicuramente posso affermare che è una squadra che sento molto mia, anche perché dei 31 giocatori in rosa, soltanto 5 fanno parte della precedente gestione; quindi, è quasi tutta farina del mio sacco. Quest’anno è partito decisamente bene per noi, siamo più attenti dietro e subiamo meno reti, mentre in avanti abbiamo dimostrato di essere molto concreti e pericolosi. Ovviamente, siamo molto felici e cerchiamo di goderci la situazione. Nonostante questo, siamo anche consapevoli che il campionato è ancora lungo e sappiamo quanto sia difficile affrontare i nostri rivali. Tra le big, temo soprattutto Vélez ed Huracan, subito dopo anche il Newell’s, mentre il River sta facendo più fatica del solito. Il nostro obiettivo minimo rimane comunque l’accesso alla Panamericana. Da lì, tutto ciò che viene è il risultato del lavoro, della perseveranza e di tutto quello che stiamo facendo di buono per mantenere alto il nostro livello competitivo. ET: avete una mentalità offensiva. Vogliamo giocarcela sempre, con tutti. Al Nuevo Gasómetro abbiamo appeso un cartello: Si può fare. È il nostro mantra. Così i giocatori finiscono per crederci. Abbiamo un attacco che sta facendo molto bene: l’uruguaiano Savall è stato capace di inserirsi in fretta nel gruppo e ci ha stupito tutti per la sua incredibile vena realizzativa (11 gol in 11 gare), poi i soliti Odnes, Polo e Navarro hanno fatto il resto, e non a caso abbiamo il miglior dato offensivo del campionato con 33 gol segnati. Impressionante il primo anno del giovanissimo Aimar, regista arrivato dalla nostra cantera e già in odore di maglia Albiceleste, che porta quasi sempre a casa i 3 pallini verdi ed è un campione nella testa oltre che nei piedi. Può giocare titolare sempre ma va accompagnato, perché abbia il tempo di metabolizzare ciò che gli succede intorno. ET: Ultimamente ha tenuto banco in Argentina l'addio di Genzo dal River Plate, ferocemente criticato dopo aver accettato il successivo incarico al Fluminense. Qual è il tuo pensiero? Quando ho allenato in Serbia, per ben nove stagioni, ho imparato questo termine: dòmovina, che ha un significato importante nelle lingue slave ma non credo abbia equivalenti in italiano. Descrive il posto dove si è nati, e dove si è trascorsa l’infanzia. Oppure il posto nel quale ci si identifica e nel quale ci si sente a casa. Genzo è un mister molto preparato, sempre attivo sul forum, con il quale ho stretto un buon rapporto nel corso di questi anni e con il quale mi sentivo spesso. Mi spiace sia andato via, per di più da un grande club come il River Plate. Sinceramente non capisco le motivazioni per andare in Brasile, perché allenare qui in Argentina deve essere innanzitutto una questione di identità. Perché dietro una maglia, uno scudo o una bandiera, quello che apparentemente è soltanto un modo per distinguersi dagli avversari, c’è una massa di valori che - specie da queste parti - è molto valorizzata. È il veicolo di ogni club. È il testimone della missione che la squadra si pone da sempre. Non si ferma agli obiettivi annuali, ma è qualcosa di ancora più grande. È il senso di appartenenza. ET: Quali sono gli allenatori che segui di più del panorama argentino? E quali invece in Europa? In Argentina seguo più o meno tutti, mi piace guardare nel dettaglio anche la Seconda Divisione. In Europa guardo invece molte partite di Champions League e qualche big match domenicale. Gli allenatori che stimo sono moltissimi, ma oltre a guardare le partite, mi piace molto andare a scovare nuovi giocatori e leggere i resoconti che mi arrivano dagli osservatori, sempre impegnati a cercare giovani talenti in giro per il mondo. ET: Parlando invece di WSM e considerando che sei un utente di vecchia data, qual è l'aspetto che più ti piace di più del gioco? E cosa invece cambieresti? Di WSM mi piace francamente tutto e trovo stucchevoli le critiche che ogni tanto arrivano al game da parte di molti utenti, che siano fantasie sul motore o altro. Non bisogna dimenticare che è un gioco che ha 17 anni e che il suo creatore, il mitico Daniele Paviani from Ravenna, è andato via diverso tempo fa, affidando tutto il pacchetto alla nuova gestione. Immagino non sia un lavoro proprio facilissimo da ereditare e da portare avanti. Per quanto riguarda le nuove implementazioni, sicuramente mi piacerebbe gestire WSM tramite un App dal cellulare, perché oltre alla comodità in sé, credo sia anche una possibilità di attirare nuovi utenti nel gioco. Un’altra bella idea sarebbe l’introduzione degli assist, che renderebbe ancora più complesso e affascinante WSM. ET: Tornando a parlare di San Lorenzo, qual è il giocatore a cui sei più legato? E quale giocatore avversario ti ha stupito più di tutti in Argentina? In cima alla classifica metto il danese Benny Odnes, arrivato pochi giorni dopo il mio sbarco a Buenos Aires e rivelatosi uno dei marcatori più prolifici del club. Se parliamo di giovani invece, non posso non menzionare due canterani come Matias Polo e Pablito Aimar, che faranno le fortune del club nel prossimo futuro, così come il nuovo acquisto Aurelio Savall, preso per due noccioline dal Danubio, e ora cercato da mezza Europa. Per il resto mi hanno sempre impressionato le prestazioni di Davor Yelic, bandiera e bomber inossidabile dell'Huracan, così come quelle dell’estremo difensore Sauncho De Alencar del Newell’s. ET: Hai parlato di identità e senso di appartenenza durante questa intervista. Per concludere, qual è l’identità del San Lorenzo? Come vedi il futuro del club? Il San Lorenzo per me è pura passione. È un percorso iniziato con tanta convinzione quattro stagioni fa, un sentimento di appartenenza che mi ha spalancato le braccia e con il quale mi sono ormai identificato del tutto. Dobbiamo affinare alcune cose e cercare di essere più ambiziosi, ma penso che le cose stiano andando bene. Nel breve periodo dovremo gestire al meglio gli over 32 e sviluppare il lavoro del settore giovanile, partendo da basi già molto valide. Abbiamo sempre avuto grandissimi giocatori davanti, ora invece servirebbe un portiere che dia maggiori garanzie al reparto difensivo. Dopodiché potremmo tornare ad essere competitivi ogni stagione e poter dire la nostra sia in campionato e chissà, forse anche in Copa Libertadores. [23]: E' il numero dei trofei complessivi del Club Atlético San Lorenzo de Almagro. 7 titoli di Primera División, 3 Federation Cup, 3 Coppe Nazionali, 7 Supercoppe, 1 Copa Panamericana e 2 Libertadores. __________
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Data l’uscita di tutta una serie di fantasy interessanti, ho perso un po’ di vista il continuum delle mie serie di gialli preferite. Non so voi ma io, ogni tanto, ho bisogno di innamorarmi di un investigatore geniale che sappia unire i pezzi con maestria e rimettere in ordine il mondo perché, si sa, quando un crimine viene risolto e un cattivo sconfitto, la speranza riceve sempre una botta di vita. Per una che poi è un po’ (tanto) ossessionata dall’ordine come me, i detective hanno sempre avuto un ruolo importante, una specie di boa di salvataggio nel mare in tempesta della vita. Ho iniziato da piccola con Poirot e Sherlock Holmes, e non ho più smesso. Ho avuto, tra i miei preferiti, Montalbano, Neal Carey, Cormoran Strike, ma non so se chi ama i gialli condivide questo mio pensiero: non ce n’è mai abbastanza. Tra i miei crush del momento c’è Luigi Alfredo Ricciardi, nato dalla felice penna di De Giovanni e personaggio dai tratti un po’ mostruosi di una tenerezza disarmante. Di lui avevo già parlato qualche tempo fa e devo dire, al quinto volume della saga, che il suo fascino continua ad aumentare. L’uomo dagli occhi di un verde inquietante, coi quali riesce a vedere cose che nessun altro puó, mi fa struggere in una maniera che mi spezza il cuoricino. Inoltre, tornare ogni volta in quella Napoli antica mi fa sentire come se fossi di casa in quel posto tanto lontano nel tempo, ma sempre così vicino. Questa volta Ricciardi ha a che fare un po’ di più col Regime, ma anche con un’estrema e quasi spaventosa povertà. La tata Rosa mostra qualche segno in più di vecchiaia, il brigadiere Maione (❤️) deve risolvere un dilemma esistenziale e le due donne che se lo contendono faranno girare la testa a Luigi Alfredo più del solito. E, come sempre, lui ti tira fuori quella voglia di abbracciarlo stretto e dirgli che sì, non fa niente se sei strano e porti sulle spalle il peso del mondo: andrà tutto bene, vedrai. . . . #book #books #bookish #bookaholic #booklover #bookmaniac #bookworm #booknerd #bookstagram #bookstagrammer #bookshelf #reader #bibliophile #letture #leggere #giallo #einaudi #mauriziodegiovanni #permanomia #tunabooks #tunalovesbooks (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/CBaLFmjHAd4/?igshid=3dht1cg30czq
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[ARTICOLO] Il Kpop dei BTS negli US. Manuale del successo 4.0
“La reazione al nuovo album dei BTS LOVE YOURSELF: Her è mondiale. I BTS sono diventati i primi cantanti coreani ad entrare nella Billboard Hot 100 e nella Billboard 200 nello stesso momento. Stanno espandendo il loro mercato negli US stabilendo i record più alti: n.67 nella Hot 100 e n.7 nella Billboard 200. I BTS hanno raggiunto il mercato internazionale, soprattutto quello americano in cui tutte le agenzie coreane, comprese SM, JYP e YG, tentano di entrare.
▲Manuale degli artisti K-Pop 1.0, 2.0 e 3.0 per entrare nel mercato americano
Il K-Pop ha sempre bussato alle porte del mercato americano. Rain nel 2006, BoA e Seven nel 2008 hanno tratto vantaggio dai media. La loro strategia è considerata come il manuale di prima generazione per mirare al mercato americano. Il piano era promuoverli come celebrità in Asia e ricevere l’attenzione dei media americani. Rain è apparso in film di Hollywood e BoA è entrata nella classifica degli album di Billboard. Hanno raggiunto ciò che speravano ma è durato poco.
Le Wonder Girls negli US nel 2009 sono considerate come il tentativo di seconda generazione per entrare nel mercato americano. La strategia era totalmente ‘americanizzata’. Attraverso agenzie locali e promoter sono apparse nelle esibizioni di apertura dei concerti degli artisti più popolari del tempo come i Jonas Brothers. Sono apparse in radio locali, riviste e programmi TV per promuovere il gruppo. Hanno lavorato come ‘rookie’ con agenzie locali. Attraverso questo format le Wonder Girls si sono classificate alla n.76 nella Billboard Hot 100 con ‘Nobody’.
La tendenza ad espandere il mercato all’estero negli anni passati mostra l’elevato status del K-Pop. La strategia di terza generazione prevede una grande attività di networking che include collaborazioni con pop star locali. CL della YG ha promosso sé stessa collaborando in una canzone di Diplo prima di debuttare negli US. CL sta aumentando la sua popolarità non solo con queste collaborazioni con altri musicisti ma anche mostrando la sua amicizia con designer di alta classe, modelli/modelle e attori/attrici.
▲L’era della quarta generazione che punta al mercato americano: ‘I BTS hanno mai debuttato negli US?’
Tecnicamente i BTS non hanno mai esteso il loro mercato negli US. L’agenzia dei BTS, la BigHit Ent. non ha una sede distaccata negli US diversamente da SM, YG o JYP. Prima di vincere ai BBMA non avevano nemmeno mai avuto occasione di apparire in uno show locale attraverso un’agenzia locale. Ovviamente non potevano aspettarsi di usare la rete degli artisti americani. La promozione negli US è avvenuta con i fan stessi che hanno importato i BTS e la loro musica nel loro paese. Grazie alle numerose richieste dei fan americani i BTS hanno fatto concerti negli US e queste azioni hanno portato anche alla loro vittoria ai BBMA. Questa è la realtà dei BTS negli US.
Come si sa i BTS hanno potuto ottenere un successo globale ed entrare nel mercato americano grazie all’utilizzo attivo dei social media e un’attenzione genuina alla comunicazione. Sono molto attivi e bravi ad usare i social come Twitter e Facebook, piattaforme video come Vapp e SoundCloud dove pubblicano canzoni inedite. Attraverso i social il loro fandom si è formato, è diventato forte e si è esteso. Comunque il loro successo negli US non può essere valutato come risultato del solo uso dei social. Perché davvero, c’è un qualsiasi cantante KPop che non usa attivamente i social?
▲ “Continueremo a fare la nostra musica come facciamo ora piuttosto che pensare ad entrare nel mercato americano.”
Lo scorso maggio i BTS hanno tenuto una conferenza stampa per celebrare la loro vittoria ai BBMA come Top Social Artist. Tutta l’attenzione era focalizzata sul loro piano di entrare nel mercato americano. La risposta di Rap Monster è stata però inaspettata. “Siamo grati e molto felici. Ma crediamo di continuare a fare musica come ora e comunicare con i nostri fan alla nostra maniera, invece che fissare un obiettivo ambizioso come quello di entrare nel mercato americano. La nostra sicurezza di poter raccontare le storie che solo noi possiamo raccontare è maggiore di quella di avere un buon risultato negli US” ha spiegato Rap Monster.
Il successo dei BTS non deriva dai social e YouTube ma dalla loro musica, le loro esibizioni e i contenuti comunicati attraverso social media e YouTube. I contenuti che portano sono la vera chiave, non il metodo o la struttura. E più di tutto la loro fiducia e il loro punto di vista sulla musica è il centro del loro successo. La loro coscienza sociale e il messaggio altamente comprensibile e condivisibile sono gli elementi che hanno fatto espandere il pubblico mondiale e li ha spinti a riprodurre la loro musica.
“La storia che solo i BTS possono raccontare”, la risposta di Rap Monster alla domanda sull’obiettivo del mercato americano è al finale, la sicurezza dei loro contenuti. Per loro la priorità è rilasciare buona musica e buoni contenuti non mettere in atto una strategia marketing. Hanno potuto ottenere successo negli US perché rimangono fedeli ai principi del musicista. Il loro fandom, che si è formato sotto la particolare e sincera comunicazione, ha elevato il sostegno nei confronti del gruppo ad un altro livello. I BTS sanno meglio di chiunque altro che le persone di cui hanno davvero bisogno al loro fianco non sono agenzie locali, media o celebrità straniere ma è il loro pubblico.”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©CiHope) | Trans ©jiminishell
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23 mar 2020, 11:54pm
Hoje, (uma segunda qualquer, em que não se cria expectativas) depois de muito tempo esperando, saimos para comer pizza. Não foi nada que eu tenha pensado muito antes. Simplesmete te liguei e te chamei pra irmos.
Tivemos uma conversa muito boa, sincera e leve. Falamos um pouco sobre o seu passado e você até perguntou sobre o meu.
Foram horas incriveis.
Pouco antes de irmos embora, ofereci ajuda, e como imaginava, você a recusou. Mas, não de uma maneira pesada. Recusou de uma maniera tranquila e leve. E explicou o motivo pela qual não a aceitou.
Já no caminho de volta, decidi que era a hora e te contei que também gosto de meninos. Tirei um tempo pra explciar que não gosto de rotulos e que por esse motivo nunca havia me classificado como gay. Te contei que esse ano, pela primeira vez fiquei com uma menina e que gostei até de mais do que imaginava. Então você me questinou se eu era bi. Continuei tentando me expressar, dizendo que simplesmente não sabia se eu era isso ou aquilo. Aproveitei para te tranquilizar falando que jamais olhei pra você com olhos que não fossem de amizade e que te vejo como um melhor amigo, um irmão, e nada além disso. Após você ficar bravo dizendo que não entendia o motivo de eu ter demorado tanto pra falar isso. Expliquei que era medo de que as coisas mudassem entre a gente. Então você começou a me explicar que a nossa amizade não era baseada nisso, mas sim em quem eu sou como pessoa (uma vontade de chorar surgiu). Que você você é amigo do Vitor e ponto e não do Vitor que é hetero ou algo mais. Continuou dizendo que é desligado dessas coisas e que nunca havia parado para analisar se pelo modo como eu falo, me porto ou ajo era gay, hetéro ou alguma outra coisa. Disse que isso nunca mudaria nossa amizade e que tudo continuaria como era.
(Minha vontade era de expressar tudo isso em forma de video, sinto que conseguiria me expressar melhor. Mas, um texto já é bastante.)
Fiquei feliz por eu ter tomado essa decisão e não entendo o motivo de eu ter demorado tanto, afinal desde de o inicio da nossa amizade já me sentia seguro ao seu nada, mesmo sendo muito inseguro em relação a nossa amizade.
Em algum momento da noite te contei que umas das coisas que mais tenho medo é perder meus amigos. E que pos isso sou tão inseguro. Porque sinto que a qualquer momento serei abandonado. Você sorriu e disse que eu não deveria me preocupar com isso. Meio que se justificando, esclareceu que as melhores amizades são as que mesmo quando a pessoa não está presente cem porcento do tempo você sabe que tudo continua sendo igua a ultima vez que se falaram. (Concordo, inclusite tenho amizade assim. Mas, o que pega pra mim é estar sozinho nesses meios tempos, acho que por isso o medo de que não seja assiduo. Mas, tenho tentado mudar esse pensamento.)
Enfim, foi uma noite e tanto. E algo engraçado de se contar é que não estou me sentindo especial. Falando a real, não estou sentindo nada. Nem feliz, nem preocupado, nem triste. Estou normal, se é que isso é um sentimento. Leve e tranquilo. Claro, feliz por ter contado finalmente sobre mim, desta forma sinto que as coisas podem seguir mais leves entre a gente. É como se agora eu simplesmente fosse o Vitor e ponto. Porque você sabe tudo o que poderia talvez mudar isso. Então feliz por isso. O que quero dizer é que ultimamente tenho me sentindo normal em relação a nós dois. Como se não precisasse ficar preocupado com nada. Como se finalmente pudesse apenas aprovertar a amizade.
Apenas pra eu não esquecer de que pensei isso. Li um texto do começo do mês e me assustei. Agora entendi o que um outro amigo quis dizer. Estava confuso. O fato de estar carente amorosamente me fez sentir e então escrever de uma forma que dava a entender de outra maneira o que sinto por você.
Por exemplo, quando disse "Tento, mas minha cabeça não me deixa esquecer de ti.Juro que tento, mas meu coração não me permite parar de sentir." e "É isso que estou vivendo no momento.Estou vivendo: você." estava me referindo a não conseguir para de todas as formas não te perder, estava em meio a uma crise de insegurança, sentindo que você não queria ser meu amigo (descobri um pouco depois, que como eu imaginava era apenas coisas da minha cabeça.) Claro, que romancista como sou sempre dou um ar de romance pros textos que escrevo. De qualquer forma é isso. Só queria esclarecer/registrar esse meu pensamento sobre os textos antigos - risos.
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La maggior parte delle persone preferisce festeggiare l’ultimo dell’anno in maniera classica, con il cenone, il concerto in piazza oppure il classico party in discoteca. Tuttavia si tratta anche di un’occasione unica per godersi qualche giorno di relax al caldo, prendendo un aereo per raggiungere una meta turistica esotica e regalarsi un anticipo d’estate. Ecco dove andare per un Capodanno 2020 al caldo, una lista di mete imperdibili per fuggire dalle rigide temperature invernali europee. Salvador de Bahia, Brasile Una delle destinazioni perfette per trascorrere il Capodanno lontano dal freddo è Salvador de Bahia, rinomata località turistica costiera situata nel nord-est del Brasile. In questo periodo dell’anno ci si trova infatti in piena estate, un clima ideale per godersi le meravigliose spiagge del posto e visitare i dintorni di Salvador, dove trovare luoghi incantevoli come Porto de Galinhas e l’isola di Morro de São Paulo. Inoltre qui viene organizzata una delle migliori feste di Capodanno del paese, con grandi artisti nazionali come Ivete Sangalo e Luan Santana, che si esibiscono in piazza animando la notte brasiliana. Capo Verde, Africa Tra i migliori viaggi di Capodanno 2020 c’è Capo Verde, un luogo unico estremamente suggestivo, indicato per chi vuole rilassarsi e per gli amanti dei paesaggi naturali. Si tratta di un arcipelago situato al largo della costa occidentale dell’Africa, di fronte al Senegal, in cui il clima tipicamente tropicale regala un’atmosfera calda e secca durante tutto l’anno. Facilmente raggiungibile in aereo, facendo scalo a Dakar o a Lisbona, Capo Verde permette di scegliere tra isole paradisiache come Santiago, Boa Vista, Sal e São Vincente, soltanto per citare quelle più turistiche, dove incontrare spiagge di sabbia bianca e una natura incontaminata. Sri Lanka, Oceano Indiano Una meta al caldo dove andare a Capodanno 2020 è lo Sri Lanka, un’isola a sud dell’India nell’Oceano Indiano. Questo luogo meraviglioso è un paese tutto da scoprire, una destinazione che regala sempre emozioni forti a chi la visita, sorprendendo per la bellezza del paesaggi naturali del posto. Per evitare i monsoni è consigliabile recarsi nella zona sud-ovest dell’isola, dove questi fenomeni si concentrano nel periodo da aprile a settembre. Da vedere assolutamente in Sri Lanka le bellissime cittadine di Polonnaruwa, Kandy e Anuradhapura, i templi di Dambulla e le splendide spiagge di Tangalla, Mirissa e Unawatuna. Cuba, Centroamerica Un’ottima località dove trascorrere il Capodanno 2020 al caldo è Cuba, questa isola unica nel suo genere, con il suo stile inconfondibile e la cultura famosa in tutto il mondo. Durante le feste natalizie si può trovare un clima secco, senza grossi sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte, ma soprattutto con precipitazioni sporadiche e di bassa intensità. Basta dare un’occhiata online per trovare tantissime offerte per il Capodanno a Cuba, con pacchetti tutto compreso volo più soggiorno. Da non perdere un tour nella zona vecchia di L’Avana, una visita alla zona coloniale di Trinidad e un giro delle stupende isole dell’arcipelago cubano. Kenya, Africa Chi preferisce le alte temperature può trascorrere l’ultimo dell’anno in Kenya, salutando il 2019 in Africa. Questo paese incredibile è famoso soprattutto per la bellezza della natura, grazie ai suoi numerosi parchi pubblici e privati, dove vivono animali della savana come leoni, elefanti e leopardi. Oltre a partecipare a un safari in Kenya, un’esperienza indimenticabile da provare almeno una volta nella vita, è possibile visitare la cosmopolita città di Nairobi, la capitale del paese, la località turistica balneare di Diani Beach e ammirare le cascate di Sheldrick. Dubai, Medio Oriente Tra le destinazioni per un Capodanno 2020 al caldo c’è anche Dubai, una meta sempre più in voga grazie ai servizi proposti da questa città. Qui si possono trovare attività per tutti i gusti, dalle feste più esclusive e lussuose negli hotel 5 stelle di Dubai, alle attrazioni più economiche e originali come lo Ski Dubai, una pista da sci al coperto in mezzo al deserto. Per chi vuole soltanto rilassarsi in spiaggia ci sono quelle private dei resort di lusso, le piscine degli hotel con vista panoramica, oppure spiagge rinomate come quella di Jumeirah Beach. Zanzibar, Tanzania Tra le mete esotiche più emozionanti è possibile optare per Zanzibar, una magnifica città della Tanzania situata sull’isola di Unguja, perfetta per passare un Capodanno 2020 all’insegna della natura e del relax in spiaggia. Le attività da fare sono veramente molte, dallo snorkeling per scoprire i meravigliosi fondali marini della costa, agli sport acquatici più emozionanti, dalle feste con musica e ritmi locali fino alle visite del centro storico di Zanzibar, per conoscere la cultura e le tradizione del posto. Mozzafiato sono i paesaggi naturali della zona, come il Masingini Forest, il Santuario delle Tartarughe e il meraviglioso atollo di Nakupenda Beach. Mar Rosso, Egitto Dopo alcuni anni di crisi turistica il Mar Rosso è tornato tra le destinazioni più richieste, specialmente per le ferie natalizie e il ponte di Capodanno. Questa magnifica località in Egitto è un vero e proprio paradiso terrestre, un’oasi di benessere localizzata in mezzo a deserto. Tra le mete più popolari c’è la tradizionale Sharm-el-Sheikh, oltre alle rinomate Marsa Alam e Hurgada, tuttavia sono sempre più ricercate le meno affollate ma altrettanto affascinanti Marsa Matruh, El Quseir e Berenice, ideali per chi desidera acque cristalline, servizi esclusivi e tranquillità. Maldive, Oceano Indiano Se non sai dove andare a Capodanno 2020 le Maldive sono una scelta sempre valida, un luogo dove trascorrere qualche giorno di puro relax in spiaggia. Ovviamente non si tratta di una destinazione economica, allo stesso tempo è comunque possibile delle promozioni interessanti per questo periodo dell’anno. Tra le zone migliori c’è quella di North Malé, dove sono localizzati alcuni dei resort più lussuosi delle Maldive, mentre per il divertimento e gli sport acquatici �� meglio optare per South Malé, un’area decisamente più giovane e dinamica. Punta Cana, Messico Una delle migliori mete un Capodanno 2020 al caldo è senza dubbio Punta Cana, un luogo pensato appositamente per chi desidera rilassarsi in spiaggia, dimenticando per qualche giorno lo stress della vita di tutti i giorni. Oltre alle decine di resort per tutti i gusti e le tasche, qui si possono trovare spiagge stupende come Bavaro Beach, Juanillo, Macao e Los Corales, in cui godere dell’atmosfera tipica dei Caraibi, con acque limpide e un mare sempre piuttosto calmo e trasparente. Da non perdere una visita all’isola di Saona, in venne girato il film Laguna Blu, all’Haitises National Park e un’escursione per ammirare la cascata di El Limon, alta circa 50 metri. Mauritius, Africa Localizzata a largo del Madagascar, nei pressi dell’Isola di Riunione, le Mauritius sono sicuramente una località adatta per scappare dalle rigide temperature invernali italiane. La capitale dell’isola è Port Louis, una ex-cittadina coloniale fondata nel XVIII secolo, oggi in grado di offrire musei, monumenti e un’architettura piuttosto interessante. Qui si possono fare diversi sport acquatici, grazie alla bellezza dei fondali e alla presenza di pesci tropicali, che abitano le barriere coralline al largo della costa. Frequentata da famiglie, coppie e surfisti, Mauritius è un luogo incantevole e molto tranquillo, perfetto per una vacanza di puro relax. Barbados, Caraibi Oltre al fascino legato al nome, i Caraibi rappresentano un’ottima meta turistica per fuggire dal freddo europeo del periodo di Capodanno. Per trascorrere gli ultimi giorni del 2019 quale meta migliore delle Barbados, con un paesaggio caratterizzato da spiagge di sabbia bianca, acqua turchese e servizi esclusivi per i viaggatori. L’isola è situata nell’arcipelago delle Piccole Antille, rimanendo una delle località della zona più ricercate e affascinanti, con un mare unico in grado di incantare per la sua bellezza. Tra le spiagge migliori ci sono Sandy Beach, Enterprise Beach, Accra e Paynes Bay, quest’ultima particolarmente adatta a chi vuole praticare lo snorkeling. Miami, Stati Uniti Con temperature comprese tra 19 e 25 gradi, per spostarsi in un luogo più caldo dove festeggiare il Capodanno 2020 è possibile volare a Miami, in Florida. Anche in inverno il clima è gradevole e non è raro riuscire persino a farsi il bagno al mare, con pochissimi giorni di pioggia e un tempo abbastanza secco e asciutto. Qui si possono visitare alcuni posti simbolo di Miami, come la Baia di Biscayne, South Beach, Ocean Drive con il suo Art Decò District, la zona di Downtown Miami e quella di Lincoln Road dove fare shopping, oppure il quartiere stravagante di Coconut Grove, per un viaggio all’insegna delle spiaggie e del divertimento. Sydney, Australia L’ultima meta proposta è Sydney, la capitale dell’Australia, dove tra dicembre e gennaio il clima è caldo ma non eccessivo, con temperature massime fino a 26/27 gradi in media. Qui il Capodanno non solo è al caldo, ma si tratta di una delle feste più emozionanti e sensazionali del mondo, con spettacoli di fuochi d’artificio incredibili ai quali assistono oltre 500 mila persone, sistemate nella zona del Sydney Harbour. In alternativa si può fare una crociera salpando dal porto di Goat Island, per assistere all’evento pirotecnico dalla barca, oppure partecipare a una delle tante feste per la notte di San Silvestro, organizzate i locali, hotel e bar aperti fino a tarda notte. https://ift.tt/324Uhgm 14 idee per trascorrere Capodanno 2020 al caldo La maggior parte delle persone preferisce festeggiare l’ultimo dell’anno in maniera classica, con il cenone, il concerto in piazza oppure il classico party in discoteca. Tuttavia si tratta anche di un’occasione unica per godersi qualche giorno di relax al caldo, prendendo un aereo per raggiungere una meta turistica esotica e regalarsi un anticipo d’estate. Ecco dove andare per un Capodanno 2020 al caldo, una lista di mete imperdibili per fuggire dalle rigide temperature invernali europee. Salvador de Bahia, Brasile Una delle destinazioni perfette per trascorrere il Capodanno lontano dal freddo è Salvador de Bahia, rinomata località turistica costiera situata nel nord-est del Brasile. In questo periodo dell’anno ci si trova infatti in piena estate, un clima ideale per godersi le meravigliose spiagge del posto e visitare i dintorni di Salvador, dove trovare luoghi incantevoli come Porto de Galinhas e l’isola di Morro de São Paulo. Inoltre qui viene organizzata una delle migliori feste di Capodanno del paese, con grandi artisti nazionali come Ivete Sangalo e Luan Santana, che si esibiscono in piazza animando la notte brasiliana. Capo Verde, Africa Tra i migliori viaggi di Capodanno 2020 c’è Capo Verde, un luogo unico estremamente suggestivo, indicato per chi vuole rilassarsi e per gli amanti dei paesaggi naturali. Si tratta di un arcipelago situato al largo della costa occidentale dell’Africa, di fronte al Senegal, in cui il clima tipicamente tropicale regala un’atmosfera calda e secca durante tutto l’anno. Facilmente raggiungibile in aereo, facendo scalo a Dakar o a Lisbona, Capo Verde permette di scegliere tra isole paradisiache come Santiago, Boa Vista, Sal e São Vincente, soltanto per citare quelle più turistiche, dove incontrare spiagge di sabbia bianca e una natura incontaminata. Sri Lanka, Oceano Indiano Una meta al caldo dove andare a Capodanno 2020 è lo Sri Lanka, un’isola a sud dell’India nell’Oceano Indiano. Questo luogo meraviglioso è un paese tutto da scoprire, una destinazione che regala sempre emozioni forti a chi la visita, sorprendendo per la bellezza del paesaggi naturali del posto. Per evitare i monsoni è consigliabile recarsi nella zona sud-ovest dell’isola, dove questi fenomeni si concentrano nel periodo da aprile a settembre. Da vedere assolutamente in Sri Lanka le bellissime cittadine di Polonnaruwa, Kandy e Anuradhapura, i templi di Dambulla e le splendide spiagge di Tangalla, Mirissa e Unawatuna. Cuba, Centroamerica Un’ottima località dove trascorrere il Capodanno 2020 al caldo è Cuba, questa isola unica nel suo genere, con il suo stile inconfondibile e la cultura famosa in tutto il mondo. Durante le feste natalizie si può trovare un clima secco, senza grossi sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte, ma soprattutto con precipitazioni sporadiche e di bassa intensità. Basta dare un’occhiata online per trovare tantissime offerte per il Capodanno a Cuba, con pacchetti tutto compreso volo più soggiorno. Da non perdere un tour nella zona vecchia di L’Avana, una visita alla zona coloniale di Trinidad e un giro delle stupende isole dell’arcipelago cubano. Kenya, Africa Chi preferisce le alte temperature può trascorrere l’ultimo dell’anno in Kenya, salutando il 2019 in Africa. Questo paese incredibile è famoso soprattutto per la bellezza della natura, grazie ai suoi numerosi parchi pubblici e privati, dove vivono animali della savana come leoni, elefanti e leopardi. Oltre a partecipare a un safari in Kenya, un’esperienza indimenticabile da provare almeno una volta nella vita, è possibile visitare la cosmopolita città di Nairobi, la capitale del paese, la località turistica balneare di Diani Beach e ammirare le cascate di Sheldrick. Dubai, Medio Oriente Tra le destinazioni per un Capodanno 2020 al caldo c’è anche Dubai, una meta sempre più in voga grazie ai servizi proposti da questa città. Qui si possono trovare attività per tutti i gusti, dalle feste più esclusive e lussuose negli hotel 5 stelle di Dubai, alle attrazioni più economiche e originali come lo Ski Dubai, una pista da sci al coperto in mezzo al deserto. Per chi vuole soltanto rilassarsi in spiaggia ci sono quelle private dei resort di lusso, le piscine degli hotel con vista panoramica, oppure spiagge rinomate come quella di Jumeirah Beach. Zanzibar, Tanzania Tra le mete esotiche più emozionanti è possibile optare per Zanzibar, una magnifica città della Tanzania situata sull’isola di Unguja, perfetta per passare un Capodanno 2020 all’insegna della natura e del relax in spiaggia. Le attività da fare sono veramente molte, dallo snorkeling per scoprire i meravigliosi fondali marini della costa, agli sport acquatici più emozionanti, dalle feste con musica e ritmi locali fino alle visite del centro storico di Zanzibar, per conoscere la cultura e le tradizione del posto. Mozzafiato sono i paesaggi naturali della zona, come il Masingini Forest, il Santuario delle Tartarughe e il meraviglioso atollo di Nakupenda Beach. Mar Rosso, Egitto Dopo alcuni anni di crisi turistica il Mar Rosso è tornato tra le destinazioni più richieste, specialmente per le ferie natalizie e il ponte di Capodanno. Questa magnifica località in Egitto è un vero e proprio paradiso terrestre, un’oasi di benessere localizzata in mezzo a deserto. Tra le mete più popolari c’è la tradizionale Sharm-el-Sheikh, oltre alle rinomate Marsa Alam e Hurgada, tuttavia sono sempre più ricercate le meno affollate ma altrettanto affascinanti Marsa Matruh, El Quseir e Berenice, ideali per chi desidera acque cristalline, servizi esclusivi e tranquillità. Maldive, Oceano Indiano Se non sai dove andare a Capodanno 2020 le Maldive sono una scelta sempre valida, un luogo dove trascorrere qualche giorno di puro relax in spiaggia. Ovviamente non si tratta di una destinazione economica, allo stesso tempo è comunque possibile delle promozioni interessanti per questo periodo dell’anno. Tra le zone migliori c’è quella di North Malé, dove sono localizzati alcuni dei resort più lussuosi delle Maldive, mentre per il divertimento e gli sport acquatici è meglio optare per South Malé, un’area decisamente più giovane e dinamica. Punta Cana, Messico Una delle migliori mete un Capodanno 2020 al caldo è senza dubbio Punta Cana, un luogo pensato appositamente per chi desidera rilassarsi in spiaggia, dimenticando per qualche giorno lo stress della vita di tutti i giorni. Oltre alle decine di resort per tutti i gusti e le tasche, qui si possono trovare spiagge stupende come Bavaro Beach, Juanillo, Macao e Los Corales, in cui godere dell’atmosfera tipica dei Caraibi, con acque limpide e un mare sempre piuttosto calmo e trasparente. Da non perdere una visita all’isola di Saona, in venne girato il film Laguna Blu, all’Haitises National Park e un’escursione per ammirare la cascata di El Limon, alta circa 50 metri. Mauritius, Africa Localizzata a largo del Madagascar, nei pressi dell’Isola di Riunione, le Mauritius sono sicuramente una località adatta per scappare dalle rigide temperature invernali italiane. La capitale dell’isola è Port Louis, una ex-cittadina coloniale fondata nel XVIII secolo, oggi in grado di offrire musei, monumenti e un’architettura piuttosto interessante. Qui si possono fare diversi sport acquatici, grazie alla bellezza dei fondali e alla presenza di pesci tropicali, che abitano le barriere coralline al largo della costa. Frequentata da famiglie, coppie e surfisti, Mauritius è un luogo incantevole e molto tranquillo, perfetto per una vacanza di puro relax. Barbados, Caraibi Oltre al fascino legato al nome, i Caraibi rappresentano un’ottima meta turistica per fuggire dal freddo europeo del periodo di Capodanno. Per trascorrere gli ultimi giorni del 2019 quale meta migliore delle Barbados, con un paesaggio caratterizzato da spiagge di sabbia bianca, acqua turchese e servizi esclusivi per i viaggatori. L’isola è situata nell’arcipelago delle Piccole Antille, rimanendo una delle località della zona più ricercate e affascinanti, con un mare unico in grado di incantare per la sua bellezza. Tra le spiagge migliori ci sono Sandy Beach, Enterprise Beach, Accra e Paynes Bay, quest’ultima particolarmente adatta a chi vuole praticare lo snorkeling. Miami, Stati Uniti Con temperature comprese tra 19 e 25 gradi, per spostarsi in un luogo più caldo dove festeggiare il Capodanno 2020 è possibile volare a Miami, in Florida. Anche in inverno il clima è gradevole e non è raro riuscire persino a farsi il bagno al mare, con pochissimi giorni di pioggia e un tempo abbastanza secco e asciutto. Qui si possono visitare alcuni posti simbolo di Miami, come la Baia di Biscayne, South Beach, Ocean Drive con il suo Art Decò District, la zona di Downtown Miami e quella di Lincoln Road dove fare shopping, oppure il quartiere stravagante di Coconut Grove, per un viaggio all’insegna delle spiaggie e del divertimento. Sydney, Australia L’ultima meta proposta è Sydney, la capitale dell’Australia, dove tra dicembre e gennaio il clima è caldo ma non eccessivo, con temperature massime fino a 26/27 gradi in media. Qui il Capodanno non solo è al caldo, ma si tratta di una delle feste più emozionanti e sensazionali del mondo, con spettacoli di fuochi d’artificio incredibili ai quali assistono oltre 500 mila persone, sistemate nella zona del Sydney Harbour. In alternativa si può fare una crociera salpando dal porto di Goat Island, per assistere all’evento pirotecnico dalla barca, oppure partecipare a una delle tante feste per la notte di San Silvestro, organizzate i locali, hotel e bar aperti fino a tarda notte. Sono molte le idee per trascorrere Capodanno 2020 al caldo: le spiagge di Salvador de Bahia, Zanzibar, Mauritius, ma anche le città di Miami e Sydney.
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5/5 Il famoso giro di boa
Siamo arrivati al giro di boa.. Ora si può iniziare ad affrontare le cose in maniera più seria. Avete provato la libertà di dire No ed anche l’angoscia di ritornare nel si….
Avete notato le differenze? Perfetto era quello il punto giusto da andare a toccare.. La libertà contro la forzatura.
Oggi il vostro esercizio sarà un po più duro… Dire quello che vi passa per la testa. Non importa chi avete…
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Origini italiane dell'artistico fotografico, Giuseppe Cavalli e Paolo Monti nelle fotografie di Ferruccio Ferroni
di Nicola Bustreo
--- La fotografia italiana ha vissuto un periodo mitico in cui persone e idee si mischiavano tra loro, divenendo solo recentemente la base per una cultura fotografica in Italia.
Questo triangolo fotografico tra Giuseppe Cavalli, Paolo Monti e il giovane Ferruccio Ferroni caratterizzò gli anni dal secondo dopoguerra fino alla prima metà degli anni ’60, raccontando il senso di una generazione di autori e le idee di quelli che possiamo definire i primi intellettuali della fotografia.
© Samuele Galeotti, Ferruccio Ferroni nel suo studio (Senigallia, 2006)
Le discussioni, prettamente epistolari che fungevano da sottofondo alle fotografie per una ricerca di nuova fotografia, rappresentarono due punti di vista ben differenti nei confronti di questo linguaggio visivo.
Lo scontro tra Giuseppe Cavalli e Paolo Monti divenne emblematico perché raccontava due idee di fotografie che avrebbero visto la loro fine e la loro conferma solo grazie a un terzo protagonista, Luigi Crocenzi e alla sua visione di istituzionalizzare la fotografia e concludere così quel processo di nobilitazione iniziato vent’anni prima.
Il primo, l’avvocato Cavalli, prediligeva una cultura crociana dell’immagine. Questa filosofa prevedeva la divisione dell’atto artistico in impressione, che in alcuni casi si evolveva in espressione, visione soggettivata della realtà o di un concetto. Proprio grazie a quest’idea progressiva di fenomenologia artistica, Cavalli applicò uno specifico elemento tecnico trasformandolo nel significante dell’opera d’arte. Ecco che l’high-key assume una funzione caratterizzante ispirata agli artisti degli anni Venti tedeschi del Bauhaus e di figure culturali di spicco come Sougez, Man Ray, Brandt e Weston, dei quali era possibile rintracciare alcune opere nelle riviste del tempo.
© Ferruccio Ferroni, Scala (1950)
Mentre faceva il suo corso la visione cavalliana attraverso il gruppo fotografico de La Bussola, si presentava sulla scena nazionale anche il Circolo Fotografico de La Gondola, che ebbe tra i suoi fondatori anche Paolo Monti.
Il background del dirigente naturalizzato veneziano, prendeva spunto dalle correnti dell’espressionismo tedesco che in ambito fotografico divennero maggiormente identificabili nelle azioni espositive della Subjective Fotografie di Otto Steinert. La presenza di una forte soggettività nell’atto interpretativo dello scatto fotografico portò a una caratterizzazione dei suoi neri contrastati. Erroneamente considerati agli antipodi Cavalli e Monti dovrebbero essere invece considerati speculari l’uno all’altro. Questo perché’ definiscono una linea comune sul piano critico, ma divergono solamente nel presupposto di realizzazione finale dell’opera fotografica.
In questa situazione storica si innesca la figura di Ferruccio Ferroni, che rappresentò una boa estetica per due importanti tradizioni fotografiche. Boa perché’ attorno ad esso si possono riassumere oltremodo due decenni di scontri tra i sostenitori della fotografia neorealista e quella artistica.
© Ferruccio Ferroni, La finestra di Lidia (1952)
Il “giovane” Ferroni appartiene storicamente e cronologicamente all’avvocato Cavalli e alla sua essenzialità formale dei toni alti. Basta ricordare le immagini della prima meta’ degli anni 50 come “Villa abbandonata”, “Scale” oppure “Marina n 2”, “Fiori bianchi e neri” tutte espressioni chiare della politica dell’Avvocato Cavalli, alle quali l’autore riesce a consegnare dei misteriosi valori simbolici. Sucessivamente, Ferroni però diviene socio del Circolo Fotografico La Gondola ed entra in contatto con Paolo Monti. Il feeling è evidente soprattutto per Monti che distoglierà l’attenzione del nuovo discepolo dalla fotografia dell’Avvocato Cavalli. La prova di questa acquisizione sarà la fotografia “Architettura della materia”, nella quale la passionalità e l’espressionismo tedesco degli anni Venti e della Subjective Fotografie, tanto care al presidente gondoliere, sono evidenti. Altra immagine che è divenuta icona e’ “La finestra di Lidia”. Proprio da questa immagine si capisce l’espressività, e la forte soggettività attribuibile all’immagine fotografica da parte dell’autore. Sarà lo stesso Ferroni che racconterà “ <che il famoso afflato lirico o sentimentale che sia non l’ho mai sentito, nel senso che il vero fotografo è sempre all’erta con sensi, cuore e cervello pronti e scattanti. E ti dirò anche i momenti più emozionanti sono quelli della camera oscura. Lì, […] è il nostro vero regno, dove nasce l’immagine creata>. Questa riflessione del carteggio del 1954 tra Ferroni e Vicenzo Balocchi, altro militante de La Bussola, dimostra il pensiero del nostro autore ma anche la tendenza a muoversi verso una concezione più libera dell’interpretazione della realtà. Questa lettera risalente al 23 novembre, é il risultato di una definitiva e chiara influenza montiana. E ciò avviene il 25 agosto dello stesso anno quando Paolo Monti scrisse: <Sarò estremamente sincero con te dicendoti che le tue dimissioni dal Misa non mi sorprendono.[…] ad ogni modo io penso che la tua crisi, più che la tua personale, sia di un’ ambiente cioè della tua intolleranza a proseguire in gruppo, anche perché molto probabilmente le accuse che ti fanno sono originate da quei principi teorici a cui io non credo> e ancora di più Monti affina la sua analisi sull’abbandono del Misa proponendo questo quesito: <Cosa vuol dire tecnicismo? Avevo notato nel gruppo Misa una troppo evidente compiacenza per la tecnica formalistica, ma non in te certamente, ma negli altri che ora forse ti accusano.[…] il fatto è che tutta l’arte moderna passa per queste strettoie intellettuali e metafisiche e solo raramente la lirica allo stato puro può passare nelle opere>.
© Ferruccio Ferroni, Architettura della materia (1953)
Le parole di Monti dimostrano come la fotografia si stesse dirigendo verso una riflessione sempre più alta e culturalmente ben definita. C’era nell’idea del dirigente veneziano il concetto del tecnicismo come di qualcosa affiliato all’estetica e per questo una sorta d’implementazione del rapporto tra arte e fotografia. Questo dialogo, ma anche la diatriba creata attorno all’autore marchigiano, rappresenta una cultura fotografica parallela a quella del neorealismo che riuscì ad imporsi negli anni 50 e 60 per la maggiore immediatezza dei fini dell’immagine. La diffusione del neorealismo fu possibile grazie alle riviste che valorizzarono in tal senso una fotografia documentaria e reportagistica, bloccando la fazione più artistica che aveva iniziato a porre le basi di un dialogo estetico ma anche teorico. Il lirismo fece in modo di trasformare l’aggettivo “artistico” in una suppellettile del linguaggio fotografico. La congiunzione culturale invece della fotografia “artistica” presente nel triangolo fotografico Cavalli-Monti-Ferroni fu colta’ da un altro intellettuale Luigi Croscenzi che di li a pochi anni iniziò a pensare alla struttura del Centro per la cultura nella Fotografia, coinvolgendo lo stesso Cavalli ma soprattutto Paolo Monti appena uscito dalla parabola amatoriale del Circolo e lanciatosi nell’avventura del professionismo. L’artisticità della fotografia, sicuramente è associare ad una soggettiva interpretazione del reale e alla sua resa più marcata. La scelta del tecnicismo all’interno di una filosofia estetica e teorica sono stati alla base di entrambi i maestri della fotografia italiana. Ferroni, nella sua breve parentesi produttiva, ha sicuramente contribuito in maniera determinante alla definizione pratica di questa idea. E’ importante tuttavia, ricordare che mentre lo scontro/incontro aveva luogo e Luigi Crocenzi cominciava a porre le basi per il Centro per la Cultura nella Fotografia, dagli anni del neorealismo si staccava la produzione del buon “anarchico” Nino Migliori, il quale fece della libertà e dell’errore fotografico la costituzione del contesto per la nascita delle sue sperimentazioni fotografiche, ma inevitabilmente anche artistiche.
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