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#arte paleocristiana
storiearcheostorie · 1 year
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SCAVI / Pavimenti, recinzioni liturgiche e graffiti: dal Santo Sepolcro di Gerusalemme emergono le fasi paleocristiane dell'Edicola
#SCAVI / Pavimenti, recinzioni liturgiche e graffiti: dal Santo Sepolcro di #Gerusalemme emergono le fasi paleocristiane dell'Edicola
L’interno del Santo Sepolcro con l’Edicola (Wikimedia Commons CC BY-SA 4.0/ Stefanopischiutta) Nuove importanti scoperte nel Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il 27 giugno scorso si sono conclusi i lavori di scavo nell’area immediatamente antistante l’Edicola, il piccolo edificio sorto intorno alla grotta nella quale, secondo la tradizione, fu deposto il corpo di Cristo. L’intervento è stato svolto…
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aki1975 · 2 years
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Ravenna - Mausoleo di Galla Placidia - 425
Di seguito i principali fatti legati alla storia dell’Esarcato bizantino a Ravenna:
402 Onorio, Augusto d’Occidente, vi si trasferisce per via delle invasioni barbariche;
425 Mausoleo di Galla Placidia, sorella di Onorio
476 Odoacre depone Romolo Augustolo;
493 L’Ostrogoto Teodorico sconfigge Odoacre;
505 Sant’Apollinare Nuovo, Battistero degli Ariani;
540 Giustiniano sconfigge i Goti e conquista Ravenna instaurandovi gli Esarchi a partire dal generale Narsete;
547 San Vitale
569 I Longobardi di Alboino conquistano Milano e la gran parte d’Italia mentre gli Esarchi governano Ravenna e i territori bizantini;
732 I Longobardi saccheggiano Ravenna;
751 Rachis conquista Ravenna e negli anni successivi finisce l’era bizantina in Italia.
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toecclesia · 1 day
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Ho una curiosità: dopo la porta della chiesa è facile trovare una bussola, cioè un semicerchio chiuso con due porte laterali per esempio. Come è nata questa bussola dopo la porta di ingresso della chiesa? Che significato ha avuto o può avere oggi giorno? Grazie di cuore. Don Giancarlo Per dare una risposta dall’ampio respiro, è utile sapere perché lo strumento che serve a individuare i punti cardinali si chiami anch’esso «bussola». Per qualcuno sarà sorprendente, ma l’ago che indica il nord si chiama così a causa della «scatola» che lo contiene. Infatti, il termine bussola deriva dal tardo latino buxis (a sua volta dal greco pixis), cioè «scatola». Da questo vocabolo deriva anche il termine «pisside» (= contenitore). Dal XVII secolo il termine bussola indica anche quella particolare struttura, composta da tre pareti in legno e da una copertura, che racchiude uno spazio che separa la porta di strada dall’aula dei fedeli. Chi ha una qualche conoscenza dell’architettura liturgica, potrebbe pensare a un voluto recupero di quell’area che nell’epoca romanica separava lo spazio sacro da quello profano, cioè la struttura architettonica in pietra chiamata «nartèce». Esso poteva essere esterno addossato al portale (esonartèce) oppure interno. Questo spazio era ciò che rimaneva del più antico e più ampio spazio delimitato antistante la facciata delle chiese paleocristiana. Tale spazio talvolta prendeva la forma di un porticato addossato alla facciata stessa della chiesa (cf Dizionari San Paolo, Iconografia e arte cristiana, voci nartèce e portico). Era il luogo riservato ai catecumeni e ai penitenti e anche agli altri fedeli prima di entrare in chiesa. Non vi sono testimonianze sicure che avallino l’ipotesi di uno stretto legame della bussola con il nartèce. Infatti San Carlo Borromeo, quando nel 1577 redige le regole per la costruzione delle chiese secondo lo spirito del Concilio di Trento, mentre auspica la costruzione di un portico preferibilmente su tutta la larghezza della facciata, non fa alcun riferimento alla bussola (cf Instructionum fabricae et supelle ecclesiasticae, Liber I, C. IV). Sembra, invece, assai più probabile che tale struttura non intendesse avere alcun carattere simbolico, ma piuttosto pratico. Si trattava semplicemente che il grande e, talvolta maestoso ingresso si aprisse direttamente sull’aula dei fedeli con conseguenze non solo climatiche, ma anche di disturbo dall’esterno. La bussola si presenta, pertanto, come un riparo di legno, talvolta anche pregiato e di valore artistico, con tre porte: due piccole sulle pareti di destra e di sinistra e una grande al centro che viene aperta soltanto in occasione di grande affluenza di persone o per l’ingresso di importanti personaggi. I documenti che attualmente si occupano della costruzione di nuovehiese fanno riferimento all’importanza dell’atrio come «spazio significativo dell’accoglienza materna della Chiesa» (Progettazione di nuove chiese, n. 21). Il che non ha niente a che fare con la bussola. Gli architetti, tuttavia, pensano sovente e opportunamente a uno spazio interno che faccia un tutt’uno con la struttura della chiesa, cioè una specie di endonartèce che unisca in sé gli scopi pratici della vecchia bussola e, nello stesso tempo segni il passaggio simbolico dalla vita quotidiana a quella sacramentale, per non separare, ma per unire le due dimensioni della vita. Infine, una curiosità: nella cosiddetta famiglia pontificia, fino al Concilio Vaticano II vi erano anche, come titolo onorifico, i «bussolanti». Il riferimento storico era a coloro che, fino al XVIII secolo, trasportavano la portantina con il Papa. Nel secolo XIX furono trasformati in addetti all’anticamera pontificia. Silvano Sirboni
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ignacionovo · 6 months
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¡Hola, buenos días, humanidad! 🌍 ¡Feliz jueves! 💪🌟🚀🏆🌈📈🌱🌞🎯🌺 Hoy os regalo una imagen de Pécs, una ciudad ubicada en el suroeste de Hungría con una rica historia que se remonta a la época romana. Conocida como la "Toscana húngara", Pécs alberga una mezcla única de arquitectura romana, otomana y barroca. Destacan lugares como la Necrópolis Paleocristiana, la Mezquita de Pasha Gazi Kasim, y la Mezquita de Pasha Jakovali Hassan, que reflejan la diversidad cultural de la ciudad. Además, Pécs es famosa por su producción de vino y su animada vida nocturna, impulsada por la presencia de estudiantes universitarios. La ciudad combina a la perfección historia, arte, vino y una atmósfera estudiantil vibrante, convirtiéndola en un destino turístico fascinante en Hungría.
Para tener en cuenta...
Sé fuerte, sé amable, sé libre. Haz cosas que te hagan sentir orgulloso de ti mismo. Rodéate de personas que resalten tus mejores cualidades y mantén distancia de aquellas que hacen lo contrario. Sé fiel a ti mismo y a tus valores. Defiéndete. No permitas que las personas se aprovechen de tu amabilidad y corazón gentil. No permitas que nadie te falte el respeto, y no te menosprecies a ti mismo. Cree en ti mismo y en tu camino. Sé bueno contigo mismo. Sé auténticamente tú. Acepta tus imperfecciones. Reconoce que cuando creces, a veces pierdes personas y está bien. Celebra cada éxito y aprende de los fracasos. Y lo más importante, nunca, nunca dejes que nada se interponga en el camino del ser humano que estás destinado a ser.
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sliceoflife90 · 6 months
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Arte paleocristiana
L’arte paleocristiana è un’espressione che descrive la produzione artistica dei primi secoli dell’età cristiana, contenuta entro i limiti convenzionali di spazio e tempo. Le testimonianze più importanti risalgono al III-IV secolo, poi si inizia a parlare anche di arte dei singoli centri d’arte: arte bizantina, arte ravennate, ecc. L’arte paleocristiana si collocò nell’orbita della Roma imperiale…
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personal-reporter · 1 year
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Custodi di arte e fede: Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma
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La storia della Roma antica rivive in una basilica leggendaria… Una delle quattro basiliche papali di Roma, la Basilica di Santa Maria Maggiore, nota anche come della Madonna della Neve, si trova   sulla sommità del colle Esquilino ed è la sola ad aver conservato la primitiva struttura paleocristiana, anche se venne arricchita da aggiunte successive. La leggenda narra che il ricco patrizio romano Giovanni e sua moglie, non avendo figli, decisero di dedicare una chiesa alla Vergine Maria, apparsa loro in sogno una notte di agosto del 352 d.C. Nel sogno, la Madonna disse ai due sposi che un miracolo avrebbe indicato il luogo su cui costruire la chiesa. Anche Papa Liberio fece lo stesso sogno e, il giorno seguente, direttosi sull’Esquilino, lo trovò coperto di neve. Il papa tracciò il perimetro dell’edificio e la chiesa fu costruita a spese dei due coniugi. Ancora oggi, ogni anno, il 5 agosto è rievocato il miracolo della neve con una celebrazione durante la quale, dalla sommità della basilica, vengono liberati in aria dei petali bianchi che producono un effetto davvero suggestivo. Nella basilica si può  ammirare il primo presepe della storia, la Natività di Arnolfo di Cambio, geniale artista toscano e noto scultore perfezionatosi alla bottega di Nicola Pisano. Una serie di profonde trasformazioni della basilica, che fino ad allora aveva conservato il suo aspetto sostanzialmente medievale, vennero avviate tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo da Sisto V e da Paolo V, che eressero le due grandi cappelle laterali, dette Sistina e Paolina, e il palazzo a destra della facciata. Tra il 1670 ed il 1676, Carlo Rainaldi ridisegnò l’abside nelle forme attuali. All’interno sui muri della navata centrale, al di sopra della trabeazione, sono visibili riquadri a mosaico risalenti al V secolo. Il soffitto risale agli anni di Alessandro VI Borgia (1492-1503) e, secondo la tradizione, venne dorato col primo carico di oro americano, dono di Isabella di Spagna. L’arco di trionfo è decorato da mosaici con Storie dell’infanzia di Gesù del periodo di Sisto III e, nel catino absidale, il mosaico fu eseguito, e firmato, da Iacopo Torriti, alla fine del XIII secolo. Read the full article
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neapolis-neapolis · 4 years
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Cripta e catacombe di San Gaudioso (IV-XVII secc.), Basilica di Santa Maria della Sanità, Rione Sanità, Napoli.
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NUOVI TESORI DAL MARE DI CESAREA, ISRAELE
NUOVI TESORI DAL MARE DI CESAREA, ISRAELE
Un’indagine archeologica subacquea realizzata dalla Israel Antiquities Authority al largo della costa di Cesarea ha recuperato un tesoro da due antichi naufragi, tra cui centinaia monete d’argento, statuine e un anello d’oro inciso con la figura del Buon Pastore, un noto simbolo di Gesù Cristo agli albori dell’Arte cristiana. Secondo l’unità di archeologia marina dell’IAA, i reperti rivelano la…
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laciviltacattolica · 4 years
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Arte in dialogo | Luigi Territo S.I.
Le opere dell’archimandrita Zinon sono considerate oggi tra le più importanti testimonianze dell’arte liturgica orientale contemporanea. Padre Zinon è riuscito a trasmettere la ricchissima eredità dell’arte bizantina attraverso un dialogo capace di coinvolgere tradizioni iconografiche differenti. Nel suo lavoro s’intreccia la storia artistica e liturgica delle chiese d’oriente e d’occidente. Dalla riscoperta delle radici bizantine dell’iconografia russa alle più recenti opere ispirate alla tradizione paleocristiana romana, p. Zinon è riuscito a comporre un’inedita sintesi artistica facendo propria la lezione dei capolavori musivi di Ravenna e dei ritratti ad encausto di tradizione latina ed egizia. Nato in Ucraina nel 1953, p. Zinon, al secolo Vladimir Theodore, ha studiato all’Istituto d’Arte di Odessa e nel 1976 è entrato nel monastero delle Grotte di Pskov per dedicare integralmente la sua vita a Dio e all’arte sacra. Nel 1996 è stato sospeso per 6 anni dal sacerdozio per essersi comunicato durante una celebrazione eucaristica cattolica presieduta da p. Romano Scalfi, direttore della Scuola Iconografica di Seriate (BG), con cui da tempo collaborava. Durante questi anni p. Zinon si è ritirato nel villaggio di Gverzdon, al confine con l’Estonia, e insieme a una piccola comunità di monaci ha continuato a dipingere per committenze private. Pienamente reintegrato nella chiesa russa, tra il novembre 2006 e il settembre 2008, coadiuvato da una consistente squadra di iconografi, ha affrescato la cattedrale russo-ortodossa di San Nicola a Vienna. Nel 2013 ha concluso gli affreschi della chiesa inferiore di Fedeorovskiy a San Pietroburgo ispirati ai mosaici di Sant’Apollinare Nuovo di Ravenna e alle pitture romane dei primi secoli cristiani. L’arte di p. Zinon respira lo spirito della santa liturgia e si lascia pervadere da uno sguardo di fede illuminato da una profonda vita spirituale. Il suo lavoro si caratterizza per un’abilissima tecnica pittorica, una coraggiosa sperimentazione artistica e una riflessione teologica aperta e dialogante.
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freedomtripitaly · 4 years
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Cemento e bellezza. Favara è così, un borgo racchiuso tra alti e grigi palazzi che lasciano spazio ad architetture solenni ed antiche, dai toni pastello. Passando da lontano, avvolto dal cemento, questo piccolo borgo che si trova in provincia di Agrigento non invoglia molto ad essere visitato. Eppure quel campanile che spicca al centro del palazzoni crea tantissima curiosità e solo lasciandosi alle spalle le apparenze ci si può addentrare e farsi rapire da un borgo splendido. Un centro armonioso, dopo il cemento Sulle colline, a pochi km di distanza da Agrigento e dalla Valle dei Templi, sorpassato il cemento cittadino che ha quasi nascosto tutte le bellezze del territorio, si trova il piccolo borgo di Favara. Un luogo dove, tra le viuzze strette e le case in pietra, si possono ancora vedere le diverse contaminazioni culturali, tra cui quelle d’origine araba, che hanno contribuito a rendere Favara quella che è oggi. La cittadina, che si sviluppa attorno al castello di Chiaramontano, quasi scolpito su uno sperone di roccia, è nota anche come “Città dell’Agnello Pasquale” un dolce tipico a base di mandorle e pistacchi prodotto qui. Un luogo che merita di essere visitato, come ci ha rivelato il giornalista Emilio Casalini che di questo prezioso borgo parla nel suo programma Generazione Bellezza in onda su Rai 3: Favara è il simbolo della bellezza che non vuole soccombere all’oceano della bruttezza, ma come un’isola resiste. Quando arrivi qui ti accoglie un oceano di cemento oscenamente illegale, frutto della speculazione edilizia che ha avvolto le vite degli abitanti, alienandole. Perché la bruttezza è alienante. Grazie al sogno di due abitanti è nata una prima resistenza che poi ha iniziato ad espandersi come un’onda lenta di bellezza che va a contaminare – non a regredire – la bruttezza e tutto quello che rappresenta come voglia di non arrendersi a quello che sembra inevitabile. C’è un sogno e speranza che crea economia, che mette a posto i palazzi, che genera nuovo benessere collegato alla bellezza, all’arte e alla felicità. Favara. Fonte: iStock L’arte e la bellezza: il ruolo del Farm Cultural Park L’arte oggi la fa da padrona a Favara e questo lo si deve anche grazie all’impegno che è stato messo nel curare e gestire il Farm Cultural Park, un progetto che ha permesso al borgo di rinascere sotto una nuova luce e di accantonare il degrado che stava per inglobare questo luogo. Tra i “Sette cortili”, spazi con piccoli palazzi di matrice araba che facevano parte di una fetta del centro storico abbandonato, si è assistito ad un grande processo di recupero che ha portato a Favara una libreria, installazioni, murales ed esposizioni d’arte. Si pensi solo che Favara, per il blog britannico Purple Travel, è una delle 10 mete imperdibili al mondo per chi ama l’arte contemporanea. Tra piazze e luoghi sacri, cosa vedere a Favara Favara è deliziosa da scoprire anche a piedi e meritano certamente una visita piazza Cavour, circondata da negozietti, botteghe e dallo storico castello. Nella parte a nord-est c’è anche anche la Chiesa del Rosario, un’opera d’origine settecentesca dichiarata monumento nazionale per i sontuosi stucchi in stile barocco. Nel borgo ci sono anche due altri luoghi sacri: la Chiesa Madre, di stile lombardo-rinascimentale ed interessante con i suoi mosaici ad opera di artisti toscani; e la chiesa della Madonna del Carmine, d’ispirazione tardo barocca. Una necropoli, testimonianza del passato Nei dintorni di Favara si può ammirare anche un’antica necropoli che si trova in un’area pianeggiante detta di “Contrada Stefano”. Qui si possono trovare testimonianze risalenti alla prima età del bronzo, del periodo romano-bizantino e Normanno oltre alla necropoli paleocristiana con oltre un centinaio di tombe scavate nella roccia. Favara. Fonte: iStock https://ift.tt/2TQ76tz Favara, un borgo antico recuperato con arte e bellezza Cemento e bellezza. Favara è così, un borgo racchiuso tra alti e grigi palazzi che lasciano spazio ad architetture solenni ed antiche, dai toni pastello. Passando da lontano, avvolto dal cemento, questo piccolo borgo che si trova in provincia di Agrigento non invoglia molto ad essere visitato. Eppure quel campanile che spicca al centro del palazzoni crea tantissima curiosità e solo lasciandosi alle spalle le apparenze ci si può addentrare e farsi rapire da un borgo splendido. Un centro armonioso, dopo il cemento Sulle colline, a pochi km di distanza da Agrigento e dalla Valle dei Templi, sorpassato il cemento cittadino che ha quasi nascosto tutte le bellezze del territorio, si trova il piccolo borgo di Favara. Un luogo dove, tra le viuzze strette e le case in pietra, si possono ancora vedere le diverse contaminazioni culturali, tra cui quelle d’origine araba, che hanno contribuito a rendere Favara quella che è oggi. La cittadina, che si sviluppa attorno al castello di Chiaramontano, quasi scolpito su uno sperone di roccia, è nota anche come “Città dell’Agnello Pasquale” un dolce tipico a base di mandorle e pistacchi prodotto qui. Un luogo che merita di essere visitato, come ci ha rivelato il giornalista Emilio Casalini che di questo prezioso borgo parla nel suo programma Generazione Bellezza in onda su Rai 3: Favara è il simbolo della bellezza che non vuole soccombere all’oceano della bruttezza, ma come un’isola resiste. Quando arrivi qui ti accoglie un oceano di cemento oscenamente illegale, frutto della speculazione edilizia che ha avvolto le vite degli abitanti, alienandole. Perché la bruttezza è alienante. Grazie al sogno di due abitanti è nata una prima resistenza che poi ha iniziato ad espandersi come un’onda lenta di bellezza che va a contaminare – non a regredire – la bruttezza e tutto quello che rappresenta come voglia di non arrendersi a quello che sembra inevitabile. C’è un sogno e speranza che crea economia, che mette a posto i palazzi, che genera nuovo benessere collegato alla bellezza, all’arte e alla felicità. Favara. Fonte: iStock L’arte e la bellezza: il ruolo del Farm Cultural Park L’arte oggi la fa da padrona a Favara e questo lo si deve anche grazie all’impegno che è stato messo nel curare e gestire il Farm Cultural Park, un progetto che ha permesso al borgo di rinascere sotto una nuova luce e di accantonare il degrado che stava per inglobare questo luogo. Tra i “Sette cortili”, spazi con piccoli palazzi di matrice araba che facevano parte di una fetta del centro storico abbandonato, si è assistito ad un grande processo di recupero che ha portato a Favara una libreria, installazioni, murales ed esposizioni d’arte. Si pensi solo che Favara, per il blog britannico Purple Travel, è una delle 10 mete imperdibili al mondo per chi ama l’arte contemporanea. Tra piazze e luoghi sacri, cosa vedere a Favara Favara è deliziosa da scoprire anche a piedi e meritano certamente una visita piazza Cavour, circondata da negozietti, botteghe e dallo storico castello. Nella parte a nord-est c’è anche anche la Chiesa del Rosario, un’opera d’origine settecentesca dichiarata monumento nazionale per i sontuosi stucchi in stile barocco. Nel borgo ci sono anche due altri luoghi sacri: la Chiesa Madre, di stile lombardo-rinascimentale ed interessante con i suoi mosaici ad opera di artisti toscani; e la chiesa della Madonna del Carmine, d’ispirazione tardo barocca. Una necropoli, testimonianza del passato Nei dintorni di Favara si può ammirare anche un’antica necropoli che si trova in un’area pianeggiante detta di “Contrada Stefano”. Qui si possono trovare testimonianze risalenti alla prima età del bronzo, del periodo romano-bizantino e Normanno oltre alla necropoli paleocristiana con oltre un centinaio di tombe scavate nella roccia. Favara. Fonte: iStock Un antico borgo è stato recuperato da due abitanti ed oggi è una delle 10 mete consigliate al mondo per chi ama l’arte contemporanea.
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storiearcheostorie · 2 years
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RESTAURI / Sulle tracce di san Vigilio: la Basilica paleocristiana di Trento riapre (con visori per la realtà virtuale immersiva)
#RESTAURI / Sulle tracce di san Vigilio: riapre oggi la Basilica paleocristiana di #Trento (con visori per la realtà virtuale immersiva) Dettagli, foto e video su Storie & Archeostorie @MuseoDiocTriden @ComuneTn
Dopo un anno di chiusura per i restauri, riapre oggi, lunedì 9 gennaio 2023, la Basilica paleocristiana di San Vigilio. Un vero e proprio scrigno di tesori, quello custodito nel sottosuolo della Cattedrale di Trento, i cui resti furono messi in luce tra il 1964 e il 1977 grazie a una serie di campagne di scavi. La Basilica venne eretta al di fuori della cinta urbica romana di Tridentum…
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aki1975 · 2 years
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Castelseprio - S. Maria foris portas - IX sec.
Mentre nel Tardo Impero Milano ha un ruolo centrale prima per via dell’essere sede imperiale e poi per il ruolo svolto da Sant’Ambrogio e dai suoi successori, nell’epoca longobarda prevale Pavia.
Di seguito la cronologia di questi anni.
615 Morte di Agilulfo. Adaloaldo, re dei Longobardi, risiede a Pavia insieme alla madre Teodolinda. A Milano la sede del potere è presso la Cors Ducis (Cordusio). Morte di San Colombano che a Bobbio aveva creato una importante abbazia con un produttivo scryptorium
643 Editto di Rotari
671 San Michele Maggiore a Pavia
697 Viene eletto il primo doge grazie alla debolezza dell’Esarcato bizantino di Ravenna
712 Liutprando
728 Liutprando conquista Ravenna ed effettua la Donazione di Sutri a vantaggio del Papa
744 Ratchis inizia una politica filo-bizantina inimicandosi il Papa romano
753 Pipino, re dei Franchi, è riconosciuto protettore del Papa romano
771 Carlo Magno sposa Ermengarda, figlia del re longobardo Desiderio, ma la ripudia presto
774 Carlo Magno depone Desiderio
781 Carlo Magno a Milano dove fa battezzare una sua figlia
800 Carlo Magno incoronato a Roma imperatore
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marcoargentati · 5 years
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🇮🇹 La chiesa di San Salvatore si trova a Spoleto e rappresenta una delle principali testimonianze architettoniche longobarde della Langobardia Minor. L'ispirazione monumentale dei duchi longobardi di Spoleto si manifestò qui nel rifacimento della chiesa nell'VIII secolo. Fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, iscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel giugno 2011. Sul luogo dove era ubicata una villa romana, e dove erano state sepolte le spoglie di San Concordio, martire sotto Marco Aurelio i monaci siri, nel IV e V secolo costruirono la basilica. Era a questo martire dedicata la basilica fino alla ricostruzione dei Longobardi che la dedicarono a San Salvatore, nell'814. Già basilica paleocristiana del IV-V secolo, fu ampiamente rinnovata dai Longobardi nell'VIII, quando un incendio danneggiò l'edificio. . . . 🇬🇧 The church of San Salvatore is located in Spoleto and represents one of the main Lombard architectural testimonies of the Langobardia Minor. The monumental inspiration of the Lombard dukes of Spoleto manifested itself here in the remaking of the church in the eighth century. It is part of the serial site "Lombards in Italy: the places of power", comprising seven places full of architectural, pictorial and sculptural testimonies of Lombard art, registered on the UNESCO World Heritage List in June 2011. On the place where a Roman villa was located, and where the remains of San Concordio, martyr under Marcus Aurelius the Syrian monks, were buried, in the 4th and 5th centuries they built the basilica. The basilica was dedicated to this martyr until the reconstruction of the Lombards who dedicated it to San Salvatore, in 814. Already an early Christian basilica of the IV-V century, it was extensively renovated by the Lombards in the VIII, when a fire damaged the building. https://www.instagram.com/p/B7GZGb_IRnm/?igshid=1qjikrfrsn9y8
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architetturaam · 5 years
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Argomento:
Arte Paleocristiana,dal 313 D.C (Editto di Costantino).
Premessa generale:
lo sviluppo economico porta sempre uno sviluppo artistico.
In questi anni si costruiscono molte nuove chiese e per quelle già preesistenti viene cambiata la propria funzione a causa della diffusione del Cristianesimo.
•Le basiliche romane,utilizzate per scopi politici o come tribunali,ora sono utilizzare per la celebrazione del culto cristiano,quindi di messe.
•Nascono nuove croci (greca e latina) utilizzate anche come piante di edifici.
Evoluzione delle basiliche:
•Pianta della basilica pagana:
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•Pianta della basilica cristiana:
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personal-reporter · 1 year
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Custodi di arte e fede: Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma
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La storia della Roma antica rivive in una basilica leggendaria…. Una delle quattro basiliche papali di Roma, la Basilica di Santa Maria Maggiore, nota anche come della Madonna della Neve, si trova   sulla sommità del colle Esquilino ed è la sola ad aver conservato la primitiva struttura paleocristiana, anche se venne arricchita da aggiunte successive. La leggenda narra che il ricco patrizio romano Giovanni e sua moglie, non avendo figli, decisero di dedicare una chiesa alla Vergine Maria, apparsa loro in sogno una notte di agosto del 352 d.C. Nel sogno, la Madonna disse ai due sposi che un miracolo avrebbe indicato il luogo su cui costruire la chiesa. Anche Papa Liberio fece lo stesso sogno e, il giorno seguente, direttosi sull’Esquilino, lo trovò coperto di neve. Il papa tracciò il perimetro dell’edificio e la chiesa fu costruita a spese dei due coniugi. Ancora oggi, ogni anno, il 5 agosto è rievocato il miracolo della neve con una celebrazione durante la quale, dalla sommità della basilica, vengono liberati in aria dei petali bianchi che producono un effetto davvero suggestivo. Nella basilica si può  ammirare il primo presepe della storia, la Natività di Arnolfo di Cambio, geniale artista toscano e noto scultore perfezionatosi alla bottega di Nicola Pisano. Una serie di profonde trasformazioni della basilica, che fino ad allora aveva conservato il suo aspetto sostanzialmente medievale, vennero avviate tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo da Sisto V e da Paolo V, che eressero le due grandi cappelle laterali, dette Sistina e Paolina, e il palazzo a destra della facciata. Tra il 1670 ed il 1676, Carlo Rainaldi ridisegnò l’abside nelle forme attuali. All’interno sui muri della navata centrale, al di sopra della trabeazione, sono visibili riquadri a mosaico risalenti al V secolo. Il soffitto risale agli anni di Alessandro VI Borgia (1492-1503) e, secondo la tradizione, venne dorato col primo carico di oro americano, dono di Isabella di Spagna. L’arco di trionfo è decorato da mosaici con Storie dell’infanzia di Gesù del periodo di Sisto III e, nel catino absidale, il mosaico fu eseguito, e firmato, da Iacopo Torriti, alla fine del XIII secolo. Read the full article
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neapolis-neapolis · 5 years
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Battistero di San Giovanni in fonte (IV-V secc.), Cattedrale di Santa Maria Assunta, Napoli.
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