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Design is a state of mind
Martino Gamper
a cura di Martino Gamper, Rebecca Lewin, Jochen Volz e Melissa Larner. Design: Åbäke e Alex Rich
Serpentine Galleries / Koenig Books, London 2014, italiano/inglese, 96 pagine, ISBN 978-3863355418
euro 60,00
email if you want to buy [email protected]
Design is a state of mind: l’esposizione mette in luce la storia degli oggetti di design e del loro impatto sulla nostra vita con un’ampia selezione di sistemi di scaffalatura dal 1930 ai giorni nostri. Muovendosi in un raggio che comprende classici del design storico, pezzi unici, lavori di design industriale e funzionale contemporanei, o comunque commissionati recentemente, saranno esposti i progetti di Gaetano Pesce, Ettore Sottsass, Ercol, Giò Ponti e IKEA. Ogni elemento espositivo verrà utilizzato per organizzare ed esporre collezioni di oggetti dagli archivi personali di amici e colleghi di Gamper, oltre ad un’ampia biblioteca di pubblicazioni sui mobili contemporanei da tutto il mondo. Per l’occasione verranno inoltre realizzate nuove scaffalature di Michael Marriott e dello stesso Martino Gamper, co-prodotte dalla Serpentine Gallery, Museion e dalla Pinacoteca Agnelli.
“Non esiste un design perfetto e non c’è un ultra design. Gli oggetti ci parlano in maniera personale. Alcuni dovrebbero essere più funzionali di altri e l’impatto emozionale che hanno su di noi rimane molto individuale. La mostra mette in evidenza un modo molto personale di collezionare e raccogliere oggetti, con pezzi che raccontano una storia.” Martino Gamper
Mostra Serpentine Galleries London (05/03- 21/04/2014) e la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli Torino (24/10/14 – 01/03/2015).
14/12/23
#Martino Gamper#design exhibition catalogue#Serpentine Galleries London 2014#Gaetano Pesce#Ettore Sottsass#Giò Ponti#IKEA#designbooksmilano#fashionbooksmilano
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Angelo Oliva si vide invece attribuire il primo premio
Angelo Oliva si vide invece attribuire il primo premio https://ift.tt/D36Zefu Bordighera (IM): la sede attuale dell'Unione Culturale Democratica (Via al Mercato, 8) Angelo Oliva, premio Cinque Bettole 1961 Enzo Maiolino e Giorgio Loreti - queste pagine non possono che iniziare dai loro nomi - hanno svolto per decenni un'opera di raccolta e salvaguardia delle memorie culturali del Ponente ligure e specialmente delle stagioni più intense di iniziative che ebbero come centro Bordighera nel cuore del secoloscorso e a cui hanno loro stessi contribuito. Negli archivi che Maiolino e Loreti hanno radunato e preservato si possono infatti ritrovare, rispettivamente, tutte le iniziative organizzate nell'ambito dei Premi Cinque Bettole, la cui parabola va dalla fine degli anni Quaranta ai primi anni Sessanta, e le numerose attività del circolo creato alla fine degli anni Cinquanta e denominato a partire dal 1960 Unione Culturale Democratica. Il presente fascicolo e la riscoperta dell'esordio letterario di Angelo Oliva ci riportano precisamente all'incrocio tra queste due traiettorie, la manifestazione delle Cinque Bettole e il dinamismo dei giovani aderenti all'UCD, all'inizio di un decennio che si era aperto già in modo turbolento con il governo Tambroni e la contestazione antifascista al congresso nazionale del Movimento Sociale Italiano indetto a Genova, città medaglia d'oro della Resistenza. Con l'edizione 1961 dei Premi, dopo la "gara estemporanea" organizzata nel 1958, lo svolgimento in una sola giornata di un concorso di pittura nel 1959 e la sospensione nel 1960, si tentò di rifondare quella che era stata per diversi anni la rassegna di punta delle estati bordigotte proprio coinvolgendovi nuove generazioni. [...] Angelo Oliva si vide invece attribuire il primo premio per il racconto Una grossa porcheria che si può infine rileggere in questo volume nella versione edita, come previsto a compimento della manifestazione, sulle pagine de "L'Eco della Riviera". [...] A distanza di più di sessant'anni è comunque difficile dire quanto possa avere influito nelle determinazioni della giuria il fatto che Oliva fosse già conosciuto come uno dei fondatori dell'UCD e tra i principali animatori del "giornale dell'Unione Culturale Democratica", dove i suoi articoli erano regolarmente affiancati da quelli firmati dagli stessi Seborga e Biamonti. La pubblicazione, realizzata in ciclostile dai giovani democratici, nacque, si sviluppò e fu poi interrotta proprio tra il 1960 e il 1961. L'ultimo numero, doppio, uscì a ridosso di quell'estate con in prima pagina uno scritto di Biarnonti in morte di Maurice Merleau-Ponty e uno di Oliva su Fidel Castro, in terza pagina una poesia inedita di Seborga che presentava più oltre alcuni versi del poeta cubano José Luis Galbe (che fu uno dei suoi traduttori). La ricchezza dei contributi raccolti nei fascicoli di questo giornale corrispondeva alla varietà di interessi dei giovani fondatori del circolo in virtù dei quali la cessazione delle pubibblicazioni, a metà del 1961, non coincise con una flessione delle attività del gruppo: nel giro di pochi mesi, presso il locale denominato "la Buca" perché seminterrato al n. 171 (l'attuale 187) di via Vittorio Emanuele di Bordighera, l'UCD organizzò infatti mostre personali di Enzo Maiolino, Mario Raimondo e Sergio Gagliolo, conferenze di Seborga sulla poesia civile in lingua spagnola o del maestro Raffaello Monti su Musorgskij, per poi festeggiare a ottobre l'anniversario della sua sede "rinnovata" con esposti alle alle pareti "quadri di pittori di Bordighera fra i quali: Maiolino, Truzzi, Gagliolo, Raimondo, Ciacio, Porcheddu e della pittrice Eny
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Milano, dalle affissioni al Legal Design: allestita una mostra nelle bacheche dell'Anagrafe
Milano, dalle affissioni al Legal Design: allestita una mostra nelle bacheche dell'Anagrafe A partire dal martedì 16 aprile, e fino all'estate, le bacheche dell'anagrafe di via Larga ospiteranno una selezione di affissioni del Comune di Milano proveniente dalle collezioni conservate presso la Cittadella degli Archivi. Si chiama "Dalle affissioni al legal design" la mostra promossa dall'Amministrazione con la partecipazione di Design Rights!, la principale realtà italiana di legal design nata dalla partnership tra lo studio legale LCA e Mondora, che condurrà il pubblico nella storia dei manifesti usati dal Comune di Milano, con un accenno al concetto di legal design. Si troveranno esposti, per esempio, il manifesto che spiega come votare al referendum del 1946, la campagna sulle modalità della lotta a mosche e zanzare e sulle conseguenze del divieto di sosta attraverso le illustrazioni a fumetti di Jacovitti, le affissioni sui servizi offerti dai consultori milanesi del 1982 e quelli sull'introduzione della possibilità dell'autocertificazione del 1996. Presenti anche ulteriori quattro contenuti dedicati ad un progetto che Design Rights ha realizzato pro bono per l'associazione Opera San Francesco Milano, dove si può consultare un documento sul trattamento dei dati personali, tradotto nel linguaggio del legal design. Un viaggio affascinante nella storia della comunicazione della Pubblica Amministrazione fino a esempi più recenti - offerti appunto dal legal design - che consente di utilizzare metodi e strumenti innovativi per rendere contenuti e prodotti dal profilo tecnico-giuridico estremamente comprensibili, efficaci e immediatamente fruibili per il destinatario. Alla base della mostra vi è infatti l'obiettivo di riflettere sul perché rendere il diritto più accessibile e comprensibile aiuti a promuovere valori quali la trasparenza e la chiarezza per una società che favorisce l'inclusività e contrasta le discriminazioni. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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“Ricerche di stile”: la mostra degli Archivi Mazzini sui percorsi della creatività
Ogni volta che la moda va in mostra è un’occasione preziosa: è come se si aprissero delle finestre nuove su valori e concetti fino a quel momento rimasti silenti, ma che invece è cosa buona e giustissima conoscere, per riallacciare i fili di una narrazione più ampia che spesso ha a che fare con la società che cambia, il gusto che evolve, i guizzi d’ingegno che sorgono. Ci sono occasioni in cui la moda va in mostra proprio per tessere racconti che diventano un richiamo ancor più forte ad andare oltre la superficie estetica, un invito a prendere parte alla rivelazione di un percorso solitamente nascosto agli occhi di chi non è parte integrante del mestiere.
È proprio questa la dichiarazione d’intenti sottesa a “Ricerche di stile”: la mostra che ha come protagonisti i famosi Archivi Mazzini ed il settecentesco Palazzo Tozzoni.
Fissiamo subito le informazioni basilari. Quando? Dallo scorso primo dicembre al prossimo 28 febbraio. Dove? Nel cuore di Imola. Grazie a chi? Grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola in collaborazione con i Musei Civici di Imola – Assessorato alla cultura… e naturalmente alla passione instancabile degli Archivi di Ricerca Mazzini di Massa Lombarda. Perché? Eh, è da questa domanda che la suddetta dichiarazione d’intenti spalanca le porte di vari mondi ricchi di cultura, suggestione… e bellezza, ça va sans dire! La mostra, per l’appunto, non basta definirla una sorta di sfilata da contemplare, non è sufficiente pensarla come una grande lezione sulla storia del costume.
La mostra “Ricerche di Stile” va ben oltre i confini disciplinari: li intreccia, li confronta, li fonde, e ne crea un racconto delle infinite visioni e suggestioni di cui da sempre si nutre la creatività, in particolare quella che da forma al mondo della moda. Un aspetto, questo, di cui gli Archivi di Ricerca Mazzini sono testimoni d’onore da lungo tempo: gli oltre 400.000 capi, che coprono un arco di ottant’anni di storia di moda e costume, e che abitano i loro spazi, accolgono creativi, designer, stilisti, i quali lì vanno a nutrire l’ispirazione e lo studio meticoloso dei dettagli da cui formeranno le proprie creazioni. Di questo vastissimo patrimonio, Carla Marangoni e Attilio Mazzini hanno selezionato 150 abiti, che son stati messi in dialogo virtuoso e bellissimo con le stanze ricche d’arte e di storia del Palazzo Tozzoni.
Un vero percorso della creatività che si svela passo passo: la mostra mette in luce il fascino che le creazioni d’artista, è davvero il caso di dirlo, appartenenti a svariati decenni fa, ancora regalano a chi sa goderne, assieme agli spunti di ricerca che ancora offrono, all’abilità che tuttora serbano di saper trasformare un iconico capo storico in un oggetto del desiderio contemporaneo.
Facendone un tour ideale, ecco quel che s’incontra lungo il cammino: Miyake, Fortuny e Jil Sander aprono la mostra nell’elegante salone d’onore, i sontuosi abiti di Romeo Gigli allacciano l’ispirazione etnica ai decori dorati dell’appartamento barocchetto, le sculture couture di Maurizio Galante coabitano con i mobili dai grandi volumi dell’appartamento impero, la leggerezza dei vestiti da ballo di Yohji Yamamoto e Jean Paul Gaultier danzano nella sala della musica, i corpetti opera di vari stilisti sedotti dalla biancheria intima sono esposti tra gli oggetti per l’igiene personale degli antichi abitanti. E ancora, la loggia luminosa accoglie la moda floreale tra cui il costume da bagno anni Quaranta di Elsa Schiaparelli, nella cucina si trovano le creazioni geniali di Issey Miyake, mentre nelle cantine inebriate dal profumo di vino si trovano i capi Stone Island ispirati alle divise da lavoro.
E la meraviglia continua a perdersi felice tra gli ambienti del palazzo percorsi dagli abiti di Valentino, Callaghan, Marni, Roberto Capucci, John Galliano, Gianni Versace, Prada, Vivien Westwood, Martin Margiela, Monica Bolzoni, Junya Watanabe, Comme des Garcons e delle sorelle Fontana. Fino a giungere nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, al Centro Gianni Isola, che ospita gli abiti dell’Archivio Mazzini selezionati per la copertina dell’ultimo disco di Mina e Celentano “Le migliori”, dove spiccano l’abito di carta anni ’60 di Harry Gordon con stampata la poesia di Allen Ginsberg e due giacche di Yohji Yamamoto ispirate da dipinti di Joan Mirò.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
#Archivi Mazzini#vintage#mostradimoda#modaecultura#storiadellamoda#modaearte#fashion writing#webelieveinstyle
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Nel mirino degli hacker la sicurezza informatica degli ATM
Gli sportelli bancari automatici sono al centro di attacchi informatici con l’obiettivo di accedere agli archivi e beneficiare delle interconnessioni con le diverse infrastrutture bancarie. Tra le modalità di attacchi cyber più radicate c’è l’ATM Jackpotting. Cosa è l’ATM Jackpotting… L’ATM Jackpotting consente di accedere fisicamente agli sportelli automatici per prelevare contante in maniera fraudolenta. Dopo il caso di febbraio 2023, in cui è stata registrata la variante denominata FiXS, che ha portato a importanti perdite economiche soprattutto tra operatori del Messico, negli ultimi mesi è stata evidenziata una nuova minaccia. … e in cosa consiste la nuova variante Rilevata a maggio 2023, questa nuova minaccia è il risultato della combinazione di due tecniche: Shimming e Relay Attack, che si basano sulla compromissione di due dispositivi, entrambi non presidiati, e sul trasferimento di dati tramite bluetooth e reti mobili. L’obiettivo, naturalmente, è aggirare le misure di sicurezza. Come funziona? La nuova variante di ATM Jackpotting prevede l’uso di un piccolo hardware, inserito nel lettore delle carte presso l’ATM, che permette di trasferire in tempo reale via bluetooth i dati letti dal dispositivo a un apparecchio mobile che si trova in prossimità dell’ATM. La trasmissione dei dati è finalizzata al trasferimento presso un ulteriore dispositivo, come un ATM nelle vicinanze, dal quale i truffatori possono prelevare contante, in tempo reale. In questo modo, quando l’utente inserisce la propria carta nell’ATM e avvia la transazione di pagamento/prelievo, i dati vengono intercettati dallo shimmer e trasferiti al dispositivo ATM collegato. Il titolare della carta rileva l'impossibilità di completare l'operazione, ricevendo un falso messaggio di errore; successivamente riceverà un addebito non riconosciuto relativo al ritiro dal dispositivo preso di mira da parte dei truffatori. «Questa tipologia di attacco utilizza una tecnica innovativa complessa che varca le frontiere della sicurezza bancaria mettendo a rischio un livello altissimo di operazioni, considerando soprattutto gli ATM non presidiati che agevolano l’operazione fraudolenta. Il trend che rileviamo ci mostra come il vettore di attacco si stia spostando dalle tradizionali tecniche black-box all’intrusione di rete attraverso gli sportelli ATM sempre più connessi», spiega il Strategic Foresight Team di Auriga. La visione di Auriga Per Auriga la riposta agli incrementi degli attacchi è l’approccio Zero Trust. Considerando gli ATM come dispositivi più esposti, la protezione degli sportelli deve essere incentrata sulla riduzione della superficie di attacco del canale self service e dei suoi processi operativi chiave. In particolare, Lookwise Device Manager (LDM), è la soluzione sviluppata da Auriga per la cybersecurity dei dispositivi quali ATM e ASST in grado di proteggere qualsiasi attacco malware grazie alle sue protezioni stratificate. La soluzione risponde in maniera efficace ai bisogni del settore poiché permette la protezione dell’ATM in tutte le fasi del ciclo di vita. Sono in programma nuove ulteriori versioni della soluzione LDM da parte di Auriga che integrano innovative funzionalità in grado di impedire connessioni non attendibili che intervengono sulla superficie di vulnerabilità con l’obiettivo di ridurre drasticamente la percentuale di attacchi. Read the full article
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Martedì 14 novembre alle 17.30, sarà inaugurata a Roma nel “Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX” (in Via Boncompagni 18), diretto da Matilde Amaturo e afferente alla Direzione Musei statali della città di Roma, diretta da Massimo Osanna, la mostra “Fifties in Rome. La couture anni ’50 (RMX)”, allestita a cura di Stefano Dominella, presidente onorario della maison Gattinoni, in collaborazione con l’Accademia del Lusso, ente italiano di alta formazione specializzato nella preparazione di profili creativi e manageriali per settori moda e design. L’esposizione-performance “Fifties in Rome” racconta la rivoluzione dello stile ripercorrendo, attraverso una ricercata selezione di abiti (alcuni mai esposti prima d’ora), il periodo irripetibile degli anni ’50 del Novecento, fondamentale per la storia del Made in Italy. La moda degli anni ’50 ha infatti influenzato tutte le decadi successive. Dopo la Seconda guerra mondiale si apre in Italia un decennio di grande ottimismo, di sviluppo economico, di benessere diffuso che si riflette in una vera e propria rivoluzione dello stile. Grazie al sostegno finanziario del Piano Marshall nell’immediato dopoguerra gli studi di Cinecittà diventano un polo attrattivo per l’industria cinematografica hollywoodiana, decretando la fusione dell’alta moda italiana con il cinema americano e la nascita di quella “Hollywood sul Tevere” che in brevissimo tempo raggiungerà con “La dolce vita” il massimo splendore e consacrerà la città di Roma come culla dell’haute couture. “Non capita spesso, sottolinea Stefano Dominella, che a Roma si celebri la moda, eppure, dalla fine degli anni ’40, fu proprio nella capitale che alcuni tra i più talentuosi creatori di moda diedero vita alle loro attività con un estro artistico di tale portata da determinare l’ascesa e il consolidamento del Made in Italy in tutto il mondo. In questa prospettiva la mostra ‘Fifties in Rome’ è un’occasione unica, soprattutto per i più giovani, di vedere da vicino le mirabilie della creatività e dell’alto artigianato italiano e di ammirare, tra le altre, le creazioni di Carosa, Fernanda Gattinoni, Tiziani, Schoubert, Antonelli, Fabiani”. Le creazioni in esposizione provengono dall’archivio storico personale di Stefano Dominella, dalle collezioni di moda del Museo Boncompagni Ludovisi e da importanti archivi storici privati. Gli ambienti e gli arredi di gusto eclettico romano di inizio Novecento del Museo diventano per l’evento la location per l’ambientazione di una suggestiva esposizione anni Cinquanta accompagnata da alcuni abiti tratti dall’archivio storico museale. Il progetto espositivo ha coinvolto le scuole superiori della città di Roma e provincia e si è avvalso della collaborazione degli studenti che sono stati invitati a realizzare dei bozzetti ispirati agli anni ’50. Una commissione di selezionati esperti assegnerà al più talentuoso degli studenti l’iscrizione gratuita ad uno dei corsi dell’Accademia del Lusso di Roma. L’Accademia del Lusso trasmette ai propri studenti i valori fondamentali del Made in Italy attraverso la valorizzazione e la riscoperta della storia, dove la tradizione incontra l’innovazione. La mostra resta aperta fino al 14 gennaio 2024 dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.30; ultimo accesso ore 19.00. Il museo e la mostra sono a ingresso gratuito.
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Due rari taccuini di Charles Darwin, rubati dalla biblioteca dell'Università di Cambridge nel Regno Unito, sono stati restituiti. Uno di questi contiene schizzi dell'albero della vita, il diagramma che rappresenta la varietà e l'evoluzione della vita sulla Terra a partire da un antenato comune. Darwin fu il primo ad immaginarlo e nel 1837 lo tratteggiò su un quaderno.
I taccuini - spiega l'ateneo inglese - erano avvolti in un sacchetto da regalo rosa e non presentavano alcun segno di danno. Inizialmente erano custoditi nella Special Collection Strong Room della biblioteca, ma erano stati momentaneamente spostati per essere fotografati nel 2000. Poi, durante un controllo di routine, ci si accorse che erano scomparsi. I bibliotecari pensarono che fossero stati riposti nel posto sbagliato nella vasta biblioteca universitaria, che contiene oltre 10 milioni di libri, mappe e manoscritti. Ma nonostante le varie ricerche, i taccuini non sono mai stati più trovati e nel 2020 la dottoressa Gardner ha concluso che probabilmente erano stati rubati. Ha chiamato la polizia e ha informato l'Interpol. Da allora la biblioteca è stata dotata di sistemi di sicurezza di alto livello. Adesso ritorneranno negli archivi di Darwin a Cambridge.
I piccoli fascicoli rilegati in pelle valgono molti milioni di sterline. "Mi sento felice", ha commentato la bibliotecaria dell'università, la dottoressa Jessica Gardner. "Sono al sicuro, sono in buone condizioni, sono a casa", ha aggiunto felice.
È invece un giallo l'identità di chi li ha restituiti. Sono stati lasciati in forma anonima in una busta regalo rosa, contenente la scatola blu originale in cui erano conservati. Il 'pacchetto regalo' conteneva anche un breve messaggio scritto a macchina: "Bibliotecaria, buona Pasqua X". Dentro c'erano i quaderni, avvolti in una pellicola trasparente. Il pacco è stato lasciato per terra, in una parte pubblica della biblioteca, non coperta dalle telecamere a circuito chiuso, fuori dall'ufficio della dottoressa Gardner.
I taccuini risalgono alla fine degli anni '30 dell'Ottocento, dopo che Darwin era tornato dalle Isole Galapagos. In una pagina disegnò un sottile schizzo di un albero, che aiutò a ispirare la sua teoria dell'evoluzione e più di 20 anni dopo sarebbe diventata una teoria centrale nel suo lavoro rivoluzionario sull'origine delle specie.
"La teoria della selezione naturale e dell'evoluzione è probabilmente la teoria più importante nelle scienze della vita e dell'ambiente terrestre e questi sono i quaderni in cui è stata messa insieme quella teoria", ha affermato Jim Secord, professore emerito di storia e filosofia della scienza a Cambridge Università. "Sono alcuni dei documenti più straordinari di tutta la storia della scienza", ha sottolineato.
Il professor Secord è stato uno dei numerosi accademici ed esperti che hanno esaminato i manoscritti restituiti e hanno concluso che erano autentici. "Darwin usa diversi tipi di inchiostro nei taccuini. Ad esempio, sulla famosa pagina dell'albero della vita, c'è sia un inchiostro marrone che un inchiostro grigio. Questo tipo di modifiche è abbastanza difficile da falsificare in modo convincente", ha sottolineato.
"Si possono vedere i frammenti di rame che si staccano dai cardini della rilegatura. Il tipo di carta è quello giusto. Questi sono i piccoli segni rivelatori che l'intero team di ricercatori della biblioteca universitaria può usare per dire che sono autentici". I quaderni, ha aggiunto Gardner, sono "in condizioni straordinariamente buone". "Mi chiedo dove siano stati.
Adesso sono conservati in una camera blindata sicura presso la biblioteca, ma saranno esposti al pubblico a luglio nell'ambito di una mostra gratuita intitolata 'Darwin in Conversation'.
(via Ritrovati i taccuini su cui Charles Darwin disegnò l'albero della vita)
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Della pietà, l'esposta Tecla Smalti da Venezia
Della pietà, l’esposta Tecla Smalti da Venezia
La trovatella Tecla Smalti Piccin “della Pietà” di Venezia, da figlia rifiutata a madre di eroi, caduti nella Grande Guerra. Migrazioni e pubblica carità nel Veneto di metà Ottocento. Tecla Smalti col marito Antonio Piccin Iniziando dalla fine, Tecla Smalti “dea Pietà” muore ottantenne a Borgo Piccin (Nove di Vittorio Veneto) il 20 gennaio 1939, dieci esatti mesi prima del marito ottantatreenne…
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Strumento open source esegue la scansione dei bucket AWS S3 pubblici alla ricerca di credenziali secret
Strumento open source esegue la scansione dei bucket AWS S3 pubblici alla ricerca di credenziali secret
Un nuovo scanner open source chiamato “S3crets Scanner” consente ai ricercatori e ai team di sicurezza di cercare chiavi secret archiviate erroneamente in bucket di archiviazione Amazon AWS S3 dell’azienda o pubblicamente esposti. Amazon S3 (Simple Storage Service) è un servizio di cloud storage comunemente utilizzato dalle aziende per archiviare software, servizi e dati in L’articolo Strumento…
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Il Museo del cane AKC apre le sue porte e ora è spettacolo tutto l'anno - Yay!
A pochi passi dallo storico punto di riferimento della Grand Central Station in stile Beaux-Arts, troverai il nuovissimo e moderno AKC Museum of the Dog. Il museo torna a New York con la speranza e la promessa di adempiere alla sua missione di ammirare un paesaggio di dogdom molto cambiato.La missione è dedicata alla raccolta, conservazione, esposizione e interpretazione dell'arte, dei manufatti e della letteratura del cane a fini educativi, prospettiva storica, godimento estetico e al fine di migliorare l'apprezzamento e la conoscenza del significato del cane e del rapporto uomo / cane. Riguarda la specie: il cane, puro e semplice. E oh, che bel museo è, e che lavoro si è ritagliato per l'AKC. Sono ottimista!
La collezione è la più grande collezione al mondo di opere d'arte e manufatti dedicati al cane, oltre 2.500 dipinti originali, disegni, acquerelli, stampe, sculture, bronzi, statuette di porcellana e una varietà di oggetti d'arte decorativa tutti esposti ariosamente. Infatti, come tutti i grandi musei, non è possibile esporlo tutto in una volta.
L'AKC Studio Dog
Mentre ti avvicini al museo, non puoi perderti la scultura di cane sospesa racchiusa in vetro sopra lo studio di trasmissione TV AKC. Si vede subito dalla strada. Allo stesso modo, mentre ti avvicini all'ingresso, non puoi perderti l'arte digitale del cane che si libra sopra. Il primo piano espone dipinti classici, ma i tavoli digitali "Find Your Match" e "Meet the Breeds" ne fanno un museo esperienziale. Il guardaroba vicino mostra discretamente poster di film per cani Disney (beh, anch'io sono un fan della Disney della cultura pop).
La tromba delle scale aperta opzionale al secondo piano ti porta davanti a uno straordinario caso di vetrine. Quando si entra nel secondo piano (accessibile anche tramite ascensore) si vede una luminosa galleria di dipinti classici, teche di musei e tavolo delle attività sul retro.
Galleria del secondo piano con un'antica cuccia per cani Chihuahua, sculture, arte moderna
La biblioteca in fondo ha pile di libri su ogni razza più letteratura sulla proprietà responsabile dei cani e altro ancora. Il museo ha anche archivi di ricerca aggiuntivi disponibili su appuntamento.
Tabella delle attività della biblioteca del secondo piano
È una settimana per gli amanti dei cani a New York, e ora con l'AKC Museum of the Dog qui tutto l'anno, sono entusiasta di vedere cosa c'è in serbo per mantenere la missione del museo e il cane davanti e al centro. Farò sicuramente il check-in. Visita www.museumofthedog.org per acquistare i biglietti, iscriviti come membro e saperne di più. È un ottimo inizio tornare con un museo che sta ricevendo una grande stampa internazionale.
A differenza di Disney, il negozio di souvenir boutique si trova dietro il bancone del primo piano piuttosto che alla fine del museo. La collezione è elegante e costosa, ma interessante, forse ne parleremo di più in un prossimo post. Questo amante del Labrador avrebbe sborsato fondi se il momento fosse giusto e ho visto una potente collezione di spille che altri stavano guardando. Dopotutto è la settimana di Westminster per gli amanti della razza. A proposito, domani è l'AKC Meet the Breeds at the Piers. Ci vediamo lì?
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Vicenza: controlli anti-prostituzione e pattugliamento delle zone a rischio
Vicenza: controlli anti-prostituzione e pattugliamento delle zone a rischio. Nel corso della serata di giovedì 1 febbraio 2024, la Questura di Vicenza ha attuato un mirato controllo sul fenomeno della prostituzione su strada, con la collaborazione della Polizia Locale e con il concorso degli equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine "Veneto" di Padova. Sono state controllate le aree cittadine segnalate - anche da esposti dei residenti - come particolarmente interessate dalla presenza di prostitute. Nel corso dell'attività sono state identificate 7 giovani donne (6 di origine romena ed 1 italiana). Per tutte è scattata, da parte della Polizia Locale di Vicenza, la contestazione della specifica sanzione amministrativa di €. 500, prevista dall'art. 10 del Regolamento Comunale per la tutela del decoro urbano. Le giovani donne sono state messe in contatto con personale specializzato della Questura al fine di verificare la presenza di eventuali situazioni di sfruttamento che possano essere oggetto di approfondimenti investigativi e per una eventuale maggior tutela delle stesse e/o verificare la presenza di particolari situazioni di disagio che possano essere affrontate con interventi di altre istituzioni. L'attività, quindi, non è stata soltanto incentrata sul contrasto ma anche sulla prevenzione e sull'eventuale recupero. Ad ogni modo, la presenza delle forze dell'ordine ha comportato un conseguente allontanamento dei possibili clienti dalle zone controllate ed in particolare da Viale San Lazzaro. Il servizio, disposto con Ordinanza del Questore di Vicenza, è poi proseguito con un mirato pattugliamento delle altre zone considerate "a rischio", ed in particolare, Campo Marzo, Piazzale Bologna, Via Milano, Via Firenze, Via Genova. Sono stati inoltre monitorati alcuni esercizi commerciali: una sala biliardi di Strada Marosticana, un kebab di Viale Roma ed una sala scommesse di Via Lanza. Proprio all'interno di quest'ultima sono stati rintracciate 16 persone, tutte sottoposte a controllo, di cui 4 sono risultante avere precedenti penali e/o di polizia. In particolare, uno di questi, un cittadino nigeriano del 1986 è stato accompagnato in Questura per la notifica di atti giudiziari emessi dalla Procura della Repubblica di Treviso. Nello stesso frangente è stato inoltre identificato I. K. Nigeriano del 1994 che dalla consultazione degli archivi di polizia risultava avere a suo carico un provvedimento di arresto da eseguire nell'immediatezza per reati in materia di stupefacenti. L'uomo è stato pertanto accompagnato in Questura per il foto-segnalamento, le notifiche di rito, e quindi tratto di arresto con accompagnamento presso il Carcere di Vicenza a disposizione dell'Autorità Giudiziaria. Sono state complessivamente identificate 75 persone, di cui 24 stranieri e 23 con precedenti penali e/o di polizia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Per l'inadeguata gestione dell'emergenza coronavirus Indagati Conte e sei ministri Per la procura di Roma le denunce vanno archiviate. Dovrà pronunciarsi il tribunale dei ministri Il 13 agosto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede; il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio; il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri; il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini; il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese; e il ministro della Salute, Roberto Speranza, hanno ricevuto un avviso di garanzia da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma che, sulla base di diversi esposti e denunce presentate in tutta Italia dal “Comitato Noi Denunceremo” per la gestione dell'emergenza Coronavirus, ha aperto un fascicolo di indagine che racchiude diversi reati penali. Le denunce e gli esposti, di cui non sono ancora noti i dettagli, sono oltre duecento e chiamano in causa gli articoli del codice penale sulla pena in concorso (articolo 110), epidemia (articolo 438), delitti colposi contro la salute pubblica (articolo 452) e omicidio colposo (articolo 589), abuso d'ufficio (articolo 323), attentato contro la costituzione dello Stato (articolo 283), attentati contro i diritti politici del cittadino (articolo 294). Le denunce riguardano l'attività svolta dall'esecutivo nella gestione dell'emergenza coronavirus e possono essere sommariamente raccolte in due grandi filoni: il primo racchiude le accuse contro il governo per non aver fatto abbastanza nella lotta al virus. In questo caso vengono ipotizzati i reati di epidemia colposa, omicidio colposo e delitti colposi contro la salute pubblica. Nel secondo filone, invece, sono stati raccolti gli esposti in cui si afferma che il lockdown è stata una misura sproporzionata rispetto alla situazione. Da qui sono stati ipotizzati i reati di abuso d'ufficio e attentato contro i diritti politici del cittadino. Una raffica di accuse che si sommano all'altra indagine, quella in mano ai Pm di Bergamo, che invece indagano sul gravissimo ritardo con cui è stata attivata la "zona rossa" in Val Seriana e che ha permesso al virus di espandersi in tutto il territorio nazionale. Copy https://www.instagram.com/p/CE35dg2J04c/?igshid=1rwgn61gsp1an
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RENDIAMO L'IPA PUBBLICO ELENCO PER LE NOTIFICHE TELEMATICHE VERSO LA PA
Sulla piattaforma Change.org è aperta la petizione online, il cui obiettivo è quello di reinserire l’Indice PA tra i Pubblici Elenchi per le notifiche e comunicazioni telematiche verso la PA, che a oggi hanno disatteso la comunicazione del proprio domicilio digitale al Ministero della Giustizia. Costituisce un'ulteriore misura di contrasto e di contenimento al Covid-19 ed è volano verso la Pubblica amministrazione Digitale.
§ Quali sono i pubblici elenchi per le notifiche telematiche?
L’art. 3-bis della legge 21 gennaio 1994, n. 53 regolamenta la notificazione telematica di atti in materia civile, amministrativa e stragiudiziale, eseguita in proprio dagli avvocati. Stabilisce che l’avvocato deve utilizzare una casella di posta elettronica certificata, censita in un pubblico elenco, e che anche l’indirizzo PEC del destinatario, pubblico o privato a seconda dei casi, risulti da tale elenco.
L’art. 16-ter D.L. 179/2012, dal 15 dicembre 2013 indica i pubblici elenchi:
l’ANPR, l’anagrafe nazionale della popolazione residente (non ancora attiva), che darà attuazione a quanto previsto dall’art. 62 del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD). Prevede la facoltà per il cittadino di indicare tra i propri dati anagrafici un domicilio digitale (un indirizzo PEC) con il quale avere rapporti con la pubblica amministrazione;
l’INI-PEC, l'Indice Nazionale degli Indirizzi di Posta Elettronica Certificata, istituito dal Ministero dello Sviluppo economico che raccoglie tutti gli indirizzi di PEC delle Imprese e dei Professionisti presenti sul territorio italiano (art. 6-bis CAD);
il ReGIndE, Registro Generale degli Indirizzi Elettronici, gestito dal Ministero della Giustizia. Contiene i dati identificativi nonché l’indirizzo di PEC dei soggetti abilitati esterni (avvocati, curatori, CTU ed ausiliari del giudice in genere); è consultabile dai magistrati all’interno della rete giustizia tramite il Portale dei Servizi Telematici del Ministero (http://pst.giustizia.it/PST/) e mediante autenticazione "forte" (login);
il Registro delle Pubbliche Amministrazioni, gestito sempre dal Ministero della Giustizia, contiene gli indirizzi di Posta Elettronica Certificata delle Amministrazioni pubbliche; è consultabile esclusivamente dagli uffici giudiziari, dagli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti, e dagli avvocati; anche questo visitabile, con autenticazione "forte" attraverso il PST. Entro il 30.11.2014 le PPAA dovevano comunicare al Ministero della Giustizia il proprio indirizzo PEC;
il Registro delle Imprese (http://www.registroimprese.it/);
l'Indice nazionale dei domicili digitali delle persone fisiche e degli altri enti di diritto privato, non utenti di diritto privato, non tenuti all'iscrizione in albi professionali o nel registro delle imprese (art. 6-quater CAD). Non ancora attivo.
Dal 19 agosto 2014, tuttavia, non è più annoverato pubblico registro l’Indice PA, l’Indice delle Pubbliche Amministrazioni (iPA), previsto dall’art. 6-ter del CAD, realizzato e gestito dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che costituisce l’archivio ufficiale contenente i riferimenti organizzativi, telematici e toponomastici delle Pubbliche Amministrazioni e dei gestori di pubblici servizi, al centro anche del sistema della fattura elettronica verso la PA, obbligatoria dal 31 maggio 2015.
§ L’IPA e la sua funzione strategica nella Fattura elettronica
Andrea Caccia, presidente del CEN/TC 434 sulla Fattura elettronica, evidenzia che l’IPA o IndicePA è un registro nato originariamente a supporto di FatturaPA, il progetto italiano di fatturazione elettronica obbligatoria verso la Pubblica Amministrazione, poi esteso a molte altre informazioni utili a qualsiasi soggetto abbia necessità di interagire con gli enti pubblici.
L’IPA è stato uno degli elementi cardine del progetto FatturaPA. Tale progetto prevedeva due fasi successive: la prima riguardava l’obbligo di emissione di fatture elettroniche verso le PA centrali, la seconda riguardava tutte le PA locali. Uno dei problemi più difficili da risolvere per la buona riuscita del progetto era la mancanza di un’anagrafica completa e strutturata delle PA, per due motivi principali: * non era mai stato fatto un censimento delle PA e non se ne conosceva nemmeno il numero complessivo; * oltre a non sapere esattamente quante fossero, mancavano informazione sugli uffici periferici, ognuno dei quali poteva emettere un ordine di acquisto che richiedeva, naturalmente, l’emissione di una fattura da parte dell’operatore economico incaricato di fornire il servizio o bene ordinato.
Quanto al secondo punto, si pensi ad esempio a quelle PA che, pur essendo centrali, hanno una diffusione territoriale molto capillare. Ad esempio agli Uffici territoriale dell’INPS, alle Stazioni dei Carabinieri ricadenti sotto l'Arma dei Carabinieri o a tutte le scuole, che sono parte del Ministero dell’Istruzione.
L’IPA nacque proprio per coprire questa esigenza: fu richiesto ad ogni PA di censire all'interno dell'IPA tutti i propri uffici centrali e periferici potenzialmente destinatari di fatture elettroniche.
L’utilità dell’IPA non fu solo quella – ovvia – di consentire agli operatori economici di emettere fatture verso la PA. Una delle criticità più evidenti di un progetto di questo genere era evidentemente quello di poter portare, entro qualche mese, ogni PA alla condizione minima di ricevere fatture elettroniche e questo valeva sia per realtà molto avanzate o con cospicue disponibilità di risorse come in genere accade per le PA centrali, sia migliaia di microscopiche aziende pubbliche.
L’IPA fu il principale strumento di supporto per la riuscita del progetto nei tempi stabiliti, addirittura anticipando di qualche mese la scadenza originariamente prevista, caso forse unico. Grazie anche al supporto tecnico dell’AgID alle varie Amministrazioni, si è arrivati al risultato che oggi abbiamo completato il censimento di tutte le Pubbliche amministrazioni italiani diffuse sul territorio.
§ Un cortocircuito nelle notifiche telematiche verso la PA
È importante rilevare che l’iPA, per effetto di modifiche successive dell’art. 16-ter d.l. 179/12, è stato un “pubblico registro per le notifiche telematiche” ai fini della legge n. 53/1994 solo dal 15 dicembre 2013 al 18 agosto 2014. Pertanto, le notifiche effettuate su indirizzi presenti su questo registro, al di fuori di questo periodo, devono ritenersi nulle ai sensi dell’art. 11. Sul punto già la Giurisprudenza, soprattutto amministrativa, si è pronunciata [Cfr. Ex multis TAR Lombardia, I, 545/2020; CdS, III, 1379/2019; 7026/2018].
Allo stato (dato aggiornato a ottobre 2019, fonte: pst.giustizia.it/PST), solo il 65% delle Pubbliche Amministrazioni hanno comunicato al Ministero della Giustizia i propri indirizzi PEC, valevoli per le notifiche telematiche. Si rileva che tra le PPAA inottemperanti c'è lo stesso Ministero della Giustizia, chiamato a detenere il Pubblico Registro PPAA, ad eccezione del Dipartimento della Giustizia Minorile e dell’Amministrazione degli Archivi Notarili, e, sopratutto, l’INPS, che in queste ora si è reso anche protagonista del più grandi data breach registrato nel nostro Paese.
È necessario soffermarsi sull’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale per una sua caratteristica. L’INPS presenta un'articolazione organizzativa ramificata sul territorio, le cui singole strutture, coinvolti nei giudizi, sono identificate con il medesimo codice fiscale della sede centrale, ma hanno una propria posta elettronica certificata dedicata. In aggiunta, per come è stato progettato il Registro PPAA, a ogni codice fiscale di una Pubblica Amministrazione, si può registrare una sola PEC. Sarebbero escluse quindi tutte le PEC degli Uffici territoriali. Per i motivi sopra esposti, l’unico elenco che ha censito tutti gli indirizzi PEC dell’INPS è solo l’IPA, che oggi non è valido per le notifiche telematiche.
Una piccola omissione normativa nel richiamare l’art. 6-ter CAD tra i pubblici elenchi indicati nell’art. 16 ter DL 179/2012 provoca un cortocircuito nel sistema giudiziario: i cittadini, che devono introdurre giudizi o avanzare richieste verso la Pubblica Amministrazione, sono obbligati a esporsi al rischio contagio e alla diffusione di virus, quando si recano presso gli U.N.E.P. e gli Uffici Postali.
Tuttavia a causa dell'emergenza sanitaria in corso la notificazione degli atti giudiziari, una delle attività più rilevanti nel settore Giustizia, è ferma, con gravi pregiudizi dei diritti e ricadute drammatiche, sia per la sospensione dei termini, sia soprattutto perché gli Ufficiale giudiziari riducono il più possibile il contatto esterno. A riguardo i vari Uffici N.E.P. hanno preso provvedimenti restrittivi, che regolamentano gli accessi. Per le notifiche postali degli atti giudiziari il Decreto "Cura Italia” ha introdotto misure urgenti per lo svolgimento del servizio postale, imponendo forti limitazioni alle stesse attività.
Si rileva anche un’altra incongruenza normativa: oggi sono pubblici elenchi per le notifiche registri, come “ANPR" e l’ "Indice nazionale dei domicili digitali delle persone fisiche e degli altri enti di diritto privato, non utenti di diritto privato, non tenuti all'iscrizione in albi professionali o nel registro delle imprese”, che non sono ancora attivi, quindi inutilizzabili. È invece escluso l’Indice PA, operativo e funzionante, che è stato al centro di un’altra grande rivoluzione digitale nel nostro sistema: la fattura elettronica verso la PA. La sottoscrizione della petizione on line sarebbe un ulteriore stimolo per le nostre Istituzione a risolvere questa discrasia legislativa.
§ Quale soluzione?
Si ritiene di straordinaria necessità e urgenza adottare ulteriori misure di potenziamento delle modalità telematiche nel settore Giustizia per contenere gli effetti negativi che l'emergenza epidemiologica COVID-19 sta producendo sul tessuto socio-economico nazionale. Reinserire l’IPA tra i Pubblici elenchi sarebbe la soluzione immediata e ottimale in questa emergenza nazionale. Il Governo ha già esteso l’obbligo del deposito telematico nel settore civile per tutti gli atti fino al 30 giugno 2020; ha imposto il pagamento telematico delle spese di giustizia. Le udienze iniziano a svolgersi in modalità remota.
In nome anche dei principi generali di autoresponsabilità e di legittimo affidamento la mancata comunicazione da parte della PA del proprio indirizzo PEC al ReGIndE è un ostacolo e un danno nell’esercizio dei diritti dei cittadini, alla luce anche dei principi supremi di garanzia dell’ordinamento, nazionale e sopranazionale (art. 6 CEDU; art. 47 Carta di Nizza; artt. 24 e 113 Cost.).
Reinserire l’IPA tra i Pubblici Elenchi è un ulteriore passo di semplificazione e volano all’uso delle tecnologie ICT, le quali non solo favoriscono innovazione, progresso e crescita economica in un’ottica di mercato unico digitale, al centro dell’Agenda Digitale Europea, ma si stanno rivelando, in queste ore drammatiche per il nostro Sistema Paese, anche salvaguardia della Salute pubblica dei nostri cittadini.
Grazie alla Rete ora tocca a noi. Ancora di più in questo momento ognuno di noi deve fare Rete. SOTTOSCRIVI, SOSTIENI, CONDIVIDI nella tua rete sociale DIFFONDI (virtualmente ;-) ), questa PETIZIONE.
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Tutti i 533 milioni di archivi di Facebook sono finiti online e postati su un forum di hacking in maniera completamente gratuita.
I dati esposti e divulgati includono le informazioni personali di oltre 533 milioni di utenti Facebook da 106 paesi, di cui 32 milioni provengono dagli Stati Uniti, 11 milioni dal Regno Unito e 6 milioni dall’India.
Tali dati includono i numeri di telefono degli utenti, gli ID, i nomi completi, le località, date di compleanno, biografie complete di tutte le informazioni personali come data di compleanno e sesso e, in alcuni casi, anche l’indirizzo email.
Qui potete trovare una lista degli utenti colpiti per ciascun paese.
Non è la prima volta che un grosso numero di numeri di telefono di Facebook vengono esposti online. La stessa vulnerabilità che ha causato questo data breach, a quanto sembra, era già stata rilevata nel 2019 e resa ricura nell’agosto dello stesso anno.
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Figli esposti, Lirati Carolina da Bergamo al Brasile
Figli esposti, Lirati Carolina da Bergamo al Brasile
Tra i figli esposti nella città di Bergamo, Lirati Carolina Angela nasce al civico 51 di via Pignolo nel 1877, migra nello stato brasiliano di San Paolo e sposa là il trezzese Luigi Monzani, prima di rimpatriare con lui lungo l’Adda. Carolina Angela Lirati, fotografata dal nipote Luigi Colombo La carità bergamasca alleva i figli esposti. Il 15 maggio 1877, Carolina Angela Lirati nasce in Bergamo,…
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Il 6 gennaio si avvicina e anche la Befana, come Babbo Natale, ha la sua dimora. È una città tutta italiana, precisamente marchigiana, che si trova tra le verdeggianti colline del Montefeltro in fondo alla valle del Metauro: si tratta di Urbania, in provincia di Pesaro Urbino. Conosciuta fino alla metà del Seicento con il nome di Casteldurante, Urbania è una suggestiva cittadina ricca di storia e di arte, uno scrigno di tesori artistici da scoprire e di scorci paesaggistici da ammirare. Urbania. Fonte: 123rf Per chi la visita dal 4 al 6 gennaio, poi, ecco l’imperdibile opportunità di vivere la Festa Nazionale della Befana immersi in un vero e proprio paese dei balocchi con oltre 4000 calze appese per le vie del centro storico, attività ludiche e creative, stand enogastronomici, la sfilata della calza da record più lunga del mondo con i suoi 50 metri, concerti e spettacoli itineranti. 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Fonte: Wikimedia Come abbiamo accennato, Urbania è la città della Befana dove è possibile incontrare, durante tutto l’arco dell’anno, la simpatica vecchina nella sua dimora, uno spazio ristrutturato nel palazzo civico attiguo alla Torre campanaria. Durante la Festa Nazionale il 4, 5 e 6 gennaio (ma anche negli altri giorni dell’anno), la Befana accoglie qui i visitatori e mostra loro come si prepara il carbone, come si tesse al telaio e racconta storie di fantasia e di tradizione. La Festa di Urbania è anche un momento di valorizzazione del folklore e delle tradizioni con percorsi del gusto tra i prodotti del territorio, itinerari turistici alla scoperta del Montefeltro e delle bellezze monumentali della cittadina e laboratori didattici per conoscere e imparare gli antichi mestieri tra cui la lavorazione della ceramica. Il Cimitero delle Mummie Nel centro di Urbania si trova anche un luogo insolito, particolare ma non proprio consigliato per chi è facilmente impressionabile: la Chiesa dei Morti che ospita il cosiddetto “Cimitero delle Mummie”. Dietro all’altare maggiore, infatti, sono custoditi i corpi di 18 persone mummificate naturalmente, forse per via di una particolare muffa. La visita è guidata, dura circa mezz’ora e permette di scoprire la storia di ogni mummia. Il centro storico Passeggiare tra le vie del centro storico di Urbania vi permetterà di fare un salto indietro nel tempo e ammirare palazzi, chiese e stupendi scorci panoramici. Incontrerete il Ponte del Riscatto, il Ponte dei Coppi, la Cattedrale di San Cristoforo Martire, la più antica chiesa cittadina, l’ottocentesco Teatro D. Bramante e le tipiche botteghe artigiane che, continuando la tradizione rinascimentale, producono pezzi unici di maioliche decorate e istoriate. Il Bosco dei Folletti Non solo la Befana vive a Urbania ma anche i simpatici folletti: all’interno dell’Oasi Faunistica del Monte Montiego, a 5 chilometri dalla città, si trova un “magico” bosco immerso nella natura dove ritrovare la serenità e far divertire i bambini tra passeggiate, favole e animali da cortile. https://ift.tt/2SUlXn7 Urbania, viaggio nella città della Befana Il 6 gennaio si avvicina e anche la Befana, come Babbo Natale, ha la sua dimora. È una città tutta italiana, precisamente marchigiana, che si trova tra le verdeggianti colline del Montefeltro in fondo alla valle del Metauro: si tratta di Urbania, in provincia di Pesaro Urbino. Conosciuta fino alla metà del Seicento con il nome di Casteldurante, Urbania è una suggestiva cittadina ricca di storia e di arte, uno scrigno di tesori artistici da scoprire e di scorci paesaggistici da ammirare. Urbania. 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La Festa di Urbania è anche un momento di valorizzazione del folklore e delle tradizioni con percorsi del gusto tra i prodotti del territorio, itinerari turistici alla scoperta del Montefeltro e delle bellezze monumentali della cittadina e laboratori didattici per conoscere e imparare gli antichi mestieri tra cui la lavorazione della ceramica. Il Cimitero delle Mummie Nel centro di Urbania si trova anche un luogo insolito, particolare ma non proprio consigliato per chi è facilmente impressionabile: la Chiesa dei Morti che ospita il cosiddetto “Cimitero delle Mummie”. Dietro all’altare maggiore, infatti, sono custoditi i corpi di 18 persone mummificate naturalmente, forse per via di una particolare muffa. La visita è guidata, dura circa mezz’ora e permette di scoprire la storia di ogni mummia. Il centro storico Passeggiare tra le vie del centro storico di Urbania vi permetterà di fare un salto indietro nel tempo e ammirare palazzi, chiese e stupendi scorci panoramici. Incontrerete il Ponte del Riscatto, il Ponte dei Coppi, la Cattedrale di San Cristoforo Martire, la più antica chiesa cittadina, l’ottocentesco Teatro D. Bramante e le tipiche botteghe artigiane che, continuando la tradizione rinascimentale, producono pezzi unici di maioliche decorate e istoriate. Il Bosco dei Folletti Non solo la Befana vive a Urbania ma anche i simpatici folletti: all’interno dell’Oasi Faunistica del Monte Montiego, a 5 chilometri dalla città, si trova un “magico” bosco immerso nella natura dove ritrovare la serenità e far divertire i bambini tra passeggiate, favole e animali da cortile. Babbo Natale vive al Polo Nord, la Befana ha scelto l’Italia e, precisamente, la pittoresca città di Urbania nella Marche
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