#apprendimento permanente
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Nuova sede per il C.P.I.A. di Alessandria: Un passo avanti per l'integrazione e l'istruzione degli adulti
Il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti trova finalmente una sede definitiva, migliorando le condizioni di studio e insegnamento nella città di Alessandria.
Il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti trova finalmente una sede definitiva, migliorando le condizioni di studio e insegnamento nella città di Alessandria. Articolo: Novità di grande rilievo per il sistema formativo di Alessandria. È stato recentemente predisposto il piano per la nuova sede del Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti (C.P.I.A.), un istituto fondamentale…
#Adulti#Alessandria#apprendimento permanente#asilo Il Girotondo#assessora Irene Molina#centro provinciale#competenze fondamentali#comunità locale#corsi per adulti#CPIA#Educazione#educazione permanente#Efficientamento energetico#insegnamento#Integrazione#Istruzione#Liceo Umberto Eco#Miglioramento#Nuova sede#provincia di alessandria#reti territoriali#Ricerca#Roberto Grenna#scuola San Carlo#sede definitiva#Sindaco Giorgio Abonante#Sistema educativo#sistema formativo#Socializzazione#spazio esterno
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Per una governance del XXI secolo
Era la scommessa dell’Illuminismo il cittadino cosmopolita del sapere, come dire che solo la ragione può unire il mondo, perché l’uomo razionale non accetta barriere nazionali. La società della conoscenza nasce nutrendosi della fiducia nell’universalità del sapere come forza unificatrice contro le spinte scioviniste dei vari nazionalismi. La seduzione dell’apprendimento permanente, per tutta la…
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#Alunni#apprendimento#apprendimento permanente#conoscenza#Istruzione#learning city#Lifelong learning#Scuola#studenti
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La loro incredulità non mi offendeva. Qualcosa di estasiante era realmente accaduto: quella che mi era sempre parsa la crudele logica della mia esistenza era stata completamente stravolta. Il futuro che temevo – un miserabile ritorno alla mia vecchia vita, il mio solo anno in Florida come un sogno meraviglioso e distorto – era ora scongiurato. C’era speranza, un mondo oltre il mondo che non avrei mai pensato di poter avere. Troppo assorbito da me, fissato in modo malsano su superficiali demarcazioni di status, successo e valore, non ero, a quanto pareva, inferiore, né intrappolato. Avevo un’altra possibilità, una fuga permanente in una vita di estetica, cattedrali, poeti e ristoranti. Una vita di prestigio, una vita di apprendimento, una vita intellettuale.
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Come produrre ossigeno per la colonizzazione di Marte
Ossigeno su Marte? Ci pensa il robot “AI-chimista”, lo studio cinese su Nature Synthesis. Si chiama AI-chemist. È un piccolo robot dotato di intelligenza artificiale e promette di risolvere il problema dell’ossigeno ai futuri colonizzatori di Marte. Tra i moduli di cui è dotato c’è infatti una sorta di “cervello” che, sulla base degli elementi chimici disponibili in un campione di suolo marziano, è capace di sintetizzare il più performante catalizzatore per la produzione di ossigeno sul pianeta. Colonizzare Marte e stabilire una presenza umana permanente sul pianeta è un obiettivo di molte nazioni e agenzie spaziali pubbliche e private. Affinché ciò sia possibile, però, ci sono diversi ostacoli da superare. Uno su tutti, la mancanza di ossigeno molecolare.
Un team di ricerca della Unversity of Science and Technology of China ha sviluppato un robot dotato di intelligenza artificiale capace di creare catalizzatori per la produzione di ossigeno su Marte. Crediti: AI-Chemist Group, Unversity of Science and Technology of China Un modo per produrre la preziosa sostanza direttamente su Marte tuttavia ci sarebbe. È un processo che gli addetti ai lavori chiamano evoluzione elettrocatalitica dell’ossigeno e prevede la decomposizione dell’acqua, disponibile sul Pianeta rosso in forma di ghiaccio e forse anche allo stato liquido, attraverso una reazione chimica guidata dall’energia solare in presenza di catalizzatori, sostanze in grado di promuovere e accelerare una reazione altrimenti sfavorita. L’acqua sul pianeta c’è, la radiazione solare è abbondante: dunque possiamo colonizzare Marte, direte voi. E invece no. Il problema sono proprio i catalizzatori. Per garantire la produzione costante di ossigeno su Marte, dovremmo infatti trasportare continuamente queste sostanze dalla Terra, il che, come potete immaginare, avrebbe costi elevatissimi. La sfida è dunque trovare un modo per sintetizzare questi potenziatori della reazione, soprattutto idrossidi, direttamente in situ, utilizzando materie prime già presenti su Marte. Una sfida che un team di ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze pare ora aver vinto. Come? Grazie allo sviluppo di un robot dotato di intelligenza artificiale in grado di sintetizzare queste molecole. Non ha le sembianze umane della rappresentazione artistica dell’immagine qui sopra, sia chiaro. Ma è comunque in grado di fare quello per cui è stato costruito. La ricerca, condotta in collaborazione con il Deep Space Exploration Laboratory, è stata pubblicata oggi su Nature Synthesis. AI-chemist – questo il nome del robot, dal gioco di parole fra “alchimista” e le iniziali di artificial intelligence – ha le dimensioni di una piccola fotocopiatrice, adatte dunque per essere trasportato a bordo di un eventuale lander o rover.0 Al suo interno, tuttavia, avvengono esperimenti che sulla Terra richiederebbero strumenti e laboratori ben più grandi, nonché anni di lavoro umano. Il sistema è in grado di generare catalizzatori per la produzione di ossigeno senza l’intervento dell’uomo. Il pre-trattamento del minerale marziano, la sintesi chimica della molecola, la sua caratterizzazione e i test di prestazione sono fasi che all’interno di AI-chemist avvengono tutte in maniera completamente automatizzata. Ma il suo punto di forza è un altro: la capacità, una volta analizzata la composizione dei minerali grezzi di Marte, di definire la migliore formula possibile per sintetizzare il catalizzatore più performante: un processo, questo, che utilizza un potente modulo computazionale che combina algoritmi di apprendimento automatico e modelli teorici, che permettono al robot di analizzare sia i dati sperimentali acquisiti che i dati di simulazione
Schema di funzionamento del robot AI-chemist. Crediti: Qing Zhu et al., Nature Synthesis, 2023 «Il robot AI-chemist sintetizza in modo innovativo il catalizzatore della reazione di evoluzione dell’ossigeno utilizzando il materiale marziano», osserva Luo Yi, scienziato dell’Università della Scienza e della Tecnologia della Cina, tra gli autori dell’articolo che descrivono la ricerca. Ma vediamo in dettaglio come lavora AI-chemist. Per facilitare il lavoro del robot, i ricercatori hanno pensato a un flusso di lavoro a doppio ciclo. Il primo ciclo, comprendente 12 fasi automatizzate, viene eseguito dagli strumenti di chimica analitica all’interno del robot. Il secondo, comprendente in totale 9 operazioni consecutive, viene eseguito invece dal “cervello” computazionale del robot. In ogni ciclo sperimentale, il primo step è il pretrattamento del campione, una fase che prevede tutta una serie di operazioni preliminari, tra cui la pesatura del campione. A questo punto, utilizzando la Laser Induced Breakdown Spectroscopy (Libs) – un tipo di spettroscopia di emissione atomica – viene analizzata l’esatta composizione del campione. La fase successiva è la sintesi chimica simulata delle molecole catalizzatrici e coinvolge il “cervello” del robot: mediante simulazioni di chimica quantistica e dinamica molecolare, AI-chemist genera le strutture di tutti i catalizzatori che è possibile creare partendo dagli elementi presenti nel campione, misurandone inoltre l’attività catalizzatrice. I dati così ottenuti vengono utilizzati per addestrare un modello di rete neurale che prevede rapidamente le attività dei catalizzatori con diverse composizioni elementari. Infine, attraverso l’ottimizzazione bayesiana – una tecnica utilizzata nell’apprendimento automatico per trovare i parametri di un modello – il robot prevede la migliore combinazione di minerali marziani disponibili per sintetizzare il più performante catalizzatore della produzione di ossigeno. Andiamo adesso ai risultati dei test di funzionamento del robot, condotti dai ricercatori in laboratorio utilizzando in sostituzione del terreno di Marte cinque diverse meteoriti marziane. Come anticipato, le molecole che nelle reazioni elettro-catalitiche di produzione dell’ossigeno hanno funzione catalizzatrice sono principalmente gli idrossidi, molecole costituite da un metallo, ossigeno e idrogeno, con formula chimica generale M(OH)n, dove M è l’atomo di metallo. Lo studio, spiegano i ricercatori, dimostra che AI-chemist può sintetizzare questi catalizzatori a partire da minerali di Marte senza alcun intervento umano. Il sistema, aggiungono gli scienziati, ha eseguito tutte le fasi sperimentali richieste, tra cui l’analisi delle materie prime, il pre-trattamento, la sintesi, la caratterizzazione e i test di attività dei catalizzatori con un’elevata precisione, come pure l’identificazione della migliore struttura catalizzatrice tra milioni di combinazioni possibili.
A sinistra (a), la struttura chimica simulata di un catalizzatore generata dal robot AI-chemist. A destra (b), la reazione che utilizza questi catalizzatori per produrre ossigeno. Crediti: Qing Zhu et al. Nature Synthesis, 2023 In sole sei settimane di test, il robot intelligente ha costruito un modello predittivo apprendendo da quasi 30mila set di dati teorici e 243 set di dati sperimentali utilizzando algoritmi di ottimizzazione che, alla fine, hanno fornito la più performante struttura di un catalizzatore abbinata alle condizioni sintetiche più adatte. Un processo, questo, che avrebbe richiesto oltre 1500 anni di lavoro da parte di un chimico in carne ed ossa. Il robot è stato testato per oltre 150 ore di funzionamento, anche a temperature di esercizio estreme come quelle marziane, producendo costantemente ossigeno senza alcuna apparente degradazione. «Con l’aiuto di AI-chemist, in futuro gli esseri umani potranno creare una fabbrica di ossigeno su Marte», promette Jiang Jun, ricercatore all’Università di scienza e tecnologia della Cina (Ustc), tra gli autori dello studio. «Questa tecnologia innovativa ci porta un passo più vicino alla realizzazione del nostro sogno di vivere su Marte». Il protocollo e il sistema di funzionamento di AI-chemist sono generici e adattabili, concludono i ricercatori. Con questo robot ci aspettiamo di far progredire la scoperta automatizzata di materiali e la sintesi di sostanze chimiche per l’occupazione e l’esplorazione di pianeti extraterrestri. Per spaerne di più: Leggi su Nature Synthesis l’articolo “Automated synthesis of oxygen-producing catalysts from Martian meteorites by a robotic AI chemist”, di Qing Zhu, Yan Huang, Donglai Zhou, Luyuan Zhao, Lulu Guo, Ruyu Yang, Zixu Sun, Man Luo, Fei Zhang, Hengyu Xiao, Xinsheng Tang, Xuchun Zhang, Tao Song, Xiang Li, Baochen Chong, Junyi Zhou, Yihan Zhang, Baicheng Zhang, Jiaqi Cao, Guozhen Zhang, Song Wang, Guilin Ye, Wanjun Zhang, Haitao Zhao, Shuang Cong, Huirong Li, Li-Li Ling, Zhe Zhang, Weiwei Shang, Jun Jiang e Yi Luo AI-chemist: un robot intelligente in aiuto dei futuri coloni di Marte Read the full article
#Accademiacinesedellescienz#AI-chemist#colonizzazione#conolizzazioneextraterrestre#DeepSpaceExplorationLaboratory#intelligenzaartificiale#marte#ossigeno#ottimizzazionebayesiana#sistemasolare#’ossigenomolecolare
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Formatori Leonardo GIFT a Schwalmstadt-Germania.Quando le cose funzionano.
Formatori Leonardo GIFT a Schwalmstadt-Germania.Quando le cose funzionano.
Glimpses of G.I.F.T. Di seguito si riporta un breve estratto dal Summary ufficiale del progetto G.I.F.T. (Growing Innovation for Teaching. Enhancing action competences for the professional development of teachers’ trainers)
“GIFT promuove la qualità dello sviluppo professionale di formatori, counsellorse responsabili dei vari aspetti dell’istruzione; facilita la costituzione di un…
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#ANFIS#Apprendimento permanente#Assia#CLIL Approach#Cordoba#cultura e formazione#Europa#Fondi UE#Formazione Docenti#Gift in Lituania#ICT#Information and Communication Technologiy#LLP#Mezquita de Cordoba#Progetto GIFT#Progetto Leonardo VETPRO#schwalmstadt.de#Vilnius
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Lifelong Learning: metodologia aziendale e non solo
Lifelong Learning: metodologia aziendale e non solo
Read More Oggi ogni individuo è mosso dalla conoscenza e mai come in questi ultimi anni è importante essere aggiornati e coinvolti in un apprendimento permanente. Per questo motivo esiste il cosiddetto Lifelong Learning, un processo costante che promuove la crescita della società e lo sviluppo della persona. Lo scenario politico e sociale in cui viviamo, si Lifelong Learning: metodologia…
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𝐋𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐝𝐨𝐜𝐞𝐧𝐭𝐢: 𝐨𝐛𝐛𝐥𝐢𝐠𝐨 𝐨 𝐫𝐢𝐬𝐨𝐫𝐬𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞?
La formazione dei Docenti, resa “obbligatoria, permanente e strutturale” dalla legge 107/2015, se da un lato costituisce oggi argomento di ampia discussione in relazione alla sua obbligatorietà.
È necessario, ripensare alla Scuola intesa come “diritto” e non come semplice e irrinunciabile “dovere”.
Occorre di conseguenza ripensare metodi e strategie di intervento allo scopo di stabilire con gli Allievi quel connubio di interesse ed empatia che è condizione irrinunciabile per garantire un efficace e produttivo rapporto fra Allievo e Docente, contribuendo a contrastare il fenomeno della dispersione scolastica dovuta al disinteresse dell’Allievo rispetto alla proposta formativa.
Sono questi gli obiettivi che ANFOR – Associazione Nazionale per la Formazione e l’Orientamento – persegue sin dal 2011, proponendo ai propri Associati percorsi di formazione e aggiornamento sull’impiego di risorse digitali a sostegno dei processi di apprendimento.
ANFOR è felice della partnership con “Diario della Formazione”, una ineludibile risorsa strategica al servizio di una formazione che risulti, a tutti i livelli, “efficace e consapevole”, quale che sia il ruolo che si è chiamati a svolgere nel complesso tessuto culturale e sociale del nostro Paese.
partnership #formazione #orientamento #docenti #Scuola #competenzedigitali #Anfor
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Laboratorio permanente di fotografia A. Benci - La memoria attraverso la visione dei bambini - audiovideo installation from Martino Chiti on Vimeo.
“Laboratorio della memoria fotografica Antonio Benci": per costruire un archivio nel tempo attraverso lo sguardo dei bambini. Arricchirsi del loro punto di vista osservandone la crescita. Corsi di fotografia come apprendimento alla visione critica in cui si lasci loro la libertà di rappresentare il proprio intorno e creare, infine, mostre composte da foto e video installazioni per prendere coscienza del lavoro svolto.
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UE: ulteriori azioni per proteggere i giornalisti e i professionisti dei media
Nel contesto delle crescenti minacce ai giornalisti e, di conseguenza, degli ostacoli alla libertà di espressione e di informazione, il Consiglio Europeo ha approvato conclusioni sulla protezione e la sicurezza dei giornalisti e dei professionisti dei media. L'UE chiede più protezione Gli Stati membri invitano la Commissione a rafforzare i finanziamenti a favore del giornalismo indipendente e d'inchiesta e a tenere conto della sicurezza online e della libertà di parola dei giornalisti e degli altri professionisti dei media in tutte le iniziative pertinenti derivanti dalla strategia digitale dell'UE. Il Consiglio ha riconosciuto che molti giornalisti e altri professionisti dei media non sono in grado di lavorare ovunque in modo libero e indipendente come invece dovrebbero. Secondo una relazione del Consiglio d'Europa, dal 2016 è quasi raddoppiato il numero di segnalazioni relative a minacce gravi alla sicurezza dei giornalisti e alla libertà dei media in Europa (nel 2021 sono state registrate 282 segnalazioni). Oltre a essere esposti a minacce per la loro sicurezza, i giornalisti e gli altri professionisti dei media vivono una situazione economica sempre più precaria. La trasformazione digitale, la chiusura di organi di informazione e le conseguenze della pandemia hanno aggravato l'insicurezza economica dei giornalisti. Apprendimento, azione internazionale e sostegno ai giornalisti Nelle conclusioni il Consiglio invita gli Stati membri e la Commissione, tra l'altro, a: - incoraggiare l'apprendimento permanente in merito alla protezione dei giornalisti e dei professionisti dei media per i responsabili delle agenzie di stampa, le autorità di contrasto, i giudici e altri i portatori di interessi - impegnarsi per proteggere i professionisti dei media di tutto il mondo nei pertinenti consessi multilaterali, nelle relazioni bilaterali e in iniziative internazionali - sostenere, ad esempio mediante assistenza professionale, finanziaria, sociale e legale, i giornalisti e i professionisti dei media indipendenti in esilio, in particolare provenienti da paesi come l'Ucraina, la Bielorussia e la Federazione russa Contesto e prossime tappe Le conclusioni approvate oggi fanno parte di una serie più ampia di iniziative. Il 16 settembre 2021 la Commissione ha presentato una raccomandazione che stabilisce orientamenti rivolti agli gli Stati membri affinché adottino misure efficaci, adeguate e proporzionate volte a garantire la protezione, la sicurezza e l'empowerment dei giornalisti. Il 27 aprile la Commissione ha proposto un progetto di legge dell'UE sulla protezione dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani da procedimenti giudiziari abusivi (la cosiddetta "direttiva SLAPP"). Infine la Commissione prevede di adottare una "legge europea sulla libertà dei media" tesa a salvaguardare il pluralismo e l'indipendenza dei media nel mercato interno dell'UE. Gli Stati membri hanno convenuto di scambiare migliori pratiche relativamente all'attuazione delle misure e di fare il punto sull'attuazione delle conclusioni nel 2025. Read the full article
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Delle 16 competenze identificate dal World Economic Forum (WEF) come competenze necessarie per “il futuro dell’istruzione”, sottolineano che 12 sono competenze di apprendimento sociale ed emotivo (SEL) con “Apprendimento permanente” per costruire la loro futura forza lavoro.
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L’Auser di Casagiove e le Piazze del Sapere sottoscrivono un protocollo d’intesa
L’Auser di Casagiove e le Piazze del Sapere sottoscrivono un protocollo d’intesa per l’ organizzazione e la promozione di attività ed eventi di carattere socio-culturale.
I principali obiettivi che si intende perseguire saranno i seguenti:
Ripartire con la cultura per la coesione sociale in una ottica intergenerazionale, per il recupero della memoria e dei valori costituzionali.
Creare ponti tra culture, religioni e popoli diversi con azioni di accoglienza, di cura, di integrazione e di solidarietà nei confronti dei soggetti più deboli, a partire dai migranti, anziani, donne, giovani e diversamente abili).
Preparare un programma di attività per l’EDA e apprendimento permanente per promuovere la crescita civile delle comunità, l’innovazione e lo sviluppo locale nelle nostre città e nel territorio.
Promuovere buone pratiche per la cultura dei diritti fondamentali (da quelli umani a quelli sociali), di libertà, eguaglianza e democrazia, in coerenza con i valori della nostra Costituzione.
Lotta per la legalità democratica, per sconfiggere l’economia criminale che ancora domina in alcune aree della nostra provincia, per una piena tutela e valorizzazione dei beni comuni e culturali, in particolare del nostro patrimonio storico ed artistico, del paesaggio, dell’ambiente.
Su questi temi si aprirà un confronto con le altre associazioni del terzo settore e con le istituzioni locali (a partire dai comuni di Caserta, di Capua e di Casagiove, dove già sono presenti ed attive sedi dell’Auser).
Data, 26 aprile 2022
Auser Casagiove P. le Piazze del Sapere
Antonio Crispi Pasquale Iorio
source https://www.ilmonito.it/lauser-di-casagiove-e-le-piazze-del-sapere-sottoscrivono-un-protocollo-dintesa/
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Entriamo nel “merito”
Entriamo nel “merito”
Se sono povero di parole anche il mio pensiero sarà povero, se le parole sono sempre le stesse anche il mio pensiero sarà sempre lo stesso. Ci mancano le parole per immaginare un mondo nuovo e rischiamo di usare solo quelle vecchie che appartengono a un mondo che non c’è più. Per chi guarda al passato e sogna una sua restaurazione questo non costituisce un problema perché il vocabolario che…
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#Alunni#apprendimento#conoscenza#Cultura#Educazione#Istruzione#Istruzione permanente#Merito#Scuola#studenti
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Scrutare le ombre della luna con l’intelligenza artificiale
Scrutare le ombre della luna con l’intelligenza artificiale
Un cratere senza nome (regione 1 nella figura 1) nella regione polare sud della Luna. I crateri lunari in ombra permanente contengono ghiaccio d’acqua, ma sono difficili da visualizzare. Un algoritmo di apprendimento automatico ora fornisce immagini più nitide. La Luna è un deserto freddo e secco. A differenza della Terra, non è circondata da un’atmosfera protettiva e l’acqua che esisteva…
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“Il filosofo sudcoreano Chul Han stabilisce un’equivalenza totale tra il dolore e la realtà tout court, così da evidenziare l’artificialità esistenziale che caratterizza l’attuale epoca storica: il dolore “sortisce un effetto reale. Noi percepiamo la realtà soprattutto a partire dalla resistenza, che provoca dolore. L’anestesia permanente nella società palliativa derealizza il mondo” (p. 44). Questa derealizzazione si traduce, sul piano individuale, nella difficoltà dell’attuazione dei processi di formazione e di crescita quando il singolo individuo cerca strenuamente di evitare ogni tipo di sofferenza. A proposito, mi torna alla mente il ragionamento svolto da Konrad Lorenz, in Gli otto peccati capitali della nostra civiltà (1973), quando afferma la positiva dialettica tra lo stimolo che genera un condizionamento, il quale ci spinge a ripetere un comportamento precedente, e lo stimolo che produce un decondizionamento, il quale ci spinge invece a non ripeterlo. Il primo tipo di stimolo permette l’insorgenza di uno stato di piacere, mentre il secondo tipo di stimolo lo sviluppo di uno stato di dolore. Lorenz è convinto che la combinazione dei due tipi di stimolo, dunque la combinazione tra piacere e dolore, renda efficace il processo di apprendimento e di crescita. Ad esempio, il dolore cagionato da una malattia rende possibile la consapevolezza a posteriori della condizione di salute, una condizione praticamente ignorata in assenza della malattia.” Davide Sisto
I don’t like reality anymore.
Reality is poor.
The Hand of God, Paolo Sorrentino (2021)
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Genre Ermanno, Con quale autorità? Ripensare la catechesi nella postmodernità
https://www.claudiana.it/scheda-libro/ermanno-genre/con-quale-autorita-9788870166989-501.html
Con quale autorità? È una raccolta di saggi che si articola in tre parti. La prima affronta il problema relativo alla fondazione, alla sorgente, della catechesi; la seconda tratta il tema della catechesi in chiave ecumenica; infine, la terza esamina gli aspetti pratici dell’educazione religiosa in Europa.
L’opera prende le mosse (p. 19) dalla constatazione che le religioni trovano difficile trasmettere la dimensione di senso alle nuove generazioni. Il problema attuale sembra riguardare “come essere convinti della propria fede, della verità, in un contesto multiculturale e multireligioso in cui il senso è plurale?” (p. 20): in questo frangente storico c’è il rischio di barricarsi dietro una catechesi autoritaria. Eppure, nel vangelo di Matteo 7, 28-29, l’autorevolezza della predicazione di Gesù dipende dall’originalità e dalla libertà della sua interpretazione, pertanto non da un atteggiamento autoritario. Il senso che la catechesi può offrire è allora messo in relazione con l’esperienza della fede. Esperienza intesa come “presa di coscienza che nasce dalla riflessione critica del proprio vissuto ��� L’esperienza è, dunque, incubatrice di senso” (p. 22). Questo tipo di catechesi avviene nella dimensione del dono, come relazione etica che consente di superare l’antifraternità e fare esperienza della libertà. Si noti che con «senso» Genre intende “la ricerca di una coerenza nella propria vita” (p. 24), in opposizione al non-senso, all’estraneamento dalla società vissuto da molti giovani. La catechesi si pone come sfida a questo non-senso, in funzione di una umanizzazione delle persone, verso una crescita sia individuale che collettiva. Per questo la catechesi moderna è chiamata a personalizzare i percorsi, non facendosi sorprendere dal fai-da-te spirituale che si è fatto strada nella nostra società; ad evitare di imporre un senso, offrendo una parola di vita e di liberazione; ad estrinsecarsi in spazi e momenti aperti, di scambio, che siano luoghi di formazione e di incontro liberi.
L’autore si tiene lontano dalla trincea ecclesiale, quell’atteggiamento che contrappone chiesa e mondo, che oppone un «noi» a «gli altri»; ed affronta senza pregiudizi la frammentazione, anche la commercializzazione, delle religioni, che tende a trasformarsi in un consumismo spirituale. Si domanda piuttosto quale valore attribuire all’espressione religiosa, al pluralismo del sacro, che caratterizza la società post-moderna occidentale; in quest’ottica dedica un paragrafo (pp. 38-42) a riflettere sulla critica operata da Karl Barth a proposito della religione. Pur non contraddicendo Barth, che vede nella rivelazione divina l’unica possibilità di incontro con Dio, e pertanto lo spazio di esistenza della vera religione, Genre nota i limiti dell’esclusività della posizione di Barth, che potrebbero condurre ad un atteggiamento autoreferenziale, mentre è importante mantenere vivo il dibattito tra fedi ed impossessarsi di un linguaggio catechetico adeguato alla pluralità religiosa del nostro tempo. Genre, dunque, invocando una catechesi che non si arrocchi su posizioni autoreferenziali, sostiene: “È urgente indicare nuove prospettive catechetiche, perché le nuove generazioni crescano nella conoscenza e non nell’ignoranza delle altre religioni” (p. 44). In altre parole la catechesi cristiana ha bisogno di accettare la perdita del monopolio religioso, rendendosi conto che la vita cristiana è una scelta e non può venire imposta. Per sviluppare questo tipo di catechesi l’autore indica tre ambiti di azione: quello giovanile, quello degli adulti, e quello ecumenico. Genre inquadra (p.49) la catechesi giovanile in una relazione educativa globale e intergenerazionale. La catechesi è quindi calata nella pastorale giovanile, concetto ampio e sfaccettato, che coinvolge aspetti psicologici, sociologici e antropologici, nonché di counseling, implicando la dimensione di cura e di guida dei giovani che affrontano una società complessa, mutevole, segnata da crisi della famiglia e dal pluralismo religioso e culturale. Nonostante la difficoltà e delicatezza del compito, l’autore nota (p. 51) come la pastorale giovanile sia spesso lasciata all’iniziativa spontanea, declinata grazie al lavoro di laici che fungono da animatrici e animatori. La problematica di fondo, in pratica, è espressa dalla domanda “dove sono i giovani?” (p. 52), che spesso viene posta nelle chiese cristiane europee; questa domanda è l’indizio di una crisi di efficacia della catechesi giovanile tradizionale, che sembra incapace di generare significatività proprio nelle fasi di sviluppo della persona. Per ovviare è importante che la catechesi sia consapevole delle problematiche degli adolescenti, e che si faccia in primo luogo relazione, senza limitarsi ad un insegnamento biblico di tipo dottrinale, ma come itinerario che, forse, porterà alla fede, e che sia vitale, investa gli aspetti pratici legati al futuro e alla cittadinanza delle persone coinvolte. Per questo scopo occorre aprire le porte delle chiese, che non siano considerate solo come il luogo della domenica mattina. Parafrasando Genre: per rinnovare la catechesi è importante che le comunità sappiano aprire spazi vitali di contro-cultura, in alternativa alla fretta e alla competitività dell’educazione che la società della post-modernità impone agli adolescenti (p. 62). Tuttavia, la catechesi giovanile è una fase, vi è poi la catechesi degli adulti, che è, appunto, adulta, matura nella fede, e si caratterizza quindi come formazione orientata da una libera decisione. È una formazione permanente e, Genre sottolinea, riprendendo (pp. 66, 69) Calvino, che avviene nella dimensione comunitaria della chiesa: è crescita dei membri nel corpo di Cristo. Dal momento che l’obbiettivo della formazione è la ricerca di senso, la chiesa si presta ad essere luogo di ricerca e di dialogo, che si relaziona con la cultura, evitando sterili ripiegamenti su se stessa. La chiesa, pertanto, è chiamata ad intercettare e rispondere alle domande di formazione delle persone adulte, che possono fungere da motore per le attività comunitarie. In generale la catechesi è posta davanti alla sfida di farsi ecumenica, ovvero pratica educativa che attinga da un’unica sorgente, che sia in grado di verificare i suoi insegnamenti direttamente con la Bibbia; la catechesi autenticamente cristiana è infatti ecumenica, e concepisce le confessioni come prodotto della storia, dell’inculturarsi del vangelo (pp. 77-8). Quindi le diverse chiese cristiane sono chiamate a riconoscere l’autorità della Bibbia come fonte primaria, la vocazione della catechesi ecumenica è quella di “forzare i confini confessionali … per mettere in luce l’unità della chiesa cristiana oggi” (p. 80). La sfida è dettata dall’essere comunità cristiane in un mondo post-cristiano, davanti al quale emerge la preoccupazione apologetica delle chiese, unita alla tentazione di rivendicare Cristo esclusivamente per se, finendo per alimentare una catechesi indottrinante, anziché trasmettere la forza del messaggio di Cristo. A questo scopo Genre sostiene (p. 88) che le chiese dovrebbero saper farsi comunità di apprendimento, uscendo da logiche parrocchiali, per spingersi verso una dimensione globale, di reciprocità, che riconcili le memorie, perdonando le chiese con-sorelle in Cristo, ma anche facendo propria la necessità di un dialogo interculturale con realtà non-cristiane, in primo luogo con la laicità.
La seconda parte del volume tratta proprio il tema della riconciliazione. L’autore domanda “come far interagire i due concetti di memoria e di riconciliazione?” (p. 94). La memoria cristiana è infatti oberata da ricordi negativi, segnata dalle vicende storiche della Riforma e della Controriforma. Serve allora una purificazione della memoria “nel senso di una lettura onesta della storia, che sia in grado di mettere in luce le deformazioni, le caricature, le falsificazioni, le esagerazioni che gli uni hanno attribuito agli altri per difendere la propria identità confessionale.” (p. 98). Non dunque distorcere la storia del cristianesimo, ma correggere le distorsioni delle sue letture unilaterali e partigiane. Genre invoca (pp. 112, 114) un cristianesimo che si faccia scuola di mitezza e di pace, avendo come modello biblico le beatitudini (in Mat 5, specie i versetti 5 e 9), e rammaricandosi del fatto che cattolici, ortodossi e protestanti non siano in pace tra loro, ma che si limitino ad un’assenza di guerra. La radice comune dei cristiani è individuata dall’autore, con tratto tipicamente protestante, nella Bibbia: “La Scrittura è l’anima della catechesi cristiana. Senza un costante riferimento ai testi dell’Antico e del Nuovo Testamento ogni progetto catechetico è votato all’insuccesso e alla deriva” (p. 125). Se da un lato la Scrittura rivestiva un ruolo centrale nella catechesi patristica, dall’altro la relazione Bibbia-catechesi diventa ancora più stretta nella Riforma. L’esempio usato (pp. 133-4) da Genre è il Catechismo di Heidelberg, capace di intrecciare Scrittura, tradizioni della chiesa antica e domande esistenziali moderne. Allo stesso tempo l’autore ricorda che la Scrittura vada affrontata con intelligenza critica (p. 136), evitando letture fondamentaliste e superando i dogmatismi. Coerentemente con questa posizione scritturale, l’autore guarda (pp. 139-151) inoltre alla spiritualità benedettina, trovando nella lectio divina uno strumento di catechesi ecumenica che possa fungere da percorso di spiritualità in un’epoca post-moderna, in un’ottica di formazione e di crescita comune alle diverse confessioni.
A fianco dei rapporti tra confessioni cristiane, si trova la relazione con la laicità, che dovrebbe essere improntata all’incontro e al dialogo: “Incontro e dialogo di cui la scuola di Stato dovrebbe diventare terreno privilegiato. Soltanto una scuola laica può garantire questa crescita, oltre ogni fondamentalismo e confessionalismo.” (p. 123) Luogo dove si producono anticorpi verso xenofobia e intolleranza. Il tema dell’insegnamento religioso viene approfondito nella terza parte dell’opera. Sostiene l’autore che: “Se nell’Unione Europea il pluralismo religioso è un fatto quasi ovunque acquisito, rispettato, in Italia esso è ancora da venire … In mezzo a novità e antichi conflitti, tutti interni al cristianesimo occidentale, si situano i diversi dialoghi interreligiosi, con l’ebraismo … e con l’islam … con il buddhismo ecc … si rivendica l’esigenza di costruire una cultura della cittadinanza europea che si riconosca nello Stato moderno come Stato laico, al si sopra delle parti e garante della libertà religiosa. L’Europa ha urgente bisogno di nuove basi per il dialogo religioso, all’insegna della pacificazione, del rispetto reciproco, della riconciliazione” (pp. 156-7). Questa sfida, forse più attuale nei giorni in cui scrivo la presente relazione di quanto fosse nel 2000 (data originaria di pubblicazione dello scritto di Genre), si scontra in Italia, ma anche in altri paesi EU, con l’atteggiamento generalmente unilaterale del cattolicesimo romano. Tralasciando le critiche che si possono muovere a tale atteggiamento, una possibile via percorribile verso l’accettazione positiva della pluralità è individuabile nel concetto di laicità. Tuttavia non è questo un concetto univoco: è un concetto tipicamente occidentale, e rischia di non essere compreso da persone appartenenti ad altre tradizioni culturali. Ad ogni modo, l’autore ne afferma (p. 166) l’utilità, non tanto come laicità passiva, che non si pronuncia sui credo religiosi, piuttosto come laicità attiva, che veda nelle diverse religioni espressioni di libertà che si manifestano apertamente nella società. Luogo in cui educare al pluralismo e alla laicità attiva dovrebbe essere la scuola di Stato. Per quanto concerne la scuola italiana, l’insegnamento della religione è impartito sulla base del Concordato del 1984, che ha portato all’educazione fortemente confessionale dell’IRC (insegnamento religione cattolica). La critica di Genre è puntuale, e lungimirante: “Oggi non ha più alcun senso porre la questione religiosa in termini di contrapposizione. Il dialogo fra religioni e ancor più il dialogo ecumenico all’interno del mondo cristiano richiedono nuovi percorsi e nuove metodologie di studio.” (p. 185); e ancora, pensando ad un’Europa che si allarga, non si può più pensare di “considerare la religione dentro i propri limitati confini confessionali e nazionali … bisogna dunque che la materia religiosa nella pluralità delle sue espressioni trovi spazio nella formazione dei ragazzi nelle scuole di Stato” (p. 186). Il pericolo diventa quello di costruire, attraverso l’educazione religiosa, un’identità escludente, statica, incapace di riconoscersi come un frammento che si relaziona costantemente ad un intero più vasto. Tenersi lontani dall’autoreferenzialità del confessionalismo, dunque, che comporta rischi di razzismo. “Soltanto nel dialogo e nell’incontro interreligioso, nella conoscenza diretta, si possono combattere i pregiudizi che portano al razzismo” (p. 201). Pertanto, l’educazione religiosa confessionale rischia di essere incubatrice di intolleranza e xenofobia. L’opera di Genre si conclude con un richiamo alla figura attualissima di Comenio, pastore protestante e pedagogista che visse la guerra dei Trent’anni, capace di pensare una pedagogia orientata alla pace: “Il progetto educativo di Comenio è un progetto universale, mira all’unità dei saperi, ma anche all’unità delle nazioni e all’unità delle confessioni religiose.” (p. 212).
Qualche appunto sugli scritti di Genre: su religioni e razzismi, l’autore riprende un’inchiesta Eurisko, riportata su “La Repubblica” del 28 giugno 2003. Un’indagine recentissima, Being Christian in Western Europe, pubblicata da Pew Research Center il 29 maggio 2018, mostra risultati simili: c’è una correlazione tra religiosità e percezione negativa degli immigrati, dell’islam e dell’ebraismo. Sarebbe interessante tentare di comprendere i motivi. Qui mi limito a notare come la formazione religiosa si faccia in comunità, e come le chiese si trovino a percorrere uno stretto sentiero tra forme di sincretismo della spiritualità a la carte e la coerenza totale delle posizioni fondamentaliste. Per i cristiani il riferimento alla Bibbia è sicuramente fondamentale, non come lettura soggettiva, bensì inter-soggettiva, che implica la capacità di dialogo e mediazione. Anche la storia cristiana è vettore di identità. Quindi, proporre testi del cinquecento, come il Catechismo di Heidelberg, è sia formazione di identità, sia scelta confessionale piuttosto che ecumenica.
Riprendendo l’immagine del tesoro in vasi di creta (II Cor. 4, 7), se il tesoro è conoscenza della gloria divina, il vaso chi, o cosa, è? È il discente, recipiente vuoto che la catechesi va a riempire? Chi è, in tal caso, depositario del tesoro? Non è il tesoro posto in recipienti di poco valore affinché la sua eccelsa potenza sia attribuita a Dio? Il rischio è di scambiare la semplice creta, con la luce che splende sul volto di Cristo.
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Scuola, Mattarella: “La pandemia ha allargato il divario sociale e digitale” "OFFRIRE A GIOVANI E ADULTI STRUMENTI PER CREARE SOCIETÀ SOSTENIBILI" "La Giornata internazionale, istituita dall'Unesco, è incentrata, quest'anno, sull'insegnamento e l'apprendimento nella crisi Covid_19, con particolare attenzione al ruolo degli educatori e al cambiamento delle pedagogie in una prospettiva di apprendimento permanente.
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