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Ardecore | Fiore de Gioventù (2005) / Io la conoscevo bene (1965)
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5, 7, 31, 50 👀✨
5. one night stand and falling pregnant au
"Helen —"
"He's fifteen years older than you?" His older sister looks like she's going to rip her hair out due to the frustration on her face, and the concern. "Dallas, where did you even find him?"
Dallas shrugs. "The pizza parlor."
Helen groans, puts her head in her hands. Antonio looks like he might start laughing out of disbelief. Dallas huffs out, "Pony's a good guy! He wants me to be involved!"
7. fake relationship au — more dangerous than a shotgun
No one looks at them twice on the train. They just seem to be a younger couple, holding hands, on the way to Palermo together. No one knows that Dallas is the man who killed Giampaolo Leone, and no one knows that Ponyboy is the one who showed him how to do it.
Ponyboy keeps his head down, and Dallas keeps his mouth shut. They have to get to Palermo, get to his great-grandfather's estate, and only then they can return to be sort of strangers.
Even though, Ponyboy doesn't mind that Dallas wraps an arm around him as the train goes.
31. prostitute/client au — peepshowverse
"You got anyone to tell where you're going?" Antonio asks, the shorter of the much too tall brothers. He looks at the room, at the clutter there with the same clear urge to clean it up that Dallas has. "Just to be sure."
"My oldest brother is in Hanoi, maybe," Ponyboy keeps his words short, clipped, unwilling to dig up all the hurts and wounds that got him here. "My other brother is in Florida, with his wife and kids. Neither of 'em would feel comfortable with me doing this. They think I have a normal job." He pulls down the bag he has, the one he'd brought with him from Tulsa. "I got a cousin I can tell, he just don't live in New York, and one of the other girls I work with, Angela Shepard."
Ponyboy turns around, pulling down his old shoes, a couple of shirts. "That's it. Angela's a sharp one, she always looks out for me."
Antonio nods, and nudges one of the books on the floor into a slightly neater stack. Just like how Ponyboy can hear Dallas moving dishes around.
50. going through a divorce au
"I want a divorce. From Tim," Ponyboy says, his voice steady, angry despite the shiner on his face, clutching Jack's terrified form to him. "I just — I know what he's mixed up in. I don't want Jack or me to keep suffering with him anymore."
Dallas doesn't like having to get involved in the personal lives of the men beneath him. He really, really doesn't like to get involved with someone as wild as Tim Shepard either.
More than that, though, he's not dumb. He knows what a frightened child clinging to his mother means, along with a shiner that bad. And he knows that divorcing someone like Tim, someone he bankrolled, someone who used his power in the mob so well, was dangerous. So he nods. "I'll get you someone."
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Per me Leopardi non costituisce studio, ma pura evasione. Può sembrare un paradosso, cercare - e trovare - la felicità in un noto pessimista (sebbene ri-valutato) e la serenità in un personaggio complesso, imprendibile, frustrante per chi esiga una totale tomografia fenomenica. Per quanto sia auspicabile che la biografia degli artisti non sia più ingombrante della loro opera, la vita di Leopardi, la sua persona, sono entrate nell'immaginario popolare e in quello di altri artisti, che hanno così creato, dal nucleo originario del dato reale, una costellazione di ampliamenti, interpretazioni, corresponsioni.
L'ombra di Leopardi perdonerà il verosimile, pensa Giampaolo Rugarli, autore del libro Il bruno dei crepuscoli, perché è meglio il verosimile che abbia un'anima, e giunga al pubblico, piuttosto che l'arido vero, illuminato da una cruda luce, che non commuova altrettanto o addirittura per nulla. Perché non rendere la stessa vita di Leopardi una poesia (revisionata, balbettata, enunciata con una voce ch'è quasi un fiato, ma tesa e tenuta insieme da un filo di senso superiore)? Sembra quasi cosa dovuta, piuttosto che intento per il quale ci si debba scusare.
Rugarli in questo intento riesce benissimo; con risultati esteticamente altalenanti, ma compensati dall'altalena di emozioni che riesce a generare nel lettore. Qui e lì, la carenza di materiale biografico certo, si rende evidente, non sufficientemente coperta dall'invenzione letteraria, che pure si mantiene sempre coerente; non tradisce la logica né la psicologia; non rompe l'incanto della sospensione dell'incredulità.
Il primo capitolo è costituito dal monologo della cugina di Leopardi, Geltrude Cassi Lazzari, giovane e robusta donna maritata che si sorprende ad essere turbata dal cugino molto più giovane di lei, sgraziato e deforme, che però fa baluginare intelligenza e carisma tali da trasformare la pena e il fastidio iniziali in un delirio che la tiene sveglia.
Il secondo è anch'esso un monologo, scritto come personale orazione funebre, dalla prostituta romana Dafne, che ricorda, probabilmente a un passo dalla morte per colera, il periodo in cui la sua vita s'intrecciò, in modo impalpabile e inesplicabile, ma persistente, alla vita del ragazzo Leopardi, ospite dello zio Antici.
Il terzo è costituito dagli appunti del giovane nobiluomo Papadopoli, allievo di latino e greco del Leopardi. I due diventano amici, e il ragazzo diventa preoccupato spettatore della vicenda in cui Leopardi cercherà l'umiliazione prostrandosi ai piedi della rotondeggiante, umoralmente labile dea Teresa Carniani Malvezzi.
Nel quarto capitolo, Ranieri accenna, in una lettera alla sorella, ai tumulti sentimentali del periodo fiorentino di Leopardi, in cui egli passa dalla venerazione della virago Fanny Targioni Tozzetti all'abbandono a lui, testimoniato dalle famose letterine amorose con cui lo implorava di tornare a Firenze, manifestando la volontà di quel "sodalizio" che poi si protrasse ben oltre il volere dei suoi contraenti.
L'ultimo capitolo, redatto dal medico Mannella, testimone del periodo più aspro della malattia di Leopardi, quello napoletano, è il più drammatico e torbido, in cui le ambiguità, le menzogne, le manipolazioni operate dai fratelli Antonio e Paolina Ranieri, sembrano isolare il fragilissimo Leopardi in un precoce sudario di morte, desiderata e provocata, che infine si compie.
È un viaggio a più voci attorno alla psiche di Leopardi, che riesce a restituire un ritratto profondamente armonico e credibile della sua personalità, dal quale lo scaturire della sua opera sembra naturale, quasi necessario. Questa non è una mera biografia, ma un'opera letteraria parallela, a sé bastante, che paradossalmente potrebbe funzionare anche se Leopardi non fosse mai esistito come persona reale, ma fosse stato, da sempre e per sempre, un personaggio padrone dell'immaginario, e la sua vita una parabola archetipica in cui ciascuno può rispecchiarsi e provare a interpretarsi.
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Despite the teams being on a similar level, Lecce holds a noticeable advantage in head-to-head encounters. In the 21st century, the opponents have met on the football field 9 times, and during this period, Monza achieved the desired result only once. However, draws are quite frequent in their meetings (5 out of 9). The previous season, by the way, was no exception. Both encounters ended with a score of 1-1.
Lecce
Lecce fans clearly did not expect such a disappointing outcome in the recent game against Roma (1-4). The team was unbeaten for 3 matches and even managed to take points from Juventus (1-1) at the beginning of December. In such a scenario, many believed that Marco Giampaolo's side could at least draw with "the Wolves", who are going through one of their toughest periods in recent years. However, Lecce played terribly both in attack (only 3 shots towards the opponent's goal) and in defense (conceded goals). After such a poor performance, the team will need time to recover. Moreover, key defenders Kialonda Gaspar and Antonio Gallo got injured at the most inopportune moment. Currently, there are 8 players in Lecce's infirmary.
Monza
Monza, on the other hand, does not have serious staffing issues. Alessio Cragno, Roberto Gagliardini, and Matteo Pessina have long been sidelined due to injuries. But even so, the team struggles to consistently earn points. In the last 8 matches, "Brianzoli" have not won a single game, suffering 5 defeats. In the previous round, Monza lost at home to Udinese (1-2), who have noticeably slowed down compared to the start of the season. It is clear that the club's management made a mistake in appointing Alessandro Nesta as head coach, but no one plans to fire him yet.
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Il Parlamento e il Governo hanno recentemente nominato i nuovi membri del Consiglio di Amministrazione (Cda) della Rai, l'emittente pubblica italiana. Tra i nuovi nominati figurano Federica Frangi, Antonio Marano, Simona Agnes e Giampaolo Rossi, ognuno con un background e esperienze uniche nel settore della comunicazione e dei media. Federica Frangi è stata scelta come rappresentante per le sue competenze nel panorama mediatico e per la sua esperienza nel settore della comunicazione. Le sue conoscenze e le sue capacità sono ritenute fondamentali per la crescita e lo sviluppo dell’offerta informativa della Rai. Antonio Marano, già noto per i suoi ruoli in precedenti incarichi all'interno della stessa Rai, è un esperto di televisione e gestione dei contenuti mediatici. La sua candidatura è supportata da forze politiche che vedono in lui una figura di riferimento per un'informazione di qualità e per la valorizzazione dei programmi televisivi. Simona Agnes, giornalista e professionista del settore, è stata nominata per la sua lunga carriera nel giornalismo e nella programmazione televisiva. Le sue origini e le sue esperienze le conferiscono una particolare sensibilità alle tematiche socio-culturali, elemento considerato cruciale per l'operato della Rai. Giampaolo Rossi, infine, porta la sua esperienza come manager e stratega di contenuti. Sostenuto da un diverso schieramento politico, Rossi è percepito come una figura che può dare nuova linfa all’evoluzione dell’offerta della Rai, puntando sull’innovazione e sulla digitalizzazione. Tutti i nuovi membri sono stati scelti in base a raccomandazioni e supporto da specifici partiti politici, riflettendo la volontà di una maggiore pluralità e rappresentanza nel Cda. Questa nomina è il risultato di un lungo processo di selezione che ha visto il coinvolgimento di vari attori e ha cercato di rispecchiare le diverse anime politiche del paese. Le aspettative sono alte per il lavoro che questi nuovi membri del Cda dovranno affrontare, in quanto la Rai gioca un ruolo fondamentale nella diffusione dell'informazione e nella promozione della cultura italiana. La sfida principale sarà garantire un equilibrio tra esigenze commerciali e il dovere di servizio pubblico, mantenendo al contempo l'affidabilità e la qualità dei contenuti.
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23 lug 2024 13:03
I SOLDI NEI GIORNALI NON SONO MAI BUTTATI – IL “METODO” ANGELUCCI: USARE I QUOTIDIANI, IN PERDITA, PER DELEGITTIMARE GLI AVVERSARI POLITICI CHE INTRALCIANO GLI AFFARI. UN ESEMPIO SU TUTTI? L’EX ASSESSORE ALLA SALUTE DEL LAZIO, ALESSIO D’AMATO, VITTIMA DI UNA CAMPAGNA MEDIATICA CONTRARIA DA PARTE DEI QUOTIDIANI DEL DEPUTATO LEGHISTA – L’IMPERO DI ANGELUCCI SI REGGE SUI SOLDI PUBBLICI: SU 91 MILIONI DI EURO DI FATTURATO DELLA “SAN RAFFAELE”, 69,5 SONO RIMBORSI DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE: IL 75% DEL TOTALE... -
Estratto dell’articolo di Giovanni Tizian e Stefano Vergine per “Domani”
Editoria e sanità. Con la prima perde soldi, con la seconda macina profitti milionari. Così tanti da compensare ampiamente le perdite registrate con i giornali, a partire da Il Tempo e Libero. Ma nonostante il profondo rosso della carta stampata Angelucci punta a nuove testate: dalla discussa acquisizione dell’Agi, la terza agenzia di stampa del paese, ancora proprietà di Eni, alla Verità di Maurizio Belpietro.
Visto attraverso la lente dei bilanci, così funziona da anni il gruppo Angelucci, 3.000 dipendenti e 230 milioni di euro di fatturato aggregato, creato da Antonio e oggi amministrato dai figli Giampaolo, Alessandro e Andrea insieme ad altri manager.
Fin da quando ha iniziato, comprando la prima clinica privata a Velletri alla fine degli anni Settanta, Antonio Angelucci ha impostato un modello di business sicuro. Accreditamenti del Servizio sanitario nazionale: i soldi che le amministrazioni regionali italiane versano per l’utilizzo di cliniche e centri sanitari privati.
[…] Il fatturato della San Raffaele Spa, la holding del gruppo Angelucci dedicata alla sanità privata, dipende per il 75 per cento dai contributi del Servizio sanitario nazionale. Chiaro quindi che il rapporto con la politica debba essere d’amicizia, per lo meno.
Ma Angelucci è andato oltre, lui stesso si è fatto politico. Su questo fronte la società può contare su un atout formidabile: avere un fondatore che è anche parlamentare (da 16 anni, oggi della Lega, prima di Forza Italia e Pdl), e possedere tre quotidiani che sostengono quei partiti. Non è da tutti, insomma.
[…] Gli affari sanitari vanno bene da sempre, ma da ormai 25 anni gli Angelucci hanno scelto di investire su un settore in declino economico, quello della stampa. Come prevedibile, le cose non stanno andando bene. Finanziaria Tosinvest, la holding proprietaria de Il Tempo e Il Giornale, nel 2022 ha perso 2,5 milioni di euro. Eppure il deputato della Lega è convinto che l’editoria sia un buon investimento, come dimostra adesso il suo interesse per l’Agi. Di certo è un investimento utile […]
La matematica finora ha dato ragione al quasi 80enne Antonio, che in una vita è passato dal ruolo di portantino del San Camillo di Roma a quello di imprenditore e parlamentare più ricco d’Italia. Decisivo […] l’incontro con il banchiere Cesare Geronzi, in seguito al quale Angelucci ha iniziato una serie di operazioni finanziarie che lo hanno portato a entrare nel capitale di Unicredit e a uscirne, 15 anni fa, con 430 milioni di euro di liquidità in più in cassa.
Oggi, visto nell’insieme, il suo gruppo perde soldi con l’editoria e l’immobiliare (Tosinvest e Investimenti Immobiliari Italiana hanno accumulato un rosso di 3,7 milioni di euro nel 2022), ma compensa ampiamente grazie ai profitti sanitari della San Raffaele Spa, che controlla 16 aziende, quasi tutte cliniche private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, e nel 2022 ha registrato un utile netto di 15,5 milioni di euro. Il rendiconto 2023 non è ancora stato depositato.
È proprio dal bilancio della San Raffaele che emerge l’importanza dei soldi pubblici per Angelucci. Su 91 milioni di euro di fatturato, 69,5 milioni sono entrati come rimborsi del Servizio sanitario nazionale: il 75 per cento del totale. In pratica, senza le risorse della sanità pubblica, l’impero Angelucci si sgretolerebbe come un castello di sabbia.
Gran parte delle cliniche convenzionate è nel Lazio, ma ce ne sono anche in Puglia, Basilicata, Abruzzo e Sardegna. La holding San Raffaele offre una disponibilità di oltre 3.000 posti letto tra Rsa, cliniche e centri geriatrici. La stabilità dei contributi pubblici è essenziale. Anche perché i debiti non sono pochi: solo quelli con le banche e le società di factoring arrivano a quasi 60 milioni di euro. «Ogni grande gruppo della sanità privata ha una società di lobbying di riferimento, ma Angelucci fa da sé, è parlamentare da quattro legislature, quale lobbista migliore», dice una autorevole fonte del settore.
[…] La sanità e l’editoria, dicevamo. La seconda spesso funzionale alla prima. Come dimostrano alcuni documenti giudiziari di un procedimento: Angelucci, infatti, è ancora indagato dalla procura di Roma per istigazione alla corruzione ai danni di Alessio D’Amato, ex assessore della giunta di centrosinistra della regione Lazio.
La procura ha chiesto l’archiviazione, dopo un iter a dir poco rocambolesco. Le indagini sono iniziate in seguito alla denuncia di D’Amato nel gennaio 2018, ma solo cinque anni dopo è arrivata la fissazione dell’udienza preliminare. Angelucci rischiava di finire a processo. In quel momento la fortuna gli gira a favore: la difesa solleva un’eccezione, cioè la mancata notifica dell’atto di chiusura indagine all’imputato.
Un clamoroso errore che ha un effetto devastante: tutto da rifare. Così dall’udienza preliminare si torna all’ufficio del pm, che deve notificare a tutti gli indagati una nuova chiusura indagini. Nel frattempo sono trascorsi sei anni, Angelucci questa volta ha deciso di farsi interrogare e dice che è tutto falso, non ha tentato di corrompere nessuno. Il nuovo pm gli crede e chiede al giudice per le indagini preliminari l’archiviazione. Il legale di D’Amato, Alessandro Benedetti, ha presentato opposizione. L’udienza per discutere se archiviare o accogliere l’opposizione era stata fissata a giugno.
Tuttavia ecco l’ennesimo colpo di scena: rinviata a ottobre, l’ufficiale giudiziario non è riuscito a trovare Angelucci per notificargli la fissazione dell’udienza. Irreperibile, nonostante la sua residenza sia nota a tutti e sia anche parlamentare. Mistero. O meglio «miracolo della giustizia italiana», sorride il legale di D’Amato. […]
Al di là dell’intricata storia di questa indagine, agli atti troviamo diversi documenti inediti che raccontano di come Angelucci avrebbe utilizzato i suoi giornali per “proteggere” gli investimenti nella sanità.
Il primo è un verbale a firma D’Amato con il quale integra la prima denuncia depositata in procura: racconta, in pratica, che alcuni giorni dopo aver presentato l’esposto contro Angelucci, è stato avvicinato da Francesco Storace, già presidente della regione Lazio e ministro della Salute con il governo Berlusconi.
Nel 2020 Storace è diventato vicedirettore del Tempo, il quotidiano romano edito da Angelucci. D’Amato nell’integrazione della denuncia scrive: «(Storace, ndr) mi ha detto che bisognava risolvere l’annosa vicenda che vedeva contrapposta la Regione Lazio al gruppo San Raffaele di proprietà della famiglia Angelucci; che lui poteva fungere da elemento di mediazione per giungere ad una soluzione bonaria della vicenda e che per svolgere tale ruolo Giampaolo Angelucci (il figlio di Antonio, ndr) gli aveva offerto un contratto economico […] di rilevante entità che per lui era importante in quel momento in quanto privo di cariche ed incarichi politici».
L’ex assessore fece notare a Storace che «da molte settimane il quotidiano “Il Tempo” stava conducendo una campagna stampa diffamatoria […]...Egli ha replicato a queste mie parole riferendomi che gli Angelucci potevano immediatamente far modificare l’atteggiamento del predetto organo di stampa e in un attimo far scrivere bene di me».
Nelle informative della guardia di finanza il metodo Angelucci trova ulteriore conferma: «Giampaolo Angelucci affermava, sempre secondo quanto riferisce D’Amato, che il suo gruppo era fortemente penalizzato da questa amministrazione regionale che ero io [D’Amato]il responsabile di tale inaccettabile ostracismo e che me l’avrebbe fatta pagare».
In che modo? «La minaccia si concretizzava a partire dal successivo 10 gennaio 2018: per 4 giorni, il quotidiano “Il Tempo” avviava una campagna di stampa sul degrado della sanità della Regione Lazio, criticando e screditando il D’Amato», scrivono i finanzieri.
Guai a toccare la sanità ad Angelucci: quei soldi pubblici servono a tenere in piedi tutto il resto. Un sistema quasi perfetto.
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Vicenza: il nuovo parco di Bertesina intitolato a Maria Teresa Fortuna Canivet
Vicenza: il nuovo parco di Bertesina intitolato a Maria Teresa Fortuna Canivet. Il parco di Bertesina, di fronte alla chiesa parrocchiale, è stato ufficialmente intitolato a Maria Teresa Fortuna Canivet, vicentina, archeologa illuminata e tra le fondatrici dell'International Soroptimist Club. La cerimonia ha visto gli interventi di Isabella Sala, vicesindaca del Comune, Giovanni Selmo, assessore all'istruzione e all'edilizia scolastica, Antonietta Bacchetta, presidente Soroptimist Club Vicenza, Giovanna Guercio, presidente nazionale Soroptimist International, Giorgio Sala, ex sindaco di Vicenza e amico di Fortuna Canivet, Giuliano Bellieni, segretario generale dell'Accademia Olimpica, e Giampaolo Fortuna, fratello di Maria Teresa Fortuna Canivet. Presenti anche due classi, da 34 alunni ciascuna, della scuola primaria Gonzati dell'istituto comprensivo 2. «Questo parco oggi si arricchisce di un elemento significativo: un nome che ha dietro di sé la vita di una donna importante - ha affermato la vicesindaca Isabella Sala -. Maria Teresa Fortuna Canivet ha vissuto nel mondo e ha portato nella sua città i suoi studi e le sue scoperte. È passata alla storia per l'importante scoperta dell'iscrizione di Ponzio Pilato a Cesarea Marittima, avvenuta nel giugno del 1961. Come scrive nel suo libro sulle grandi donne vicentine Antonio Di Lorenzo, membro anche della commissione consultiva per la toponomastica cittadina che ha indicato questa intitolazione, in tanti erano passati davanti alla lapide con la firma di Ponzio Pilato, ma nessuno aveva capito che quella rappresentava l'unica prova scientifica della sua esistenza. Ringrazio quindi tutti i presenti ed in particolare l'associazione Soroptimist, che ha voluto fortemente questo giorno, per il suo messaggio di pace e cultura di cui anche oggi si fa portavoce». «Mi rivolgo in particolare ai bambini presenti - ha continuato l'assessore all'istruzione e all'edilizia scolastica Giovanni Selmo - per annunciare che, grazie alla generosità di Soroptimist, vi consegniamo una brochure dove potrete approfondire la storia straordinaria di questa vicentina nel testo tratto dal libro "Le grandi donne vicentine della storia" di Antonio Di Lorenzo. Vi doniamo anche un biglietto del Museo Naturalistico Archeologico per andare a vedere di persona quello che ha studiato Maria Teresa Fortuna Canivet. Il nostro museo custodisce infatti il reperto romano di terracotta Potnia theròn - Signora degli animali, che Canivet esaminò per prima». Alla vicesindaca Isabella Sala è spettato il compito di scoprire la segnaletica con la nuova intitolazione, mentre alla presidente nazionale Soroptimist Giovanna Guercio la targa dedicata alla vicentina. Il parco è suddiviso in più aree: l'arena verde con tre file di gradoni con sedute in legno, l'area giochi dove è inserito un bike park e il viale alberato nord-sud; i posti auto sul lato sud e lungo via San Cristoforo, l'area "quieta" con il giardino delle essenze. L'area verde è stata di recente realizzato insieme alla piazza di Bertesina, già intitolata nel 2021 a monsignor Giulio Cattin, grazie al protocollo d'intesa siglato tra Comune di Vicenza, Viacqua Spa e Sar Servizi a Rete srl nel 2019. Biografia: Maria Teresa Fortuna Canivet, archeologa, è nata a Vicenza il 18 agosto 1927 e morta a Parigi il 28 aprile 1982. È sepolta nel cimitero maggiore di Vicenza. Dopo la maturità classica al Liceo Pigafetta, si è laureata in Lettere all'Università di Padova dove ha avuto incarichi didattici. Con il marito professor Pierre Canivet, archeologo, ha effettuato scavi archeologici in Medio Oriente fra Iran, Siria, Palestina, Turchia. Anche a lei si deve l'eccezionale scoperta nel 1961 a Cesarea Marittima (oggi in Israele) dell'unica lapide esistente con la firma di Ponzio Pilato, "prova regina" della sua reale esistenza, documentata solo nei Vangeli. È stata socia corrispondente dell'Accademia Olimpica di Vicenza dal 1970; nel 1975 è tornata a Vicenza per una memorabile conferenza su: "L'immagine di Adamo-Cristo in una chiesa di Huarte (Siria) del secolo V". Nel 1986 l'Accademia Olimpica l'ha ricordata con un volume di suoi scritti (prefazione Mariano Rumor e Giorgio Oliva). È stata tra le prime socie e fondatrici del Soroptimist Club di Vicenza, oltre che prima presidente vicentina dell'International Soroptimist Club.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Malescorto 2023
A fine luglio presso il borgo di Malesco, in Valle Vigezzo, torna Malescorto, uno dei festival di corti più affermati e prestigiosi a livello mondiale. La ventitreesima edizione si riconferma come un punto di riferimento per le produzioni internazionali di cortometraggi, con 1.482 corti, visionati per la selezione finale dal direttore artistico Paolo Ramoni, numeri che attestano il ruolo di primo piano di questa manifestazione e che portano il paese più popoloso della Val Vigezzo al centro del mondo: dalla finzione al documentario, dal cinema sperimentale al mockumentary, la mappa dei corti ricevuti è davvero ampia. Il programma di questa nuova attesa edizione, pubblicato su www.malescorto.it, prevede una serata di anteprima venerdì 14 luglio, alle 21 presso il Cinema Comunale di Malesco, con proiezione dei corti delle Selezioni Speciali Territori e Maleschools. Per la Selezione Speciale Territori saranno proiettati Ecate di Federica Crippa, Imbracciare chiamare sparare di Andrea Colzani, Ecce di Margherita Premuroso, Editing romance di Stefano Etter e Giovanni Jannoni, Guang Rong di Simone Setzi, Cicciolina Pocket di Claudio Casazza, All end? di Mattia Bioli, Gente di contrabbando di Marzio Bartolucci. Quattro invece i corti proiettati di Maleschools: La mia vita nella tua dell'I.I.S. A. Parisi di Vignola (Modena), 21 maggio della Scuola Primaria C. Battisti - I.C. Ponte San Nicolò di Ponte San Nicolò (Padova), Vanessa e le visioni fuori luogo dell'I.I.S.S. Mons. Antonio Bello di Molfetta (Bari) e Planting machine della Scuola Primaria P.R. Giuliani - I.C. Ponte San Nicolò di Ponte San Nicolò (Padova). IL La serata di apertura di Malescorto 2023 è prevista per lunedì 24 luglio alle 21 presso il Cinema Comunale di Malesco e sarà organizzata nell’ambito dei festeggiamenti per il Centenario della Ferrovia Vigezzina-Centovalli. Alla presentazione del progetto Art Credits 2023 con l’opera di Giampaolo Prola, utilizzata come base della 23^ edizione del Festival, seguiranno il lancio del nuovo gioco per famiglie Cinema a bordo, promosso in sinergia da Malescorto e dalla Ferrovia Vigezzina-Centovalli, e Cinema e treno a volte si incontrano, con curiosità e aneddoti che riguardano l’ambito cinematografico e quello ferroviario, a cura del direttore del Festival Paolo Ramoni. La serata si chiuderà con la proiezione del film L’oro nel camino, in occasione del 40° anniversario dalla sua realizzazione, alla presenza di Roberto Maggini, attore e sceneggiatore dello stesso. Durante la serata non mancheranno le musiche di Giampaolo Arfacchia, noto per essere tra gli autori del caratteristico brano La Vigezzina. Nelle serate successive, da martedì 25 a venerdì 28 luglio, presso il Cinema Comunale verrano proiettati, con inizio alle 21, i corti della Selezione Ufficiale e premiati i filmati delle Selezioni Speciali, mentre alle 21 di sabato 29 luglio, sempre al Cinema Comunale, si terrà la cerimonia di premiazione e la proiezione dei corti vincitori della Selezione Ufficiale. Read the full article
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Trova un modo by Alessandra Amoroso from the album 10 - Regia: YouNuts! (Antonio Usbergo & Niccolò Celaia)
#music#not my cup of tea#italian music#alessandra amoroso#roberto casalino#dario faini#vanni casagrande#emiliano bassi#matteo bassi#francesco contadini#will medini#andrea rigonat#music video#younuts!#antonio usbergo#niccolò celaia#giacomo lalli#valentina troisio#bruno falconi#antonio giampaolo#younuts#italian#video
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10 Players Who Played For Both AC Milan And Inter
Inter are set to sign Milan’s Halkan Calhanoglu on a free transfer. The Turkey international’s contract with the Rossoneri expires at the end of this month and has opted against renewing it. The move will see Calhanoglu still playing at the San Siro, but in black-and-blue jersey.
Despite their fierce rivalries, we can still find plenty of players who have represented both Milanese clubs in the past. TCA has decided to compile a list of notable players (in our opinion) to have played for both Milan clubs in the last two decades (in no specific order).
1. Antonio Cassano
As reported by Football Italia, Antonio Cassano is the last player to have completed a move from Milan to Inter in 2012. Il Gioiello di Bari Vecchia was one of the members of Milan’s Scudetto-winning squad in the 2010-11 season. He moved to their crosstown rivals Inter in 2012.
2. Giampaolo Pazzini
Pazzini was Antonio Cassano’s striking partner during their days together at Sampdoria. He joined Inter in 2011, almost the same time Cassano moved to Milan. A year later the duo was involved in a swap deal which saw them exchanging clubs with each other.
3. Leonardo Bonucci
Bonucci began his youth career with Inter before becoming a world-class centre-back at Juventus. He moved to Milan in 2017 after seven successful seasons at Turin. However, the Viterbo-born defender decided to move back to the Bianconeri after just one year in the red-and-black jersey.
4. Andrea Pirlo
The maestro played for Inter on his early career however was unable to break into the first team. Pirlo was sold to Milan in 2001 and since then, he enjoyed his trophy-laden career including two UEFA Champions League winners with the Rossoneri.
5. Clarence Seedorf
Like Pirlo, Seedorf played for Inter before moving to the Rossoneri. The Dutch joined Milan in 2002 and won his third Champions League titles in the following year. He is also the only player to have won in this tournament with three different teams (Ajax and Real Madrid).
6. Zlatan Ibrahimovic
Despite unable to lift the Champions League trophy during his time in Milan, Ibrahimovic did won 4 Scudetto titles with the Milanese clubs (3 for Inter and another with Milan). Currently enjoying his second spell with the Rossoneri, the big Swede is definitely hoping to add more silverware to his trophy cabinet with a club he loves before hanging up his boots.
7. Ronaldo
The Brazilian phenomenon (not Mr. Water-drinking) was one of the most feared strikers in the late 90s and perhaps early 2000s. He joined Inter back in 1997 and was almost unstoppable until severe and recurring injuries slowed him down. In 2007, Ronaldo transferred to Milan from Real Madrid. He spent two seasons with the Rossoneri before moving back to Brazil.
8. Christian Vieri
“Bobo” Vieri became the world’s most expensive player when he joined Inter from Lazio for €46.48m (Transfermarkt). The powerful number nine spent six years with the Nerazzurri, racking up 123 goals in 190 appearances on all fronts. He switched to Milan in 2005. However, his solitary season in the red-and-black wasn’t a fruitful one as he merely played eight times for the club, scoring one goal.
9. Hernan Crespo
The Argentine will always be remembered on his brace for AC Milan in the 2005 Champions League Final defeat to Liverpool. While in his following three seasons with Inter, Crespo won three straight Serie A titles under Roberto Mancini and Jose Mourinho.
10. Roberto Baggio
Although not as prolific as he was at Fiorentina and Juventus, the Divine Ponytail still able to win his second Scudetto in 1996, for Milan. Baggio joined Inter later in 1998, however injuries and conflicts with his coach has limited his playing time. He decided to move to Brescia after two years with the Nerazzurri.
The list could be much longer and we decided to keep it to 10 names. Even though the likes of Mario Balotelli, Dario Simic, Giuseppe Favalli etc. were not on the list, that doesn't mean they are not great players.
#Inter#Milan#Hakan Calhanoglu#Antonio Cassano#Giampaolo Pazzini#Leonardo Bonucci#Andrea Pirlo#Clarence Seedorf#Zlatan Ibrahimovic#Ronaldo Nazario#Christian Vieri#Hernan Crespo#Roberto Baggio#Serie A TIM#Football
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Un’estate da premi(are) 2019: fra Strega, Bancarella e Campiello
Il percorso di lettura odierno è un viaggio fra i romanzi premiati o candidati ai maggiori premi letterari italiani, fra cui potrete, ce lo auguriamo, scegliere alcune delle vostre letture estive.
L’acclamato vincitore del Premio Strega di quest’anno è Antonio Scurati, con il suo M, il figlio del secolo, uno dei libri di cui si è parlato di più quest’anno. Si tratta della storia dell’ascesa al potere di Benito Mussolini. Ciò che probabilmente è risultato vincente è il punto di vista dell’autore: Scurati sceglie, infatti, di lasciar parlare l'uomo più che il personaggio storico, mettendone a nudo tutte le contraddizioni, le debolezze, le idiosincrasie, le ossessioni e i patetismi. Un punto di vista che solo un romanziere avrebbe potuto scegliere.
Seconda è arrivata Benedetta Cibrario, candidata con Il rumore del mondo: “Fondato su minuziosi studi d’archivio e sostenuto da una verve narrativa personalissima, il lavoro di Benedetta Cibrario ci mostra un punto di vista non convenzionale sul Risorgimento” (Giorgio Ficara).
Al terzo posto Marco Missiroli con Fedeltà: “Nelle sue pagine risiede la risposta che solo la letteratura poteva dare allo stupore espresso da Freud dinanzi all’incapacità della libido di separarsi dai suoi oggetti, uno di quei fenomeni che non si possono spiegare ma ai quali si riconducono altre cose oscure. Il guaio non è soffrire, il guaio è farlo nel modo sbagliato. La sofferenza in questo romanzo è come la miseria in Céline: è liberatoria, viene voglia di viverla.” (Sandro Veronesi).
Al quarto posto si è classificata Claudia Durastanti con il suo La straniera, un bel memoir in cui la personale storia familiare dell’autrice si intreccia a parti saggistiche, che le permettono di esprimere una più ampia riflessione su classe, disabilità ed educazione culturale.
Ed infine Nadia Terranova, con Addio fantasmi: una casa tra due mari, il luogo del ritorno. Dentro quelle stanze si è incagliata l'esistenza di una donna che, solo riattraversando la propria storia, potrà davvero liberarsene. L’autrice racconta l'ossessione di una perdita, quel corpo a corpo con il passato che ci rende tutti dei sopravvissuti, ciascuno alla propria battaglia.
Vincitrice di un altro notissimo premio letterario, il Premio Bancarella – in cui a votare sono i librai – è Alessia Gazzola, con il suo Il ladro gentiluomo, ultimo romanzo della serie L’allieva. Una nuova città, un nuovo inizio e nuovi misteri su cui far luce.
Le vicende della protagonista, il medico legale Alice Allevi, sono anche diventate una serie televisiva di successo:
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Secondo classificato Evelyne, il mistero della donna francese, di Marco Scardigli. Siamo agli inizi del XX secolo, e l’arrivo di una misteriosa donna francese a Novara crea scompiglio in città. Ancor di più, però, la scomparsa di un serie di ragazze, tanto che si comincia a pensare che si tratti di un’emulazione di Jack lo Squartatore.
Altro finalista del premio Bancarella, altro bel giallo: Come una famiglia, di Giampaolo Simi. E’ la storia di una famiglia costretta a guardarsi dentro per comprendere fino a che punto ci si può spingere per proteggere le persone che amiamo, e scossa dal sospetto che in un figlio si possa nascondere una creatura feroce.
Fra i finalisti del Bancarella anche Prima che te lo dicano altri. Grazie a una lingua lirica, affilata e precisa, Marino Magliani costruisce una storia durissima di formazione, che non fa sconti alla nostra storia recente e che ci racconta di un affetto che travalica sentenze e confini spazio-temporali per restituirci l’avventura epica per eccellenza: la ricerca delle proprie radici.
E il Premio Campiello? La giuria ha letto e giudicato 300 titoli ed ha già decretato il vincitore del Premio Campiello Opera Prima : Hamburg, opera d’esordio di Marco Lupo, con la seguente motivazione: «Hamburg è un libro sulla labilità della memoria e su come venga tramandata da un gruppo di lettori clandestini. In un mondo di macerie che ricorda le atmosfere di Fahrenheit 451, un coro di voci si ritrova, segretamente, ogni lunedì in una libreria. Non si tratta di una “allegra brigata” che si ritira su un colle ameno, bensì di una banda di resistenti che scorge nella lettura la medesima funzione che gli uomini primitivi attribuivano agli affreschi delle grotte di Lascaux. Anche l’autore, in effetti, dichiara che «Si scrive per dar voce ad animali morenti». Così Hamburg mette in scena uomini e donne sconfitte dalla storia, famiglie costrette a nascondersi sotto terra per sfuggire al bombardamento alleato che nel 1943 rase al suolo la città anseatica. Pellegrini su questa terra, i personaggi del romanzo sono la «sabbia del tempo scomparso» cui allude il sottotitolo.
I cinque finalisti invece sono: Il gioco di Santa Oca di Laura Pariani, un romanzo di ribellione e libertà: la storia di un sogno di giustizia e di una donna coraggiosa che sfida le convenzioni del suo tempo; La vita dispari di Paolo Colagrande: la pirotecnica, profonda ed esilarante parabola umana di un ragazzino che vede solo una metà del mondo, destinato a diventare un adulto che vive solo a metà; Carnaio di Giulio Cavalli: un incubo di carne e soldi, la profezia di un mondo prossimo, in cui l'ultimo passo verso l'abisso è già alle nostre spalle; Lo stradone di Francesco Pecoraro, in cui prende vita un’avventura di conoscenza, attraverso le vicende di una vita, di un quartiere, di un intero secolo; e Madrigale senza suono di Andrea Tarabbia: «Tarabbia si avvicina a un fatto attirato da un richiamo morale, e lo usa per indagare − senza alcunché di morboso, miracolo − il Male nella e della Storia attraverso la scrittura, in una tradizione che va dai Demoni di Dostoevskij fino a Carrère o Vollmann» Alessandro D’Avenia.
La cerimonia finale sarà sabato 14 settembre. Secondo voi, chi vincerà?
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Exit numéro 92 Poésie sicilienne : la parole peut alarmer la cible Dossier préparé par Francis Catalano avec la collaboration de Gianluca D’Andrea et de Diego Conticello avec des poèmes de Franca Alaimo, Maria Attanasio, Francesco Balsamo, Diego Conticello, Gianluca D’Andrea, Giampaolo De Pietro, Nino De Vita, Antonio Lanza, Luciano Mazziotta, Marilena Renda, Margherita Rimi, Pietro Russo, Patrizia Sardisco et Angelo Scandurra Un grazie a Francis, Antonella e alla redazione di Exit per questo splendido dossier
#Angelo Scandurra#Antonio Lanza#Diego Conticello#Exit#Franca Alaimo#Francesco Balsamo#Francis Catalano#Giampaolo De Pietro#Gianluca D&039;Andrea#Luciano Mazziotta#Margherita Rimi#Maria Attanasio#Marilena Renda#Nino De Vita#Patrizia Sardisco#Pietro Russo
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Mi lesse lui stesso queste atroci parole ["Tutto è male..." e seguenti]; e io mi dissi che, un giorno o l'altro, qualche pensatore insoddisfatto della vita ne avrebbe fatto uso per manipolare in teoria universale il proprio scontento.
Non tocca a me di giudicare: ma il mio amico sarà ricordato non per il suo pensiero (e chi vorrà farlo si troverà nella necessità di illustrare un non pensiero, ciò che, a conti fatti, potrà risultare più comodo e più spettacolare), semmai per le sue intermittenze, per i suoi scarti d'umore, per le sue incoerenze... un groviglio identico a quello che ciascuno di noi porta nel cuore. Dare voce a tale groviglio è dare voce al sentimento, alla passione: impresa impervia cui i poeti sembrano più vocati dei filosofi.
Da Il bruno dei crepuscoli, di Giampaolo Rugarli, capitolo III (Appunti sparsi di Antonio Papadopoli, gentiluomo veneziano).
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19 gen 2023 19:05 MILANO DICHIARA GUERRA AGLI ANGELUCCI – CON LA PROSSIMA CONQUISTA DEL PIRELLONE DA PARTE DEI FRATELLI D’ITALIA TENDENZA FRATELLI LA RUSSA, L’EDITORE E RE DELLE CLINICHE LAZIALI SI ALLARGA NELLA CARTA STAMPATA MENEGHINA. DOPO “LIBERO” E “IL GIORNALE”, ORA TOCCHEREBBE A “LA VERITÀ” DI MAURIZIO BELPIETRO. NEL MIRINO C'È IL RICCHISSIMO BUSINESS SANITARIO LOMBARDO, FINORA SALDAMENTE IN MANO AI ROCCA (HUMANITAS) E AI ROTELLI (GRUPPO SAN DONATO) - SE LA SANITÀ LOMBARDA È IL BOCCONE PIÙ GHIOTTO, ANCHE QUELLA LAZIALE NON SCHERZA. IL PROSSIMO 12 FEBBRAIO A CONTENDERSI LA REGIONE SCENDONO IN CAMPO IL PIDDINO ALESSIO D'AMATO (CHE ACCUSA ANGELUCCI DI CORRUZIONE) E IL CROCEROSSINO FRANCESCO ROCCA, IL CUI PRINCIPALE "SPONSOR" SAREBBE ANGELUCCI – IL ‘’CORRIERE’’ DI CAIRO SPARA CANNONATE, “LIBERO” DI SALLUSTI RISPONDE…
DAGOREPORT
La campagna acquisti della famiglia Angelucci nella carta stampata meneghina – dopo “Libero” e “Il Giornale”, ora tocca a “La Verità” – è strettamente legata alla conquista del Pirellone lombardo da parte dei fratellini d’Italia capitanati dai fratelli La Russa, Santadeché e De Corato.
I sondaggi preconizzano un ribaltone ai vertici della più importante regione italiana (Il prodotto interno lordo della Lombardia è pari a 368 miliardi di euro, circa il 22% del PIL Italiano).
Rispetto al voto regionale del 2018 (29%), Salvini è finito sfasciato al 10%. Berlusconi, dal 14,3% lo troviamo, a un mese dal voto, dimezzato al 7%. La Meloni, invece, dal 3,6% del 2018, ora le rilevazioni la danno al 26%.
Ma la doviziosa roccaforte di Salvini e Berlusconi non finirà nelle manine romanesche di Casa Meloni. Il Pirellone sarà infatti espugnato dell’ala nordista di Fratelli d’Italia: ‘Gnazio La Russa, Daniela Santadeché, Riccardo De Corato, con tanto di plenipotenziario nella persona di Romano La Russa, fratello di.
Il deputato leghista ed editore Antonio Angelucci, re delle cliniche laziali con il suo gruppo San Raffaele, una volta che avrà messo in tasca i tre quotidiani di destra meneghini, potrà avere voce in capitolo per contendere il ricco business sanitario lombardo, ora saldamente in mano ai fratelli Rocca (Humanitas) e alla famiglia Rotelli (Gruppo San Donato).
Non basta. Ai motivi economici, occorre sommare quelli politici. L’eventuale sbarco sulla piazza milanese degli Angelucci ha infatti scatenato il Corriere della Sera di Urbano Cairo, con un articolo di Mario Gerevini che infila la penna nel tesoro estero della famiglia Angelucci (343 milioni custoditi in Lussemburgo) e tira fuori le anomalie della fondazione San Raffaele che controlla il quotidiano “Libero”. (https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/scoppiata-guerra-urbano-cairo-angelucci-339394.htm)
Ora è difficile credere che un colosso come il Corriere, che ha sempre fatto il contropelo alla destra lombarda, tema la concorrenza dei giornali di destra.
Oppure, come sottolinea nella replica a Cairo il direttore di “Libero” Alessandro Sallusti, “che stile e metodo ricordano molto quello dei pizzini mafiosetti inviati su ordine del boss“? Quello che è certo è che lo sbarco degli Angelucci non ha fatto felice la piazza economica-finanziaria di Milano.
Se la sanità lombarda è il boccone più ghiotto, anche quella laziale non scherza. Il prossimo 12 febbraio a contendersi la Regione Lazio scendono in campo Alessio D'Amato e Francesco Rocca.
Scrive Vincenzo Bisbiglia su “il Fatto quotidiano”: “Da un lato l'assessore uscente in quota dem, dominus del settore negli ultimi dieci anni, fautore della chiusura di 16 ospedali e della "rinascita" della sanità cattolica. Dall'altra, il deputato leghista ed editore Antonio Angelucci, re delle cliniche laziali con il suo gruppo San Raffaele. "Tonino", infatti, sarebbe il principale "sponsor" e co-artefice della candidatura dell'ormai ex presidente della Croce Rossa”.
Continua Bisbiglia: “Rocca fino a poco tempo fa sedeva nel cda della Fondazione San Raffaele, costola del Gruppo sanitario che con una ventina di cliniche tra il Lazio e il Sud Italia è il fiore all'occhiello dell'impero di Angelucci. La fondazione è impegnata nella gestione del centro riabilitativo di Ceglie Messapica (Brindisi).
‘’Un feeling sbocciato già a maggio 2021, quando Rocca fu eletto presidente di Confapi Sanità, la confederazione della sanità privata: il suo arrivo aprì la strada all'ingresso nell'organismo degli Angelucci, attraverso il rampollo Giampaolo e l'allora presidente Carlo Trivelli”.
E conclude: “Non certo idilliaco, invece, il rapporto tra Angelucci e D'Amato. Anzi. Una rivalità annosa deflagrata il 13 dicembre 2017.
D'Amato, all'epoca dirigente regionale, denunciò di essere stato avvicinato a margine di un convegno. In quella sede Angelucci gli avrebbe offerto 250 mila euro in cambio della riammissione al servizio sanitario di una delle cliniche del gruppo, la San Raffaele Velletri’’.
Clemente Pistilli per “la Repubblica - Edizione Roma” aggiunge: “Di recente, mentre era presidente della Croce Rossa, del resto Rocca è stato anche presidente del CdA della Fondazione San Raffaele, messa su dalla famiglia Angelucci, mantenendo l'incarico fino a un mese fa, e ha acquistato e mantenuto le quote di una società di ricerca pubblicitaria e marketing fondata da Francesco Storace, oltre a operare in società ritenute riconducibili al broker Gianluigi Torzi, poi coinvolto nello scandalo sulla compravendita di un palazzo a Londra, imputato davanti al Tribunale di Roma e a quello del Vaticano”.
ANCHE A CAIRO E AL SUO CORRIERE I SOLDI PUBBLICI NON FANNO SCHIFO
Alessandro Sallusti per “Libero quotidiano”
Il Corriere della Sera ieri ha pubblicato un lungo articolo in cui si occupa della galassia che fa capo alla Famiglia Angelucci, famiglia che attraverso la Fondazione San Raffaele controlla anche il quotidiano Libero. Nelle prime righe c'è la chiave di lettura: «La famiglia Angelucci - si legge - vuole comperare Il Giornale dalla famiglia Berlusconi, la trattativa sembra in dirittura di arrivo».
Notizia interessante, certamente, se non fosse che il resto dell'articolo parla d'altro. Tra un «soldi regolarmente contabilizzati», un «prassi legittima», e un «contributi alla luce del sole» è tutto un adombrare chissà quali misteri nelle attività editoriali del gruppo.
Se non parlassimo del Corriere della Sera, a parole - temo solo a parole tempio del liberismo economico, della libera imprenditoria, della libera concorrenza, della correttezza e dell'indipendenza dell'informazione, verrebbe da dire che stile e metodo ricordano molto quello dei pizzini mafiosetti inviati su ordine del boss.
Insomma, a essere malevoli uno potrebbe pensare che a Urbano Cairo, editore del Corriere, questa cosa della possibile acquisizione de Il Giornale da parte della famiglia Angelucci proprio non va giù e quindi via con una spruzzata di fango, ovviamente servito nello stile della casa, cioè in guanti bianchi e con un tocco di panna montata.
Dice il Corriere: attenzione, Libero «insieme a un centinaio di altre testate» percepisce contributi pubblici. Notizia vera, ma parziale. La notizia corretta sarebbe: Libero, come del resto il Corriere della Sera, percepisce soldi pubblici. Già, perché il fondo per l'editoria a cui a accede Libero non è l'unico finanziamento pubblico a giornali ed editori.
Sarebbe giusto informare i contribuenti italiani, quindi anche i lettori del Corriere, che parte delle loro tasse finiscono direttamente nelle tasche di Urbano Cairo attraverso diversi rivoli. Per esempio il Corriere della Sera, come tutti, incassa dallo Stato cinque (tra poco dieci) centesimi di euro per ogni copia venduta. Per non parlare del non marginale contributo che lo Stato gli concede per acquistare la carta.
E che dire del prepensionamento pagato con soldi dell'Inps, cioè pubblici, per i non pochi giornalisti che il Corriere ha mandato a casa, per alleggerire i propri organici e quindi i propri conti, dopo soli 25 anni di lavoro?
E ancora: rientrano nel computo anche una ventina di milioni che gli enti pubblici mettono a disposizione di Cairo per organizzare ogni anno il Giro d'Italia, che oltre a essere una corsa ciclistica è il business con il quale Rcs sistema il proprio bilancio.
Non basta? Altre milionate pubbliche arrivano al Corriere sotto forma di pubblicità molto, ma molto, generose nei loro confronti di aziende di Stato quali Leonardo, Tirrenia, Cassa depositi e prestiti, Eni, Enel. Vado oltre. Siamo proprio sicuri che Cairo paghi regolarmente rate e interessi del prestito ricevuto da Banca Intesa per scalare il Corriere e diventarne padrone?
No perché qui non si parla di questioni tra privati che sarebbero anche affari loro. La banca di cui parliamo è infatti di proprietà delle fondazioni Cariplo e Cassa di risparmio di Torino che come noto sono espressioni delle regioni Lombardia e Piemonte che per questo esprimono la quasi maggioranza dei consiglieri.
Non per divagare, ma in quanto presidente del Torino calcio Cairo ha appena goduto del contestato decreto spalma debiti, quello con cui il governo Meloni - regolarmente messo sotto processo nelle trasmissioni della sua La7 - ha permesso alle società di dilazionare i debiti con il fisco salvando la ghirba a lui e ai suoi colleghi presidenti.
Insomma, a Cairo e al Corriere della Sera i soldi pubblici proprio non fanno schifo, anzi li arraffano dove possono, sempre con stile e discrezione ovviamente. Ognuno di questi temi meriterebbe di essere approfondito, premesso che per dirla alla Corriere sono tutte «prassi legittime», «alla luce del sole» e «contabilizzate», ma qui non vorrei annoiare il lettore. Diceva Giulio Andreotti: «Io distinguerei le persone morali dai moralisti, perché molti di coloro che parlano di etica, a forza di discuterne non hanno poi il tempo di praticarla».
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LICEU 2018/2019: MADAMA BUTTERFLY (ARTETA-LAHAJ-GRINGYTE-BERMÚDEZ-MARÍN;LEISER&COURIER-BISANTI)
Rame Lahaj (Pinkerton) i AInhoa Arteta (Cio-Cio-San) Madama Butterfly acte 1er Liceu 21 de gener de 2018. Fotografia Twitter del GTLiceu
El debut de Ainhoa Arteta en el rol de Butterfly s’ha produir aquest diumenge dia 20 de gener al Gran Teatre del Liceu tot i que estava previst que fos el dia 13. Una laringitis sembla ser que sospitosa va fer que les dues primeres que havia de cantar la soprano…
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