#canzone popolare
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99 cannelle - L'Aquila
NOVANTANOVE
Novantanove case messe 'nturnu
fecero 'na corona pe' 'na rocca,
nascette 'na piazzetta e po' 'nu furnu
e repassò la voce p'ogni bocca.
E la campana sona novantanove
novantanove din don, din don.
Novantanove piazze co' lle chiese
pure novantanove le cannelle,
quattro riuni 'e populu cortese
e le quatrane quasci tutte bbelle.
E la campana sona novantanove
Novantanove rocche messe a morra
e L'Aquila aju celu aprì le scelle,
ju campanone anticu della torre
a sera conta i tocchi tra le stelle.
E la campana sona novantanove.
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#fotografia#foto#scatto fotografico#l'aquila#storia#cultura#architettura#arte#piazza#novantanove#novantanove cannelle#fontana#99 cannelle#canzone popolare#abruzzo#abruzzese
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Ardecore | Fiore de Gioventù (2005) / Io la conoscevo bene (1965)
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Spoiler Alert!
#ardecore#fiore de gioventù#giampaolo felici#geoff farina#luca venitucci#luca t mai#massimo pupillo#iacopo battaglia#folk rock#punk blues#stornelli#canzone popolare#dark cabaret#chanson#self titled#2005#antonio pietrangeli#io la conoscevo bene#stefania sandrelli#cinema#cinema italiano#italian cinema#1965#Youtube
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Affacciate alla finestra occhioni belli Si te voi marità basta che parli Se strignemo le mani co l'anelli Er prete è pronto in chiesa a benedilli Dimme che fai prima de pija sonno Dici l'Ave Maria pensi a quer giorno Ma ogn'ora che me passa pare un anno Ed ogni notte m'abbrucio nello inferno Si nun te sposo presto io me c'addanno E me ne moro prima dello inverno A sta finestra ce sta la primavera E pe lei canto questa serenata Si nun me dici quanno da stasera Tutta notte sto fermo in cantonata Si nun me dici quanno da stasera Tutta notte sto fermo in cantonata Si nun me dici quanno da stasera Tutta notte sto fermo in cantonata Si nun me dici quanno da stasera Qui sotto aspetto che passi primavera
#canzone romana#romanesco#roma#rome#gigi proietti#serenata#canzone popolare#canzone popolare italiana#italia#italian popular music#Youtube
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ANIMANTIGA
(oghje e dumane)
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Il destino, il destino pirata di cui canta Roberta Alloisio nel brano che apre e intitola questo Animantiga, davvero a volte si diverte a sparigliare le carte con ferocia.
Queste canzoni sono state fissate trentasei ore prima che Roberta, una delle grandi voci di donna del Mediterraneo, se ne andasse all'improvviso nel marzo del 2017. Lasciando un vuoto che assomiglia a una voragine, nella musica d’autore genovese che sa rivendicare, anche, le ragioni delle note tradizionali. Portare a termine questo progetto che mette in dialogo Genova e quell’Isola scontrosa e gentile assieme che da Genova si riesce a intravvedere, quando l’aria è limpida, la Corsica, è stata al contempo, per un pugno di persone coinvolte, una fatica, una gioia liberatrice, un’esperienza traumatica e entusiasmante assieme, come abbiamo raccolto dalle stesse parole dei protagonisti.
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#Roberta Alloisio#musica di Genova#musica#canzoni italiane#musica popolare#le radici della canzone popolare#Youtube
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nice leverage sneak detail for those who might not know. in 3x16 the san lorenzo job in the scene where the candidates go vote the music playing is an adapted version of Bandiera rossa (red flag), italian working class folk song. lyrics “red flag will triumph long live communism and freedom”
#how do you say canzone popolare.#i guess it was meant to be san Lorenzo's national anthem#leverage#.rtf#the san lorenzo job#im the person who finds bandiera rossa apparently.
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Storia Di Musica #344 - The Pogues, Poguetry In Motion, 1986
Nel 1976 la rivista Sounds (che era una delle tre meravigliose riviste musicali inglesi, con il Melody Maker e il New Musical Express, e dalle cui ceneri nascerà Kerrang!) onora il cantante della band di oggi con un titolo, Face Of The Year, a quel viso grottesco, sdentato, che nascondeva un genio tanto bizzarro quanto straordinario. Shane MacGowan è un irlandese nato nel Kent, nel 1957, ed è un giovane punk scorbutico e ribelle quando fonda, a 19 anni nel 1976, la sua prima band: i Nipple Erectors, con due suoi amici, Shane Bradley e Adrian Thrills (che guarda caso farà più tardi il giornalista per il NME). Visto il nome (e questa sua verve creativa lo avrà anche per il gruppo che lo farà diventare un personaggio), lo abbreviano in Nips, il trio incide un paio di singolo e un disco, Only At The End Of The Beginning (1980) che non si ricorda nessuno. La band si scioglie, ma lui è deciso a continuare. Abbandona la ferocia del rock punk e si dedica ad una riscoperta del folk, del rockabilly, del country, a cui però non disdegna di arricchire caustici testi. Nel 1983 forma una nuova band, che all'inizio suona in piccoli pub o come buskers band nelle strade principali. Dopo un po' di fiducia, decidono di provarci professionalmente: MacGowan alla voce, Jem Finer al banjo e altri strumenti a corda, Spider Stacey al tin whistle, il flauto irlandese, Andrew Ranken alla batteria e James Fearnley, polistrumentista. Per mantenere quella verve di cui sopra, chiama il gruppo in gaelico irlandese, Pogue Ma Hone, e con questo nome pubblicano un singolo nel 1984, The Dark Streets Of London / The Band Played Waltzing Mathilda, lanciato su scala nazionale. Ma lo scandalo avviene quando si scopre che quel nome vuol dire "Baciami Il Culo", tanto che si vira meno maliziosamente su The Pogues. Si aggiunge la bassista Rocky "Cait" O'Riordan, e con questa formazione pubblicano il primo disco, Red Roses For Me (1984), che è una versione graffiante e velenosa della musica popolare irlandese e scozzese. La critica più ortodossa ne è sconvolta (famoso il commento di un critico "sembrano un branco di ubriachi di un pub irlandese lasciati liberi in studio") ma quel suono grezzo, ma che ha radici antichi, la voce impastata e le immagini sognanti di MacGowan iniziano ad avere successo. Se ne accorge Elvis Costello, che chiamato prima come produttore per un singolo, si accorge che la band da il meglio di sè senza nessuna "sovraproduzione" e si convince a produrre il primo, storico album dei Pogues: il titolo Rum Sodomy & The Lesh (del 1985, frase che è attribuita a Winston Churchill in ricordo della sua esperienza nella Marina) fu scelto da Andrew Ranken "come il riassunto della nostra vita come band". In copertina La Zattera della Medusa di Theodore Géricault, con il fotomontaggio dei volti dei nostri sulla zattera. Il disco è un successo, il gruppo diventa un caso mediatico e la loro fama di personaggi bizzarri ai cui concerti può succedere di tutto inizia a spandersi ovunque. Costello è ancora con loro in Studio per un nuovo disco, e iniziano a scrivere molte cose. In queste sessioni nasce l'Ep di oggi, che doveva essere l'embrione del disco futuro ma successivi disguidi e screzi tra band e produttore lasciarono questi brani (e un altro, in seguito leggendario) pubblicati come EP.
Poguetry In Motion è un Ep di 4 brani, quattro gioielli Pogues che racchiudono la loro anima gioiosa e decadente, tra melanconia e sprazzi di euforia. London Girl è un rockabilly frizzante, ma sono gli altri tre brani davvero notevoli: Body Of An American è diventata famosa ultimamente per la presenza, quasi fissa, nella serie Tv The Wire della canzone durante i funerali dei poliziotti. Tra l'altro è storica una interpretazione di questo brano durante un Saturday Night Live del 1990, giorno di San Patrizio: MacGowan, visibilmente alticcio, con una sigaretta tra le labbra ne canta una versione strascicata e assurda. Planxty Noel Hill è "dedicata" al cantante di folk irlandese Noel Hill, che fu uno dei più critici contro il loro "celtic folk rock", definendolo una sorta di aborto della musica tradizionale. Ma la canzone più famosa, e in seguito loro classico, è Rainy Night In Soho: deliziosa, dolente e ideal-tipo delle loro future ballate dolorose, fu pubblicata in due versioni, una con un intermezzo di oboe e l'altra di tromba, più famosa.
In quelle sessioni con Costello, si registrò anche un altro brano, il più famoso dei Pogues: Fairytale Of New York fu registrata con O'Riodan come seconda voce, ma fu riscritta e re-registrata molte volte fino alla versione definitiva con Kirsty MacColl che appare nel loro disco successivo, If I Should Fall From Grace With God, che li consacra al successo internazionale. Un personaggio e una band che hanno lasciato un piccolo ma profondo segno, come dimostra il collettivo affetto che la morte precoce di MacGowan, nel Novembre del 2023, ha suscitato in tutto il mondo della musica.
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Ho fatto un giro sul subreddit dell’eurovision perché sebbene abbia 100% intenzione di non guardarla volevo un po’ farmi un’idea di cosa ne pensasse il pubblico internazionale del Sanremo di quest’anno.. porca miseria sembra il fan club di Annalisa 😭 cioè io lei la adoro ed è bravissima, ma la canzone che ha portato settimana scorsa molto blanda rispetto ad altre sue hit recenti sempre ritmate.. e invece tutti li ad impazzire dicendo “what more does she have to do to win?” 💀ci sono rimasta, onestamente non credevo fosse così popolare haha. Per me non si meritava neanche la top 5 quest’anno….
Ti spiego il perché, e posso dirlo a mente lucida adesso che Sanremo è finito e ho digerito meglio le canzoni:
Perché la canzone di Annalisa era confezionata per l'Eur*vision (e per le radio, ma questo è un altro discorso).
La canzone di Annalisa è proprio quel pop plasticoso che gli europei vogliono vedere sul palco, e non è una cosa che chiedono solo a noi, ogni anno all'Eur*vision ci sono parecchie Annalisa nella competizione.
Cosa che mi ammazza è che comunque secondo me mai nella vita vincerebbe l'eur*vision, perché appunto le Annalisa all'Eur*vision sono la norma.
Ma a noi comunque frega niente della loro opinione, soprattutto adesso che bisogna BOICOTTARE L'EUR*VISION
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Francesco De Gregori: il «Principe» compie 7️⃣3️⃣ anni
(Roma, 4 aprile 1951)
Fra i più importanti cantautori italiani di sempre, nelle sue canzoni si incontrano musicalmente sonorità varie, dal rock alla canzone d'autore, con a volte riferimenti anche alla musica popolare, mentre nelle liriche c'è un ampio uso della sinestesia e della metafora, spesso di non immediata interpretazione, con passaggi di ispirazione intimista, letterario-poetica ed etico-politica in cui trovano spazio riferimenti all'attualità e alla storia.
È spesso definito cantautore e poeta, sebbene egli preferisca essere identificato semplicemente come "artista". È inoltre uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei Targhe Tenco e un Premio Le parole della musica.
Atlantide
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DANILO REA_OPERA IN JAZZ
Per rendere “simpatico” il jazz al grande pubblico non c’è strada migliore che cercare di renderlo digeribile con ibridazioni e ammiccamenti con i ritmi della grande musica popolare. Operazioni simili si sono già viste alla televisione, per esempio per la danza, basta ricordare le trasmissioni televisive di Roberto Bolle che si è prestato a questa operazione di grande divulgazione (e quindi forse anche Andrea Bocelli andrebbe ascritto ai grandi divulgatori in campo musicale per la lirica). Un’operazione simile con il jazz la fa Danilo Rea che a JazzMI ha presentato, sabato scorso al Teatro della Triennale di Milano (ex-Teatro dell’arte), “Opera in jazz”, operazione piuttosto compressa, volta a portare il jazz a dialogare con i grandi interpreti del passato della lirica italiana. Pezzi ed arie celeberrime dell’opera lirica sono rielaborate al pianoforte in chiave jazzistica, mentre su uno schermo scorrono immagini, fotografie e filmati storici degli interpreti dell’opera. Si incomincia con una “Casta diva” nella memorabile e irraggiungibile interpretazione di Maria Callas da “Norma” di Vincenzo, Bellini, si prosegue con “Una furtiva lagrima” dall’ “Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, cantata da Enrico Caruso, e via via fino ad arie meno consumate dall’uso, ma sempre di grande impatto, concludendo, per il bis, con la canzone italiana per eccellenza, ovvero quel “O sole mio” di Alfredo Mazzucchi e Eduardo Di Capua, celebrata, cantata e ricantata in tutto il mondo con una impennata di celebrità in questo nuovo millennio. E il jazz? Bisogna riconoscere che, nonostante queste operazioni siano sempre un po’ rischiose, il risultato è assolutamente pregevole, date anche le capacità tecniche di prim’ordine di Danilo Rea. Non era facile, come lo stesso Rea ha ricordato dal palco al folto pubblico, dialogare con un cantante o una cantante che in realtà non ti ascolta, la cui voce, anzi la cui registrazione monofonica della voce, proviene dalla notte dei tempi della musica riprodotta. Rea riesce eccellentemente nell’operazione, tanto che qualche aria sembra continuare naturalmente nella sua tastiera poliedrica. Se qualche dubbio resta, almeno a me, è il senso generale dell’operazione, come se il jazz non bastasse a sé stesso e altrettanto vale per l’opera lirica. Ma io oltre a non fare testo, sono sempre un po’ troppo esigente e un po’ troppo rigoroso, anche con me stesso, e queste “scampagnate musicali” mi sembrano sempre un po’ delle operazioni azzardate. Quelle che invece sembrano proprio di difficile digestione, sono le immagini proiettate sullo schermo, di una bruttezza e di un cattivo gusto esemplari: elaborazioni elettroniche di rose che fioriscono, fiocchi di neve da centro commerciale, bolle, riflessi, ombre e tramonti napoletani degni di una pizzeria. Forse, se proprio necessario, sarebbe bastato proiettare le rare immagini della Callas, di Beniamino Gigli, di Mario del Monaco o di Mascagni, Rossini e Puccini nel loro originale e fascinosissimo b/n. Spero soltanto che il Roberto Grossi che ha curato la parte video della serata, non sia lo stesso Roberto Grossi, ex studente nella mia stessa scuola e scenografo di mia conoscenza, perché sarebbe la fine di una amicizia…
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Fiorella Mannoia
Fiorella si capisce quello che dice e non è detto che sia un bene. Canzone "popolare" e furbetta. Orecchiabile e tutto il resto. La preferisco quando canta le tragedie.
Voto: 6-
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Osservazioni sparse su Sanremo 2024
Ha vinto Angelina Mango, ci speravo ma non me l’aspettavo. Ero seriamente convinto che avrebbe vinto Geolier, vista la fan base.
Su Geolier dico subito che non lo conoscevo, tuttavia non capisco le polemiche sul fatto che canti in napoletano. Seriamente, nessuno ricorda che Davide Van De Sfroos ha cantato pure lui in dialetto?
Quanto alla sua musica, può non piacere e ci sta ma quello che davvero mi ha dato fastidio è stato vederlo fischiato nella serata cover e non solo. Posso capire che ti sta antipatico il sistema del televoto, che per esempio la cover di Ghali meritava forse di più ma fischiare l’artista perché non sei d’accordo col sistema mi pare un gesto molto antipatico e irrispettoso per l’artista. Di peggio ci sono le battute sullo stereotipo napoletano.
Ghali mi è piaciuto se non altro perché almeno rispetto a Dargen D’Amico è stato un bel po’ più coraggioso. E poi ha fatto un bel dito medio ai legaioli e a Salvini nella serata cover. Penso avrebbe meritato molto di più.
Ha vinto una storytelling come si dice oggi, Annalisa per dire non è stata da meno ma non aveva la stessa storytelling appassionante. Al massimo le hanno chiesto se era incinta e non era granché, diciamocelo. Viceversa Angelina aveva l’eredità del padre prematuramente scomparso, praticamente era Adonis Creed che sale sul ring con il peso del padre Apollo sulle spalle. Dire però che ha vinto solo per questo è ingeneroso e sminuisce la sua bravura e la sua tecnica. Forse non sarà la canzone che vincerà l’Eurovision ma meritava comunque la vittoria, a mio modesto parere.
Un’ultima cosa: mi hanno fatto schifo i fischi a Geolier e la merda che gli hanno buttato addosso ma come in tanti hanno perculato Ultimo a suo tempo per non aver vinto nonostante il voto popolare plebiscitario, oggi non lamentatevi se è successo lo stesso al vostro beniamino. Certo dare della raccomandata (o peggio) ad Angelina vi qualifica per quello che siete. Poi fate voi.
Sanremo resta uno splendido spettacolo in un brutto spettacolo, polarizzato come tutto il “Bel Paese” e in fondo dimostra che ne è lo specchio fedele.
Adesso sì va all’Eurovision e ci si rivede l’anno prossimo.
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Don Carlo e l'on liter in quater
[cose fra me ed @egemon]
Quest'anno danno il Don Carlo e io non ne so praticamente nulla, con Verdi mi sono fermato alla trilogia popolare, avrò sentito sì e no una volta e per caso La canzone del velo ("nel giardin del bello saracino ostello", che è una fantasia spagnoleggiante molto canzonettabile, da friggere sugli organetti di strada), ma niente di più. Voi direte: chi se ne importa, solo ai vecchi, ai vips e a qualche ultimo giapponese nostalgico del melò interessa la prima della Scala. Può essere, ma io sono un passatista, un uomo attaccato a idee e costumi che hanno fatto il loro tempo, e la grandezza dell'opera lirica ancora mi tocca, sebbene non mi piacciano tutte le opere liriche... mi piacerebbe vedere un bel Le nozze di Figaro, per esempio, un bel Mozart in accoppiata con Da Ponte, il mio librettista preferito, e invece insistono con questi melodrammoni storici... che palle. C'è Anna Netrebko che i giornali ci tengono a precisare "filoputiniana", la filoputiniana Netrebko: ora, a me non è che mi abbia mai fatto impazzire al di là della presenza scenica, ma svilirla così, utilizzando questioni che esulano dall'arte, proprio mi dà l'orticaria. Viviamo tempi di maccartismo di ritorno, si sanzionano vite e carriere per insozzarle con questioni politiche... in ogni caso, anche se mi troverò con tutta probabilità in Calabria sarà un po' come essere in Piazza della Scala, fra Palazzo Marino e il monumento di Leonardo dove l'ultimo volta mi sono seduto assieme a mio papà in religiosa ammirazione.
A detta del mio amico Gigino, il simile avviene anche nel centro di Milano, ove la vita degli affari è ormai così sapientemente raccolta, che l’uomo d’affari fa a meno di tram e tassì, ma dopo poche ore cade morto ai piedi del monumento a Leonardo circondato dai suoi discepoli, che gl’intenditori chiamano on liter in quater.
Alberto Savinio, Ascolto il tuo cuore
Il soprannome del monumento "un litro in quattro" ("on liter in quater" in milanese), diffuso alla fine dell'Ottocento, era dovuto alla rassomiglianza tra le cinque statue del monumento a una bottiglia di vino con quattro bicchieri intorno. Diverse fonti dell'epoca attribuiscono allo scapigliato Giuseppe Rovani la creazione di tale soprannome.
Wikipedia
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Mi sono deciso a vedere la serie Netflix "Briganti", ma già dalla sigla ricevo il primo shock e mi assale la nostalgia per la sceneggiato RAI di Anton Giulio Majano "L'eredità della priora". Un capolavoro del 1979 che si è intrecciato in molti modi con la mia vita. Ma non è di questo che voglio parlarvi.
Quello che voglio sottolineare è che tutte e due le serie si sono avvalse per la sigla della canzone "Brigante se more" dei Musicanova, ma, inspiegabilmente, in questa nuova versione ascoltiamo l'ultima strofa del brano, cantata dall'onnipresente Raiz, con una parola assurdamente modificata.
Omme se nasce brigante se more
Ma fino all'urdemo avimma sparà
E se murimmo menate nu ciore
È 'na *preghiera* pe' 'sta libertà
(È' na *preghiera* pe' 'sta libertà)
Ebbene, laddove nell'originale si diceva "jastemma" (bestemmia), qui si dice "preghiera".
Ma perché? E perché Eugenio Bennato ha concesso questa melensa modifica?
Mi chiedo se Carlo d'Angiò, coautore del brano, morto otto anni fa, sarebbe stato d'accordo.
Aggiungo che tutta la colonna sonora dell'Eredità della priora era di Eugenio Bennato e Carlo d'Angiò e fu raccolta in un album bellissimo dei Musicanova che ha fatto la storia della musica neo-popolare meridionale. Io conservo ancora il vinile come un cimelio stropicciato e graffiato dal tempo e sono andato a rileggermi il testo per vedere se per caso non fossi io a ricordare male.
Ricordavo bene e continuo a provare fastidio per questa parola edulcorata, ribaltata, stravolta.
Di certo questo condizionerà la mia visione dei Briganti di casa Netflix.
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Fonte: The New Yorker
Nel 2013, i lavoratori di una società di costruzioni tedesca hanno notato qualcosa di strano nella loro fotocopiatrice Xerox: quando hanno fatto una copia della planimetria di una casa, la copia differiva dall'originale in modo sottile ma significativo. Nella planimetria originale, ciascuna delle tre stanze della casa era accompagnata da un rettangolo che specificava la sua area: le stanze erano rispettivamente 14,13, 21,11 e 17,42 metri quadrati. Tuttavia, nella fotocopia, tutte e tre le camere sono state etichettate come 14,13 metri quadrati. L'azienda ha contattato l'informatico David Kriesel per indagare su questo risultato apparentemente inconcepibile. Avevano bisogno di un informatico perché una moderna fotocopiatrice Xerox non utilizza il processo xerografico fisico reso popolare negli anni sessanta. Invece, scansiona il documento digitalmente e quindi stampa il file immagine risultante. Combinalo con il fatto che praticamente ogni file immagine digitale è compresso per risparmiare spazio, e una soluzione al mistero inizia a suggerirsi.
La compressione di un file richiede due passaggi: prima, la codifica, durante la quale il file viene convertito in un formato più compatto, e poi la decodifica, per cui il processo viene invertito. Se il file ripristinato è identico all'originale, il processo di compressione è descritto come lossless: nessuna informazione è stata scartata. Al contrario, se il file ripristinato è solo un'approssimazione dell'originale, la compressione è descritta come lossy: alcune informazioni sono state scartate e ora non sono recuperabili. La compressione senza perdita è ciò che viene tipicamente utilizzato per i file di testo e i programmi per computer, perché questi sono domini in cui anche un singolo carattere errato ha il potenziale per essere disastroso. La compressione lossy viene spesso utilizzata per foto, audio e video in situazioni in cui la precisione assoluta non è essenziale. La maggior parte delle volte, non ci accorgiamo se un'immagine, una canzone o un film non è perfettamente riprodotto. La perdita di fedeltà diventa più evidente solo quando i file vengono schiacciati molto strettamente. In quei casi, notiamo quelli che sono noti come artefatti di compressione: la sfocatura delle più piccole immagini JPEG e MPEG, o il suono sottile degli MP3 a basso bitrate.
Le fotocopiatrici Xerox utilizzano un formato di compressione con perdita noto come JBIG2, progettato per l'uso con immagini in bianco e nero. Per risparmiare spazio, la fotocopiatrice identifica regioni dall'aspetto simile nell'immagine e memorizza una singola copia per tutte; quando il file viene decompresso, utilizza ripetutamente quella copia per ricostruire l'immagine. Si è scoperto che la fotocopiatrice aveva giudicato le etichette che specificavano l'area delle stanze abbastanza simili da dover conservare solo una di esse - 14,13 - e l'ha riutilizzata per tutte e tre le stanze durante la stampa della planimetria.
Il fatto che le fotocopiatrici Xerox utilizzino un formato di compressione lossy invece di uno lossless non è, di per sé, un problema. Il problema è che le fotocopiatrici stavano degradando l'immagine in modo sottile, in cui i manufatti di compressione non erano immediatamente riconoscibili. Se la fotocopiatrice producesse semplicemente stampe sfocate, tutti saprebbero che non erano riproduzioni accurate degli originali. Ciò che ha portato ai problemi è stato il fatto che la fotocopiatrice stava producendo numeri leggibili ma errati; ha fatto sembrare le copie accurate quando non lo erano. (Nel 2014, Xerox ha rilasciato una patch per correggere questo problema.)
Penso che questo incidente con la fotocopiatrice Xerox valga la pena di essere preso in considerazione oggi, poiché consideriamo ChatGPT di OpenAI e altri programmi simili, che i ricercatori di A.I. chiamano grandi modelli linguistici. La somiglianza tra una fotocopiatrice e un modello linguistico di grandi dimensioni potrebbe non essere immediatamente evidente, ma considera il seguente scenario. Immagina che stai per perdere l'accesso a Internet per sempre. In preparazione, si prevede di creare una copia compressa di tutto il testo sul Web, in modo da poterlo archiviare su un server privato. Sfortunatamente, il tuo server privato ha solo l'uno per cento dello spazio necessario; non puoi usare un algoritmo di compressione senza perdita se vuoi che tutto si adatti. Invece, scrivi un algoritmo lossy che identifica le regolarità statistiche nel testo e le memorizza in un formato di file specializzato. Poiché hai un potere computazionale praticamente illimitato da lanciare a questo compito, il tuo algoritmo può identificare regolarità statistiche straordinariamente sfumate, e questo ti permette di raggiungere il rapporto di compressione desiderato di cento a uno.
Ora, perdere l'accesso a Internet non è così terribile; hai tutte le informazioni sul Web memorizzate sul tuo server. L'unico problema è che, poiché il testo è stato così altamente compresso, non puoi cercare informazioni cercando una citazione esatta; non otterrai mai una corrispondenza esatta, perché le parole non sono ciò che viene memorizzato. Per risolvere questo problema, crei un'interfaccia che accetta query sotto forma di domande e risponde con risposte che trasmettono l'essenza di ciò che hai sul tuo server.
Quello che ho descritto assomiglia molto a ChatGPT, o alla maggior parte di qualsiasi altro modello linguistico di grandi dimensioni. Pensa a ChatGPT come a un JPEG sfocato di tutto il testo sul Web. Conserva gran parte delle informazioni sul Web, nello stesso modo in cui un JPEG conserva gran parte delle informazioni di un'immagine ad alta risoluzione, ma, se stai cercando una sequenza esatta di bit, non la troverai; tutto ciò che otterrai mai è un'approssimazione. Ma, poiché l'approssimazione è presentata sotto forma di testo grammaticale, che ChatGPT eccelle nella creazione, di solito è accettabile. Stai ancora guardando un JPEG sfocato, ma la sfocatura si verifica in un modo che non rende l'immagine nel suo complesso meno nitida.
Questa analogia con la compressione con perdita non è solo un modo per comprendere la funzione di ChatGPT nel riconfezionare le informazioni trovate sul Web utilizzando parole diverse. È anche un modo per capire le "allucinazioni", o risposte senza senso a domande fattuali, a cui i grandi modelli linguistici come ChatGPT sono fin troppo inclini. Queste allucinazioni sono artefatti a compressione, ma, come le etichette errate generate dalla fotocopiatrice Xerox, sono abbastanza plausibili che identificarle richiede il confronto con gli originali, il che in questo caso significa il Web o la nostra conoscenza del mondo. Quando pensiamo a loro in questo modo, tali allucinazioni sono tutt'altro che sorprendenti; se un algoritmo di compressione è progettato per ricostruire il testo dopo che il novantanove per cento dell'originale è stato scartato, dovremmo aspettarci che porzioni significative di ciò che genera saranno interamente fabbricate.
Questa analogia ha ancora più senso quando ricordiamo che una tecnica comune utilizzata dagli algoritmi di compressione con perdita è l'interpolazione, cioè stimare ciò che manca guardando ciò che si trova su entrambi i lati del divario. Quando un programma di immagini visualizza una foto e deve ricostruire un pixel che è stato perso durante il processo di compressione, guarda i pixel vicini e calcola la media. Questo è ciò che fa ChatGPT quando gli viene chiesto di descrivere, ad esempio, perdere un calzino nell'asciugatrice usando lo stile della Dichiarazione di Indipendenza: sta prendendo due punti nello "spazio lessico" e generando il testo che occuperebbe la posizione tra di loro. ("Quando nel corso degli eventi umani, diventa necessario che uno separi i suoi indumenti dai loro compagni, al fine di mantenere la pulizia e l'ordine dei loro. . . .") ChatGPT è così bravo in questa forma di interpolazione che le persone la trovano divertente: hanno scoperto uno strumento "sfocatura" per i paragrafi invece delle foto e si stanno divertendo a giocarci.
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Eugenio Bennato - Mon père et ma mère - 2017
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..E non si può vivere senza amare
ma si può vivere senza padrone
e da mio padre e da mia madre
che ho imparato questa canzone ..
..E c'è una favola del potere
e c'è una favola popolare
e da mio padre e da mia madre
me la son fatta raccontare ..
(Queste parole sono l'eredità che mi hanno lasciato i miei genitori )
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Storia Di Musica #331 - Antonello Venditti, Sotto Il Segno Dei Pesci, 1978
L’ultimo disco di questo scatolone incredibile che ho ritrovato in soffitta è uno dei dischi più famosi di sempre fatti in Italia. È un disco che segna un momento storico per il nostro Paese a cui indirettamente anche lui contribuisce, e uno più personale, che proietta l’autore a diventare una delle voci più famose, e incisive, della canzone italiana. È anche l’opportunità per raccontare di un cantautore che troppo spesso è stato bistrattato per il suo essere “commerciale” (definizione che per me ha valore di assoluta stupidità). Il disco di oggi esce l’8 Marzo 1978. 29 anni prima, era nato nello stesso giorno l’autore, Antonello Venditti. Proprio per questo, il titolo, profondamente autobiografico, è Sotto Il Segno Dei Pesci. Dico subito che nello scatolone ho la fortuna di avere una prima edizione originale: la stupenda copertina di Mario Convertino, designer celeberrimo di fortunatissime copertine di album e uno dei primi ad usare la grafica in TV (Mister Fantasy del 1981, di cui cura sigla e grafica, alle videosigle de La Domenica Sportiva nel 1986, e persino la grafica delle partite dei Mondiali di Italia '90) insieme ai due pesci colorati vi sono in rilievo i dodici segni dello Zodiaco. Venditti arriva a questo disco dopo un percorso artistico particolare. L’inizio, famosissimo, è al Folkstudio, il locale romano dove stringe amicizia con Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano e soprattutto Francesco De Gregori: a quel momento dedica una delle strofe più famose della canzone italiana, quattro ragazzi con la chitarra e il pianoforte sulla spalla, di Notte Prima Degli Esami. La It di Vincenzo Micocci gli dà l’opportunità di fare un disco insieme a De Gregori, e nasce così nel 1972 Theoruis Campus. Il disco segna però un distacco tra i due, su cui la stampa musicale ha ricamato cose assurde e per la maggior parte inventate (su tutte che Pianobar di De Gregori fosse indirizzata a lui). Segue quindi il percorso di un cantautorato febbrile e intenso, estroverso e popolare, incentrato sulla passione per la sua città, Roma (a cui dedicherà veri e propri inni, come Roma Capoccia, E Li Ponti So’ Soli da L’Orso Bruno del 1973, Campo De’ Fiori da Quando Verrà Natale del 1974, e sul raccontare storie forti e niente affatto scontate. Tra queste ultime, Mio Padre Ha Un Buco In Gola (Le Cose Della Vita, 1973) sugli attriti generazionali, Canzone Per Seveso (da Ullalà, 1977) per l’ecologia, e soprattutto una carrellata di canzoni dedicate a figure femminili che faranno epoca, come Lilly (dall’omonimo album del 1975), struggente, una delle prime canzoni italiane scritte sulla droga, Maria Maddalena (1977), sulla prostituzione.
Sotto Il Segno Dei Pesci uscirà una settimana prima del sequestro Moro. Ne diventerà suo malgrado una sorta di colonna sonora, in un disco cruciale che assomma, in una maniera decisiva la contestazione e il riflusso, le storie dell’amore intimo e l’impegno per le lotte sociali, le speranze pubbliche e le frustrazioni quotidiani. Ne è esempio il ritornello, che conosciamo tutti, della title track, dedicata alla storia di Marina e di Giovanni (due veri suoi amici) delle loro paure sul futuro, del cambiare città perchè “Tutto quel che voglio, pensavo\È solamente amore\Ed unità per noi\Che meritiamo un'altra vita\Più giusta e libera se vuoi\Corri, amore, corri, non aver paura”. È il disco con cui “ricompone” con De Gregori: gli dedica la scarna e delicata Francesco, (Possiamo ancora suoniamo ancora l'ultima volta\Senza rimpianti, senza paura\Come due amici antichi\E nient'altro di più di più di più) e soprattutto Bomba O Non Bomba, che parla di due ragazzi, Antonello e Francesco (De Gregori, naturalmente), e ripercorre il cammino dei due protagonisti, e gli incontri fatti, a Sasso Marconi, Roncobilaccio, Firenze e Orvieto (in ordine cronologico le uscite dell’Autostrada Del Sole, direzione Roma), per raggiungere il successo, rappresentato da Roma come meta finale. È anche un disco per le donne: Sara (“svegliati è primavera”) è una toccante storia di una ragazza incinta, amica della prima moglie Simona Izzo al Liceo Mamiami di Roma, di un ragazzo “mammome e anaffettivo” (Ma Sara, mi devo laureare, e forse un giorno ti sposerò\Magari in chiesa (…) tu non sei più sola, il tuo amore gli basterà\Il tuo bambino, se ci credi nascerà); Giulia è invece la prima canzone che parla apertamente di un amore lesbico all’interno di una coppia eterosessuale, il punto di vista del testo è dell’uomo che si trova a ragionare sull’allontanamento della sua amata, la canzone è un gioiello del disco, potente e struggente, È Giulia che ti tocca\È Giulia che ti porta\Via da me (…) Lei è solo troppo anche per te\Lei è solo un po' confusa\E ti prego non portarla\Via da me. C’è pure la canzone sociale di Chen Il Cinese, la deliziosa Il Telegiornale, che sembra scritta adesso “TG1, TG2, che confusione\Ma almeno rimane il pregio dell'informazione\E tra una smentita e l'altra e un sorriso ministeriale\Ci fa capire che le cose non vanno poi\Troppo male.
Il disco fu registrato a Roma nei Trafalgar Recording Studios e a Londra ai Marquee Studios; il tecnico del suono è Gaetano Ria, che si occupa anche del missaggio insieme a Tim Painter. Tra i musicisti sono da ricordare i componenti del gruppo degli Stradaperta, già collaboratori di Venditti in Lilly; anche Carlo Siliotto e Pablo Romero avevano già suonato con il cantautore (entrambi nell'album Quando verrà Natale), ed inoltre suona nell'album il tastierista dei Goblin, Claudio Simonetti. Durante le session dell'album venne registrata anche un'altra canzone, Italia, che però non venne inserita nel disco (solo nel 1982 sarà pubblicata in Sotto La Pioggia). Il disco venderà tantissimo: 700.000 copie quell’anno, Sotto Il Segno Dei Pesci\Sara singolo Numero Uno, riuscendo, come pochissimi, a intuire l’umore della piazza. Perché è un fatto che forse per la sua produzione quantitativamente molto elevata rispetto ad altri grandi cantautori, e spesso per alcune sue scelte facili, abbia sempre avuto critica feroce. Il problema della “musica commerciale” è la scusa di chi deve per forza contestare le scelte artistiche non per quelle che sono (un lavoro artistico ha tutto il diritto di essere considerato brutto). Venditti fu accusato di disimpegno negli anni ’80, su cui per anni la critica ha ironizzato sul suo intimismo da supermercato, seppure nonostante dischi non così belli come questo scriverà inni generazionali, ne elenco un paio: Ci Vorrebbe Un Amico e Notte Prima Degli Esami nel 1984 da Cuore, In Questo Mondi Di Ladri del 1988 che venderà più di un Milione di Copie, Alta Marea, cover di Don’t Dream It’s Over dei Crowded House del 1991. Ditemi se è poco.
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