#ansia e fuga
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Terre rare di Sandro Veronesi: La fragilità della vita moderna raccontata attraverso il ritorno di Pietro Paladini. Recensione di Alessandria today
Un viaggio interiore tra ansia e ricerca della verità
Un viaggio interiore tra ansia e ricerca della verità. In Terre rare, Sandro Veronesi riprende le vicende di Pietro Paladini, protagonista del celebre romanzo Caos calmo. Questa volta, l’autore ci trasporta in una narrazione intensa e drammatica, dove, nel giro di sole ventiquattro ore, la vita di Paladini subisce un crollo totale. Un grave errore sul lavoro, la patente sospesa, l’ufficio…
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IL TONO VAGALE: LA CHIAVE NEUROBIOLOGICA PER IL BENESSERE EMOTIVO, LA RESILIENZA E LA GUARIGIONE
C’è un sistema, nel nostro corpo, che regola in silenzio la nostra capacità di rilassarci, dormire, digerire, rigenerarci e anche di sentirci al sicuro. È il sistema nervoso autonomo. E al suo interno, un nervo in particolare svolge un ruolo cruciale.. il nervo vago.
Il nervo vago è il decimo nervo cranico, e ha un'estensione che parte dal tronco encefalico e raggiunge il cuore, i polmoni, l’esofago, lo stomaco, il fegato, il pancreas, i reni e l’intestino. È coinvolto in una lunga lista di funzioni vitali, dalla regolazione del battito cardiaco e della pressione sanguigna, alla secrezione gastrica, alla motilità intestinale, fino al tono dell’umore, alla percezione di sicurezza, alla regolazione immunitaria.
Negli ultimi decenni, la ricerca scientifica ha evidenziato come la qualità del “tono vagale”, cioè la capacità del nervo vago di svolgere in modo efficiente le sue funzioni, sia strettamente correlata al nostro stato psicofisico. Chi ha un buon tono vagale è in grado di passare facilmente da uno stato di attivazione a uno stato di riposo. Può gestire lo stress, dormire bene, mantenere una digestione equilibrata. Chi ha un tono vagale basso, invece, tende a rimanere bloccato in stati di allerta o di spegnimento, con un impatto profondo su salute mentale, intestinale, immunitaria e cardiovascolare.
Vediamo insieme cosa significa avere un buon tono vagale, quali sono i segnali di una sua compromissione, e come è possibile, in modo del tutto naturale, riattivare questa fondamentale via di regolazione biologica.
Con “tono vagale” si intende la capacità del nervo vago di svolgere correttamente la sua funzione di regolazione parasimpatica. Il sistema parasimpatico è quella parte del sistema nervoso autonomo che si attiva nei momenti di recupero, quiete, digestione e rigenerazione. Il suo compito è quello di riportare l’organismo a uno stato di equilibrio dopo un evento stressante.
Il tono vagale è quindi un indicatore del nostro stato di regolazione neurovegetativa. Quando è elevato, il passaggio tra attivazione e rilassamento è fluido. La frequenza cardiaca è regolare. Il respiro è profondo. La digestione funziona. L’umore è stabile. Il sonno è riposante.
Quando invece è basso, l’organismo fa fatica a spegnere le risposte allo stress. Ci si può sentire costantemente in allerta, oppure cronicamente esauriti. Possono comparire ansia, insonnia, disturbi digestivi, tachicardia, ipersensibilità, ipotensione o, al contrario, pressione elevata. La neuroinfiammazione aumenta. Il sistema immunitario si sbilancia.
La teoria polivagale, descrive tre modalità principali in cui il nostro sistema nervoso può rispondere agli stimoli ambientali:
1. Stato di sicurezza e connessione (nervo vago ventrale): è lo stato in cui possiamo rilassarci, comunicare, digerire, dormire, amare. Quando siamo in questo stato, il nostro corpo è in equilibrio, il tono vagale è alto e ci sentiamo al sicuro, presenti, connessi.
2. Stato di attacco o fuga (sistema simpatico): quando percepiamo una minaccia, il corpo si prepara ad agire. Il cuore accelera, i muscoli si tendono, la digestione si blocca. È una risposta utile in situazioni di pericolo reale, ma se persiste nel tempo può generare ansia, insonnia, irritabilità, ipertensione, infiammazione.
3. Stato di immobilizzazione o spegnimento (nervo vago dorsale): è la risposta del corpo quando la minaccia è percepita come ingestibile. Il sistema si spegne per proteggersi. Si manifesta come stanchezza estrema, depressione, dissociazione, apatia, bradicardia, digestione paralizzata.
L’adattamento sano prevede la capacità di passare fluidamente da uno stato all’altro, in risposta ai bisogni del momento. Ma quando il tono vagale è compromesso, il corpo può rimanere bloccato in stati di attivazione o spegnimento anche in assenza di pericoli reali.
Un tono vagale basso può manifestarsi in molti modi. Alcuni segnali frequenti includono:
- Ansia persistente
- Umore depresso o fluttuante
- Stanchezza cronica
- Insonnia o sonno non ristoratore
- Sensazione di “disconnessione” dal corpo o dagli altri
- Difficoltà digestive (gonfiore, stitichezza, reflusso)
- Intolleranze alimentari
- Tachicardia o aritmie
- Pressione bassa (con sensazione di giramento alzandosi)
- Sudorazione alterata
- Disfunzioni immunitarie o infiammatorie
In molti casi, questi sintomi non trovano una causa organica chiara agli esami tradizionali. Ma hanno una radice neurofisiologica reale, il sistema nervoso non riesce a ritrovare uno stato di sicurezza.
Ecco le principali cause di tono vagale compromesso:
1. Stress cronico non elaborato: Vivere costantemente sotto pressione, senza momenti di vero recupero, esaurisce la capacità del sistema nervoso di tornare allo stato parasimpatico. Il corpo resta in allerta, e il tono vagale si abbassa.
2. Traumi psicologici (grandi e piccoli): Eventi traumatici, soprattutto se vissuti durante l’infanzia, possono lasciare una traccia profonda nel sistema nervoso. Anche esperienze apparentemente minori ma ripetute, come la mancanza di sostegno emotivo, l’umiliazione, l’abbandono, possono compromettere il senso di sicurezza e quindi il tono vagale.
3. Infezioni croniche e neurotropiche: Virus come Epstein-Barr, Herpes virus, Lyme o enterovirus possono influenzare direttamente il nervo vago o il sistema immunitario, creando uno stato di infiammazione cronica che interferisce con la regolazione neurovegetativa.
4. Disbiosi intestinale: Il microbiota intestinale comunica in modo diretto con il cervello attraverso il nervo vago. Una disbiosi o una permeabilità intestinale cronica generano segnali infiammatori costanti, con ripercussioni sul tono vagale.
5. Tossicità ambientale: Esposizione a metalli pesanti, muffe, pesticidi, plastificanti e altre sostanze neurotossiche può alterare la funzione mitocondriale, la regolazione immunitaria e quella neurovegetativa.
6. Disregolazioni glicemiche: Diete ricche di zuccheri semplici e carboidrati raffinati, con picchi e crolli glicemici, destabilizzano il sistema nervoso e influenzano negativamente il tono vagale.
7. Carenze nutrizionali: La carenza di nutrienti come magnesio, zinco, vitamine del gruppo B, acidi grassi essenziali può ostacolare i processi di regolazione nervosa e infiammatoria.
Migliorare il tono vagale è possibile, anche in caso di compromissione importante. Ecco le strategie più efficaci, validate dalla clinica e dalla ricerca:
1. Respirazione consapevole: Respirare lentamente e profondamente stimola direttamente il nervo vago. Pratica quotidianamente 5-10 minuti di respirazione diaframmatica (inspiro 4, espiro 6-8 secondi). Meglio ancora se associata a consapevolezza corporea o preghiera.
2. Esposizione graduale al freddo:
Spruzzarsi il viso con acqua fredda, terminare la doccia con 30 secondi di acqua fredda o fare brevi bagni freddi stimola il nervo vago e rafforza la regolazione neurovegetativa.
3. Suoni e vocalizzazione: Cantare, mormorare, fare gargarismi o emettere vocalizzazioni prolungate (come il suono “Om”) attivano i muscoli collegati al vago e migliorano la coerenza cardiaca.
4. Movimento quotidiano: Camminare all’aria aperta, fare esercizi leggeri, ballare, praticare yoga dolce o Qi Gong aiuta il sistema nervoso a scaricare tensioni e ad attivare il parasimpatico.
5. Digiuno intermittente (personalizzato): Pause alimentari di 12-14 ore notturne (non prolungate) migliorano la sensibilità insulinica, la flessibilità metabolica e il recupero mitocondriale, beneficiando il tono vagale.
6. Nutrizione antinfiammatoria e probiotica: Dieta basata su cibi integrali, vegetali freschi, grassi buoni, proteine pulite e fermentati. Evitare zuccheri, farine raffinate, alimenti industriali, glutine e caseina se reattivi.
7. Somatic experiencing e terapie corporee: Tecniche come TRE (trauma release exercises), craniosacrale, osteopatia biodinamica, massaggi mirati e bodywork aiutano a liberare tensioni profonde e a ristabilire la regolazione autonoma.
8. Connessione relazionale autentica: Il contatto umano empatico, uno sguardo, una carezza, una conversazione sincera, attiva la branca ventrale del nervo vago. Circondarsi di persone sicure migliora il tono vagale.
9. Preghiera, meditazione, gratitudine: Tutte le pratiche che promuovono presenza, silenzio interiore, compassione e senso di connessione più ampio hanno un impatto diretto sul sistema nervoso e sul tono vagale.
10. Supporti mirati: In presenza di carenze o segnali specifici, può essere utile integrare magnesio (meglio se bisglicinato o treonato), zinco, omega 3, vitamine B, adaptogeni come ashwagandha, rhodiola, tulsi, L-teanina.
Il nervo vago non è solo un elemento anatomico. È una via maestra per la regolazione, l’integrazione mente-corpo e la possibilità concreta di ritrovare uno stato di equilibrio profondo.
Un tono vagale basso non è un destino. È un segnale. Un messaggio del corpo che chiede attenzione, rallentamento, nutrimento, contatto. Non esistono scorciatoie, ma esiste una strada. Una strada fatta di piccoli gesti, scelte quotidiane, ascolto sincero. E, quando serve, il supporto giusto per ritrovare la capacità di sentirsi al sicuro nel proprio corpo.
In ogni percorso di guarigione, fisica, psichica, emotiva, il tono vagale rappresenta un punto di accesso chiave. Riattivarlo significa non solo ridurre i sintomi, ma ricostruire la base fisiologica della vitalità, della gioia, della connessione. E ritornare pienamente presenti alla vita.
XO - Patrizia Coffaro
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Un tema che mi sta a cuore il narcisismo, e che non auguro a nessuno di incontrare mai nella vita uomo o donna che sia: gli insospettabili camaleonti.
Ecco cosa fanno.
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1. Incolpare Gli Altri:
- Il narcisista sposterà la colpa su di te o su altri, sostenendo che le sue azioni offensive sono state una risposta al tuo comportamento.
2. Esagerando La Loro Sofferenza:
Esagereranno la propria sofferenza, facendo sembrare quelli che sono stati offesi o feriti di più.
3. Fingere l'innocenza:
- Il narcisista agirà in modo completamente innocente e confuso, fingendo di non capire il motivo per cui sei sconvolto/a e accusandoti di reagire in modo eccessivo.
4. Manipolazione delle emozioni:
Useranno la manipolazione emotiva, come piangere o mettere il broncio, per evocare la simpatia degli altri, ritraendo se stessi come la parte fraintesa e maltrattata.
5. GASLIGHTING:
- Il narcisista utilizzerà il gaslighting, negando le sue azioni e distorcendo i fatti per farti dubitare della tua percezione e memoria della situazione, facendoti chiedere se sei tu quello sbagliata.
Cose che guadagni lasciando il narcisista o la narcisista .
1. Libertà: Fuga dalla manipolazione e dal controllo.
2. Pace della mente: Niente più ansia e tensione costanti.
3. Rispetto di sé: riconquista la tua dignità e la tua autostima.
4. Stabilità emotiva: liberati dalle montagne russe emotive.
5. Relazioni autentiche: costruisci connessioni genuine basate sul rispetto reciproco.
6. Crescita personale: concentrarsi sulla scoperta di sé e sul miglioramento.
7. Sicurezza: Proteggiti dai danni emotivi e talvolta fisici.
8. Amore per se stessi: riconnettiti e dai la priorità ai tuoi bisogni e desideri.
9. Energia: Recupera l'energia una volta drenata da interazioni tossiche.
10. Felicità: crea una vita piena di gioia e positività.
11. Confini: Stabilire e mantenere confini sani.
12. Chiarezza: libera la tua mente dalla costante confusione e gaslighting.
13. Opportunità: apriti a nuove possibilità e avventure.
14. Reti di supporto: rafforzare le connessioni con amici e familiari di supporto.
15. Autonomia: Prendi decisioni in base ai tuoi bisogni e valori.
dalla pag fb di Ubaldo Mosca
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Solo Leveling Episodio 2 – If I Had One More Chance – La storia e la recensione

Se il primo episodio ci aveva introdotto al mondo brutale e spietato dei dungeon, il secondo episodio di Solo Leveling: If I Had One More Chance ci ha trascinati dritti in una situazione da incubo. Senza mezzi termini, questa puntata è stata un concentrato di ansia, tensione e disperazione, con una costruzione narrativa che ha messo alla prova i nervi dei personaggi e dei fan. Un Passaggio per l’Inferno L’episodio riprende esattamente da dove ci eravamo lasciati: Jinwoo e il suo gruppo, dopo aver completato un dungeon apparentemente normale, scoprono un passaggio segreto che li conduce in un tempio inquietante. Fin dall’inizio, l’atmosfera si fa pesante, con enormi statue che li osservano immobili e iscrizioni misteriose sui muri. Il gruppo è diviso tra curiosità e paura, ma il desiderio di tesori e ricompense ha la meglio. E qui arriva la prima mazzata: la porta si chiude alle loro spalle, sigillandoli dentro. E da quel momento in poi, tutto prende una piega infernale. Guarda il trailer https://youtu.be/FcUvTzRI4tc?si=FsZruvTjKxb0etFH Le Statue della Morte Le enormi statue che fino a pochi secondi prima sembravano semplici ornamenti si animano improvvisamente e iniziano a massacrare i cacciatori senza alcun preavviso. Il primo attacco è un vero shock: una statua decapita un membro del gruppo con un solo colpo, mentre un’altra riduce in poltiglia un altro poveretto. Il panico esplode, i cacciatori cercano disperatamente una via di fuga, ma il tempio sembra avere le sue regole e nessuno ha idea di come sopravvivere. È qui che emerge il primo elemento chiave dell’episodio: i comandamenti del tempio. Su una parete, Jinwoo e gli altri leggono alcune regole criptiche che sembrano essere l’unico modo per evitare la morte certa. Il problema? Nessuno le capisce subito. Jinwoo, il Sopravvissuto Mentre il numero di vittime continua ad aumentare, Jinwoo inizia a ragionare. Capisce che l’unico modo per salvarsi è rispettare i comandamenti: inginocchiarsi davanti alla statua principale, non scappare, non attaccare. Ma tra il caos e la disperazione, far capire agli altri queste regole è quasi impossibile. Il livello di tensione dell’episodio è altissimo. Ogni secondo che passa porta con sé nuove morti brutali, e i superstiti iniziano a perdere ogni speranza. La colonna sonora e l’animazione rendono l’atmosfera ancora più opprimente, con inquadrature strette sui volti terrorizzati dei cacciatori e un gioco di luci e ombre che enfatizza il senso di claustrofobia. Quando finalmente Jinwoo riesce a convincere alcuni membri a seguire i comandamenti, la situazione sembra stabilizzarsi per un attimo… ma non è ancora finita. L’Ultima Prova e il Sacrificio Dopo aver superato il massacro iniziale, il tempio impone un’ultima regola: offrire un sacrificio. Ed è qui che l’episodio raggiunge il suo climax emotivo. Jinwoo, ferito e senza più forze, si rende conto che qualcuno deve rimanere indietro per permettere agli altri di salvarsi. Mentre tutti gli altri cercano disperatamente di scappare, lui prende una decisione folle e coraggiosa: affrontare da solo il destino. L’episodio si chiude con una scena che lascia con il fiato sospeso. Jinwoo, sanguinante e con lo sguardo determinato, viene colpito da una delle statue mentre il resto del gruppo fugge dal tempio. Il suo corpo giace a terra, il sangue si espande intorno a lui. È la fine? O è l’inizio di qualcosa di molto più grande? https://youtu.be/kyDWhr1Gfhg?si=-0grJtvEY9H0YAN8 Recensione di Solo Leveling: If I Had One More Chance – Episodio 2: La Legge del Tempio Il secondo episodio di Solo Leveling: If I Had One More Chance è un pugno nello stomaco. Se nel primo episodio ci siamo immersi nel mondo spietato dei cacciatori e abbiamo conosciuto il protagonista, ora veniamo gettati in un incubo senza via d’uscita. Questo episodio non solo alza la posta in gioco, ma lo fa con una crudezza e una tensione che non lasciano spazio a respiri. È un’escalation continua che ci tiene incollati allo schermo, con un ritmo soffocante e una regia che trasmette ogni briciolo di disperazione. Ma sarà stato un episodio perfetto? Vediamolo insieme, con un occhio critico e appassionato. La Morsa della Paura L’episodio riprende esattamente da dove ci eravamo fermati: Jinwoo e il suo gruppo scoprono un passaggio segreto dentro il dungeon, un luogo che si rivela ben presto una trappola mortale. Il tempio delle statue non è solo un semplice scenario inquietante: è una carneficina in attesa di cominciare. L’atmosfera è subito tesa, e quando la prima statua si muove per colpire, capiamo che nessuno è al sicuro. Ciò che rende questo episodio così efficace è il modo in cui costruisce il senso di impotenza. I cacciatori, che fino a quel momento credevano di essere dei combattenti esperti, si trasformano in prede. Ogni tentativo di reagire è inutile, ogni fuga viene stroncata sul nascere. Le statue si muovono con una precisione spietata e il loro potere è inarrestabile. L’ansia cresce a ogni secondo, e più i personaggi cadono uno dopo l’altro, più ci rendiamo conto che questa non è la solita battaglia: è un massacro senza regole. Il Peso delle Regole e il Ruolo di Jinwoo Eppure, una via d’uscita esiste. Il problema? È nascosta dietro dei comandamenti misteriosi scritti sui muri del tempio. Questo dettaglio trasforma l’episodio in un misto tra horror e puzzle game, dove la sopravvivenza dipende dalla capacità di leggere la situazione. E qui entra in gioco Jinwoo. Mentre tutti gli altri vengono travolti dal panico, lui è l’unico che cerca di capire. Il suo processo mentale è credibile e ben costruito: non è un genio sovrumano che risolve tutto in un attimo, ma un ragazzo che lotta con la paura e la disperazione, ma non si lascia schiacciare. Quando finalmente intuisce che inginocchiarsi è la chiave per evitare l’attacco delle statue, la tensione si allenta solo per un attimo. Ma l’episodio non si ferma. Dopo il primo massacro, arriva la seconda sfida: il sacrificio. A questo punto Jinwoo è ferito, esausto, eppure è l’unico che riesce a prendere una decisione nel caos. Il modo in cui accetta il suo destino, rimanendo indietro mentre gli altri scappano, è una delle scene più potenti dell’episodio. La regia, il silenzio carico di tensione, lo sguardo determinato di Jinwoo mentre il suo corpo cade nel sangue… è un finale perfetto. Pro e Contro ✅ Pro: - Tensione altissima: dalla prima all’ultima scena, l’episodio non concede un attimo di respiro. - Regia e animazione al top: le espressioni dei personaggi, l’illuminazione cupa del tempio, i movimenti letali delle statue… tutto costruisce una tensione incredibile. - Jinwoo brilla come protagonista: non è un eroe perfetto, ma un ragazzo spinto al limite che usa l’intelligenza per sopravvivere. - L’elemento del mistero funziona benissimo: i comandamenti del tempio trasformano la battaglia in un enigma da decifrare, rendendo tutto più intrigante. - Finale d’impatto: la scelta di Jinwoo di sacrificarsi è un momento emotivamente forte e lascia il pubblico con il fiato sospeso. ❌ Contro: - Personaggi secondari anonimi: molti dei cacciatori vengono eliminati prima ancora che si possa ricordare i loro nomi, riducendo l’impatto delle loro morti. - Ritmo serrato, forse troppo: la tensione costante è efficace, ma alcuni spettatori potrebbero desiderare qualche momento di pausa per assorbire meglio gli eventi. - Poca spiegazione sul mondo esterno: chi non conosce il materiale originale potrebbe trovarsi spaesato riguardo ai dungeon e al funzionamento del sistema di caccia. Conclusione: Un Episodio Sconvolgente che Resta Impresso L’episodio 2 di Solo Leveling: If I Had One More Chance è stato brutale, intenso e perfettamente orchestrato. Ha portato la serie a un altro livello, trasformando la classica avventura fantasy in un thriller di sopravvivenza dove la paura e l’intelligenza contano più della forza bruta. Ci sono piccoli difetti, come la mancanza di caratterizzazione per alcuni personaggi secondari, ma nel complesso l’episodio ha fatto esattamente quello che doveva: coinvolgere, spaventare e lasciare il pubblico in attesa spasmodica del prossimo capitolo. 🔹 Voto: 8.5/10 Un episodio incredibile che inchioda lo spettatore alla sedia, con un mix perfetto di horror, azione e tensione psicologica. Se la serie continuerà su questa strada, potremmo trovarci di fronte a una delle migliori trasposizioni anime degli ultimi anni. https://youtu.be/QDMV_u6vUMU?si=RmbjLp1uDeb4G-5o Read the full article
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La costanza del cielo di Gian Piero Stefanoni, Il ramo e la foglia edizioni. A cura di Patrizia Baglioni
La terra è cruda esperienza, è sommossa violenta, è mutamento inavvertito e urtante. Il tempo del suolo è scandito e questo instilla ansia e disagio. Cosa accadrà di me domani? Mentre mi interrogo con lo sguardo cerco una fuga… verso il cielo. Il cielo appare un riparo, anch’esso cambia sfumature, s’offusca e grida vento, o ci inonda di pianto e stelle. Ma resta un simbolo costante. “Non è…
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Là notte buia, il fresco che mi offusca la vista.
Vedo una luce in mezzo al nulla.
Panico,paura, ansia.
Tutto in un'attimo.
Avanzo pensando magari e qualcun'altro ché cerca là fuga in mezzo a questo labirinto di notte.
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Intrigo sulla vetta - Una sinistra alleanza tra Mickey Mouse e Ariel
Intrigo sulla vetta – Una sinistra alleanza tra Mickey Mouse e Ariel Mickey Mouse era in fuga. Il suo solito sorriso era scomparso, sostituito da una espressione di paura e ansia. Era braccato da qualcosa di oscuro e pericoloso, qualcosa che aveva intenzione di ucciderlo. Era stato costretto a scappare dalle strade di Topolinia, finendo per trovarsi tra gli impervi sentieri di una montagna…
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NEL DOLORE, IL CUORE CERCA RESPIRO
Quando ci troviamo di fronte al dolore profondo, tutto intorno a noi sembra cedere e oscillare. Siamo travolti dalle sensazioni: un cuore che batte all'impazzata, mani che tremano, uno stomaco che si stringe in una morsa di ansia.
Questi sono i momenti in cui il dolore ci chiede di fermarci. Ci invita a sopportare l'incertezza, a rimanere sospesi in un limbo di emozioni non risolte. Vorremmo trovare una via di fuga rapida, scegliere subito una direzione, qualsiasi direzione, pur di muoverci da dove siamo. Ma spesso, il coraggio si trova nella pazienza di attendere.
Ci è stato insegnato che essere coraggiosi significa conquistare attivamente la vita, ma il vero coraggio può manifestarsi nel silenzioso attendere. Nel permettere a noi stessi di vivere ogni emozione, di attraversare ogni pensiero, senza forzare risposte immediate.
Questo è il cuore della questione: quando il dolore si fa insostenibile, il nostro cuore chiede più spazio per respirare, per espandersi e abbracciare pienamente ciò che prova…
Michele Lanotte
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𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 Minillustrazioni-Linz
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Sento la tua tenerezza… – Pablo Neruda
Sento la tua tenerezza avvicinarsi alla mia terra, spiare lo sguardo dei miei occhi, fuggire, la vedo interrompersi, per seguirmi fino all’ora del mio silenzio assorto, della mia ansia di te. Ecco la tua tenerezza d’occhi dolci che attendono. Ecco la tua bocca, parola mai pronunciata. Sento che mi sale il muschio della tua pena e mi cresce tentoni nell’anima infinita.
Questo era l’abbandono, e lo sapevi, era la guerra oscura del cuore e tutto, era il lamento sprezzato di angosce commosse, e l’ebbrezza, e il desiderio, e il lasciarsi andare, ed era questo la mia vita era questo che l’acqua dei tuoi occhi portava, era questo che stava nel cavo delle tue mani.
Ah, farfalla mia e voce di colomba, ah coppa, ah ruscello, ah mia compagna! Il mio richiamo ti raggiunse, dimmi, ti raggiungeva nelle ampie notti di gelide stelle ora, nell’autunno, nella danza gialla dei venti affamati e delle foglie cadute!
Dimmi, ti giungeva, ululando o come, o singhiozzando, nell’ora del sangue fermentato quando la terra cresce e vibra palpitando sotto il sole che la riga con le sue code d’ambra? Dimmi, m’hai sentito arrampicarmi fino alla tua forma per tutti i silenzi, per tutte le parole?
Mi son sentito crescere. Mai ho saputo verso dove. Al di là di te. Lo capisci, sorella? Il frutto s’allontana quando arrivan le mie mani e rotolano le stelle prima del mio sguardo.
Sento che sono l’ago di una freccia infinita, che penetra lontano, mai penetrerà, treno di umidi dolori in fuga verso l’eterno, gocciolando in ogni terra singhiozzi e domande.

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qué estoy haciendo.
ansioso, nervioso, inquieto. no puedo trabajar, no puedo contar; se me resbala sencillo por la mente, decaen e incrementan precios. culpa mía.
creí que lo emocional me devoraría, ahora no soy nada.
un capullo vacío, hueco. me colgué y nunca me abrí, no florecí con esfuerzo, nadie espero verme. estoy perdido, lejos del cielo, lejos del suelo. me toca y me desequilibra el frío aire, soplando expectativas.
se evapora cada instante. ¿significó algo todos esos suspiros? me atrapé yo mismo en la ilusión de sentir, tanta expectativa y tanta ansia, todo desvanecido en un segundo. una palabra, un sinónimo, significado diferente; qué puede hacer una expresión. me pregunto si fui yo o algo más, seguro de que fui yo pero porqué no intentar aferrarme a la idea de que mis errores son constantes y yo la fuga de gas que hará explotar vínculos. cuándo cambiaré, cómo cambiaré, de qué formas cambiaré.
¿cambiaré?
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En el abismo oscuro de deseos insaciables
Donde el placer momentáneo toma el control
Donde el sentir es mas importante que la moral.
Mientras que el mundo se viene cada vez mas abajo y la tristeza como una sombra persistente en mi mente.
Aquello que solo tu y yo sabemos,
Aquello que promete alivio y fuga
O solo son espejismos tan latentes que lentamente me encadenan a una vida que yo no pedí.
Aferrándose a cada pensamiento vulnerable
A cada voluntad esclavizada por el ansia de un placer temporal e insostenible.
Una lucha constante de lo que no estamos listos para contar.
De esperanzas rotas y sueños encerrados.
Y aunque mi historia no se define por este momento no soy capaz de sanar algo que no rompí ni encontrar redención de algo que no sacrifiqué.
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Continuo a macinare, ma sono persa tra l'alto e il basso.
Combatto i miei demoni nella mente, dibatto fra me e me, cerco la pace ma ho una guerra infinita.
Non so cosa mi manca, non so cosa voglio, non so come tirarmi su da sola, non so come scendere dalla giostra della commiserazione
Mi ritrovo fuori dai giochi, il mio fine è la mia meta.
Sono fuori controllo, posso dispiacermi ma questo mostro l'ho creato da sola, la gabbia l'ho abbellita io per star comoda.
Gli stimoli si stanno azzerando, vedo grigio cupo intorno, nessuna lucina di speranza perchè forse non voglio vederla perchè voglio indagare questo buio, voglio che mi faccia così male che l unica scelta sarà uscirne a testa alta.
Lo so che ne uscirò da questo malessere, che ci saranno giorni migliori, vittorie e soddisfazioni ma voglio darmi la possibilità di esplorare la mia ombra, la mia pigrizia, la mia solitudine, la mia ansia, le mie paranoie, le mie paure, la mia nostalgia, la mia malinconia, le mie mancanze affettive.
Continuo a fumare il mio rancore sperando che l ennesima sigaretta mi darà ossigeno, sperando che migliorerà il mio umore ma va bene così, devo godermi il down per apprezzare l up. Perchè è inevitabile che ci sia, inevitabile che troverò una via di fuga, inevitabile salvarmi da me stessa, iniziando ad amarmi, vivendo le mie sfacettature senza sentirmi in colpa di chi sono.
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NOBOA: VAMOS A RECUPERAR LA PAZ
Por Pablo Albán Rodas, 7 de octubre de 2023
El viernes, a punto de finalizar la intensa jornada, Daniel Noboa posteó un comunicado: “Los ecuatorianos demandamos la verdad”. En el documento se exigía al Gobierno “toda la información al detalle” sobre el asesinato de los implicados en el caso Fernando Villavicencio. El hecho sangriento, sucedido en un centro de rehabilitación, alarmó al Ecuador y generó rechazo.
Otra vez Fernando Villavicencio o, más bien dicho, las secuelas por la investigación, identificación de culpables materiales e intelectuales, y justo castigo a los asesinos, volvió a perturbar el proceso electoral.
El acontecimiento reavivó la certidumbre de las oscuras conexiones entre el narcoterrorismo de las bandas organizadas y la mafia política. Algo que denunció reiteradamente Villavicencio hasta poco antes del atentado que le quitó la vida. Y habló de narcopolítica y dio nombres y apellidos que, las más de las veces, estaban vinculados activamente con la estructura del correísmo; siempre bajo la anuencia del prófugo. Incluso estas acusaciones casi le cuestan la destitución como asambleísta.
Como también hace varios meses alertó públicamente de los intentos de anular la sentencia en el caso sobornos o arroz verde y, con ello, la sentencia de seis años en prisión por crimen organizado, lo que, dada la fuga del país, está pendiente de cumplir, pero la orden de captura sigue activa. No estaba lejos de la verdad el fiscalizador: este tentáculo del prófugo actuó con tenacidad y hoy la Corte Nacional de Justicia aceptó el recurso de revisión. Un primer camino a la impunidad, pues a partir de esta instancia se puede anular la sentencia. Antes anularon lo actuado dentro del Caso Singue, otro en el que se implicaba directamente al de bélgica y que aseguraba sentencia a prisión. Los argumentos son leguleyadas que no afectan el fondo, es decir: el soborno como alianza público-privada y la organización delincuencial encabezada por el cuasi candidato existió... y, más de uno lo dice a viva voz, aún existe en el entramado burocrático que ellos mismos elaboraron y en cuyo desempeño, sin duda, son especialistas.
Pero hay más: los intentos de destituir a la Corte Constitucional, a través del que consideraban ya cooptado, con artimañas fuera de la ley, Consejo de Participación Ciudadana. Sin pena de repetir la historia de cuando fue Presidente: la impostura participativa ciudadana fue obvia al sentar allí a los esbirros requeté comprobados. Piezas de un ajedrez que le permitía hacerse del Fiscal, Contralor, Procurador y todos los superintendentes. Y la misma historia con el Consejo de la Judicatura.
Un control que le arrebató la Consulta Popular de 2018 cuyo mandato fue la conformación de un Consejo de Participación Transitorio que evalúe y purgue de la corrupción a los órganos de control y la función judicial. Algo se hizo, pero la transición no concluyó. Se fue desfigurando con el COVID y con el cambio de las mayorías políticas, siempre bajo la influencia y la amenaza del correísmo que pervive, habita y dirige cínicamente estas instancias. La destitución del presidente del Consejo de Participación alivia algo el panorama que está en el trasfondo del proceso electoral.
El crimen de los detenidos en pleno proceso penal, bajo la custodia del gobierno, en medio de las fuerzas armadas y la policía, donde todo el país ansía respuestas es otro golpe mortal a la legitimidad de las instituciones y el apego de su acción con los objetivos ciudadanos y nacionales. Otra vez la impotencia. La desesperanza. La sensación de derrota. El ansia de justicia. Los estados que se regaron con la muerte de Villavicencio. Algo que el Ecuador se resiste a aceptar como parte de la vida. Lo que recoge en su comunicado Noboa y promete cambios.
“¿Cómo pudimos permitir el empoderamiento de la violencia que tiene sumido al país entero sumido en el terror y la incertidumbre?”, continúa el comunicado de Daniel Noboa. “Esto, en nuestro Nuevo Ecuador debe parar. Vamos a recuperar la nación de paz que todos añoramos”.
Para el otro bando, resulta un momento nada oportuno para los mensajes del prófugo que reclama verdad y justicia en este caso. No se olvida que él ubicó como archienemigo al presidenciable asesinado. Y también amenazó con venganza, si es que logra volver al poder... con la candidata glosada, por supuesto. Es otro de los tentáculos que él mueve... desde allá... desde un reino en un viejo mundo...
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Ho scelto di risponderti dopo essere stata con Andreas e aver deciso che forse volevo spostare la mia vita a Parigi. Ho visto concretizzarsi l'ipotesi di non vederti mai più (ipotesi che adesso io voglio tenermi stretta più di ogni altra cosa) e ti ho risposto.
Hai 25 anni, io 24 ma siamo estranei. Pur essendo estranei, mi bastano due messaggi per tornare nel tuo lessico e nel tuo mondo fatto di lunghi messaggi ed espressioni colorate e stonate.
Stiamo cercando di trovare il modo per tornare al punto in cui le cose hanno preso una brutta piega per fermarci un po' prima?
Mi dici di non mordere e vorrei che capissi lo sforzo che sto facendo per venire verso di te. Lo mettiamo tra i motivi per cui forse c'è una piccola parte di me anche ancora ti ama.
Tu sei sull'attenti, pronto a sgridarmi appena eccedo i confini della sensibilità, e io sono in difesa, fuga, ritirata. Cerco la dose per le parole che uso come se fosse una ricetta. Vorrei inondarti di tenerezza, ma parlare con te mi fa paura. Vorrei dirti che devi starmi lontano, che mi sembra di parlare con una cosa che tra poco mi esploderà tra le mani.
Io ci sono sempre meno perché non so quanto concederti e tu non tiri, non cerchi.
Adesso mi rispondi velocemente. Come quando pensavi di avermi fatto male e dormivamo abbracciati. Adesso mi rispondi al volo, tempo di un'ora. Non lo hai mai fatto mentre stavamo insieme.
Non so se riusciamo a fare questa cosa. Non so se è così che si affronta il dolore.
Ogni tanto la sensazione che non si sia concluso niente torna. Altre volte sento, che il tuo nome non è accompagnato da quella scarica di adrenalina che pensavo fosse amore purissimo, ma forse era solo ansia. Che l’emergenza non è passata e che mi trascinerà a fondo, in un'altra storia impossibile da dirigere.
Ti rispondo come se stessi al gioco in cui sei il cattivo.
Come fai a non vedere che c'è più cura in questi ultimi messaggi che negli ultimi mesi della nostra relazione? Non puoi non rendertene conto. Non puoi non renderti conto che in tutta la nostra relazione non mi hai mai chiesto di cosa mi stessi occupando accademicamente, che hai preso e preso e che mi hai lasciato come un problema da risolvere.
Ieri Andreas ha iniziato a parlare un po' di italiano strascicato misto al francese e al latino, ha risposto alle mie amiche dicendo loro che questo weekend non ci sarei stata orche c'erano i miei genitori. Parla italiano perchè "Laura non parla francese quindi io parlare un po' di italiano".
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Stress da rientro scolastico: ansia e notti insonni per 3 studenti su 4
Alzi la mano – e parlando di scuola mai metafora fu più azzeccata – chi, negli anni da studente, sia stato davvero felice di tornare ai libri, alle interrogazioni e ai compiti in classe. Una percentuale davvero minima di pochi fortunati che hanno potuto giovare di un entusiasmo per i più immotivato. Per quattro alunni su 5, secondo un sondaggio condotto da Skuola.net, ansia, desiderio di fuga,…
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